Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Garfield    08/04/2012    3 recensioni
(Storia in revisione)
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.20
Ok... Ritardo, scusate, ecc... La solita solfa. Ormai  inizio sempre così!  -.-"
Questo ed il prossimo capitolo sono concentrati su Alessandra, inoltre mostrano un po' la vita dei Distruttori. Ho paura che possano apparire noiosi, ma spero comunque di sbagliarmi. Il figaccione che comparirà nel prossimo capitolo dovrebbe aiutare a calamitare nuovamente l'attenzione, almeno credo... :P
L'altro capitolo è già pronto quindi dovrei pubblicarlo a breve, ma non faccio promesse. Adesso sono in vacanza, ma tra la preparazione della tesina e lo studio... Sto andando seriamente in crisi! Sappiate che, nel caso gli aggiornamenti si facessero troppo radi, sarà a causa della scuola e rimedierò finita la maturità, ok?
Devo ammettere che rileggendo la storia dall'inizio mi sono venuti in mente alcuni aggiustamenti e cambiamenti, ma per ora mi concentro a finirla, poi vedrò di sistemarla un po' meglio! ;) 
Baci

Cap. 20

 

Sono a Torino, all’accademia per i Distruttori.

Qui vengono addestrati i bambini della nostra “specie” alla lotta contro i demoni, ma soprattutto qui sono raccolti i libri sulle entità demoniache, il sapere sui demoni, la loro storia e la nostra. Se si vuole raccogliere informazioni non c’è posto migliore al livello nazionale!

Torino…Uno dei vertici del triangolo della magia nera, come San Francisco e Londra, ma, allo stesso tempo, anche vertice del triangolo della magia bianca con Praga e Lione. Questo doppio legame, con la magia nera e con quella bianca, la rende una città unica e magica.
Inoltre a Torino, in Piazza Solferino, troviamo una statua che rappresenta un bellissimo angelo, un corpo scolpito ed un viso perfetto, Lucifero. Le leggende narrano che ai suoi piedi si trovi la porta degli inferi. Noi naturalmente abbiamo verificato la leggenda in passato, ma le uniche cose che abbiamo scovato sotto quella piazza sono una colonia di ratti e l'odorino poco piacevole delle fogne.

 

Mi guardo intorno. Se non sapessi di trovarmi nel punto giusto penserei di essere finita in un collegio, ci sono gli stessi corridoi e le stesse aule che si possono trovare in molte scuole degli esseri umani.
I bambini che vengono qui vi sostano solitamente per quattro anni, fino al nono compleanno, e possono tornare a casa solo nei fine settimana poiché non ci sono altre vacanze. 
La lettura e la scrittura devono già essere insegnate loro dai genitori o da maestri privati prima dell’inizio della scuola. Qui si apprende la cultura generale sul nostro mondo, nonché la disciplina e una base di combattimento. L’addestramento prosegue dopo con un maestro personale che si occupa dell’allievo fino a che questo non viene ritenuto in grado di sopravvivere da solo. Solitamente si tratta di altri cinque o sei anni.

I corridoi alti e larghi sono vuoti a parte una scrivania per ogni piano con la sua bidella tipicamente vestita con un camicione grigio. Le poche classi dentro cui è permesso sbirciare grazie alla porta aperta, sono stanzoni enormi con pochi bambini seduti ai banchi, in rigoroso silenzio. La voce degli insegnanti rimbomba tra le quattro mura delle aule.

Salgo una delle rampe di scale interne, non un filo di polvere sul poggiamano o sui vari gradini, tutto risplende del grigio colore del marmo. Mentre cammino lungo il corridoio del secondo piano incrocio una bimba di sette o otto anni e non distolgo lo sguardo dalla sua figura. Cammina lentamente, quasi con costrizione, e non alza gli occhi, li tiene fissi sul pavimento. Forse è una bimba particolarmente ligia al dovere, oppure è stata punita di recente.
Indossa il grembiule nero obbligatorio, che le arriva fin al ginocchio e tiene i capelli rigidamente fissati sulla nuca, come le maestre insegnano a fare fin dal primo giorno di scuola. Sempre che non ti obblighino a tagliarli cortissimi.
A seconda di quale insegnante capiti c’è anche la possibilità di essere rasati come forma di castigo.
Istintivamente mi tocco i lunghi boccoli castani e li stringo con forza tra le dita. Molti sono i brutti ricordi che ho di questo posto, non sono mai stata portata per la rigida dottrina dell’ambiente.

Per una bambina vivace e fantasiosa come me è stata veramente dura e, per quel pigrone di Giacomo, ancora di più. Essendo un asino nello studio, nonché troppo ribelle di carattere, il piccolo di casa era stato anche bocciato un anno. Non voleva studiare e combinava guai.
Il primo anno ho potuto aiutarlo io, poi però ho finito il mio percorso qui e sono stata mandata dal mio insegnante personale, mentre Giacomo è rimasto in questa prigione ancora a lungo. 
Il mio fratello gemello Marco invece non ha mai avuto nessun problema per quanto riguarda i voti scolastici o la disciplina, ma spesso i miei genitori dovevano venirlo a prendere qui all’istituto, per vari problemi di salute.

 

Il corridoio dove cammino ora è vuoto ed i miei passi sono gli unici rumori udibili. Sono appena entrata e già non vedo l’ora di uscire da questo posto… Mi ricordo benissimo il giorno in cui finii il mio periodo di studi qui all’istituto, fu come tornare a respirare all’aperto dopo anni di prigionia.

Terminato il mio percorso di studi qui, sono stata assegnata ad un amico di famiglia, un precettore molto bravo, che dopo di me si è occupato anche di Giacomo. Con lui mi dimostrai fin da subito un’allieva brillante e straordinariamente portata per le arti del combattimento. Sono bastate un po’ di fiducia e la concessione di maggiori libertà da parte sua ed ero riuscita a maturare e a migliorare.

 

 

Adesso sono nuovamente qui all’accademia, ma questa volta non in veste di allieva, ma di Distruttrice. Il mio scopo è quello di raccogliere informazioni sui demoni superiori e sui loro possibili obbiettivi. Penso che sia molto strano che due demoni superiori compaiano nella stessa zona nel giro di così poco tempo. Inoltre mi preoccupa l’abilità dell’umana, che veda i demoni è accettabile, ma che impugni senza problemi le nostre armi è un altro paio di maniche.
Ho paura che ci sia qualcosa di malvagio sotto e non sono sicura di voler scoprire di cosa si tratta…

Soprappensiero spalanco uno degli enormi portoni che danno sulla stanza principale dell’edificio ed entro nella più grande biblioteca d’Italia appartenente ai Distruttori; si tratta di una stanza enorme, che sembra una specie di nucleo intorno al quale si sviluppano gli altri strati dell’accademia. Le pareti sono completamente ricoperte da enormi scaffali stracolmi di libri, davanti a me i corridoi sembrano infiniti, inoltre, se non ricordo male, ci sono almeno tre piani occupati per la biblioteca.  

L’ambiente che mi circonda è calmo e silenzioso, nessun rumore riesce ad attraversare le pareti insonorizzate e nessuno dei Distruttori oserebbe creare scompiglio all’interno di questa sala.

Mi sento su di giri. Io ho sempre amato leggere, i libri mi hanno sempre affascinato, soprattutto se narrano avventure, combattimenti o guerre.

Intorno a me ci sono migliaia di libri posti sugli scaffali, il rumore delle pagine sfogliate è l’unico suono udibile, mentre l’aria è impregnata dell’odore di carta stampata. Respiro la nostra storia, il passato segreto dell’umanità.

 

Dopo un intero pomeriggio tra vecchi libri polverosi mi ritrovo invischiata in guerre, scontri, intrighi di potere e altre migliaia dei tristi eventi che compongono la nostra storia. Inutile, noi distruttori siamo portati allo scontro, la guerra è il nostro mestiere, nulla ci potrà mai redimere. Nessun popolo umano è mai stato tanto sanguinoso quanto la mia specie.

Gli scontri giornalieri riguardavano i demoni, ma c’erano state vere e proprie guerre tra Distruttori di varie nazioni, oppure battaglie intestine all’interno dello stesso circolo. Gli intrighi per eliminare le famiglie potenti nell’antichità erano all’ordine del giorno.
Eppure, nonostante le mie vaste conoscenze in campo storico e nonostante le mie estenuanti ricerche, mai, nella storia di noi Distruttori, degli esseri umani erano stati catalogati come combattenti. Nessun accenno ad umani con la particolare capacità di impugnare le nostre armi, nessun riferimento ad eventuali loro interferenze nella nostra storia. Non venivano nominati spesso, ma quando ciò accadeva, gli umani erano vittime, venivano sacrificati in favore della riuscita di qualche complotto, o magari qualcuno di essi veniva sfruttato per raggiungere un certo obbiettivo. Quasi tutti gli umani che si erano immischiati nelle vicende che coinvolgevano i demoni o i Distruttori avevano fatto una brutta fine.

Certo, qualche essere umano particolarmente sensibile al sovrannaturale c’è stato e c’è ancora oggi. Alcuni di loro riescono a vedere i demoni e collaborano con noi Distruttori per nascondere i fatti agli occhi del resto della loro specie laddove è necessario, ma sono abbastanza rari e di solito si fanno gli affari loro non interferendo in alcun modo con la nostra lotta. Inoltre nessuno di loro è mai riuscito a prendere in mano una delle nostre spade.

 

La ricerca sulle capacità di Aurora si è rivelata inutile.

Sospiro frustrata e guardo l’ora. Le sei e mezza.

Ottimo, non ne posso più, mi sta scoppiando il cervello e ho bisogno di una pausa.

Mi alzo e sistemo i libri utilizzati negli scaffali.

Tra poco dovrebbe uscire dall’università Elisa…

Tiro fuori il cellulare e digito velocemente un messaggio.

Elisa è l'unica umana che conosce il mio segreto, la mia migliore amica.

Mi dirigo verso il solito punto dell’appuntamento.

 

Al mio ingresso tutti i presenti si voltano a guardarmi. Una donna di mezza età che si occupa della cassa mi riconosce e mi sorride, mentre un cameriere, probabilmente assunto abbastanza recentemente, mi guarda con la bocca spalancata e gli occhioni a cuoricino.

Non sono neanche riuscita ad arrivare al bancone che il ragazzo mi vola incontro per chiedermi l’ordinazione.

« Signorina, desidera? » Mi guarda con aria sognante e gli occhi scuri fissi su di me.

« Si, vorrei un tavolo per due. » Cerco di non ridere della sua espressione ferita, sembra che io gli abbia appena annunciato la morte di un suo parente.

« Per due? » Il ragazzo ripete le mie parole con un tono deluso.

Sorrido, divertita mio malgrado.

« Sto aspettando un amica… »

Il giovane raddrizza la schiena e sembra ritornare al pieno del suo splendore, sorride con aria accattivante e mi guarda con un’espressione sicura di sé. Non è brutto, ma al momento proprio non mi interessa flirtare. Sta per parlare, ma io lo anticipo.

« Sto cercando il tuo capo, il signor…. »

Allungo lo sguardo oltre la sua figura, in cerca di qualcun altro. Scorgo un ometto basso ma di grossa stazza entrare a passo di marcia e fermarsi a parlare con un cliente.

« PINO! »

Il vecchio dall’aria burbera che cercavo, intercetta il mio sguardo e si affretta a raggiungermi.

Il ragazzo sbianca e, vedendo il suo datore di lavoro dirigersi verso di loro, inizia a saltellare da un piede all’altro nervosamente.

« Fabrizio! Vattene a sbavare da qualche altra parte! Anzi no, vedi di iniziare a lavorare, altrimenti ti licenzio! »

Il ragazzo, che avrà due o tre anni in meno di me, arrossisce velocemente e inizia a balbettare frasi sconnesse in cui riesco a capire solo un “non è vero” ed un “mi spiace”. 

Quando il ragazzino si è allontanato, Pino scoppia a ridere ed io lo guardo truce, ma allo stesso tempo divertita.

« Hai visto com’era in imbarazzo?! Te lo dico io, quello è proprio un incapace con le donne! Sembra tanto un rubacuori sbruffoncello, invece… » Il vecchio sfotte allegramente il suo dipendente cercando il mio appoggio, ma non lo trova.

« Non dovresti prenderli in giro così! » Lo riprendo infatti, ma quello scaccia ogni fastidio con un gesto della mano e ridacchia nel vedere il ragazzo in difficoltà con le ordinazioni ad un tavolo.

« Dimmi se non è scemo! » Borbotta per poi gridare verso di lui: « FABRI! SPICCIATI E NON FARE SEMPRE LA FIGURA DELL’IMPEDITO! » Poi si rivolge alla donna dietro al bancone. « TU, VEDI DI DARTI UNA MOSSA, MI DEVO ASSENTARE UN ATTIMO, MA AL MIO RITORNO VOGLIO TROVARE TUTTO PERFETTO. » Il suo grido mi trapana le orecchie.

Mi ritrovo come sempre a pensare che Pino sia l’uomo più stressante che io abbia mai conosciuto quando si tratta del lavoro. E pensare che io ho a che fare con stilisti eccentrici e modelle isteriche! Paragonate a lui non sono nulla…

« Sei da sola? » ritornando a parlare con me il tono di Pino ritorna normale.

« No, sto aspettando un’amica. Elisa. » rispondo semplicemente. Sa di chi si tratta, è una sua cliente.

« Certo, certo… Dimmi un po’, i tuoi? Tutto bene? Oggi non li ho ancora visti… » Mi chiede.

Quest’uomo, pur essendo l’esatto opposto dei miei genitori sia fisicamente che caratterialmente, è un vecchio amico di famiglia. Non conosce il nostro segreto, ma lui e la sua convivente frequentano i miei genitori da moltissimo tempo. Fin da quando ero piccola veniva a mangiare a casa nostra e noi passavamo dal suo bar quasi tutti i giorni.

Fiorio. Si tratta di uno dei bar più rinomati di Torino. Il mio preferito.

Prima ancora che passasse in gestione a Pino, i miei genitori venivano qui da giovani, per i loro primi appuntamenti.

Attendiamo insieme Elisa chiacchierando fino a quando la mia amica entra  e Pino ci porta al piano di sopra, per poi farci accomodare al tavolo migliore della sala.

 

Elisa è la mia migliore amica, l’unica umana a sapere che sono una Distruttrice. Ci siamo conosciute qualche anno fa, durante una “caccia”.

Avevo terminato da poco l’addestramento e stavo inseguendo un demone per spedirlo all’altro mondo, quando mi sono imbattuta in lei. Nonostante sia una semplice umana, possiede degli occhi capaci di percepire il sovrannaturale e proprio grazie a questi suoi poteri ci siamo scoperte. Infatti è stata lei ad farmi vedere il nascondiglio dalla mia preda e grazie a questa preziosa indicazione sono riuscita a portare a termine la missione a velocità lampo.

Elisa è una ragazza della mia età, non molto alta, paffutella, ma con un viso molto dolce ricoperto di lentiggini. Lunghi capelli castani le ricadono sulle spalle in dolci onde, mentre i suoi occhi sono di un colore ambrato semplicemente stupendo. Credo sia una delle poche Milanesi che si è trasferita a Torino per studiare. Non conosco le università umane, ma credo che stia studiando per lavorare nel campo delle risorse di energia rinnovabili.

Parliamo un po’ di Milano e nel frattempo arrivano le nostre ordinazioni, due cioccolate calde fumanti.

Questa non è la solita Ciobar, si tratta della vera cioccolata calda!

Prendo una cucchiaiata di quella densa squisitezza leggermente amara e la gusto di cuore. Il cioccolato giunge alle papille gustative, chiudo gli occhi in estasi mistica e sento il canto degli angioletti nelle orecchie tanto è vicino il paradiso.

Altro che Bernini con la sua Estasi di Santa Teresa!

 

Io ed Elisa rimaniamo a chiacchierare a lungo, dopotutto conosciamo il proprietario e so per certo che non ci butterebbe mai fuori. Ad un certo punto la mia amica si allontana per andare al bagno e io rimango ad aspettarla seduta al tavolo.

Mi guardo intorno. La sala è molto ampia ed è decorata con gusto. Le tovaglie rosse si abbinano al cuscinetto delle sedie, su alcuni tavoli ci sono dei piccoli vasi con una rosa rossa dentro, su altri ci sono delle candele sottili e profumate.

Vagando con lo sguardo incrocio gli occhi di un bimbo seduto ad un tavolo poco distante dal mio. Il piccolo ha intercettato la mia perlustrazione dell’ambiente e mi sorride sempre senza distogliere lo sguardo.

Mi sciolgo completamente. Ha due grandi occhi castani molto dolci e dei capelli biondicci leggermente ricci. Sul suo viso sembra dipinta un’espressione birichina ed intorno alla bocca si notano delle chiazze di cioccolato. Tra le mani tiene una tazza di quell’elisir di lunga vita che ho bevuto anche io poco prima.

All’improvviso alza una manina e mi saluta.

Sono sicura di non conoscerlo, ma non importa, perché, spinta da un istinto impossibile da estinguere, ho già alzato la mano e accenno anche io un saluto.

Sento la donna seduta accanto al bambino domandargli chi saluta e dopo un secondo si volta incuriosita a guardarmi. Probabilmente è la madre. Non vorrei che mi prendesse per una molestatrice di bambini, ma non faccio in tempo a fare nulla e lei mi becca con la mano alzata a ricambiare il saluto ed un sorriso ebete stampato in faccia.

Per un attimo temo che si alzi e mi urli contro, ma quella mi sorride solamente in modo dolce.

Credo abbia capito che ho solo ricambiato il saluto del piccolo, almeno spero.

Sorrido alla madre, cerco di ringraziarla con gli occhi e poi torno a lanciare un ultimo sguardo al figlio.

Il bambino, mentre mi salutava, si è accorto che ha il dorso della mano sinistra macchiato di cioccolato e ora si sta pulendo poco delicatamente sulla maglietta chiara che indossa.

Mi scappa un sorriso vedendo lo sguardo contrito del piccolo mentre subisce la sgridata della madre.

Probabilmente quel bambino ha circa sette o otto anni, tra noi Distruttori sarebbe già dovuto essere rinchiuso all’accademia.

Fosse mio figlio, sarei stata costretta a mandarlo all’istituto ed a lasciarlo lì per tantissimo tempo. Mi si spezza il cuore al solo pensiero.

Invidio gli umani. Sono deboli ed indifesi contro i demoni al livello fisico, ma al livello mentale possono resistere facendo leva sui loro sentimenti, l’amore che li lega ai genitori, ai parenti e agli amici, mentre la nostra unica protezione mentale contro l’attacco di una creatura infernale è la disciplina.

È vero, gli umani non avvertono il sovrannaturale e possono essere soggetti agli attacchi dei demoni, ma anche le creature demoniache superiori sono impotenti contro una mente piena d’amore, perché non trovano la disperazione che cercano per nutrirsi.

 

Distogliendo lo sguardo da quella scena mi ritrovo a fissare la mia immagine riflessa in uno degli specchi della sala.

I boccoli castani mi ricadono sulle spalle morbidi e profumati, come appena lavati, mentre gli occhi chiari sono leggermente arrossati, unico segno della notte insonne. Ho coperto le occhiaie con il correttore ed il fondotinta. Ho aggiunto anche un filino di mascara ed una passata veloce di matita, tanto per non sembrare una morta di sonno. Solitamente quando devo andare a caccia dormo di giorno, così la mia pelle non risente molto della mancanza di ore di sonno, ma questa volta è stata una situazione alquanto anomala.

Lo sguardo che mi ricambia lo specchio sembra sereno, l’espressione del mio viso è la stessa di miliardi di altre ragazze.

Potrei essere una normalissima umana. Nessuno guardandomi riuscirebbe a scoprire il mio segreto, ma io lo so.

Io in quel viso vi riconosco i tratti di una guerriera, nessuna dolcezza in quei lineamenti aristocratici e decisi. In quello sguardo leggo una grande sete di sangue demoniaco. Non sono fatta per essere una comune umana, per quanto ciò sia il mio desiderio più grande.

Se anche gli altri scorgono nel mio riflesso una ragazza bella e spensierata, io vedo solo l’immagine di un’assassina. Sono un’assassina, appartengo ad una società di assassini ed i miei figli, se mai avrò un tale dono, saranno degli assassini.

 

Mentre sono ancora immersa in quei cupi pensieri, il mio cellulare squilla. Lo cerco nella borsa, ma come sempre è disperso. Smette di strillare e capisco che ho ricevuto un messaggio. Quando finalmente lo trovo Elisa ritorna al tavolo.

Mentre si siede apro il messaggio e do un’occhiata veloce.

« Come mai quel muso lungo? Cattive notizie? » Mi chiede Elisa con la sua solita aria pacata e dolce.

Le mie labbra si piegano autonomamente in una smorfia. Senza staccare gli occhi dal cellulare le riassumo il contenuto del messaggio.

« Messaggio dai pezzi grossi. I Regnanti al completo mi invitano ad una loro riunione. Si tratta di argomenti politici, nulla di cui io mi debba occupare. Non capisco perché mi vogliano coinvolgere, ma se dovessi fare qualche ipotesi…»

Elisa termina la frase per me. « Ludovico. »

Sospiro.

« Già. »

« Cosa farai? Ci andrai? »

Il suo tono apprensivo mi innervosisce. Sento le viscere strette in una morsa ed il respiro inizia a farsi difficoltoso.

Non lo so, dannazione! Cosa dovrei fare?

Ho un po’ di paura, non voglio affrontare Ludovico. Mi ero ripromessa di non averci più nulla a che fare. Ho cambiato il numero di cellulare e la serratura di casa, ho chiesto al portiere ed a tutti gli inquilini del palazzo in cui abito di non aprirgli mai il portone ed infine ho informato personalmente la mia famiglia della mia intenzione di non avere più niente a che fare con lui.

Eppure i miei piani stanno già andando a rotoli.

« Non posso rifiutare. È stato il capo in persona a mandarmi il messaggio e… »

Elisa mi guarda sospettosa.

« Sicura di non essere tu a desiderare un nuovo incontro? »

I suoi occhi ambrati si posano sui miei. Abbasso lo sguardo e non rispondo subito, ma Elisa attende pazientemente.

« Non lo so. » Emetto infine un verso a metà tra l’irritato ed il lamentoso.

La mia voce abbattuta sembra commuoverla e si alza e corre ad abbracciarmi. Mi stringe forte ed inizia a sussurrarmi all’orecchio parole incoraggianti.

Solitamente non ho alcuna ritrosia verso il contatto fisico con gli altri, non sono mai stata timida, anzi, sono io stessa molto espansiva, ma venire abbracciata in quel modo…. Elisa mi stringe e mi incoraggia come se fossi una bambina da consolare! Mi mette in difficoltà.

Aprendo gli occhi mi ritrovo davanti una decina di persone che ci guardano perplesse.

Ridacchio alla vista degli sguardi dubbiosi che ci lanciano gli altri clienti del bar.

« Eli, stiamo dando spettacolo! » La respingo piano e le faccio un occhiolino divertito. « Non è mica morto qualcuno! Vedrai che me la caverò alla grande, come sempre! »

La mia amica sorride, contenta del mio ritrovato buon umore.

« Non devi perdere tempo con quello là! Ci sono tanti altri pesci nell’oceano… »

Mi indica con un cenno del capo un tavolo poco distante dal nostro, dove quattro ragazzi ed una ragazza si stanno bevendo un caffè. Guardando nella loro direzione incrocio lo sguardo di due di loro, mentre il terzo è impegnato a parlare con la ragazza.

« Quelli sono esempi della razza maschile e ci stanno fissando da quando sono arrivati. Per quanto io sia attraente e sensuale, credo che la maggior parte dei loro sguardi sia rivolta a te. » Continua la mia amica divertita con l’evidente intenzione di distrarmi dai tristi pensieri sul mio ex.

Guardo attentamente i due e li trovo subito molto attraenti. Sono entrambi castani, ma uno porta i capelli cortissimi, l’altro invece li tiene un po’ più lunghi. Devono avere all’incirca la nostra età, o poco più grandi.

Quello con i capelli corti distoglie lo sguardo imbarazzato quando si accorge della radiografia che sto facendo loro, mentre l’altro mi continua a fissare, come a sfidarmi. Mi piacciono le sfide.

Quando ritorno con lo sguardo su Elisa, sogghigno soddisfatta.

« Che ne dici? Andiamo a fare amicizia? »

La mia amica mi guarda allarmata. Mi conosce, sa che sono una ragazza estroversa e decisa, quindi capisce subito le mie intenzioni.

« Non vorrai…? »

Mi alzo ed inizio a camminare verso il tavolo dei ragazzi, mentre una Elisa pallida e terrorizzata mi si aggrappa al braccio per tentare di fermarmi. Lei invece è sempre stata piuttosto timida.

« Alessandra! No! » Sembra stia dando un ordine ad un cane.

Troppo tardi…

Le sorrido maligna mentre prendo due sedie e le avvicino ai ragazzi interessanti. Non sembrano troppo dispiaciuti di averci al loro tavolo.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Garfield