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Autore: Merry NIcEssus    07/04/2012    4 recensioni
Hogwarts-seconda guerra magica, ultima battaglia. Ginny ha trovato un incantesimo nel reparto proibito, un incantesimo molto pericoloso che “fa tornare al momento in cui tutto quello che vuoi salvare potrà essere salvato”. È un incantesimo senza ritorno, un incantesimo che sconvolge il tempo passato senza più rimedio, un incantesimo che non deve essere usato. Ma quando vede Harry morto, quando capisce che ormai il mondo è perduto, che ogni speranza si è spenta, pronuncia l’incantesimo convinta che in nessun caso potrebbe andate peggio di così e che lei tornerà indietro solo di qualche ora, in tempo per salvare Harry. Ma si sbaglia. Al risveglio la prima persona che vede non è Harry ancora vivo, ma Voldemor. Un Voldemort diverso però, un Voldemort che lei aveva già visto prima nel suo diari, un Voldemort diciassettenne. In una Hogwarts di 55 anni prima senza possibilità di disfare l’incantesimo, potrà fare solo una cosa: cercare di fermarlo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, II guerra magica/Libri 5-7
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Dove tutto è iniziato

 

I passi del prefetto Riddle risuonavano nel corridoio vuoto visto l’ora tarda.

Tutti gi studenti sarebbero dovuti essere nelle proprie stanze, ma il professor Lumacorno aveva deciso di organizzare un’altra delle sue insulse cene.

Solo che questa volta sarebbe servita a uno scopo diverso dal solito.

Il ragazzo aveva una domanda fondamentale da fargli, aveva organizzato tutto per bene e ora, a causa di quello stupido di Hagrid ne aveva combinata una delle sue ed era stato costretto a riferire tutto al professor Silente.

Avrebbe preferito che entrambi non esistessero.

Uno era una vergogna per la società dei maghi, stupido e con il sangue contaminato, l’altro sembrava star troppo attento alle sue mosse, come se lo controllasse.

Non era riuscito ad ingannarlo come faceva con gli altri professori e sembrava non fidarsi per niente di lui.

Doveva stare attento o avrebbe rovinato tutto.

Era un dannato impiccione.

La luce delle lampade sembrava essere sempre più fioca mentre si addentrava nei sotterranei, ma lui era abituato a quell’atmosfera.

Era il luogo che preferiva nella terra, l’unico che sembrava adatto a lui e l’avrebbe reso perfetto, l’avrebbe purificato da quelle creature indegne che vi si aggiravano profanandolo.

Il rumore della cena iniziava già a sentirsi nel silenzio tombale che avvolgeva Hogwarts a quell’ora, ma prima di arrivare alla porta qualcosa gli sbarrò la strada. Letteralmente.

Sdraiata sul pavimento del corridoio una ragazza dai capelli rossi gli sbarrava la strada.

Imprecando mentalmente per il secondo contrattempo di quella sera si inginocchio vicino a lei.

Ma gli studenti non avevano nient’altro da fare invece di mettersi a gironzolare per i corridoi dopo il coprifuoco e farsi per altro beccare.

La ragazza non aveva neanche la divisa e quindi sarebbe dovuto anche andare dal preside, addio cena e addio domande al professor Lumacorno.

Chissà adesso quanto avrebbe dovuto aspettare prima che si ripresentasse l’occasione adatta.

Guardandola da vicino la ragazza sembrava reduce da una guerra.

I capelli erano orrendi, e non tanto per il colore, che incideva comunque, quanto per il groviglio di nodi ricoperto di polvere e detriti.

I vestiti non erano messi meglio anzi in alcuni punti erano persino bruciacchiati, ma ciò che colpiva maggiormente  era il viso.

La sporcizia, infatti, non riusciva affatto a coprire i lividi violacei e i graffi che lo ricoprivano.

Gli occhi,infatti, anche se chiusi, sembravano gonfi come a seguito di un lungo pianto, le mani poi erano ricoperte di sangue secco che però non sembrava essere suo.

Non la conosceva, anzi non gli sembrava di averla mai vista.

Dannazione avrebbe sicuramente portato guai.

Avvicinò una mano per controllare se fosse ancora viva quando la ragazza aprì gli occhi e lo vide.

E urlò.

 

Ginny Weasley si sentiva a pezzi, letteralmente.

Tutti i muscoli le facevano male, la testa sembrava scoppiarle ed era stanca.

Stanca sia fisicamente che psicologicamente anche se non sapeva perché, non se lo ricordava.

Si accorse di essere stesa su un pavimento freddo e si chiese il motivo.

Non riusciva a ragionare, era esausta.

Ma in quel momento avvertii un movimento davanti a lei e aprì gli occhi.

Impiegò qualche istante a riconoscere la figura chinata davanti a lei, ma quando capì chi era urlò.

Urlò come mai in vita sua aveva mai fatto, urlò con tutta la forza che le era rimasta, urlò con il terrore che si prova solo a seguito del peggior sogno della propria vita.

Urlò perché il suo incubo peggiore si era materializzato davanti a lei e quello non era un sogno.

Non stava soltanto dormendo perché il dolore che provava era troppo vivido, troppo forte per essere causato della sua immaginazione.

La persona che aveva davanti la perseguitava da anni nei suoi sogni, perché l’aveva incontrato anni prima, dentro un diario.

E il ricordo l’aveva perseguitata, nei suoi incubi, perché lei non sognava il tu-sai-chi che tutti conoscevano, l’uomo folle con un aspetto da serpente, gli occhi piccoli e assatanati, la pelle bianca che non aveva mai visto il sole.

No lei sognava un altro signore oscuro.

Sognava un ragazzo bello come nessuno, elegante nei gesti e nel linguaggio, un ragazzo che però in fondo al cuore non potevi far altro che temere. Perché si avvertiva in lui qualcosa di sbagliato, qualcosa di oscuro celato sotto i modi raffinati.

Lo sognava mentre rideva sadico di lei, mentre si impossessava della sua vita.

Mentre urlava ricordò tutto.

Come flash apparvero davanti ai suoi occhi scene della battaglia, la battaglia nella quale Harry e Fred erano morti.

E si ricordò di cosa aveva fatto.

Si ricordò del’incantesimo, della pergamena, della sua decisione.

Per tornare all’origine di tutto, c’era scritto, e a quanto pare l’origine di tutto era Tom Riddle, non Harry, non tu-sai-chi, ma Tom Riddle ragazzo.

Lui che era il colpevole, il colpevole di tutto.

L’odio e la rabbia la resero cieca.

Con tutte le sue forze lo aggredì cercando in tutti i modi di ferirlo, di fargli male, di farlo soffrire fisicamente quando lei soffriva dentro, di farlo sanguinare quanto sanguinava il suo cuore.

 Senza neanche rendersi conto di quello che faceva lo graffiò in viso e nel collo fino a farlo sanguinare mentre i calci e le ginocchiate lo colpivano non solo nelle gambe ma anche nell’addome.

Il ragazzo cercò in tutti i modi di fermarla, le urlò di fermarsi, cercò di fermarle le mani, ma ottenne solo di avere anche i polsi graffiati.

Estrarre la bacchetta in quelle condizioni era impossibile vista la furia con cui si agitava la ragazza, per non parlare del fato che non ci sarebbe stato lo spazio per compiere la magia.

Il serpeverde tentò anche di togliersela di dosso ma la rabbia l’aveva dotata di una forza inusuale per una ragazza così esile.

L’unico modo per fermarla che trovò fu quello di caderle sopra di peso e bloccarla con il suo peso.

E fu ciò che fece, scatenando naturalmente un’altra serie di grida, ancora più forti e stridule di quelle precedenti.

Ma l’aveva fermata.

Bloccata dal peso del ragazzo Ginny riuscì per la prima volta da quando aveva fatto l’incantesimo a ragionare.

La mente le si schiarì e prese atto delle vere conseguenze di quello che aveva fatto.

Aveva davanti a se un Voldemort giovane, un Voldemort studente di Hogwarts.

Oddio se lui era un ragazzo in che anno era.                                                                         

Lei non sarebbe dovuta essere lì , non era neanche nata in quegli anni, forse neanche i suoi genitori lo erano.

La schiacciante consapevolezza del fatto che ogni sua azione avrebbe potuto sconvolgere il presente al quale lei apparteneva la colse impreparata.

Hermione le aveva parlato delle giratempo, dei rischi che comportava usarle, dei paradossi temporali che si potevano creare che avrebbero distrutto il futuro così come lo si conosceva, ma neanche una giratempo poteva creare tanti danni quanto l’incantesimo che aveva pronunciato.

Lì lei non era viva , non avrebbe rischiato di incontrare se stessa, ma avrebbe potuto cambiare o addirittura cancellare la presenza di due generazioni di maghi.

Forse solo i nati babbani si sarebbero potuti salvare dai cambiamenti che la sua presenza avrebbe portato.

Forse il suo tornare indietro nel tempo non avrebbe salvato le persone che amava, semplicemente perché a causa sua quelle persone potevano anche non esistere, non essere mai nate.

Questa consapevolezza la fece smettere di urlare, ma ormai quelle grida spaventate avevano già attirato l’attenzione dei partecipanti al festino del lumaclub che spaventati erano accorsi.

E li trovarono così: stesi per terra, uno sopra l’altra quasi come in un abbraccio, ma con lividi e tagli in tutta la pelle visibile, come reduci da una battaglia.

 

 

 

Perdono, perdono ,perdono. Lo so che il capitolo è cortissimo e nei programmi non sarebbe dovuto finire adesso, ma avrei dovuto scrivere più del doppio. Non ho trovato il tempo e volevo aggiornare puntuale. Baci e Buona Pasqua tuttiJ

 

 

  
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