Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Vedra    06/04/2012    3 recensioni
Harry Potter non mi piaceva quando ero piccola. Ho visto il primo film solo un mese fa e me ne sono... innamorata? Mi sono saltati subito all'occhio la McGranitt e Silente e in effetti sono rimasta stupita quando ho letto che la Rowling comunicava l'omosessualità di Silente. Ovviamente questa FF non tiene conto di questo particolare. Non ho trovato nessuna FF che avesse una trama lunga più di cinque capitoli, incentrata su Silente e la McGranitt, così ho deciso di scriverla io. Spero che vi piaccia. Buona lettura
"Quella notte in cui aveva sperato, quella notte in cui aveva sognato, quella notte in cui aveva amato. " (dal capitolo 4)
LadySaphira
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Il trio protagonista, Minerva McGranitt, Pomona Sprite | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Attese pochi secondi prima di entrare. Inspirò profondamente e mosse il primo passo. Avanzò lentamente, solenne e bellissima come soltanto lei era in grado di fare. Il lungo manto di seta corvina ondeggiava con grazia attorno alle sue caviglie, mentre decine di ragazzi la salutavano con il sorriso sulle labbra, applaudendo educatamente per darle il benvenuto. Minerva sorrise. Non si accorse che Albus era già arrivato e la guardava compiaciuto. Giunse nei pressi del palco e sobbalzò quando sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla. Si volse fulminea per ritrovarsi davanti a un paio di profondi occhi azzurri. Il suo cuore perse un battito, ma esteriormente rimase, come sempre, impassibile. Albus, con indosso una veste azzurra e argento, che faceva risaltare oltremodo il colore dei suoi occhi, era a pochi centimetri da lei e la stava guardando con un’intensità tale che Minerva sentì il cuore tremare.

-Buonasera Minerva-

-Professor Silente-

-Devo farti i miei complimenti, i nostri ospiti hanno gradito molto l’aspetto della sala-

-Oh…be'… in realtà hanno fatto tutto i ragazzi.- Si allontanò leggermente, tentando di recuperare il suo autocontrollo. Deglutì e Albus la fissò negli occhi, divertito.

-Ti attendevamo, il Ministro non faceva che domandarmi dove fosse finita la Vicepreside…-

-Mi dispiace per il ritardo, ma non tutti i ragazzi erano in orario e ancora adesso la Signorina Granger non è arrivata, spero solo che lo faccia prima che le trombe inizino a suonare-
Minerva sciolse il suo sguardo da quello del Preside e lo portò sulla sala. L’euforia e l’eccitazione erano palpabili. Sorrise al ricordo di quella stessa Sala, settant’anni prima, addobbata a festa per la consegna del diploma da mago. Con la coda dell’occhio osservava Silente, che la scrutava intensamente e lei avvertiva il suo sguardo trapassarla come una lama gelida. Non appena il Preside si volse, inspirò a fondo, socchiudendo leggermente gli occhi e si lasciò cadere con grazia sulla sedia imbottita al fianco di Silente. L’abito si raccolse attorno ai suoi piedi in una pozza d’inchiostro nero .Il vecchio mago si accarezzava la barba, pensieroso. Minerva si perse nei suoi lineamenti, ma fu immediatamente interrotta dalla voce del Ministro, che la raggiunse, scaraventandola violentemente nel mondo reale.

-Professoressa McGranitt, quanto tempo!- La donna si alzò e sorrise amabilmente, porgendo il dorso della mano all’uomo che l’aveva salutata entusiasta.

-Ha ragione, era da molto tempo che non ci vediamo – Rispose cordiale, alzandosi dalla sedia e lasciando che la seta scivolasse sul suo corpo come acqua.

-Devo complimentarmi con lei Professoressa McGranitt – Continuò il Ministro con una voce falsa e mielosa.

-Perché?- Probabilmente a fine serata i suoi muscoli facciali sarebbero stato molto indolenziti…

-Oh, ma per il modo in cui avete ornato questa Sala, trasformandola in uno splendido luogo perfettamente adatto al ruolo che deve ricoprire-

-In realtà il merito va tutto ai ragazzi della mia Casa: loro hanno svolto la maggior parte del lavoro-

-Oh, ma professoressa, non sia troppo modesta, con una guida brillante come lei…-

Minerva odiava, con tutto il cuore, quell’uomo. La sua falsità, arroganza, superbia… soltanto il fatto che fosse lui le faceva perdere pazienza. Non sopportava il suo sorriso ipocrita, la sua finta modestia, il suo fare saccente e quell’espressione di superiorità che era costantemente presente sul suo volto. Non sopportava quegli occhi calcolatori, né la sua voglia di intromettersi in questioni di cui non doveva occuparsi. Troppe volte aveva interferito con le decisioni interne della scuola, ad esempio condizionando l’assunzione di un mago come professore, oppure decidendo la data dei M.A.G.O. o dei G.U.F.O. o ancora cambiando le regole della scuola, le stesse da secoli, solo perché non aveva nulla da fare.

-Lei mi lusinga Ministro- Disse, cercando di troncare il prima possibile la discussione. Non si era accorta che, nel corso del discordo l’uomo l’aveva fatta allontanare dai suoi colleghi docenti.

-Mi scusi, ma ora devo tornare dal Preside, i ragazzi stanno per arrivare ed è mio dovere accoglierli-

-Spero avrò modo di intraprendere un’altra interessante conversazione, la sua è una compagnia a dir poco brillante. Non mi è mai capitato di incontrare una donna come lei, Minerva-

-La ringrazio e le assicuro che anche per me è un piacere scambiare alcune parole con lei Ministro, ora voglia scusarmi-

-Certamente, Minerva- Le baciò la mano e con uno sguardo lascivo la lasciò andare. Minerva si allontanò, disgustata da quell’uomo, che oltretutto le aveva mancato di rispetto, chiamandola per nome senza il suo permesso. Corrugò le sopracciglia per poi distenderle immediatamente: sarebbe stato riprovevole se si fosse saputo che la vicepreside detestava il Ministro della Magia. Si avviò verso lo scranno di Silente, intenzionata a riprendere il suo posto. Il suo sguardo cadde su un uomo completamente vestito di nero: Severus. Sorrise. Nemmeno per quell’occasione aveva indossato qualcosa di un po’ più allegro, optando per un sobrio completo nero come la notte. Un’altra voce la raggiunse, proprio quando era a pochi passi dal suo scranno.

- Professoressa, sa quando giungerà la professoressa Sprite? È da molto tempo che non la vedo e mi farebbe piacere scambiare qualche parola con lei- La voce mielosa di una donna la fece voltare.

-Signora, la professoressa Sprite arriverà sicuramente tra poco- Sorrise nuovamente.

-La ringrazio e mi permetta di farle i miei complimenti. Hogwarts è fortunato ad avere nel suo corpo docenti una professoressa abile e competente
come lei-

-La ringrazio-

-Sa, mio figlio verrà l’anno prossimo, si chiama…-

-Mi scusi, devo andare-

-Certo, mi scusi lei se l’ho trattenuta-
Minerva si volse nuovamente. Sapeva perfettamente dove voleva andare a parare quella donna. Voleva elogiarla, sperticandosi in mille lodi, per… facilitare la carriera scolastica del figlio. Minerva sentì l'irritazione pervaderla. Lei non aveva mai favorito un alunno a priori, ognuno di loro aveva dovuto conquistarsi la sua stima e fiducia. E pochissimi, solo i più bravi e rispettosi, erano riusciti nell’intento.
Finalmente riuscì a raggiungere Silente. Si lasciò cadere con la stessa grazia di un cigno sulla sedia, drappeggiandosi il manto in modo che nemmeno un minuscolo filo dell’abito che portava al di sotto fosse visibile. Raddrizzò la schiena e attese, lo sguardo fisso verso l’entrata. Controllò l’orario: i ragazzi sarebbero dovuti arrivare a breve. Sobbalzò quando sentì la calda voce di Albus raggiungerla.

-Minerva, capisco che sei severa, ma non ti sembra un po’ eccessivo tenere quel mantello anche a una festa?- La domanda lasciò spiazzata la
donna, che non seppe cosa rispondere. Cercò freneticamente una risposta. Non voleva toglierlo in quel momento. Non l’avrebbe stupito.

-Ho freddo- Albus rimase allibito. Minerva quella sera era molto strana, troppo. La fissò stranito, cercando di capire il motivo per cui l’austera professoressa gli stava mentendo. Possibile che si vergognasse dei semplici abiti che portava ogni giorno? Che lui sapesse non ne possedeva altri, ma gli era difficoltoso credere che la donna, severa e moderata, si coprisse per un motivo tanto infantile, e inoltre non si era mai pentita dei suoi vestiti rigorosamente neri. No, doveva esserci qualcos’altro, ma conosceva la sua Minerva: non avrebbe scoperto nulla fino a quando lei non avesse deciso di rivelarglielo. Riportò lo sguardo sulla sala, lasciando cadere nel vuoto l’argomento. Minerva tirò un sospiro di puro sollievo quando non avvertì più su se stessa lo sguardo penetrante di Albus. Un ghigno le increspò le labbra: non avrebbe mai scoperto il motivo della sua condotta, quella sera. Aveva deciso di abbandonare quella maschera di freddezza e austerità che la contraddistingueva e che si era costruita nel corso degli anni. Certo, non avrebbe potuto farla scomparire del tutto, ormai era una parte integrante di sé, ma poteva comunque farla calare, almeno per una sera. Improvvisamente si diede della sciocca: si stava comportando come una ragazzina. Si mosse, irritata con se stessa, ma ormai non poteva farci nulla. Aveva preso una decisione, per quanto avventata, e ora non poteva tornare indietro. Si maledisse mentalmente: ma come le era venuto in mente di farsi bella per lui? Di cambiare per lui? Era stata una sciocca sconsiderata. Peccato che dirtelo ora non serve a niente, Minerva. Commentò acida dentro di sé. Le trombe suonarono, imponendo il loro suono potente su tutta la sala. Dopo pochi istanti la porta della Sala Grande si aprì, lasciando entrare partecipanti al torneo Tremaghi. La folla di ragazzi si aprì in due ali,formando un corridoio centrale per lasciar passare i quattro ragazzi, con, al braccio, i relativi compagni. Tutti i professori si alzarono in piedi, compresi Albus e Minerva, battendo educatamente le mani. Minerva era estremamente orgogliosa: uno dei campioni di Hogwarts, Harry, apparteneva alla sua Casa, e inoltre il ragazzo olandese aveva scelto come accompagnatrice una giovane appartenente ai Grifondoro: Hermione. Sorrise. Albus fece un passo avanti.

-Bene ragazzi. Siamo qui per una serata di beneducate frivolezze. Vorrei dirvi solo una cosa: divertitevi-
I ragazzi batterono le mani, urlando la loro approvazione per le parole spicce del preside. Hermione rimase sorpresa del fatto che il Preside avesse utilizzato le stesse identiche parole, così inusuali per lui, della professoressa McGranitt. Sorrise furbamente: da tempo aveva capito che quello che legava i due professori non era solo un rapporto strettamente professionale, né tantomeno semplice amicizia, era qualcosa di molto più profondo. Fissò i suoi occhi sulla McGranitt. Portava un lungo manto nero, chiuso ermeticamente. I ragazzi presero posto ai tavoli e pochi minuti dopo apparvero, calde e profumate, le prime portate, che spansero il loro odore speziato per tutto il salone e presto si creò un’atmosfera vivace e allegra. Le chiacchiere dei ragazzi riempirono la sala. Era strano vedere tanti volti nuovi, tante vesti differenti. Francesi, olandesi, inglesi, tutti si mescolavano in quella serata in cui ogni cosa si confondeva. Tante lingue, tante parole si sovrapponevano, tante nuove idee, tanti modi di vivere, di essere. Minerva osservava ammirata quello spettacolo. Albus le versò cortesemente l’acqua e Minerva si irrigidì: mai Il Preside si era spinto a tanto. Gettò una rapidissima occhiata attorno a se per assicurarsi che nessuno avesse dato troppo peso a quella semplice azione. Quando vide che tutti, professori e ragazzi, erano impegnati in fitte conversazioni si tranquillizzò, costringendosi a rilassare i muscoli. Ad Albus non passò inosservato il fugace momento di tensione attraversato dalla sua Minerva e sorrise teneramente. Era sempre così: attenta fin quasi alla paranoia all’immagine che dava di se stessa ai suoi alunni.

-Grazie-

Mormorò la donna imponendosi di non fuggire davanti ai dolci occhi di Silente. Si perse in quell’oceano scintillante. Fu Silente a interrompere gentilmente quel legame, riportando la sua attenzione sul piatto che aveva di fronte a sé. Minerva era molto a disagio, a differenza dell’uomo, che sembrava perfettamente padrone della situazione. La donna si maledisse ancora: si stava comportando come una ragazzina, come l’adolescente che non era più da decenni. E lei odiava perdere il controllo di se stessa in modo così palese. Raddrizzò la schiena e iniziò a mangiare, concentrandosi il più possibile sul sapore del cibo, invece che sul calore del corpo dell’uomo che le era seduto al fianco. Non si era mai trovata così vicina a Silente, per quanto le era possibile aveva sempre cercato di mantenere una distanza di sicurezza, ma adesso non poteva certamente allontanarsi. Continuò a fissare il suo piatto. Solo quando udì il rumore del cucchiaio che sbatte contro una ciotola vuota si riscosse. Alzò lo sguardo, facendolo vagare vuoto per la sala. Le mani le cadevano in grembo, intrecciate sotto il mantello. Si impose di rimanere perfettamente immobile, quasi a voler in qualche modo arginare la tempesta che si stava consumando nel suo animo. Aveva lo stomaco stretto in una morsa e sentiva la pelle gelida. Una voce infranse i suoi pensieri

-Credo che questa sera non andremo a dormire prima delle tre di notte…-
Commentò Pomona sconsolata e Minerva si sforzò di sorridere, annuendo svogliatamente. Sapeva che Pomona amava dormire: quando era Prefetto e la collega frequentava il primo anno quasi sempre doveva andare a svegliarla perché era in ritardo e non poche volte saltava la colazione pur di dormire mezz’ora in più. Silente batté le mani e i piatti scomparvero dai tavoli, lasciando soltanto i calici d’argento e le caraffe di vino, liquori, acqua e succo di zucca. Minerva abbassò leggermente lo sguardo sul suo bicchiere, domandandosi se bere o no l’acquaviola che conteneva. Amava il retrogusto dolce e avvolgente di quel delicato liquore. Alla fine decise che non sarebbe stato educato bere mentre Albus parlava, così rimase perfettamente immobile. Il Preside si alzò e disse gioviale

-Bene ragazzi. Vi auguro di divertirvi! Prego, professor Vitious-
Le luci della sala si spensero all’improvviso e rimase solo un fascio di luce bianchissima che illuminava la tenda più vicina al palco. Questa si aprì e ne uscì il basso professore di Incantesimi. Vitious indossava uno smoking in seta nera, con al collo un ordinato papillon, i capelli erano stati pettinati e modellati. Gli occhiali rotondi erano appoggiati sul naso. Si schiarì la voce e annunciò

-Allora ragazzi, questa sera avremmo l’onore di ospitare, qui ad Hogwarts, la banda delle sorelle Stravagarie-

L’intera sala irruppe in grida di giubilo. I ragazzi battevano entusiasti le mani, urlando a squarciagola il nome delle singole componenti del gruppo. Le Sorelle erano l’unica banda musicale formata da streghe. Tutti gli appartenenti al mondo magico le conoscevano. Improvvisamente, in un tripudio di colorati fasci di luci, apparvero le tre donne. L’intera folla di ragazzi si spinse verso il palco, inneggiando a loro. Minerva sembrava completamente assente: nemmeno un sorriso le aveva increspato le labbra. Gli altri professori invece guardavano affettuosamente i loro ragazzi e molti sorridevano, ricordando i tempi della propria giovinezza. Anche le labbra di Severus avevano perso la loro piega severa, addolcendosi leggermente. Albus sorrideva sfacciatamente, ma Minerva no. Quella festa si stava rivelando una dolorosa agonia per lei. Rammentava le frasi di un vecchio libro babbano. Narrava di una tormentata storia d’amore e le parole erano usate in modo talmente efficace che lei era scoppiata a piangere. Aveva solo diciassette anni all’epoca e non capiva perché quelle parole le erano tornate alla mente proprio in quel momento. “Ti ho guardato da lontano, non avendo il coraggio di parlarti…” “Ho pensato che avrei potuto rimediare ai miei sbagli, che avrei potuto finalmente amarti” “Questo sogno d’amore è iniziato e finito in una calda notte di mezza estate” “Sono stai i cannoni a strapparti via da me…” Adesso giaci freddo e rigido a terra, sono circondata dal fumo” “Mi trovo a stringere nebbia tra le mani, il ricordo di un sogno che ho avuto paura di vivere” I suoi occhi si adombrarono. Mai avrebbe pensato di rispecchiarsi in una donna babbana, eppure quella terribile storia era identica alla sua. L'angoscia e il carattere di quella donna erano uguali ai suoi, il tormento interiore analogamente soffocante e insopportabile.

-Minerva…- Era talmente assorta nei suoi malinconici pensieri che non si era minimamente accorta che Albus la stava scrutando da tempo e aveva notato i suoi occhi tristi. Si volse di scatto, fissandolo incerta. Fece un profondo respiro e poi, imponendosi di mantenere ferma, fredda e dura la voce, chiese

-Sì, Albus?-
Il Preside la guardò con tenerezza. Quella donna era straordinariamente forte. Nella sua vita aveva sopportato profonde angosce senza cedere. Mai l’aveva vista piangere, o soltanto mostrare un vago accenno di debolezza.

-Sei sicura di sentirti bene?- Cercò di porre la domanda nel modo più delicato possibile, per non distruggere la sua autostima.

-Certamente- La voce era nuovamente sicura e decisa, ma qualcosa nei suoi occhi era cambiato: sembrava che un velo di tristezza li oscurasse.

-TI prego, Minerva, non mentirmi, se c’è qualcosa che…-

-Ti ho detto che sto bene- Ma dall’espressione e dalla lieve contrazione delle labbra, Albus comprese che Minerva non stava affatto bene come voleva far credere. Improvvisamente gli sorse nella mente un’idea.

-Minerva, cara, è una festa, perché sei triste? Dovresti essere allegra-

-Albus, non capisco perché dovrei esserlo-

-Ma mia cara, perché il Preside di Hogwarts ti sta per chiedere di danzare assieme a lui!-
Minerva sgranò leggermente gli occhi, mentre il cuore prendeva a batterle furiosamente nel petto: Albus, Albus Silente, L’uomo che amava da sempre, le stava chiedendo di ballare? Continuava a fissarlo sconcertata, mentre l’uomo le sorrideva tranquillo e sornione.

-Quanto vuoi far attendere il tuo cavaliere?-

-Io… ma Albus… noi…- Non sapeva cosa dire, il cuore desiderava ardentemente accettare la proposta di Albus, la ragione la metteva in guardia sul fatto che avrebbero potuto nascere delle dicerie.

-Siamo il Preside che apre le danze con la Vicepreside-
La donna non si trattenne più. Annuì, raggiante come mai. Albus si alzò e Minerva lo imitò. Si portò le mani al fermaglio di brillanti che
teneva chiuso i suo manto e, prendendo coraggio, lo aprì, facendo scivolare la preziosa seta a terra. Il manto si raccolse attorno alle sue caviglie sottili, lasciando scoperto l’abito che indossava al di sotto. Lentamente il chiasso scemò. L’intera sala rimase semplicemente a bocca aperta. Tutti erano incapaci di sillabare anche solo una singola parola, molti dubitavano che quel che vedevano fosse la realtà: la severa, inflessibile, chiusa, altezzosa, pudica professoressa McGranitt, che indossava soltanto abiti scuri, dal collo alto e le maniche lunghe si presentava a un ballo con il collo e le spalle scoperte Albus rimase paralizzato. Sapeva che Minerva, la sua Minerva, la donna che abitava il suo cuore in segreto da decenni, era bella, ma non avrebbe mai immaginato che fosse così bella. La guardava ad occhi spalancati, le mani aperte e rigide cadevano ai suoi fianchi. L’intera sala sembrava essersi trasformata in un quadro. Tutti erano immobili, quasi in posa per una grande tela. Un quadro dai vividi colori, perfetto, raffigurante la scena finale di una fiaba incantata. Il momento in cui tutti i mostri sono stati sconfitti e la principessa viene raggiunta nella sua torre dal suo principe. Ma, come a ogni fiaba, i ragazzi stentavano a credere a quel che vedevano. Eppure li, in mezzo a una sala scintillante, con un lungo abito che la esaltava, le guance arrossate e lo sguardo sfuggente, Minerva McGranitt sembrava rivelare tutta la sua bellezza, la sua più profonda essenza. Aveva completamente perso l’aura severa e scura che la circondava quotidianamente. Il velo di malinconia che da sempre ammantava il suo volto pareva essersi squarciato. Sembrava avesse recuperato la giovinezza che si era negata in passato. Splendeva di luce propria, fulgida e brillante. Nessuno riusciva a comprendere come, sotto le spoglie di una professoressa così fredda, severa e acida, potesse celarsi una donna tanto bella e affascinante. Per anni aveva mortificato la sua chioma ribelle, stringendola in un severo chignon, aveva mortificato il suo corpo, coprendolo con lunghi e scuri abiti, si era imposta uno stile di vita rigido ed essenziale, nessuno mai l’aveva vista esagerare con qualcosa, che fosse cibo, vestiti, comportamenti, si era chiusa nel suo mondo di cristallo, gelando la sua anima. Ma il suo cuore, fremente e palpitante, bruciava ancora sotto quella coltre di ghiaccio, e, quella sera era finalmente venuto alla luce. Adesso non era più l’arcigna professoressa, ma una donna che finalmente accettava le decisioni del suo cuore e non più della sua mente, era una donna libera dai legacci delle convenzioni sociali.
Era semplicemente una donna libera, una donna vera, non più una donna irraggiungibile, troppo distaccata dal mondo per farne veramente parte. Albus la osservava, percorrendo le linee sinuose del suo corpo con gli occhi, come se non l’avesse mai vista e stesse valutando una persona estranea. Ed effettivamente era così: in tanti anni, decenni, quasi secoli, mai aveva visto la sua Minerva priva dei pesanti abiti di velluto, che nascondevano completamente alla vista le sue dolci forme femminili. Per la prima volta poteva indugiare con lo sguardo sulla sua vita stretta, sul suo lungo collo candido, sulle spalle dritte, sulla pelle morbida… sui suoi seni candidi, che spiccavano definiti e gonfi dalla scollatura provocante. In un lampo comprese di aver già visto quel vestito: era il giorno della consegna del diploma di Minerva e lei era solo una ragazzina, adesso, a settant’anni di distanza l’aveva nuovamente davanti, bella come quel lontano giorno.
Il Preside la fissava intensamente nei profondi occhi smeraldini. Minerva si sentì mancare. Era davanti ad Albus, più vicina a lui di quanto mai
avesse sperato, il calore del suo corpo la raggiungeva scaldandola, sentimenti contrastanti si agitavano dentro il suo animo, rendendola incapace di far qualunque cosa tranne che rimanere aggrappata a lui, perdendosi nell’azzurro oceano dei suoi occhi. La mente le consigliava di riprendere il controllo di se, mettendo la giusta distanza tra se e Albus e declinare gentilmente l’invito a danzare. Il cuore invece le gridava di accettare, ballare fino a notte fonda alla luce delle candele tra le braccia dell’uomo che amava. Non fu nessuno dei due a decidere, ma Albus, che le tese la mano. Minerva posò delicatamente la sua su quella del Preside e si lasciò condurre al centro della pista da ballo. Albus teneva la sua mano sollevata, quasi a volerla presentare alla folla, ancora troppo eccitata dall’evento appena terminato, per comprendere quel che stava accadendo. Troppo impegnata con la conversazione con Albus, Minerva non si era accorta che le Sorelle avevano terminato la loro esibizione e si erano fatti avanti i tre gruppi musicali delle tre scuole. I quattro campioni stavano già danzando, con i relativi compagni. I due professori raggiunsero il centro della pista tra gli sguardi sconvolti e perplessi dei loro alunni, che ben conoscevano il carattere chiuso e severo della McGranitt. All’improvviso si levò un applauso fragoroso, dopotutto vedere la loro più inflessibile professoressa apprestarsi a danzare al braccio si Silente era uno spettacolo più unico che raro. Lentamente scese il silenzio, tagliato solamente dalle dolci note che avevano cominciato a echeggiare nella sala, componendo una struggente melodia. Minerva sentiva tutti gli sguardi puntati su di sé. Si sentiva stranamente leggera, avvertiva il rassicurante calore di Albus al suo fianco. Minerva fu attraversata da una scarica di calore. Poggiò una delle sue sulla spalla dell’uomo e adagiò l’altra su quella sollevata di Albus. Rimasero immobili per un attimo e poi, seguendo le dolci note della musica iniziarono a danzare.
Silente era un ballerino esperto, ma Minerva non era certamente da meno: la sua grazia e leggerezza sbalordirono ancor di più i ragazzi. Non avevano mai nemmeno lontanamente immaginato che la severa professoressa sapesse danzare, e danzare così bene. Volteggiava leggiadra tra le braccia di Albus, il leggero strascico dell’abito seguiva, increspandosi come la superficie specchiata di una polla d’acqua accarezzata dal vento, i passi della donna. La gonna di seta si avvolgeva attorno alle lunghe gambe, rivelandone a tratti le forme. I piccoli boccoli che sfuggivano dalla morbida crocchia molleggiavano lentamente, seguendo il ritmo dei movimenti di Minerva. Lentamente, vincendo lo stupore, i ragazzi iniziarono a ballare, tenendosi ben distanti dalla strana coppia. Lo sguardo di Minerva era immerso in quello di Albus e lacci invisibili li univano. Minerva sentiva il suo cuore scoppiare di felicità, i suoi occhi brillavano e le labbra leggermente dischiuse testimoniavano il fatto che non era per nulla consapevole del mondo che la circondava. All’improvviso aveva perso completamente la percezione della realtà e per lei erano rimasti solamente i profondi occhi oceano di Silente. Il vecchio mago la conduceva sulle note di una musica struggente.
Mai avrebbe pensato che il suo desiderio più segreto si sarebbe mai realizzato. Si era dato dello stupido quando le aveva chiesto di ballare: conosceva Minerva molto bene e sapeva che non avrebbe mai accettato, per questo era rimasto piacevolmente sorpreso quando lei aveva annuito, e semplicemente paralizzato quando aveva visto l’abito che indossava. Il suo cuore aveva perso un battito, mai avrebbe immaginato che la sua Minerva potesse essere tanto bella. Desiderava rivelarle i suoi sentimenti da anni, ma non aveva mai trovato il coraggio per farlo: tutto di lei lo avvertiva che nessuna intrusione nel suo piccolo mondo di cristallo sarebbe stata gradita, eppure quella sera qualcosa era cambiato: non la sentiva più così distante come lo era prima, ma calda e fremente contro di se. Continuava a ballare tenendola tra le braccia, cercando di prolungare il più possibile quel meraviglioso momento. Danzarono per ore, fino allo scoccare della mezzanotte. In quel momento Albus, seppur a malincuore dovette lasciarla. Lesse nei suoi occhi la delusione. Minerva era profondamente ferita: aveva indossato quell’abito soltanto per lui, e lui non aveva proferito parola. Aveva sperato che l’avesse invitata a danzare non soltanto perché era la vicepreside, ma anche per qualcos’altro… e adesso, che la lasciava andare senza nemmeno una parola, il suo cuore si stava spezzando. Si volse e si diresse, impettita e gelida, verso l’uscita.

_______________________
Nuovo capitolo. Le citazioni non sono prese da nessun libro, mi sono ispirata all'anime di Lady Oscar... per chi lo conosce. Ai nostri professori non viene dedicata nulla più, nel film, che una rapidissima inquadrazione, così ho potuto sbizzarrirmi su come Albus avesse invitato la McGranitt ballare. Non avendo letto il libro sono andata un po' a caso, prendendo le informazioni sul ballo in giro, più che altro ho immaginato come potesse essere, se ci sono errori evidenti ditemelo, per favore. Ringrazio che ha recensito e chi ha comunque fatto un salto a leggere questa storiella. I vostri commenti sono sempre ben accetti.
LadySaphira.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Vedra