“La
saggezza non è un prodotto dell'istruzione
ma del tentativo di acquisirla, che dura tutta la vita.”
(Einstein)
<<
Posso farti una domanda?>>
<<
Se riguarda ancora i miei genitori, scordatelo.>>
Harry
e Hermione si Materializzarono con uno schiocco l’uno accanto
all’altra,
all’ombra di un vicolo deserto. I marciapiedi erano umidi e
le finestre delle
case in mattoni erano adornate con vasi di fiori. In lontananza si
udì il
pianto di un neonato.
Mano
nella mano, s’incamminarono lungo il sentiero che
sfociò in un vasto spiazzo
erboso inghiottito nell’imbrunire del tardo pomeriggio. Il
freddo era cocente.
Harry si strinse nella felpa della Harvard University e si
maledì per non aver
chiesto in prestito ai signori Granger una giacca invernale.
Dopo
aver svoltato l’angolo l’imponente figura della
Cattedrale si stanziò davanti
ai loro occhi, al di là di un piazzale. Era enorme,
circondata da un giardino
ben potato dal quale svettavano piccoli arbusti, con i suoi torrioni
gotici e
le arcate decorate color avorio.
Imboccarono
il sentiero immerso nel parco e fecero il loro ingresso nella
Cattedrale da una
porta secondaria, nei pressi dell’Altare.
La
schiena di Harry fu pervasa da un’innata sensazione di gelo,
e il suo fiato condensato
ne fu l’amara conferma. Infreddolito, seguì
Hermione attraverso la navata
principale della chiesa, gli occhi all’insù persi
nelle volte a coste del
soffitto sorrette da due file di maestose colonne di pietra.
<<
Ranulf Flambard è stato coinvolto nella direzione dei lavori
per la
realizzazione della Cattedrale, nel 1135.>> disse
Hermione. << Il
suo corpo è stato seppellito qui, in una cripta dietro
l’Altare. Forse
l’indizio che stiamo cercando è iscritto sulla sua
tomba.>>
Harry
annuì. Oltrepassarono le file di banchi di legno e
costeggiarono il colonnato,
nel silenzio irreale del luogo insolitamente deserto. L’unica
presenza di vita
era un’anziana signora in preghiera appollaiata in un angolo
della navata, in
ginocchio, il volto nascosto fra le mani nodose.
<<
Come faccio senza di te, Hermione?>>
Alle
spalle dell’Altare, incastonata nel pavimento di marmo
delimitato da cordoni
transennati, sorgeva una grossa lapide sulla quale torreggiavano delle
iscrizioni latine. Poco più in là ne seguiva una
tozza bara mortuaria in marmo,
posta in una rientranza della parete. Le raffigurazioni scolpite sulla
fiancata
recavano la scritta: “Anno Domini
MLX –
MCXXVIII”. Harry imprecò sottovoce, vi
posò una mano e la fece scorrere
sulla sommità della lastra nel disperato tentativo di
tradurre i numeri romani.
<<
Significa Anno del Signore 1060 – 1128.>> disse
Hermione, alle sue
spalle, con una punta di sarcasmo nella voce. << Questa
è senz’altro la
sua tomba. La data di nascita e di morte di Flambard coincidono
perfettamente
con le iscrizioni. E’ stato sepolto nel mondo dei Babbani
poiché lo
consideravano una figura di rango nella Chiesa Inglese a cavallo
dell’undicesimo secolo.>>
<<
C’è qualcosa che non sai?>>
<<
Il Quidditch.>> rispose lei, con un’alzata
desolata di spalle.
Harry
levò gli occhi al cielo. Rise. Poi fece un passo avanti e
continuò a
ispezionare la tomba. Conoscere la sua data di nascita era certo un
ottimo
punto di partenza, ma un solo nome non era abbastanza per risolvere
l’enigma.
Necessitava di indizi concreti, maledizione. Le sue dita incontrarono
una crepa
nel marmo, tastò a fondo e seguì la minuscola
fessura fino a giungere al
margine esterno della tomba. Lì, da qualche parte,
notò un rilievo. Era scritta
minuscola, invisibile a un occhio distratto, e pareva essere stata
scolpita con
uno scalpello affilato.
Corvus
Regalis
<<
Corvo Reale?>> fece Harry, contrariato. <<
Ma cosa
significa?>>
<<
Potrebbe significare molte cose, in effetti.>> proruppe
Hermione, che
giunse alle sue spalle. Aggrottò la fronte in
un’espressione pensierosa, mentre
le sue mani erano impegnate a giocherellare con le chiavi della sua
Mini.
<< Il Corvo è il simbolo della morte
per antonomasia, o della fine.
Nell’iconografia antica è stato spesso associato
al buio, o alla figura di un
messaggero portatore di sventure.
Ma il testo recita “Corvo
Reale”. Potrebbe trarci in inganno.>> Silenzio.
La sua espressione fu
come trapassata da un bagliore improvviso, e il suo volto di distese in
un
sorriso radioso. << Ma certo!>>
esclamò Hermione, che si batté il
pugno nel palmo aperto della mano. Il tintinnio metallico delle chiavi
strepitò
fin nelle volte più alte della Cattedrale. <<
I Corvi Reali,
Harry!>>
<<
Barcellona.>> disse Harry, con un sorriso vacuo, che
pronunciò la prima
parola che gli uscì per la testa.
<<
I Corvi Reali sono i Corvi della
Torre di Londra, dove Ranulf Flambard è stato imprigionato
dal fratello, il Re
Enrico I d’Inghilterra, con l’accusa di esoterismo.
La McGranitt ha spiegato
che Ranulf Flambard era l’unico Mago della famiglia, e venne
considerato un
eretico. Un folle. Significa che l’indizio che stiamo
cercando si trova dentro
la Torre di Londra, e ciò mi fa presagire che possa
trattarsi del suo fantasma.
Ricordi Nick-quasi-senza-testa? Al suo Complemorte ci
raccontò che i Fantasmi
sono anime che hanno delle questioni in
sospeso. Il Fantasma di Ranulf Flambard potrebbe essere a
conoscenza del
segreto dei Vampiri, il che è una grossa
questione in sospeso. Se così fosse, nasconde
senz’altro nella sua vecchia
prigione: la Torre di Londra.>>
Harry
la scrutò in silenzio. Poi, lentamente, annuì.
<< Se lo dici tu.>>
mormorò, intontito. Le fece scorrere un braccio attorno alle
spalle e la
attrasse a sé. << Non ho ascoltato una sola
parola di ciò che hai detto.
Ma ti credo.>>
Hermione
gli rifilò una gomitata nelle costole. Non riuscì
a trattenere un sorriso.
<<
Dobbiamo tornare a Londra, quindi?>> domandò
Harry.
<<
Direi di sì. Stasera sono di turno al Quartier
Generale.>>
<<
Potrei andare a dare un’occhiata alla Torre di Londra da
solo,
stanotte.>>
<<
L’ultima volta che hai dato
un’occhiata,
Vesper, si sei ritrovato a fuggire in moto da un Ungaro Spinato. E hai
demolito
un tunnel autostradale.>>
Harry
annuì. << D’accordo.>>
Poi si chinò, cercando le sue labbra, ma
Hermione gli premette con enfasi le mani sul petto e lo sospinse
indietro.
<<
Siamo in Chiesa.>> sibilò sottovoce.
<< E quella donna ci sta
guardando.>>
<<
Quella laggiù in fondo? Credevo fosse un
comodino.>>
Un’altra
gomitata. Harry si piegò in due e dovette soffocare un
rantolo dolorante.
<<
Sei un’idiota.>>
Tornarono
indietro verso il vicolo quando ormai le strade erano inghiottite
nell’oscurità
di una notte nuvolosa. Camminarono abbracciati come una normale coppia
di
turisti. Ma nessuno dei due parlò: erano entrambi troppo
curiosi di sapere cosa li avrebbe
accolti alla Torre di
Londra. O forse chi diavolo aveva scritto quel biglietto.
*°*°*°*°*
Draco
Malfoy imprecò sottovoce.
Nudo,
socchiuse la bocca e lasciò che l’acqua bollente
della doccia gli scorresse
violentemente sul corpo. Nell’aria si diffuse una coltre di
condensa. Quando
ebbe finito, tirò la tenda e uscì dalla doccia
con un asciugamano stretto
attorno alla vita. Rimirò il suo profilo nello specchio
appannato, e un ragazzo
dalla barba incolta e i lineamenti segnati dalle intemperie gli
restituì lo
sguardo. Aveva un aspetto terribile.
Rimediò
una lametta usa e getta dall’armadietto a specchio e una
bomboletta di schiuma
da barba. Dieci minuti più tardi della sua peluria incolta
non ne rimase altro
che un brutto ricordo.
<<
Buonasera, Draco.>>
Un
colpo al cuore. Draco agguantò la bacchetta abbandonata su
un cumulo di
asciugamani e si voltò con la stessa rapidità di
un felino, preparandosi a
schiantare l’aggressore. Il bagno era miseramente deserto.
Si
affacciò alla finestra, ansante, poi ispezionò la
cabina della doccia. Doveva
essere impazzito.
Maledizione.
<<
Sei così ottusamente babbano da non vedermi?>>
Una
presenza alle sue spalle. Poi un colpo bruciante alla schiena.
Draco
urlò e venne proiettato a terra, sbatté la testa
contro il lavandino e atterrò
malamente sul pavimento freddo. Un rivolo di sangue gli colò
da una tempia.
Maledizione.
Stordito,
cercò di alzare lo sguardo per capire chi l’avesse
aggredito.
E,
con suo profondo sgomento, si ritrovò dinnanzi
all’esatta copia di suo padre.
Invecchiata di qualche centinaio d’anni.
*°*°*°*°*
<<…
Radio 104: tutta la musica live on the
Radio!>> strepitò la voce metallica
di un deejay negli altoparlanti
dell’abitacolo. << “Radiogiornale
News”. Approvato il piano anticrisi dell’Unione
Europea, capitanato dal
Cancelliere tedesco Smidt e dal suo entourage. Pronto uno stanziamento
di cento
miliardi di euro per aiutare i Paesi Europei coinvolti maggiormente
nella crisi
economica. Ma ora passiamo alla Cronaca…>>
Hermione
spense con veemenza la radio. Parcheggiò la sua Mini
Coupé azzurro cielo nel
sotterraneo del Ministero. Sulla parete di fronte, in un quadro
luminoso, era
proiettata la scritta “Comandante
Granger”.
Risalì
difilata una rampa di scale e s’infilò dentro un
ascensore affollato.
<<
Buonasera, Comandante.>> gracchiò un uomo
sulla sessantina con un grosso
cappello a punta, che stringeva sotto il braccio una valigia consunta.
<<
Novità dal Quartier Generale?>>
<<
Le solite, Neil.>> rispose Hermione, vaga. E prese a
scrutare con
attenzione un punto indeterminato del soffitto.
<<
Quando riuscirete ad acchiapparlo?>> fece eco Rick
Heartless,
dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici. Sulla sua
divisa verde bottiglia
era appuntata la spilla delle Fenici d’Argento, dei quali era
un accanito
sostenitore.
<<
Il prima possibile, spero.>>
<<
Vesper è furbo quanto spietato.>>
commentò il mago con il cappello a
punta, che sgomitò con il suo collega del Quarto Livello con
l’aria di chi la
sapeva lunga a riguardo. << Mio cugino Alarick, che ha
sposato una
babbana e lavora in un’agenzia di viaggi nel Surrey, dice di
averlo visto, un
giorno. Se ne stava lì in mezzo alla gente come se nulla
fosse con un gelato. Un gelato!
>>
<<
Perché non ha cercato di fermarlo?>>
domandò Heartless, ansante.
<<
Scherzi?>> gracchiò il mago. <<
Ha trent’anni, una moglie e due
figlie. Mica voleva rimanerci secco.>>
Atrium
Ministeriale.
Ci
fu un strillo sonoro. Le porte dell’ascensore si aprirono
sferragliando e gran
parte dei Maghi si avviarono rumorosamente all’esterno.
Hermione
ne fu sollevata. Respirò profondamente controllando il
proprio aspetto nello
specchio a parete, poi si sistemò la chioma di capelli ricci
ribelli.
Doveva
parlare con Neville e Ron delle novità trovate nella
Cattedrale di Durham, ma
allo stesso tempo temeva che quelle continue Riunioni
Operative suscitassero non pochi dubbi da parte dei
colleghi. Nel frattempo, il rapporto incompleto sui trafficanti
illegali di
tappeti volanti incombeva da un paio di giorni sulla sua scrivania. E
l’avrebbe
trovato lì, accanto al suo I-Mac babbano, pronto per essere
cestinato per
l’ennesima volta.
Il
suo lavoro, la sua vita, stava ruotando attorno a Vesper – da
sempre – cancellando con
un getto di
spugna tutto il resto.
Era
stanca. O forse stava impazzendo.
Vedeva
Vesper ovunque e il suo cervello era costantemente proiettato alla loro
prossima visita alla Torre di Londra, ai Vampiri, e
quell’odiosa Sophie-Anne
dove Harry aveva trovato rifugio.
Secondo
Livello.
Hermione
mise piede nell’atrio principale e salutò
l’occhialuta segretaria dell’Ufficio
per l’Uso Improprio delle Arti Magiche, che era intenta a
trascinare un grosso
carrello ricolmo di incartamenti da archiviare. Imboccò un
ampio corridoio
marmoreo, oltrepassò i Servizi Amministrativi del Wizengamot
e s’infilò
all’interno del Quartier Generale.
La
Sala Comune nell’ingresso era insolitamente deserta: nessun
Auror né giovane
recluta era appollaiato sulle sue comode poltrone con un
caffè caldo stretto
fra le mani, o impegnato in qualche colorita discussione
sull’ultimo incontro
dei Cannoni di Chudley.
Bussò
nella guardiola e il volto da roditore di Annette Stewart emerse da una
pila di
pergamene. Aveva ventidue anni, un padre dirigente del Terzo Livello,
nessun
talento particolare ed un’innata propensione per dimenticarsi
le cose.
Nell’ultima settimana aveva perso due paia di chiavi.
<<
Buonasera.>> disse Hermione, cortese. <<
Neville è in
ufficio?>>
<<
Oh, sì.>> replicò lei, che
sembrò piuttosto tesa. Si passò una mano nei
lunghi capelli biondicci, tormentandosi una ciocca. << Il
signor Weasley
ha detto che sarebbe uscito per delle… commissioni.
Ha detto che era urgente e che sarebbe tornato presto, e la prega di
non
esporgli nessun richiamo.>>
<<
Come sempre.>> tagliò corto Hermione, con un
sospiro rassegnato.
Timbrò
il cartellino e s’incamminò verso il suo ufficio.
Notò che i cubicoli di Smith,
Ron, Savage e Neville erano deserti, così come la scrivania
di Ginny. Dove
diavolo erano finiti, tutti quanti?
Maledizione.
Maledizione.
Non
doveva, non poteva mostrarsi permissiva con Ron e nessun altro collega,
o
presto avrebbero preso il totale controllo del Quartier Generale.
Esistevano
delle regole. Esisteva un comportamento decente da tenere sul lavoro.
Hermione
si annotò mentalmente di indire una nuova circolare.
“Regolazione delle Assenze
Ingiustificate”. Ogni Auror avrebbe
potuto allontanarsi dal lavoro esclusivamente timbrando il cartellino
di uscita
o, in alternativa, con un permesso firmato dal Comandante.
Entrò
nel suo ufficio e si richiude con cura la porta alle spalle. Poi vi
appoggiò la
schiena, le iridi nocciole volte al soffitto, come se quel semplice
gesto
bastasse a richiudere alle proprie spalle ogni brutto pensiero.
<<
Buonasera, Comandante Granger.>> proferì una
voce femminile.
Hermione
strizzò gli occhi nella penombra che avvolgeva
l’ufficio, e distinse una
presenza in piedi accanto alla scrivania. Tastò a tentoni la
parete alla
ricerca dell’interruttore, e la luce si accese.
Era
una donnina di bassa statura, minuta, avvolta in un cardigan color
pastello. I
suoi piccoli occhi verdi ravvicinati erano simili a due bottoni. Al suo
petto
scintillava un cartellino di riconoscimento del Ministero, ma Hermione
faticò a
ricordare i suoi lineamenti.
Era
forse nuova?
<< Chi
è lei?>> chiese
freddamente. << Questo è un ufficio
ministeriale chiuso al pubblico. La
invito ad accomodarsi fuori.>>
<<
Io e lei dobbiamo parlare, Granger.>> squittì
la donnina, con un tono
autoritario che non si addiceva per nulla al fragile aspetto.
<<
Subito.>>
<<
Può fissare un appuntamento con la signorina Stewart,
nell’ingresso. Ora, se
non le dispiace, avrei del lavoro da sbrigare.>>
<<
Io lo sbrigando,
Comandante.>>
Hermione
sospirò, stizzita. Fece scivolare d’istinto una
mano sotto il mantello, le sue
dita sfiorarono la superficie levigata della bacchetta.
<<
Oh, non sarà assolutamente necessario,
gliel’assicuro.>> La donnina sfoderò
un sorriso cortese, forzato, come se lottasse disperatamente per
mostrarle un
barlume di rispetto. Allungò una manina rugosa nella sua
direzione. <<
Melinda Falk. Indicibile del Ministero della Magia.>>
Hermione
non gliela strinse. D’improvviso nella sua testa si
palesò ogni risposta alle
sue domande. Era un’Indicibile. E, come tale, non avrebbe mai
dovuto mostrarsi
al resto del personale ministeriali eccetto in casi di straordinaria
importanza.
Quella
sera, forse, era uno di quei casi.
<<
Lei mi capirà senz’altro, Comandante. Il
Wizengamot ha scelto di adottare un
profilo discreto. Dopo tutto, lei è un membro del Quartier
Generale degli
Auror. Fughe di notizie non sarebbero affatto gradite.>>
<<
Che cosa sta succedendo?>> tuonò Hermione.
Un
altro sorriso dolce, finto, falsamente convincente. Melinda Falk si
inumidì le
labbra con la lingua, pregustando la stoccata finale. <<
Ai sensi del
Protocollo Dieci della Sicurezza Magica, nonché del Codice
d’Onore degli Auror,
lei ha diritto di avvalersi della presenza di un difensore, se lo
reputerà
necessario.>> Ci fu uno schiocco sonoro
nell’aria: dalle manine grassocce
della strega si materializzò un vecchio telefono babbano,
che depositò
accuratamente sulla scrivania.
Hermione
lo fece scomparire con un colpo di bacchetta. << Che cosa
sta
succedendo?>> ripeté, con un filo di voce,
scandendo bene le parole per
impedire all’ira più nera di prendere possesso
delle sue viscere.
<<
Molto bene.>> tagliò corto Melinda Falk.
Questa volta, fra le sue manine
comparve un rotolo di pergamena. << Sono costretta a
dichiararla in
arresto, Comandante, per violazione plurima del Codice
d’Onore degli Auror,
Alto Tradimento e favoreggiamento illecito alle Arti
Oscure.>> La strega
fece una pausa, levò i suoi occhietti su Hermione. Poi,
trionfalmente,
proseguì. << Può avvalersi della
facoltà di non rispondere, tutto ciò che
dirà potrà esserle usato contro presso la Corte
del Wizengamot. Ha inoltre
diritto a contattare un legale, Comandante. Ma ora venga.
Camminiamo.>>
Hermione
la guardò a lungo, in silenzio.
Nelle
sue orecchie risuonò il pallido ronzio di quelle parole, che
le rimbombarono
all’infinito nella testa finché non ne
esaurì ogni possibile significato.
L’incredulità lascio spazio a un profondo vuoto
allo stomaco, seguito da una
scarica di brividi freddi lungo la spina dorsale. Lei, Comandante del
Quartier
Generale, medaglia d’Onore durante la Seconda Guerra Magica,
era appena stata
dichiarata in arresto.
E
adesso?
*°*°*°*°*
<<
Vesper!>>
Una
voce rauca rimbombò nell’atrio buio.
Un
susseguirsi di passi. Echi di stivali scroscianti nelle pozze
d’acqua che
cospargevano il pavimento dissestato. La figura marciò
nell’ombra e scavalcò un
parapetto, gettandosi di corsa attraverso lo spiazzo erboso che
avvolgeva il
cortile. Un edificio moderno emergeva
dall’oscurità davanti ai suoi occhi, con
grandi finestre e l’aspetto di un loft ristrutturato. Sulla
parete di mattoni
rossi faceva capolino il numero 3. Era il posto giusto.
<<
Vesper!>>
Oltrepassò
un’Audi A1 parcheggiata sul selciato di fronte al portoncino
d’ingresso, e
bussò ripetutamente finché non udì il
grattare della serratura dall’altro lato
dell’uscio.
<<
Vesper!>> gridò Ron, quando una giovane
liceale dal viso d’angelo gli
aprì la porta. << Dov’è,
maledizione? Dov’è?>>
<<
Cosa diavolo…>> ruggì lei, con un
timbro di voce troppo adulto.
Ma
il ragazzo la oltrepassò senza attendere alcun invito. Ron
marciò diritto sul
parquet con gli stivali inzaccherati di fango, si diede una rapida
occhiata
attorno, poi s’inerpicò per la rampa di scale.
Quel posto era folle. Spazi
ampi, linee futuristiche, ogni cosa al suo posto. Hermione
gliel’aveva detto,
un giorno, che quel covo non si addiceva per nulla al Principe Oscuro.
Era la
tana di un Vampiro, ecco tutto. Un maledetto inferno, forse.
Ron
si ritrovò in un piano intermedio inghiottito
nell’oscurità. L’unica fonte di
luce accecante proveniva da uno schermo rettangolare che occupava gran
parte
della parete, che lo costrinse ad arretrare di un passo sollevando un
avambraccio per coprirsi gli occhi.
Qualcuno,
nel buio, urlò dei rauchi epiteti. Ne seguirono delle
esplosioni e una raffica
di proiettili che rimbombò da qualche parte, dietro la sua
schiena.
Ron
sobbalzò e sfoderò la bacchetta. <<
Vieni fuori, miseriaccia!>>
ululò, impaurito.
D’improvviso
la luce si attenuò. Gli spari e le grida cessarono.
<<
Ron.>> ringhiò una voce. << Nessuno
stava cercando di ucciderti.>>
Due
inquietanti occhi rossi emersero dal buio.
<<
Io…>> boccheggiò Ron, le orecchie
paonazze. Si schiarì la voce e gettò
un’occhiata al televisore babbano appeso alla parete:
ritraeva l’immagine di un
campo di battaglia. Dei militari in tenuta anti sommossa
dall’aspetto
realistico si stavano sfidando a colpi di pallottole in una guerriglia
urbana. La
schermata venne oscurata dalla scritta “Modern
Warfare 3”.
<<
Lo sapevo, che era tutto finto.>>
I
faretti soffusi ai lati del soffitto si accesero.
Vesper
sedeva sul bordo di un letto matrimoniale dalle lenzuola disfatte.
Indossava
solo un paio di boxer e fra le sue mani compariva uno strano
telecomando nero.
<<
Che cosa ci fai qui?>> domandò, gelido.
Ron
precipitò nuovamente nel panico. << Senti, non
sapevo dov’eri. In
effetti, non avrei dovuto… ma ho guardato la sua
agenda. Dovevo trovarti. Subito.
O sarebbe stato troppo tardi… troppo
tardi, maledizione!>>
<<
Che cosa ci fai qui?>> ripeté Vesper, pacato.
Poi batté con veemenza una
mano sul materasso, quasi volesse invitarlo a sedersi al suo fianco.
<<
Cerca di stare calmo.>>
<<
Non posso!>> ululò Ron. << Si
tratta di Hermione, miseriaccia.
L’hanno arrestata!>>
Silenzio.
In
un attimo, vide Harry alzarsi burrascosamente dal letto e armeggiare
con uno
strano aggeggio nero a forma di barbecue ammonticchiato ai piedi del
televisore.
Ne seguì un trillo sonoro, poi il televisore e la guerra si
spensero. Senza
concedergli altra attenzione, Harry lo oltrepassò e
andrò a recuperare dei
vestiti puliti nell’armadio.
<<
Quando è successo?>> chiese, con tono piatto,
mentre s’infilava
frettolosamente dei jeans scoloriti. Stava cercando di nasconderlo, ma
pareva
bruciare dentro. I suoi occhi fiammeggiavano d’ira, il suo
corpo scosso da tremori
incontrollati.
<<
Io… non lo so.>> mormorò Ron,
avvilito. << Credo da poco. C’erano
degli Indicibili fuori dal Quartier Generale che parlavano fra loro. Li
ho
riconosciuti subito, voglio dire. Un Indicibile è un
Indicibile, no? Ho capito
che stava succedendo qualcosa di strano. E poi è saltata
fuori Hermione, hanno
detto di voler tenere un profilo basso,
o qualcosa del genere. Poi…>> Ron
sospirò. Non riusciva a concatenare due
frasi di senso compiuto. << Poi è arrivata
quella donna. Melinda Fawn, o
qualcosa del genere. Ci ha
costretti a uscire dal Quartier Generale. Tutti
quanti.>>
<<
E così hai pensato bene di rintracciarmi.>>
Vesper indossò una camicia
color ardesia. Poi agguantò una giacca abbandonata su uno
schienale della sedia
e la infilò mentre scendeva le scale. Fra le sue mani
comparve la Bacchetta di
Sambuco.
Ron
si ritrovò a inseguirlo. << Dove hai
intenzione di andare?>> gli
urlò dietro, terrorizzato.
<<
Secondo te?>>
<<
No… no, no!>> Ron lo oltrepassò
incespicando sugli scalini, tentando
inutilmente di sbarrargli la strada. << Dobbiamo parlare.
Inventarci
qualcosa! Niente stronzate, okay? O
vi ritroverete tutti e due rinchiusi ad Azkaban con un biglietto di
sola
andata.>>
<<
Fuori dai piedi.>>
Le
sue mani bianche lo agguantarono con la stessa forza di un carrello
escavatore,
e Ron si ritrovò proiettato da un lato contro la parete. E
quegli occhi rossi,
maledettamente minacciosi, furono puntati su di lui.
<<
E’ tutto sotto controllo.>> proferì
Harry, le mani tremanti d’ira. Lasciò
la presa sulla sua divisa e superò gli ultimi scalini con un
balzo. << Andrò
al Ministero. E tu verrai con me.>>
<<
Io cosa?>>
Harry
recuperò un mazzo di chiavi nell’ingresso,
borbottò qualcosa alla ragazzina
misteriosa che li stava osservando attraverso i pannelli trasparenti
della
cucina. Poi uscì di casa richiudendosi con veemenza la porta
alle spalle.
Fuori
il vento sibilava sinistro e il cielo tinteggiato di nubi prometteva un
violento
acquazzone. Ron incespicò sul selciato e lo rincorse nel
garage del retro, dove
il muso aggressivo di un’automobile babbana faceva capolino
dalla serranda
socchiusa.
<<
Perché non ti Smaterializzi?>>
domandò, frastornato. << Niente Pipistrelli?>>
Per
l’ennesima volta, gli occhi rossi di Vesper lo scrutarono con
lo stesso calore
di un Dissennatore.
<<
Se mi Smaterializzo, loro mi rintracceranno. Se mi rintracciano, noi
siamo
morti.>>
<<
Questa è Londra, miseriaccia. Hai la più pallida
idea di quanto tempo ci voglia
per attraversare il centro storico in auto?>>
<<
Sali.>>
Eccezion
fatta della vecchia Ford Anglia di famiglia, Ron non ricordava di
essere salito
a bordo di un’automobile babbana. Sedette insicuro
all’interno dell’abitacolo e
si ancorò saldamente al sedile con la cintura di sicurezza.
Gli interni
dell’auto erano neri, il volante sembrava essere uscito da
uno di quei film di
fantascienza che George adorava vedere il sabato sera in televisione.
Sul pianale accanto alla plancia dei comandi compariva
una “R8” in metallo cromato.
Harry
girò le chiavi nel quadro. Un sibilo ruggente
fuoriuscì dal motore.
Un
istante dopo l’auto schizzò in avanti con un
guizzo fulmineo, imboccò rapida il
vialetto e sbucò a velocità sostenuta in strada,
superando un lento autobus a
due piani che procedeva nella corsia opposta. Percorsero a rotta di
collo il
viale alberato di Kingsbury Road che conduceva verso il centro
città, compiendo
una pericolosa gimcana fra le auto ferme in sosta e i taxi
ammonticchiati nelle
corsie riservate.
<<
Potrei vomitare.>> farfugliò Ron, che si
ancorò alla maniglia della
portiera.
<<
Fallo, e l’arresto di Hermione sarà
l’ultimo dei tuoi problemi.>>
*°*°*°*°*
`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•
Sono mesi che non aggiorno, chiedo scusa a tutti per non aver lasciato il benché minimo avviso. Ma essendo che questo capitolo era pronto da troppo tempo, ho deciso di postarlo.A questo punto, spero davvero che possa piacervi, o che anima bianca non vi abbia stufato!
Un grosso, caloroso abbraccio a tutti. E buona Pasqua! :-D
AUROR POWER!