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Autore: MartiSpunk    05/04/2012    2 recensioni
Robert Pattinson: donnaiolo che lotta contro se stesso, pur di smetterla, pur di vivere come si deve.
Kristen Stewart: ragazza americana che possiede due identità. Di giorno una semplice donna e figlia di papà, di notte spogliarellista per uno strip club.
I due si incontreranno una notte a Londra, e daranno un taglio netto alle loro convinzioni. Si innamoreranno e capiranno che la vita non è sesso, ma amore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Everything smells of you.
Capitolo 4 - Don't wait long.


 
Pov Kristen
 
«Chi era? Dove lo hai conosciuto? A quale famiglia appartiene? Ha frequentato la scuola? Adesso va all'Università? E' un bravo ragazzo? E' volenteroso ed educato? Quanto ragazze ha avuto? Sicura di conoscerlo veramente? Cosa vi siete detti? Gli hai già parlato di te? Gli piaci?».
La voce di mia madre ronza rumorosamente per tutta la casa. 
Ieri sera, Robert, mi ha gentilmente riaccompagnata a casa. Dopo lo svenimento improvviso e le confessioni inaspettate di tutto il tardo pomeriggio, mi sentivo ancora un po' intontita e il suo gesto è stato davvero molto carino. Sembrava preoccupato, quasi allarmato, cosa che mi stranizzava parecchio, ma decisi di lasciarmi andare.
Nessun ragazzo ha mai fatto una cosa del genere per me; tranne Robert, ovviamente. 
Di solito la gente mi ignora. Cerca di evitarmi, insomma. Quelle poche amiche che avevo a scuola erano del tutto svampite e irritanti, talmente tanto da farmi sclerare. 
Adesso, sì, ho delle amiche - magari anche più sincere delle precedenti - però, è come se fossi sempre sola. Margot, la mia migliore amica della California, mi aveva promesso di farsi sentire subito dopo la mia partenza per Londra, invece, toh, sono passate due settimane e ancora nessuna notizia.
Mia madre - fino a pochi giorni fa - sembrava non accorgersi neanche della mia presenza, e del mio rincasare così tardi. Per non parlare della mia solitudine: oh, quella la sottolavutava del tutto.
Ma ieri, per la mia felicità, la luna era girata dall'altra parte. Mia madre non era uscita con David (il suo nuovo compagno) per via del forte raffreddore e della tosse incessante, ed era rimasta a casa a guardare film drammatici per tutta la sera. 
Aprendo la porta d'ingresso, la trovai in stato di zombie, distesa sul divano, coperta da innumerevoli fazzolettini e con il viso rigato dalle lacrime. Con me, un piccolo e impercettibile particolare: Robert.
Ovviamente credevo che non fosse in casa. Chi poteva mai aspettarsi una cosa del genere? Sono abituata alle sue uscite senza fine, del resto.
Invece era lì. E appena vide Robert si rabbuiò, corrugò la fronte e spense la tv senza neanche pensarci. Il suo comportamento mi spaventò e abbassai lo sguardo, nascondendo la vergogna.
Come mi aspettavo, rivolse al mio accompagnatore infinite domande sul suo conto. Fortunatamente Robert rispose con naturalezza, annuendo e sorridendo a ognuna di quelle. Un po' mi rilassai.
Rob mi ha lasciato il suo numero di cellulare. Non pensavo fosse una persona così dolce e disponibile, è sul serio una scoperta. Dice che se ho o avrò bisogno di qualcosa, lui sarà pronto ad aiutarmi.
In pratica mi ha fatto capire che vuole ripagare per bene la figura di merda che ha fatto l'altra sera allo Strip-Club. Okay...
«Kristen? Devi dirmi ogni cosa, chiaro? Ogni singola cosa», abbaia mia madre, lanciadomi un'occhiataccia.
«Ma ieri sera ti ha già spiegato tutto lui!», puntualizzo. «Non è necessario».
«Mi sembra ridicolo ciò che mi ha raccontato ieri. E' assolutamente puerile incontrarsi al parco, svenire, e portare in salvo. E' una cosa irreale».
Alzo gli occhi al cielo, infastidita. «E' successo, mamma. E lui è stato così carino da riaccompagnarmi a casa, dato che ero ancora un po' stordita. Cosa c'è di male?». 
Cosa c'è di male, Kristen? Che stai mentendo di brutto, tesoro. Non vi siete conosciuti al parco, ma in un fottuto strip club alle due di notte. Tu lo hai provocato, lui ha ceduto, ti ha baciata e stava per scoparti. Poi però si è tirato indietro, perché non voleva essere masochista. Allora tu ti sei incazzata e stavi quasi per picchiarlo, ma fortunatamente Mark ti ha bloccata e Robert è andato via, dicendo che ti aveva ammaliata e poi piantata solo per una scommessa. 
Niente di male, guarda, proprio niente.
«Comunque, non azzardarti a frequentarlo più. Potrebbe portarti in una brutta situazione, e la cosa non mi garba». Tira su con il naso e poi incrocia nuovamente i miei occhi. «Non bisogna fidarsi degli sconosciuti, anche quando hanno la faccia d'angelo».
«Mamma stai dicendo solo stronzate. E poi, scusa, che cazzo te ne fotte? Non ti è mai importato nulla della mia vita, nulla. E adesso, Dio, spunta un ragazzo bello come il sole e magari sei gelosa di tua figlia? Non diciamo puttanate, ti prego».
Non ho mai rivolto la parola a mia madre, in questo modo così sgarbato e volgare. 
E' come se mi fossi liberata, tolta via un peso che ho sempre portato addosso, pur di non ferirla. Pur di non dimostrarle una persona che non sono io, per lei. 
E adesso che la fisso, con gli occhi sgranati dalla sorpresa, mi sento un gigante. Pronta a difendermi, pronta a non farmi mettere i piedi in testa, pronta a spaccare i culi a tutti.
«Scusa, forse ho esagerato un po'...», farfuglio, posando la tazza di latte sul tavolo della cucina, e alzandomi dalla sedia.
Ho ancora addosso il pigiama, e fra due ore esatte ho appuntamento alla caffetteria con Mark. Dice che deve mostrarmi dei libri che mi possono istruire per bene, nel mio nuovo lavoro... ma non sono molto convinta, lo ammetto.
Mia madre è ancora immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto, e la bocca spenta in una smorfia delusa. Forse ho davvero esagerato. Magari adesso si sente in colpa, così tanto da scoppiare in un pianto isterico.
No, cazzo, Kristen.
Non stare al suo gioco. Gioco al tuo, semmai. Fai ciò che ti pare, fregatene dei giudizi della gente. Chi sono loro per dirti quello che devi fare e comandarti a bacchetta? Non sono onnipotenti di chiunque, solo di loro stessi. E adesso, perché non crei un'onnipotenza anche nella tua vita? Dominati, pensa solo al tuo piacere. 
Pensa a lui.
Pensa a quanto saresti felice con lui. Pensa a quanto amore potrebbe donarti. Pensa a quanto è bello e gentile. Pensalo, costantemente.
Non lasciarti trascinare inconsciantemente dai pareri personali degli estranei; da quelli dei tuoi, e dei conoscenti. L'unica a mente a cui puoi pensare è la tua. Gli unici consigli, ricavateli da te stessa. Non perdere tempo con gente che non ti considera, fai da te.
Ti piace, Kristen? Ti piace? Allora, su! Sei pazza di lui e te lo si legge negli occhi. Lui ti trova interessante, oltretutto. Cosa aspetti? Muovi il culo, sbatti la porta in faccia a tutti e vola oltre i confini della ragione. Devi darti una mossa.
Entro in camera mia, chiudo la porta a chiave, e mi appoggio ad essa. Riflettere con me stessa è molto complicato, non riesco mai a prendere una decisione giusta, cado sempre nel basso. 
Decido di chiamare Robert. Ho voglia di sentirlo, di incontrarlo, di parlagli, di sorridergli, e di abbraccialo. Sarà stupido, ma è così. Questo ragazzo mi incanta, mi persuade con ogni suo gesto e mi lascia senza fiato. Sarà pure uno stronzo, a volte, ma è pur sempre un uomo. E quando vuole, sa sorprenderti come non ha mai fatto con nessuno.
Afferro il cellulare e con le dita che tremano - maledizione -, cerco di inviargli un messaggio, magari. Evito di abbreviare o cosa, non voglio passare per la sgrammaticata proprio adesso che il mio umore non è granché. E non voglio mettermi a discutere sul mio modo di scrivere. Voglio solamente conversare con lui, seneramente.
"Salve! Cosa stai facendo, eh? Avrei voglia di vederti... se per te non è un problema, certo :)" - invio frettolosamente, e socchiudo gli occhi.
Attendo, attendo, attendo. Quando sento vibrare le mie mani, capisco che mi ha risposto, e senza volerlo, sorrido.
"Kristen. Niente di che, cazzeggio con Tom, il mio migliore amico. Tu? Oh, non lo so. Hai scelto il momento meno adatto, fra mezz'ora scendo per sbrigare delle cose. Facciamo stasera? Che ne dici?"
Sbrigare delle cose.
Che cosa in particolare? E perché non mi ha specificato nulla? 
Oh, andiamo, Stewart. Non sei la sua ragazza, per cui non è costretto a dirti tutto. Ragiona, baby! Si sa però che vorresti esserlo...
Scuoto la testa. La seconda me mi sta letteralmente facendo arrabbiare.
"Oh. Tranquillo, fa come ti pare. Non me la prendo, capisco che hai i tuoi impegni. Forse sono un po' troppo appiccicosa..."
"Ma cosa dici! Ti giuro, stasera sono tutto tuo. Abbi un po' di pazienza e verrai ripagata per bene."
Soffoco una risata di fronte a quel "verrai ripagata per bene" . Cos'è una proposta alletante? Oppure è solo un modo per potermi portare a letto liberamente, senza sforzi, e con un buon allenamento? 
Non saprei.
Annuisco a me stessa, rispondendogli. 
"Come vuoi. A che ora ci vediamo?"
"Incontriamoci al bar vicino casa tua verso le otto e mezza. Non vengo a prenderti perché non vorrei causare problemi, sai..."
Giusto. Mia madre uguale problemi. Poco fa mi ero totalmente dimenticata di questo piccolissimo dettaglio. Ma una volta tanto, l'importante è vederlo e stare un po' con lui. Niente ha più importanza, neanche che faccia il cavaliere e mi venga a prendere lui stesso per uscire, neanche questo. 
"Ci sarò! :)"
"Non vedo l'ora, baby."
Prendo tutto il necessario dalla mia borsa da viaggio - ancora colma di roba da indossare - e mi chiudo in bagno, rigirando la chiave. Ho bisogno di qualche minuto per me stessa, senza pensare ad altro.
Preparo l'acqua calda nella vasca bianca e immacolata, mi spoglio, m'infilo dentro, tentennando, e mi lascio andare, respirando profondamente.
Apro l'acqua, e pur essendo presa di freddo, poiché è Dicembre inoltrato, non bado alla pelle d'oca che mi attraversa la schiena nuda, e, chiudendo gli occhi di scatto, mi sciolgo nell'acqua bollente appena preparata.
 
§§§
 
«Ehi, Kristen, sei arrivata. Accomodati».
Mark mi stringe la mano cordialmente, sorridendo bonario sotto i baffi color cenere. Ricambio il saluto e mi accomodo, sedendomi su una sedia color cachi. 
«Sì, infatti. Allora, dimmi tutto», lo incalzo, incrociando i suoi occhi piccoli e indecifrabili. 
«Vorrei parlare di te», sussurra, guardando altrove. «Cioè, del tuo modo di relazionarti con gli altri...».
«Ho fatto qualcosa che non va, Mark?», lo interrompo bruscamente.
«Kris, è impossibile, decisamente assurdo che non ti ancora portata dietro nessuno», mormora a occhi bassi e un po' imbarazzato prosegue. «Io le spogliarelliste le pago per il loro lavoro non per altro. Loro si spogliano, appunto, per gli uomini. Tu ancora non lo hai fatto».
«Ma, Mark...».
«E», mi ignora, «fare solamente seghe non è una buona ragione per definirsi una mia assistente. Devo buttarti fuori a calci? Eh, Kristen? Dimmelo tu».
«Non è questo il punto», obbietto, guardandolo di traverso. «Il punto è... che non sono ancora pronta. Mi spiego: è da poco che mi immedesimo in certi ruoli, attività, lavori, chiamali come ti pare. Ma imparerò, te lo prometto».
«No, no, non hai capito! Qui non esistono promesse. Io ti ho assunta perché pensavo di potermi fidare della tua sconosciuta esperienza. Invece mi hai solamente dimostrato che non hai mai fatto nulla di tutto ciò, e io ci perdo, capisci?».
Il suo ragionamento non fa una piega. Certo, lui assume soltanto persone con una esperienza abbastanza ampia alle spalle. Ed io, invece?
Io non ho mai avuto rapporti intimi con nessuno. Quando ero adolescente ho baciato un paio di ragazzi, a volte per interesse, a volte anche per gioco. Ma non li ho mai ammaliati così tanto da trascinarmeli sotto le coperte. Ho sempre cercato di rinchiudermi dentro la mia ingenuità, fregandomene dei giudizi altrui.
Giudizi che poi ho cominciato a prendere sul serio un paio d'anni a questa parte. Verso diciassette, diciotto anni, precisamente. Quando nel gruppo della scuola, tutti gioivano, raccontando le loro esperienze sessuali con i ragazzi più grandicelli e sbattevano in faccia la delusione, a chi ancora stava lì, inerme di fronte a tutto e tutti. 
E fra quelle povere persone, c'ero e ci sono anch'io.
E adesso mi ritrovo a diciannove anni, inetta, totalmente incapace di conquistare qualcuno e farlo inebriare col mio corpo, arma perfetta per incantare gli uomini. 
E allora perché faccio questo lavoro? Semplice: perché mi serve.
«Per non parlare di quella scenata, l'altra sera!», si lagna Mark, riducendo gli occhi ad una forma irreale. Assentandomi e girovagando nella mia mente non mi sono accorta che lui intanto è andato avanti con la sua riflessione.
«Non voglio più che succeda. Non deve succedere, okay? Non vuole scoparti? Va bene. Punta su un altro ragazzo, fottitene. Pensa al tuo lavoro».
Peccato che Mark non sappia quanto sia estremamente difficile puntare su un ragazzo che non sia Robert. O almeno, quanto lo sia per ora.
«Abbiamo bisogno di grana. Abbiamo bisogno di donne, donne, donne!». Mi guarda con un'aria da indemoniato. Quest'uomo, quando vuole, sa suscitarti una paura tremenda. 
Alzo un sopracciglio e mi mordo il labbro lentamente. «D'accordo. Facciamo un patto. Sei libero di riufiutarlo».
«Sentiamo», dice, interessato. Inclina la testa leggermente verso di me.
«Mettimi alla prova, stasera. Lasciami spogliare davanti a tutti: voglio stupirti. Lasciami fare. In questo modo nel tempo, imparerò il mestiere. E...», azzardo allungando la mia mano chiusa verso la sua. La apro velocemente e mostro delle banconote inviate da mio padre, due giorni fa. «verrai anche ricompensato».
Abbozza un sorriso, scuotendo la testa. «Sempre la solita. Ma... va bene».
Sembra la stessa e identica scena di due settimane fa. Quando mi ero ribellata nuovamente a mia madre, ed ero corsa in cerca di qualcosa di completamente inadatto a me. Qualcosa che la punisse, la punisse per davvero.
«E' un problema se stanotte arrivo verso l'una?», chiedo. «Prima sono fuori... motivi personali».
«Che c'è? Nuova regola?», ridacchia. «Dai, magari te lo concedo, per stavolta».
Sospiro, lanciando occhiate furtive al locale. Tutti appaiono così spensierati e rilassati. Alcuni si dimostrano stanchi, ma non troppo. La maggioranza tocca i senza pensieri.
Chissà se Robert mi bacerà stasera...
Perché tirarsi indietro? Chi me lo impone? Adesso sono indipendente, non ho bisogno di comandamenti a bacchetta, giusto? 
E se devo aspettare la fine di questi quattro mesi, nella città più glaciale in cui abbia mai messo piede, be', tanto vale spenderli come si deve, no?
 
 
Pov Robert
 
Ansimo, e ancora, ansimo. Sì.
«Ahi, ah, ah...», gemo, portandomi una mano alla testa e stringendomi i capelli bagnati tra le dita. Un respiro spezzato segue l'altro, in fila indiana, mentre un fuoco mi brucia il corpo. 
«Shhh», sussurra lei, sfiorando il mio naso con il suo e posizionando la bocca sul mio collo. La apre con più forza e morde con prepotenza, gemendo insieme a me.
Non dovrei farlo, in realtà. Avevo promesso e ogni pensiero buono è andato a farsi fottere dal momento in cui mi è piombata addosso.
Non sono riuscito a fermarla.
E lasciamola passare questa notte, ormai, no? Tanto ci ho preso l'abitudine. E' impossibile, praticamente impossibile riuscire a  placarmi di fronte a richieste e bisogni del genere.
Però... con lei. Non che io ne sia pazzo, anzi. Sinceramente non mi fa né caldo, né freddo questa donna. E' solo una ragazza, punto e basta. Lei mi lancia sguardi maliziosi spesso, e io ricambio, giustamente. Ma... cioè.
Non è...
«Helen», sussurro, giungendo all'apice del piacere.
 
§§§
 
 
«E come è stato? Ci sa fare? Racconta, su, sono curioso!».
«Ma scusa, tu non ci avevi già fatto sesso con lei?».
«Non esattamente... più con Cassie... però...».
Ridacchio, guardandolo di sbieco. Indossa una camicia rossa a quadri e dei jeans strappati accompagnati da delle converse blu che gli calzano a pennello. La sua espressione non tradisce il fatto che stia morendo dalla voglia di sapere ogni dettaglio.
Dopo una mia notte di sesso sfrenato con Helen Cooper, la sua smania di intimità con certe ragazze è aumentata di molto. Oltre a desiderare bramosamente mia sorella, Lizzy, prova qualcosa di molto intenso anche per questa rossa.
«Mmm, normale». Soffoco un'altra risata.
Mentre attraversiamo una delle tante strade gelide e affollate di Londra, mi tira un calcio sullo stomaco, leggermente.
«D'accordo, mi stai pigliando per il culo. Cazzo dici, Pattinson? E' un gran pezzo di donna». 
«Non sono interessato a lei, ricordi? E' lei che è interessata a me. E' stata lei a piombarmi di sopra, io le ho solo concesso tutto ciò», obbietto.
Accende una sigaretta e me ne porge un'altra: «Sei proprio un coglione».
Alzo un sopracciglio, tenendo le mani dentro la tasca dei pantaloni. Il suo modo di pensare e prendere a genio le cose è alquanto insolito. La sua mentalità lo è. 
Altrimenti non sarebbe Tom Sturridge.
Entriamo dentro ad un bar molto piccolo, stretto e lungo. C'è una musica rilassante in sottofondo e la gente sembra assorta dai suoi pensieri.
Mi guardo intorno, sbadigliando. I miei occhi riescono a percepire solo gente di mezza età e qualche anziano che prende il caffè.  Alzo un po' di più il capo, e quasi non oscillo all'indietro. 
«Kristen!», urlo, sbracciandomi. La risposta è un sorriso a trentadue denti.
Si alza dallo sgabbello su cui era seduta e cerca di raggiungermi. I suoi occhi sono lucenti e festosi, è davvero contenta di vedermi. Be', del resto lo sono anch'io.
Appena mi raggiunge mi abbraccia istintivamente, ne sono lusingato. «Ehi».
«Che fai, anticipi gli appuntamenti?».
«Veramente sei tu quello che mi ha chiamata», puntualizza, passandosi una mano sui capelli.
Stesso vizio mio: perfetto.
«Già», sospiro. Imprigiono con una mano Tom e lo avvicino a  noi. «Ehi, conosci Tom?».
Si rabbuia un po' prima di rispondermi. «Ehm, dovrei?».
«Lui è il mio migliore amico».
«Oh, capisco», mormora, ironica. «Cose importanti».
«Piacere, Kristen. Ti conoscevo solo di vista, comunque», azzarda Tom, studiando le sue gambe.
Gli pesto un piede, lasciandogli scappare un urletto di dolore. Ma perché è sempre il solito? Perché è Tom, certo.
Lancio un'occhiatina anch'io alle gambe della mia nuova amica. Indossa una gonna molto corta, gialla, accompagnata da delle calze di lana abbinate al completo. 
Wow.
Lo ammetto: sto sbavando. Ha delle gambe da urlo. Così... così... da urlo, proprio. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso, e adesso posso comprendere tutta la malizia di Tom di fronte a certi esseri. 
E il fondoschiena...
«Ehi, ragazzi?». Kristen ci schiocca le mani di davanti, facendoci ritornare nel mondo dei terrestri.
Scuoto la testa e i capelli, ridendo. «Sono qui». 
«Io invece ho bisogno di un dottore», annuncia Tom, con la bocca spalancata e gli occhi ancora fissi sulle gambe della Stewart.
«Lascialo perdere», dico, avvicinandomi di più a Kristen e cingendole la vita con un braccio. «Le uniche gambe  da urlo che ha mai visto in vita sua sono quelle di sua madre».
Kristen scoppia a ridere insieme a me, mentre Tom ci guarda offeso e irritato. 
«Sai che non è affatto vero, eh, Pattinson?», sbraita, scherzoso.
«In ogni caso sono occupate».
Kristen arrossisce e mi tira un colpo netto sulla spalla. «Non parlare troppo, signorino».
«Stai tranquilla. Non ho intenzione di portarti a letto... non adesso».
E per "non adesso" intendo non ora, con questa gente a guardarci, e con, per giunta, Tom. Magari stasera, eh?
«Sei proprio uno stronzo!», sbotta, come se avesse letto i miei pensieri. Poi, scoppia nuovamente a ridere.
«Stronzo è il suo secondo nome», ridacchia Stu.
Mi allontano da lui insieme a Kristen e mi eclisso dal bar, mettendomi accanto a un orologio enorme e bianco latte.
Lo fisso e poi, Kristen, interdetta, mi domanda: «Che c'è?».
«Voglio fare le cose per bene. Anche se il tempo non mi è d'aiuto». 
Sì, perché pochi giorni fa mi aveva detto che dopo quattro mesi sarebbe andata via e avrebbe salutato Londra, per rivederla l'anno successivo.
 Se devo conquistarla, devo farlo entro un fascia d'orario ed entro un determinato tempo. Senza alcuna pausa.
Le alzo il mento, accostando il suo viso al mio. Sento i suoi respiri regolari addosso, e ciò mi inebria fortemente. «Entro quattro mesi riuscirò ad averti. Perché lo sento. Perché è ciò che desidero di più al mondo, Kristen», sussurro, emettendo un respiro profondo. 






 
Sono stata più veloce del previsto, eh? Be', chi non muore si rivede.
Comunque, i rapporti tra Rob e Kris stanno migliorando come ben vedete e Tom... lui ha bisogno di una cura alquanto forte, AHAHAHA.
Ma è tenero, dai. :3
Robert è proprio stronzo, scusate. Prima si fa Helen e poi vuole conquistare Kristen? Almeno sconfiggesse quel dannato masochismo e quella dannata voglia di farsi tutte, e poi si vede. 
Kristen... be'. Lei è più confusa che persuasa. Ancora non riesce a muoversi come si deve e sbaglia sempre strada. Ma migliorerà nel tempo, per ora lasciamola spogliare davanti a tutti, poi si renderà conto dei suoi sbagli, ehehe.
Alla prossima, percore (?). 


- MartiSpunk.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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