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Autore: Lua93    05/04/2012    12 recensioni
«Ti dispiace?» Si lamentò Bella abbassando lo sguardo sul suo corpo avvolto solo da un asciugamano troppo piccolo. Era la prima volta che Isabella incontrava uno dei tanti ragazzi di Jessica in giro per la casa, solitamente non uscivano mai dalla camera da letto, salvo per andarsene.
Il ragazzo sembrò risvegliarsi, e arrossendo visibilmente si voltò dall’altra parte.
«Non credevo ci fosse qualcuno». Disse con voce bassa. Bella sussultò, e si accorse di stare tremando, non poi così certa di farlo a causa del freddo.
«Tu chi sei?» Gli domandò indietreggiando fino a raggiungere la porta della sua camera, e nascondendosi dietro di essa, rimase a fissare il ragazzo che ancora le dava le spalle.
«Emmh… mi chiamo Edward e sono un compagno di corso di Jessica». Rispose quest’ultimo leggermente imbarazzato, passandosi una mano tra la folta chioma ramata.
Isabella inarcò un sopracciglio, indispettita. Si era ritrovata improvvisamente innervosita, quasi gelosa del fatto che Jessica fosse riuscita a conquistare un ragazzo talmente bello da sembrare irreale. Un sentimento, la gelosia, a lei totalmente estraneo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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why she doesn't remember?
                                                                                       
                                                                                                                                  Dustin O'Halloran — We Move Lightly
                                                                                                                                         
                                                                                     2

 
«In che senso è scomparsa?»
«Non la trovo più, Alice», aveva sbuffato Isabella, stringendo il cordless nero con una mano. Con l’altra, invece, metteva sottosopra la casa nel tentativo di ritrovare la sua moleskine.
«Tesoro sai che non può essere andata da nessuna parte di propria volontà, si?» le domandò l’amica dall’altra parte del telefono.
Quella mattina il profumo di ginseng proveniente dall’appartamento accanto al suo, aveva riempito tutta la casa, ma il tranquillante, usato dal vicino coreano, non aveva alcun effetto su Isabella.
«Ieri sera l’avevo posata sul tavolo, quindi è sicuramente in casa». Borbottò la ragazza, massaggiandosi le tempie con la mano libera.
Alice, comodamente seduta sul soffice divano rosso del suo appartamento, aveva attivato il vivavoce, in modo da potersi passare lo smalto rosa cipria sulle unghie con più sicurezza. Sapeva di avere un’amica distratta, facilmente irritabile e tremendamente sensibile, per questo motivo aveva deciso di assecondarla, suggerendole di cercare anche in camera di Jessica.
«Andiamo Alice, come fai a pensare che possa averla presa lei? Sai bene quanto me che quella ragazza non ha mai letto un libro in vita sua», Bella sbuffò infastidita, sedendosi sul divano. «Ieri, comunque, non è rientrata, quindi di sicuro non è nella sua stanza».
Alice ridacchiò divertita, «ha passato tutta la notte fuori?»
«Già». Grugnì indispettita la mora. Ripassò in rassegna tutti gli avvenimenti della sera precedente, cercando di ricordare qualche particolare. Il suo cervello però, non faceva altro che mandarla in confusione, trasmettendole immagini sconnesse di un volto tanto perfetto da apparire surreale. Il ricordo del misterioso ragazzo, Edward, le fece accendere una lampadina nella mente.
Era pronta a raccontare tutto all’amica, quando due forti colpi alla porta la fecero sobbalzare.
«Cos’è stato?» Domandò Alice, avvertendoli distintamente.
Bella si sollevò controvoglia dal divano avvicinandosi con passi lenti  verso l’ingresso. «La porta», rispose posando una mano sulla maniglia.
«Chi è?» Gridò per farsi sentire dall’altra parte, la mancanza di uno spioncino era la causa di quella fastidiosa pratica poco educata.
Una voce stridula e femminile provenne da dietro la porta, e quando questa venne aperta, Isabella si ritrovò davanti il volto arrossato e scavato di Jessica.
«Bentornata». Le disse con un finto sorriso sulle labbra, «la prossima volta che ne dici di avvisare?» Continuò Isabella con tono autoritario.
Alice dall’altra parte se la rideva divertita, immaginandosi la scena.
«Shhh che cosa urli?» Le domandò Jessica portandosi entrambe le mani sulla testa, «mi gira tutto». Borbottò buttandosi di peso sul divano.
Bella chiuse la porta, raggiungendo la coinquilina in salotto.
«Dove sei stata?»
Gli occhi chiari di Jessica erano lucidi e rossi, si sollevarono pesantemente su quelli di Isabella, fissandola seccata, «non ho mai risposto a questa domanda neppure quando era mia madre a farmela, figurati se lo vengo a dire a te». Aveva farfugliato voltandosi dall’altra parte.
Bella ritornò in cucina, preparandole del caffè caldo. Alice le chiese in che condizioni fosse rientrata e se i vestiti almeno questa volta, fosse riuscita a infilarli nel giusto ordine. Isabella rise della battuta, facendo innervosire ancora di più Jessica.
«Ho nella testa un martello pneumatico, potresti smetterla di ridere?» le chiese con finta gentilezza, togliendosi i tacchi alti che per tutta la notte non avevano fatto altro che massacrarle i piedi.
«Ti porto anche un’aspirina?», urlò Isabella dalla cucina, sorridendo divertita.
«Secondo me ti odia». Si sentì dire dall’altro capo del telefono. Isabella fece spallucce, come se Alice potesse vederla, come se a lei potesse importare.
Ritornò in salotto porgendo a Jessica la tazza con il caffè e un’aspirina. «Prima bevi un po’ di caffè». Le consigliò sedendosi sul bracciolo del divano, osservando la ragazza cercare di mettersi in piedi e nel frattempo non far traboccare il liquido nero dalla tazza.
«Credo di aver perso le chiavi di casa», borbottò Jessica, mandando giù l’aspirina, ignorando completamente il suggerimento di Bella.
«Non le hai perse, sono qui».
«E come ci sono arrivate? Ero certa di averle nella borsa», bisbigliò perplessa, «questa mattina però, quando mi sono svegliata pensavo di averle perse, perché ieri sera, a casa di Luis, non le trovavo più». Spiegò brevemente, tralasciando il fatto di non essersi svegliata su un letto ma bensì su un tavolo da biliardo semi nuda.
Bella inarcò un sopracciglio, «davvero non ricordi nulla?»
«Cosa dovrei ricordare?» Domandò Jessica posando la tazza vuota sul pavimento.
Alice rimase in silenzio, ascoltando incuriosita la conversazione.
«Ieri sera hai dato le chiavi di casa a un tuo amico». Le rispose Isabella, ormai certa che fosse stato proprio quest’ultimo a prenderle la moleskine, chissà poi per quale assurdo motivo, dato che non si conoscevano neppure.
Jessica sbarrò gli occhi sorpresa, si passò una mano tra i capelli biondi, lisci e sottili. «Quale amico?»
«Edward», rispose Bella tamburellando il piede sul pavimento.
«Chi è Edward?»Domandarono nello stesso istante le due giovani donne. Isabella non si sorpresa più di tanto nel sentirsi porre quella domanda dall’amica, ma rimase completamente basita quando a farlo fu anche Jessica.
Alice urlò avvicinandosi al telefono, «Isabella Swan, mi nascondi forse qualcosa
«Non ricordo nessuno con questo nome». Farfugliò la bionda, corrugando la fronte.
Bella fece due grossi respiri, cercando di mantenere la calma.
«Come diamine fai a non ricordarti di lui? Gli hai dato le chiavi del nostro appartamento senza neppure sapere chi fosse?» Le urlò contro, dicendo addio ai suoi buoni propositi di non arrabbiarsi.
Jessica si mise sulla difensiva, «ero ubriaca». Si giustificò portando le braccia sul petto.
«Condivido l’appartamento con una squilibrata». Borbottò Isabella, scioccata  da quella risposta.
«Senti, santarellina dei miei stivali, quando ci si diverte capita di alzare un po’ troppo il gomito». Continuò Jessica, ignorando beatamente lo sguardo minaccioso di Bella.
«E la gonna». Aggiunse Alice, non riuscendo a trattenersi.
«Guarda che ti ho sentito». Bofonchiò Jessica, fissando il telefono che Bella stringeva in una mano, «la tua amica mi sta davvero antipatica».
«Alice almeno non permette agli sconosciuti di entrare nel proprio appartamento».
«Avanti Swan, fatti rispettare». L’incitò Alice, ridacchiando.
Jessica questa volta fece finta di niente, si sollevò dal divano con difficoltà, reggendosi allo schienale per non scivolare. Bella non riusciva a capire perché si riduceva sempre in quello stato, per lei il concetto di divertimento non si era mai associato all’alcool.
«Ieri sera è entrato un ragazzo in questa casa, si chiamava Edward, diceva di essere un tuo compagno di corso. Gli hai chiesto di portarti a casa certi appunti, ricordi?» Domandò speranzosa Isabella.
La bionda con una camminata molto più simile a quella di uno struzzo che di una donna, si stava incamminando verso la sua camera.
«Jessica, io sto parlando con te».
Voltandosi verso Isabella, le labbra di Jessica si aprirono in una strana smorfia, «sono stanca, ne possiamo parlare più tardi?»
«No». Ruggì la mora raggiungendola, «quel ragazzo ieri sera mi ha rubato la moleskine». Disse rabbiosa, le nocche della mano che, stringevano il cordless, divennero bianche.
Isabella aveva due bellissimi occhi castani, grandi ed espressivi, quella mattina però, la loro sinistra luminosità la facevano apparire fuori di sé.
Jessica indietreggiò, sapendo quando la sua coinquilina tenesse a quello strano quaderno che si portava dietro.
«Quel ragazzo ti ha rubato la moleskine? Come fai a esserne certa?» Domandò Alice intrigata.
«Quando sono tornata a casa l’avevo lasciata sul tavolo insieme alla borsa», rispose all’amica, guardando Jessica negli occhi, «quando sono uscita dal bagno mi sono ritrovata questo sconosciuto in corridoio, che si presentò come un tuo collega universitario. Gli ho chiesto gentilmente di andarsene e di lasciare le tue chiavi di casa sul tavolo», continuò piccata, «una volta certa di essere sola, sono andata in cucina per controllare e indovina?»
«La moleskine era scomparsa». Terminò Alice al suo posto.
Jessica infastidita da quella strana situazione tornò obbediente in salotto, sedendosi nuovamente sul divano. «Non mi lascerai tornare in camera vero?»
«Perspicace». Sorrise melliflua Isabella.
«Com’era questo ragazzo, magari riesco a ricordarmelo», le venne incontro Jessica notando il precario equilibrio mentale di Bella. Viveva di solo libri e scrittura, perdere una di quelle due cose, l’avrebbe resa insopportabile, non che Jessica normalmente la sopportasse più di tanto. L’aveva sempre trovata troppo tranquilla ed educata, mai fuori posto o volgare. Studiava, scriveva, usciva con le sue amiche. Non l’aveva mai vista a casa con un ragazzo, ma era convinta che qualche storia da quando era arrivata a Chicago l’aveva avuta. Una volta l’aveva vista entrare in un cinema con un giovane dai capelli neri e la pelle abbronzata, ma non le chiese mai chi fosse. Isabella era troppo riservata, troppo chiusa nel suo mondo per potersi aprire e lasciare che anche agli altri l’accesso.
«Alto, fisico slanciato e muscoloso ma non massiccio. Aveva gli occhi verdi, un colore accecante persino nella semioscurità e i capelli rossi. No aspetta, non erano rossi, assomigliavano molto a un bronzo ramato». Disse riflettendoci bene.
Alice sghignazzò, «se aveva anche un bel sedere è prenotato».
Isabella l’ignorò completamente, stava cercando di ricordare anche il più piccolo particolare, nel tentativo di far tornare la memoria alla sua stramba coinquilina.
Jessica sembrò riflettere attentamente sulle parole di Bella, poi, dopo diversi minuti, riuscì finalmente ad associare un volto a quel nome.
«Si tratterà sicuramente di Edward Cullen, sinceramente non ricordavo ci fosse anche lui ieri sera». Disse sollevando gli occhi verso quelli di Bella.
La ragazza sorpresa si limitò semplicemente ad annuire. Quel misterioso ragazzo dall’aspetto gentile e maledettamente attraente era riuscita a scombussolarla in pochi minuti. Se non avesse rubato la sue moleskine probabilmente le sarebbe stato simpatico.
«Non è propriamente vero che frequentiamo lo stesso corso, lui studia medicina», sorrise maliziosamente, «qualche volta assisto ai loro corsi per rifarmi un po’ gli occhi. I ragazzi del mio corso sono tutti così noiosi». Si lagnò imbronciandosi.
«Frequenti altri corsi per conoscere gli uomini che ti porti a letto?» Domandò Isabella con voce incrinata, fu costretta a mordersi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.
Jessica annuì, «medicina sforna i ragazzi migliori, è lì che ho conosciuto Louis». Spiegò con voce bassa e seducente, i ricordi peccaminosi della notte precedente tornarono a galla, «ti posso assicurare che diventerà un ottimo dottore».
«Fammi indovinare, ginecologo?» Chiese ironica Alice, ormai nel vivo della conversazione. Isabella le ricordò di non urlare, il suo timpano funzionava ancora perfettamente.
«Va bene, quindi Edward che appunti ti avrebbe portato ieri sera?»
«Non saprei, forse quelli che fingo di scrivere durante le lezioni. Sapevi che i docenti della facoltà di medicina fanno domande dal posto? Una volta mi è stato chiesto cosa fosse la pelvi, ho risposto dicendo che si trattava di una malattia cutanea, ma credo non fosse la risposta giusta». Disse ridacchiando.
Isabella scosse la testa, «io non me ne intendo molto Jessica, ma ti posso assicurare che non è normale il tuo comportamento».
«Non fare la moralista Bella, piuttosto se davvero Edward Cullen ti ha portato via la tua agendina dovresti farti qualche domanda». Jessica iniziò ad analizzare le punte dei suoi capelli, inorridendo davanti a qualche doppia punta. Non era vanitosa, neppure poco intelligente, semplicemente prendeva la vita alla leggera, amava divertirsi, amava gli uomini e le loro mani, soprattutto amava sentirsi desiderata, per questo si comportava in quel modo. Non era affatto frivola, solo furba.
Isabella parve confusa, «del tipo?»
«Perché un giovane così bello dovrebbe trovare interessante un quaderno pieno di racconti per bambini?»
«Non sono racconti per bambini, Jessica.»
«Non agitarti Bella, stavo scherzando. Magari l’ha preso senza volerlo». Ipotizzò avanzando un possibile teoria.
Alice sbuffò dall’altra parte, «sinceramente non ho capito un bel niente. Bella secondo me, dovresti andare da lui a parlargli, se davvero si è portato via la tua moleskine ci sarà un motivo. Tu sei sicura di non conoscerlo?»
«Mai visto in vita mia».
«Forse lui ti conosceva, potrebbe essere un tuo ammiratore segreto».
Jessica sollevò gli occhi verso il soffitto, «impossibile».
«Perché sarebbe impossibile?» Domandò incuriosita Alice.
«Prima di tutto leva il vivavoce, tra poco anche quelli del sexy shop dietro l’angolo della strada ci sentiranno. Secondo, Isabella non è affatto il suo tipo. Quando ho tentato un approccio con lui, sono stata rifiutata, figurati con quali canoni lui giudica una ragazza». Spiegò schifata.
Isabella era confusa, non riusciva a capire dove volesse arrivare con quel discorso, «e questo con me cosa c’entra?»
«Senza nulla toglierti tesoro, ma tra me e te c’è una bella differenza». Le rispose Jessica sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori.
Bella finse di darle ragione, sorridendole comprensiva, «certo».
«Il rifiuto però se lo ricorda». Farfugliò Alice.
Jessica si passò entrambe le mani sui capelli, agitandoli, «bene, adesso posso andare? Devo assolutamente togliermi questi vestiti da dosso». Disse incamminandosi con passo svelto verso il bagno.
Isabella ancora visibilmente scossa, ignorò completamente le parole di Alice rivolte alla sua coinquilina. Necessitava di sapere di più su Edward Cullen e sul perché avesse preso e portato via i suoi racconti.
 
 
Dall’altra parte della città, in un appartamento vicino alla fermata della metropolitana, viveva un ragazzo dagli incredibili occhi verdi e un sorriso ammaliatore. Edward era rimasto in piedi tutta la notte, insaziabile. Da quando aveva portato con sé quel diario ceruleo, non era riuscito a separarsene. Sapeva di aver commesso un reato, ma qualcosa la notte precedente l’aveva attratto inspiegabilmente. L’aveva portato via nel più assordante dei silenzi, iniziando a leggerlo con avidità.
Erano un insieme di racconti, un miscuglio di sentimenti, che portavano il nome di quella ragazza sconosciuta incontrata lungo il corridoio.
Sapeva che si chiamava Isabella, il suo nome era scritto sulla prima pagina della moleskine.
Sapeva di dovergliela restituire.
Sapeva che non l’avrebbe fatto.

 

 

Ed eccomi di ritorno, in anticipo rispetto al giorno previsto. Dopo aver pubblicato il capitolo mi sono resa conto di aver scritto che avrei postato tutte le Domeniche, dimenticandomi che la Domenica è il giorno che avevo stabilito per I colori del vento (quelle rare volte in cui riesco ad essere puntuale, sono una vergogna, me ne rendo conto ù.ù). Così ho pensato bene di spostare  il giorno da Domenica a Giovedì in modo da non incasinarmi con le due storie. Quindi rettifico il tutto: To make you feel my love verrà postata tutti i Giovedì ^^
Ora tornando alla storia, quello che avete appena letto è il secondo capitolo, sicuramente avrete notato che è un pò più corto rispetto al precedente. Diciamo che voglio fare tutto con calma, voglio presentarvi i personaggi principali e quelli secondari cercando di renderli reali anche nella vostra fantasia, così come sono diventata reali e diversi da quelli della zia Meyer, nella mia testolina. Qui abbiamo conosciuto finalmente la famosa coinquilina, la bionda Jessica, e anche se non era presente al cento per cento, abbiamo ritrovato Alice. Sono tutte e tre ragazze completamente diverse, Jessica e Bella sembrano addirittura l'opposto, ma vedrete con l'avanzare dei capitoli che per certi versi sono più simili di quanto si possa pensare. Non abbiamo trovato invece, il nostro amato Edward, anche se non era presente nel capitolo, possiamo dire che lui era il protagonista. Nel prossimo invece ci sarà una bella sorpresa!
Piano piano stiamo componendo il puzzle di questa storia, vi avviso però che molti personaggi devono ancora fare la loro comparsa, chi mi conosce sa che amo gestire più personaggi contemporaneamente e che difficilmente mi accontento di raccontare la storia solo dei due protagonisti principali ^^
Okay, forse vi sto iniziando a tediare, è meglio se vi lascio andare. Però prima permettetemi di ringraziare tutte le persone che hanno letto e recensito lo scorpo capitolo. Non pensavo di riuscire ad ottenere un così elevato successo. Il numero delle persone che seguorno la storia è gigantesco, così come chi l'ha inserita nelle storie preferite *_* Ed era solo il primo capitolo. Io non so davver come ringraziarvi, spero vivamente di non deludervi ù.ù
Detto questo, auguro a tutti voi una BUONA PASQUA, ricca di cioccolata kinder (che a mio parere è la migliore)!
Cosa farete di bello in queste vacanze? Come trascorrerete la Pasqua e soprattutto la Pasquetta?? Io personalmente passerò le vacanze a Napoli *_* Partirò Sabato e tornerò Martedì ^^
Ora vado via seriamente, prima che qualcuno mi lincia :D
Lua93.

P.S. Personalmente non ho alcun problema con le recensioni, quindi non abbiate timore a lasciarmene, scrivetemi qualsiasi cosa vi passi per la mente dopo aver letto questo capitolo, io sarò felice di condividere con voi ogni pensiero ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                       
   
 
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