Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: Shannara_810    01/11/2006    10 recensioni
Se un giorno vi saranno da catturare delle Carte Magiche lasciate che a farlo siano un ragazzo e una ragazza. Lasciate che provino odio, invidia e gelosia. Lasciate che formino un’alleanza. Lasciate che provino amicizia e amore. Ryouka Lunar
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eriol Hiiragizawa, Li Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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                                                               Capitolo 4

                                          La scelta del nuovo padrone

GRRRRR…GRRRRR…

Come una fiera in gabbia, THE FIRE percorreva il vecchio campo da basket della scuola elementare, schioccando alla luna uno sguardo irato e frustrato. Avevano osato interferire! Quegli sciocchi mocciosi avevano osato interferire con la prova…

Accecato dall’ira, scagliò dalle sue grandi fauci una potente fiammata che in pochi secondi dissolse un gigantesco proiettore. Come si erano permessi!

Finalmente… Finalmente aveva trovato la persona che cercava e gli era stata strappata via…

GRRRRR…

Sentimenti contrastanti si agitavano nel cuore della Moon Card, sentimenti che essa stessa faticava a comprendere…

Pur conoscendo i suoi limiti, pur sapendo che non sarebbe riuscito a batterlo, quel ragazzo aveva lo stesso provato a misurarsi con lui. Aveva dato fondo a tutte le sue energie ma non si era arreso. Se un leone avesse potuto sorridere, in quel modo la smorfia che era comparsa sul muso del felino sarebbe stata interpretata come un sorriso compiaciuto. Quel ragazzo era stato molto coraggioso, i suoi occhi pieni della determinazione che avevano caratterizzato quelli di Ryouka… Magari…

No, impossibile. Accettarlo come nuovo padrone avrebbe voluto dire tradire la memoria della sua creatrice e questo sarebbe stato inammissibile.

Più la confusione della carta cresceva, più il suo potere si manifestava in decine di piccole fiammelle che ora illuminavano l’area circostante. Non sapeva cosa fare.

“Io non credo che scegliere un nuovo padrone vorrebbe dire tradire la memoria di Ryouka, anzi. Dopotutto, prima di andarsene, lei ha scelto di liberare i suoi poteri. Voleva che un giorno qualcuno, che avrebbe amato te e le altre carte più di qualsiasi altra cosa, avesse potuto prendersi cura di voi. La sensei lo aveva previsto”.

Nascosta fra le pieghe del suo pesante mantello, Dara uscì dalle ombre nelle quali si era rifugiata e prese ad avanzare verso la creatura incendiaria che subito scattò in posizione di difesa, pronta a distruggere chiunque avesse osato minacciarla.

GRRRRR…

“Calma, calma. Sono io. Ti ricordi di me, non è vero?” Abbassò il suo cappuccio, rivelando il proprio volto. I lunghi capelli lasciati sciolti alla leggera brezza che si era sollevata, gli occhi acuti e attenti. Si avvicinò alla Moon Card senza alcun timore, senza alcuna paura.

THE FIRE osservò la nuova arrivata per un istante: la magia che emanava era inconfondibile…

Tu.

A differenza delle Sakura Card, tutte le carte magiche create dalla potente Ryouka possedevano la facoltà di parlare anche se non tutte decidevano di farlo. Alcune con suoni veri e reali, altri con emozioni trasmesse telepaticamente, ognuna di loro era stata dotata di una voce propria.

“Sì, io”. Rispose la donna.

Tu ci hai liberati.

Lei rise. “No, non ne avrei mai avuto il potere. Non è nel mio destino. Dovevo solo portarvi al cospetto del Giovane Lupo”. Sollevò le mani, scrollando le spalle. “Tutto il resto sarebbe dipeso da lui. Gli ho solo dato qualche spintarella nella giusta direzione”.

Quindi è lui il nuovo padrone…

“Mah. Forse sì, forse no”. Continuò vaga.

RISPONDIMI! Una palla di fuoco tentò di colpire la giovane ammantata di nero ma questa fu veloce ad evitarla.

“Hey! Non ti alterare. Guarda cosa combini se ti agiti!” Indicò il disastro che la carta aveva causato. Una nuova voragine era stata aperta in quello che una volta era un campo da basket.  “In lui la magia della Luna è forte, più che in chiunque altro. Gli scorre nelle vene come un torrente in piena ma non ne è ancora cosciente. Non sa come usare i suoi poteri. È per questo che dovrai metterlo alla prova ancora una volta per capire se sarà in grado di controllarli. Solo allora avremo la certezza che sia lui il candidato adatto a superare il Giudizio Finale e ad evitare la catastrofe”.

Pesanti minuti di silenzio calarono su di loro.

Sì. Non possiamo permetterci di sbagliare. Se non fosse il candidato adatto potrebbe...”

“Già”.

Diamond Sun è già al suo fianco?

Dara si mordicchiò un labbro un po’ a disagio. “In realtà, lui non sa di essere il candidato prescelto. Voglio dire: non ha nemmeno ricevuto la Chiave del Sigillo. È pressappoco all’oscuro di tutto”. Si grattò una guancia distrattamente, quasi un po’ in colpa… Ma solo un po’. “Sì, insomma, sono convinta che la mezza-reincarnazione di Clow abbia parlato loro di voi ma non credo che siano molto vicini alla verità”. Sghignazzò in un modo totalmente, ma totalmente falso.

Cosa?! Clow Leed è qui?

“Non proprio”. Chiuse gli occhi, inviando alla carta tutto ciò che sapeva sui suoi nuovi amici, tutte le informazioni che aveva raccolto in merito alle loro avventure durante la cattura delle Clow Cards e alle prove messe in atto da Eriol.

Capisco. Questo ci creerà dei problemi?

“No”. Sorrise alla carta in una maniera quasi inquietante. “Non credo che se ne sia accorto, ma non c’è rimasto ancora molto di Clow Leed in quel ragazzo. Vero, ha i suoi poteri… Ma mi chiedo per quanto riuscirà a conservarne le memorie…”

Quell’espressione così sicura disturbò in qualche modo la Moon Card. A causa dell’aspetto umano che aveva adottato era facile essere tratti in inganno. Era facile dimenticare che quella donna era uno dei demoni più potenti di tutto il Makai. Il più spietato prima del suo incontro con Ryouka.

THE FIRE tornò a fissare la luna, annusando l’aria circostante alla ricerca di qualcosa.

La sua energia è diminuita molto. Nelle sue condizioni attuali non riuscirà mai a superare la prova.

“È, forse, apprensione quella che sento nella tua voce?” Gli chiese.

Non dire sciocchezze. Non accetterò mai come padrone un debole. Non importa che sia stato scelto dalla stessa Ryouka. Il titolo di padrone delle Moon Cards dovrà guadagnarselo.

“Sono sicura che non deluderà le tue attese”.

E tu come fai ad esserne così certa? Quella sua presunzione nel conoscere tutto lo stava davvero irritando.

“Metti in pericolo il suo Fiore di Ciliegio. Fagli credere di poterla perdere e vedrai di cosa sarà capace…” I suoi occhi gelidi rivelarono tutta la natura oscura del suo passato.

Dara nascose di nuovo il suo viso sotto il pesante cappuccio e si dileguò nella notte, senza proferire altro. Lasciando THE FIRE, solo, a riflettere su quelle parole.

                                         

                                                   ******

Un tenue raggio di sole gli accarezzò il viso, svegliandolo dolcemente. Gli uccelli cinguettavano allegri mentre svolazzavano su di lui nella frizzante aria di primavera. Sembrava il paradiso.

“Dove sono?” Si stropicciò gli occhi, tentando di mettere a fuoco il paesaggio circostante ma tutto gli era estraneo eppure, in qualche lontano ricordo del suo cuore, familiare. Quel giardino, così verde e rigoglioso, era parte di lui.

Un lieve fruscio di foglie… una risata serena… un dolce profumo di petali di ciliegio…

Era seduto lì, con la schiena appoggiata ad un gigantesco albero di ciliegio mentre un vento gentile fungeva da balsamo per le sue ferite. Nel pugno, il suo talismano distrutto.

“Finalmente ti sei svegliato”. Non era solo in quell’Eden. Qualcun altro era seduto dietro di lui, dall’altra parte dell’albero. Qualcuno che lo stava aspettando.

“Ah”. Avrebbe voluto alzarsi e scoprire che fosse ma non ne aveva la forza. Era troppo stanco.

“Ti fa molto male?”

“Sì”. Non riusciva a mentire a quella voce gentile. “Ma ho avuto di peggio”. Poté immaginare il viso della donna annuire. Non sapeva come ma qualcosa dentro di lui gli diceva che la persona con cui stava conversando era una donna… Una donna gentile… Una donna dai lunghi capelli neri…

“Lo so. Gli allenamenti del Clan Li possono essere paragonati all’Inferno”. La sua interlocutrice pareva conoscere bene la sua famiglia e questo lo sorprese. Prima che potesse chiedere altro, ella continuò. “THE FIRE è stato molto duro con te. Mi spiace che ti abbia causato tanto dolore”.

“Dovevo proteggere Sakura”. Era solo questa la sua motivazione. Solo questo che lo spingeva ad andare avanti.

“Non è con la forza che riuscirai a calmare il suo dolore. Devi cercare dentro di te la luce della verità. La luce che ti permetterà di rischiarare le tenebre. Il potere della Luna è più forte di quanto credi”.

“Ma come posso? I miei poteri ora sono del tutto inutili!” Strinse con forza il suo monile infranto, chiudendo gli occhi in un’espressione di rabbia.

Una mano calda gli carezzò una guancia. Shaoran avvertì dentro di sé un’infinita sensazione di benessere. Spalancò i suoi occhi dorati per vedere un sorriso gentile essergli rivolto da quella sconosciuta. La donna ora era chinata al suo fianco e, con l’altra mano, stava tracciando le sue ferite, rimarginandole immediatamente.

Il sole lo accecava, gli impediva di vedere chi si stava così amorevolmente prendendo cura di lui ma era certo che quel sorriso non lo avrebbe mai dimenticato.

“Abbi fede. Le risposte che cerchi sono qui”. Spostò la sua mano proprio su quel suo cuore pulsante. “Dentro di te. Hai solo bisogno della chiave giusta per accorgertene”.

E, mentre quella luce diventava sempre più forte, Shaoran sentì una nuova speranza nascere in lui.

“Ma cosa?” Si svegliò di colpo. Le finestre erano ancora chiuse ma le prime luci dell’alba gli fecero capire che era ora di alzarsi. Gli ci vollero qualche minuto per capire dove si trovasse… qualche minuto prima che la dura realtà della sera precedente lo colpisse in pieno.

La camera era vuota. Il letto di fianco al suo perfettamente rifatto. Eriol doveva essersi alzato da un bel po’ e, dalle voci che sentiva provenire da oltre la porta lasciata leggermente socchiusa, probabilmente era sceso giù a fare colazione.

Su una sedia erano stati lasciati i suoi abiti, quelli che aveva dato a Tomoyo prima di cambiarsi nel suo costume da battaglia.

Si alzò senza alcuna fatica per prenderli quando le sue mani si bloccarono di colpo. Si portò una mano al petto, sbottonando la camicia del suo pigiama e con sua grande sorpresa scoprì che le sue ferite erano scomparse. Non ve ne era alcuna traccia. Che questo avesse a che fare con il suo sogno?

Sistemò la stanza e spalancò la finestra. Un freddo pungente lo colse. Una fitta nebbia copriva come un manto il paesaggio circostante ed era certo che il tempo quel giorno non sarebbe per niente migliorato.

Sospirò. Si sentiva ancora molto debole anche se le ferite erano state rimarginate. Ma non voleva preoccuparla. La sua tristezza era tornata a farsi sentire con più forza.

Decise di scendere a fare colazione quando…

“AHHH!” Una pallottola nera passò a pochi centimetri dal suo capo.

“Dolci! Dolci!”Urlò tale pallottola.

“Hey, Spiccino! Prova questi biscotti!”

“Dolci!”

“Kero-chan! Lascia in pace Suppy-chan!”

“Dolciiii!!!”

“Eriol! Bloccalo!”

“Eriol-sama è impegnato ora, Sakura-chan! Sta sbavando dietro Tomoyo-sama!”

“Ruby!”

Che baraonda! La cucina era praticamente una zona disastrata. Farina, latte e uova coprivano le pareti come residui bellici di quella che doveva essere stata una battaglia con il cibo. Uno spreco. Spinel continuava a volare in circolo soprale loro teste mentre Nakaru tifava quasi fosse una cheerleader.

Kero non perdeva occasione per ficcare qualche nuova mostruosa golosità nella bocca del peluche numero 2, Sakura che tentava in vano di fermarli. Tomoyo, come al solito, riprendeva tutto. Yuki era troppo impegnato con la colazione per pensare ad altro ed Eriol… Ma guarda come Eriol stava studiando Tomoyo… Vuoi vedere che quell’inglese della malora…

“Hmm, Hmm”. Tossicchiò tentando di attirare la loro attenzione. Niente. Provò di nuovo ma il caos continuava. “’Giorno”. Lo ignoravano.

“HO DETTO BUONGIORNO!” Urlò.

La scena si bloccò di colpo, l’attenzione di tutti su di lui.

“Buongiorno” gli risposero in coro. Con uno schiocco di dita, l’inglesino sistemò tutto con un incantesimo cosicché i ragazzi si accomodarono pronti a fare colazione.

Sakura si sedette accanto a lui, prendendogli una mano tra le sue. Era ancora molto turbata.

Shaoran le sorrise come meglio poté. “Sto bene Sakura-chan. È passato tutto”.

Ma lei non demorse. “Non è vero! Quella ferita…”

“Sto bene”.

“Non c’è bisogno di mentire, mio giovane discendente”.

“Non sto mentendo”. O, almeno, non del tutto. “È solo che questa notte ho fatto un sogno strano…”

Iniziò a raccontare loro del suo sogno, i loro occhi che si spalancavano per la sorpresa, in fondo anche per lui le sue stesse parole non avevano molto senso.

“E quando mi sono svegliato la mia ferita, non c’era più”.

“Strano”. Eriol si pulì gli occhiali, pensieroso. “Una strana, strana faccenda”.

Shaoran estrasse il suo talismano infranto dalla tasca e lo posò davanti a lui. Sapeva che era sciocco anche il solo pensarlo ma aveva bisogno di chiederlo. “Tu pensi che sia possibile ripararlo, Eriol?”

Ora l’attenzione si spostò proprio sul mago dai capelli neri.

“Non lo so, Li-kun”. Studiò l’oggetto con cura. “Credo, credo che il danno abbia intaccato irrimediabilmente la sua magia”.

Shaoran strinse le palpebre per un attimo. Un altro dolore per il suo povero cuore.

“Beh, cinesino. Sembra proprio che il tuo giocattolino sia bello che andato!” Farfugliò il peluche giallo con la bocca ancora piena. Sakura fu tentata di afferrarlo per la gola e strozzarlo ma il silenzio del suo Piccolo Lupo la impauriva.

Il suo ragazzo teneva il capo chino. Sembrava che tutto gli scivolasse addosso.

“Io non capisco: cosa ho detto di male?” Suppy non capiva se Kero si fingeva stupido o e lo fosse davvero. “Se non è riuscito a fare un granché con le carte del Maestro, con la sua spada rotta non ci sarà molto d’aiuto con le Moon Card!” No, era decisamente stupido.

“Sta zitto, Kero. Io non ce l’avrei mai fatta senza Shaoran a catturare tutte le carte!”

“Non dire sciocchezze, Sakura! Tutti…”

Per un istante gli occhi di Yuki furono attraversati da un’onda azzurra, notando il dolore negli smeraldi della piccola Kinimoto.

“Ti consiglio di tacere, palla di pelo”. Yue.

A quelle parole la stanza sprofondò in un silenzio imbarazzato di cui il cinese si sentiva la causa.

Non volevano ferirlo ammettendo la verità eppure con le loro azioni il risultato ottenuto faceva ancora più male. I secondi diventarono ore e le ore minuti finché tutto divenne immobile.

Un rumore di chiavi. Una porta che si aprì. Una voce familiare.

“Hey, c’è nessuno?”

“TOUYA!!!”

Nakaru si fiondò sulla porta, travolgendo tutto quello che incontrava sul suo passaggio. Saltò tra le braccia del Kinomoto più anziano e lo strinse in un abbraccio stritolatore.

“AHHHH!”

“Touya, tesoro.”

“CHE CAVOLO CI FAI QUI NAKARU?”

“Non sei felice di rivedermi, Touya?”

Una serie infinita di imprecazioni si udirono avvicinarsi alla cucina mentre il giovane tentava di camminare nonostante la stretta impossibile della guardiana.

“Salve Touya-kun”. Salutarono cortesi Eriol e Suppy.

“PERCHé DIAVOLO SIETE TUTTI QUI?!”. In realtà, il cervello del ragazzo doveva ancora registrare la presenza del gruppo d’oltreoceano. Il suo pensiero fisso era: IL CINESE ERA RIMASTO A CASA SUA CON SAKURA… SOLI!

Diciamo che per una volta la presenza di Nakaru si rivelò più utile del previsto nello sventare un omicidio.

Quando Touya fu un po’ più calmo, tentarono di spiegargli la situazione. Non la prese molto bene.

Continuava a fare su e giù per il salotto; Yukito che tentava di tranquillizzarlo e la mora di baciarlo. Che pasticcio!

“Quindi fatemi capire: 1. C’è un altro pazzo in giro che ha creato delle Carte Magiche; 2. Queste carte ora sono chissà dove a fare guai; 3. Ieri sera siete stati attaccati, ve le hanno suonate di santa ragione e non avete la più pallida idea di come fermarle. Giusto?” Tuonò.

“Esattamente”. Se non si decideva a far sparire quel sorrisetto dalle sue labbra, gliele avrebbe suonate di santa ragione! Mezzo- padre o no!

“E tu come fai a restare così calmo?”

“Arrabbiarsi fa solo perdere lucidità”. Gli spiegò.

Touya si passò una mano sul viso, frustrato. Sospirò a lungo e profondamente. “Ma voi state bene?”

I ragazzi annuirono. Ma ad un fratello così protettivo, non sfuggì il rossore negli occhi della sua imouto.

“Sakura?”

“Sto bene. Ci ha pensato Shaoran a difendermi. È rimasto ferito per colpa mia”. Nuove lacrime iniziarono a rigarle il viso ma lei le asciugò subito. “Non temere, sono solo un po’ scossa”. Tentò di rassicurarlo.

Ah, già. Il cinese. Per tutto il tempo non gli aveva rivolto nemmeno un insulto. Chissà che aveva. MA CHE DIAVOLO ANDAVA A PENSARE! QUELL’IDIOTA AVEVA FATTO PIANGERE SUA SORELLA!

Sapeva che era una reazione completamente fuori luogo ma questo non lo fermò. Afferrò il ragazzo per il bavero della camicia e lo guardò negli occhi.

“Piccola pulce! Che cosa le hai fatto?” Sbraitò.

“Touya!” Sakura gli afferrò il braccio ma il fratello non mollava la presa.

“Lasciami, Touya”. Ribatté calmo. “Tu non sai cosa è successo”.

“Perché tu si? Quale uomo fa piangere una donna!”

“Ho detto di lasciarmi”

Quella sua calma lo faceva infuriare ancora di più.  “Da quanto ti ha incontrato mia sorella, non ha fatto altro che essere infelice! Piccolo e debole Gaki!”.

Sakura infelice? Quelle parole lo uccisero dentro. L’aveva resa infelice. Ma, allora, perché non ne era sorpreso? Sapeva che sarebbe successo… Era un fallito… Un fallito…

La risposta di Li gli gelò il sangue. Aveva iniziato a ridere. Una risata cupa e gelida. Eriol e Tomoyo, Nakaru e Yuki, persino le due bestie sacre ne furono stupiti.

“Hai ragione, Touya. Ha proprio ragione, Touya”. Shaoran gli afferrò i polsi e si liberò da quella presa senza alcuno sforzo. “Sono debole e non faccio altro che essere d’intralcio”.

Il ragazzo più grande rimase di stucco.

Il Piccolo Lupo non sollevò mai lo sguardo. S’inchinò in cenno di saluto e andò via senza proferire parola. Nessuno sapeva cosa dire.

“Shaoran!”

Lo aveva raggiunto appena in tempo. L’aria in strada era pesante come un macigno o, forse, quel peso era semplicemente dentro di lei. Gli afferrò il braccio per trattenerlo ma Shaoran non si voltò mai a guardarla.

“Ti prego, Shaoran. Lo so che mio fratello è un idiota ma non te ne andare!” Stava piangendo ma non le importava.

Il giovane tentò di farsi forza. Se si fosse voltato, se avesse visto quegli occhi non avrebbe mai potuto lasciarla andare.

“Lasciami, Sakura”. La sua voce era vuota.

“Ma, Shaoran…”

“Lasciami andare, per piacere. Non capisci che devo andarmene?”

“Perché fai così!” Era disperata.

“Perché tuo fratello ha ragione. Non faccio altro che renderti infelice! Sono un debole!”.

“Non è vero!” Si aggrappò alla sua schiena, tentando di fermarlo, tentando di fargli capire i suoi sentimenti. “Non è vero!” Le lacrime non volevano saperne di fermarsi.

“Io non ti merito”. Con estrema dolcezza si liberò da quell’abbraccio e si allontanò da lei senza mai voltarsi. Poteva sentire il suo cuore rompersi pezzo dopo pezzo.

Sakura cadde in ginocchio, la vista annebbiata da tutte le lacrime che le inondavano il viso. Non poteva finire così.

“SHAORAN!” Urlò ma lui era già lontano.

 

                                                       ******

Un piatto s’infranse sul pavimento lucido. Era successo qualcosa.

“Dara, che succede?” Non era da lei essere così distratta. Chris non aveva mai visto la sua amica in quello stato. Stava apparecchiando il tavolo per la loro colazione quando aveva sentito quel rumore. Che stava succedendo? C’entrava il ragazzo?

Ma la mora non rispose. Afferrò una busta con le brioche e la sua giacca scura. Aveva bisogno di lei.

Uscì dal negozio senza dire niente ma la donna bionda non si fece domande. Aveva imparato da tempo che per tutto quello che faceva, Dara aveva in mente un piano ben preciso.

                                                         ******

 

Aveva camminato a lungo, con il cuore gonfio e gli occhi che gli pungevano… senza una meta precisa, senza avere un posto dove dirigersi, semplicemente aveva continuato a camminare.

Grandi nuvole grigie si rincorrevano nel cielo e sembrava che l’inverno avesse d’improvviso ripreso il sopravvento su quel giorno di fine marzo.

Tanto meglio, quel tempo cupo rispecchiava appieno come si sentiva dentro. Il viso afflitto di Sakura era stato una pugnalata per Li… Ma non era stata la cosa peggiore.

Le parole di Touya continuavano a martellargli il cuore come un trapano. Non era stato in grado di proteggere Sakura. La sua presenza a Tomoeda era del tutto inutile. Per lei, era solo un peso. Accettare quella verità avrebbe potuto fargli trovare un po’ di serenità ma era impossibile farlo. Non poteva.

Così aveva scelto di starsene seduto lì, su una solitaria altalena nel Parco dei Pinguini. Non aveva il coraggio di tornare al suo appartamento vuoto.

L’aria sì era fatta ancora più gelida, facendolo rabbrividire nella sua leggera camicia di cotone, ma nemmeno quello era servito a scuoterlo. Rimaneva sprofondato su quello scomodo pezzo di legno, immobile.

“Non dovresti essere a scuola?” Quella voce lo sorprese. Sentì una calda giacca di pelle posarsi sulle sue spalle e si strinse in essa. Gli erano arrivati alle spalle e non se ne era nemmeno accorto.

Alzò il viso candido e si ritrovò davanti il volto allegro di Dara. Aveva fra le mani una busta piena di brioche calde.

Chinò nuovamente lo sguardo. Non aveva voglia di vedere nessuno.

“Ho capito non ti andava”. La donna si sedette sull’altalena di fianco alla sua, osservandolo attentamente, quando d’un tratto gli prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo.“Santo cielo, quanto sei pallido!”

Aveva ragione: doveva avere un aspetto orrendo quella mattina.

“Su prendi”. Gli offrì una brioche fumante. “Manda giù. Vedrai che dopo ti sentirai subito meglio”.

Scosse il capo in senso di diniego. “Non ho fame”.

“Sciocchezze!” Quasi a darle ragione, lo stomaco del ragazzo prese a brontolare. In effetti, quel cornetto aveva un’aria davvero invitante. La mora sogghignò vedendolo addentare affamato la brioche. Quel ragazzo la metteva sempre di buon umore.

In pochi minuti Li spazzolò via la sua colazione, accettando un po’ a disagio anche un bis.

“Allora? Ti senti meglio? Rimuginare a stomaco vuoto, fa passare per la mente solo brutti pensieri”. Dara iniziò a dondolarsi lenta. Stava aspettando che fosse il suo giovane amico a fare la prima mossa.

Shaoran si strinse ancora di più in quella calda giacca. Per molto tempo non disse nulla.

“Cosa c’è? Hai litigato con la tua ragazza?” Provò ad indovinare.

Il Piccolo Lupo scosse la testa.

Allora, avvertì un qualcosa di strana. Fu come se quella donna riuscisse a trapassargli l’anima solo utilizzando i suoi occhi attenti. Non aveva mai avvertito niente di simile.

“Qualcuno ti ha detto qualcosa di spiacevole?”

La postura del cinese s’irrigidì di colpo e Dara capì di aver colto nel segno.

“Vuoi parlarne? Magari potrei aiutarti”.

Il silenzio scese nuovamente tra loro. Proprio quando la padrona della libreria era sul punto di disperare, con una voce lieve e triste Shaoran iniziò il suo racconto. Non capiva bene perché, ma quella ragazza gli comunicava una piacevole sensazione, quasi simile a quella che provava stando con Sakura.

“Da quando sono tornato in Giappone”. Esordì. “Ho come l’impressione di essere, non lo so, sbagliato”.

“Sbagliato? Che vuol dire?” Smise di dondolarsi e ora lo fissava confusa.

“Sbagliato.” Gli occhi del cattura-carte si persero nel vuoto. “Come se tutti stessero cambiando, migliorando, diventando più forti mentre io resto sempre lo stesso. Li vedo allontanarsi da me, ma le loro schiene sono troppo lontane perché le possa raggiungere.”. Allungò una mano quasi a voler afferrare qualcosa d’invisibile. “Così, alla fine, rimango indietro… solo… solo e debole”.

All’improvviso, Dara scoppiò in una fragorosa risata, fecendolo rimanere di stucco… Lui era infelice e lei rideva. Ma che tipo era?!

La donna dovette capire questo suo pensiero perché subito si affrettò a chiarire. “Scusa, scusa. Non volevo offenderti. È solo che questo deve essere un complesso maschile”.

“Che cosa?” Scattò.

Lei si fece seria e pensierosa, come Shaoran non l’aveva mai vista. “La paura di essere deboli. Tu dici di esserlo ma mi chiedo se conosci davvero il significato dell’essere forti”.

“Non ti capisco”. Quelle sue parole sembravano un enigma.

“Voglio raccontarti una storia”. Non avrebbe potuto dirle di no. Poteva solo ascoltarla, quasi rapito.

“Vedi, io non ho mai conosciuto i miei genitori e per molto tempo sono stata sola. All’inizio questo mi feriva ma poi, non lo so, finii con l’accettare che per me non ci sarebbe mai stato nessuno. Anzi. Arrivai a credere che se fossi diventata forte sarei anche stata immune alla solitudine. È stupido, vero?” Dara abbozzò quasi un sorriso. “Mi allontanavo dagli altri e stavo sempre per conto mio. Consideravo l’amicizia la più grande fra le debolezze. Quindi, per me, se non ne avessi mai provato per nessuno, niente avrebbe potuto farmi del male. Me ne convinsi a tal punto da arrivare a sentirmi invincibile”. Strinse con più forza le catene che tenevano sospesa l’altalena.

“Poi un giorno accade una cosa che non avevo previsto… Senza che avessi la possibilità di dire niente al riguardo, lei decise di adottarmi. A vederla, quella donna non sembrava, come dici tu, forte ma a conoscerla meglio riusciva a trasmettere una carica che non avevo mai visto. All’inizio, pensai che se fossi riuscita a spaventarla mi avrebbe lasciata in pace ma lei non si decideva a mollare. Anzi… fui io quella a cedere. Dovetti ammettere che fosse molto più forte di quello che dava a vedere. Quando poi si ammalò, non se ne lamentò mai. Tutt’altro. Continuò a vivere la sua vita fino in fondo, non lasciando che niente la distraesse dai suoi obiettivi. Fu così che capii…”

Aveva ripreso a dondolarsi lasciandosi cullare da quei ricordi, che erano allo stesso tempo dolci e amari.

“Cosa?”

“Che la vera forza è quella che ti nasce dal cuore. Se credi davvero in qualcosa, se sei sicuro di essere nel giusto, se pensi di fare del tuo meglio, allora, niente ti sarà impossibile. Avrai trovato la chiave per compiere le imprese più grandi”.

Il giovane Li non seppe cosa rispondere a quelle parole.

Anche stavolta Dara capì. “Non devi arrovellarti il cervello subito. Se avrai pazienza, saranno le risposte che cerchi a trovarti. La verità non è mai troppo lontana”.

Si alzò e raccolse la sua busta di delizie. Si era davvero fatto tardi.

“Io ora devo andare. Ho delle cose da sbrigare in negozio. Però, se sentirai ancora bisogno di parlare con qualcuno, non farti problemi. Ti ascolterò volentieri”.

Quel suo sorriso così chiaro e coinvolgente gli rischiarò un po’ il cuore. “Grazie”.

Dara gli fece l’occhiolino. “No problem. Però ti conviene andare a casa. Sono sicura che fra poco inizierà a piovere… Anche se stanotte brillerà la luna piena…”

La luna? Che voleva dire?

Una nuova ventata di aria gelida gli fece venire la pelle d’oca. Non si era accorto di quanto le temperature fossero scese. Iniziò a togliersi la giacca ma la ragazza lo fermò con un gesto della mano. “Lascia stare. Tanto io sono arrivata. Tu, invece, ti prenderai un bel raffreddore se non stai attento”. Lo rimproverò bonariamente. “E mi raccomando. Parla con Sakura. Sono sicura che sia molto in pena per te”.

“C-come f-fai a d-dirlo?” Dannata la sua timidezza. La mora ne rise.

“Guarda che si vede lontano un miglio! Non si può dire mica che non date nell’occhio!”

Il cinese arrossì ancora di più e la donna lo trovò incredibilmente comico.

Alzatosi, Li fece un lieve inchino in cenno di saluto e Dara contraccambiò.

“Ci si vede, Shaoran”.

“Ciao, Dara”.

La salutò ancora, prima di iniziare a correre verso casa. Lei rimase a fissarlo per un po’, una tenue ombra di tristezza che le offuscava gli occhi di cielo.

“Cielo, quanto ti somiglia Ryouka. Avete addirittura gli stessi complessi”. Sbuffò prima di tornare al suo lavoro.

                                                             ******

“Amanuma”.

“Presente”.

“Arima”.

“Presente”.

“Daidoji”.

“Presente”.

La voce controllata del professore aveva preso a recitare l’appello. Come ogni mattina al suono del proprio nome, uno per volta i suoi compagni classe alzavano la mano ma quel giorno uno di loro non l’avrebbe fatto.

Sakura fissava distrattamente il banco del suo adorato Shaoran. Non era venuto a scuola. Dopo il litigio con suo fratello era fuggito via senza che avesse avuto la possibilità di parlargli e spiegarsi… Si sentiva il cuore pesante.

Il suo volto era stato così triste… Impaurito, quasi disperato, continuava a rimuginare e le faceva male non essersi accorta prima di quanto il suo ragazzo stesse soffrendo. Era stata cieca.

“Kinomoto”.

“…”

“Kinomoto”.

“Sakura”. Tomoyo le solleticò gentilmente un fianco per farla tornare in sé. Non si era accorta che il professore aveva chiamato il suo nome.

“Ah, presente!” Quasi urlò. I suoi compagni risero a vederla così imbarazzata e l’insegnante sospirò un po’ spazientito. Ma non poteva farci niente. La sua mente era mille miglia altrove.

“Li”.

Nessuna risposta.

“Li”

“…”

“Qualcuno sa cosa sia successo a Li?” Chiese il signor Uzumaki. Gli sguardi di tutti erano concentrati su Sakura che chinò il viso imbarazzato. Era un fatto eccezionale vedere la giovane Kinomoto senza il suo ragazzo e, visto che quella mattina sembrava particolarmente triste, mille ipotesi erano fatte al riguardo.

“È ammalato. Ha un brutto raffreddore”. Per fortuna Tomoyo aveva pensato a tutto. Con l’aiuto del mago inglese, era anche riuscita chiamare la scuola utilizzando la voce contraffatta del loro amico, avvisando della sua assenza in modo da non destare sospetti.

“Beh, spero che si rimetta presto. Proseguiamo: Ozora ”.

“Presente”.

“Tsukino”.

L'elenco continuò, il suo sguardo che tornava sul posto vuoto dietro al suo.

Non appena Shaoran aveva varcato la soglia di casa sua, pregandola di non seguirlo, la cattura-carte si era scagliata contro Touya. Come aveva potuto dirgli quelle cattiverie! Poteva anche tollerare la stupida gelosia di suo fratello ma questa volta aveva davvero oltrepassato il segno. Aveva ferito la persona che più amava al mondo e questo non poteva perdonarglielo.

Tomoyo aveva pressoché dovuto trascinarla con la forza in camera sua, tentando in ogni modo di staccarla da Touya prima che potesse fare qualcosa di cui si sarebbe pentita. Eriol le aveva seguite senza proferire parola.

Dal piano di sotto, aveva udito distintamente le voci di Nakaru e Yuki rimproverare aspramente suo fratello ed, ad un certo punto, le era parso di percepire persino il tono freddo e controllato di Yue.

Non sapeva per quanto tempo era rimasta sul suo letto a piangere, il suo orsetto nero stretto in un abbraccio disperato, forse si era persino addormentata sfinita ad un certo punto. Alla fine, Tomoyo l’aveva abbracciata e aveva cercato di consolarla. L’aveva aiutata a prepararsi per la scuola, rassicurandola che tutto sarebbe finito bene.

Eriol aveva annuito, convinto. Shaoran aveva solo bisogno di stare un po’ da solo. Non ce l’aveva colei. Era solamente scosso per ciò che era accaduto quella sera. Presto avrebbero fatto pace.

Quando era scesa al piano di sotto, Touya si era scusato per le sue azioni, guardato a vista da Ruby e Yue. I due dovevano sicuramente averlo minacciato per farlo apparire così abbattuto e pentito.

Sakura si era limitata ad un breve cenno prima di sparire oltre la soglia senza nemmeno salutare…

“Bene. Oggi, ho una bella notizia da darvi”. Gli studenti si guardarono curiosi. “Avete un nuovo compagno di classe. Vieni avanti”.

Dalla porta scorrevole fece capolino una familiare chioma d’ebano.

“Ho il piacere di presentarvi: Eriol Hirigagizawa.”

Yamazaki e i vecchi compagni della scuola elementare di Tomoeda furono molto felici del ritorno del loro amico. Uno scrosciante applauso investì l’aula e il mago inglese ne fu molto felice. Sorrise a tutti. Tanti piccoli sospiri furono uditi provenire al suo passaggio dalle nuove compagne di classe. Questo Hirigagizawa era proprio un bel bocconcino. Se proprio Li era off-limits, ora avevano qualcun altro su cui concentrare le loro attenzioni.

La prima ad accorgersene fu proprio Tomoyo che provò una fitta di gelosia. Non avrebbe permesso a nessuno di mettere le sue sporche zampacce su Eriol-kun.

A quel pensiero arrossì di colpo. Ma che andava a pensare? Tuttavia le parole di Nakaru l’avevano colpita… Molto a fondo…

Eriol stava ridendo alla scena di Kero che cercava di far mangiare delle fette biscottate piene di nutella a Suppy. La bestiolina nera tentava di sfuggirgli ma il peluche giallo lo aveva messo alle strette con un’ottima mossa di wrestling.

Stavano preparando la colazione a casa Kinomoto e il morale della truppa si stava progressivamente sollevando. Non si era accorta di quando ma aveva smesso di filmare Sakura per concentrare la sua attenzione sul ragazzo dai capelli corvino.

“Non vedevo ridere così Eriol-sama da molto tempo”. Nakaru le era comparsa di fianco in un batter d’occhio.

 “Cosa?”

“Già, almeno da quando Mizuki-san se ne è andata”. La ragazza dai capelli castani aveva addentato un bel biscotto alla marmellata.

“Eriol e Mizuki-sensei si sono lasciati?”Questa notizia l’aveva totalmente spiazzata, ma da qualche parte nel suo cuore provò quasi piacere a saperlo. Si rimproverò da sola. Era una persona davvero orribile.

“Hmm hmm”. Nakaru si colpì il petto tentando di non strozzarsi con il cibo.

“Povero Eriol”.

“Già. Ma Eriol non l’ha presa troppo male. Era solo una questione di tempo. Il suo cuore appartiene da molto tempo a qualcun altro. Mizuki-san lo aveva capito da tanto”.

“Qualcun altro?” Chi era questa donna senza volto che inconsciamente le aveva conficcato un pugnale nel petto?

La custode della Luna la guardò di sottecchi. Quella ragazza non poteva nasconderle niente. Era chiaro come il sole che nutriva dei sentimenti per Eriol.

“Tu non ne sai niente, vero Tomoyo-sama?”

Se non fosse stata così imbarazzata, avrebbe certamente notato lo strano appellativo con cui Nakaru l’aveva chiamata.

“Accomodati dietro a Daidoji, Eriol”.

Il ragazzo andò al suo posto regalando a Tomoyo il suo sorriso più bello.

 

                                                              ******

Enormi goccioloni avevano preso a scendere dal cielo. Si era coperto il capo con il pesante cappuccio di quella giacca un po’ troppo grande per lui ed ora non vedeva l’ora di tornare a casa. Aveva seguito il consiglio di Dara; tuttavia, il mal tempo lo aveva colto in contro piede. Che sfortuna.

Le strade di Tomoeda erano deserte. Tutti sembravano scomparsi: chi in un ufficio, che in una classe, le madri troppo affaccendate con le loro commissioni. Solo lui vagava senza uno scopo.

La misteriosa donna del sogno aveva guarito le ferite del suo corpo e parlare con la proprietaria del Midnight’s Moon aveva attenuto un po’ dei suoi dubbi, però, quello strano senso di spossatezza che lo attanagliava non si decideva a lasciarlo in pace. La sua magia era ancora troppo debole… Debole.

BAU BAU BAU

L’abbaiare di due cani lo scosse. Da un grande cancello poté vedere due grossi mastini ringhiare con furia ad un albero molto alto. Che strano. Non riusciva a vedere niente di insolito. Decise di lasciar perdere. Infondo, non erano affari che lo riguardavano. Riprese a camminare quando…

MIAO

Quel lieve miagolare  attirò la sua attenzione. Una piccola macchia bianca faceva capolino fra le pesanti foglie bagnate, cercando disperatamente di restare aggrappata al ramo malfermo. Uno dei due cani colpì furiosamente il tronco con una testata decisa, scuotendo la pianta. L’equilibrio del povero gattino si fece ancora più precario. Era spaventato a morte.

L’animale aprì i suoi strani occhi color lavanda e Shaoran se ne sentì improvvisamente attratto. Erano così familiari…

Con grande abilità, saltò sul muro che circondava il giardino di quella casa e, aggrappandosi ad un ramo più basso, riuscì a raggiungere la bestiolina traendola in salvo. Era una femminuccia.

“Hey, piccola stai bene?”

La gatta sembrò quasi rispondergli con il suo sguardo penetrante e Li provò una sorta di brivido percorrerlo tutto.

Intanto i cani continuavano a latrare con maggior furia, attirando l’attenzione del proprietario.

“Zeus, Apollo. Che succede?”

Per un istante la testa prese a girargli e Shaoran rischiò davvero di cadere di sotto. Era ancora troppo debole. S’afferrò al tronco e si preparò a scendere. Nascose il felino all’interno della sua giacca, tenendolo stretto a sé e, con due rapidi balzi, atterrò al suolo correndo verso casa.

I due cagnoloni lo fissarono cattivi, abbaiando ancora più forte mentre tentarono di afferrarlo dalle sbarre del cancello.

Li sghignazzò soddisfatto. Ce l’aveva fatta. Prese a correre sempre più in fretta, tentando di arrivare a casa il prima possibile. La pioggia stava peggiorando velocemente.

Entrò nel cancello del suo palazzo come un fulmine, fiondandosi nell’ascensore. Quando finalmente si accorse di essere arrivato, era ormai senza fiato.

Andò in bagno per asciugarsi portando la gattina con sé. Una serie di minuscole gocce segnò il suo percorso sul parqué scuro.

Il povero animale tremava infreddolito.

Si tolse i vestiti bagnati e preparò un bagno caldo. Avvolse la gattina in una pesante coperta, frizionandola con cura. Gli parve che le piacesse perché strofinò il suo musetto contro il palmo della sua mano, facendolo sorridere. Lei si accoccolò sulla coperta e socchiuse gli occhi per un istante. Poverina! Doveva essere esausta.

Pensò, allora, che la sua ospite fosse stata sistemata a dovere quindi iniziò a pensare a se stesso.

Un soffice pigiama era stato lasciato sulla vecchia cassapanca ed ora entrò nell’acqua profumata. Che bella sensazione.

La micetta strinse gli occhi il più possibile, quasi imbarazzata, aspettando con pazienza che il corpo del ragazzo fosse per bene nascosto dalla schiuma bianca. Che situazione!

Quando tutto quello che doveva restare nascosto fu celato, balzò sul bordo della vasca e osservò il giovane rilassarsi, il capo chino contro il bordo della vasca e il respiro pesante. Cercò più volte di leggergli la mente ma i suoi pensieri erano impenetrabili.

Quando il Giovane Lupo fece per sollevarsi, quella bizzarra gattina si voltò dall’altro lato per lasciargli la sua privacy. Si voltò solo quando fu certa che Li si fosse rivestito per bene.

“Che c’è?” Shaoran ora la guardava curioso. Quella gatta era davvero strana. “Hai voglia di fare un bagno anche tu?” La prese con delicatezza e la fece entrare in acqua. La lavò con cura e lei restò perfettamente immobile.

L’asciugò con attenzione e poi prese a spazzolarle con estrema gentilezza il pelo. Era davvero uno splendido esemplare. Doveva essere ancora un cucciolo, era così piccola dopotutto, ma sicuramente di qualche razza esotica sconosciuta in Giappone. Il colore di quegli occhi era unico.

La gatta lo fissava con le sue grandi iridi lavanda, tentando di carpirne i pensieri. Aveva rischiato di ferirsi per salvare un semplice gatto. Era davvero un ragazzo, non solo dai grandi poteri, ma dal cuore buono.

Li, senza accorgersene, aveva preso a canticchiare. Era piacevole avere compagnia. Prendersi cura di qualcuno che non ti avrebbe giudicato, rimproverato. Lo faceva stare bene.

“Su, principessa. Vediamo cosa posso darti da mangiare. Devi essere affamata”.

Per qualche ora riuscì a dimenticarsi dei suoi problemi, ritrovando un po’ di serenità.

Diamond Sun gli fece le fusa. In effetti, un po’ di latte non le sarebbe dispiaciuto…

 

                                                                 ******

Il sole stava tramontando. Le nuvole si erano diradate ed ora di loro non ve ne rimaneva alcuna traccia. Le attività pomeridiane erano terminate e i nostri amici si erano ritrovati sul tetto della scuola a parlare.

La tristezza di Sakura non aveva trovato alcun sollievo nell’arco di quella giornata. Aveva evitato tutti, preferendo trascorrere anche la più piccola pausa in classe. Non l’avevano mai vista così.

Aveva provato a chiamarlo tutto il giorno ma il telefono di Shaoran era staccato. C’era solo un’atona segreteria.

La disperazione si stava facendo strada in lei, lenta come un veleno di cui non poteva liberarsi. Se ne stava seduta su un vecchio banco, nuove lacrime che le rigavano il viso.

“Su, non fare così”. Eriol le porse un fazzoletto per asciugare quelle stille salate. Gli faceva male vedere la sua quasi figlia in quelle condizioni. Se avesse potuto avrebbe torto il collo del suo giovane discendente con le proprie mani.

Ma, infondo, questo non sarebbe servito a niente. Aveva la certezza che Li-kun doveva essere in quelle stesse condizioni, se non peggio. Quei due avevano la straordinaria tendenza a farsi male da soli, rifiutando di coinvolgere l’altro nelle proprie paure. Preferivano affrontare il dolore in silenzio piuttosto che parlarne con la persona che amavano e i problemi finivano con l’ammontare fino al punto di travolgerli. Che guaio!

“Se vuoi possiamo passare a casa di Li per vedere come sta”. Tomoyo non sapeva più cosa fare. Guardò Eriol persa. Avrebbe fatto di tutto pur di vedere Sakura smettere di piangere.

D’improvviso una sensazione familiare attraversò i due maghi. Dannazione!

“Che succede?” La giovane Daidoji ora era davvero spaventata.

“Una Moon Card”. Hirigagizawa le rispose duro. Quello non era proprio il momento adatto. Sakura non era in grado di affrontarla e di Li non c’era traccia.

“È nel bosco. Dobbiamo andare”. Sakura si era alzata in piedi e si era asciugata le lacrime. Il tempo delle lacrime era finito.

“Sakura!”

“Sakura!”

“Sto bene. Piangere non serve a niente, no?” Sorrise forzatamente. “Shaoran me lo dice sempre. I miei sentimenti ora non sono importanti. Bisogna fermare la carta!”

“Ma Sakura…”

La piccola Kinomoto prese il suo cellulare e digitò un numero preciso.

“Kero, abbiamo un problema…”

          

                                                              ******

Se ne stava sdraiato sul divano, le gambe penzoloni e il viso coperto da un braccio. Le ore di quel pomeriggio erano trascorse lente, infinite.

Il litigio di quella mattina continuava a ripetersi nella sua mente senza sosta. Aveva esagerato. Era stato orribile… Orribile ed imperdonabile…

La sua segreteria aveva suonato molte volte in quel pomeriggio ma non aveva mai risposto. Sapeva che era lei. Che cosa avrebbe dovuto dirle? “Ciao, Sakura mi dispiace di essere stato un idiota insensibile e geloso. Spero che facciamo pace?”

Infondo, era questo il problema… Da qualche parte nei meandri più nascosti del suo cuore, era proprio geloso. Invidioso dei progressi di Sakura, del suo coraggio, del suo carattere solare… tutte cose che lui non avrebbe mai raggiunto. E faceva male ammetterlo. Molto male… Come si fa ad essere geloso della persona che si ama? Era un traditore della peggior specie.

Così la rabbia e la frustrazione erano continuate a crescere in lui anche se aveva tentato di soffocarle. Ora c’era solo tanta tristezza che non riusciva più a mascherare.

La sua Okaa-san era preoccupata. Gli Anziani del Clan erano convinti che lo stare così a contatto con la nuova Padrona delle Carte lo avrebbe in qualche modo indebolito, spingendolo a trascurare i suoi allenamenti e i suoi doveri verso la famiglia.

Avevano addirittura minacciato di richiamarlo in patria se sua madre non fosse intervenuta. Però, anche la donna aveva avuto delle sue riserve sulla sua situazione. Non si può nascondere la propria infelicità alla donna che ti ha generato. Gli aveva più volte consigliato di affrontare l’argomento con la sua Sakura. Un amore come il loro non sarebbe certo venuto meno alla prima difficoltà. Ma, se voleva che le cose migliorassero, se voleva mantenere i suoi sentimenti puri, doveva essere sincero… Con lei e con se stesso.

Il sole era tramontato da un pezzo e la luna splendente stava lentamente salendo in cielo.

Il firmamento era ancora una volta tornato terso.

MIAO

Una piccola lingua ruvida gli leccò il dorso della mano. Spalancò i suoi tristi occhi dorati su quella strana gattina e le sorrise mesta.

“Sto bene, principessa. Sono solo un po’ triste”.

Un musettino curioso si piegò di lato, incerto. Non era vero che stava bene.

“Stavolta ho combinato proprio un bel casino. Non ho proprio idea di come Sakura potrà perdonarmi”.

Il felino strusciò il suo visetto candido sotto la gola del ragazzo, cercando di consolarlo. Niente era perduto. Era una sensazione piacevole quando il suo sangue fu attraversato da mille scosse elettriche. Non c’erano dubbi… Era una Moon Card.

Scattò in piedi e corse al balcone: un lieve bagliore era visibile dai boschi che circondavano la città. Un nuovo attacco di FIRE.

Stava per correre verso la porta, pronto per raggiungere i suoi amici, ma le gambe non vollero collaborare. Un’espressione di sofferenza gli attraversò il viso triste. Si lasciò cadere in ginocchio contro il muro del balcone e voltò le sue spalle alla luna. A che sarebbe servito? Le sarebbe stato solo d’intralcio.

MIAO

Diamond Sun avvertì nell’aria la calda fragranza di stille salate. Forse Shaoran non se ne era nemmeno accorto ma piccole lacrime si rincorrevano sulle sue guance pallide.

Era ora che lasciasse trasparire i suoi sentimenti. Finché il suo cuore fosse stato legato dalle catene della menzogna, non avrebbe mai potuto scoprire cosa si nascondesse in lui.

MIAO

La gattina gli si avvicinò cauta, strusciandosi contro le sue gambe, cercando di fargli capire che gli era vicina.

“Che cosa devo fare?” Singhiozzò il giovane. “Io la amo così tanto ma come può voler stare con uno come me?”.

Pianse ancora e ancora, pianse come non faceva da molto tempo. Sfogò tutto il suo dolore con quelle lacrime. Il dolore di non essere abbastanza, di essere abbandonato. Quello stupido singolo dubbio che forse sarebbe rimasto per sempre nella sua mente.

Perché l’amore doveva fare così male?

Piangi Shaoran. Pensò la gatta. Sfogati. Molte prove di aspettano.  E avrai bisogno di tutto il tuo coraggio per affrontarle. Ma non temere: se resterai vero al tuo cuore, andrà a finire tutto bene…                           

 

                                                               ******

 

Nemmeno la sua magia combinata con quella di Eriol era riuscita a frenare THE FIRE. I suoi amici giacevano al suolo sconfitti, e lei presto li avrebbe raggiunti. L’aver usato tutte quelle carte magiche l’aveva stravolta.

S’era inginocchiata al suolo ed ora aspettava il colpo di grazia. Non riusciva a respirare bene e sentiva lo scettro pesare come un macigno.

“SAKURA!!!” Cerberos tentò di alzarsi ma le zampe gli cedettero di colpo. Non avevano più forza magica. Era la fine.

Dov’è il ragazzo? La voce della Moon Card la raggiunse ancora una volta. Non voglio farti del male. Voglio soltanto che porti a me quel ragazzo.

Sakura scosse la testa mentre calde lacrime iniziavano a rigarle il viso.

Come vuoi.

Il leone si preparò al suo ultimo attacco, caricando la sua onda di fuoco. Una gigantesca sfera rossa comparve tra le sue fauci, pronta a colpire.

“SAKURAAA!!!”

Era arrivata la fine. Il colpo, scagliato ad una velocità pazzesca, creò una gigantesca voragine nel punto in cui la giovane giaceva inerte. Oramai del bosco di Tomoeda restava ben poco.

“NOOO!!!”

Tomoyo si accasciò tra le braccia di Eriol che non riuscì  trattenere le lacrime. Non avrebbero più rivisto la loro preziosa amica. Cerberos lanciò un urlo straziante mentre anche l’impassibile Yue sentì forse per la prima volta il volto essere bagnato da qualcosa di caldo e amaro. Eppure…

“Guardate!” La voce di Ruby li scosse dal loro dolore. Lì in alto, sostenuti dal vento magico di un talismano, Sakura era tra le braccia di Shaoran che all’ultimo istante era riuscito a trarla in salvo. Era stato un miracolo. Nessuno riusciva a crederci.

I due ragazzi discesero con grazia al suolo. Li posò il suo fiore a terra e le sorrise, asciugando con dita calde e gentili un rivolo di sangue che le deturpava la sua guancia perfetta.

“Tutto bene, piccola mia?” La cattura-carte si tuffò nuovamente tra le sue braccia, stringendolo forte quasi a non volerlo lasciare andare. Annuì impercettibilmente. Le lacrime non volevano smettere di scorrere anche se si era ripetuta mille e mille volte di essere forte.

“Shh. Ora ci sono io qui ad aiutarti”.

“No!” S’allontanò da lui. “No, Shaoran. È troppo forte. Nemmeno io ed Eriol siamo riusciti a fermarlo. Non voglio perderti! Non potrei sopportarlo”.

Il giovane baciò con riverenza quelle stille salate. “Io non posso non fare niente, mia Ying Fa”. Si voltò verso la Moon Card, pronto a sfidarla. Nemmeno lui sapeva per quanto tempo era rimasto lì a piangere, sul balcone deserto del suo appartamento ma, una volta che le lacrime erano cessate, si era sentito meglio… Liberato. Sapeva cosa doveva fare: sarebbe rimasto al fianco del suo amore fino alla fine, nonostante la paura e le incertezze che gli attanagliavano il cuore.

Hai del fegato, ragazzo. Credi di essere forte abbastanza?

Che la carta parlasse non parve sorprenderlo. Le Moon Cards erano davvero un’opera straordinaria. Lasciò la mano di Sakura e si preparò alla sua battaglia più dura.

Un’altra espressione adornava il suo viso e non era di certo timore. Era un’espressione che Sakura non aveva visto da molto tempo… pace. Shaoran era in pace con se stesso. È vero, non tutti i suoi dubbi erano stati acquietati, ma una cosa l’aveva capita. Una cosa di fondamentale importanza.

“Non si tratta di essere forte”. Avanzò verso la carta, deciso. “Ma solo di fare del proprio meglio”. Il leone estrasse i suoi artigli ma la determinazione del ragazzo non cedette.

CRAK CRAK

Senza che il cinese se ne accorgesse, le crepe sul talismano che portava al collo presero a farsi più profonde. Stava per accadere qualcosa che nessuno di loro aveva previsto.

“Forse, anzi sicuramente la mia magia non sarà abbastanza”. Continuò.

CRAK CRAK

Ad ogni parola una nuova fenditura.

“Però di una cosa sono certo…”

CRAK CRAK

“Se farò del mio meglio…”

CRAK CRAK

“Non avrò rimpianti…”

CRAK

Un accecante bagliore verde lo avvolse. Una luce straordinaria. Il suo vecchio talismano si sollevò sulla sua testa sotto gli sguardi attoniti di tutti, distruggendosi completamente. Eppure, qualcosa iniziò a nascere dalle sue ceneri. Come una fenice, un nuovo pendente prese a formarsi, adornato da uno stupendo smeraldo verde.

Era un qualcosa a metà fra una chiave ed una spilla che la magia amalgamava e modellava per propria volontà.

Il nuovo talismano scintillò ai pallidi riflessi lunari e andò a posarsi fra le mani del Piccolo Lupo. Cosa stava succedendo?

Nessuno riusciva a spiegarsi quello strano fenomeno e, come a voler dissipare tutti i loro dubbi, una piccola voce li raggiunse.

“Quella è la Chiave del Sigillo delle Moon Card!” Da un altissimo albero, quasi del tutto privo della sua chioma, discese uno strano felino.

Esso prese ad avanzare verso la carta ed il ragazzo che lo guardavano stupiti.  La stessa luce che aveva circondato prima la chiave, ora avvolse il nuovo venuto, trasformandone in parte l’aspetto. Delle piccole alucce spuntarono sul suo dorso così come una gemma verde fra i suoi peculiari occhi lavanda. Quegli occhi…

“Tu sei la gattina che ho salvato da quei cani!” Li aveva riconosciuto subito quell’animale che lo guardava gentile.

“Sì. Il mio nome è Diamond Sun. Sono felice di poter finalmente parlare con te, Shaoran-sama”. Gli fece un lieve inchino in cenno di saluto.

“Che vuol dire: la chiave del sigillo!” Cerberos non voleva crederci. Come poteva quello sciocco ragazzino essere il padrone della Moon Cards! La sua forza magica non era nemmeno paragonabile a quella di Sakura! Era impossibile.

Yue, invece, non era del medesimo parere. Per lui, tutto quello che stava accadendo aveva un senso. Ricordava del giorno della festa al liceo di Yuki. Ricordava di quando quel ragazzo era riuscito solo con le sue forze a superare la magia di ben due Sakura Cards. Quali poteri nascondeva?

Eriol sorrise compiaciuto: il suo giovane discendente era davvero pieno di sorprese.

“Shaoran-sama è il candidato scelto per catturare tutte le Moon Cards, essendo stato l’unico in grado di aprire il sigillo del libro in cui erano rinchiuse. È stata la stessa Ryouka-sama a designarlo come suo successore. Infatti, la chiave magica non gli sarebbe apparsa se fosse stato altrimenti!” Concluse la gattina.

Shaoran era attonito: non stava succedendo a lui… Non stava succedendo a lui… Doveva essere solo un’allucinazione… Solo questa…

Diamond Sun! Ruggì il leone. Come puoi credere che questo insulso moccioso possa essere il nostro nuovo padrone!

“Finalmente, qualcuno che l’ha capito!” Una vocetta sarcastica.

“KERO!”

Io non lo accetto! Nessuno potrà costringermi! Io non ho bisogno di un nuovo padrone!

“Questo era il desiderio di Ryouka!” La carta non voleva proprio ascoltarla.

Sta zitta! STA ZITTA!!!

Nuove palle di fuoco furono sparate contro di loro. Ma erano diverse dalle prime: ora erano imprecise, accecate dalla furia di chi le scagliava e, per questo, di gran lunga più pericolose.

La guardiana del Sole riuscì ad evitarle a fatica mentre Li, facendo scudo di Sakura con il proprio corpo, si gettò di lato, cadendo rovinosamente al suolo.

THE FIRE aveva completamente perso il controllo. Non riusciva più a fermarsi.

“Che cosa devo fare?!” Le fiamme ora li avevano completamente circondati in un anello incandescente, precludendo ai due giovani e alla gatta bianca qualsiasi via di fuga. Il calore era insopportabile.

“Prendi la chiave e ripeti: Chiave del sigillo, rivelati nella tua vera forma. Sciogli il sigillo della luna e aiutami e sconfiggere le Tenebre. Rescissione del sigillo. REALISE. Fa presto!”

Shaoran fissò quella chiave che stringeva tra le mani, ancora sconvolto per ciò che gli era accaduto e deglutì, il suo stomaco attanagliato dalla paura. E se non avesse funzionato?

“Andrà tutto bene”. Sakura gli posò un lieve bacio sulle labbra, solo una lieve carezza. Arrossirono vistosamente per quel gesto spontaneo ma non avevano bisogno di dire altro. Quel bacio aveva parlato per loro. Si strinse nel suo abbraccio cercando di trasmettergli le poche energie che le erano rimaste.“Sono sicura che ce la farai. Ho fiducia in te”.

Si perse in quegli smeraldi pieni di fiducia e amore, sentendo una nuova forza nascere in lui. Doveva farlo per lei. Solo per lei.

                                                       ******

 

Dara non si era persa un solo istante di quello scontro. Stava per accadere... Ne era certa. Era felice che Shaoran si fosse ripreso ma ora veniva la parte più dura. Doveva farcela assolutamente.

                                                        ******

 

Chiuse gli occhi per un istante e respirò a fondo. Quando li riaprì essi brillavano di un verde elettrico.

Chiave del sigillo, rivelati nella tua vera forma. Sciogli il sigillo della luna e aiutami e sconfiggere le Tenebre. Rescissione del sigillo. REALISE”.

In risposta al comando del suo nuovo padrone, la Chiave del Sigillo liberò tutta la sua potenza, accecandoli con la sua luce splendente e tramutandosi in una bellissima spada katana

L’arma discese tra le mani del giovane, che la riconobbero subito quasi essa fosse stata costruita apposta per loro. Le sue iridi tornarono scure ma l’energia che si era risvegliata in lui, aveva già iniziato a scorrere nelle sue vene come un fiume in piena.

“La spada del mio sogno…” Sussurrò.

GROARR…

Una nuova sfera di fuoco fu scagliata contro di lui. Li sollevò subito la katana in un istintivo gesto difensivo e la spada assorbì l’energia della carta senza alcuno sforzo.

“Straordinario…”

Fatti avanti, ragazzo. Dimostrami di cosa sei capace.

Il leone avanzò verso di lui, liberandolo dalla prigione infuocata che lo circondava. Il cinese accettò la sfida ma, non appena fece un passo verso la Moon Card, il cerchio di fuoco tornò a chiudersi intorno a Sakura e a Diamond Sun.

“Sakura!”

“Io sto bene”. Le fiamme che la circondavano stavano lentamente consumando tutto l’ossigeno. “Non ti preoccupare per me. Pensa solo a fermare THE FIRE!” Urlò. Cadde in ginocchio al suolo ma il suo sguardo, determinato, non abbandonò mai il suo unico amore.

“Ascoltami Shaoran-sama. Con la Chiave potrai usare i tuoi talismani. Avrai bisogno di indebolire THE FIRE il più possibile per catturarlo!”

Il giovane annuì preparandosi a fronteggiare il suo avversario.

“Tu credi che possa farcela, Eriol?” Spinel-Sun, con le ali completamente inutilizzabili si era trascinato vicino al suo padrone. Anche Ruby era ferita così come Cerberus e Yue e, nessuno di loro, avrebbe potuto aiutare il giovane Li in quelle condizioni. Era la loro unica speranza.

Eriol spostò il suo sguardo su i suoi amici e su Tomoyo, che non si era mai sciolta dal suo abbraccio.

“Se crederà in se stesso”. Un mare di blu si perse in uno d’ebano. “Non c’è niente che Li non possa fare”.

Pronto, ragazzo?

Il leone preparò il suo colpo migliore. La luna piena stava inesorabilmente calando e i suoi poteri ne avrebbero seguito il corso. Li aveva usati senza riguardo, perdendosi in sciocchi sentimenti d’ira, e ora ne pagava lo scotto.

La palla di fuoco iniziò a caricare il suo potere distruttivo, ingigantendosi sempre più. L’aria intorno a loro era arida e saette d’energia  si scagliavano al suolo come lampi di rosso. La battaglia finale aveva avuto inizio.

GROARRR…

“Fulmine! Guida la mia spada!”

Rosso e oro si fusero insieme in una danza mortale mentre un polverone di terra e cenere li circondò, accecandoli. Nessuno dei due indietreggiava, nessuno dei due era pronto a cedere. Spinti solo dalla loro forza di volontà diedero fondo a tutte le loro energie, aumentando fino al punto massimo la magia dei loro colpi.

“SHAORAN!” La padrona della Clow Card tentò di avvicinarsi alla barriera che la teneva prigioniera ma fu subito fermata da Diamond Sun.

“Lascia che Shaoran compia il suo destino. Non distrarlo”.

La lavanda incontro lo smeraldo e la giovane ritrasse subito la sua mano.

BOOMM…

Fuoco ed elettricità esplosero in un boato senza precedenti, scagliando con una forza incredibile i due contendenti contro due alberi sopravvissuti. Il colpo era stato molto doloroso.

Una fitta acuta gli trapassò una spalla. Doveva essersela slogata. Dannazione! Il braccio sinistro giaceva penzoloni al suo fianco, completamente inutilizzabile.

Quando la fuliggine si dissolse riuscì a vedere il suo avversario alzarsi a fatica, rantolando. Anche la carta stava esaurendo velocemente le forze che gli erano rimaste. Ma era sicuro che non avrebbe mollato.

THE FIRE non aveva più energia per un altro attacco quindi decise di farla finita. Con un ultimo ruggito di sfida sfoderò le sue possenti zanne e si scagliò contro il cinese.

Non riusciva a tenere sollevata la spada quindi le sue difese erano completamente nulle. Doveva giocare d’astuzia.

ROARRR…

Il leone gli fu addosso in un batter d’occhio, spingendolo contro un albero e bloccandogli le braccia in un qualsiasi tentativo di difesa. Era la fine. Non avrebbe più potuto reagire. Ma Shaoran sorrideva.

Lasciò cadere la sua spada al suolo e con la forza della disperazione aggrappò la mano che gli restava al manto del felino, ignorando fiamme e dolore. Nuovamente le sue iridi dorate brillarono di smeraldo… Il potere della Luna…

“ACQUA!!!” Lo spirito dell’acqua uscì dal suo talismano e circondò l’animale completamente. Formando una sorta di bolla, l’acqua spense le fiamme della criniera della carta, lasciandolo cadere al suolo del tutto inerme.

Hai vinto, ragazzo. Fa quello che devi fare…

Le fiamme che circondavano i suoi amici si dissolsero, liberandoli. Cerberos e Yue si avvicinarono alla Moon Card pronti a finirla e questa chinò lo sguardo in cenno di resa. Era pronta ad accettare il suo destino.

“Fermi!” Shaoran raccolse la sua katana e si avvicinò ad al suo nemico sconfitto. Una strana sensazione lo stava pervadendo… Una sensazione che conosceva molto bene. Lentamente, ma sempre con maggior forza, i sentimenti della carta lo raggiunsero, sommergendolo completamente. Poteva comprenderli meglio di chiunque altro e in quel momento si accorse di non essere molto diverso dal leone. Entrambi ne erano vittime.

Su avanti. Che cosa aspetti, catturami!

Solitudine… Ecco che cosa emanava quella carta, una solitudine così profonda e disarmante che gli faceva male al cuore. La stessa solitudine che lo costringeva a restare sveglio la sera mentre la mente vagava fra mille e mille pensieri bui.

“No…” Scosse a testa. Non era questo il modo. Non era questa la chiave per avvicinarsi al cuore di FIRE. Pensando a questo, le parole di Dara gli tornarono in mente come un fulmine. Credevo che se fossi diventata forte sarei anche stata immune alla solitudine. Ora aveva capito cosa quella donna gli aveva voluto dire.

“Ma ti ha dato di volta il cervello, ragazzino!” Cerberos era furibondo ma il cinese lo ignorò. Non aveva tempo per quelle sciocchezze. Ora sapeva cosa doveva fare. Lo aveva sempre saputo.

S’inchinò vicino alla carta e con estrema lentezza gli carezzò il muso. Non aveva paura. Stranamente THE FIRE lo lasciò fare.

“Io lo so che cosa vuol dire essere soli. Quando ti senti inutile e impotente e ti sembra di essere invisibile a tutto il mondo. Io lo so come ci si sente”.

Eriol, Sakura, Tomoyo e i guardiani lo osservavano attenti, percependo qualcosa quasi di sacro in quel momento.

Vederlo parlare delle sue emozioni, lui che non le mostrava mai a nessuno, riempì il cuore della cattura-carte di tristezza. Per la prima volta, in tutti quegli anni, si accorse di essere stata egoista con Shaoran. Di aver pensato solo alla sua felicità, restando cieca alla sofferenza che il suo amore provava dentro.

Era così sincero, THE FIRE lo sentiva. Quel guerriero così forte ora aveva sul suo viso l’espressione di un bambino innocente. Somigliava a Ryouka così tanto… La stessa forza d’animo, lo stesso coraggio… Lo stesso cuore buono. Aveva tentato di distruggerlo eppure quel ragazzino non aveva intenzione di catturarlo contro la sua volontà. Che strano tipo. C’era quasi da ridere.

“Non so davvero cosa stia succedendo”. Continuò Li piano, quasi con il timore di poter rovinare quella sensazione di pace. “Diamond Sun dice che sono stato scelto da Ryouka per essere il tuo padrone eppure nemmeno io riesco a crederci. Non potrò mai essere come lei. Ho così tanti limiti” Rise di se stesso. “E sono pieni di difetti”.

“Per una volta sono d’accordo con te!”

“Kero!” Sakura, che aveva raggiunto il suo guardiano, gli mollò un bello scapaccione sulla testa.

Shaoran sorrise lievemente, senza perdere il filo dei suoi pensieri. “Sono testardo, taciturno e affetto da un caso di timidezza cronica”. Risata generale. Com’era il detto? Viva la sincerità. E ce ne voleva tanta per una persona orgogliosa come l’Erede dei Li per ammettere tutte le sue piccole pecche. “Però vorrei davvero che provassimo ad essere amici. La tua forza è straordinaria e sei stato un avversario valoroso… Molto valoroso”. Carta e giovane si fissarono a lungo. “Non dobbiamo più sentirci soli, se vuoi”.

THE FIRE arricciò il muso in un’espressione di contentezza e soddisfazione, ora aveva trovato la risposta che cercava. Ryouka aveva scelto la persona giusta.

Come desideri… Padrone…

“Cosa?” La risposta della carta lo sorprese.

Moon Card ascolta la mia preghiera e rivelami il tuo nuovo padrone. Con forza e volontà, luce e oscurità, trasmettigli i tuoi poteri!” Recitò la gattina mentre due luci brillanti avvolsero la bestia e il ragazzo.

La forme del felino si fusero in una sfera d’energia che entrò nel petto di Shaoran.

Fidati di me…

Una sensazione di fuoco liquido si diffuse in lui, trasmettendosi ad ogni fibra del suo essere. Era un qualcosa di meraviglioso. Ancora una volta i suoi occhi risplendettero di verde, intanto che quella luce che lo circondava diventava sempre più forte. I ragazzi tentarono di farsi scudo con le braccia ma quella luce non si decideva a scemare, anzi… Diventò sempre più forte fino a salire su verso il cielo, verso la luna.

Quando si dissolse, Li si accorse di stringere tra le mani la Moon Card. La sua Moon Card.

Così simile ad una Clow Card, fatta eccezione per il diverso simbolo magico sul suo dorso, eppure così diversa.

“THE FIRE”. Sussurrò. Emanava ancora un tenue calore molto piacevole. Anche se imprigionato, il leone non aveva perso nulla della sua forza.

“Lo sapevo, lo sapevo! Ero certa che fossi tu il nuovo padrone!” Diamond, estasiata,  andò a posarsi sulla sua spalla. Ce l’aveva fatta! Quel ragazzo era il degno successore della sua maestra. Anziché costringere la carta ad arrendersi contro la sua volontà aveva fatto appello al suo cuore. Era la persona giusta.

“Shaoran!” Sakura si precipitò tra le sue braccia, stringendolo forte. Gli prese le mani e iniziò a farlo girare in tondo, felicissima. Shaoran era stato magnifico. Li aveva salvati e aveva dimostrato tutto il suo valore. Era una persona unica. “Sei stato straordinario! Sapevo che potevi riuscirci. Ne ero sicura. Visto che non sei debole?” Affondò il viso contro la sua spalla, facendo arrossire il povero ragazzo a tal punto dall’essere vicina a spedirlo sull’orlo di un collasso. “Questa volta sarò io ad aiutarti! Come facevi tu ai vecchi tempi!” Lo abbracciò di nuovo mentre lui sembrava ancora non essersi reso conto di ciò che era appena successo.

“Sakura ha ragione, mio giovane discendente. Sei stato eccezionale”. Anche gli altri li avevano raggiunti e guardavano allegri la scena dei due innamorati che festeggiavano la vittoria.

“Che bello!” Tomoyo risplendeva di una luce particolare. Una nuova idea bizzarra si stava lentamente facendo strada nei suoi pensieri. Sì, poteva funzionare. Sarebbe stato super. “Altre avventure per i nostri cattura-carte”. Posò il suo sguardo ricco di aspettative sul ragazzo cinese.

“No”. Fu la sua secca risposta. Shaoran aveva capito cosa stava per chiedergli e non aveva la minima intenzione di acconsentire.

“Ma Li…” Iniziò a supplicare la mora ma il Giovane Lupo pareva irremovibile.

“No” Grugnì. “Non diventerò un modello per la tua nuova collezione. Ti basta Sakura per questo”. Strinse un pugno convinto.

“Ma… ma…” Balbettò lei. Come poteva essere così cattivo! Già si immaginava i bellissimi completi che avrebbe potuto realizzare coordinati a quelli di Sakura. Sarebbero stati una coppia fenomenale.

“Perché non provi con Eriol? Non credo che a lui dispiacerebbe”. L’osservazione colpì in pieno perché l’inglesino trovò le sue scarpe improvvisamente interessanti. Ruby e Suppy sghignazzarono divertiti.

Shaoran aveva proprio colpito nel centro. Aveva visto come quel rompiscatole aveva stretto Tomoyo fra le braccia e aveva anche intuito cosa stesse nascondendo la mezza-reincarnazione di Clow. Ohh, si sarebbe divertito… Come si sarebbe divertito…

La mora si voltò verso Hirigagizawa. “Tu lo farai, vero… Eriol-Kun?” Chiese speranzosa.

Eriol rischiò il soffocamento. Come poteva dire di no se glielo chiedeva così? Annuì, impossibilitato a fare altro, ma lanciò al suo discendente un pensiero preciso attraverso il suo sguardo magnetico. Questa me la paghi…

A quell’espressione sofferente, una risatina soddisfatta illuminò il volto di Li. Uno a zero per Shaoran. Era finalmente giunto il momento di pareggiare i conti.

“Io direi che abbiamo un problema molto più serio da risolvere”. La voce fredda di Yue li riportò alla realtà. “Questo posto è un disastro”. In effetti, tutta l’area intorno a loro era completamente distrutta ed i ragazzi troppo stanchi per utilizzare la loro magia.

“Col cavolo!” Kero-chan era ancora tutto scombussolato. Prima la batosta ricevuta da quella dannata carta, poi il cinesino che li surclassava tutti. Era stata una vergogna! Il suo orgoglio era praticamente ridotto ad un budino. “Il cinesino padrone delle Moon Cards? Ma chi è quella pazza che l’ha deciso…”

In un attimo un gancio destro lo colpì in pieno musetto mandandolo a sbattere contro una roccia poco distante. Due occhietti violacei lo fulminarono all’istante.

“Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere. SONO STATA CHIARA?!” Diamond Sun, che fluttuava dinanzi a lui, aveva gli occhi stretti in due fessure sottili. “Non provare mai più ad offendere la mia maestra o Shaoran-sama altrimenti ne pagherai le conseguenze”. Sibilò. Il peluche giallo annuì piano piano.

“NON HO CAPITO BENE!” Scandì la gatta bianca.

“Sì, signora”. Deglutì tremolante. Quella guardiana era spaventosa. Aveva lo stesso orribile carattere del cinesino. Non c’era da scherzare con un tipo del genere.

Gli altri risero mentre, sbuffante, la gatta tornò a poggiarsi  sulla spalla del suo padrone, ancora in preda all’ira. Come si azzardava quella specie di gattone mal riuscito… BRR, che nervi! “Stupido peluche”. Borbottò.

“Sai, Diamond”. Shaoran, invece, si sentiva pieno d’ammirazione per la sua nuova custode. Aveva proprio una bella indole battagliera. “Sono sicuro che andremo molto d’accordo”. Alla faccia tua, peluche!

La gattina annuì, ora più tranquilla. “Puoi chiamarmi Dia, Shaoran-sama”.

“E tu, Shaoran”.

Sakura osservava il piccolo felino piena di tenerezza. Era proprio un amore: così educata e tranquilla. “Sei proprio carina, Dia”. Le sue guance si trasformarono in due ciliegie mentre le accarezzava le orecchie candide.

“Grazie”. Arrossì la custode, imbarazzata, nascondendo il visetto contro il colletto della camicia dell’erede del Clan Li.

“Il problema, però, resta”. Continuò il cinesino. Avevano proprio una bella gatta da pelare. E non aveva proprio idea su come risolvere il problema. A quella osservazione, una tenue fiamma circondò la carta ed il leone ne uscì, totalmente rigenerato.

Posso aiutarti io, padrone.

Si alzò in volo, iniziando a girare intorno all’area distrutta. Piccole scintille dorate iniziarono a scendere dal cielo, andandosi a posare su ciò che restava del bosco. Era sorprendente. Tutto, tutto, dalle piante alle rocce, persino le loro ferite, prese a risanarsi e in pochi secondi fu come se la loro battaglia non fosse mai avvenuta.

THE FIRE scese nuovamente al suolo e si avvicinò a Shaoran. Va bene così?

“Grazie, FIRE”. Il felino strofinò il suo muso contento contro il dorso della mano del suo nuovo padrone e Shaoran fu felice di accarezzarlo come gesto di gratitudine. Percepiva la felicità del suo nuovo amico e questo riempiva il suo cuore di gioia.

“È stupefacente!”. Si guardarono intorno. Il potere della Moon Card era davvero eccezionale. Anche il più singolo graffio era sparito. E i loro vestiti completamente ricostruiti.

“Le Moon Cards possono annullare tutto ciò che hanno creato con il loro potere”. Alla loro sorpresa, Dia si fece avanti. “E questo vale anche per le vostre ferite”.

Soddisfatto, il leone tornò nella carta. Li non si era mai sentito così orgoglioso.

“Bene”. Eriol si sfregò le mani. Se pensava di averlo messo con le spalle al muro, il suo giovane discendente si sbagliava di grosso.“Perché non venite a casa mia? Abbiamo tutti bisogni di riposare. Che ne dite di una bella torta?”

Ruby e Kero ne furono entusiasti, Yue e Suppy un po’ meno.

Un pensiero balenò nella testa di Tomoyo. “A proposito, Eriol. Volevo chiedertelo prima, ma me ne sono dimenticata. La vecchia casa di Clow è stata demolita, quindi ora dove andrai ad abitare?”

La mezza reincarnazione sorrise compiaciuto, fissando negli occhi il suo lontano parente. Poteva sentire un rullo di tamburi crescente preparare lo sgancio della sua notizia, un fulmine a ciel sereno per il ragazzo dagli occhi dorati.

A quell’espressione, un brivido percorse la schiena di Li.

“No…” Non poteva essere, era ingiusto…

“Ho acquistato l’appartamento di fianco a quello di Shaoran. Non ne sei felice, Li-Kun? Da oggi in poi saremo, non solo compagni di classe, ma addirittura vicini di casa…” Disse Eriol in una voce sottile e molto, anche troppo, gentile.

Il viso di Shaoran si fece rosso come un pomodoro mentre una piccola vena iniziò a gonfiarsi sulla sua fronte. Poteva sentire le lacrime voler inondare il suo viso. Come diavolo avrebbe fatto a sopportarlo?Avrebbe preferito affrontare mille Moon Cards ma non quello. Non 24 ore su 24 al costante fianco di quello lì. Era un essere diabolico!

“NOOO!” Urlò in preda alla disperazione, l’inglese che stavolta rideva davvero di gusto.

Maledetto bastardo… Uno pari, palla al centro.

                                          

                                                ******

Si allontanò, soddisfatta. Ryouka non avrebbe potuto fare di meglio, pensò Dara.

“Ben fatto, Piccolo Lupo. Ben fatto”.

                                                    Continua…

 

Note: e finalmente è finito. Lo pubblico di corsa ma sono certa che nei prossimi giorni lo modificherò qua e là appena possibile.

Mi dispiace per il ritardo ma l’università e il tirocinio mi stanno portando via moltissimo tempo. Spero che la lunghezza di questo capitolo mi farà perdonare. Ho tentato di scriverlo la sera ma dovendomi alzare presto al mattino ci ho messo un po’ a terminarlo.

Prima di andare avanti una piccola comunicazione di servizio: voglio ringraziare Killkenny che ha accettato di farmi da beta e aiutarmi con la trama e le idee. Mi ha dato molti spunti davvero interessanti.

Piaciuto il litigio? Credo che ci volesse per smuovere un po’ le cose. Ma chissà. Ho una mezza idea di fare arrivare per Sakura un nuovo spasimante… Come la prenderà Li?

Ah, a chi interessa, mi sono scaricata l’ultima puntata da Internet, quella di cui Mediaste ci ha defraudato. Se volete posto provare a inviarvela per posta elettronica. Fatemi sapere.

Quindi credo che ora non resta che ringraziare (scusate ma sono davvero sfinita). Un grosso saluto va a:

*     Elychan, tesoro, se pensi che le lacrime sono finite ti sbagli di grosso! Sto stranamente attraversando una fase “amore infelice” ultimamente;

*     non so come chiamarmi, sei sulla buona strada ma mancano molti tasselli al puzzle;

*     Raby Moon, grazie per i complimenti ed ecco l’aggiornamento che volevi;

*     Anto Chan, almeno per me i sentimenti di Eriol sono chiari ma credo che scoprirete che lui e la sua quasi-figlia non sono poi così diversi. Sakura ci ha messo 69 puntate per scollarsi da Yukito!

*     kari 89, lo so. Un Clow innamorato è un po’ strano ma vederlo più umano a me piace parecchio;

*     Mozzi84, se ti interessa la puntata sono a tua disposizione;

*     Dreamer21, grazie tante. Nessuno mi aveva definito intergalattica finora;

*     excel sana, anche a me manca scrivere di Draco & C. ma posso solo dirti che farò appena posso. L’università mi sta uccidendo;

*     laukurata e Sakura hime, come ho già detto manca ancora qualcosa alla verità. Qualcosa di mooolto grosso.

E, allora, sayonara!

  
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