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Autore: Sheylen    06/04/2012    2 recensioni
-Storia in fase di sistemazione, chiedo scusa per la lunga attesa, ma prima o poi riprenderò-
Una stirpe perseguitata dalle Grandi Potenze. Costretta a vivere nei boschi, nascondendosi dalle superstizioni e dai Cacciatori.
Una bambina perseguitata dal proprio sangue. Costretta a sopportare gli sguardi maligni, nascondendosi dalle sue origini.
Dal 6° capitolo:
-Ci hanno chiamato in molti modi nel corso dei secoli, piccola Anne. Abbiamo prestato le nostre conoscenze mediche a questo mondo arretrato, e ci hanno benedette chiamandoci Salvatrici e Guaritrici. Abbiamo offerto a molti la nostra fede nella Natura e nella Dea, e i più colti ci hanno esaltato come Sacerdotesse e Profetesse. Poi è arrivata la Disgrazia Nera, e le Grandi Potenze dovevano pur condannare qualcuno per questo male sconosciuto e letale. È da allora che siamo conosciute come tu sai…-
[…]
Una ventina di voci femminili terminarono la frase all’unisono, dando voce ai pensieri di Anne.
-Noi siamo Streghe.-
-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-
Questo è il mio primo racconto qui, spero che vi piaccia ;) aspetto con ansia le vostre recensioni!!
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aria si era fatta pesante, rendendo l’atmosfera opprimente.
La gente nelle strade si era volatilizzata, rinchiusa nelle proprie case dalle finestre sprangate.
I lamenti dell’uomo con la morte sul volto erano l’unico suono percepibile nella piazza, oltre allo scricchiolio sinistro di alcune assi di legno.
Anne strizzò gli occhi, cercando di mettere bene a fuoco le due sagome solitarie in mezzo alla piazza.
Aveva tentato di avvicinarsi più volte, ma sua madre le aveva sempre fatto cenno di restare il più lontano possibile.
Come lei, anche alcune donne del villaggio sbirciavano da dietro le porte, mentre la bambina studiava la scena accucciata dietro il carro di un mercante.
Lo straniero gemette più forte.
La malattia che aveva doveva essere davvero terribile, considerando l’espressione angosciata dell’erborista.
Anne si morse il labbro, corrugando la fronte. Non aveva mai visto sua madre così preoccupata… doveva essere qualcosa di grosso.
“Oh Dio, fa’ che riesca a guarirlo…” pregò mentalmente la bambina, facendosi il segno della croce come le aveva insegnato il prete.
Sua madre tirò fuori una fiala dalla bisaccia, avvicinandola alle labbra del malato.
Per alcuni secondi, il silenzio regnò nella piazza, poi lo straniero urlò.
Anne sentì un brivido salirle lungo la schiena.
-Quella strega lo sta ammazzando!- commentò una donna anziana, rintanata in una casa poco dietro di lei.
Anne si girò verso la vecchia, lanciandole un’occhiata bieca.
-Andate voi a salvarlo, allora!- rispose sibilando, senza preoccuparsi delle buone maniere.
-Zitta mocciosa!- le ordinò la vecchia, battendo per terra con il suo bastone.
Altri gemiti dello straniero riportarono l’attenzione generale al centro della piazza, dove la madre di Anne era ancora inginocchiata di fianco al malato.
Se la vista non la ingannava, Anne era certa che sua mamma stesse ansimando.
-Ti scongiuro, aiutala…- pregò ancora sottovoce, alzando gli occhi al cielo.
Di nuovo i gemiti dell’uomo riempirono l’aria, facendosi sempre più flebili.
“No!” urlò una voce nella testa della bambina, quando vide la madre alzarsi e chinare il capo portandosi la mano sul petto.
La vecchia con la quale Anne aveva litigato poco prima si fece il segno della croce, mormorando qualche parola in latino. Dopo aver lanciato un’ultima occhiata torva verso la bambina, chiuse lentamente la porta, facendo cigolare i vecchi cardini.
La madre di Anne si diresse rapidamente verso la figlia, prendendola per mano.
-Dobbiamo tornare a casa.- sentenziò, affrettando ancora il passo.
 
-Che cosa sta succedendo?
Erano ritornate a casa quasi di corsa, inseguite dalle occhiate maligne degli abitanti del villaggio.
Anne guardò implorante la madre, che stava radunando le stoviglie in una cesta.
-Dobbiamo andarcene.- fu la risposta laconica della donna, pallida in volto.
-In che senso dobbiamo andarcene?!- domandò sconvolta la bambina.
Dopo tutto quello che aveva passato, dopo tutte le offese che aveva dovuto ingoiare…
Era finalmente riuscita a costruire un fragile equilibrio non di serenità, quello no, ma almeno di… normalità, e adesso sua madre le diceva che se ne dovevano andare.
-Non possiamo restare qui. La Morte arriverà presto in questo posto.-

~~~~
 

 

Altre lacrime rotolarono lungo le guance morbide di Anne, che si passò rapidamente il dorso delle mani sul viso.
-Tesoro…- le disse sua madre, accarezzandole i capelli.
-Non mi toccare!- strillò la bambina, scostandosi rapidamente.
Senza accorgersi, inciampò nella radice di un grande albero, cadendo per terra.
Rimase stesa per terra per qualche minuto, continuando a piangere in silenzio.
Detestava quel bosco.
Detestava sua madre.
Detestava quel dannatissimo uomo che era venuto a morire proprio nel loro villaggio.
Si rannicchiò abbracciandosi le ginocchia, seppellendo la testa fra le braccia.
 
Sua madre ravvivò il fuocherello che erano riusciti ad accendere con qualche foglia secca, mentre François recitava una filastrocca.
Anne guardò il fratellino, chiedendosi come faceva ad essere così sereno.
Erano ormai passati tre giorni da quando erano scappati dal loro villaggio, tre giorni che si nascondevano in quei boschi selvaggi di montagna.
Un rumore giunse fino alle orecchie della bambina, che si girò di scatto verso l’oscurità che avanzava.
-Non possono farci niente.- la rassicurò sua madre, sorridendo comprensiva.
Ma Anne non ci credeva. Come poteva quella stupida statuetta di pietra proteggerli dai lupi? Forse usandola per colpirli sul muso, allora sì che a qualcosa sarebbe servita…
François chiese ancora alla madre di poter toccare la “scultura della Signora Bella”, suscitando lo sdegno di Anne.
-Pagani!- li rimproverò, con la voce roca per tutte le volte che l’aveva ripetuto.
Suo fratello la ignorò, accarezzando di nuovo la statuetta.
-Siamo nel tuo regno, Signora Bella- sussurrò all’orecchio dell’idolo –Continua a proteggerci, ti prego.-
La madre sorrise, accarezzando i capelli scuri del suo bambino. Da quando si erano stabiliti in quella radura, François sembrava essere quasi rinato: restava seduto senza nessuna difficoltà, riusciva ad alzarsi da solo e aveva persino fatto una piccola corsa. Il miglioramento delle sue condizioni salutari era l’unica cosa che rabboniva Anne, seppur la bimba fosse sempre in agitazione per la presenza degli animali selvatici.
 
-Come si chiama questo?-
Anne lanciò una rapida occhiata all’oggetto scuro che suo fratello stringeva fra le dita, mentre il bambino lo studiava con i polpastrelli.
-È una pigna. Cade dagli alberi.-
-Di che colore è?-
Anne sospirò in silenzio. -È marrone, con dei punti più scuri e altri più chiari.-
Sua madre l’aveva invitata a cercare della legna per il focolare, perché avevano esaurito quella che si erano portati da casa già la sera prima, ma François aveva insistito per venire con lei, promettendo che non si sarebbe allontanato dalla sorella.
Giravano in quel bosco da quasi mezz’ora, ognuno con il suo fascio di legna (quello di François contava solo una decina di bastoni, in modo che il bambino non si affaticasse troppo), quando Anne sentì il peso del fratello che la tirava verso il basso.
“Oh no” pensò per una frazione di secondo, temendo che il bambino fosse svenuto o si stesse sentendo male, ma quando posò i suoi occhi sul fratello  rimase incredula.
François era inginocchiato, con le manine chiuse in pugno e il volto rivolto in avanti.
-Signora Bella…!- chiamò il bambino.
Anne girò la testa verso il punto che sembrava stare fissando suo fratello, e trattenne il fiato.
Ad una dozzina di braccia da dove erano era posizionata una grossa statua della Dea Madre, avvolta dalle braccia del bosco in un abbraccio di foglie e rampicanti.
-Come hai fatto a vederla?- domandò sconvolta la bambina.
-Non la vedi anche tu, sorellona? Lei è qui.-
Fu allora che Anne capì che suo fratello non si stava riferendo alla statua, ma a qualcosa di molto più grande e di estremamente pagano.
La Signora Bella in persona. La vera Dea Madre.
  
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