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Autore: elaia86    02/11/2006    2 recensioni
Questa fan fiction è Cotton Candy, anche se cercherò assolutamente di rispettare i veri caratteri dei personaggi per renderla il più verosimile possibile. Aria di tempesta tra House e Cameron..ma quando si deciderà il cinico medico?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

Capitolo II

 

Ancora una volta un paziente era salvo: Foreman aveva intuito la diagnosi prima del suo capo. Da un paio di settimane a questa parte non sembrava più una novità straordinaria: House, lo ammettesse o no, non era più lo stesso.

All’inizio sembrava essere tutto a posto, la partenza di Cameron non l’aveva scombussolato più di tanto, anzi, si era subito divertito a prendere in giro il nuovo medico del suo team, Jimmy Hicks, limitandosi solo a sospirare ogni tanto “Come vorrei che Chase diventasse donna, manca il tocco femminile qui…”.

Wilson e la Cuddy lo osservavano in continuazione, pronti a cogliere un qualsiasi segno di cedimento, e dopo una settimana House li aveva accontentati.

Era più nervoso e irritante, meno lucido, come se il Vicodin non gli bastasse più; aveva sempre qualcosa di meglio da fare che curare i pazienti, ma poi lo sorprendevano a fissare lo schermo del computer come se fosse trasparente; dormiva molto di più di giorno(in ospedale) e molto di meno la notte.

Il bello era che continuava a non voler ammettere che tutto questo dipendesse dall’assenza di Cameron. “Ah, scusami Cuddy, ma in questi giorni ho il ciclo, per questo non mi sento bene…”replicava al suo capo che si preoccupava della sua salute. “Hai ragione, Wilson, mi manca qualcosa…ah si, mi manca la tua mancanza!”

Per sapere di Cameron non aveva mosso un dito, forse aspettava un’altra sua mossa, che arrivò con le sue dimissioni definitive; non voleva sapere perché se ne stava andando, perché non lo aveva nemmeno salutato o chiamato.

“Tu ti senti responsabile della sua partenza” - aveva tuonato Wilson – “Forse. – aveva ammesso House – “Perché non la chiami, non vuoi sapere nemmeno come sta ora?” – “Lei ha chi le faccia compagnia.” – “La lezione di Stacy non ti è bastata? Vuoi rinunciare anche a Cameron per il tuo smisurato desiderio di soffrire?!” – “Ehi la pianti!” – sbottava House, tutte le volte che lo disturbavano con questa faccenda – “Ma non vedi come sei ridotto? Tu eri grande perché eri un medico geniale, se perdi anche la tue capacità mediche diventerai solo un miserabile uomo sofferente!”. A quel punto House gli sbatteva la porta in faccia e si rintanava nel suo ufficio.

‘Non può essere Cameron che mi fa tutto questo! Maledetta piccola crocerossina…non avrei mai pensato che mi avrebbe sconvolto così tanto la sua partenza. E’ vero, mi piaceva sia come donna che come medico, ma mi piaceva, diamine, non ne ero innamorato…ero io ad influenzare lei, non il contrario!’ House faceva sempre gli stessi pensieri, non riusciva a scrollarseli di dosso. Ogni tanto tornava a riguardare quella mail così fredda: la cosa che non accettava di più era stata la freddezza di Cameron. Non una chiamata, non un addio. Eppure lui era convinto che lei fosse innamorata…o no? Non era proprio lui che diceva che quello non era amore, ma puro istinto da crocerossina, lui era invalido e a lei piaceva, semplice.

Possibile che la dottoressina dolce si era dimenticata di lui? Era bastato un giorno, no poche ore, per decidere così a cuor leggero di andarsene. E poi, alla carriera non ci pensava? Con House avrebbe acquisito prestigio anche il suo lavoro, avrebbe avuto le porte aperte per una grande carriera, e invece se n’era andata sul più bello.

Tutto questo lo turbava profondamente.

 

A decine di chilometri di distanza, una ragazza dagli occhi azzurri e dai lunghi capelli neri si concedeva una pausa con un caffè, dopo una mattina di lavoro intenso. Di solito era instancabile, ma quel giorno aveva bisogno di qualche minuto di tranquillità, una tranquillità relativa, visto che appena si fermava i suoi pensieri correvano ad House. Non voleva andarsene così, ma purtroppo non aveva potuto evitarlo. House, House, chissà cosa stava facendo. Cameron era certa che ogni tanto la pensava, Wilson l’aveva chiamata e le aveva detto tutto. Wilson la teneva aggiornata su House, la chiamò proprio mentre lei sorseggiava il suo caffè; le chiese di chiamarlo, almeno per il bene dell’ospedale. “Cosa dici, Wilson?! Lo sai che sarebbe utile solo a fargli sfogare tutta la rabbia su di me. Saprebbe solo trattarmi male, e io proprio adesso non riuscirei a sopportarlo, dopo tutto quello che mi è successo negli ultimi tempi…” – “Credo che tu abbia ragione Cameron. Spero solo che si decida lui a chiamarti. – “Io dubito che lo farà. Sono convinta che la sua è solo rabbia: me ne sono andata in quel modo, non gli ho dato soddisfazione. Me l’ha detto un centinaio di volte che io non sono la donna per lui.

Cameron era comprensibilmente scettica, e del resto come non esserlo?

La sua pausa era terminata, salutò Wilson e tornò al suo lavoro.

 

La Cuddy fece chiamare House, il quale si trascinò stancamente verso il suo ufficio. “Cosa vuoi, mio dolce raggio di sole?” – la Cuddy lo fissò un istante e poi partì all’attacco: “Ti licenzio! Altri due giorni così e ti licenzio, lo giuro!” – House quasi sorrise – “Non lo faresti mai, sai che l’ospedale va avanti anche grazie a me, e poi tu mi stimi…” – “Beh, forse una volta era così. Si, fino ad un mese fa mandavi tu avanti l’ospedale, d’accordo. Si, fino ad un mese fa ti stimavo. Ma ora…Ormai sei praticamente inutile qui” – “Io inutile?!” – “Si, proprio così! Non fai le tue ore di ambulatorio, non curi più i pazienti che ti affido, Chase e Foreman non ti vedono da giorni!” – “Ah, non dargli retta…” – “Ma quale genio? Loro e il nuovo medico stanno faticosamente risolvendo tutti i casi che hanno tra le mani, e lo stanno facendo senza di te. Come vedi hanno imparato bene dal maestro House! E poi ti sei guardato? Sembri un relitto umano, la faccenda di Stacy non ti ha ridotto peggio di così, ti rendi conto? Non hai nemmeno la forza per rispondermi!” – “E quindi mi stai cacciando…Hai detto due giorni?” – “Si, non ti concedo di andare oltre con questo tuo atteggiamento…ti preferivo quando eri odioso, adesso sembri davvero un cane bastonato…” – “Ok, ok Cuddy. – il medico si accomodò su una poltrona, come se si fosse arreso – Ok Cuddy, Lisa. Parliamone. Dimmi tu, secondo te cosa ho che non va? Mi sento strano in questi giorni, su questo non ti do torto. Però non mi sono reso conto di stare esagerando…” – “Pensavo che certe sensazioni non fossero sconosciute per te, mai sentito parlare di ‘mal d’amore’ mio geniale diagnosta?” – “Ancora con questa storia?! Non è per Cameron che sto così…” – “House, fermati un attimo. Ti invito a riflettere su come sei cambiato in questi anni con lei vicino, e come senza di lei sei cambiato in peggio in meno di un mese. Comunque so che non lo ammetterai mai, e del resto non è questo il problema: se vuoi farti del male sono problemi tuoi, ma se non riesci a curare i pazienti è un problema dell’ospedale, quindi mio. Su, cerca di fare qualcosa, quello che vuoi…ma non voglio vederti così.” – “Ok mammina, allora io vado a svolgere diligentemente il mio lavoro” – “Ti ho avvertito House, non più di due giorni per ritornare te stesso…”.

 

“Dottoressa Cameron, il primario vuole vederla nel suo ufficio.”. Cameron si chiese cosa volesse mai il dottor Marlon e raggiunse velocemente il suo ufficio.

“Dottoressa Cameron, le devo parlare. Ho acconsentito ad assumerla subito in virtù del suo ottimo curriculum e della sua delicata situazione familiare. Ora però le chiederei un piccolo piacere: ho bisogno di una relazione, firmata dal dottor House, sul lavoro che lei ha svolto nel suo team di diagnostica, sul suo ruolo e sui casi concreti su cui ha lavorato” – “Mi scusi dottore, ma questo è praticamente impossibile! – Cameron era impallidita – Ci vorrebbe troppo tempo, e poi io non posso andare a Princeton, lei sa…” – “Mi rendo perfettamente conto della sua situazione, dottoressa, ma, vede, a me serve conoscere i dettagli della sua esperienza lavorativa che immagino più significativa. Il dottor House è un medico molto stimato in campo internazionale, e ho bisogno di una sua opinione in merito alle sue potenzialità. Non si preoccupi per sua madre, suo fratello ha avuto il permesso di stare qui per qualche giorno e l’ospedale non le farà mancare niente. – “No, forse lei non ha capito, non posso tornare a Princeton…” – “Dottoressa, lei mi porterà quella relazione, potrà partire domani stesso”. Il discorso era chiuso. ‘Che dittatore’ pensò Cameron, ma del resto non poteva biasimarlo: l’aveva assunta il giorno stesso in cui era arrivata a New York solo grazie ad una telefonata della Cuddy, era più che normale che chiedesse referenze un po’ più dettagliate. Fino a quel momento Cameron aveva fatto un po’ di tutto, ambulatorio, pronto soccorso, laboratorio, ma sembrava che non gli si potesse trovare un posto che le si confacesse completamente.

Al pensiero di dover tornare al PPTH le si strinse un nodo in gola, non era pronta a rivedere House. Beh, doveva farlo, quindi lo avrebbe fatto. Si sarebbe preparata ad affrontarlo. Prese il suo telefono e compose un numero “Kyle, mi servirebbe il tuo aiuto…si, sei davvero un tesoro…”

  
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