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Autore: ryuzaki eru    07/04/2012    7 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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E come sempre mi riduco a pubblicare di notte…
Elle mi sta contagiando! ^_^
Trovo questo capitolo “difficile”… Spero si capisca tutto…
Grazie di essere qui e buona lettura!
 
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.



 

26. Cosa fare? 


«Uffa! Questo ombretto non si stende affatto bene!» disse la piccola ragazza bionda, inginocchiata davanti ad un basso specchio ovale e con una cornice barocca poggiato sul comodino…
«Credi che potrei piacergli? Voglio dire, chissà che gusti ha! Chissà che tipo è! Tu che cosa pensi?» continuò a parlare, con gli occhi vispi ma sognanti ed infantili, rimirandosi nello specchio con leggerezza, come una semplice ragazzina che si crogiola con gli interrogativi sull’indole del suo idolo appeso all’anta dell’armadio o di quello senza volto, ma definito dalle pagine di un libro di successo.
«Non saprei che tipo possa essere Kira, non ho osservato così bene il genere umano, Misa.» rispose la voce calma e paziente di Rem, dietro di lei. La voce calma, paziente, comprensiva e tuttavia triste di Rem… Gli Shinigami non sono tutti uguali… Proprio come gli uomini.
Kira. Un assassino senza scrupoli. Kira. Il vero e reale Kira, quello in carne ed ossa e non quello descritto in un manga di successo. Kira. L’incubo di quel mondo. Questo Kira era l’idolo “appeso all’anta dell’armadio” della piccola Misa… della giovane Misa, con la mente spensierata e favoleggiante. Proprio come quella delle altre ragazze della sua età…  
«Be’, con il mio piano riuscirò ad incontrarlo forse e allora lo saprò!» disse raggiante e squillante, strizzando maliziosamente l’occhio allo Shinigami che la ascoltava sempre.
Un piano per aiutare, appoggiare e infine magari anche conoscere e affiancare il proprio idolo…
Misa ed Emma…
Gli esseri umani non sono tutti uguali… Proprio come gli Shinigami.
E la giovane idol uscì dalla porta di casa e raggiunse il marciapiede deserto con passo quasi saltellante, facendo ondeggiare la grossa croce d’argento che aveva sul petto e dondolando la sua borsetta.
«Misa. È da più di una settimana, da quando siamo qui a Tokyo, che qualcuno ti osserva. Credo potresti metterlo a fuoco e farci attenzione.» le disse Rem in modo impassibile.
Misa si voltò indietro«Un maniaco?! Di certo sarà uno stupido maniaco! Lo metterò a fuoco, sono al sicuro adesso!» le disse con leggerezza e sicurezza, sfoggiando poi un sorrisetto infantile ed inclinando il capo in modo sbarazzino…
 
Qualcosa da dire? Ve l’ho già detto che cambiare aria fa bene. Ma andiamo di qualche giorno avanti nel tempo, torniamo a quel 13 Aprile, alla suite di Elle, che di certo vi interessa di più…
 
Emma rimase in silenzio, con lo sguardo concentrato e fisso davanti a sé, mentre faceva i suoi collegamenti mentali sui nastri che tra poco sarebbero stati spediti alla Sakura TV…
Elle guardandola portò il pollice sulle labbra in modo buffo e allungò il collo«Saresti così gentile da rendermi partecipe dei tuoi pensieri?»
Emma spostò allora gli occhi su di lui e sollevò le sopracciglia «”Renderti partecipe”, esattamente come fai sempre tu con me, immagino.» disse poi ridacchiando, intendendo ovviamente che lui raramente condivideva le sue elucubrazioni con lei.
«Ma tu sai sempre quello che penso, anche se non te lo dico, giusto?» la provocò.
«Non arrivo a “conoscere” fino a questo punto, Ryuzaki. Ma stiamo parlando di nuovo del nulla…» si sistemò meglio sulla poltrona «Dunque… Stai facendo controllare Misa?»
«Uhm… Ero convinto di dover essere io quello che deve indagare. Credevo che dovesse essere Elle ad occuparsi del caso Kira.» continuò in quel modo freddo e provocatorio.
«Oh, ma certo! Si dà il caso che però Elle sia un opportunista, che siano le cinque del mattino e che il grande detective ora abbia bisogno della sottoscritta, pare.» e gli fece il solito sorriso appena furbetto, ma proseguì «…Ma si dà anche il caso che alla sottoscritta vada benissimo così, per motivi a lei ignoti, quindi anche lei potrebbe smetterla di dire cose inutili.»
E così Emma diede sfogo alla sua auto-ironia, come sempre, alla sua sincerità ed ai pensieri così come le venivano in mente. Ed ad Elle scappò una lievissima espressione quasi divertita.
Ed Emma continuò «Comunque, stai facendo controllare Misa per via dei miei disegni? Domanda stupida… Certo che lo stai facendo per quello, ancora non hai niente che possa portarti a lei… Non hai prove…»
«Ne deduco che a breve invece dovrei averne, di prove.» le disse Elle, adesso serio.
«Be’, se stai facendo degli accertamenti su di lei vuol dire che hai ritenuto la mia informazione degna di essere presa in considerazione… quindi già ti aspetti che accadrà qualcosa, altrimenti non l’avresti fatta controllare…»
«Sì Emma. Questo infatti già lo suppongo. Ma io parlavo proprio di “prove” vere contro di lei, di dettagli tangibili che la leghino a Kira o che mi faranno ritenere che esista veramente un “secondo Kira”, così come tu affermi. E aggiungo che la sua eventuale entrata in scena non è per niente entusiasmante.» imperturbabile.
«Specialmente considerando che le basta conoscere il volto…» disse Emma.
«Questo me l’hai già detto. E a questo punto temo che il resto tu non me lo voglia dire.» la fissò.
«Io spero che questo ti basti… il resto…» ed iniziò ad essere in difficoltà e abbassò lo sguardo… poi lo rialzò «Tra pochi giorni lo saprai, avrai le prove, almeno credo… Lei è andata a Nagano e Osaka per spedire delle cose… Ma io…» ancora titubante «… La stai facendo seguire da qualcuno giusto? Si tratta di Ukita?» si riprese poi, appena spaventata…
Ma Elle non si scompose. Non la incalzò «Sì. Ukita la tiene d’occhio dal 2 Aprile, da quando è arrivata a Tokyo. E quello che mi hai detto mi basterà. Ora vorrei dei cioccolatini però…» e si portò la mano a grattarsi il capo, guardandosi intorno. «…Puoi tornare nella tua stanza ora. Mi raggiungerai nel nuovo hotel dopodomani, oggi dubito che avrai tempo di preparare le tue cose per stasera.» le disse distrattamente, alzandosi e dirigendosi verso il corridoio in modo flemmatico.
Lei se lo guardò un po’, stupita ma incapace di trovarlo buffo e imprevedibile, perché in quel momento era attanagliata da una serie di ansie che non aveva ancora considerato…
Poi annuì e si alzò.
Elle aprì la porta della stanza di controllo ed Emma, dal corridoio, intravide gli schermi di due grandi computer, alcuni fascicoli per terra e tanti fogli disordinati su un tavolo…
Con la mano ancora sulla maniglia e di spalle, Elle le disse «Mi conosci, ma hai troppa paura, e questa ti impedisce di definire che la logica mi appartiene, sempre, e che non potrei commettere determinati errori. Pensaci bene.» e sparì dietro la porta.
Emma si ritrovò da sola in quel corridoio, con altri interrogativi, oltre quelli che già la stavano scuotendo da prima…
 
Elle arrivò davanti ad uno dei tavolini del salotto attrezzato per le indagini, prese un cioccolatino da una coppa di vetro, lo scartò attentamente con entrambe le mani, in punta di dita, e tenendolo poi davanti al volto tra pollice e indice, con l’altra mano sfilò il cellulare dalla tasca e fece una telefonata.
«Ukita. Non c’è bisogno che lei la segua fino a Nagano ed Osaka. Non c’è bisogno che lei la segua più.» ingoiò il cioccolatino e masticandolo con gusto continuò a parlare «Uhm uhm,  sono sufficienti le testimonianze degli addetti alle biglietterie della stazione. Ha i codici delle matrici dei biglietti? … Perfetto. Le loro testimonianze e le foto che le ha fatto alla stazione ci saranno eventualmente utili come prova indiziaria. … Esatto, non deve più seguirla, non deve più guardarla in faccia. È  chiaro? … Sì, sono certo di questo, sono certo che lei sia stato perfettamente in grado di non farsi notare e che la Amane non si sia accorta di nulla. Tuttavia riprenderà le indagini qui, con noi.» e riagganciò.
«Ryuzaki… » lo chiamò Watari, che aveva percepito qualcosa in quella telefonata, qualcosa che solo lui poteva percepire…
Ed Elle parlò, senza che il signor Wammy avesse chiesto nulla…  «È pericoloso. Questo potrebbe essere stato un precedente pericoloso per lui… Ma era una cosa che non potevo prevedere con la logica… Una variabile insondabile. Lei non ha bisogno di conoscere il nome… Il potere di Kira. Il potere di Kira, anzi, il potere degli ipotetici due Kira non è qualcosa di razionale. Ma possiamo solo attendere.» e prese un altro cioccolatino.
 
Emma ritornò in silenzio nella sua stanza.
Lentamente raggiunse il letto, sfilò i pantaloni e si raggomitolò sotto le coperte, coprendosi il volto…
Cosa devo fare? Cosa? Io…Io ho in pugno la vita di così tante persone… Io sto temporeggiando… non gli sto dicendo ancora tutto perché temo che gli eventi possano cambiare… che lui li possa modificare in qualche modo e allora poi magari lui morirà ugualmente, ma in un modo che io non conosco… Ma gli sto già dicendo alcune cose, gliene ho già dette con i miei disegni! E gli eventi potrebbero essere già per questo diversi! Ma se non gliele avessi dette… Se mi fossi fatta gli affari miei fin dal principio… E lui mi dice che io ho paura ed ha ragione! Cosa significa che non commetterà degli errori? Perché non nomina minimamente gli Shinigami dei disegni? Perché li considera una follia! Che confusione! Moriranno i presentatori in Tv… e Ukita? E se glielo dicessi? Magari Elle bloccherebbe i nastri prima che arrivino alla Satura Tv o magari lo ha già fatto… E i due presentatori si salveranno… E se Misa avesse scritto i loro nomi prima? Sì che lo ha fatto prima, gli orari altrimenti non avrebbero combaciato così perfettamente con il video… Oddio… Ho una bruttissima sensazione… Cosa devo fare? Io non posso decidere della vita delle persone… Non posso avere questo peso! Non posso decidere! Io non sono nessuno… Io non voglio questo peso! Come faccio… come faccio…
E questi pensieri non l’abbandonarono. Non l’abbandonarono per molto tempo.
E poi la sveglia suonò.
Emma sussultò, angosciata.
E poi si alzò senza temporeggiare, come invece faceva sempre, e si andò a lavare. Si guardò nello specchio. Le occhiaie ed il visetto stanco che vide la fecero sorridere mestamente.
Sto diventando come lui… Accidenti! Dormo sempre meno! Ma io non ce la faccio… Non ce la faccio, non solo per il sonno…
Non ce la faceva… Non era la prima volta che aveva di questi momenti di sconforto e angoscia. Ma Emma doveva ancora capire che adesso, a differenza di prima, non era sola. Non era più sola in quella terribile vicenda.
Spossata arrivò all’ingresso della Todai, anche prima del solito e non di corsa.
Entrò nella grossa sala comune delle segreterie e si avvicinò ai distributori di bevande, che a quell’ora erano ancora deserti. Non aveva voglia di attraversare la strada e raggiungere il bar.
Era stanca, fisicamente e mentalmente. Ed era mattina. Era ancora mattina.
Infilò una banconota nella fessura e selezionò il codice del “caffè forte”. Il terzo della mattina, dopo i due carichi che aveva preso in albergo.
Il bicchierone di carta iniziò a riempirsi.
Ma niente resto.
Emma sospirò, lasciandosi cadere pesantemente le braccia lungo i fianchi.
Premette il bottone per il resto.
Niente.
«Non è proprio giornata…» sussurrò appena.
Poi si inchinò per sbirciare meglio in basso, dentro lo sportellino dove avrebbero dovuto esserci le monetine che il distributore le doveva.
Ci infilò le dita dentro…
Niente.
«Accidenti…mille yen buttati per un bibitone acquoso e senza sapore!» disse sempre sussurrando.
«Non ti ha dato il resto? Sul display dice che ci sono ancora praticamente mille yen, meno quello che hai speso.» la voce gentile e premurosa di un ragazzo arrivò alle orecchie di Emma…
Lei alzò lo sguardo… lo sollevò lentamente…
«Anche io vorrei prendere un caffè. Potrei dare a te le monetine che ci vogliono… Se nel frattempo arriverà qualcun altro potresti chiedergli la stessa cosa, almeno finché non aprirà l’assistenza, fra poco, poi se ne occuperanno loro e potrai riavere i tuoi soldi.» e le sorrise affabilmente.
Emma rimase immobile a fissarlo.
Light.
Un attimo di gelo.
Merda! E adesso? Oddio…
Emma non ebbe il tempo di ragionare sul suo aspetto, sulla sua persona adesso reale e così vicina. Quasi non ebbe il tempo di realizzare quello che stava accadendo, che ora aveva veramente Light Yagami davanti agli occhi e che soprattutto Light Yagami le stava parlando, come niente fosse…
Lui sfilò il portafoglio dalla tasca, disinvolto, senza apparentemente notare che Emma era rimasta per qualche istante fissa a guardarlo, rimanendo in ginocchio davanti al distributore.
…Ma io mica posso essere certa che lui sappia qualcosa… Sto dando per scontato che sappia… Sarà un caso… Ok, adesso mi devo dare una calmata!
«Ehm… sì. Scusa, non mi aspettavo di vedere qualcuno ed ero decisamente infuriata per questa storia del resto!» e si alzò, sorridendogli a sua volta, in modo amabile. Brutto viscido serpente senza cuore! «Ti ringrazio molto… sei gentilissimo…» Assassino disumano!
«Ma figurati, per così poco. È capitato a tutti, non è una cosa piacevole.» rispose Light comprensivo, porgendole le monete.
Che falso! Mi dà i brividi! Chissà in realtà cosa starà pensando…
Emma prese il suo bicchiere dal distributore, lentamente, cercando di decidere cosa fare…
Indipendentemente dai suoi secondi fini, che magari sono soltanto un mio “film” mentale… Perchè è così gentile con me? Oddio… Magari è vero che sospetta qualcosa… E adesso? Che faccio? Mi toccherà aspettare davvero qui? Se me ne vado lasciando i soldi nel distributore gli sembrerà strano… Va be’, ma lui magari se ne andrà… E se non se ne va? Ma perché non se ne dovrebbe andare? Cosa gliene importa di me? Oddio… e se rimanesse vorrebbe dire che…
Un brivido le arrivò all’improvviso… Quello era Kira. Quello era Kira per davvero.
E poi…
«Buongiorno Yagami.» una voce nota le giunse alle spalle. Una voce nota e annoiata che le fece quasi socchiudere gli occhi in un contenuta espressione di sollievo e conforto…
Non era sola, per l’appunto.
Light si voltò «Oh, buongiorno Ryuga.» esclamò rilassato e cordiale.
Ed anche Emma si voltò allora…
Elle li raggiunse, con la solita calma, fissando Light disinvolto, senza degnare di nessuno sguardo la ragazza alta che gli stava di fronte con un bicchiere fumante tra le dita.
«Arrivi al momento giusto Ryuga, questa ragazza non ha avuto il resto dal distributore. Se avevi intenzione di prendere qualcosa, potresti dare le monete a lei. Così non perderà i suoi soldi, almeno finché non aprirà l’assistenza. Anche io sto facendo così.» spiegò Light con gli spicci ancora in mano.
E solo allora Elle, con uno sguardo disinteressato, osservò Emma. Rimase un istante in silenzio. Poi inclinò il capo e quello sguardo mutò, gli uscì un’espressione bizzarra… un’espressione quasi ingenua e da adolescente… una specie di sorriso buffo e abbozzato… «Ciao! Noi ci siamo già visti, se non sbaglio…» e si portò l’indice sul labbro, allungò il collo e si avvicinò spudoratamente al volto di Emma e la scrutò come fosse stata un oggetto insolito e nello stesso tempo interessante. Emma istintivamente si scostò appena, sollevando le sopracciglia perplessa, ma non perché non lo volesse vicino naturalmente, quanto perché “quell’Elle” era strano… Ma era lui… era sempre lui… Lo riconosceva anche in quel singolare atteggiamento… Ma non capiva perché stesse personificando “quell’ Elle” buffo.
Lui non sembrò minimamente scomporsi e con naturalezza, continuando a tenere il dito sul labbro in modo infantile, fece qualche passo attorno a lei, per osservarla bene di lato e dietro, con gli occhi sgranati…
Il tutto mentre Emma e Light se lo guardavano confusi… entrambi confusi, ma per motivi differenti.
«…Ehm… sì…ci siamo già visti…» dove vuoi arrivare? Cosa significa tutto questo?
Lo assecondò naturalmente. Ed il suo tentennamento fu naturale, fu la reazione più ovvia e spontanea che qualunque persona avrebbe avuto di fronte a quel comportamento di uno sconosciuto o di un quasi sconosciuto, fu naturale anche se l’esitare istintivo e sincero di Emma era dovuto ad altro…
Ecco qual era il punto. Ecco perché Elle stava facendo così. Perché voleva suscitare in Emma proprio quella reazione.
«Sì… Ci siamo visti il giorno del test d’ingresso, a Gennaio…» disse Elle, come se stesse rimuginando e continuando a guardarla in quel modo ambiguo…
«Sì…» annuì lei.
«Piacere, io sono Ryuga.» ed Elle le allungò la mano sottile, continuando a tenere l’altra vicino alle labbra…
Lei titubante fece lo stesso e si strinsero la mano. Se la strinsero per la prima volta dopo tre mesi, dopo che avevano condiviso altro… E la stretta di Elle non fu flaccida, come Emma aveva sospettato. Quella stretta decisa le diede coraggio e si affidò completamente a lui ed ai pensieri certamente corretti che lo avevano portato a fare quella mossa.
«…Piacere, io sono Emma…» lasciarono entrambi la presa «…Ma già conoscevo il tuo nome… È difficile dimenticarlo, visto l’omonimo che ti accompagna e soprattutto è difficile scordare il nome ed il volto dei fuori classe che sono arrivati primi al test…» spostò lo sguardo su Light, ritornò su Elle e poi di nuovo su Light… «Ryuga Hideki e Light Yagami. Tutti vi conoscono!» e poi sorrise. Sorrise anche perché tutto quello che disse era la verità, era la verità sotto tutti i punti di vista. «Complimenti a entrambi!»
«Ti ringrazio.» disse Light in modo gentile.
Elle invece non raccolse e continuò a fissarla in quel modo assurdo.
La sala delle segreterie generali iniziava a non essere più tanto deserta…
Ed Emma notò qualche sguardo indiscreto che la coglieva, mentre parlava con i due “geni”.
«Ehm… Mi sa che qui comincerò ad attirare troppi sguardi… Direi che sono stata fortunata a potervi parlare, ma vorrei evitare di essere fulminata dall’invidia del resto degli studenti…» Si sollevò sulle punte e si spostò di lato per sbirciare le porte degli uffici alle spalle di Light. «L’assistenza ha appena aperto. Credo di poter risolvere il problema del mancato resto del distributore…» e meno male che siamo in Giappone e la cosa si può risolvere, ed anche subito… In Italia avrei dovuto dire addio ai miei soldi! E chissà come sarei uscita da questa situazione assurda!
«Certo!» esclamò Elle «E noi testimonieremo che sei stata tu ad inserire la banconota che non ha avuto resto! Vero Yagami?» disse Elle ancora una volta in modo apparentemente ingenuo ed entusiasta.
Light annuì in silenzio e con finta partecipazione.
«Vi ringrazio…» disse Emma e si allontanò.
 
Ma io rimarrò con loro, non vi preoccupate. Ogni tanto ve la devo pur dare qualche soddisfazione!
 

«Yagami, l’avevi già vista anche tu?» gli chiese Elle fissandolo sempre con quell’espressione infantile.
«In realtà l’ho incontrata per caso poco fa.» gli rispose Light con tranquillità. «La cosa ti interessa?» aggiunse poi.
«Uhm. “L’hai incontrata per caso”. E a te interessa che a me interessi?» ribattè subito Elle in modo calmo, ma perdendo l’atteggiamento che aveva avuto fino a pochi istanti prima.
«Be’, immagino di sì, nei dovuti limiti, naturalmente. Ma tu forse stai pensando che io, come Kira, potrei essere interessato alle persone che ti circondano…» aggiunse Light pacatamente, palesando i suoi pensieri, smascherandoli apertamente, mostrandosi deduttivo, come in realtà era, e sincero, come invece in fondo non era, ma voleva apparire…
«Già» rispose Elle senza smettere di fissarlo e senza commentare altro.
«Già. Lo penserei anche io se fossi al tuo posto… Se però Kira è la persona che credo, dubito che si interesserebbe ad una tua presunta conoscenza così platealmente… Sarebbe sciocco nel farlo. O magari proprio per questo potrebbe farlo…» e spiattellò “sinceramente” ad Elle di nuovo i suoi calcoli.
«Sì. Direi che il tuo ragionamento è perfetto, Yagami, come sempre.» chiuse Elle in modo impenetrabile.
Poi spostò lo sguardo alle spalle di lui e cambiò faccia un’altra volta «Emma. Soggetto interessante direi…» e continuò a fissarla mentre lei si riavvicinava insieme all’addetto all’assistenza dei distributori automatici.
Light rimase un po’ stupito dall’apparente interesse del suo temibile rivale «…Ti piace…?!»
«Non saprei, credo non abbia molta importanza. Ma anche io sono umano, Yagami.»
 
Il resto è stato poco interessante, ve lo posso assicurare. Ed è durato poco. Emma si è dileguata ringraziando ancora i due fuori classe che aveva incontrato “per caso”, è uscita dalla porta delle segreterie, ha buttato il caffè ormai congelato ed intatto del suo bicchiere, è andata al bar e si è presa una camomilla…
Io invece ultimamente sono in vena di spostamenti…
Fateveli andar bene. Non è che abbiate molta voce in capitolo a riguardo.

 
Alle sette di sera Light rientrò nella sua stanza.
Come sempre chiuse a chiave la porta, composto e in silenzio.
Si avvicinò alla sedia e si aggrappò alla spalliera, rimanendo in piedi, ancora con la giacca indosso. Strinse le dita sulla plastica dello schienale e abbassò il mento. Gli occhi vennero coperti dall’ombra scura dei suoi capelli sottili…
«Eh eh eh!» sghignazzò Ryuk alle sue spalle «Ti ha fregato di nuovo…»
«Dannazione!» esclamò Light con i denti serrati. «Ho le mani legate un’altra volta! Sembra che lei non abbia effettivamente nulla a che vedere con lui. Non l’avrebbe mai portata a dire esplicitamente il suo nome davanti a me se così non fosse! Anche se lei non ha detto il cognome, il rischio avrebbe potuto comunque esserci, ed Elle non lo avrebbe corso se non fosse stato certo che Kira non avrebbe avuto motivo di interessarsi a lei… Quindi lei è più o meno sconosciuta per Elle, come avevo immaginato…Ed è perfettamente inutile! E se anche fosse stata tutta una sceneggiata, se anche lui avesse voluto scientemente farmi credere tutto questo, se anche lei fosse in realtà in stretto contatto con lui, io comunque non posso fare nulla! Non posso comunque avvicinarla ancora, non posso cavarne nulla, perché certamente lei gli riporterà tutto! Perché comunque, adesso che abbiamo parlato apertamente tutti e tre insieme, non sarei più credibile come ingenuo universitario che chiacchiera con una ragazza qualunque! E se anche lei parlasse non potrei neanche farla sparire subito dopo come ho fatto con Naomi Misora! Sarei il sospettato numero uno ancora una volta! Mi ha incastrato di nuovo, semplicemente facendosi avanti, come aveva già fatto mostrandosi come Elle!»
Light continuava a parlare senza considerare Emma. Continuava a fare i suoi calcoli immaginando che in qualche modo non ne avrebbe potuto cavare qualcosa solo perché Elle si era intromesso, certo che se quell’intromissione non ci fosse stata, lui sarebbe riuscito a manovrare Emma, come era riuscito a fare con Misora… Pensava solo alle manovre di Elle. Emma la si sarebbe potuta raggirare facilmente. Queste erano le donne per Light Yagami.
Ryuk se lo guardava «Pare che tu l’abbia sottovalutato di nuovo… E ora?» gli chiese, agitandosi e cominciando a sbirciare la cartella sotto la scrivania, per scovare le sue mele.
Light alzò lo sguardo e scuotendo appena il capo fece ondeggiare i capelli sulla fronte, scoprendo gli occhi «Adesso bisogna solo aspettare. Questa è stata solo un’occasione apparentemente bruciata. Ma mi rifarò. Non ho perso il mio vantaggio e non lo perderò finché avrò il quaderno, caro Elle. Mi prenderò la rivincita anche stavolta!» ed un ghigno di rinnovata sfida si aprì sul suo volto…
Ryuk si distolse dalla sua ricerca «Giocherete di nuovo a tennis?!»
 
Il giorno dopo, di sera, Emma arrancava all’ingresso del nuovo albergo, lo Yin Towers Hotel
Dire che fosse distrutta era dire poco.
Il giorno prima, appena rientrata a casa, aveva dovuto preparare le sue cose, perché la mattina successiva Watari le avrebbe prese per portarle nel nuovo hotel, che lei avrebbe raggiunto solo dopo il lavoro, in un taxi già pagato che conosceva la destinazione.
E ora lo aveva raggiunto quell’hotel, stanchissima per l’appunto.
In conclusione aveva dormito a malapena sei ore in due giorni, il che, sommato alle non moltissime ore di riposo generale, unito alla stanchezza del lavoro e alle ansie delle ultime quarantott’ore, creava un cocktail non indifferente.
Appena entrò in stanza, il telefono squillò.
Sospirò esausta.
Ma poi pazientemente si sforzò di orientarsi nella nuova stanza in cui era approdata. Cercò l’apparecchio e quando lo ebbe trovato rispose.
«Sì…» sussurrò.
«La stanza di controllo è nella Yin Tower Two, suite 13. Ti pregherei di evitare la Tower Two in generale.» lapidario.
«D’accordo… Avresti potuto dirmelo anche domani… Io adesso non credo di riuscire ad arrivare nemmeno al bagno… Figurati nell’altra torre…» gli disse Emma senza peli sulla lingua.
«Sì, questo lo vedo.» le disse la voce di Elle dall’altra parte della cornetta.
Dire che ormai le loro conversazioni, oltre la consueta tranquillità, avessero anche palesemente un qualcosa di vagamente “intimo”, potrebbe apparire scontato.
«Già… Però, prima che io crolli… ieri mattina… sei stato grandioso!» gli disse candidamente, come commentando la puntata di un anime.
«Uhm. Era l’unica cosa da fare.» rispose lui.
«A me non sarebbe mai venuta in mente. Hai sfruttato il mio titubare a tuo favore. Ti sei servito della mia indole schietta in modo perfetto, aggirando la mia incapacità di mentire. Direi che hai giocato con le mie caratteristiche, le hai incastrate come in una partita a scacchi. Ed hai messo nel sacco sia me che Light.» ammise Emma.
«Già. E tu non sei più così turbata di rimanere “nuda”, a quanto pare. Non che tu lo sia mai stata in modo esagerato. Comunque, c’è qualcos’altro che credi di dovermi dire?» proseguì lui.
Emma rimase in silenzio… Adesso era turbata di nuovo…
«Uhm.» proseguì Elle «A quanto pare avevo ragione…»
Emma non sapeva ancora cosa fare e rimase di nuovo in silenzio… poi… «Sì… Hai ragione… Ma ci sono tante cose che ancora non sai… E… io non riesco a ragionare…» farfugliò dubbiosa. Non era il momento di decidere cosa fare. Non riusciva ad essere lucida. Non sapeva cosa fosse giusto dire. Non sapeva se fosse meno pericoloso parlare o meno pericoloso non farlo… La testa le scoppiava… «Elle! Io devo dormire!! » le disse poi a bruciapelo, chiamandolo di nuovo con quel nome, in modo diretto.
«Uhm. Sì. A volte dormire può essere utile. E credo che ora per te sia più indispensabile che utile.»
Emma sentì la voce lontana ma chiara di Watari, dalla stanza di Elle «Ryuzaki, stanno arrivando Aizawa e Matsuda...»
Ci fu un attimo di silenzio e poi… «Buona notte Emma.» ed Elle riagganciò.
 
Watari guardò il suo pupillo, che dopo aver posato la cornetta, era tornato ad osservare il monitor. Ed Elle senza guardarlo, parlò, calmo «Non temere. Mi dirà quello che le frulla per la testa e quello che la sta stressando. Me lo dirà presto. Non ho dubbi.» e chiarì le perplessità che il signor Wammy non aveva esplicitamente espresso, ma che il detective, naturalmente, aveva intuito.
 
Emma rimase con la cornetta muta vicino all’orecchio. Sospirò.
«…Buon lavoro Elle…» e sorrise appena.
Si spogliò.
Raggiunse il bagno senza minimamente guardarsi intorno per scoprire la nuova stanza.
Si infilò nella doccia.
Si massaggiò lentamente la cute con lo shampoo.
E poi, col getto caldo che le insisteva forte sulla nuca, abbassò il capo e iniziò a fissare l’acqua saponata che le fluiva sui piedi…
Cosa devo fare? Io non posso avere questo peso! Ma se gli dicessi tutto prima… Oddio! E se poi Ukita morisse perché io non gli ho detto niente? E se invece salvare Ukita comportasse il cambiamento degli eventi e quindi la morte di Elle? Posso io scegliere chi dei due deve vivere? Ma se si può salvare Ukita allora significa che le cose in questo mondo posso cambiare veramente e non è detto che Elle muoia! Non lo so…Non lo so…
L’acqua continuava a scorrerle limpida sulla pelle…
Chi sono io per decidere queste cose? Chi sono io per stabilire il futuro? Posso sapere come andranno le cose, se si verificheranno i determinati e precisi eventi descritti nel manga… Ma gli eventi sono già cambiati in fondo… Ed io non posso neanche prevedere le variabili del futuro! Oddio, sto andando fuori di testa… Basta!
Si avvolse in un morbido asciugamano, aprì lo scorrevole della doccia e, grondando ancora acqua dai capelli bagnati e lunghissimi dietro la schiena, raggiunse il salotto.
«Ukita morirà! Secondo quello che so io, Ukita morirà! Tanto in qualche modo vedrai questa registrazione, anche se ora stai facendo altro!» quasi lo urlò. Lo urlò alla solitudine di quella camera. Lo urlò a Elle.
E questo era un altro dei momenti in cui Emma reagiva d’istinto alle sue mille elucubrazioni. Era una delle sue solite scelte avventate.
Questa era Emma.
 
 
 
 
La mia Laura-pulcino mi ha detto che nei miei commenti ansiogeni finali sono delirante. Esplicitamente mi ha detto: “l’ultima volta pareva ti fossi fatta di qualcosa!”
Quindi oggi non commenterò nulla, perché che c’ha ragione! ^^,
Vi dico soltanto che 1000 yen corrispondono circa a 10 euro.
E vi dico anche che tutte queste incursioni del nostro Cantastorie un po’ in giro, questo suo abbandonare ogni tanto Emma per seguire qualcun altro mi stanno divertendo, anche se forse così il capitolo risulta un po’ spezzettato. Ma non proseguo. Tanto mi conoscete ormai e non ho bisogno di dirvi che tranquilla non ci sto mai ;D
Vi ringrazio infinitamente!
Grazie a chi mi recensisce, a chi mi ha recensito per la prima volta credendo in me, a chi invece mi ha conosciuto solo ora e crede in me, a chi mi sopporta ormai quasi quotidianamente, a chi continua ad aggiungere questa storia nelle preferite, a chi disegna per me e per questa ff, prendendosi spontaneamente il suo tempo, a chi legge in silenzio e comunque mi fa sapere quello che pensa!
Tutto questo è fantastico!!!
Ed ecco un altro regalo di una di voi.
Il disegno è opera di Gaachan. Un’altra Emma si aggiunge a quelle già disegnate ed io la accolgo sempre commossa! È incredibile come mi facciate capire che questa storia vi piace in questi modi fantastici!!! Si stanno scatenando tutte le disegnatrici!!! Grazie! *__*

 

  

Vi auguro una Buona Pasqua e godetevi queste vacanze!!!
 

Eru

 
 
 
 
 

   
 
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