Una serie di one-shot di diversi generi, ognuna incentrata su uno dei cinque sensi, con protagonisti i nostri Sherlock e John, of course!
~ Cap.1 Tatto
~ Cap.2 Vista
~ Cap.3 Gusto
~ Cap.4 Olfatto
~ Cap.5 Udito
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Ed eccoci arrivati
all'ultima!
Un grazie immenso a chi ha recensito, seguito, anche solo letto questa
mia raccolta. Siete gentilissimi!
Un bacio,
S.
Udito
Udito
[u-dì-to]
nome maschile
Il senso che permette di sentire i suoni e i rumori.
*
"Oh Dio, Sherlock! Questo si che
era buono!"
La signora Hudson quasi si soffocò con il suo tè
quando la voce risuonò forte e chiara attraverso il soffitto
del suo salotto. La signora Turner, di fronte a lei, arrossì
furiosamente mentre cercava di fingersi distratta a cercare qualcosa
nella borsa. "Ancora, John!
Più forte!"
Anche la voce baritonale e profonda di Sherlock arrivò forte
e chiara, anche se attutita da altri rumori ritmici e acuti alla quale
la Signora Hudson non riusciva a dare una spiegazione più
cristallina di quella più ovvia.
"E dire che i primi tempi era tutto così tranquillo"
esordì la Signora Turner, afferrando un pasticcino e
guardando verso il soffitto. "Tutto un 'non siamo una coppia' 'solo
coinquilini', 'due camere da letto' e ora..." sorrise, suo malgrado
cercando di mettere da parte l'imbarazzo. Dopotutto nemmeno lei poteva
considerarsi una Santa, l'ultimo uomo sgattaiolato via dal suo
appartamento era sposato con figli da quindici anni, ma almeno aveva
sempre cercato di essere discreta, in certe cose. Quei due
lassù invece, se ne fregavano altamente.
La Signora Hudson ridacchiò, posando la sua tazza sul
tavolino e scuotendo una mano come a dirle, senza l'uso delle parole,
che era tutto perfettamente comprensibile.
"Avevano bisogno di...conoscersi
più a fondo, Marie" cercò di giustificarli. "Sono
due ragazzi seri, dopotutto".
Marie Turner scrollò le spalle, come a volerla contraddire,
silenziosamente. Strinse le labbra e sospirò.
"Lo capisco, Signora Turner, ma adesso credo che si conoscano
abbastanza bene. Da quanto va avanti tutto questo? Per fortuna sono
tornata solo ieri...".
La Signora Hudson si puntellò sl bordo della sua poltrona.
"Una settimana, almeno. Ma cara Marie, come posso biasimarli? Ho sempre
pensato che fossero fatti l'uno per l'altro, sin dal primo giorno. E
non riesco davvero a mal sopportare la loro... esuberanza" "Oh John, questo era un
colpo da maestro! Ancora!"
Le due signore chinarono lo sguardo, rosse in viso.
"Esuberanza è un eufemismo. Demoliranno il pavimento, me lo
sento. Me li ritroverò nel mio bagno un giorno di questi"
aggiunse acida, sistemandosi la veste.
Altri rumori soffocati ma ugualmente acuti le fecero quasi sobbalzare.
A quelli seguirono inequivocabili rumori di colpi ben mirati a qualcosa
di duro, rigido. Come di qualcosa di grosso che sbatte contro un muro.
"Mi dispiace solo per quel povero letto, Marie cara. Lo avevo fatto
restaurare con tanta cura per dare un certo valore aggiunto
all'appartamento..." bisbigliò. Vagò con lo
sguardo alla finestra, persa nelle sue divagazioni.
"Non vada da loro a guardare, allora, per il suo bene. Sarà
ridotto ad un moncherino, quel povero letto. E il muro avrà
una crepa abissale fino al soffitto" sibilò la Turner, con
una nota irritata nella voce. La Signora Hudson assunse un'espressione
tra il desolato e il preoccupato.
"Se non rischiassi di evaporare dall'imbarazzo andrei a suggerir loro
di farlo anche...sul divano, magari" provò a scherzare la
Signora Hudson, decidendo di andare a riporre le tazze in cucina e ad
aprire la finestra, sperando che il cambio d'aria sarebbe servito a far
riacquistare ai loro visi un colorito normale. Adesso come adesso,
sembravano quasi aver preso troppo sole in una torrida giornata
d'estate.
"Oh, la capisco. Se non rischiassi di morire di vergogna salirei anche
io, a dirgli di farlo proprio da
un'altra parte. Ma sa bene che Sherlock mi farebbe
infuriare con qualche sua battutina acida e le situazioni si
capovolgerebbero come al solito. Non sopporto la sua
capacità di riuscire ad aver sempre l'ultima parola".
La Signora Hudson scoppiò a ridere, cercando di coprirsi la
bocca con la mano per non offendere la Signora Turner, che si era
voltata verso di lei come se le avesse recato chissà quale
enorme offesa.
"Oh non è per lei, cara. E che mi ricordo quanto anche John
lo trovasse irritante, all'inizio". "Ancora Sherlock! Ci
siamo quasi! Lo sento! Guarda!"
"Ora direi che ha decisamente cambiato
idea" sbuffò la donna più giovane.
"E glielo sta facendo capire chiaramente, mi sembra" aggiunse la
padrona di casa.
"Che poi, quando li ho sentiti ieri, per la prima volta, mi sono anche
preoccupata, sa? Sa bene che quei due si cacciano nella peggior specie
di guai. Ho sentito il Dottor Watson gridare come un pazzo e avevo una
mezza idea di chiamare qualcuno quando poi ho sentito il resto... e le
lascio immaginare". La Signora Turner, abbandonando la speranza di
poter smaltire un po' l'imbarazzo, prese a sventolarsi con il
tovagliolino rosa da tè.
"Quando li ho sentiti io la prima volta, stavo per avere un mezzo
infarto. Non ho mai sentito Sherlock gridare così, da quando
vive qui". La Signora Hudson, incerta su come riempire il silenzio,
decise di provare anche lei il tovagliolino.
"Spero solo che non decidano di aspettare il matrimonio, per darsi una
calmata." ribattè la giovane. La donna più
anziana sospirò.
"Sono ancora ai primi tempi, cara... ce ne vorrà. Ma non
glielo auguro, comunque. Sono così carini... spero solo che
decidano...di limitare le loro esternazioni" disse, bonaria. "Insomma,
il mio povero cuore non reggerebbe il vederli tutti i giorni e
sostenere l'imbarazzo. Inoltre, non dormo decentemente da giorni. E non per l'anca"
aggiunse, inequivocabile. Strinse le labbra, cercando di contenere una
lunga lista di motivazioni. "Si John! Ci sono! Ci
sono! Ecco!"
Le due donne assunsero, al gentile avviso di Sherlock, una delicata
sfumatura amaranto.
"Ha tutta la mia solidarietà, Signora Hudson" disse la
Signora Turner. "Davvero".
Si alzò dal divanetto e prese un'altro paio di biscotti,
sempre più per distogliere l'attenzione dall'allegro scambio
di battute dei due coinquilini che per un reale bisogno. Sistemandosi i
capelli, arrotolando nervosamente un paio di ciocche attorno alle dita,
sorrise alla Signora Hudson.
"Beh, grazie per il tè, carissima" esclamò con
voce zuccherina. "E buona fortuna per stanotte" Il tono di voce si
trasformò immediatamente in un suono esasperato.
La Signora Hudson sorrise, strofinando la mano della donna nella sua,
come a dirle che le era perfettamente solidale e vicina nella
difficoltà della situazione.
"Di niente, cara. Buona fortuna anche a lei" sospirò.
La Signora Hudson chiuse la porta di casa e si affrettò a
sistemare tutto, impaziente di ultimare qualche faccenda. Probabilmente
l'aspirapolvere sarebbe stata la sua prima scelta. Al massimo della
potenza, al massimo del rumore. Scosse la testa, sorridendo e guardando
verso il soffitto.
....................
All'appartamento di sopra, l'attività era frenetica.
Sul pavimento erano riversi tre o quattro manichini snodabili, di
quelli in dotazione alla polizia per studiare le dinamiche dei delitti
nelle scene del Crimine. John li osservava stupefatto, studiandoli,
sentendosi come in un qualche telefilm americano ultra futuristico. CSI Baker Street,
avrebbe detto qualcuno.
"Oh Dio, Sherlock! Questo si che era buono!" esclamò John,
lodando la particolare abilità con cui Sherlock aveva
colpito il primo, quello vicino al camino. Sherlock si
sistemò la giacca, come se per lui fosse cosa da tutti i
giorni.
Colpì il manichino accanto con la mazza di legno, cozzando
però contro muro con abbastanza violenza ad ogni colpo, ma
ricevendo la reazione che aveva previsto. Stessi segni, stessa
corrispondenza di colpi.
Lavoravano a quel caso da giorni e John si sentiva talmente eccitato
alla prospettiva di venirne finalmente a capo che non stava
più nella pelle. Sherlock, ovviamente era doppiamente su di
giri.
John, da parte sua, colpì uno dei quattro con un coltello a
lama sottile, di quelli classici da cucina esattamente dall'angolazione
che Sherlock gli aveva descritto.
"Ancora, John! Più forte!"
Ripeté la stessa azione ancora un paio di volte, e alla
fine, nel rimirare il suo lavoro, Sherlock emise un versetto
soddisfatto.
"Oh John, questo era un colpo da maestro! Ancora!" si
complimentò ancora il detective e John era indeciso se
sentirsi lusingato dal fatto che avesse lodato la sua
capacità di accoltellare qualcuno nell'angolazione giusta.
Sherlock riprese a sferrare colpi di mazza al suo manichino, quando ad
un certo punto un braccio dello stesso si spezzò, con un
rumore decisamente inquietante. Sherlock sembrò aver udito
una melodia meravigliosa. Anche quello combaciava! Stesse contusioni
della terza vittima, stesso livido, stesso...tutto!
"Ancora Sherlock! Ci siamo quasi! Lo sento! Guarda!"
John sferrò un'ultimo colpo al suo manichino e si
allontanò, come un appassionato di puzzle che osserva un
pezzo per capire dove inserirlo. Quello per terra, era un puzzle che
John e Sherlock stavano cercando di completare da troppo tempo, per i
normali standard di Sherlock Holmes.
"Perfetto, si! E' quello che cercavamo!" sussurrò, senza
voce nell'euforia del momento. Sherlock lo guardò con una
luce soddisfatta negli occhi, annuendo.
Nel frattempo i suoi colpi con l'asse di legno diventavano sempre
più lenti e distanziati, segno che anche lui era
probabilmente vicino alla risoluzione del quadro generale.
"Si John! Ci sono! Ci sono! Ecco!"
Sferrò un'ultimo colpo, che sibilò nell'aria con
un rumore piacevole, e abbandonò l'arma sul pavimento, con
un verso liberatorio.
I due crollarono sul parquet, respirando pesantemente come se fossero
stremati dalla fatica, ma estremamente fieri del loro lavoro.
Sherlock ridacchiò.
"Finalmente John! Tutto combacia! Le ferite, la posizione dei corpi, le
armi utilizzate! Dobbiamo assolutamente correre a Scotland Yard!"