In laboratorio, Abby e McGee lavoravano freneticamente.
“Tim!”
McGee, sentendosi chiamare alzò la testa: “Si?”
“Hai trovato qualcosa?” La voce di Abby sembrava una lamentela.
“A dire il vero, finalmente si.”
La scienziata saltellò fino al computer: “Cos’hai trovato?”
“Sono arrivato alle mail del periodo in cui Myriam e Daniel uscivano insieme. Era pochi mesi prima della morte del direttore Shepard.”
Abby sospirò: “Va avanti..”
“Myriam ha scritto a Ziva delle mail, dove le diceva di aver trovato questo fantastico ragazzo, che lavorava al Mossad.. Daniel Cohen, appunto. E Ziva le rispose di stare attenta, perché gli uomini del Mossad spesso hanno doppi fini.”
“E pochi mesi dopo c’è cascata con Rivkin!” Abby scosse la testa.
“Sì, e comunque.. Lui intanto mandava queste mail ad altre ragazze.”
Abby lesse velocemente: “Uh. Povera Myriam..”
“Infatti. Pochi mesi dopo, Ziva fa ritorno a Tel Aviv, per ordine di Vance, ricordi?”
“E come dimenticare, Tim? Sono stati giorni terribili!” disse Abby, quasi esasperata.
“Infatti. Come prima missione, Ziva doveva infiltrarsi in una base di terroristi, rubare un chip e portarlo al Mossad. E indovina chi era il suo compagno?”
“Daniel!” esclamò Abby.
“Esatto. Comunque Ziva è stata l’unica a tornare al Mossad, e nel rapporto ufficiale ha scritto che Daniel era rimasto indietro. Poi, dopo un po’ di tempo è tornata qui a Washington..”
“Finalmente!” aggiunse Abby.
“E tre mesi dopo, Daniel è tornato al Mossad, dicendo di essere riuscito a scappare dai terroristi. Allora compaiono queste mail, tra lui e Myriam. Lei gli dice che sa tutto, non vuole più vederlo, e che avrebbe fatto meglio a non tornare mai. Allora lui scrive una mail con delle minacce a Ziva, e una settimana dopo si ritira dal Mossad.”
Abby strabuzzò gli occhi: “Questa storia sembra incredibile.. dobbiamo subito dirlo a Gibbs.”
“Gibbs già lo sa.”
Entrambi si voltarono appena in tempo per vedere la sagoma di Gibbs uscire dal laboratorio.
La scienziata tirò un colpo al braccio del collega: “Hai visto, Tim? Ha dei poteri soprannaturali..”



Ziva stava immobile, in piedi davanti a una sedia.
Immobile non perché volesse, ma perché proprio non riusciva a muovere un muscolo.
Tutto il suo corpo sembrava fatto di panna, pronto ad afflosciarsi a terra.
Le sensazioni però, le sentiva. Le sentiva benissimo.
Infatti sentiva le unghie del suo aguzzino entrare nella pelle del braccio, con lentezza. Strinse i denti e cercò di ignorarlo.
“Che cosa mi hai fatto?” ringhiò: “Perché non riesco a muovermi?”
“Oh, tranquilla. E’ solo un intruglio che ho creato io, che paralizza i muscoli. Ma non preoccuparti, tra un’oretta il suo effetto sarà finito.”
“Cosa vuoi da me e Myriam?”
“Vuoi forse dire che non ti ricordi di me?” disse lui, cauto, facendola sedere sulla sedia color ruggine: “Pensaci bene, sicura di non riconoscermi?”
La donna lo osservò avvicinarsi ad una levetta: “Guardami bene, Ziva.”
Lei fece appena in tempo a vedere il volto dell’uomo che si toglieva il passamontagna scuro, che una scossa elettrica le attraversò tutto il corpo, da testa a piedi, strappandole un gemito soffocato.
“Hai capito chi sono, eh?” il tono dell’uomo, diventava sempre più sottile e intriso di odio: “E magari, ricordi anche cosa mi hai fatto?”
Un’altra scossa la attraversò, costringendo Ziva a chiudere gli occhi e a stringere la mascella.
“Ho portato il conto, e ora pagherai tutto, Ziva David.. fino all’ultimo centesimo.”
Una terza scossa elettrica la pervase, ma questa volta non finì subito come le altre. Rimase dentro di lei, spezzandole il respiro finché tutto divenne nero.
 
“Boss..” Tony si alzò dalla sua scrivania, e andò in contro a Gibbs: “Hanno.. novità?”
Gibbs squadrò Tony: “Vagamente. Controlla gli ultimi spostamenti di Cohen.”
“Oh.. non vuoi dirmi cos’hanno scoperto?”
“Che forse questa non è una pista morta. Sbrigati, Tony, ho bisogno di trovare quel bastardo che ha rapito Ziva, chiunque esso sia!”
Gibbs aveva urlato tutta quell’ultima frase, dando sfogo al nervoso e alla paura che aveva dentro da quando Ziva era stata rapita.
Tony lo guardò andar via e infilarsi dentro l’ascensore. Lui capiva perfettamente il suo stato d’animo..
Conoscendo il carattere di Gibbs, immaginò che probabilmente provasse i suoi stessi sentimenti.
Se l’era ripromesso, Tony. Si era ripromesso di non farle succedere niente, non dopo Saleem, non dopo la Somalia.
E il fatto di aver fallito lo stava facendo impazzire; chissà cosa le stavano facendo ora, chissà cosa pensava.
Lui si lasciò cadere sulla scrivania, battendo un pugno.
Doveva trovare Ziva, doveva trovarla viva. Dopo Kate e dopo Jenny non avrebbe mai potuto superare la morte di un altro membro della squadra.. ma per Ziva c’era di più.
Non riusciva ad accettare che qualcuno potesse farle del male, quando a malapena riusciva ad accettare che qualcuno all’infuori di lui potesse toccarla.
Era stremato da tutti quei pensieri che vorticavano nella sua testa, quindi si accasciò sulla scrivania e socchiuse gli occhi.
Il telefono accanto a lui squillò, e Tony afferrò la cornetta al volo: “Agente DiNozzo.”
“Sono Tim, scendi subito da Abby.”




Author’s Notes:

Woahhh. Iniziate a capirci qualcosa? Eh? :D
Che ce n’è parso di questo capitolo? Scusatemi per averci messo tanto ma un virus mi sta distruggendo il PC e forse per il prossimo ci metterò anche di più. Per adesso fatemi sapere che ne pensate.
Besos ♥