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Autore: Aitch    03/04/2012    2 recensioni
“Shhh…” mi sussurrò vicino all’orecchio e cominciò a baciarmi il collo. Con le braccia mi aggrappai alla sua schiena, mentre il suo viso si era spostato, le mie labbra danzavano con le sue, la sua lingua, ormai padrona, abbracciava la mia. Sentivo una leggera e piacevole pressione del suo bacino sul mio. In quel preciso istante non ero più Cora, non ero più un essere umano, ero semplicemente un’anima in balia di quell’angelo riccio. Non mi importava della gente che avevamo attorno a noi, forse avrebbero potuto perfino denunciarci. Sicuramente un luogo con così tanti bambini non era adatto per scambiarsi certe effusioni, ma tra le sue braccia nulla aveva più importanza. Il vocio della gente presente era scomparso, così come la musica di sottofondo. Eravamo solo io, lui e i nostri respiri leggermente affannosi. Restammo legati così per molto tempo, anche se sapevo che mai sarebbe stato abbastanza.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Image and video hosting by TinyPic Quel ragazzo era la mia kriptonite, il mio punto debole, la mia nuova droga preferita. E come ogni droga che si rispetti, pericolosamente mi toglieva il fiato, ma presto mi accorsi che ormai ne ero completamente e totalmente dipendente.
Uscire da quel magnifico negozio fu veramente difficile, ma ci eravamo fermati per ore intere fino all’orario di chiusura. Si, sembrava impossibile ma erano già le sette di sera. Decisi di chiamare Auri, per sapere come aveva trascorso la giornata e se tutto era andato bene,
“Pronto tesoro, come sta andando con Harry?” la curiosità di Aurora era alle stelle,
“Tutto benissimo, abbiamo passato un ottimo pomeriggio, tu invece?”
“Ah, bene piccioncini! Io e Tiffany abbiamo fatto un po’ di shopping, ora stiamo tornando in albergo e poi andiamo fuori a cena”
“Ho capito. Senti, mi dispiace di non essere stata con te ma…”
“Alt! – mi fermò lei – non dirlo nemmeno, sono contentissima che tu ti stia divertendo con quel figo di Harry Styles, quindi non pensare a me e blablabla. Divertiti! Ora vi lascio, ciao cara!”
“Ciao Auri, a più tardi!” riagganciai sorridendo. Mi voltai verso Harry e notai che mi stava fissando, le mie guance arrossirono leggermente e cercai di non farglielo notare.
“Per questa sera ho pensato cenetta a casa, però prima di andare, ti va se facciamo due passi?” mi chiese prendendomi la mano,
“Perfetto, sarebbe un peccato non approfittare di questa  serata, si sta benissimo” risposi osservando il cielo che a quell’ora di sera cominciava a scurirsi, ma continuava a restare limpido nonostante qualche piccola ed insignificante nuvoletta. Facemmo un giro per l’isolato, Harry aveva un cappello e gli occhiali da sole nonostante l’ora non fosse la più adatta, semplicemente non voleva farsi riconoscere da troppe fan. Il travestimento funzionò, soprattutto perché quella sera il riccio non era accompagnato né dal carotomane, né dal moro, né dall’irlandese, né tanto meno dal maniaco dei cucchiai. Un po’ alla volta cominciavo a riconoscere qualche angolo della città, Harry mi stava spiegando dandomi tutta una serie di riferimenti che avrei dovuto più o meno saper collocare nello spazio.
“Non sono ancora capace di orientarmi bene, dovrai avere pazienza!” dissi ad Harry che ridacchiava,
“Facciamo che domani ti regalo una cartina, magari ti potrà essere d’aiuto!” scherzò lui,
“Dovrò abituarmi a girare per Londra da sola se il prossimo anno voglio venire a studiare qui” dissi fermandomi e indicando al ragazzo l’università che avevo visitato quella stessa mattina. Un momento, eravamo di fronte all’università? Possibile che avessimo camminato così a lungo e non mi fossi minimamente accorta della direzione che stavamo prendendo? Quella mattina ci avevo messo un po’ per arrivarci, avevo fermato molti vecchietti per chiedere indicazioni, ma la strada avrei dovuto almeno riconoscerla. Perché mi ero fermata? Era stato più forte di me. Quell’università era come una calamita. Ma io non volevo fermarmi lì, non in quel momento, non con Harry, non ripensando a Matt. Matt. Mi ero completamente dimenticata di lui mentre passeggiavo con Harry, ma ora che mi ero fermata, tutta la scena di questa mattina veniva ripetutamente proiettata nella mia mente. Mi irrigidii all’istante.
“Ah è questa l’università? E’ in pieno centro, sarebbe fantastica!” Harry si stava avvicinando al cancello per sbirciare, ma quando si accorse che mi ero fermata sul marciapiede tornò indietro,
“Che c’è, tutto bene?” mi chiese abbassando la testa in cerca dei miei occhi che fissavano il pavimento.
“Harry, andiamo via da qui…” gli dissi tremando. Lui mi abbracciò, non sapeva cosa fare, né come comportarsi.
“Mi dici che ti prende? Ho detto qualcosa che non va?” mi chiese preoccupato,
“No, è tutta colpa mia, ti spiego più tardi, però ora andiamo…” gli dissi mentre sprofondavo sempre più nel suo petto caldo. Non volevo fermarmi un secondo di più. Se solo fosse sbucato fuori Matt, non so come avrei reagito.
“Ok piccola, andiamo” mi sussurrò Harry sciogliendo l’abbraccio e riprendendo la mia mano.
Tornammo verso la macchina, quasi sempre in silenzio. Harry non sapeva cosa dire e a me dispiaceva da morire di averlo messo in quella situazione. Non pensavo che Matt avrebbe potuto farmi così tanta paura. Seduti in macchina Harry cominciò,
“Ti va di parlarne?” non proprio, però dovevo dirglielo.
“Harry, sai quando oggi mi hai chiesto se in visita all’università era andato tutto bene? Ecco, non ti ho detto proprio tutto…” gli dissi rivolta verso di lui mentre osservava attento la strada.
“Coraggio, dimmi tutto” e così cominciai. Harry si innervosì non appena gli precisai chi fosse Matt e quando gli dissi cosa mi aveva fatto, perse la calma.
“Che cazzo ha fatto? Ti ha baciata contro la tua volontà? Se solo lo incontro, io…”
“No Harry, è tutto ok. Non lo rivedrò più.”
“Ecco perché oggi mi hai detto che ancora non sapevi con certezza di voler frequentare quell’università. Cora, è una stronzata, non puoi buttare tutto all’aria per quel coglione!”
“Lo so, ma…” la mia voce tremava e io, piangere e parlare allo stesso tempo, non ero in grado di farlo. Cominciai a singhiozzare e Harry, preoccupato accostò nel primo spazio disponibile che trovò sulla strada.
“Cora, non posso vederti piangere per colpa di uno stronzo del genere. Dammi il suo numero, gli voglio parlare”
“No Harry – spinsi indietro le lacrime – non voglio che entri nella tua vita perfetta. Non sai di cosa è capace…” gli dissi guardandolo con gli occhi ancora lucidi,
“Tu non sai di cosa sono capace io. Però se non vuoi che mi intrometta, per ora starò al mio posto, ma giuro che se dovesse toccarti un’altra volta, gli spacco la faccia!” Harry stringeva il volante. Poi si girò, mi accarezzò i capelli e mi diede un bacio sulla fronte, calmandomi. Vedendomi meno agitata, riaccese il motore e finalmente arrivammo a casa. Harry viveva con Louis, ma aveva ordinato all’amico di andare da qualcuno dei ragazzi per poter passare una serata tranquilla con me. Io non volevo rovinare tutto per colpa di Matt, quindi, entrati in casa, andai in bagno per sistemarmi un attimo e tornai da Harry sorridendo. Notai che la tavola era già preparata, probabilmente l’aveva apparecchiata oggi pomeriggio per evitare di perdere tempo. Lui stava già ai fornelli.
“Posso aiutarti Harry?” chiesi,
“Assolutamente no, siediti intanto, ho quasi fatto”. Che dolce.
Mi sedetti al mio posto e notai che da sotto il piatto sbucava un foglietto giallo, lo tirai fuori, lo lessi e scoppiai a ridere. Harry si girò incuriosito, chiedendomi cosa mi facesse tanto ridere, così lessi ad alta voce quello che c’era scritto:
Cora, non prenderci l’abitudine, solo per questa volta vi lascio soli. Stai in guardia però, ho provato più volte la cucina di Harry, non garantisco niente, quel ragazzo è uno svitato. Ma lo sono di più io. E ora te lo dimostro, per esempio: why did the mushroom go to the party? Because he was a fungi*. Visto?
xox Tommo.
P.s. Hazza, tieni le mani a posto! Tu sei solo mio.”
Anche Harry scoppiò a ridere e si avvicinò portando in tavola quello che aveva preparato. Per  l’appunto, risotto con i funghi. Devo ammettere che ero un po’ scettica all’inizio, da quando un inglese è capace di cucinare bene un risotto? E invece fui costretta a ricredermi, era ottimo. Harry mi disse che sua mamma era un’ottima cuoca e che gli aveva insegnato un sacco di ricette. Dopo il risotto ci mangiammo polpettone con contorno di carote bollite e patate al forno. Squisito anche questo.
“Harry caspita, sei un cuoco provetto!” gli dissi dopo aver mangiato anche l’ultima briciola di carne,
“Modestamente, lo so” rispose sorridendo,
“Sei pronta per il dolce?” aggiunse ironicamente,
“E me lo chiedi? Se si tratta di dolci sono sempre pronta! Dai, ti aiuto a sparecchiare” e dopo aver portato via i piatti e tutto quello che era in più, Harry mi servì in una coppetta dell’ottimo tiramisù. Non so perché, ma adoravo sempre di più quel ragazzo.
“Era tutto buonissimo Harry, davvero!” mi complimentai sazia,
“Una cosetta da niente” ridacchiava lui compiaciuto.
Dopo cena riempimmo la lavastoviglie e dopo di che, accendemmo la tv per vedere cosa facevano di bello. Come al solito trasmettevano qualche stupida fiction o qualche film visto e rivisto mille volte.
“Mi dispiace che quel Matt ti faccia quell’effetto” cominciò lui all’improvviso,
“Harry, non ho voglia di parlarne, è una serata così bella, non voglio rovinarmela così, scusami” gli risposi a bassa voce,
“Era solo per dirti che per qualsiasi cosa, puoi contare su di me: io ci sono” mi rispose sorridendomi. Sentii l’immenso bisogno di abbracciarlo, così mi accoccolai sul suo petto. Annegavo nel suo calore e nel suo profumo. Sentivo il suo cuore battere e la sua mano accarezzarmi i capelli.
“Ti voglio bene Harry…” gli dissi arrossendo, cercando di nascondermi sempre più nel suo abbraccio. Lui si limitò ad alzarmi il volto e a puntare i suoi occhi color smeraldo contro i miei un po’ lucidi. Le sue labbra si posarono delicatamente sulle mie, mi baciò dolcemente, timidamente, con calma. Quella dolcezza mi riempiva il cuore, ma dentro la mia testa cominciò ad ardere fuoco per quelle labbra morbide, per quei ricci che strinsi tra le dita, per quel corpo caldo. Lo baciai con più passione, la mia lingua abbracciò la sua mentre delicatamente Harry mi faceva stendere sul divano. Come poche ore prima sul pouf rosso, lui era sopra di me, sentivo il suo corpo fare pressione sul mio. Adoravo quella situazione, e la adorai soprattutto in quel momento perché finalmente eravamo soli, veramente soli. La sua mano mi percorse il fianco, alzandomi la maglietta da un lato, rabbrividii. Decisi di togliermela, volevo che quel ragazzo mi facesse più sua. Poi delicatamente sfilai la sua maglia che finì su pavimento. Potevo sentire i suoi addominali e tutto il suo corpo che si muoveva a ritmo con il mio. Quel riccio sapeva stregarmi, incatenarmi al suo respiro. Le nostre labbra non smettevano di giocare, di mordersi delicatamente, di cercarsi non appena le staccavamo per riprendere un po’ di respiro. Sentivo la sue schiena contrarsi e piegarsi sul mio corpo. La sua mano mi accarezzava e senza timore si soffermò sulle mie curve. Brividi, sempre di più. Quel ragazzo ci sapeva fare: era dolce ma pieno di passione, calmo ma sapeva bene quello che volveva. Tra le sue braccia forti mi sentivo al sicuro, mi sentivo protetta. Era da tanto che non mi capitava. Dai tempi di Matt. Mi irrigidii in un istante. Diamine, ma perché sul più bello pensavo a quel deficiente? Speravo che Harry non se ne fosse accorto, ma niente, leggeva e capiva ogni mio singolo movimento, ogni mia singola reazione. Non disse niente, si limitò a guardarmi per qualche secondo, mentre i miei occhi cercavano di respingere le lacrime. Questa volta di rabbia e frustrazione. Mi posò un bacio sulla fronte, si stese al mio fianco tendendomi tra le sue braccia, le quali grazie a Dio non avevano intenzione di lasciarmi andare, cominciò ad accarezzarmi i capelli e semplicemente mi sussurrò,
“Ci sono qui io ora...”. Quella semplice frase mi rassicurò come non mai, mi rilassò i nervi e mi tranquillizzò.
“Vuoi che ti riaccom…” aveva cominciato lui,
“No…” lo interruppi,
“Speravo mi dicessi di no” disse lui avvicinandomi di più a se. Non volevo tornare in albergo, Aurora avrebbe capito. In quel momento avevo bisogno che quel caldo abbraccio continuasse a stringermi a lungo, il più a lungo possibile. Sentivo il battito del cuore del riccio. I nostri corpi semi nudi a contatto si scaldavano a vicenda, si tenevano compagnia. Chiusi gli occhi e pensai solo a lui, a quell’angelo che si stava prendendo cura di me, a quel ragazzo che stava diventando troppo importante, a quell’Harry che non avrebbe mai finito di stupirmi. Ci addormentammo così, l’uno tra le braccia dell’altra, sul divano, con la tv ancora accesa.



Hi.
:3 non dico altro. Piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate? Mi farebbe molto piacere sapere le vostre osservazioni e i vostri consigli :)
LEGGETE E’ IMPORTANTE!
Scusatemi, ma devo fare una precisazione per questo capitolo, allora:
* “why did the mushroom go to the party? Because he was a fungi” questa è una barzelletta di Lou, non potevo tradurla, non avrebbe avuto molto senso in italiano, ma ve la spiego nel caso in cui non aveste colto il significato (il che sarebbe un peccato perché la trovo molto carina u.u). Tradotta sarebbe: perché il fungo è andato alla festa? Perché era un fungi. Come volevasi dimostrare, in italiano non rende. In inglese “fungi” oltre a significare fungo, indica tutta una serie di piante tra le quali fanno parte anche i funghi. Ora, il divertente della battuta è che in inglese, “fungi” si pronuncia proprio come fun guy, cioè ragazzo divertente: ecco perché il fungo è andato al party!
Vi lascio il video in cui Louis racconta la barzelletta a Wagner, un concorrente che partecipò con i ragazzi alla settima edizione di X-Factor UK.
…Zayn :3 (guardate e capirete)


 

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