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Autore: ila74cullen    06/04/2012    3 recensioni
Breaking Dawn lo conososciamo tutti, a raccontarcelo sono stati Bella e Jacob, ma gli altri personaggi che hanno popolato il libro come hanno vissuto la storia? Qual'era il loro pensiero? In questa FF proverò a dare voce, oltre che ad Edward, anche al resto della famiglia Cullen e a tutta una serie di personaggi minori che nel libro originale non hanno avuto molto spazio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Finalmente ce l’ho fatta!!!!!!!!!!!!!! La pupa dorme (e spero per parecchio!!!) e sono riuscita ad accendere il pc e postare!

GRAZIE INFINITE PER LA VOSTRA PAZIENZA!!!!!!!!

Non mi dilungo troppo … ogni minuto è prezioso, quindi Buona lettura e BUONA PASQUA A TUTTI!!

 

 

 

 

Cap. 14

Bella

 

Mi svegliai che stava albeggiando. Al mio fianco c’era Edward. Dovevano essersi dati il cambio durante la nottata. Stropicciandomi gli occhi cercai di stiracchiarmi come meglio potevo; la fasciatura stretta, necessaria per le costole rotte, m’impediva di fare movimenti più ampi e, a dirla tutta, provavo ancora un gran dolore.

Edward non si mosse di un millimetro.

Non voltò nemmeno lo sguardo.

Il giorno prima era stato tremendo, la nuova costola incrinata e la febbre che non si stabilizzava, avevano peggiorato il suo umore fino all’inverosimile, fino a ridurlo a una maschera d’impassibilità. Mi ero addormentata con l’illusione che oggi fosse meglio, e invece qualcos’altro, mentre dormivo, doveva avergli dato il colpo di grazia; forse l’ennesimo diverbio con Rosalie … certo era che ogni momento che passava il suo umore peggiorava sempre di più.

Sicuramente sapeva che ero sveglia, ma non aveva ritenuto necessario nemmeno salutarmi …

La sua caparbietà era ormai, per me, cosa nota; io non ero certo un carattere malleabile, ma adesso stava veramente oltrepassando ogni limite, il fatto che anche Charlie si fosse accorto che qualcosa non andava dal mio solo tono di voce la diceva davvero lunga su come mi sentissi.

Ero delusa, amareggiata e impaurita.

Mai mi sarei aspettata un simile comportamento da parte sua. In un primo momento l’avevo idealizzato, sicuramente capita a tutti coloro che s’innamorano, specialmente per la prima volta, mi resi conto che non era “l’uomo perfetto” molto prima del matrimonio ciononostante, nella sua imperfezione, era perfetto per me; ero convinta che sarebbe stato sempre al mio fianco, che avrei avuto qualcuno con cui affrontare i problemi della vita, avrei avuto una famiglia … quella che mi è sempre mancata. Invece al primo ostacolo Edward ha eretto un muro invalicabile, le uniche volte che siamo riusciti a parlare sono scoppiate liti furiose; costringendomi a chiedere aiuto ad un’altra persona, all’ultima con cui avrei mai immaginato di stringere un’alleanza.

Era inutile che adesso, ogni volta che Rose mi aiutava si sentisse tradito e offeso, forse non leggevo nel pensiero ma il suo viso, le espressioni che lo attraversano, le conoscevo benissimo; ma poteva logorarsi quanto voleva, in questo momento la mia prima preoccupazione era il mio piccolo, suo figlio, e dovevo fare in modo che tutto andasse per il meglio.

Rose stava già raccogliendo il suo veleno; nel caso ci fosse stata qualche emergenza e i normali morsi non fossero bastati, sicuramente ne era al corrente anche lui, ma non ne aveva fatta parola. Il mio desiderio più grande era che fosse lui a trasformarmi, me lo aveva promesso; ma vedendo come progrediva, il suo illogico comportamento non sarei stata così sicura che avrebbe mantenuto la sua promessa e poi, nel caso in cui si trovasse davanti ad una scelta, chi avrebbe salvato tra sua moglie e suo figlio?

Non riuscivo più a fidarmi di lui.

«Buongiorno.» Mi salutò Rose porgendomi la colazione, sia quella tradizionale che quella “alternativa”.

«Grazie Rose.» risposi cercando di accomodarmi meglio sul divano.

Edward si spostò appena.

Mi sforzavo di dare ascolto ai consigli di Carlisle mangiando un po’ di tutto, ma le mie preferenze andavano in tutt’altra direzione e dopo pochi bocconi preferii concentrarmi sul bicchiere di sangue.

Mi sfiorò la fronte e lo sentii sospirare.

«Cosa c’è?» chiesi, stupendomi di quanto fosse diventato piatto il mio tono di voce.

«Controllavo, la febbre, è scesa.»

Conciso e telegrafico.” pensai. La sua diagnosi non poteva essere più asettica.

Finii di mangiare, rannicchiandomi più comodamente sul divano, usai il plaid che Rosalie mi aveva avvicinato per coprirmi il più possibile. Non che sentissi freddo, la febbre sembrava essersi stabilizzata ed Edward si era allontanato per non farmi calare troppo la temperatura, io però avevo bisogno di sentirmi protetta, coccolata, anche Rose, seduta per terra vicino a me si teneva a distanza per non raffreddarmi troppo, e la coperta, in questo momento, era ciò che di più simile ad un abbraccio potessi trovare.

 

Rimanemmo immobili e silenziosi per non so nemmeno quanto tempo.

Edward mi osservava squadrandomi attentamente, sicuramente stava facendo un check-up del mio stato di salute.

Avrei preferito parlasse.

Una qualsiasi sfuriata delle sue sarebbe stata preferibile a questo terribile silenzio.

Sapevo benissimo che accettava passivamente ogni mia richiesta pur di non farmi soffrire o agitare, era tipico da lui; ma avrei preferito mille volte che si opponesse: non gli piaceva come gestivo la situazione con mio padre? Bene, poteva dirlo. Era mio padre e la decisione finale spettava a me, ma una sua qualunque reazione sarebbe stata più apprezzata che questo muro di rassegnazione. Era inutile che acconsentisse in silenzio facendo buon viso a cattivo gioco, per poi sfogare la sua rabbia non degnandomi né di uno sguardo né di una parola. Tanto valeva che esprimesse la sua opinione subito. Non ero poi così sprovveduta, lo conoscevo bene, ed il fatto che avessi deciso di tacere era unicamente perché volevo, e speravo, di vedere in lui un qualsiasi tipo di reazione.

Ogni volta che negli ultimi giorni aveva accennato anche il più piccolo sorriso, era come se tutte le mie sofferenze ed il dolore che provavo fossero spariti all’istante; non avrebbe potuto esserci per me medicina migliore che il suo splendido, per sentirmi subito meglio.

Possibile non se ne rendeva conto?

Il suo ostinato silenzio mi opprimeva come un macigno sul cuore.

Perché non capiva che avevo bisogno di lui, anche se non era d’accordo, poteva cercare di non abbandonarmi così, avevo un bisogno disperato della sua voce, dolce e melodiosa che mi cullava nel sonno, di una carezza, di un suo sorriso.

Invece ero sola, come mai lo ero stata prima; e avevo paura.

«Ohi!» esclamai d’improvviso.

Gli sguardi dei presenti si puntarono subito su di me.

«Che succede?!» esclamò Rose in apprensione.

Edward fremeva, in silenzio.

«Niente, niente, si è mosso e … ha tirato un calcetto».Più che un calcetto sembrava mi avesse scambiato per un pungi ball, ma era tutto relativo no?

«Devi fare il bravo …»sussurrai al pancione carezzandolo piano «… lo so che stai stretto, ma manca pochissimo … resisti e stai buono …» Edward si girò dalla parte opposta, senza dire una parola; ed il silenzio tornò a fare da padrone nella stanza.

Cercai di soprassedere, presi un profondo respiro e mi concentrai sul mio piccolo brontolone, massaggiando lentamente dove sentivo, arrivavano i “colpetti”;era particolarmente agitato oggi, stava crescendo sempre più in fretta e lo spazio, era quello che era.

Forse se mi fossi sgranchita un po’, sarei stata meglio … sempre seduta sul divano sentivo la schiena a pezzi.

«Rose, scusa, mi aiuteresti ad alzarmi? Vorrei provare a fare due passi, non ne posso più del divano».Prima ancora che finissi la frase Rosalie era già al mio fianco per sorreggermi.

Ci volle un minuto abbondante prima di poter assumere la posizione eretta, ma la sensazione era splendida!! Finalmente!!

Mossi appena un paio di passi traballanti che Edward ci bloccò.

«Rosalie, ferma! Hai sentito?»

«Cosa?»

«Ho sentito un crack …»

«Che cosa intendi Edward?» chiese spazientita.

«Qualcosa si è rotto … un osso.»

«No, non credo …» mormorai guadandomi come se dall’esterno si potesse vedere. «le costole stanno bene …»

«Edward, non ho sentito niente …» replicò Rosalie imperturbabile.

«Potrebbe essere il bacino che si è incrinato …».

«Io sto bene …» sussurrai, cercando quasi di discolparmi.

«Stavi traballando!»

«Soltanto perché è tanto che non cammino da sola …» replicai secca.

«Vi assicuro che ho sentito qualcosa spezzarsi! È il caso di fare una radiografia. SUBITO!»

Un’altra …” sospirai sfinita, avevo perso il conto di quante lastre, esami e accertamenti avevo fatto da quando eravamo tornati dal Brasile.

«Magari eravamo distratte e non abbiamo, non ho, sentito lo scricchiolio … » suggerì Rose prendendomi in collo «… forse è il caso di dargli ascolto.»

E senza nemmeno aver aspettato la mia risposta mi trovai nuovamente nell’ambulatorio/studio di Carlisle.

 

Edward

 

Lo studio di Carlisle, negli ultimi giorni, non aveva nulla da invidiare all’ospedale più all’avanguardia degli Stati Uniti, ciononostante non eravamo in grado di capire nulla di più sul feto.

Ci dovevamo limitare a fare l’inventario dei danni interni che provocava muovendosi e assistere, inermi, al suo massacro.

Bella sdraiata sul lettino si stava sottoponendo all’ennesima radiografia, qualcosa si era rotto, ero convinto fosse il bacino, ma era più di mezz’ora che Carlisle osservava lastre e ripeteva esami e nulla confermava la mia diagnosi.«Anche questa è perfetta …» commentò osservandola in controluce«Fortunatamente questa volta è stato un falso allarme».

«Non sono convinto. Ho sentito chiaramente il rumore di qualcosa che si spezzava.»

Sì, forse un ramo in giardino. Cerca di calmarti Edward, le tue paranoie non fanno bene a nessuno e non servono assolutamente a nulla. Ci sono altri modi per aiutare Bella!”Pensò Rosalie fulminandomi con lo sguardo. «Ho voluto darti ascolto Edward, anche se non ero convinta, nel dubbio non si sa mai; ma adesso basta. Rassegnati. Ti sei sbagliato.»

«NON.MI.SONO.SBAGLIATO. So perfettamente cosa ho sentito.» le ruggii addosso.

«Ehi, ti ho detto che non ho sentito nessuno schiocco. Meglio che tu ti faccia controllare le orecchie, Edward». Ribatte subito lei.

«Basta, vi prego …»sussurrò Bella trattenendo a stento le lacrime «Torniamo nel salone … anche se fosse vero che si è incrinato il bacino, non potremmo farci niente comunque, non può essere ingessato … cercherò di stare il più ferma possibile.»

«Forse è il caso che ti sdrai un po’ sul letto.» provai a suggerirle, ma come sempre le mie parole furono ignorate.

«Non sono malata … »borbottò sommessamente.

Questo è opinabile …”pensai guardandola di traverso.

«… Sono solo incinta. Ti prego almeno nel salone c’è un po’ di via vai … in camera è tremendo …» e come al solito, cedetti.

 

Jasper

 

«Basta! Mi arrendo» esclamò Emmett chiudendo con violenza il libro davanti a sé. «Sono giorni che cerchiamo, spulciamo proviamo ad interpretare. Non c’è soluzione.»

«Eppure è impossibile che nei secoli non sia mai accaduto qualcosa di simile.» risposi alzando momentaneamente gli occhi dal computer.

«Hai scandagliato la rete in lungo e largo e la riposta, è sempre la stessa.» Sospirò passandosi le mani tra i capelli «Morte.»

«Esattamente come ha detto quella nativa brasiliana a Edward.» mormorai rassegnato.

Sembrava impossibile ma nulla ci lasciava pensare potesse essere diverso. Bella sarebbe morta mettendo alla luce non si sa bene cosa, e l’avrebbe uccisa proprio quell’essere che desiderava con tutta se stessa … e l’avrebbe fatto in un modo orribile …

Nella mia esistenza avevo assistito alle atrocità più efferate, anche ad opera della mia stessa mano, ma pensare cosa sarebbe toccato a quella povera ragazza mi faceva rabbrividire.

Come se non bastasse, la sofferenza ed il dolore che provava a suo modo ogni membro della famiglia, mi lasciavano spiazzato ed impotente. Non avevo la forza di oppormi e mi lasciavo invadere dalle loro emozioni facendomi portare a fondo con loro; talmente grande e dolorosa era la disgrazia che si era abbattuta sulla nostra famiglia che non me la sentivo di contrastarle, ci sono momenti in cui dobbiamo vivere le sensazioni del momento senza mistificazioni, unicamente perché è l’unica cosa che ci è rimasta e non ne possiamo essere defraudati.

Edward, ormai rassegnato, erano già un paio di giorni che non si aggiornava più sui progressi delle nostre indagini. Era comunque già a conoscenza che nulla si era aggiunto alle informazioni già in nostro possesso. Almeno non ero costretto a specchiarmi nella sua disperazione che, tra tutte, era la più devastante.

«Le sole leggende che si avvicinano al nostro caso, sono di origine Brasiliana.» aggiunsi cercando di distrarmi dai miei precedenti ragionamenti, riconquistare un po’ di lucidità e dare un senso a tutte quelle informazioni «Parlano dei Lobishomen … ma il confine tra realtà e leggenda è molto labile. Potrebbero essere tutto e nulla contemporaneamente e, ovviamente, non ci sono testimoni … nessuno sa che fine abbiano fatto i figli di quelle sventurate … forse era solo un palliativo per nascondere gravidanze scomode … le ultime risalgono al secolo scorso. Non so proprio cosa pensare, troppo vaghe … troppo incomplete. Dovessi iniziare una ricerca, comincerei da là … dal Brasile ... ma non saprei comunque in che direzione andare.»

«Quando torna il lupo?» chiese Emmett sollevando gli occhi completamente neri dalla sete verso di me. I miei non erano certo da meno. «Spero che la sua ricognizione sia breve perché rischio di impazzire. Sta circolando troppo sangue in questa casa. Non voglio nuocere a nessuno, ma sto per cedere.»

Ci eravamo chiusi per le nostre ricerche al terzo piano della casa, il più lontano possibile da Bella. Porte sprangate, finestre spalancate per aerare il più possibile i locali, ma era tutto inutile. Eravamo al limite, il profumo del sangue ci stava ottenebrando la mente, anche concentrarci sulle ricerche, non riusciva a distrarci abbastanza.

«Via libera!» esclamò Alice facendo improvvisamente irruzione nella stanza. «Jacob è tornato ha detto che possiamo andare, fino a Seattle la strada è liberà. Io ed Esme vi spettiamo fuori.»

«Rose?»chiese Emmett preoccupato.

«Non viene. Non vuole lasciare Bella in balia di Edward e Jacob …»

«Non ce la può fare.» sospirai.

«La sua determinazione è la sua più incredibile risorsa. Potete solo immaginare quanto forte sia il suo carattere.» Sentenziò tra l’avvilito e l’orgoglioso e, come lui, sperai che il suo pregio non si trasformasse nel più grosso dei suoi difetti.

 

Edward

 

Anticipando le mosse di mia sorella, riuscii a prendere in braccio Bella prima di lei e con le dovute precauzioni tornammo nel salone, nel mentre era tornato anche Jacob; avevo sentito Alice andare alla porta a riceverlo e avevo avvertito i suoi pensieri, compreso il piano per far fuori Rosalie … In alcuni casi il suo cervello ragionava con una certa abilità e la sua idea non era da sottovalutare.

L’adagiai sul divano cercando di procurarle meno scosse possibili, come suo solito stringeva i denti, ma era chiaro che stesse provando un dolore indescrivibile ormai, non si capiva più da cosa fosse dovuto, se dalle costole, dai movimenti del feto o dal bacino, sicuramente incrinato; stringeva tra le sue mani ossute e tremanti l’ennesimo bicchiere di sangue, l’unica cosa certa era che non aveva quasi più fiato nemmeno per respirare tanto stava trattenendo il dolore.

«Jake», sussurrò cercando di sorridere appena lo vide.

Lui non fece parola

Non puoi assecondarla sempre …” pensò guardandomi di sfuggita. In poco meno di un minuto aveva già capito cosa fosse successo al piano di sopra. Aveva ragione … ma non avevo alternative.

Era indubbiamente un segnale di debolezza, ma come gli avevo già tentato di spiegargli la notte precedente, non mi era rimasto che questo per cercare di alleviare il suo dolore, esattamente come a lui non era rimasto altro che farle visita … fino a quando a entrambi il destino non ce l’avesse strappata via.

«Carlisle», disse appena lo vide scendere dallo scalone, «siamo arrivati a metà strada per Seattle. Non c'è traccia del branco. Potete andare». “Sembra improvvisamente invecchiato di trent’anni …” commentò tra sé, in effetti, aveva ragione, la sete si stava facendo sentire non solo ai miei fratelli ma anche a lui e la sua stoica resistenza era messa alla prova ogni istante di più, i bicchieri di sangue fresco che circolavano costantemente in casa certamente non aiutavano a resistere.

«Grazie, Jacob. È il momento buono. Ne abbiamo davvero bisogno».

«Secondo me, potete partire tranquilli e andare in più di tre alla volta. Sam si sta concentrando su La Push, ci scommetto».

Carlisle annuì. «Se ne sei convinto tu, va bene. Alice, Esme, Jasper ed io andremo ora. Poi Alice tornerà a prendere Emmett e Rose... ».

«Neanche per sogno», sibilò Rosalie. «Emmett viene con voi adesso».

«Dovresti andare a caccia»,le intimò nostro padre con voce ferma ma gentile.

«Andrò a caccia quando ci andrà lui»,ringhiò, voltandosi di scatto verso di me.

Non avrei avuto dubbi.

Ma se sperava che mi sarei allontanato da Bella tanto facilmente si sbagliava di grosso, per quanto mi riguardava, poteva morire dalla sete, non avrei certo sentito la sua mancanza, io non mi sarei assentato.

Spero solo che sia in grado di resistere …”sospirò Carlisle, guardandomi di sfuggita, “Per qualsiasi emergenza ho il cellulare con me.” E questo, almeno in parte, mi confortò.

Jasper ed Emmett furono in un lampo ai piedi delle scale, Alice ed Esme stavano già aspettando sul retro e dopo aver ringraziato Jacob, si dileguarono nel bosco. Lasciandoci soli a gestire l’imprevisto.

 

Io e Rosalie, in questo periodo, non eravamo certo le persone più adatte per collaborare, l’unica cosa confortante era che ancora, con molta probabilità, avevamo tempo e questo, forse, avrebbe impedito di scannarci durante la giornata.

Mi sedetti per terra vicino a Bella e cercai di mantenere la calma; non serviva a nulla fare scoppiare una lite in questo momento, poi c’era già Jacob a stuzzicare mia sorella, era meglio non esagerare.

 

No palla più …”

 

Mi guardai attorno cercando di capire di chi fosse quel pensiero.

«Allora?», chiese Jacob con insistenza. «L'hai già sentita o no?».

Sicuramente era Rosalie esasperata. Anche se quella voce … non era proprio …

«L'ha già sentita?», domandò a me dopo aver capito che Rosalie non gli avrebbe mai dato soddisfazione.

 

Pecché no palla …”

 

Ma cosa ...” Guardai Rosalie fissare la televisione senza degnarlo della minima considerazione. Voleva che rispondessi al posto suo? Jacob sembrava uno di quei bambini nella fase del “perché?”dove ogni risposta dei genitori non fa altro che accrescere la loro curiosità e devastare il sistema nervoso degli adulti. Era più irritante di un rubinetto che perde.

«No». Risposi pur di zittirlo.

«Magnifico. Allora ti piacerà, succhiasangue. I neuroni delle bionde muoiono soli».

Come supponevo il mio tentativo era stato inutile.

«Ho ucciso centinaia di volte più di te, bestia schifosa. Non te lo scordare». Ribatté acida Rosalie senza distogliere lo sguardo dal televisore.

«Un giorno, Miss Universo, ti stancherai di minacciarmi a vuoto. Non vedo l'ora che arrivi, quel giorno».

«Basta, Jacob», disse infine Bella con un filo di voce ma tono deciso.

 

No muovere io … o so …”

 

E questo, cosa voleva dire? Chi aveva parlato adesso?

Stavo impazzendo.

Stupido! Stupido! Stupido! Giuro che non volevo farti arrabbiare!” «Vuoi che me ne vada?». Chiese Jacob capendo forse di aver superato il limite e mortificato dall’improvvisa reazione di Bella.

«No! Certo che no». Si affrettò a rispondere lei.

Se finalmente gli avesse detto di levarsi di torno avrei avuto la certezza che fosse impazzita, invece tutto normale … come sempre.

«Sembri stanco», commentò lei.

«Morto».

«Se vuoi morire davvero fammi un fischio», bofonchiò Rosalie, in modo che Bella non potesse sentirla. Si stava spazientendo … forse, il nostro “amico” era il caso che capisse che doveva darsi una regolata.

 

Pecché no palla più … era bela”

 

No, non è Rosalie, queste frasi non hanno senso … Non può essere Bella …” pensai sospirando, non ero mai riuscito a leggerle il pensiero, ma adesso … non poteva essere nessun altro dei presenti; forse tutto lo stravolgimento che le aveva portato la gravidanza aveva cambiato qualcosa … eppure …

«Hai detto qualcosa?» le chiesi vedendola pensierosa, quasi concentrata.

Ok, Edward che ti prende? Qui non è volata una mosca?” Sì, certo, mancava che anche Jacob mi facesse notare quanto fosse strana questa situazione.

«Io?», rispose Bella dopo un secondo. «Io non ho detto niente». I suoi occhi brillavano di una luce stranissima … intensa. Era bellissima.

 

Bela voce … ancoa …”

 

No. Non era possibile. «Che stai pensando ora?».

«A niente. Che succede?». Il suo viso inespressivo mi lasciò senza fiato … era come se mi temesse, che avesse paura a dire qualsiasi cosa, temendo una mia reazione.

Dio mio, fino a questo punto l’ho impaurita …” pensai vergognandomi di me stesso.

Ma quella strana vocina mi riportò alla realtà.

 

“ … ancoa …”

 

Non poteva essere … era … assurdo …. «A cos'hai pensato un minuto fa?» le chiesi.

«Solo... all'Isola Esme. E alle piume». Mormorò arrossendo.

 

“ … bela …”

 

Incredibile … Impossibile …” «Dì qualcos'altro», mormorai.

«Ma cosa? Edward, che succede?». La voce le tremava.

Un brivido mi percorse la schiena. Aveva capito anche lei.

Cosa diavolo … Edward cosa stai facendo? Cosa succede?” pensò Rose sulla porta della cucina; vedendomi posare le mani sul pancione di Bella.

Le avvicinai piano, quasi con devozione.

«Il fe...». Deglutii. «Al... al bambino» com’era strano chiamarlo per quello che era … suonava bene però … «piace il suono della tua voce».

«Santo cielo, riesci a sentirlo!»gridò Bella, dopo un istante necessario per elaborare quella sconvolgente verità.

Vidi una protuberanza muoversi in alto sulla sua pancia, appena sotto il seno; spostai con delicatezza la mia mano su quel punto e … lo sentivo … era lui …era … mio … mio figlio.

 

“… nooo piano …”

 

«Sssh», mormorai. «Hai spaventato il... lui».

La meraviglia che lessi nei suoi occhi era indescrivibile; lei era bellissima ed io … io … non lo so nemmeno io come mi sentii in quel momento, una quantità indefinita di emozioni mi stava investendo come un tir ed io mi sentivo improvvisamente stordito … felice … euforico …

«Scusa, piccolo». Canticchiò lei tamburellando sulla pancia con le dita.

 

“ … bela …”

 

Avvicinai l’orecchio verso la sporgenza del suo ventre.

«Cosa pensa ora?», domandò impaziente.

 

“ … bela … ancoa …mama … ancoa …”

 

«La cosa... lui, o lei è...».Il mio cervello era andato completamente in tilt, non mi rendevo conto di ciò che stavo dicendo, ero come ipnotizzato, da lei, dal piccolo,dall’atmosfera quasi surreale che la consapevolezza di diventare padre aveva creato. « … Felice», sussurrai incredulo, ricambiando il suo sguardo stupito.

Sul suo viso, si accese uno dei più bei sorrisi che le avessi mai visto e i suoi occhi s’inondarono di lacrime.

 

Bella

 

Lo sentiva … aveva carezzato il pancione … l’aveva chiamato bambino e ne era rimasto incantato …

Improvvisamente non mi sentii più sola.

Il mio Edward era tornato.

Era come se finalmente tutti e tre insieme fossimo diventati una cosa sola, inscindibile e indistruttibile.

In quell’esatto momento ebbi la certezza che saremmo sopravvissuti entrambi; Edward non avrebbe mai permesso che ci succedesse nulla.

«Certo che sei felice, bel bambino, certo che lo sei», canticchiai, massaggiandomi la pancia, le lacrime di commozione che mi rigavano le guance erano ormai(erano)inarrestabili; avevo perso le speranze che potesse accadere. «Come potresti non esserlo, così al sicuro, così al caldo, così amato? Ti amo tanto, piccolo EJ, certo che sei felice».

 

Edward

 

EJ???” «Come lo hai chiamato?», chiesi curioso.

«Gli ho dato una specie di nome. Non pensavo che volessi... be', ecco». Farfugliò arrossendo.

«EJ?».

«Anche tuo padre si chiamava Edward, no?».

«Sì … ma …»

 

Ancoa … bela … palla ancoa …”

 

«Ma cosa...? » Gli piaceva la mia voce?? L’aveva appena sentita è gli piaceva?!?!

M’inorgoglii improvvisamente, aveva percepito chi fossi; e gli piacevo … voleva bene anche a me … Mi trovai a ridere senza nemmeno ricordare quando avevo cominciato.

«Che c'è?».

«Gli piace anche la mia voce».Dissi orgoglioso.

«Certo che gli piace».Gongolò Bella. «Hai la voce più bella dell'universo. A chi non piacerebbe?».

Per come l’avevo trattato fino a pochi istanti prima, non mi sarei stupito che mi odiasse … me lo sarei meritato.

E bravo Edward! Era l’ora che ti comportassi da padre! Questo bambino aspettava solo te.”Pensò Rosalie guardandomi e abbozzando un sorriso soddisfatto e complice. «Avete un piano di riserva?», chiese poi, appoggiandosi alla spalliera del divano. «Che si fa se è una lei?».

«Qualche idea mi è venuta. Pensavo a un misto fra i nomi di Renée ed Esme...». Rispose Bella cercando di asciugarsi le lacrime.

«Resmé?». Azzardò titubante e non troppo convinta.

«Ma no: Renesmee. Troppo strano?».

«No, mi piace», confermò Rosalie. «È bellissimo. E unico, quindi perfetto».

«Comunque, sono convinta che sia un Edward».

In cuor mio sperai di no.

 

mama … è feice …”

 

Ancora un pensiero, capiva tutto quello che stava accadendo fuori dal suo ambiente, percependo chiaramente lo stato d’animo di Bella; era intelligente, molto più intelligente di un bambino umano, sicuramente il suo sviluppo era precoce in tutti i sensi.

«Che c'è?», chiese Bella trasognata vedendomi assorto a fissare il suo pancione. «Cosa pensa?».

 

“… mi piace …. Voio bene mama”

 

Ormai in trance, posi l’orecchio nuovamente sul pancione, dove più o meno credevo fosse l’origine di quei pensieri.

 

No tiste mama … mai…”

 

«Ti vuole bene», mormorai completamente sbalordito. «Ti adora indiscutibilmente».

In quell’istante la voce di un’altra mente entrò prepotente nella mia testa, carica di odio e rancore. “Venduto! Come ho potuto fidarmi di te credendoti mio alleato! Sei solo una schifosa sanguisuga …”Preso da quel momento di euforia, avevo completamente rimosso la presenza di Jacob nella stanza e come me anche Bella e Rosalie si trovarono a fissare il viso di quel ragazzo completamente sconvolto dal furore.

I pugni serrati e il tremore che gli faceva vibrare tutto il corpo erano i segnali che stesse arrivando al limite.

Non lo meritava, nonostante non mi fosse particolarmente simpatico, non meritava di assistere a tutto questo, conoscevo il suo dolore e quanto già stesse soffrendo; questo dovevo risparmiarglielo.

Veloce, come solo un vampiro può essere, presi da un cassetto di un tavolo poco distante da noi la chiave di un’auto e gliela lanciai, offrendogli la possibilità di scappare dai suoi fantasmi.

 

Rosalie

 

Il cane si era dileguato, non era ancora uscito da casa che lo sguardo di Edward era nuovamente puntato sul pancione di Bella.

Bene.

Sembrava che finalmente il caro fratellino avesse deciso di crescere affrontando le sue responsabilità, Non aveva nemmeno idea di quando fosse stato benevolo il destino con lui.

A quelli come noi certe gioie non erano concesse.

Il mio compito era finito, ero decisamente di troppo, adesso dovevano risolvere i loro problemi da soli.

Come una famiglia.

«Vado a prendere una boccata d’aria, la puzza del cane ha affumicato tutta casa … torno tra un po’…» “è il tuo momento Edward … fatti perdonare!” pensai soddisfatta uscendo.

 

Edward

 

Rosalie chiuse la porta dietro di sé, lasciandomi solo, a tu per tu con i miei errori, ne avevo parecchi sulla coscienza … aveva ragione. Mi sarei dovuto scusare anche con lei …

Mi sedetti sul tavolino basso, davanti al divano, mi sentivo piccolo e insignificante davanti a lei, che aveva creduto in questo bambino fin dal primo istante, esattamente come aveva creduto in me, e il piccolo la ricambiava, cercava di muoversi poco e piano, ed era completamente innamorato di lei.

Non sarei mai stato capace di così tanto amore e non mi meritavo il suo, così incondizionato e puro, ma sapevo che per me, adesso, loro erano il mio tutto.

«Scusa se mi sono arrabbiato tanto»

«Chiederei scusa anch’io»

No, non devi …”pensai sospirando «Ti ho lasciata sola ad affrontarlo»

«Il matrimonio …» accennò in un tentativo di essere sarcastica.

Ridacchiai «Dicono che il primo anno è il più difficile …»

«Già …» sussurrò guardandomi negli occhi, con quella luce così speciale che solo lei irradiava.

Rimanemmo così per un tempo indefinito: immobili, le sue mani sul pancione e le mie sopra le sue. Tutti e tre insieme.

 

«Edward …» sussurrò. «Mi abbracci?»

«Ti congelerai Bella, non è il caso … ti è appena passata la febbre …»

«Ti prego … ho bisogno di sentirti vicino a me … ho bisogno di te …»

Non ebbi il coraggio di opporre resistenza, ne avevo un bisogno disperato anch’io, la infagottai il più possibile nella coperta che aveva sulle gambe e mi sedetti accanto a lei, facendola accoccolare tra le mie braccia.

«… Ecco, così è perfetto … sono a casa …» mormorò con la voce già impastata dal sonno.

Già … a casa. Era proprio quella la sensazione che stavo provando anch’io … la mia casa … la mia famiglia.

Sembrava così piccola rannicchiata vicino a me, con le mani sul pancione, quasi volesse difenderlo dal mondo intero, involontariamente la mia mano scivolò sulla sua e le nostre dita s’intrecciarono istintivamente, come un riflesso incondizionato.

Un altro colpetto la fece sussultare.

Stava crescendo in fretta e per la prima volta questa considerazione non mi spaventò, e mi scoprii curioso …

Curioso di vederlo, di tenerlo tra le braccia e di proteggerlo, di sentire il battito del suo cuore come già sentivo i suoi pensieri … ma allo stesso tempo ero preoccupato … sarei riuscito a salvarli entrambi … Rose stava raccogliendo il suo veleno … non si fidava di me e si era mossa per tempo … la sua era stata un’ottima intuizione e anch’io stavo facendo lo stesso da qualche giorno, se si fosse presentato un imprevisto, avremmo dovuto agire tempestivamente e farlo entrare in circolo in più punti contemporaneamente poteva essere una soluzione, mordere non sarebbe bastato.

«Ehi piccolino, mi senti?»sussurrai per non svegliare Bella «Il tuo papà troverà una soluzione, non permetterò che ti succeda nulla … né a te né alla tua mamma … merita che tu la conosca, molto più di me. Io non sono nulla confrontato a lei, ma credimi se di dico che ti amo, anche se l’ho capito troppo tardi.»

Sarei mai riuscito ad occuparmi di lui se Bella non ce l’avesse fatta? L’angoscia che mi assalì fu cancellata dalla discussione che, intanto, era iniziata all’esterno.

«No. Dove credi di andare.»Sentii ruggire improvvisamente Rose.

«Lasciami passare schifosa succhiasangue»

Leah?!? Ma cosa …”.. In quell’istante la porta si spalancò.

«Devo parlare con Bella.»sentenziò entrando; Rose dietro di lei era pronta ad attaccare. Con uno sguardo le feci cenno di mantenere la calma.

Non ero in confidenza con la sua mente, questo mi aveva impedito di prevedere con più anticipo le sue intenzioni, averlo saputo non le avrei mai permesso di entrare.

«Sta riposando. Puoi dire a me?»

«NO.»

«Sono sveglia …» mormorò Bella alle mie spalle.

«Non credo sia il momento per affrontare certi discorsi Leah …» provai a dire per dissuaderla, dopo aver capito cosa l’avesse spinta a questa visita improvvisa, nella speranza di non far scattare un conflitto, ma ignorandomi completamente mi superò arrivando a due passi dal divano.

 

Leah

 

Finalmente ero faccia a faccia con la principessina di Forks. Vedere Jacob fuggire in quel modo mi aveva fatto ribollire il sangue; non era normale scappasse a quella velocità su un’auto non sua. Non si era trasformato e questo voleva dire solo una cosa: non aveva intenzione di renderci partecipi del suo dolore.

Sua altezza doveva avergli inferto l’ennesima mazzata e, dopo tutto quello che stava sopportando e a cui aveva rinunciato per lei, poteva anche usare un po’ più di riguardo nei suoi confronti.

Era bene che capisse che era giunto il momento di scendere dal piedistallo e farle presente che le persone sono dotate di un cuore, hanno dei sentimenti, non come i suoi amichetti vampiri e che, approfittarsi sfruttando spudoratamente i sentimenti che gli altri nutrivano per lei, non era più accettabile.

«Cosa gli hai fatto?» le ringhiai in faccia.

«Non capisco cosa …» iniziò a difendersi, ma il suo succhiasangue preferito s’intromise rispondendo per lei.

«Jacob, aveva solo bisogno di cambiare aria, tutto qua. Gli ho prestato la mia auto perché potesse farsi un giro.»

«Non l’ho chiesto a te. Cosa è successo? Non si è trasformato, sta mantenendo le distanze dal suo branco. Non credo volesse solo farsi due passi.» chiesi nuovamente puntandola dritta negli occhi.

«Io non …»

«Abbiamo sentito i pensieri del bambino. Jacob si è sentito in difficoltà e ha preferito allontanarsi.» rispose nuovamente lui.

«Quindi mentre voi giocavate alla famiglia felice, Jacob assisteva alla scena.» sputai con tutta la rabbia che avevo dentro.

«È stata una cosa improvvisa, io non vol …»

«Tu non vuoi mai, ma ormai è quasi un anno che lo tormenti e lo illudi, con il solo scopo di tenerlo legato a te come cavalier servente. Mi fai schifo.»

«Vattene Leah.» sibilò suo marito.

«Ti sei appoggiata a lui quando il tuo vampiro ti ha lasciata; hai continuato ad illuderlo anche quando è tornato, ha rischiato di farsi ammazzare per te! Non contenta l’hai anche invitato al tuo matrimonio!» Continuai senza freno.

«Non sai quello che stai dicendo Leah. Ma adesso basta, FUORI DA QUESTA CASA.» ruggì la sanguisuga.

«Sembra impossibile che tu sia figlia di una persona corretta e irreprensibile come Charlie Swan. Sei subdola, scorretta, calcolatrice e senza scrupoli; sia nei confronti di Jacob che nei confronti di tuo marito, ma se a lui non disturba, puoi fare ciò che vuoi, con Jacob invece NO, non te lo permetto più. Tu hai fatto le tue scelte, permetti a lui di vivere la sua vita, non lo puoi tenere legato a te in eterno. Il tuo egoismo sta sfiorando la cattiveria. Ha perso tutto per te, la famiglia, la casa, il branco e la dignità, prova ancora una volta a prenderti gioco dei suoi sentimenti che dovrai renderne conto a me.»

I due vampiri iniziarono ad avanzare lentamente. Se avessero voluto attaccare, l’avrebbero sicuramente già fatto, evidentemente la presenza di Sua Maestà li metteva in difficoltà.

Meglio, almeno ero riuscita a levarmi questo peso dallo stomaco.

«Non vi disturbate». Sibilai guardandoli sprezzante «Conosco la strada.» e soddisfatta, me ne andai.

 

  

  
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