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Autore: Amomirus    07/04/2012    0 recensioni
L’aprì. Dentro, appena luccicante, stava un cerchio d’oro battuto, umile rispetto alla stessa corona d’Inghilterra. Eppure, attirò verso di lei in modo irresistibile entrambi i compagni. Jason la prese tra le mani. Una scarica leggermente più intensa lo fece rabbrividire. La sollevò sopra la sua testa e lentamente, con un groppo alla gola, s’incoronò.
Qualche recensione non dispiacerebbe, è il mio primo racconto, grazie!
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A svegliarlo fu la luce e il chiasso della città. Era tardi, aveva dormito a lungo e profondamente. Si sentiva i muscoli riposati. Si stiracchiò prima di alzarsi.
Fece con calma una doccia calda, si rase la barba riacquistando un aspetto curato. Ignorò le piccole rughe intorno agli occhi e finì di vestirsi, indossando l’ultima tunica che aveva con se. Lasciò i vestiti sporchi per terra nel bagno, probabilmente gli inservienti li avrebbero presi per lavarli.
Uscì dalla stanza, ritrovandosi nel corridoio della sera prima. Notò che di fianco alla sua porta c’era una pianta dell’Ospedale. Le parole MENSA e BIBLIOTECA erano in grassetto. Memorizzò il tragitto per la prima e si avviò.
Il locale a quell’ora era vuoto, ma gli inservienti servirono Jason senza esitazioni. Arrivò poco dopo l’apprendista che l’aveva scortato alla camera. Vestiva anche lui con la tunica dell’Ospedale.
- Buongiorno, princeps. Speso si sia riposato del viaggio.
- Sì, grazie.
- Posso esserle utile in qualche modo?
Fu tentato di chiedergli dove potesse trovare Karin, ma ci rinunciò subito. Fece il nome di Tristi e degli altri professori che l’avevano accompagnato per la prima parte del viaggio. Il giovane gli riferì che ora il professor Tristi si era ripreso in buona parte e che trascorreva il suo tempo nel giardino interno all’edificio. Grennor e Trebar erano partiti due giorni fa per Edimburgo, richiamati d’urgenza alla Scuola.
Girovagò un po’ per il labirinto di stanze e corridoi prima di arrivare a chiosco. Riconobbe subito la sagoma dell’amico, seduta con eleganza all’angolo opposto del giardino su una panchina. Sulle gambe accavallate teneva un libro, scuro di copertina. Gli occhi verdi indugiavano ora svogliati ora attenti sulle pagine leggermente sciupate. Jason sorrise andandogli in contro e Filippo si accorse di lui quando ormai gli era davanti. La sorpresa che illuminò i suoi occhi fu subito sostituita da piacere e gioia. Posò il libro sul marmo e si alzò. Non aveva ancora recuperato del tutto il suo colorito bruno, ma Jason notò, abbracciandolo, che gli erano state tolte tutte le fasciature.
- Amico mio!
Si strinsero ancora in un abbraccio.
- Filippo, ti vedo bene.
Il sorriso del mago si allargò:
- Devo ringraziare la glaciale Karin, si è dimostrata un medico molto capace.
“Come sempre, sa che tasti beccare.”
- E tu? – continuò Tristi, - Come mai qui e non a far valere il buon nome della Scuola?
Jason gli fece cenno di sedersi e lo imitò. Soffermò un attimo lo sguardo sul chiosco, luminoso e curato. Nonostante fosse ancora inverno, lì non sembrava arrivare il freddo della stagione. Il cielo ero terso e azzurro. Inspirò l’aria fresca e quel gesto gli ricordò le sue mattine silenziose alla Scuola.
Gli raccontò tutto dal principio, partendo dall’arrivo di suo fratello Jamie a Edimburgo per comandare il fronte scozzese. Filippo ascoltò imperturbabile e silenzioso, non parlò neppure quando alla fine Jason gli confessò di Renée e del ruolo che aveva. Quando Jason tacque, il mago distolse lo sguardo da lui e lo fece vagare quasi assorto tra la studiata vegetazione del giardino. Erano soli.
Alla fine ruppe il silenzio:
- Eletto. – lo guardò solenne, serio. Jason aspettò che continuasse:
- Dunque, tra poco vedremo la fine di questa guerra.
- Così sembra, poi finalmente potremo tornare alla Scuola.
Tristi divenne perplesso:
- Davvero torneresti alla Scuola?
- Sì, ovvio. Dove potrei andare, altrimenti? – Jason lo guardò interdetto
Il mago alzò le spalle:
- Beh, sei l’eletto della Corona Spiriti. Forse, potresti diventare qualcosa di più di Preside…
- Non vedo il motivo di cambiare lavoro, a dirti la verità. Io… io sto bene là.
- E’ per Renée, giusto? – sul volto dell’amico comparve un leggero sorriso.
- Beh… sì, anche per Renée. Nonostante tutto, deve ancora finire quest’anno e fare l’ultimo. Se ne usciremo vivi, voglio starle vicino, se lei mi vorrà ancora.
- Sai, durante questa convalescenza Karin mi è stata vicino. Mi sono spesso chiesto, conoscendola un po’ meglio, perché non fosse continuata. – rise sommessamente – A dire il vero, non penso potrei capire perché hai scelto Renée, ma da come ne parli, ne sei davvero innamorato.
Jason aggrottò leggermente le sopracciglia, ma decise di non indagare oltre su quello che l’amico cercava di dirgli. Si limitò a muovere nervosamente le gambe per qualche secondo. Poi, spiegò:
- Ho visto Karin, ieri sera. Pensavo che qualcosa fosse rimasto, di quello che provavo per lei. Ma nulla, e lei ieri l’ha capito, credo.
- Credo che lei ti ami ancora.
Jason fece uno scatto irritato con la testa e sbottò:
- Mi ama così tanto da non aver neppure trovato il tempo di scrivermi tra un sospiro e l’altro. Mi dispiace se penava che non fosse finita tra noi, ma non ha fatto nulla per dimostrarmelo.
Quasi fosse stata chiamata dai loro discorsi, Karin apparve. Non degnò neppure di uno sguardo Jason, che la salutò il più neutrale possibile. Filippo le sorrise e le andò in contro. I due parlarono un po’, lasciando Jason a guardarli seduto in disparte, poi Karin diede un colpetto alla spalla di Filippo e rise, ritornando all’interno dell’edificio.
Tornando da lui, il mago gli rivolse un’occhiata metà di rimprovero metà divertita. Jason rise e scosse la testa.
- Filippo, neppure una convalescenza così pesante è riuscita a toglierti il tuo gusto per le frecciatine!
Fingendo di essersi offeso, Filippo sollevò gli occhi al cielo con ironia e disse:
- Ad ogni modo, Renée è una bella donna e sicuramente anche nobile di anima, visto che è la Custode. Così giovane e con così tante responsabilità, come gli altri due eletti!
- Lo so, - il volto di Jason tornò serio – e finché non li avrò davanti a me, non smetterò di essere preoccupato per loro. Sono soli chissà dove tra la Francia e l’Italia, speriamo non facciano brutti incontri come quelli che ho fatto io.
- In caso contrario?
- Non voglio pensarci.
 
 
Avevano sperato che i traditori non li trovassero ma ovviamente si illusero. Avvertirono la presenza dei due traditori quando entrarono a Torino. Si chiesero da quanto tempo li avessero individuati.
Si resero conto di non sapere dove andare, Jason sembrava nascosto dentro la città ma era come invisibile, come se fosse nel cuore della città, come se fosse parte della città.
Renée non riusciva a trovarlo.
Era notte fonda.
Carlo correva davanti a loro. Era l’unico che parlasse in italiano e sembrava fosse in grado di orientarsi meglio con i nomi delle strade. Ora, si trovavano in una piazza enorme, circondata di edifici storici.
Milara le stava accanto, con lo sguardo puntato sulla schiena del mago. Il viso era stanco, probabilmente anche il suo aveva la stessa espressione stravolta, pensò Renée. Strinse la mano attorno alla spada che aveva ricevuto da Jamie. Si stupì di no averla dovuta ancora usare e allo stesso tempo le venne da ridere per il nervoso.
“Sono una studentessa, sono solo una studentessa… come posso competere con dei veri combattenti?”
Ora, sentì salire anche le lacrime. Pregò gli Spiriti e desiderò che Jason fosse lì con lei.
Un grido. Carlo si bloccò di colpo. Milara trattenne il respiro per la sorpresa. A Renée si strinse lo stomaco. Davanti a loro, il profilo inconfondibile di un ribelle. Il manto nero e la maschera. La spada sembrava il prolungamento naturale del suo braccio.
Renée sfoderò la sua. Le bastarono alcuni istanti, e attivò l’Arte Suprema.
- Sei la Custode, proteggili. La voce di Alice le cullò i sensi, che si accentuarono leggermente. Poteva sentire il respiro dell’avversario a quella distanza.
- Spostatevi, state dietro di me!
I due maghi non se lo fecero ripetere. Tuttavia, entrambi erano avvolti da scariche di energia, pronti a concentrare gli atomi necessari per degli incantesimi.
Renée rilassò le spalle, respirò a fondo, divaricò le gambe e ne portò una avanti in posizione di guardia. Il traditore fece altrettanto. Renée capì che stava usando anche lui l’Arte Suprema. Le avrebbe fatto paura ma ora non le sembrava di sentire nulla, se non il peso rassicurante della sua spada e l’energia scorrergli nelle vene. Concentrò degli atomi attorno ai suoi organi vitali, mosse il polso facendo roteare appena la spada.
- Nessuna pietà. Uccidilo.
Sì.
- Ora!
Urlò e quasi volò sull’avversario, che parò a stento il colpo, sorpreso dalla prontezza della giovane. Si aspettava un cavaliere inesperto e terrorizzato, e, in effetti, Renée lo era, ma era anche tenace ed era anche la Custode.
Volteggiò attorno al nemico, che cercò di infilzarla fendendo l’aria. Innervosito, si sbilanciò troppo con il bacino, scoprendo il lato sinistro. Renée lo trapassò da parte a parte.
Quando sfilò la spada il sangue iniziò a uscire come una cascata dal corpo del traditore, che crollò a terra morto.
Aveva il fiatone e si accorse di essersi storta la caviglia quando era saltata addosso all’avversario. Strinse i denti e fece per riporre la spada, ma sentì Milara gridare:
- Renée!
Si voltò e sentì i sensi esploderle in testa. Si era completamente dimenticata che i traditori erano due, e ora il secondo stava combattendo contro Carlo in un serrato botta e risposta di lampi di luce e incantesimi. Vide il mantello del giovane mago svolazzare.
Corse verso di loro e si mise in mezzo, risparmiando a Carlo una vampata di fuoco, che la investì senza però farle nulla. L’Arte Suprema l’aveva protetta a dovere. Sentì la sua essenza attirare atomi dall’esterno e convogliarli sui suoi organi.
Il mago traditore le colpì il braccio con un incantesimo e per qualche istante Renée fu preda di un terribile formicolio che la tenne paralizzata. Carlo dietro di lei mormorò qualcosa e l’effetto svanì.
Fu più difficile combattere contro il mago. Non poteva avvicinarsi troppo e allo stesso tempo si ritrovava a doversi abbassare e schivare gli incantesimi. Non riusciva a trovare un attimo in cui le difese del mago fossero scoperte.
Iniziò a sentire la stanchezza. Gemette quando un incantesimo le colpì il ginocchio facendole quasi perdere l’equilibrio.
Un secondo incantesimo le ferì la spalla sinistra. Le mancò il respiro e temette di perdere la lucidità ma poi, qualcosa cambiò.
Si sentì spinta di lato da una forza d’aria. Gridò di sorpresa e girò la testa. Carlo era diverso. Gli occhi azzurri erano diventati due pozzi scuri come la notte, il viso era pallido e inespressivo. Alzò una mano verso il cielo. Fissò il traditore, che assisteva paralizzato alla scena.
Poi Renée sentì come un vuoto ovattato attorno a sé. Le sembrò che la città intera diventasse come di un’altra dimensione. Espanse i suoi sensi. Sentì i cuori di Carlo e Milara battere, incredibilmente calmi. Guardò perplessa il traditore ancora vivo. Il suo cuore non batteva. Si voltò verso Carlo e capì. Stava usando il Patto Spiriti. Aveva fermato il tempo.
- Milara. – lo sentì chiamare.
La maga annuì. Chiuse gli occhi e rilassò il collo. Sembrò rabbrividire ma quando riaprì gli occhi l’espressione sul suo viso era uguale a quella di Carlo.
A passi lenti si avvicinò al traditore. Quasi con dolcezza gli appoggiò una mano sul petto, all’altezza del cuore. Esclamò:
- Vita fugit. [la vita fugge]
Renée con orrore si rese conto che il mago era morto, ancora prima che Milara avesse finito la frase. Sentì come un mancamento tra gli atomi attorno a lei, poi però tutto tornò come prima. Milara si scostò dal corpo senza vita dell’uomo, e si voltò verso Carlo. Lui abbassò la mano.
Renée risentì il suo peso sulle proprie gambe. La piazza riacquistò le sue reali dimensioni.
I due maghi tornarono normali. Si guardarono in silenzio e poi si abbracciarono. Milara quasi singhiozzò ma si trattenne a stento. Carlo era stravolto e attonito. Tutti erano stravolti e attoniti.
- Portali al sicuro, stanno per crollare, e anche tu.
Lo so. Ma non so dove.
- Ti guiderò io.
Grazie.
Si mosse verso i due compagni. Appoggiò una mano sulla spalla di Milara, che la guardò sconvolta. Cercò di sorriderle ma le sembrò di non ricordarsi come si facesse. Solo allora si rese conto che avevano appena ucciso.
Che lei aveva appena ucciso.
Strinse i denti e ricacciò indietro il vomito.
Senza voltarsi verso i due cadaveri, ognuno lottando con i propri sensi di colpa, ripresero a correre, Renée davanti. Non giravano più alla cieca, seguivano le indicazioni di Alice che si presentavano a Renée come delle immagini di strade e piazze.
Arrivarono in un vicolo. Una porta antica e rovinata li aspettava.
Carlo bussò e la porta magicamente si contorse assumendo l’aspetto di un volto. In latino chiese:
- Chi bussa all’Ospedale?
- Sono Carlo Bonasti, eletto del Patto Spiriti. Con me ci sono l’eletta della Pace Spiriti e la Custode dei Tre Sigilli. Lasciateci passare, abbiamo bisogno di cure.
- Vi stavamo aspettando, Carlo Bonasti, Milara Guarnì e Renée Grison.
La porta si spalancò. Ad attenderli c’era un gruppo di persone vestite con tuniche bianche e rosse. Due di loro si avvicinarono a Renée e le sorrisero. Una era una donna dalla corporatura minuta, i capelli biondi e ricci legati stretti. Gli occhi, sebbene sorridenti, sembravano essere due pezzi di ghiaccio. L’altra persona era un ragazzo, alto e con la barbetta sul mento. Renée riconobbe uno vecchio studente della Scuola.
- Non preoccuparti, Custode. Ora siete tutti al sicuro, ottimo lavoro.
- Jason…
- Renée! Sono qui!
Un mormorio, qualcuno che si faceva spazio tra la piccola folla. Due braccia che le cingevano le spalle, tremanti dalla stanchezza. Un profumo familiare che la investiva come un’onda del mare. Socchiuse gli occhi e vide folti capelli neri, due occhi scuri e caldi.
- Renée, calmati, amore mio, va tutto bene.
Due labbra le baciarono la fronte, più volte, con foga. Sentì la preoccupazione agitare l’animo di Jason, che la teneva stretta a sé. Chiuse del tutto gli occhi.
- Preside, è sotto shock. Deve essere successo qualcosa. Diamine! Sono tutti e tre sotto shock. – una voce maschile, probabilmente il giovane di prima. Poi altre voci concitate. Percepì Carlo e Milara vicini, Jason continuava ad abbracciarla stretta. Lo sentì respirare a fondo e poi parlare:
- Allora forza, portiamoli in una stanza dove possiate curarli.
Si sentì sollevare. Jason la stava trasportando lungo uno stretto corridoio. Aveva riaperto gli occhi ma li richiuse subito. Si abbandonò contro di lui e pianse in silenzio.
  
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