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Autore: lolagirl    05/04/2012    4 recensioni
"Solo.. non dimenticarti di me."
"Non potrei mai dimenticarmi di te" rispose. "E lo sai. È per questo che sei qui. È per questo che ti vedo ogni notte nello stesso momento in cui chiudo gli occhi. È per questo che mi fa male il cuore ogni volta che passo davanti alla tua stanza - o ogni volta che un professore fa una domanda particolarmente difficile, e tu non sei lì pronta a rispondere. È per questo che passo tutto il giorno, ogni giorno, a lottare per superare la giornata. Passo così tanto tempo a pensarti, che a volte mi dimentico di respirare."

Ho sistemato il secondo capitolo, chiedo scusa per il disagio.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Decisions (Decisioni)

 


Draco si svegliò preso la mattina seguente, e nonostante avesse dormito poco più di tre ore, si sentiva completamente riposato, pronto a cominciare una nuova giornata.

Era lunedì ma Draco non riusciva a trovare la voglia di andare a lezione. Tutto ciò cui riusciva a pensare era Hermione e il desiderio di rivederla. Non che gli importasse davvero andare o meno a lezione – aveva già avuto dei risultati terribili, negli ultimi due mesi. E le probabilità di passare l’anno, per questo motivo, erano molto scarse.

Quindi decise, invece, di andare a trovare Hermione nella Stanza delle Necessità, pensando che non ci sarebbero più stati i suoi genitori intorno. Dopo essersi alzato dal letto, si fece una doccia veloce e si vestì. Mentre usciva dalla sua stanza e s’incamminava verso la sala comune, il suo sguardo si soffermò sulla stanza della Caposcuola. Si rese conti di non esserci più entrato da quando la nuova Hermione era partita, e pensò di dare una controllata veloce, per assicurarsi che fosse pronta perché la vecchia Hermione tornasse a occuparla.

Con sua immensa sorpresa, era esattamente com’era stata prima che l’altra Hermione arrivasse. Il letto era stato rifatto con cura, e sembrava che niente fosse stato toccato, o spostato. Draco sorrise soddisfatto – era contento di scoprire che l’altra Hermione aveva deciso di lasciare le cose al proprio posto. Era come se non fosse mai stata lì.

Voltandosi per andarsene, qualcosa sul letto catturò il suo sguardo: l’orsacchiotto di Hermione. Sorrise; si era dimenticato del pupazzo. Ridendo da solo, si allungò e lo prese. Poi lo infilò nel suo zainetto e uscì dalla stanza, diretto al buco del ritratto.

Finì praticamente a sbattere contro Silente mentre usciva dalla porta.

“Per la miseria!” esclamò, indietreggiando di qualche passo. “Che cosa ci fa qui?”

Silente guardò la borsa che Draco portava sulle spalle. “Vai a lezione, vero?”

  “Uh..” esitò Draco, maledicendosi silenziosamente per la sua incapacità nel mentire.

“Vai a trovare la signorina Granger, non è vero?” chiese il Preside, sorridendo leggermente.

Draco sospirò. “Era il mio intento, sì. Ci sono ancora i suoi genitori?”

Silente scosse la testa. “Sono andati via poco fa. Draco, mi chiedevo se potessimo parlare un attimo, primo che tu te ne vada.”

“Va bene..” Draco si fece da parte, per permettere al Preside di entrare nel buco del ritratto. “A proposito di cosa?”

Una volta entrato nella sala comune, Silente si fermò e si voltò a guardarlo. “Ho parlato con i signori Granger prima, e noi tre siamo d’accordo che sarebbe meglio se Hermione non tornasse a frequentare le lezioni qui.”

Draco sbatté le palpebre. “Che cosa intende?”

“Non credo sia saggio per lei venire allo scoperto, a questo punto. Tutti credono che Hermione sia morta – incluse le persone che la volevano morta. Se adesso torna, potrebbe mettersi in pericolo – offrirsi per un altro attacco. Non sono sicuro che sia un rischio che lei voglia correre.”

Draco deglutì con forza. “Aspetti.. mi sta dicendo che dovrebbe continuare a far credere anche ai suoi migliori amici che è morta?”

Silente annuì.

“E pensate che dovrebbe smettere di frequentare questa scuola? E dove dovrebbe andare?”

“I suoi genitori vogliono che lei torni a casa con loro e finisca l’istruzione come una Babbana. Ed io penso sia un’ottima idea.”

Draco lo guardò a bocca aperta. “E ne avete parlato con Hermione?”

“Sì, io e i signori Granger ne abbiamo discusso a lungo con lei proprio stamattina.”

“E?”

“E.. e lei pensa sia un’idea tremenda, ovviamente,” rispose Silente.

“Beh, sono d’accordo con lei,” disse Draco.  “Le state suggerendo di lasciare i suoi amici e il mondo magico alle sue spalle. Perché mai lei dovrebbe pensare che sia una buona idea?”

“Signor Malfoy, stiamo parlando della sicurezza della signorina Granger.”

Draco non poteva ribattere su ciò. In un certo senso, Silente aveva ragione – la vita di Hermione avrebbe potuto essere nuovamente in pericolo se avessero rivelato che era ancora viva. E ovviamente, questa idea lo uccideva.

Si schiarì la gola. “Va bene, ho capito cosa mi sta dicendo, ma.. cosa ha a che fare con me?”

Vorrei che tu le parlassi,” disse Silente. “Non vuole ascoltarmi, e non vuole ascoltare i suoi genitori. Ma pensiamo che potrebbe ascoltare te.”

Le sopracciglia di Draco si innalzarono. “E cosa le fa pensare che ascolterebbe me?”

Un sorriso comparve sul volto del Preside. “Draco, mi sembra alquanto ovvio che la signorina Granger è molto importante per te, e tu per lei. Credo davvero che valuterà la tua opinione molto più delle altre. Più che altro perché credo che si fidi di te più di chiunque altro.”

Draco non poté fare a meno di sbuffare. “Ho qualche dubbio su questo, signore.”

“Puoi avere tutti i dubbi che vuoi, signor Malfoy, ma penso che saresti sorpreso di sapere quanto la signorina Granger consideri la tua opinione. È per questo che vorrei che tu ne parlassi con lei.”

“Mi faccia capire bene. Volete che io la convinca a rinunciare a tutto quello che per lei è importante?”

“Beh.. una cosa del genere..”

“No,” disse Draco, scuotendo la testa. “Non esiste. Non voglio essere la persona che incolperà quando lascerà questo posto e sarà triste per il resto della sua vita. È una decisione che deve prendere lei - nessun altro.

Silente sospirò. “Temevo un tuo rifiuto.” L’anziano signore fece per passargli accanto, tornando verso il buco del ritratto. Si fermò davanti alla porta e si voltò. “Pensaci, però, d’accordo? Convincerla a farlo potrebbe essere la cosa migliore per lei.”

“Penso che la parola chiave qui sia ‘potrebbe’, signore.”

“Molto bene, allora. Non ti costringerò a parlarne con lei,” disse Silente. Si voltò di nuovo per andarsene, ma si fermò ancora una volta. “Oh, quando hai terminato la tua visita alla signorina Granger, potresti prendere in considerazione l’idea di andare a lezione.”

Improbabile, pensò Draco. Ma annuì mentre il Preside usciva.

Ma quale diabolico incantesimo gli avevano fatto? Come poteva anche solo pensare che potesse persuadere Hermione Granger a fare una cosa che non voleva? Hermione amava Hogwarts. Amava la magia. E amava i suoi amici. Non esisteva modo, neanche in un milione di anni, di convincerla a rinunciare a tutto questo, per niente al mondo. Draco lo sapeva per certo, e per questo pensava fosse inutile provare a farla andar via.

E oltretutto.. non voleva davvero che se ne andasse.

Ci stava pensando mentre andava nella Stanza delle Necessità. Da un lato, il consiglio di Silente era un ottimo consiglio, e Hermione avrebbe fatto bene a seguirlo. Ma l’altra parte..

Draco sospirò quando comprese che non c’era un’altra parte.

Rimase in piedi davanti alla parete spoglia, guardandosi intorno per assicurarsi di essere solo. Quando il corridoio fu sgombro, chiuse gli occhi e pensò a quanto avesse bisogno di vedere Hermione. E la porta apparve automaticamente.

Bussò, per non entrare senza essersi annunciato.

“Avanti,” la sentì dire da dentro. Girò il pomello ed entrò.

La stanza era identica a come l’aveva lasciata, ma adesso Hermione era seduta in un angolo, a un tavolino pieno di libri e pergamene.

Draco sbuffò. “Granger, per favore, dimmi che non stai facendo i compiti.”

Lei fece un sorrisetto. “Bene. Non te lo dico.”

Lui rise, scuotendo la testa. “Solo Hermione Granger può svegliarsi da un coma di due mesi e immediatamente cominciare a fare i compiti.”

“Malfoy!” disse lei esasperata. “Ho più di due mesi di lavoro arretrato, a cui devi aggiungere tutti i compiti che assegneranno d’ora in poi, e mancano meno di quattro mesi alla fine dell’anno! Chiamami pazza, ma mi farebbe piacere diplomarmi.”

Draco alzò gli occhi al cielo. “Non essere melodrammatica, Granger. Sappiamo entrambi che potresti recuperare due mesi di studio anche solo dormendo. Non essere blasfema.”

Hermione lo guardò con gli occhi ridotti a due fessure. “Non penso che tu sia venuto qui solo per farmi la predica su quanto studio.”

“Hai ragione,” disse lui. “A dire il vero, ho solo pensato di fermarmi a portarti qualcuno che ti facesse compagnia per il resto della tua permanenza qui.”

“Davvero?” chiese lei curiosa.

Ghignando, Draco frugò nel suo zainetto ed estrasse l’orsacchiotto che aveva preso dal suo letto. Lei sussultò quando vide che glielo porgeva.

“Immagino che questo sia tuo, non è vero?”

“Mr. Jingles!” esclamò lei, strappandogli l’orsetto dalle mani. Un sorriso enorme apparve sul suo volto, mentre guardava l’orsacchiotto con gioia.

Draco dovette sforzarsi per trattenere una risata. Hermione, però, doveva essersene accorta perché arrossì improvvisamente.

Smise immediatamente di sorridere, si schiarì la gola e disse con indifferenza, “Cioè, voglio dire.. questo vecchio peluche? Avevo dimenticato persino di averlo.”

Draco rise. “Granger, va tutto bene – non devi cercare di nascondere il fatto che hai un orsacchiotto di peluche. Non c’è niente di male. Anzi, secondo me è una cosa simpatica.”

“Davvero?” chiese lei, guardandolo divertita.

“Davvero,” le rispose. “E non devi preoccuparti, non andrò in giro a diffondere questa informazione per tutta la scuola per rovinare la tua popolarità.”

“Stai dicendo che non ho una popolarità?” chiese Hermione, alzando gli occhi al cielo.

Draco sorrise. “Bene, è bello vedere che non hai perso la capacità di riconoscere i miei insulti prima ancora che io possa dirli ad alta voce.”

“È una capacità che mi resterà per tutta la vita,” disse, lei, ridacchiando. Si alzò dal tavolo, con l’orsacchiotto in mano, e andò verso il letto, ponendolo sul cuscino. Rimase lì per qualche secondo, pensierosa.

“Ho parlato con i miei genitori e Silente prima,” disse, il sorriso che pian piano svaniva.

“Ah sì?” disse Draco, fingendo di non saperne niente. “Di cosa?”

Lei scosse la testa. “Non ci crederai mai. Vogliono che io lasci Hogwarts e torni a vivere come una Babbana! E senza dire a nessuno che sono ancora viva. Non è assurdo?”

Era il turno di Draco di dirle quanto quell’idea fosse pazzesca, e magari poi farsi una risata con lei per l’assurdità della situazione. Ma prima di riuscire a fermarsi, disse, “A dire il vero, Granger, non penso sia affatto assurdo.”

A quanto pareva, non era questa la reazione che lei si era aspettata. Spalancò la bocca lentamente. “Stai dicendo che pensi sia una buona idea?”

Draco sospirò e distolse lo sguardo. “Non saprei, Granger. Sto dicendo che è un’idea intelligente, penso.”

“Wow,” sospirò lei. Si fermò un attimo prima di proseguire. “Ed io che pensavo che tu almeno avresti capito il mio punto di vista.”

“Granger, capisco perfettamente,” disse. “Capisco che non vuoi rinunciare alla vita che ti sei creata qui negli ultimi sette anni. Ma comincio a credere che forse tu non capisci perché i tuoi genitori e Silente pensano che dovresti farlo.”

Lei annuì. “Hai ragione – non lo capisco. Ho diciotto anni, Malfoy. Non sono più una bambina. Sono abbastanza grande per badare a me stessa, e sono abbastanza grande per prendere le mie decisioni.”

Draco sbuffò. “Sarai anche abbastanza grande per prendere le tue decisioni, Granger, ma è chiaro che non sei abbastanza grande per badare a te stessa. Nel caso in cui tu te ne sia dimenticata, sei stata attaccata. Sei quasi morta.”

“Non mi sono dimenticata un bel niente!” disse lei, sulla difensiva. “Sì, sono stata attaccata. Ma può succedere. Questo mondo non è un posto sicuro, non importa dove mi trovi. Se i miei genitori pensano che farmi tornare a vivere con loro mi terrebbe al sicuro da tutti i pericoli del mondo, sono pazzi! Potrei essere attaccata nel mondo babbano con altrettanta facilità, e morire. Potrei essere investita da una macchina, e morire. Potrei scoprire di avere il cancro, e morire. Essere una Babbana non mi renderà immune alla morte.”

“Granger,” sibilò Draco, “sei maledettamente stupida? L’attacco che hai subito non è stato casuale. Il che vuol dire che qualcuno lì fuori ti voleva morta. E potrebbero ancora esserci persone così che ti vorrebbero morta, se dovessero venire a sapere che sei ancora viva. Quale parte di questo fatto non ti spaventa a morte?”

Hermione scosse la testa, afflitta. “Non ci credo – stai davvero prendendo le loro parti? Pensavo.. pensavo tu fossi mio amico, Malfoy.”

Il cuore di Draco fece un salto alla parola ‘amico’. Non che si aspettasse che lei potesse pensare a lui in qualche altro modo, ma ad ogni modo faceva ancora male.

Con l’espressione più impassibile che poteva, disse, “Esatto – è proprio quello che ero, Granger – tuo amico. Ero tuo amico, e Potter era il fottutissimo amore della tua vita. Scommetto che è di questo che si tratta in realtà, non è vero? Non sopporti il pensiero di non rivedere più il tuo prezioso Harry. Ho ragione o no?”

Non intendeva davvero mettere in mezzo Harry, l’espressione ferita sul volto di Hermione lo fece pentire immediatamente. Ma era troppo tardi per rimangiarsi le parole ormai.

Perfetto, pensò. Ho passato gli ultimi due mesi e desiderare di poterla rivedere, e adesso che mi viene data l’opportunità, non facciamo altro che litigare.

L’espressione triste di Hermione divenne presto una arrabbiata. “Oh, ecco che ci risiamo,” sbottò. “Tu e il tuo complesso di Harry Potter. Con cosa ti sei divertito negli ultimi due mesi, senza me accanto da accusare di essere innamorata di Harry?”

Draco scosse la testa. “Oh, credimi, Granger, non l’ho mai trovato divertente.”

Hermione sbuffò e incrociò le braccia sul petto. “Beh, allora mi hai ingannata proprio bene. Eri sempre così ossessionato dai miei sentimenti per Harry, e vedo che lo sei ancora. Pensi che riguardi solo Harry, non è vero? Beh, forse dovresti chiederti una cosa: se Harry è il ragazzo al quale mi sono aggrappata in questi mesi, allora perché erano i tuoi sogni che visitavo ogni singola notte? Perché era a te che pensavo costantemente? Perché sei stato tu l’unico in grado di svegliarmi?”

Sbalordito, Draco la guardò timoroso. Aprì la bocca per parlare, ma lei non gliene diede l’opportunità.

“Per Merlino, Draco – si può essere più idioti di così? E pensare che tu eri convinto che Harry non se ne accorgesse! Sei pessimo quanto lo è lui, se non addirittura peggio. Voglio dire, quanto può essere difficile per te, fra tutte le persone, accorgerti che una ragazza è innamorata di te?” Distolse lo sguardo, imbarazzata, e fissò l’orsacchiotto sul letto.

Lui la guardò incredulo, mentre le sue parole cominciavano a fare effetto. Cercò sul volto un segnale che indicasse che si era pentita di quello che aveva appena detto, ma non ne trovò. Istintivamente, fece un passo verso di lei.

“Granger,” mormorò. Allungò la mano e la passò delicatamente contro la pelle liscia del suo viso. Lei chiuse gli occhi e respirò profondamente, appoggiando la guancia al palmo della sua mano. Gli occhi di Draco annegarono nella sua bellezza intossicante, guardando i suoi grandi occhi scuri, che adesso erano di nuovo aperti, e lo fissavano. Draco seguì con lo sguardo il percorso di una lacrima solitaria che le solcava il volto, e alla fine si soffermò sulle sue labbra, leggermente aperte.

Ricordava com’era baciare quelle labbra.

Non si rese neanche conto di aver cominciato ad avvicinarsi a lei, né che il suo cuore aveva cominciato a pompargli forte nel petto. Non si rese neanche conto che stava per baciarla finché le loro labbra non si toccarono – leggere, morbide e dolci. Durò un brevissimo instante, poi si tirò indietro. Non avrebbe voluto farlo – era semplicemente successo. Non se ne pentiva; aveva solo paura di scoprire che invece lei sì.

Draco aprì la bocca per parlare, per scusarsi, ma non ne ebbe la possibilità. Hermione portò immediatamente una mano dietro il suo collo e lo avvicinò a sé, riportando le sue stesse labbra sulle sue, per riprendere il bacio da dove l’avevano lasciato. Fu dolce e morbido all’inizio – timido ed esitante, come se fosse per entrambi il primo bacio. Istintivamente, Draco tolse la mano dalla sua guancia e avvolse entrambe le braccia attorno alla sua vita, avvicinandola a sé.

Nonostante l’incertezza iniziale del bacio, alla fine gli tolse il respiro. Aveva sognato questo momento così a lungo, senza mai aspettarsi che sarebbe davvero successo al di fuori dei suoi sogni. Non si era mai aspettato di poterla stringere di nuovo fra le braccia.. di sentire le morbide curve del suo corpo premere contro il suo.. di baciare le sue labbra.

All’improvviso, strinse la presa sulla sua vita e la sollevò leggermente, per farla arrivare quasi alla sua altezza. Lei sospirò senza interrompere il bacio – un gesto che fece impazzire Draco – e improvvisamente il bacio, da morbido e lento, divenne disperato e profondo, come se entrambi si stessero finalmente rendendo conto che avevano due mesi da recuperare.

Draco non si era mai sentito tanto completo come quando la baciava. Si era sentito così la notte del Ballo del Ceppo, ma l’incertezza di quel bacio gli aveva impedito di lasciarsi sopraffare dai suoi sentimenti per lei. Ma c’era qualcosa di diverso fra loro adesso; non c’era incertezza – solo pura e sfrenata passione.

E lo spaventava a morte.

La realizzazione improvvisa di ciò che stavano facendo – di quello che lui stava facendo – lo sorprese così tanto che le mise immediatamente le mani sulle spalle e la allontanò da lui. L’improvvisa perdita di contatto fu straziante, e si sentì nuovamente vuoto. La guardò – le labbra socchiuse, lo sguardo confuso – mentre entrambi lottavano per riprendere fiato.

“Hermione,” disse con voce roca. Odiò il suono della sua voce in quel momento, e non fu in grado di nascondere il desiderio che vi si celava mentre pronunciava il suo nome. Il che non lo avrebbe aiutato in quello che stava per dirle. “Non possiamo.”

Lei scosse la testa. “Perché no?” bisbigliò.

Draco fece qualche passo per allontanarsi da lei, cercando di mettere quanta più distanza poteva fra solo, per evitare di avvicinarsi a baciarla di nuovo. “Granger, il motivo per cui sei quasi morta.. è stato a causa mia, per quello che io provo per te.”

Hermione sbatté le palpebre. “Cosa.. Cosa provi per me?”

Draco grugnì. “No, Granger – non farlo.”

“Perché no?” chiese lei, incrociando le braccia sul petto. “Draco, cosa provi per me?”

“Dannazione, Granger!” urlò lui. Non voleva alzare la voce, e se ne pentì immediatamente quando lei indietreggiò. Ma non poteva fermarsi adesso.

Si avvicinò di nuovo a lei; abbastanza vicino che avrebbe potuto prenderla di nuovo fra le braccia – ma non lo fece. “Per una volta nella tua vita, fregatene di tutti gli altri! La tua sicurezza – la tua vita – è ad un bivio adesso. Non costringermi a dirti quello che provo per te, perché una volta che l’avrò fatto, non si potrà tornare indietro. Non sarò io a farti rischiare la vita a causa di qualche stupido sentimento che potrei provare per te.”

Hermione si morse le labbra. “Pensi che questi sentimenti siano stupidi, allora?” Sbuffò. “Beh, magari il problema non sei preoccupato per me – ma che sei preoccupato per te stesso. Provare qualcosa per una mezzosangue sarebbe immorale e stupido, non è vero? Sarebbe una macchia sulla tua preziosa reputazione da purosangue – non è così?”

Voleva negarlo – dirle che la loro provenienza sociale diversa non aveva niente a che fare con quello che stava succedendo. Ma poi lo capì: aveva tutto a che fare con quello che stava succedendo.

“Hai proprio ragione, Granger. Sei una mezzosangue, ed io sono un purosangue, e queste due cose non vanno d’accordo. Il solo fatto che tu sia in questa stanza adesso ne è una prova. Ci sono persone – persone pericolose – che faranno di tutto per assicurarsi che la discendenza dei purosangue non venga macchiata da persone come te. E se pensi che lascerò che i miei sentimenti per te – quali che siano – mettano ancora la tua vita in pericolo.. beh, non sei così intelligente come pensavo un tempo.”

Gli occhi di Hermione luccicavano mentre le lacrime cominciavano a formarsi, sfuggivano e le rigavano il volto. Sembrava che non riuscisse a guardarlo negli occhi.

“Quindi stai dicendo che vuoi.. tu vuoi che io lasci Hogwarts?” chiese a bassa voce.

Draco deglutì. “Sì,” mentì, sperando di sembrare sincero.

Lei annuì, alzando lo sguardo verso di lui, per guardarlo negli occhi. “Quindi quello che provi per me.. non è abbastanza forte da chiedermi di restare?”

Draco irrigidì i muscoli della mascella e scosse lentamente la testa, avanti e dietro. Non osò risponderle a parole, per paura che la sua voce si spezzasse, rivelando la sua bugia.

Non poteva chiederle di restare. Farlo sarebbe stato egoista – ed era una cosa che Draco non sapeva più fare, specialmente quando c’era di mezzo Hermione Granger.

“Okay,” disse lei alla fine, asciugandosi velocemente il volto bagnato dalle lacrime. “Va bene. Dirò ai miei genitori che torno a casa.”

“Bene,” disse Draco, la voce un po’ più dura di quanto avrebbe voluto.

“Bene. Fantastico.” Gli voltò le spalle e si diresse verso il tavolo. “Puoi andare ora.”

Draco abbassò la testa e fissò il pavimento. Alla fine Silente aveva avuto ragione – Hermione aveva considerato la sua opinione. Solo che non era questo il parere che lui stesso si era aspettato di darle.

“Giusto,” disse, alzando la testa e guardando fisso davanti a sé. La guardò un’ultima volta. Gli dava ancora le spalle, per impedirgli di vedere la sua faccia. Ma da come scuoteva debolmente le spalle, Draco poteva dire con certezza che stava piangendo.

Ci volle tutta la sua forza di volontà per non andare da lei a confortarla.

“Addio, Granger,” disse con voce debole. Non aspettò per vedere se gli avrebbe risposto; girò sui tacchi e uscì dalla stanza.

Quando fu nel corridoio vuoto, si concesse un lungo e profondo respiro. Dovette ripetersi più volte che aveva fatto la cosa giusta; che lei aveva preso la decisione giusta.

Ma non riusciva a prendersi in giro.

Rimase a guardare finché la porta della stanza non scomparve, a separarlo dalla persona di cui aveva più bisogno in tutto il mondo.

 

Note della traduttrice: Mi dispiace così tanto per l’attesa. Ma fra le lezioni e gli esami, ho avuto tantissimo da fare. La buona notizia è che ho appena dato un esame (e ho chiuso il primo anno!) e  che il prossimo sarà almeno fra un mesetto. La cattiva è che comunque fra lezioni e tutto, dovrei cominciare a studiare già da ora T__T ma mi sono concessa un po’ di tempo per tradurre :D Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero davvero di non dovervi fare aspettare così tanto per il prossimo.

 

  
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