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Autore: aniasolary    07/04/2012    7 recensioni
Storia postata dal capitolo 57, motivi spiegati nella pagina d'autore.
Cosa sarebbe successo se Jacob avesse fatto un scelta diversa? Se avesse lasciato Bella alla sua vita?
Se i suoi occhi non avessero mai incontrato lo sguardo di Renesmee?
La storia comincia con il matrimonio di Bella ed ogni cosa è raccontata dal punto di vista di Jacob. I suoi sentimenti,le sue sensazioni e le sue emozioni sono i veri protagonisti. 
Una strada sconosciuta ha in servo per lui una vita diversa e sarà essa insieme alla sue scelte a guidare il destino del suo cuore. 
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio, Seth Clearwater, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn, Successivo alla saga
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jake 58

And it’s breaking over me,
A thousand miles down to the sea bed,
I found the place to rest my head.

Never let me go, never let me go.
Never let me go, never let me go.

 

Never let me go – Florence and the Machine




 

Camminavamo già da un po’, la riserva era lontana. E la casa dei Cullen era anche fuori città, come se si trattasse di qualcosa fuori dal mondo. Ma nel mondo c’era eccome, e stava rovinando il mio.

«… Allora?»

L’avevo baciata, per un tempo che non ero riuscito a definire. Poi si era staccata da me quasi subito. Avevo cercato di prenderle la mano ma lei si era scostata, veloce, come se l’avessi potuta scottare.

Brucia, ti scortica la pelle.

«Combatto, Liz.»

«Bene. » Scalciò un sassolino incontrato nel percorso senza trattenere uno sbuffo. «Scusami se penso alla tua vita, oltre che alla mia.»

«Anch’io penso alla tua vita, e ci penso prima della mia.»

«Non potete consegnarmi direttamente?»

«Smettila.»

«Lo scopriranno comunque. Potresti scappare con Bella con una delle loro macchine costose. A lei farebbe piacere.»

Ti sta scorticando la pelle fino in fondo.

«Non me ne frega niente.»

«Già, peccato che si veda da chilometri come ti guarda.»

«E come mi guarda, secondo te?»

«Come se ti amasse da morire.»

Da morire.

Forse mettermi a ridere non era proprio la mossa giusta da fare, soprattutto se la risata aveva quel sapore così amaro. Il punto era che sentivo dolore per ogni cosa che decidessi di fare, senza limiti.

«Figuriamoci, c'è ancora questo?»

Capelli rossi. Bambina. Le braccia bianche di Bella.

Continuò a camminare, senza fermarsi un attimo. Se ci stava provando, non riuscì a trattenere il rossore che le andò a colorare le guance.

«Proprio quello che volevo sentire.»

«Che ti prende? »

«Perché dovrei dirtelo se non mi dici che cosa prende a te?»

I suoi passi erano spediti, lo sguardo alto e le braccia conserte. Era tutta colpa mia, lo sapevo. Perché non ero mai capace di fare qualcosa in un modo decente. Avrei dovuto parlarle prima di quello che avevo intenzione di fare, e invece avevo alzato la voce davanti a tutti come se quella fosse stata la cosa più naturale del mondo. Combattere con i miei fratelli, e lo era. Lo sarebbe sempre stata. Ma questo Liz non lo sapeva.

«Liz, sono questo. Non posso cambiarlo.» sospirai. «Credimi, vorrei. Non puoi immaginare quanto.»

«Non so se l’avevi capito, ma io ci tengo a te. Non ti voglio perdere. È così sbagliato?»

«No che non lo è.» Prese a camminare più lentamente, i capelli che le ondeggiavano sulle spalle. Mi avvicinai a lei e riuscii a cingerle i fianchi con le mie braccia.

«Non dire che è sbagliato.»

«Forse sono solo un intralcio nella tua vita.», tentò di allontanarsi, ma io la tenni ferma, a sfiorarle la pancia.

«Questa era la perla di saggezza del giorno?»

«La verità soltanto.»

«Ma Liz… »

«Lei è bellissima.»

Alzò il viso verso di me, il venticello a farle cadere qualche ciocca sul volto.

«Forse.»

Deglutii.

«Senza forse.»

Distolse lo sguardo, si mise a guardare verso il bosco, dietro di noi.

«Liz, può essere miss Mondo, non me ne faccio niente.» fiatai.

«Se Bella non c’entra più… e non so ancora se crederci… Non andare a combattere. Non devi amarmi fino a morire, non letteralmente, non a questo punto, quello non è amore. Io non ti condanno a fare niente.»

Lei non ti condanna.

«Non posso.»

«Jake. »

«È quello che sono. »

«Ma… »

«Trasformarmi in lupo, Liz. Correre, essere un animale, combattere, proteggere. Sono questo… »

Sospirò.

«Per favore, Jake… io… lo so che sei così e non voglio che tu… faccia qualcosa che non vuoi. Ho solo paura che…»

«Non devi avere paura.»

«Non ci andare.»

«Non posso.»

«E se io…»

«Liz, se si fosse trattato della ragazza di Jared o Embry ci sarei dovuto andare comunque.»

«Ma non ce la farei… »

« Sono io quello che si fa sotto per la fifa di non poter più stare con te, non lo capisci?!» sbraitai.

Cazzo.

Un respiro profondo.

Cazzo.

Mi voltai a guardarla, veloce.

«… P-perché? »

Ho avuto l’imprinting.

Gola secca.

Aria che non c’è.

«N-niente. »

Respira.

«Non ci credo.»

Non smettere di respirare.

«Niente.»

«Non è vero.»

Colpi.

Colpi su colpi.

Cuore che si è fermato.

«Jake, ho capito che qualcosa non va…»

Non parlare.

«Che ti succede?»

Niente.

Aprii la bocca, per parlare.

Ho avuto l’imprinting.

Sentii una fitta al cuore.

Renesmee.

«Liz…»

«Che succede?»

Renesmee Cullen ha i capelli lunghi e rossi, come sua madre una volta, quando aveva quei riflessi al sole. Corre nella foresta, sorride. È bellissima, non è mia. Non posso essere suo, ma mi ha preso lo stesso.

«Non ti voglio perdere per niente al mondo.»

Lasciò cadere le braccia sui fianchi, come se fosse stanca. Poi si passò una mano fra i capelli.

«Che cosa c’è?» Fece qualche passo, questa volta fui io a continuare a camminare.

 Non la dovevo guardare.

Renesmee Cullen ha il viso perfetto, il naso diritto, piccolo, le labbra carnose – sei tu, Bella – alta, slanciata, ha gli occhi scuri che brillano, sono dello stesso marrone della cioccolata calda – sei tu, Bella – , Renesmee corre e ride e le si infiammano le guance… ed è Bella.

È uguale a lei.

Sentii il rumore dei suoi passi seguirmi.

Non farmi parlare, Liz. Non rovinare tutto. Io devo resistere, tu devi resistere, lo sto facendo per noi, lo sto facendo per te. Manca poco, cazzo. Voglio tornare a Seattle, sentire i ragazzi al telefono, farli venire in città a fare i cretini, fare l’amore con te di nascosto perché lì siamo ancora i ragazzini dell’ultimo anno che sono ancora troppo fuori di testa per capire che sono innamorati pazzi e riconoscerlo sul serio. Non lo fare, per favore. Voglio passare tutta la vita così, anche se non più di nascosto. Nel garage, a casa mia, in una casa nostra, ti puoi portare il gatto che ti ha regalato tua zia a marzo e dipingere le stanze come ti piace, e prendermi per il culo quanto vuoi per qualunque cosa e io ti amo, cristo. E so che quando lo saprai mi odierai per sempre, e non posso lasciare che succeda, perché lo sto facendo per noi. Perché noi è l’unica cosa buona che ho ancora fra le mani e tutto mi sta scivolando via.

«Non restare zitto, Jacob.»

«Mi dispiace.»

Non dire più niente, per favore. Torniamo a casa. Te ne vuoi andare da qualche parte? Vuoi fare qualche impresa folle? Va bene, va benissimo così. Se solo non ci fossero quei vampiri di merda a rompere il cazzo lo avrei detto per prima. Non chiedere, Liz, perché lo saprai, mi amerai ancora e non sarà mai più come prima. Sono tuo anche se la magia mi tira da un’altra parte. Lo capiresti? So solo che sei la persona più importante della mia vita e se restare zitto ti terrà qui con me…

Mi mordo la lingua, Liz. Non posso parlare.

«Dimmelo, Jake.»

Ho avuto l’imprinting.

Il lupo è un nemico, poi una salvezza e poi un assassino. Lo sto odiando perché ti amo e sarà sempre così.

Mi passai una mano sul viso. Non lo potevo fare. Avevo resistito tutti quei giorni… l’aria era pesante, anche la terra, sembrava che mi trascinasse giù…

Il cuore comincia a graffiarti i timpani oltre la carne, ti grida addosso perché il momento non doveva essere questo. Perché il lupo può avere tutto di te, ma non il cuore.

Il lupo, ora, ti dice di staccarti.

Il lupo, ora, è vicino a farti fuori.

Non ora. Freddo, ghiaccio, sulla lingua, intorno al petto, le catene, il sangue…

La parte umana è sempre più debole, gli umani lo sono sempre. Una volta poteva essere il momento giusto per dirlo, adesso no. Adesso tutti i momenti sono sbagliati.

«Ti prego, Liz.»

Presi un respiro profondo.

Diglielo.

Mi raggiunse e sentii le sua mani salirmi sulle spalle, arrivarmi al viso, toccarmi, niente più delicatezza, niente più dolcezza. Solo lei.

Diglielo.

«Dimmelo.»

Sei bellissima, amore mio. Anche ora che sei la persona più coraggiosa che io potrei mai conoscere, perché non sai niente. Perché mi stai toccando e ho caldo e muoio di freddo se tu non ci sei. Me l’hai detto tu, ti ricordi? “Non avremo più freddo, Jake, non ne avremo più.”

Non c’era più aria da respirare. Tutta la roba tossica del pianeta era lì, nell’atmosfera.

Ho avuto l’imprinting.

«Liz.»

Ho avuto l’imprinting.

«Parla. »

Renesmee.

Imprinting.

Renesmee.

«… Io…»

Diglielo.

Basta promesse, basta sogni, basta futuro.

Non lo vedi che tutto sta scomparendo sotto i tuoi occhi?

«Jacob… »

«Non volevo… Liz, io non volevo che succedesse… sono giorni… sono pochi… per favore…»

E questa volta gli occhi lucidi le luccicavano sul serio e non avevano niente a che vedere con i vampiri di casa Cullen, con la pelle traslucida e gli occhi del materiale dei gioielli.

Le accarezzai il viso, una sua lacrima mi bagnò la pelle. Una sola. L’unica.

«Io... non... non voglio lasciarti.»

Ti amo.

«Non voglio sentirlo.» tremò e sciolse l’abbraccio. Eravamo vicino casa mia, ora. Si vedevano le luci accese da lontano. «Non dire che mancano pochi giorni, non è la fine. Hai diciotto anni, non parlare così.»

Ti amo.

«Non ci andare. O dimmi che farai di tutto per tornare vivo, promettilo, giuralo. Non voglio sentire nient’altro.»

Non vuole sentirlo.

Le gambe erano pesanti, i piedi dolevano, e ora si era fatta sera. Una di quelle sere in cui guardi il cielo e ci sono i nuvoloni e solo a guardarli ti scazzi, soprattutto d’estate.

Ma se sei con la persona più importante della tua vita non importa più.

«Io… io te lo giuro. Ma ricordati che… » cominciai a dire, le parole mi morirono in bocca.

Occhi lucidi. Voce che non parla, passi veloci.

Evitava anche solo di sfiorarmi. Avrebbe dato un saluto veloce e un sorriso a Billy, sarebbe sembrato sempre e comunque splendido, poi sarebbe corsa in camera sua…

Perché la voce mi moriva in gola?

Perché è uno sbaglio.

Ebbi l’impulso di dare un calcio a qualcosa.

È quello che sento.

Cercai di riprendermi.

Respiro.

Respiro profondo.

Avevo visto piangere Liz per motivi seri e per debolezza, frustrazione. Lei cercava di andare da qualche parte da sola, ma io ero sempre abbastanza veloce da abbracciarla prima che mi chiudesse la porta in faccia. Non lo doveva fare. No.

Respiro profondo.

Sei l’unica cosa che sento, Liz.

Catene.

Acciaio.

«Ricordati. »

Cavi.

Corde.

Tirano, tirano, tirano forte.

«Ricordati che ti amo.»

Trovai la sua mano, gliela strinsi, il sangue che fluiva era denso, faceva male. Adesso graffiava anche quello.

«E può succedere… qualunque cosa. Rapimenti, cazzate, problemi seri, vampiri italiani. Ricordati questo.»

E posso avere tutta la paura del mondo, può esserci Renesmee Cullen, Bella Swan, Bella Cullen… devi ricordarti di questo, perché sto lottando. Lo sto facendo a mani nude contro armi che pungono e tagliano ma tu ricordati di questo.

Ne ho bisogno.

***

Era mezzanotte quando ricevetti la chiamata.

I Volturi sarebbero arrivati entro quarantotto ore, l’avevano deciso. Nella visione, diceva Alice, la luce era debole, del primo pomeriggio, e il vento soffiava verso di noi.

Glielo dissi la mattina dopo, presto. Non avevo dormito e Liz se ne accorse subito. C’erano troppe cose che non andavano bene e lei non era stupida, non lo era mai stata.

Cercò di disegnare qualcosa ma le tremava la mano, le scivolava la matita dalle dita, non parlava.

Poi la abbracciavo e dicevo :“Andrà tutto bene, vedrai”.

Non lo vedrai mai.

Non avevo paura di combattere né di morire. L’unica cosa che riusciva a rubarmi il sonno era che qualcosa – quel qualcosa – potesse spezzarci completamente. Ed era sul punto di farlo.

La cucina era deserta, la televisione accesa solo come sottofondo; lei era seduta sulla sedia, ma ormai aveva rinunciato a mettere su carta qualunque pensiero. Fissava lo schermo, il mento appoggiato alla mano.

Era uno di quei momenti in cui avrei voluto gridare e correre e fuggire solo per provare a soffocare tutti i pensieri. A soffocare quel pensiero.

Spensi la televisione, la abbracciai di nuovo, con le stesse parole e altre nuove, sembravano sempre le stesse, sembravano non avere più voce.

Si avvicina a me, mi prende la mano. Ha quel profumo che inalo quando passo dalla profumeria vicino scuola, mi impedisce di respirare.

"Tu non te ne vai, vero?"

Alzo lo sguardo. Bella ha gli occhi gialli, vuoti. Le hanno tolto tutto il cioccolato.

"No, Renesmee. Non me ne vado."

Liz aveva i capelli sciolti, una frontiera in testa. Gli occhi più belli del mondo. Non volevo ricordarla così. Non volevo ricordarla e basta. Volevo che restasse sempre con me.

"Meglio il viola o il blu, Jake?" Renesmee volteggia davanti allo specchio, si guarda prima di scegliere il suo vestito per il ballo dell’ultimo anno. Non sa ancora con chi andare, per lei è troppo difficile.

"Sei sempre bellissima."

Viola come il vestito di Liz al ballo di dicembre. Blu come il vestito di Bella, quando era andata a ballare con Edward.

"Va bene viola. Tanto, mamma, tu hai un sacco di vestiti blu, non posso somigliarti sempre."

Tremore, paura. Non potevo crederci. Io volevo restare con Liz, solo con lei. Amavo lei e non c’era più tempo. Il tempo stava per scadere.

La baciai, di nuovo. Le sue labbra morbide sulle mie, le sua mani frenetiche fra i miei capelli.

Calore, strisce di fumo.

Bruciature.

Cicatrici.

Il mio corpo che non riusciva mai a contenersi, perché non c’era più tempo, non ne avevamo più. La baciavo, ancora. E non c’era più tempo. Un continuo rumore nelle orecchie. L’orologio sul mobiletto accanto al divano. Dopo l’incidente di mio padre avevamo tolto quello appeso al muro e adesso c’era solo quello. Secondi, minuti, il tempo ci stava lasciando.

Mi allontanai e mi accorsi di quanto potessi essere lento. Avevo ancora il sapore di Liz in bocca, sulla lingua, la sua voce che diceva poco quanto niente. Perché lei non ci credeva, lei aveva paura della morte, io di qualcosa che mi sembrava anche peggio di quella. Tolsi le pile dall’orologio, il rumore della plastica bianca sotto le mie dita. Di nuovo, così. Niente più rumore. Niente secondi, minuti. Adesso eravamo solo noi.

Socchiusi le labbra sulle sue, la cercai di nuovo. Ora non c’era nessun suono a parte il nostro respiro. Il nostro riflesso da qualche parte, l’ombra, il fiato che se ne andava. E poi i battiti del cuore, ancora le uniche cose che potevo distinguere senza avere paura dei numeri.

«Domani.»

«Sì.»

Mi ero intrufolato nella sua stanza, in silenzio. Perché eravamo ancora i ragazzini dell’ultimo anno che si credono abbastanza grandi per innamorarsi davvero. Il lenzuolo non mi serviva, ma lei sembrava sempre sul punto di battere i denti per il gelo.

La strinsi a me. Odore di vita, di lei, di cose che non avevo ancora visto.

«Non fare brutti sogni.»

«Mi vuoi manipolare la testa?» Cercò di ridere, ma la sua voce si inclinò. Cominciarono a cadermi addosso le puntine di metallo che erano tutti i giorni passati da quando avevo deciso di non dirle niente.

«Lo devi fare, fallo per me.» Lasciai scivolare la mia bocca sulla sua guancia, era fresca. Si era solo sciacquata il viso con l’acqua, sì, le sue mani davano di sapone, il profumo di quei fiori che si usano sempre per quelle cose.

Liz.

«Piccola…»

Sei il mio cuore che batte, il lupo non ti può portare via.

Si girò, il fruscio delle coperte contro le mie gambe. Poggiò la testa sulla mia spalla, mentre io mi voltavo verso di lei. Le cadde una ciocca di capelli sul viso, vicino al naso, gliela spostai con le dita. Aveva gli occhi lucidi che brillavano.

«Sono qui.» sussurrai.

Ero vicino alla tempesta.

Sono qui, Liz.

Le accarezzai i capelli, una mano a stringerla sul fianco. Avevo finito il tempo, le ore che mi separavano dal giorno stavano incendiando tutto.

Non doveva succedere, lo sapevo. Perché così sembrava che stessi andando a morire e che quella fosse la nostra ultima notte.

Le sfilai i pantaloncini che indossava per dormire, mi feci strada. Non c'era più tempo, io avevo bisogno di lei. 

Le sue mani, le mie. Le sue labbra, le mie.

Trovai rifugio.

Sospiri.

Renesmee.

Io non sentivo altro che sangue, e catene, e la pelle di Liz, e la bocca, e… quello che volevo.

La ragazza che amavo.

Poi sarebbe ritornato l’acciaio, sarebbe ritornato il buio.

E il sangue, e il dolore, e le fitte, e le parole incastrate nella gola…

Sono qui, Liz.

«Resta con me.» 

La guardai, e mi sembrò che il tempo si potesse fermare davvero.

Sono qui.

*

*

*

*

Ciao <3

Sapete cosa spero? Che leggiate la storia fino alla fine. Magari adesso mi odiate, e forse mi odierete, e mi forse odierete ancora. Però per dire veramente che mi odiate, magari leggete tutto :D Ormai ho capito. L'unica cosa che devo fare è scrivere. C'è un'amica che sa una cosa importante che succederà, un'altra che crede di sapere tutto e in realtà non sa niente, quindi... leggete :D io spero di riuscire a scrivere... a scrivere bene. E di regalarvi tante emozioni con Jacob, Liz, Bella, e tutti gli altri <3 

La scorsa settimana ho pubblicato un missing moment su Liz,  si chiama Curved Line, mi farebbe piacere se andaste a darci un'occhiata. Ah, e sto anche continuando la pubblicazione della long JacobxBella September ends. Vi ringrazio tanto, per tutto. Ringrazio chi recensisce, e chi mette la storia fra preferite, ricordate e seguite <3 E ringrazio tanto tutte le persone che mi sono vicine <3 Tanti auguri di buona Pasqua :)

Grazie davvero.

Ania

   
 
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