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Autore: Xecestel    04/04/2012    2 recensioni
Sono qui, sull’asfalto. Sento un forte odore e il sangue che mi esce dalla bocca mi lascia un retrogusto di ferro. Non riesco ad alzarmi
Memorie di un moribondo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morto

 

Sono qui, sull’asfalto. Sento un forte odore e il sangue che mi esce dalla bocca mi lascia un retrogusto di ferro. Non riesco ad alzarmi.

Sono nato in strada. Non ho mai conosciuto mio padre. Eravamo tre fratelli, ma due di noi sono morti durante il parto. Io e mia madre abbiamo sempre viaggiato per la città in cerca di un rifugio. Ogni tanto qualcuno di buon cuore ci dava anche del cibo, altre volte venivamo cacciati come fossimo mostri.

Un giorno accadde l’inevitabile. Fu investita da una macchina e, sebbene il conducente cercò di fare qualcosa, fu tutto inutile. Restai solo, non ero capace di difendermi, non ero capace di procurarmi il cibo. Vissi a lungo da solo -ma si può davvero chiamare vita, quella?-, un giorno fui attaccato da degli spacconi che si credevano migliori perché vivevano in una casa e mi lasciarono una cicatrice all’occhio.

Le persone cominciarono a credermi uno sbandato: aspetto poco curato, viso sfregiato, diffidenza verso chiunque e aggressività. Spesso capitava che qualcuno passandomi accanto mi calciasse per il semplice gusto di farlo e a nulla serviva elemosinare il cibo.

 

Alla fine avvenne. Sapevo che sarebbe accaduto. Mi chiedevo quando, però. Un gruppo di bulletti mi ha notato, mi ha accerchiato e ha cominciato a picchiarmi con delle mazze. Non avevano un motivo preciso, ma li sentivo ridere. Li vedevo divertirsi.

“Vediamo cosa fa se lo colpisco qui!” dicevano.

Io ero affamato, non avevo la forza di reagire. E subivo.

“Bestiaccia!” mi chiamavano, “Mostro!”

Un uomo, per puro caso, passò dal vicolo in cui stava avvenendo e li vide, così fuggirono.

Ma ormai mi avevano colpito alla testa, non riuscivo neanche a vedere bene.

Però sentivo quell’uomo piangere e ciò mi rendeva felice, almeno in quella situazione estrema.

 

Ora sono qui, sull’asfalto. Il sangue alla bocca mi lascia un retrogusto di ferro. Non riesco ad alzarmi, mi hanno rotto tutte e quattro le zampe. Aspetto che anche il respiro mi abbandoni, mentre l’uomo che mi ha trovato aspetta l’arrivo del veterinario.

Cerca di accarezzarmi, di darmi conforto, e rispondo con delle fusa di ringraziamento. È bello sapere che al mondo esistono umani capaci di amare anche un “mostro” come me.

È bello, anche ora che sta per finire la sofferenza, e che rivedrò mia madre e i miei fratelli, sentirmi finalmente chiamare nel modo giusto da una persona di buon cuore.

 

“Ti prego, micio, resisti”.

 

Col mio ultimo respiro, emetto un lieve miagolio.

“Grazie. Addio.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO DI XECESTEL

 

Non so perché, ma durante l’ora di matematica, quando sono annoiata, mi vengono sempre ispirazioni simili! La matematica deve deprimermi davvero tanto! Comunque, una breve storia scritta da una gattofila pensando come tema “Maltrattamenti animali”. Appena ho pensato a quel termine, mi è venuta in mente questa one shot.

Che dire? Spero vi sia piaciuta, personalmente nell’ultima parte mi sono commossa mentre scrivevo. Mi auguro di aver dato anche a voi qualche emozione, che comunque non sia ribrezzo e/o che non vi abbia rovinato la giornata.

Ringrazio l’utente Genkaku Shi per il suo impeccabile lavoro di beta-reading.

Alla prossima!

   
 
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