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Autore: xisthemoment    03/04/2012    5 recensioni
Vanessa amava scrivere, amava esprimersi in quel modo, ma soprattutto amava scrivere a loro, quella band che le aveva rubato il cuore da più di un anno.
Dal casino della scrivania tirò fuori un quaderno ad anelli rosa, con la scritta ‘LETTERS FROM A FAN’, sfogliò le numerose cartellette di plastica contenenti fogli e si fermò alla prima cartelletta vuota, appoggiò il quaderno sulle gambe e incominciò a cercare il foglio che aveva appena finito di scrivere, quando lo ebbe trovato lo infilò nella cartelletta, per poi richiudere il quaderno e buttarlo di nuovo sulla scrivania.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Letters from a fan'
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Milano, 7.30 am
Vanessa si sveglió per il freddo  "ma che..." aprì gli occhi spaventata e si accorse di essersi addormentata su una sedia sul balcone, a febbraio..
Si toccó la fronte e, con uno scatto felino, corse in bagno borbottando, come al suo solito, delle parolacce.
Prese dallo scaffale il termometro e si provó la febbre.
"mamma!" urló con tutta la forza che aveva, la madre corse da lei "Vanessa!" urló, facendo sentire ancora più male la ragazza "perchè non sei ancora pronta?!" le chiese.
"mamma, non mi sento bene" disse prendendo il termometro e sbiancando leggendo la temperatura.
"vanessa! Hai la febbre a quasi 39!" disse prendendo la ragazza tra le sue braccia.
"mamma, io, non so come sia potuto succedere!" mentì.
"tesoro! Sai che sta sera dovevamo andare a trovare papà!"
"si mamma, per una settimana" disse affranta, Vanessa.
"io devo andare per forza, se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, chiama la zia, ok?" disse la madre apprensiva "ma mamma! Io volevo andare!" protestò Vanessa, guardò la madre e poi borbottò un “ok”
"oh, tesoro, io devo andare a lavoro. Mi porto dietro la valigia. E ricorda, se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiama me o la zia." disse la madre "ok mamma" "sai dove sono le medicine?" "si" "sai cosa devi prendere se ti sale la febbre?" "si" "e sai cosa prendere se ti viene la nausea?" "si" "ok allora io vado, tesoro. E ricordati che..." "se ho bisogno chiamo la zia" borbottó "brava" rispose la madre "ora posso andare a riposare?" chiese Vanessa "beh, si, credo di si. E non ti preoccupare per la scuola, tanto l'avresti saltata lo stesso" disse la madre stringendola.
"io vado, ciao tesoro" disse la madre, mentre Vanessa tornava a dormire.
Milano 7.40 am
"Papà! Ti giuro che stó male! Non senti che continuo a tossire?" disse una ragazza bionda facendo dei finti colpi di tosse "Sophia, pretendi anche che io ti creda?" le rispose il padre a tono.
"ma papà! Ti giuro! Anche se non sembra, non stó bene!" protestó Sophia.
"vuoi rimanere a casa?" chiese il padre scettico. Sophia fece un altro colpo di tosse "si paparino" disse.
"e va bene, ma non fare casini, ricordati che io sono a Londra, a trovare tua madre" "quindi posso rimanere a casa per una settimana?" chiese Sophia facendo un altro colpo di tosse.
"si, ma poi niente più assenze, ok?" "ok" disse Sophia, abbracciando il padre "sei proprio sicura che non vuoi venire? Starai con Allie e Vanessa!" disse il padre, Sophia lo guardó per un pó "no, non ne ho voglia" mentì "ok, vuol dire che stai proprio male" "già" disse Sophia, scostandosi una ciocca di capelli biondi "io vado,ti chiamo Soph!" disse il padre, prendendo la valigia e, una volta abbracciata la figlia, uscì.
"va bene tutto, ma l'occasione di avere casa libera per una settimana... Mi piace troppo come idea!" borbottó contenta tornando, poi, in camera sua.
Milano 9.00 am
Vanessa stava dormendo comodamente sul suo letto quando qualcuno suonó alla porta, aprì subito i suoi grandi occhi, spaventata.
Prese il termometro dalla scrivania e scese le scale provandosi la febbre.
Arrivata all'entrata guardó fuori, sul pianerottolo c'era un uomo.
"cosa vuole?" chiese, un pó spaventata "sono il postino" ebbe come risposta.
"chi mi assicura che lei è veramente il postino e non un malintenzionato?" chiese Vanessa, constatando che la febbre era scesa a 37.
"ho qui una lettera, indirizzata a questo indirizzo, ma se non la vuole..." disse il postino "perchè non l'ha messa nella cassetta delle lettere?" chiese Vanessa un pó scettica.
"c'è una cassetta delle lettere?" chiese il postino, stupito.
"ma è scemo o cosa!? Certo che c'è" urló Vanessa. A questo punto aprì la porta stizzita e prese la lettera dalle mani del povero postino, appena lo guardó in faccia Vanessa si addolcì di molto "sei nuovo?" chiese "si, e spero che gli altri abitanti non siano acidi come te!" disse il postino.
"oh, scusa, comunque io sono Vanessa" disse lei, appoggiandosi alla porta. "io Luca" disse lui "è stato un piacere" continuó "a domani" e se ne andó su per le scale, stava passando piano per piano.
Vanessa chiuse la porta e si diresse in cucina.
Si sedette su uno degli sgabelli e inizió ad analizzare quella lettera era strana, non c'era nome del destinatario, solo l'indirizzo, e perfino il numero dell'appartamento dove viveva!
"strano" pensó.
In quel momento il telefono squilló Vanessa si ritrovó a pregare in aramaico tutti quelli che le venivano in mente "fa che non sia la zia, non voglio parlare con la zia!" disse subito prima di rispondere
"pronto?" disse lei stringendo gli occhi sperando
"sono io" urló una voce squillante dall'altro capo, Vanessa tiró un sospiro di sollievo.
"tu e Sophia siete delle stronze!" urló ancora di più la voce al telefono, con uno strano accento italiano.
Vanessa scoppió a ridere "ciao Allie, buon giorno anche a te" disse in inglese, scoppiando a ridere.
"e poi perchè io e la bionda saremmo delle stronze?" chiese la mora tornando in cucina per prendere la lettera.
"perchè si! Fate venire i vostri genitori e non venite voi!" urló Allie così forte che Vanessa dovette allontanare il telefono dall'orecchio
"Alls, io ho la febbre e invece Sophia... Beh, non so perchè Sophia non sia venuta." disse Vanessa rigirandosi la lettera tra le mani.
"siete delle stronze" urló di nuovo in Italiano, guadagnandosi un'occhiataccia dai genitori "salutaci Vanessa, e augurale di guarire presto" disse la madre di Allie
"Van, ti salutano i..." "ho sentito" "oh, ok" "ricambia" disse Vanessa salendo le scale dell'appartamento a due piani.
"senti Allie, non ti scaldare tanto, tra poche settimane tanto io e Soph dobbiamo tornare dai nostri genitori a Londra, durante le vacanze di pasqua, e poi saltiamo anche una settimana di scuola! Faremo due settimane tutte e tre insieme, come ai vecchi tempi."
Disse calma Vanessa "ma io volevo vedervi oggi!" protestó Allie "Amen" rispose Vanessa mettendo giù il telefono.
Intanto a Londra Allie stava insultando pesantemente una delle sue due migliori amiche.
Allie, Vanessa e Sophia si erano incontrate anni prima, grazie al lavoro dei loro genitori, lavoravano tutti per la stessa ditta e i genitori di Vanessa e Sophia erano stati spediti a Londra, così il padre di Vanessa e la madre di Sophia lavoravano a Londra e ci abitavano.
Ogni mese le due Italiane andavano a trovare i genitori.
Allie era una Inglese di origini Italiane, suo padre lavorava per la stessa ditta dei genitori di Sophia e Vanessa, così le tre ragazze divennero amiche a 11 anni quando, durante un estate a Londra i genitori le avevano portate con loro al lavoro e si erano incontrate. E avevano fatto amicizia proprio come i genitori, in poco tempo erano diventate migliori amiche.
Sophia era una ragazza di 16 anni, bionda, occhi verdi, sempre molto socievole e divertente, ma che a volte, poteva diventare più perfida di Vanessa.
Allie, era la tenera del gruppo, la più sognatrice, quella più pacifica ma che a volte, se si alterava poteva diventare molto pericolosa. Era lei che le aveva regalato la felpa con su scritto: 'can you be my Harry? I'll be your Louis'
Aveva i capelli marroni che le scendevano ricci fino alle spalle e gli occhi verdi.
Anche lei di 16 anni.
Sophia, Vanessa e Allie erano inseparabili, tanto che i figli degli altri lavoratori della ditta erano sempre gelosi di vederle così legate.
Vanessa era persa nei suoi pensieri mentre pensava alle sue migliori amiche, quando sentì di nuovo suonare il campanello, ormai la lettera l'aveva abbandonata sulla scrivania.
Scese dalle scale borbottando parole come 'ascensore' 'palestra' 'vaffanculo' e 'zia'
Aprì la porta senza curarsi di chi potesse essere.
Un uragano di capelli biondi, un pó più alta di Vanessa (che era un pó bassina), entró in casa con delle buste, che mise nelle mani di Vanessa, la quale si ritró spiazzata, chiuse la porta con un calcio e guardó la ragazza davanti a lei
"Sophia! Che cazzo ci fai qui? Ti sembra il modo?!" le urló contro Vanessa. "oh, al diavolo!" disse la mora abbracciando la ragazza davanti a lei.
Aeroporto di New York 4.40 am
"ricordatemi ancora perchè ci spostiamo alle quattro del mattino" disse un biondo, cercando di trattenere uno sbadiglio "non lo so neanche io perchè, Niall" disse Harry
"ve lo dico io perchè" disse Zayn "niente fan, ecco perchè" continuó, trascinando la sua valigia.
"si ma io ho sonno!" protestó il biondo.
"quando torneremo a Londra potrai dormire quanto vuoi!" gli rispose Liam avvicinandosi al check-in
"chissà che starà facendo la ragazza della lettera" disse Harry
"sei serio?" lo guardó Louis
"certo, sono curioso! Mi intriga quella ragazza"
Milano 10.45
"cazzo! Sophia tuo padre ti ucciderà, sono sicura!" disse Vanessa guardando l'amica
"ehi! Tu sei stata mia complice!" protestó la bionda
"se finisco nei guai TU. VIENI. GIÙ. CON. ME" le urló Sophia.
"si, ma secondo me prima uccide te!" disse Vanessa guardando per l'ultima volta l'amica per poi andare a buttare il tubetto di tinta per capelli
"e poi è solo una ciocca!" disse Sophia guardandosi allo specchio "sei proprio brava! Sai?" Vanessa guardó l'immagine della bionda allo specchio "sarà, ma tuo padre ti ucciderà comunque" disse Vanessa, toccando le due ciocchi fucsia della bionda.

Buoooonpomeriggio
Io stò malissimo ma ok!
spero che il capitolo vi piaccio, a seguito vi lascio le foto di Sophia e Amie
La bionda con i capelli fucsia è Sophia







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