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Autore: Apple90    08/04/2012    4 recensioni
[Questa FF è il Sequel di "Anima Nera"]
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Lo sa bene il Comandante del Quartier Generale degli Auror, Hermione Granger, che da cinque lunghi mesi ha intrapreso una spietata caccia all'uomo per catturare il Principe Oscuro.
Ma di Vesper e dei suoi pipistrelli non sembra esservi alcuna traccia; dissolto nel nulla, insieme alla verità.
Solo il ViceComandante sa cosa nasconde.
Ma, mentre cercano entrambi di districarsi tra apparenze ingannevoli e sentimenti confusi, una nuova minaccia compare all'orizzonte: il popolo degli Immortali tenta di attaccare il Mondo Magico dall'interno. Vesper è costretto a farsi avanti, per proteggere il suo Mondo da un pericolo ben peggiore di Voldemort.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Neville Paciock, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Anima Nera_prologo





 

“La saggezza non è un prodotto dell'istruzione
ma del tentativo di acquisirla, che dura tutta la vita.”

(Einstein)

 

 

<< Posso farti una domanda?>>

<< Se riguarda ancora i miei genitori, scordatelo.>>

Harry e Hermione si Materializzarono con uno schiocco l’uno accanto all’altra, all’ombra di un vicolo deserto. I marciapiedi erano umidi e le finestre delle case in mattoni erano adornate con vasi di fiori. In lontananza si udì il pianto di un neonato.

Mano nella mano, s’incamminarono lungo il sentiero che sfociò in un vasto spiazzo erboso inghiottito nell’imbrunire del tardo pomeriggio. Il freddo era cocente. Harry si strinse nella felpa della Harvard University e si maledì per non aver chiesto in prestito ai signori Granger una giacca invernale.

Dopo aver svoltato l’angolo l’imponente figura della Cattedrale si stanziò davanti ai loro occhi, al di là di un piazzale. Era enorme, circondata da un giardino ben potato dal quale svettavano piccoli arbusti, con i suoi torrioni gotici e le arcate decorate color avorio.

Imboccarono il sentiero immerso nel parco e fecero il loro ingresso nella Cattedrale da una porta secondaria, nei pressi dell’Altare.

La schiena di Harry fu pervasa da un’innata sensazione di gelo, e il suo fiato condensato ne fu l’amara conferma. Infreddolito, seguì Hermione attraverso la navata principale della chiesa, gli occhi all’insù persi nelle volte a coste del soffitto sorrette da due file di maestose colonne di pietra.

<< Ranulf Flambard è stato coinvolto nella direzione dei lavori per la realizzazione della Cattedrale, nel 1135.>> disse Hermione. << Il suo corpo è stato seppellito qui, in una cripta dietro l’Altare. Forse l’indizio che stiamo cercando è iscritto sulla sua tomba.>>

Harry annuì. Oltrepassarono le file di banchi di legno e costeggiarono il colonnato, nel silenzio irreale del luogo insolitamente deserto. L’unica presenza di vita era un’anziana signora in preghiera appollaiata in un angolo della navata, in ginocchio, il volto nascosto fra le mani nodose.

<< Come faccio senza di te, Hermione?>>

Alle spalle dell’Altare, incastonata nel pavimento di marmo delimitato da cordoni transennati, sorgeva una grossa lapide sulla quale torreggiavano delle iscrizioni latine. Poco più in là ne seguiva una tozza bara mortuaria in marmo, posta in una rientranza della parete. Le raffigurazioni scolpite sulla fiancata recavano la scritta: “Anno Domini MLX – MCXXVIII”. Harry imprecò sottovoce, vi posò una mano e la fece scorrere sulla sommità della lastra nel disperato tentativo di tradurre i numeri romani.

<< Significa Anno del Signore 1060 – 1128.>> disse Hermione, alle sue spalle, con una punta di sarcasmo nella voce. << Questa è senz’altro la sua tomba. La data di nascita e di morte di Flambard coincidono perfettamente con le iscrizioni. E’ stato sepolto nel mondo dei Babbani poiché lo consideravano una figura di rango nella Chiesa Inglese a cavallo dell’undicesimo secolo.>>

<< C’è qualcosa che non sai?>>

<< Il Quidditch.>> rispose lei, con un’alzata desolata di spalle.

Harry levò gli occhi al cielo. Rise. Poi fece un passo avanti e continuò a ispezionare la tomba. Conoscere la sua data di nascita era certo un ottimo punto di partenza, ma un solo nome non era abbastanza per risolvere l’enigma. Necessitava di indizi concreti, maledizione. Le sue dita incontrarono una crepa nel marmo, tastò a fondo e seguì la minuscola fessura fino a giungere al margine esterno della tomba. Lì, da qualche parte, notò un rilievo. Era scritta minuscola, invisibile a un occhio distratto, e pareva essere stata scolpita con uno scalpello affilato.

 

Corvus Regalis

 

<< Corvo Reale?>> fece Harry, contrariato. << Ma cosa significa?>>

<< Potrebbe significare molte cose, in effetti.>> proruppe Hermione, che giunse alle sue spalle. Aggrottò la fronte in un’espressione pensierosa, mentre le sue mani erano impegnate a giocherellare con le chiavi della sua Mini. << Il Corvo è il simbolo della morte per antonomasia, o della fine. Nell’iconografia antica è stato spesso associato al buio, o alla figura di un messaggero portatore di sventure. Ma il testo recita “Corvo Reale”. Potrebbe trarci in inganno.>> Silenzio. La sua espressione fu come trapassata da un bagliore improvviso, e il suo volto di distese in un sorriso radioso. << Ma certo!>> esclamò Hermione, che si batté il pugno nel palmo aperto della mano. Il tintinnio metallico delle chiavi strepitò fin nelle volte più alte della Cattedrale. << I Corvi Reali, Harry!>>

<< Barcellona.>> disse Harry, con un sorriso vacuo, che pronunciò la prima parola che gli uscì per la testa.

<< I Corvi Reali sono i Corvi della Torre di Londra, dove Ranulf Flambard è stato imprigionato dal fratello, il Re Enrico I d’Inghilterra, con l’accusa di esoterismo. La McGranitt ha spiegato che Ranulf Flambard era l’unico Mago della famiglia, e venne considerato un eretico. Un folle. Significa che l’indizio che stiamo cercando si trova dentro la Torre di Londra, e ciò mi fa presagire che possa trattarsi del suo fantasma. Ricordi Nick-quasi-senza-testa? Al suo Complemorte ci raccontò che i Fantasmi sono anime che hanno delle questioni in sospeso. Il Fantasma di Ranulf Flambard potrebbe essere a conoscenza del segreto dei Vampiri, il che è una grossa questione in sospeso. Se così fosse, nasconde senz’altro nella sua vecchia prigione: la Torre di Londra.>>

Harry la scrutò in silenzio. Poi, lentamente, annuì. << Se lo dici tu.>> mormorò, intontito. Le fece scorrere un braccio attorno alle spalle e la attrasse a sé. << Non ho ascoltato una sola parola di ciò che hai detto. Ma ti credo.>>

Hermione gli rifilò una gomitata nelle costole. Non riuscì a trattenere un sorriso.

<< Dobbiamo tornare a Londra, quindi?>> domandò Harry.

<< Direi di sì. Stasera sono di turno al Quartier Generale.>>

<< Potrei andare a dare un’occhiata alla Torre di Londra da solo, stanotte.>>

<< L’ultima volta che hai dato un’occhiata, Vesper, si sei ritrovato a fuggire in moto da un Ungaro Spinato. E hai demolito un tunnel autostradale.>>

Harry annuì. << D’accordo.>> Poi si chinò, cercando le sue labbra, ma Hermione gli premette con enfasi le mani sul petto e lo sospinse indietro.

<< Siamo in Chiesa.>> sibilò sottovoce. << E quella donna ci sta guardando.>>

<< Quella laggiù in fondo? Credevo fosse un comodino.>>

Un’altra gomitata. Harry si piegò in due e dovette soffocare un rantolo dolorante.

<< Sei un’idiota.>>

Tornarono indietro verso il vicolo quando ormai le strade erano inghiottite nell’oscurità di una notte nuvolosa. Camminarono abbracciati come una normale coppia di turisti. Ma nessuno dei due parlò: erano entrambi troppo curiosi di sapere cosa li avrebbe accolti alla Torre di Londra. O forse chi diavolo aveva scritto quel biglietto.

 

 

*°*°*°*°*

 

 

Draco Malfoy imprecò sottovoce.

Nudo, socchiuse la bocca e lasciò che l’acqua bollente della doccia gli scorresse violentemente sul corpo. Nell’aria si diffuse una coltre di condensa. Quando ebbe finito, tirò la tenda e uscì dalla doccia con un asciugamano stretto attorno alla vita. Rimirò il suo profilo nello specchio appannato, e un ragazzo dalla barba incolta e i lineamenti segnati dalle intemperie gli restituì lo sguardo. Aveva un aspetto terribile.

Rimediò una lametta usa e getta dall’armadietto a specchio e una bomboletta di schiuma da barba. Dieci minuti più tardi della sua peluria incolta non ne rimase altro che un brutto ricordo.

<< Buonasera, Draco.>>

Un colpo al cuore. Draco agguantò la bacchetta abbandonata su un cumulo di asciugamani e si voltò con la stessa rapidità di un felino, preparandosi a schiantare l’aggressore. Il bagno era miseramente deserto.

Si affacciò alla finestra, ansante, poi ispezionò la cabina della doccia. Doveva essere impazzito.

Maledizione.

<< Sei così ottusamente babbano da non vedermi?>>

Una presenza alle sue spalle. Poi un colpo bruciante alla schiena.

Draco urlò e venne proiettato a terra, sbatté la testa contro il lavandino e atterrò malamente sul pavimento freddo. Un rivolo di sangue gli colò da una tempia.

Maledizione.

Stordito, cercò di alzare lo sguardo per capire chi l’avesse aggredito.

E, con suo profondo sgomento, si ritrovò dinnanzi all’esatta copia di suo padre. Invecchiata di qualche centinaio d’anni.

 

*°*°*°*°*

 

<<… Radio 104: tutta la musica live on the Radio!>> strepitò la voce metallica di un deejay negli altoparlanti dell’abitacolo. << “Radiogiornale News”. Approvato il piano anticrisi dell’Unione Europea, capitanato dal Cancelliere tedesco Smidt e dal suo entourage. Pronto uno stanziamento di cento miliardi di euro per aiutare i Paesi Europei coinvolti maggiormente nella crisi economica. Ma ora passiamo alla Cronaca…>>

Hermione spense con veemenza la radio. Parcheggiò la sua Mini Coupé azzurro cielo nel sotterraneo del Ministero. Sulla parete di fronte, in un quadro luminoso, era proiettata la scritta “Comandante Granger”.

Risalì difilata una rampa di scale e s’infilò dentro un ascensore affollato.

<< Buonasera, Comandante.>> gracchiò un uomo sulla sessantina con un grosso cappello a punta, che stringeva sotto il braccio una valigia consunta. << Novità dal Quartier Generale?>>

<< Le solite, Neil.>> rispose Hermione, vaga. E prese a scrutare con attenzione un punto indeterminato del soffitto.

<< Quando riuscirete ad acchiapparlo?>> fece eco Rick Heartless, dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Sulla sua divisa verde bottiglia era appuntata la spilla delle Fenici d’Argento, dei quali era un accanito sostenitore.

<< Il prima possibile, spero.>>

<< Vesper è furbo quanto spietato.>> commentò il mago con il cappello a punta, che sgomitò con il suo collega del Quarto Livello con l’aria di chi la sapeva lunga a riguardo. << Mio cugino Alarick, che ha sposato una babbana e lavora in un’agenzia di viaggi nel Surrey, dice di averlo visto, un giorno. Se ne stava lì in mezzo alla gente come se nulla fosse con un gelato. Un gelato! >>

<< Perché non ha cercato di fermarlo?>> domandò Heartless, ansante.

<< Scherzi?>> gracchiò il mago. << Ha trent’anni, una moglie e due figlie. Mica voleva rimanerci secco.>>

Atrium Ministeriale.

Ci fu un strillo sonoro. Le porte dell’ascensore si aprirono sferragliando e gran parte dei Maghi si avviarono rumorosamente all’esterno.

Hermione ne fu sollevata. Respirò profondamente controllando il proprio aspetto nello specchio a parete, poi si sistemò la chioma di capelli ricci ribelli.

Doveva parlare con Neville e Ron delle novità trovate nella Cattedrale di Durham, ma allo stesso tempo temeva che quelle continue Riunioni Operative suscitassero non pochi dubbi da parte dei colleghi. Nel frattempo, il rapporto incompleto sui trafficanti illegali di tappeti volanti incombeva da un paio di giorni sulla sua scrivania. E l’avrebbe trovato lì, accanto al suo I-Mac babbano, pronto per essere cestinato per l’ennesima volta.

Il suo lavoro, la sua vita, stava ruotando attorno a Vesper – da sempre – cancellando con un getto di spugna tutto il resto.

Era stanca. O forse stava impazzendo.

Vedeva Vesper ovunque e il suo cervello era costantemente proiettato alla loro prossima visita alla Torre di Londra, ai Vampiri, e quell’odiosa Sophie-Anne dove Harry aveva trovato rifugio.

Secondo Livello.

Hermione mise piede nell’atrio principale e salutò l’occhialuta segretaria dell’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, che era intenta a trascinare un grosso carrello ricolmo di incartamenti da archiviare. Imboccò un ampio corridoio marmoreo, oltrepassò i Servizi Amministrativi del Wizengamot e s’infilò all’interno del Quartier Generale.

La Sala Comune nell’ingresso era insolitamente deserta: nessun Auror né giovane recluta era appollaiato sulle sue comode poltrone con un caffè caldo stretto fra le mani, o impegnato in qualche colorita discussione sull’ultimo incontro dei Cannoni di Chudley.

Bussò nella guardiola e il volto da roditore di Annette Stewart emerse da una pila di pergamene. Aveva ventidue anni, un padre dirigente del Terzo Livello, nessun talento particolare ed un’innata propensione per dimenticarsi le cose. Nell’ultima settimana aveva perso due paia di chiavi.

<< Buonasera.>> disse Hermione, cortese. << Neville è in ufficio?>>

<< Oh, sì.>> replicò lei, che sembrò piuttosto tesa. Si passò una mano nei lunghi capelli biondicci, tormentandosi una ciocca. << Il signor Weasley ha detto che sarebbe uscito per delle… commissioni. Ha detto che era urgente e che sarebbe tornato presto, e la prega di non esporgli nessun richiamo.>>

<< Come sempre.>> tagliò corto Hermione, con un sospiro rassegnato.

Timbrò il cartellino e s’incamminò verso il suo ufficio. Notò che i cubicoli di Smith, Ron, Savage e Neville erano deserti, così come la scrivania di Ginny. Dove diavolo erano finiti, tutti quanti?

Maledizione. Maledizione.

Non doveva, non poteva mostrarsi permissiva con Ron e nessun altro collega, o presto avrebbero preso il totale controllo del Quartier Generale.

Esistevano delle regole. Esisteva un comportamento decente da tenere sul lavoro.

Hermione si annotò mentalmente di indire una nuova circolare. “Regolazione delle Assenze Ingiustificate”. Ogni Auror avrebbe potuto allontanarsi dal lavoro esclusivamente timbrando il cartellino di uscita o, in alternativa, con un permesso firmato dal Comandante.

Entrò nel suo ufficio e si richiude con cura la porta alle spalle. Poi vi appoggiò la schiena, le iridi nocciole volte al soffitto, come se quel semplice gesto bastasse a richiudere alle proprie spalle ogni brutto pensiero.

<< Buonasera, Comandante Granger.>> proferì una voce femminile.

Hermione strizzò gli occhi nella penombra che avvolgeva l’ufficio, e distinse una presenza in piedi accanto alla scrivania. Tastò a tentoni la parete alla ricerca dell’interruttore, e la luce si accese.

Era una donnina di bassa statura, minuta, avvolta in un cardigan color pastello. I suoi piccoli occhi verdi ravvicinati erano simili a due bottoni. Al suo petto scintillava un cartellino di riconoscimento del Ministero, ma Hermione faticò a ricordare i suoi lineamenti.

Era forse nuova?

 << Chi è lei?>> chiese freddamente. << Questo è un ufficio ministeriale chiuso al pubblico. La invito ad accomodarsi fuori.>>

<< Io e lei dobbiamo parlare, Granger.>> squittì la donnina, con un tono autoritario che non si addiceva per nulla al fragile aspetto. << Subito.>>

<< Può fissare un appuntamento con la signorina Stewart, nell’ingresso. Ora, se non le dispiace, avrei del lavoro da sbrigare.>>

<< Io lo sbrigando, Comandante.>>

Hermione sospirò, stizzita. Fece scivolare d’istinto una mano sotto il mantello, le sue dita sfiorarono la superficie levigata della bacchetta.

<< Oh, non sarà assolutamente necessario, gliel’assicuro.>> La donnina sfoderò un sorriso cortese, forzato, come se lottasse disperatamente per mostrarle un barlume di rispetto. Allungò una manina rugosa nella sua direzione. << Melinda Falk. Indicibile del Ministero della Magia.>>

Hermione non gliela strinse. D’improvviso nella sua testa si palesò ogni risposta alle sue domande. Era un’Indicibile. E, come tale, non avrebbe mai dovuto mostrarsi al resto del personale ministeriali eccetto in casi di straordinaria importanza.

Quella sera, forse, era uno di quei casi.

<< Lei mi capirà senz’altro, Comandante. Il Wizengamot ha scelto di adottare un profilo discreto. Dopo tutto, lei è un membro del Quartier Generale degli Auror. Fughe di notizie non sarebbero affatto gradite.>>

<< Che cosa sta succedendo?>> tuonò Hermione.

Un altro sorriso dolce, finto, falsamente convincente. Melinda Falk si inumidì le labbra con la lingua, pregustando la stoccata finale. << Ai sensi del Protocollo Dieci della Sicurezza Magica, nonché del Codice d’Onore degli Auror, lei ha diritto di avvalersi della presenza di un difensore, se lo reputerà necessario.>> Ci fu uno schiocco sonoro nell’aria: dalle manine grassocce della strega si materializzò un vecchio telefono babbano, che depositò accuratamente sulla scrivania.

Hermione lo fece scomparire con un colpo di bacchetta. << Che cosa sta succedendo?>> ripeté, con un filo di voce, scandendo bene le parole per impedire all’ira più nera di prendere possesso delle sue viscere.

<< Molto bene.>> tagliò corto Melinda Falk. Questa volta, fra le sue manine comparve un rotolo di pergamena. << Sono costretta a dichiararla in arresto, Comandante, per violazione plurima del Codice d’Onore degli Auror, Alto Tradimento e favoreggiamento illecito alle Arti Oscure.>> La strega fece una pausa, levò i suoi occhietti su Hermione. Poi, trionfalmente, proseguì. << Può avvalersi della facoltà di non rispondere, tutto ciò che dirà potrà esserle usato contro presso la Corte del Wizengamot. Ha inoltre diritto a contattare un legale, Comandante. Ma ora venga. Camminiamo.>>

Hermione la guardò a lungo, in silenzio.

Nelle sue orecchie risuonò il pallido ronzio di quelle parole, che le rimbombarono all’infinito nella testa finché non ne esaurì ogni possibile significato. L’incredulità lascio spazio a un profondo vuoto allo stomaco, seguito da una scarica di brividi freddi lungo la spina dorsale. Lei, Comandante del Quartier Generale, medaglia d’Onore durante la Seconda Guerra Magica, era appena stata dichiarata in arresto.

E adesso?

 

*°*°*°*°*

 

<< Vesper!>>

Una voce rauca rimbombò nell’atrio buio.

Un susseguirsi di passi. Echi di stivali scroscianti nelle pozze d’acqua che cospargevano il pavimento dissestato. La figura marciò nell’ombra e scavalcò un parapetto, gettandosi di corsa attraverso lo spiazzo erboso che avvolgeva il cortile. Un edificio moderno emergeva dall’oscurità davanti ai suoi occhi, con grandi finestre e l’aspetto di un loft ristrutturato. Sulla parete di mattoni rossi faceva capolino il numero 3. Era il posto giusto.

<< Vesper!>>

Oltrepassò un’Audi A1 parcheggiata sul selciato di fronte al portoncino d’ingresso, e bussò ripetutamente finché non udì il grattare della serratura dall’altro lato dell’uscio.

<< Vesper!>> gridò Ron, quando una giovane liceale dal viso d’angelo gli aprì la porta. << Dov’è, maledizione? Dov’è?>>

<< Cosa diavolo…>> ruggì lei, con un timbro di voce troppo adulto.

Ma il ragazzo la oltrepassò senza attendere alcun invito. Ron marciò diritto sul parquet con gli stivali inzaccherati di fango, si diede una rapida occhiata attorno, poi s’inerpicò per la rampa di scale. Quel posto era folle. Spazi ampi, linee futuristiche, ogni cosa al suo posto. Hermione gliel’aveva detto, un giorno, che quel covo non si addiceva per nulla al Principe Oscuro. Era la tana di un Vampiro, ecco tutto. Un maledetto inferno, forse.

Ron si ritrovò in un piano intermedio inghiottito nell’oscurità. L’unica fonte di luce accecante proveniva da uno schermo rettangolare che occupava gran parte della parete, che lo costrinse ad arretrare di un passo sollevando un avambraccio per coprirsi gli occhi.

Qualcuno, nel buio, urlò dei rauchi epiteti. Ne seguirono delle esplosioni e una raffica di proiettili che rimbombò da qualche parte, dietro la sua schiena.

Ron sobbalzò e sfoderò la bacchetta. << Vieni fuori, miseriaccia!>> ululò, impaurito.

D’improvviso la luce si attenuò. Gli spari e le grida cessarono.

<< Ron.>> ringhiò una voce. << Nessuno stava cercando di ucciderti.>>

Due inquietanti occhi rossi emersero dal buio.

<< Io…>> boccheggiò Ron, le orecchie paonazze. Si schiarì la voce e gettò un’occhiata al televisore babbano appeso alla parete: ritraeva l’immagine di un campo di battaglia. Dei militari in tenuta anti sommossa dall’aspetto realistico si stavano sfidando a colpi di pallottole in una guerriglia urbana. La schermata venne oscurata dalla scritta “Modern Warfare 3”.

<< Lo sapevo, che era tutto finto.>>

I faretti soffusi ai lati del soffitto si accesero.

Vesper sedeva sul bordo di un letto matrimoniale dalle lenzuola disfatte. Indossava solo un paio di boxer e fra le sue mani compariva uno strano telecomando nero.

<< Che cosa ci fai qui?>> domandò, gelido.

Ron precipitò nuovamente nel panico. << Senti, non sapevo dov’eri. In effetti, non avrei dovuto… ma ho guardato la sua agenda. Dovevo trovarti. Subito. O sarebbe stato troppo tardi… troppo tardi, maledizione!>>

<< Che cosa ci fai qui?>> ripeté Vesper, pacato. Poi batté con veemenza una mano sul materasso, quasi volesse invitarlo a sedersi al suo fianco. << Cerca di stare calmo.>>

<< Non posso!>> ululò Ron. << Si tratta di Hermione, miseriaccia. L’hanno arrestata!>>

Silenzio.

In un attimo, vide Harry alzarsi burrascosamente dal letto e armeggiare con uno strano aggeggio nero a forma di barbecue ammonticchiato ai piedi del televisore. Ne seguì un trillo sonoro, poi il televisore e la guerra si spensero. Senza concedergli altra attenzione, Harry lo oltrepassò e andrò a recuperare dei vestiti puliti nell’armadio.

<< Quando è successo?>> chiese, con tono piatto, mentre s’infilava frettolosamente dei jeans scoloriti. Stava cercando di nasconderlo, ma pareva bruciare dentro. I suoi occhi fiammeggiavano d’ira, il suo corpo scosso da tremori incontrollati.

<< Io… non lo so.>> mormorò Ron, avvilito. << Credo da poco. C’erano degli Indicibili fuori dal Quartier Generale che parlavano fra loro. Li ho riconosciuti subito, voglio dire. Un Indicibile è un Indicibile, no? Ho capito che stava succedendo qualcosa di strano. E poi è saltata fuori Hermione, hanno detto di voler tenere un profilo basso, o qualcosa del genere. Poi…>> Ron sospirò. Non riusciva a concatenare due frasi di senso compiuto. << Poi è arrivata quella donna. Melinda Fawn, o qualcosa del genere. Ci ha costretti a uscire dal Quartier Generale. Tutti quanti.>>

<< E così hai pensato bene di rintracciarmi.>> Vesper indossò una camicia color ardesia. Poi agguantò una giacca abbandonata su uno schienale della sedia e la infilò mentre scendeva le scale. Fra le sue mani comparve la Bacchetta di Sambuco.

Ron si ritrovò a inseguirlo. << Dove hai intenzione di andare?>> gli urlò dietro, terrorizzato.

<< Secondo te?>>

<< No… no, no!>> Ron lo oltrepassò incespicando sugli scalini, tentando inutilmente di sbarrargli la strada. << Dobbiamo parlare. Inventarci qualcosa! Niente stronzate, okay? O vi ritroverete tutti e due rinchiusi ad Azkaban con un biglietto di sola andata.>>

<< Fuori dai piedi.>>

Le sue mani bianche lo agguantarono con la stessa forza di un carrello escavatore, e Ron si ritrovò proiettato da un lato contro la parete. E quegli occhi rossi, maledettamente minacciosi, furono puntati su di lui.

<< E’ tutto sotto controllo.>> proferì Harry, le mani tremanti d’ira. Lasciò la presa sulla sua divisa e superò gli ultimi scalini con un balzo. << Andrò al Ministero. E tu verrai con me.>>

<< Io cosa?>>

Harry recuperò un mazzo di chiavi nell’ingresso, borbottò qualcosa alla ragazzina misteriosa che li stava osservando attraverso i pannelli trasparenti della cucina. Poi uscì di casa richiudendosi con veemenza la porta alle spalle.

Fuori il vento sibilava sinistro e il cielo tinteggiato di nubi prometteva un violento acquazzone. Ron incespicò sul selciato e lo rincorse nel garage del retro, dove il muso aggressivo di un’automobile babbana faceva capolino dalla serranda socchiusa.

<< Perché non ti Smaterializzi?>> domandò, frastornato. << Niente Pipistrelli?>>

Per l’ennesima volta, gli occhi rossi di Vesper lo scrutarono con lo stesso calore di un Dissennatore.

<< Se mi Smaterializzo, loro mi rintracceranno. Se mi rintracciano, noi siamo morti.>>

<< Questa è Londra, miseriaccia. Hai la più pallida idea di quanto tempo ci voglia per attraversare il centro storico in auto?>>

<< Sali.>>

Eccezion fatta della vecchia Ford Anglia di famiglia, Ron non ricordava di essere salito a bordo di un’automobile babbana. Sedette insicuro all’interno dell’abitacolo e si ancorò saldamente al sedile con la cintura di sicurezza. Gli interni dell’auto erano neri, il volante sembrava essere uscito da uno di quei film di fantascienza che George adorava vedere il sabato sera in televisione. Sul pianale accanto alla plancia dei comandi compariva una “R8” in metallo cromato.

Harry girò le chiavi nel quadro. Un sibilo ruggente fuoriuscì dal motore.

Un istante dopo l’auto schizzò in avanti con un guizzo fulmineo, imboccò rapida il vialetto e sbucò a velocità sostenuta in strada, superando un lento autobus a due piani che procedeva nella corsia opposta. Percorsero a rotta di collo il viale alberato di Kingsbury Road che conduceva verso il centro città, compiendo una pericolosa gimcana fra le auto ferme in sosta e i taxi ammonticchiati nelle corsie riservate.

<< Potrei vomitare.>> farfugliò Ron, che si ancorò alla maniglia della portiera.

<< Fallo, e l’arresto di Hermione sarà l’ultimo dei tuoi problemi.>>

 

*°*°*°*°*

 

`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•

Sono mesi che non aggiorno, chiedo scusa a tutti per non aver lasciato il benché minimo avviso. Ma essendo che questo capitolo era pronto da troppo tempo, ho deciso di postarlo.
A questo punto, spero davvero che possa piacervi, o che anima bianca non vi abbia stufato!

Un grosso, caloroso abbraccio a tutti. E buona Pasqua! :-D


AUROR POWER!
   
 
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