Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: DeaPotteriana    08/04/2012    2 recensioni
Questa fanfiction era già stata postata, ma ho deciso di riscriverla completamente, in quanto non mi sembrava...mia. Quindi questa è la Re-edizione de "L'Ultima Black".
E se Sirius Black avesse avuto una figlia?
Questa è una raccolta di avvenimenti della vita di Helena Kaitlyn Black, una vita difficile, passata nella rabbia, nel dolore e nella solitudine. Una vita passata senza genitori, con una famiglia dura e razzista e un padrino troppo buono per riuscire a gestire la figlioccia.
Questa storia narra di questo e di molto altro. Narra di un'amicizia eterna, una scuola che fa da casa e una Casa che non sembra adatta a Kait; parla di una guerra in arrivo, di lacrime trattenute a stento e di lutti strazianti. È solo una fanfiction, ma immaginate come sarebbe stata la vita della figlia di Sirius Black, se solo fosse esistita.
Non siete curiosi?
Vorrei dimostrare, in questa storia, che a volte il dolore toglie il fiato, che l'amore spesso non basta e che essere un eroe ha sempre il suo prezzo. Spero di riuscirci.
EDIT: STORIA INCOMPIUTA, NEGLI ULTIMI 2 CAPITOLI SPIEGO COME FINISCE.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, I fondatori, Il trio protagonista | Coppie: Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Isn't that what a great story does? Makes you feel?'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

28 dicembre

 

Era da giorni che non uscivano. Settimane, forse mesi. Non avevano il permesso di uscire, di giocare all’aperto, di alzare troppo la voce, guardare fuori dalla finestra troppo spesso e di litigare.
In realtà l’ultima non era una vera e propria regola, ma i tre bambini se l’erano imposta per evitare che il clima di tensione li potesse dividere. Cosa molto facile quando si era chiusi in pochi metri quadrati.
In realtà la villetta era piuttosto grande e confortevole, purtroppo però neanche un castello avrebbe potuto dare ai tre la stessa piacevole sensazione che provavano a non avere niente sulla testa, a parte il cielo. Sensazione che a malapena ricordavano, dato che era più di un anno che quelle regole impedivano loro l’uscita.

Era dicembre, da poco passato il Natale. La neve cadeva a grossi fiocchi e rendeva bianca ogni cosa al di fuori della finestra della cameretta. Dagli alberi sempre-verdi, al bosco che circondava la villetta, alle montagne che si scorgevano in lontananza: tutto era bianco, tanto che pareva dipinto.
Helena guardava fuori dalla finestra con evidente malinconia. Si sentiva un animale chiuso in gabbia. Sbuffò, facendo appannare il vetro, poi con uno scatto si allontanò da esso. La sua sorella gemella, Hannah, stava cantando una delle sue solite canzoni e seguendo la musica Helena fece qualche piroetta, muovendo poi le anche e le braccia. Hannah la fissò con divertito interesse, continuando a cantare e abbassando progressivamente la voce, mentre la melodia volgeva lentamente al termine. Helena terminò sull’ultima nota il balletto improvvisato; sua sorella la raggiunse e insieme si inchinarono ad un pubblico immaginario.
Poi arrivò l’applauso.
Nathan, il loro fratello maggiore, batteva le mani con foga, fischiando e chiedendo loro il bis. Hannah raccolse una penna sporca di inchiostro da per terra, la fissò intensamente e sorrise, mentre l’oggetto si trasformava in un fiore. Poi mandò un sacco di baci con la mano libera, come una diva dopo un vero concerto. Helena scoppiò a ridere, rubò il fiore alla sorella e si lasciò andare in tre piroette, che fecero sorridere il fratello maggiore. Nathan si avvicinò alle due bimbe, le accolse tra le braccia e le strinse con forza.
Poi arrivarono le parole, che lapidare distrussero l’allegria appena creatasi.
“Mamma è uscita.”
I tre bambini odiavano quando questo accadeva, perché non potevano mai sapere se sarebbe tornata.
Quello era, infatti, un periodo molto buio nella storia della magia. Dopo la caduta di Voldemort di tre anni prima, la maggior parte dei Mangiamorte erano scomparsi; chi era stato catturato e portato ad Azkaban, chi si era protetto con, come scusa, l’essere sotto Maledizione Imperio. E poi c’erano i Malinconici, come li definiva Gillian, la madre dei tre bambini. Questi “Malinconici”, coloro che desideravano ardentemente il ritorno di Colui-Che-Non-Dev’Essere-Nominato, erano le stesse persone che ogni giorno davano la caccia agli Auror, ai maghi di origine babbana e a tutti coloro che si erano messi contro Voldemort durante la guerra.
E sulla famiglia Gilbert-Black, con Gillian e Sirius in testa, non c’erano mai stati dubbi: i membri di quella famiglia erano dei traditori del loro sangue, ex membri dell’Ordine della Fenice, nemici del Signore Oscuro.

I tre piccoli eredi della Casata dei Black si diressero in salotto, le due gemelle a braccetto e Nathan dietro. Hannah si sedette sul divano, incitando il fratello a fare lo stesso. Helena invece si diresse alla finestra, scostando lievemente la tenda e guardando la neve.
“Usciamo,” disse la bimba, dimostrando un’impulsività degna dei Grifondoro. Suo fratello chiuse gli occhi e negò immediatamente, mentre spiegava che era pericoloso e che loro due erano sotto la sua responsabilità. Helena sapeva di non avere molte possibilità di convincerlo, ma sapeva anche che se fossero state due contro uno, lui le avrebbe seguite. Così la piccola, di soli cinque anni, fissò la sorella gemella, in una muta richiesta di aiuto. Le due gemelle vivevano quasi in simbiosi. Erano identiche, quasi impossibili da distinguere. Quasi, perché Helena era una metaphormagus e quando voleva poteva essere il contrario della sorella. Ma al naturale avevano entrambe i capelli biondo-scuro, gli occhi tra l’azzurro e il grigio, quasi di ghiaccio, e la pelle chiara, ricordante la porcellana. Hannah cantava, con una voce talmente incredibile che persino gli uccellini si fermavano ad ascoltare le sue note, e Helena ballava, muovendosi come una professionista e tenendo sempre il tempo della sorella, la quale la seguiva con la voce, neanche fosse la sua direttrice d’orchestra. Le due gemelle si amavano e condividevano tutto, dal letto alla vasca da bagno. Erano le due facce di una stessa medaglia. Hannah era la parte di luce, di dolcezza, di bontà. Helena, d’altra parte, non era una bambina cattiva, ma amava la notte anziché il giorno, era casinista e trovava piacere in alcune semplici cose che mai nessun altro avrebbe apprezzato. Inoltre Helena era una persona vendicativa, per quanto lo potesse essere una bimba di cinque anni.
Comunque, la gemella nata prima, ovvero Helena, sapeva che Hannah non l’avrebbe mai lasciata sola. Tre secondi dopo, infatti, anche la piccola di casa Black desiderava uscire nella neve. A Nathan non restò altro da fare che seguire le due sorelline per evitare che si facessero male. Dopotutto, erano sotto la sua responsabilità!
“Fidati Nan. Non succede niente. Mamma non lo saprà mai!” esclamò Helena usando il soprannome di suo fratello e strascicando la “s”, che ancora non diceva alla perfezione.
I tre bambini si buttarono nella neve, creando palle con essa e lanciandosele contro. Costruirono poi un pupazzo - un po’ storto e molto basso, ma c’era comunque di ché esser soddisfatti - e infine disegnarono angeli sul terreno, muovendo braccia e gambe nella neve.
Fu un pomeriggio memorabile, la giornata perfetta.

O almeno, lo fu fino a ché il Marchio Nero non comparve sopra la loro casa.

I tre bambini non se ne accorsero subito. Giocavano, dimenticando la regola ferrea della loro madre, ovvero “non uscite di casa”. Gillian diceva che lì l’Incanto Fidelius non arrivava e perciò erano esposti ai Mangiamorte. Cosa questo significasse, né le gemelle, né Nathan lo sapevano. Quella era semplicemente un’altra di quelle regole, di quelle stupide regole che la mamma aveva adottato quando Sirius era stato portato ad Azkaban.
Giocavano tutti e tre nella neve, mentre Helena ringhiava scherzosamente e faceva finta di essere un lupo; Nathan si distese a terra, ignorando il freddo, e in quel momento vide strane luci nel cielo. In poco tempo una figura cominciò a formarsi. Prima il teschio. Poi il serpente.
E poi Nan urlò.

Con una velocità sorprendente fece rientrare le gemelle dentro casa, mentre le due si lamentavano a gran voce, ma prima il bambino fece in tempo a vedere due uomini uscire dal bosco. Sbarrò la porta come gli aveva insegnato la mamma, poi portò le sorelline in una parte più interna della casa, dove sarebbero state più protette. Infine corse alla libreria, strappò un foglio da un libro, - era troppo spaventato per mettersi a cercare un quaderno - afferrò al volo una penna d’oca, la intinse nell’inchiostro, che per la fretta si rovesciò sul pavimento, e scrisse una semplice parola. “Pericolo”.
Sapeva che la mamma sarebbe arrivata subito, una volta letto il messaggio.
Nathan liberò il gufo delle emergenze, un volatile di nome Darko, addestrato per portare messaggi d’aiuto e di pericolo. Lo portò alla finestra della cucina, ovvero dall’altra parte dell’entrata, e lo liberò. Darko sfrecciò nel cielo e il piccolo Black corse dalle sorelle.
“Ascoltatemi bene. Dobbiamo prendere la Passaporta! E dobbiamo prenderla insieme. Okay?”
I volti delle gemelle erano il ritratto della paura. Paura che si trasformò in terrore quando i Mangiamorte sfondarono la porta e con pochi e semplici incantesimi mandarono all’aria l’intero salotto. E la passaporta era proprio lì, ormai sotterrata sotto cumuli di cianfrusaglie e frammenti di mobili.
“Okay, cambio di programma,” borbottò Nathan con il sudore che gli imperlava la fronte. Provava un gran caldo, benché fosse dicembre.
Prese le gemelle per mano e sentì distrattamente che entrambe tremavano. Poi i tre cominciarono a camminare, molto lentamente per non far rumore, verso una parte più nascosta della casa. Il piano B di Nathan consisteva nell’andare in cantina, uscire dalla porta secondaria e correre nel bosco finché qualcuno non fosse venuto ad aiutarli.

Fu proprio mentre faceva questi pensieri che l’ingresso esplose e Gillian Gilbert entrò, bacchetta alla mano, pronta a combattere.

Combattere per la vita dei suoi figli.

 





Angolo Autrice:
Ehilà, Buona Pasqua a tuttiiiiiiiiiiiiiii!
Ed ecco qua il primo capitolo ;D
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: DeaPotteriana