Decisions (Decisioni)
Draco si svegliò preso la mattina
seguente, e nonostante avesse dormito
poco più di tre ore, si sentiva completamente riposato,
pronto a cominciare una
nuova giornata.
Era lunedì ma Draco non riusciva a
trovare la voglia di andare a lezione.
Tutto ciò cui riusciva a pensare era Hermione e il desiderio
di rivederla. Non
che gli importasse davvero andare o meno a lezione – aveva
già avuto dei
risultati terribili, negli ultimi due mesi. E le probabilità
di passare l’anno,
per questo motivo, erano molto scarse.
Quindi decise, invece, di andare a trovare Hermione
nella Stanza delle
Necessità, pensando che non ci sarebbero più
stati i suoi genitori intorno.
Dopo essersi alzato dal letto, si fece una doccia veloce e si
vestì. Mentre
usciva dalla sua stanza e s’incamminava verso la sala comune,
il suo sguardo si
soffermò sulla stanza della Caposcuola. Si rese conti di non
esserci più
entrato da quando la nuova Hermione era partita, e pensò di
dare una
controllata veloce, per assicurarsi che fosse pronta perché
la vecchia Hermione tornasse a
occuparla.
Con sua immensa sorpresa, era esattamente
com’era stata prima che
l’altra Hermione arrivasse. Il
letto era stato rifatto con cura, e sembrava che niente fosse stato
toccato, o
spostato. Draco sorrise soddisfatto – era contento di
scoprire che l’altra
Hermione aveva deciso di lasciare le cose al proprio posto. Era come se
non
fosse mai stata lì.
Voltandosi per andarsene, qualcosa sul letto
catturò il suo sguardo:
l’orsacchiotto di Hermione. Sorrise; si era dimenticato del
pupazzo. Ridendo da
solo, si allungò e lo prese. Poi lo infilò nel
suo zainetto e uscì dalla
stanza, diretto al buco del ritratto.
Finì praticamente a sbattere contro
Silente mentre usciva dalla porta.
“Per la miseria!”
esclamò, indietreggiando di qualche passo. “Che
cosa ci
fa qui?”
Silente guardò la borsa che Draco
portava sulle spalle. “Vai a lezione,
vero?”
“Uh..”
esitò Draco, maledicendosi
silenziosamente per la sua incapacità nel mentire.
“Vai a trovare la signorina Granger, non
è vero?” chiese il Preside, sorridendo
leggermente.
Draco sospirò. “Era il mio
intento, sì. Ci sono ancora i suoi genitori?”
Silente scosse la testa. “Sono andati via
poco fa. Draco, mi chiedevo se
potessimo parlare un attimo, primo che tu te ne vada.”
“Va bene..” Draco si fece da
parte, per permettere al Preside di entrare
nel buco del ritratto. “A proposito di cosa?”
Una volta entrato nella sala comune, Silente si
fermò e si voltò a
guardarlo. “Ho parlato con i signori Granger prima, e noi tre
siamo d’accordo
che sarebbe meglio se Hermione non tornasse a frequentare le lezioni
qui.”
Draco sbatté le palpebre. “Che
cosa intende?”
“Non credo sia saggio per lei venire allo
scoperto, a questo punto. Tutti
credono che Hermione sia morta – incluse le persone che la
volevano morta. Se
adesso torna, potrebbe mettersi in pericolo – offrirsi per un
altro attacco.
Non sono sicuro che sia un rischio che lei voglia correre.”
Draco deglutì con forza.
“Aspetti.. mi sta dicendo che dovrebbe continuare
a far credere anche ai suoi migliori
amici che è morta?”
Silente annuì.
“E pensate che dovrebbe smettere di
frequentare questa scuola? E dove
dovrebbe andare?”
“I suoi genitori vogliono che lei torni a
casa con loro e finisca
l’istruzione come una Babbana. Ed io penso sia
un’ottima idea.”
Draco lo guardò a bocca aperta.
“E ne avete parlato con Hermione?”
“Sì, io e i signori Granger ne
abbiamo discusso a lungo con lei proprio
stamattina.”
“E?”
“E.. e lei pensa sia un’idea
tremenda, ovviamente,” rispose Silente.
“Beh, sono d’accordo con
lei,” disse Draco.
“Le state suggerendo di lasciare i suoi amici e il mondo magico alle sue spalle.
Perché mai lei dovrebbe
pensare che sia una buona idea?”
“Signor Malfoy, stiamo parlando della
sicurezza della signorina Granger.”
Draco non poteva ribattere su ciò. In un
certo senso, Silente aveva ragione
– la vita di Hermione avrebbe potuto essere nuovamente in
pericolo se avessero
rivelato che era ancora viva. E ovviamente, questa idea lo uccideva.
Si schiarì la gola. “Va bene,
ho capito cosa mi sta dicendo, ma.. cosa ha a
che fare con me?”
Vorrei che tu le parlassi,” disse
Silente. “Non vuole ascoltarmi, e non
vuole ascoltare i suoi genitori. Ma pensiamo che potrebbe ascoltare
te.”
Le sopracciglia di Draco si innalzarono.
“E cosa le fa pensare che
ascolterebbe me?”
Un sorriso comparve sul volto del Preside.
“Draco, mi sembra alquanto ovvio
che la signorina Granger è molto importante per te, e tu per
lei. Credo davvero
che valuterà la tua
opinione molto
più delle altre. Più che altro perché
credo che si fidi di te più di chiunque
altro.”
Draco non poté fare a meno di sbuffare.
“Ho qualche dubbio su questo,
signore.”
“Puoi avere tutti i dubbi che vuoi,
signor Malfoy, ma penso che saresti
sorpreso di sapere quanto la signorina Granger consideri la tua
opinione. È per
questo che vorrei che tu ne parlassi con lei.”
“Mi faccia capire bene. Volete che io la
convinca a rinunciare a tutto
quello che per lei è importante?”
“Beh.. una cosa del genere..”
“No,” disse Draco, scuotendo la
testa. “Non esiste. Non voglio essere la
persona che incolperà quando lascerà questo posto
e sarà triste per il resto
della sua vita. È una decisione che deve prendere lei - nessun altro.
Silente sospirò. “Temevo un
tuo rifiuto.” L’anziano signore fece per
passargli accanto, tornando verso il buco del ritratto. Si
fermò davanti alla
porta e si voltò. “Pensaci, però,
d’accordo? Convincerla a farlo potrebbe
essere la cosa migliore per lei.”
“Penso che la parola chiave qui sia
‘potrebbe’, signore.”
“Molto bene, allora. Non ti
costringerò a parlarne con lei,” disse Silente.
Si voltò di nuovo per andarsene, ma si fermò
ancora una volta. “Oh, quando hai
terminato la tua visita alla signorina Granger, potresti prendere in
considerazione l’idea di andare a lezione.”
Improbabile, pensò Draco. Ma
annuì mentre il Preside usciva.
Ma quale diabolico incantesimo gli avevano fatto?
Come poteva anche solo pensare che
potesse
persuadere Hermione Granger a fare una cosa che non voleva? Hermione amava Hogwarts. Amava la magia. E amava
i suoi amici. Non esisteva modo, neanche in un milione di anni, di
convincerla
a rinunciare a tutto questo, per niente al mondo. Draco lo sapeva per
certo, e
per questo pensava fosse inutile provare a farla andar via.
E oltretutto.. non voleva
davvero
che se ne andasse.
Ci stava pensando mentre andava nella Stanza delle
Necessità. Da un lato,
il consiglio di Silente era un ottimo
consiglio, e Hermione avrebbe fatto bene a seguirlo. Ma
l’altra parte..
Draco sospirò quando comprese che non c’era
un’altra parte.
Rimase in piedi davanti alla parete spoglia,
guardandosi intorno per
assicurarsi di essere solo. Quando il corridoio fu sgombro, chiuse gli
occhi e
pensò a quanto avesse bisogno di vedere Hermione. E la porta
apparve
automaticamente.
Bussò, per non entrare senza essersi
annunciato.
“Avanti,” la sentì
dire da dentro. Girò il pomello ed entrò.
La stanza era identica a come l’aveva
lasciata, ma adesso Hermione era
seduta in un angolo, a un tavolino pieno di libri e pergamene.
Draco sbuffò. “Granger, per
favore, dimmi che non stai facendo i compiti.”
Lei fece un sorrisetto. “Bene. Non te lo
dico.”
Lui rise, scuotendo la testa. “Solo
Hermione Granger può svegliarsi da un
coma di due mesi e immediatamente cominciare a fare i
compiti.”
“Malfoy!” disse lei esasperata.
“Ho più di due mesi
di lavoro arretrato, a cui devi aggiungere tutti i compiti
che assegneranno d’ora in poi, e mancano meno di quattro mesi
alla fine
dell’anno! Chiamami pazza, ma mi farebbe piacere
diplomarmi.”
Draco alzò gli occhi al cielo.
“Non essere melodrammatica, Granger.
Sappiamo entrambi che potresti recuperare due mesi di studio anche solo
dormendo. Non essere
blasfema.”
Hermione lo guardò con gli occhi ridotti
a due fessure. “Non penso che tu
sia venuto qui solo per farmi la predica su quanto studio.”
“Hai ragione,” disse lui.
“A dire il vero, ho solo pensato di fermarmi a
portarti qualcuno che ti facesse compagnia per il resto della tua
permanenza
qui.”
“Davvero?” chiese lei curiosa.
Ghignando, Draco frugò nel suo zainetto
ed estrasse l’orsacchiotto che
aveva preso dal suo letto. Lei sussultò quando vide che
glielo porgeva.
“Immagino che questo sia tuo, non
è vero?”
“Mr. Jingles!”
esclamò lei, strappandogli l’orsetto dalle mani.
Un sorriso
enorme apparve sul suo volto, mentre guardava l’orsacchiotto
con gioia.
Draco dovette sforzarsi per trattenere una risata.
Hermione, però, doveva
essersene accorta perché arrossì improvvisamente.
Smise immediatamente di sorridere, si
schiarì la gola e disse con
indifferenza, “Cioè, voglio dire.. questo vecchio
peluche? Avevo dimenticato
persino di averlo.”
Draco rise. “Granger, va tutto bene
– non devi cercare di nascondere il
fatto che hai un orsacchiotto di peluche. Non c’è
niente di male. Anzi, secondo
me è una cosa simpatica.”
“Davvero?” chiese lei,
guardandolo divertita.
“Davvero,” le rispose.
“E non devi preoccuparti, non andrò in giro a
diffondere questa informazione per tutta la scuola per rovinare la tua
popolarità.”
“Stai dicendo che non
ho una
popolarità?” chiese Hermione, alzando gli occhi al
cielo.
Draco sorrise. “Bene, è bello
vedere che non hai perso la capacità di
riconoscere i miei insulti prima ancora che io possa dirli ad alta
voce.”
“È una capacità che
mi resterà per tutta la vita,” disse, lei,
ridacchiando. Si alzò dal tavolo, con
l’orsacchiotto in mano, e andò verso il letto,
ponendolo sul cuscino. Rimase lì per qualche secondo,
pensierosa.
“Ho parlato con i miei genitori e Silente
prima,” disse, il sorriso che
pian piano svaniva.
“Ah sì?” disse
Draco, fingendo di non saperne niente. “Di cosa?”
Lei scosse la testa. “Non ci crederai
mai. Vogliono che io lasci Hogwarts
e torni a vivere come una
Babbana! E senza dire a nessuno che sono ancora viva. Non è
assurdo?”
Era il turno di Draco di dirle quanto
quell’idea fosse pazzesca, e magari
poi farsi una risata con lei per l’assurdità della
situazione. Ma prima di
riuscire a fermarsi, disse, “A dire il vero, Granger, non
penso sia affatto
assurdo.”
A quanto pareva, non era questa la reazione che lei
si era aspettata.
Spalancò la bocca lentamente. “Stai dicendo che
pensi sia una buona idea?”
Draco sospirò e distolse lo sguardo.
“Non saprei, Granger. Sto dicendo che
è un’idea intelligente,
penso.”
“Wow,” sospirò lei.
Si fermò un attimo prima di proseguire. “Ed io che
pensavo che tu almeno avresti
capito
il mio punto di vista.”
“Granger, capisco
perfettamente,” disse. “Capisco che non vuoi
rinunciare
alla vita che ti sei creata qui negli ultimi sette anni. Ma comincio a
credere
che forse tu non capisci
perché i
tuoi genitori e Silente pensano che dovresti farlo.”
Lei annuì. “Hai ragione
– non lo
capisco. Ho diciotto anni,
Malfoy. Non sono più una bambina.
Sono abbastanza grande per badare a me stessa, e sono abbastanza grande
per
prendere le mie decisioni.”
Draco sbuffò. “Sarai anche
abbastanza grande per prendere le tue decisioni,
Granger, ma è chiaro che non sei abbastanza grande per
badare a te stessa. Nel
caso in cui tu te ne sia dimenticata, sei stata attaccata.
Sei quasi morta.”
“Non mi sono dimenticata un bel
niente!” disse lei, sulla difensiva.
“Sì,
sono stata attaccata. Ma può succedere. Questo mondo non
è un posto sicuro, non
importa dove mi trovi. Se i miei
genitori pensano che farmi tornare a vivere con loro mi terrebbe al
sicuro da
tutti i pericoli del mondo, sono pazzi! Potrei essere attaccata nel
mondo
babbano con altrettanta facilità, e morire. Potrei essere
investita da una
macchina, e morire. Potrei scoprire di avere il cancro, e morire.
Essere una
Babbana non mi renderà immune alla morte.”
“Granger,” sibilò
Draco, “sei maledettamente stupida?
L’attacco che hai subito non è stato casuale. Il che vuol dire che qualcuno
lì fuori ti voleva morta. E
potrebbero ancora esserci persone così che ti vorrebbero
morta, se dovessero
venire a sapere che sei ancora viva. Quale parte di questo fatto non ti
spaventa a morte?”
Hermione scosse la testa, afflitta. “Non
ci credo – stai davvero prendendo
le loro parti? Pensavo.. pensavo tu
fossi mio amico, Malfoy.”
Il cuore di Draco fece un salto alla parola
‘amico’. Non che si aspettasse
che lei potesse pensare a lui in qualche altro modo, ma ad ogni modo
faceva
ancora male.
Con l’espressione più
impassibile che poteva, disse, “Esatto –
è proprio quello che
ero, Granger – tuo amico.
Ero tuo amico, e Potter era il
fottutissimo amore della tua vita. Scommetto che è di questo
che si tratta in realtà,
non è vero? Non sopporti il pensiero di non rivedere
più il tuo prezioso Harry.
Ho ragione o no?”
Non intendeva davvero mettere in mezzo Harry,
l’espressione ferita sul
volto di Hermione lo fece pentire immediatamente. Ma era troppo tardi
per rimangiarsi
le parole ormai.
Perfetto, pensò. Ho
passato gli ultimi due mesi e desiderare
di poterla rivedere, e adesso che mi viene data
l’opportunità, non facciamo
altro che litigare.
L’espressione triste di Hermione divenne
presto una arrabbiata. “Oh, ecco
che ci risiamo,” sbottò. “Tu e il tuo
complesso di Harry Potter. Con cosa
ti sei divertito negli ultimi due
mesi, senza me accanto da accusare di essere innamorata di
Harry?”
Draco scosse la testa. “Oh, credimi,
Granger, non l’ho mai trovato divertente.”
Hermione sbuffò e incrociò le
braccia sul petto. “Beh, allora mi hai
ingannata proprio bene. Eri sempre così ossessionato dai
miei sentimenti per
Harry, e vedo che lo sei ancora. Pensi che riguardi solo Harry, non
è vero?
Beh, forse dovresti chiederti una cosa: se Harry è il
ragazzo al quale mi sono
aggrappata in questi mesi, allora perché erano i tuoi sogni che visitavo ogni
singola notte? Perché era a te
che pensavo costantemente? Perché sei stato tu
l’unico in grado di svegliarmi?”
Sbalordito, Draco la guardò timoroso.
Aprì la bocca per parlare, ma lei non
gliene diede l’opportunità.
“Per Merlino, Draco – si
può essere più idioti di così? E
pensare che tu
eri convinto che Harry non se ne
accorgesse! Sei pessimo quanto lo è lui, se non addirittura peggio. Voglio dire, quanto
può essere
difficile per te, fra tutte le
persone, accorgerti che una ragazza è innamorata di
te?” Distolse lo sguardo,
imbarazzata, e fissò l’orsacchiotto sul letto.
Lui la guardò incredulo, mentre le sue
parole cominciavano a fare effetto.
Cercò sul volto un segnale che indicasse che si era pentita
di quello che aveva
appena detto, ma non ne trovò. Istintivamente, fece un passo
verso di lei.
“Granger,” mormorò.
Allungò la mano e la passò delicatamente contro
la
pelle liscia del suo viso. Lei chiuse gli occhi e respirò
profondamente,
appoggiando la guancia al palmo della sua mano. Gli occhi di Draco
annegarono
nella sua bellezza intossicante, guardando i suoi grandi occhi scuri,
che
adesso erano di nuovo aperti, e lo fissavano. Draco seguì
con lo sguardo il
percorso di una lacrima solitaria che le solcava il volto, e alla fine
si
soffermò sulle sue labbra, leggermente aperte.
Ricordava com’era baciare quelle labbra.
Non si rese neanche conto di aver cominciato ad
avvicinarsi a lei, né che
il suo cuore aveva cominciato a pompargli forte nel petto. Non si rese
neanche
conto che stava per baciarla finché le loro labbra non si
toccarono – leggere,
morbide e dolci. Durò un brevissimo instante, poi si
tirò indietro. Non avrebbe
voluto farlo – era semplicemente successo. Non se ne pentiva;
aveva solo paura
di scoprire che invece lei
sì.
Draco aprì la bocca per parlare, per
scusarsi, ma non ne ebbe la
possibilità. Hermione portò immediatamente una
mano dietro il suo collo e lo
avvicinò a sé, riportando le sue stesse labbra
sulle sue, per riprendere il
bacio da dove l’avevano lasciato. Fu dolce e morbido
all’inizio – timido ed
esitante, come se fosse per entrambi il primo bacio. Istintivamente,
Draco tolse
la mano dalla sua guancia e avvolse entrambe le braccia attorno alla
sua vita,
avvicinandola a sé.
Nonostante l’incertezza iniziale del
bacio, alla fine gli tolse il respiro.
Aveva sognato questo momento così a lungo, senza mai
aspettarsi che sarebbe
davvero successo al di fuori dei suoi sogni. Non si era mai aspettato
di
poterla stringere di nuovo fra le braccia.. di sentire le morbide curve
del suo
corpo premere contro il suo.. di baciare le sue labbra.
All’improvviso, strinse la presa sulla
sua vita e la sollevò leggermente, per
farla arrivare quasi alla sua altezza. Lei sospirò senza
interrompere il bacio –
un gesto che fece impazzire Draco – e improvvisamente il
bacio, da morbido e
lento, divenne disperato e profondo, come se entrambi si stessero
finalmente
rendendo conto che avevano due mesi da recuperare.
Draco non si era mai sentito tanto completo come
quando la baciava. Si era
sentito così la notte del Ballo del Ceppo, ma
l’incertezza di quel
bacio gli aveva impedito di lasciarsi
sopraffare dai suoi sentimenti per lei. Ma c’era qualcosa di
diverso fra loro
adesso; non c’era
incertezza – solo pura
e sfrenata passione.
E lo spaventava a morte.
La realizzazione improvvisa di ciò che
stavano facendo – di quello che lui
stava facendo – lo sorprese così
tanto che le mise immediatamente le mani sulle spalle e la
allontanò da lui. L’improvvisa
perdita di contatto fu straziante, e si sentì nuovamente
vuoto. La guardò – le labbra
socchiuse, lo sguardo confuso – mentre entrambi lottavano per
riprendere fiato.
“Hermione,” disse con voce
roca. Odiò il suono della sua voce in quel
momento, e non fu in grado di nascondere il desiderio che vi si celava
mentre
pronunciava il suo nome. Il che non lo avrebbe aiutato in quello che
stava per
dirle. “Non possiamo.”
Lei scosse la testa. “Perché
no?” bisbigliò.
Draco fece qualche passo per allontanarsi da lei,
cercando di mettere
quanta più distanza poteva fra solo, per evitare di
avvicinarsi a baciarla di
nuovo. “Granger, il motivo per cui sei quasi morta..
è stato a causa mia, per
quello che io provo per te.”
Hermione sbatté le palpebre.
“Cosa.. Cosa provi per me?”
Draco grugnì. “No, Granger
– non farlo.”
“Perché no?” chiese
lei, incrociando le braccia sul petto. “Draco, cosa
provi per me?”
“Dannazione, Granger!”
urlò lui. Non voleva alzare la voce, e se ne
pentì immediatamente
quando lei indietreggiò. Ma non poteva fermarsi adesso.
Si avvicinò di nuovo a lei; abbastanza
vicino che avrebbe potuto prenderla
di nuovo fra le braccia – ma non lo fece. “Per una
volta nella tua vita,
fregatene di tutti gli altri! La tua sicurezza – la tua vita – è ad un bivio
adesso. Non costringermi a dirti quello che
provo per te, perché una volta che
l’avrò fatto, non si potrà tornare
indietro.
Non sarò io a farti rischiare la vita a causa di qualche
stupido sentimento che
potrei provare per te.”
Hermione si morse le labbra. “Pensi che
questi sentimenti siano stupidi,
allora?” Sbuffò. “Beh, magari il
problema non sei preoccupato per me
– ma che sei preoccupato per te
stesso. Provare qualcosa per una
mezzosangue sarebbe immorale e stupido,
non è vero? Sarebbe una macchia sulla tua preziosa
reputazione da purosangue –
non è così?”
Voleva negarlo – dirle che la loro
provenienza sociale diversa non aveva
niente a che fare con quello che stava succedendo. Ma poi lo
capì: aveva tutto a che
fare con quello che stava
succedendo.
“Hai proprio ragione, Granger. Sei una
mezzosangue, ed io sono un
purosangue, e queste due cose non vanno d’accordo. Il solo
fatto che tu sia in
questa stanza adesso ne è una prova. Ci sono persone
– persone pericolose
– che faranno di tutto per
assicurarsi che la discendenza dei purosangue non venga macchiata da
persone
come te. E se pensi che
lascerò che i
miei sentimenti per te – quali che siano – mettano
ancora la tua vita in
pericolo.. beh, non sei così intelligente come pensavo un
tempo.”
Gli occhi di Hermione luccicavano mentre le lacrime
cominciavano a
formarsi, sfuggivano e le rigavano il volto. Sembrava che non riuscisse
a
guardarlo negli occhi.
“Quindi stai dicendo che vuoi.. tu vuoi
che io lasci Hogwarts?” chiese a
bassa voce.
Draco deglutì.
“Sì,” mentì, sperando di
sembrare sincero.
Lei annuì, alzando lo sguardo verso di
lui, per guardarlo negli occhi. “Quindi
quello che provi per me.. non è abbastanza forte da
chiedermi di restare?”
Draco irrigidì i muscoli della mascella
e scosse lentamente la testa,
avanti e dietro. Non osò risponderle a parole, per paura che
la sua voce si
spezzasse, rivelando la sua bugia.
Non poteva chiederle di restare. Farlo sarebbe
stato egoista – ed era una
cosa che Draco non sapeva più fare, specialmente quando
c’era di mezzo Hermione
Granger.
“Okay,” disse lei alla fine,
asciugandosi velocemente il volto bagnato
dalle lacrime. “Va bene. Dirò ai miei genitori che
torno a casa.”
“Bene,” disse Draco, la voce un
po’ più dura di quanto avrebbe voluto.
“Bene. Fantastico.” Gli
voltò le spalle e si diresse verso il tavolo.
“Puoi
andare ora.”
Draco abbassò la testa e
fissò il pavimento. Alla fine Silente aveva avuto
ragione – Hermione aveva
considerato
la sua opinione. Solo che non era questo il parere che lui stesso si
era
aspettato di darle.
“Giusto,” disse, alzando la
testa e guardando fisso davanti a sé. La guardò
un’ultima volta. Gli dava ancora le spalle, per impedirgli di
vedere la sua
faccia. Ma da come scuoteva debolmente le spalle, Draco poteva dire con
certezza che stava piangendo.
Ci volle tutta la sua forza di volontà
per non andare da lei a confortarla.
“Addio, Granger,” disse con
voce debole. Non aspettò per vedere se gli
avrebbe risposto; girò sui tacchi e uscì dalla
stanza.
Quando fu nel corridoio vuoto, si concesse un lungo
e profondo respiro. Dovette
ripetersi più volte che aveva fatto la cosa giusta; che lei
aveva preso la
decisione giusta.
Ma non riusciva a prendersi in giro.
Rimase a guardare finché la porta della
stanza non scomparve, a separarlo
dalla persona di cui aveva più bisogno in tutto il mondo.
Note della
traduttrice: Mi
dispiace così tanto per l’attesa. Ma fra le
lezioni e gli esami, ho
avuto tantissimo da fare. La buona notizia è che ho appena
dato un esame (e ho
chiuso il primo anno!) e che
il prossimo
sarà almeno fra un mesetto. La cattiva è che
comunque fra lezioni e tutto,
dovrei cominciare a studiare già da ora T__T ma mi sono
concessa un po’ di
tempo per tradurre :D Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e
spero
davvero di non dovervi fare aspettare così tanto per il
prossimo.