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Autore: phoenix_esmeralda    09/04/2012    1 recensioni
Vera è la futura regina di Katathaylon e Allegra non vede l'ora di accompagnarla nel suo mondo, per assistere al matrimonio con il principe Alexen. Ma qualcosa di strano succede nel regno che Allegra ha sempre sognato di visitare, e la ragazza si ritroverà travolta nella grande avventura che ha sempre sognato di vivere... Un libro, un racconto, una favola... questo è "La valle dell'altro mondo", una storia fra l'avventuroso e il fantasy, tra il romantico e l'introspettivo, alla scoperta dei 4 personaggi principali, ciascuno con il suo piccolo mondo interiore da proteggere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Gli amici del principe Edhuar, che Vera era riuscita a radunare perché l’aiutassero a trasportarlo a Palazzo, lo portarono fino alla sua camera  e lì lo lasciarono ancora privo di sensi all’assistenza di Allegra. Nonostante le rassicurazioni sullo stato di salute del principe, sembrava che l’amica non riuscisse a tranquillizzarsi completamente e dopo lo spavento preso si era rifiutata di allontanarsi da lui.
Vera invece accompagnò Alexen in un salottino adiacente alla camera, sostenendolo quasi totalmente. Lo aiutò a sedersi su un divanetto e a quel punto si accomodò su una sedia di fronte a lui, aspettando.       
Il fatto che lei avesse fallito la prova, non era cosa su cui il principe potesse sorvolare. Se fosse stata Allegra a non riuscire , o Edhuar…o lui stesso, sarebbe stato differente. Ma lei, lei era un koralla.
Era un dato scontato che la koralla regina riuscisse ad attraversare il Ponte a testa alta.
Il suo fallimento faceva franare le premesse più basilari del ruolo che le era stato affidato e con esse crollavano il suo stato di promessa sposa dell’erede e di regina di Katathaylon.
Gli occhi di Alexen infatti la stavano sondando, come se il principe stesse vagliando con cautela il modo in cui affrontare un argomento spinoso.
- So cosa stai pensando – le disse alla fine, con un sospiro di rassegnazione.
La tensione l’attraversò così crudamente da farle drizzare la schiena di scatto.
- Come intendi intervenire?
Alexen non rispose continuando a esaminarla con lo sguardo, finché Vera non si sentì in dovere di precisare la situazione.
- Un tempo il Ponte uccideva le koralle che non erano degne di diventare tali.
A quelle parole, lui esplose in una risata sarcastica.
- Vuoi anche tu che ti condanni a morte Vera? Perché cercate tutti di farvi ammazzare da me?
L’amarezza del suo tono non le sfuggì.
- Prendi i provvedimenti che credi. È evidente che non possiedo i presupposti per essere la regina di Katathaylon.
- Te lo dice il tuo orgoglio ferito?
- Non ho passato la prova, Alexen – lo zittì freddamente – La prova che un tempo qualunque koralla doveva superare per essere anche semplicemente degna di vivere ad Arco d’Oriente! Come… posso diventare regina?
- Sai alla perfezione che la colpa del tuo fallimento è mia – ribatté il principe.
- Questo non è vero!
- Sei rimasta sconvolta da quanto è successo stamattina. Ho voluto penetrare nei tuoi sentimenti forzandoti ed è stata… una violenza. Mi rendo conto solo ora dell’errore che ho commesso. Eri turbata per ciò che ti ho costretta a subire e questo è l’unico ostacolo che ti ha impedito di superare la prova. Mi sono comportato in modo ignobile e me ne pento profondamente.
Le parole di Alexen suonavano alle sue orecchie come sincere e ponderate, eppure non per questo meno inaccettabili.
- Non puoi assumerti questa responsabilità, avrei dovuto comunque mantenere il controllo.
- Hai ragione – ammise lui – Anch’io avrei dovuto mantenere il controllo in cella, eppure se tu non me lo avessi impedito avrei rivelato ad Ad’hera tutto ciò che desiderava sapere… provocando il peggior disastro che potremmo immaginare. E quindi, come te, anch’io non sono degno di diventare re.
Di fronte a quella logica, Vera non seppe istantaneamente replicare e questo permise ad Alexen di proseguire.
- D’altronde, Edhuar stesso non avrebbe dovuto perdere il controllo con i koryonos, mettendo a repentaglio quello stesso equilibrio che poi ha ripristinato a caro prezzo. Neanche lui è degno di diventare re.
Rimase in silenzio qualche istante, per darle il tempo di assimilare il significato di quelle parole.
- Tutti noi, Vera, abbiamo messo in pericolo il mondo – aggiunse.
Era vero. E quindi?
Adesso come dovevano comportarsi?
- Lascia che ti racconti quello che hai fatto per me in prigione – mormorò lui.
- So esattamente quello che ho fatto.
- No – la inchiodò con i suoi occhi – Non lo sai.
- Ero presente anch’io – obiettò. Non tollerava che lui la giustificasse.
- Quando ti ho trovata in cella con me, ho pensato che tu fossi una seccatura – cominciò lui.
- Questo me l’avevi già detto.
- Pensavo di non aver bisogno di nessuno – proseguì imperterrito – La tua presenza era solo una complicazione. Nel mio orgoglio ero convinto che niente sarebbe riuscito a scuotermi dalla mia posizione. Invece mi sono accorto ben presto che gli eventi mi stavano pesando addosso in modo sempre più insostenibile. Ogni volta che rientravo sfinito da un interrogatorio, disperato, la tua energia attutiva il dolore, mi dava respiro… mi trasmetteva la sensazione di non essere solo nella mia battaglia. Eri sempre vicina a me, senza lamentarti mai, sentivo il tuo rispetto per me, la tua fiducia, la tua alleanza. Quando la fame mi ha reso così debole da non riuscire a tenere gli occhi aperti, mi hai dato il tuo cibo. Avevi fame anche tu, lo sapevo, ma non ti sei fatta scrupolo dei tuoi bisogni, per sostenere me. Quando l’ansia mi ha tenuto sveglio di notte, hai tenuto occupata la mia mente parlandomi di ciò che desideravo. Pian piano sono diventato dipendente da te, dal tuo sostegno, dal sollievo che mi davi, dalla tua vicinanza. E quando questo non è stato più sufficiente… quando l’angoscia e il dubbio mi hanno fatto dichiarare la resa, mi hai chiesto di non arrendermi. Ed era tale la gratitudine che provavo nei tuoi confronti, che solo quella mi ha spronato a resistere.
- Ti ho mandato al massacro – sussurrò Vera.
- Hai salvato il mondo – ribatté lui – Mentre Ad’hera mi provocava, mi frustava, mi sfiniva, io guardavo te. E tu non abbassavi mai lo sguardo, credevi in me… sentivo che non dubitavi che sarei arrivato fino in fondo. E dopo avermi impedito di parlare, mi hai salvato la vita. Hai bruciato tutta la tua energia rischiando di morire, e non appena hai avuto di nuovo la forza di parlare, mi hai fatto scappare di prigione.
- Stai dipingendo un quadro esagerato – balbettò Vera, incredula di fronte alla sua visione delle cose. Per come l’aveva vista lei, non aveva fatto che il minimo indispensabile richiesto dai suoi doveri.
- Ti sto raccontando quello che ho vissuto – mormorò lui – E quando alla fine di tutto questo ho avuto finalmente l’occasione di ringraziarti…ti ho fatto violenza. Sono entrato a forza nel tuo cuore, senza permesso, sfondando di prepotenza le tue legittime barriere.. Ti ho turbata e subito dopo ti ho buttata in mezzo al fuoco chiedendoti di attraversare il Ponte delle Koralle senza pensare a quello che avrei scatenato. Da me ti sei lasciata usare, sfruttare, tormentare… quasi uccidere Vera, e vieni a dirmi che tu non sei degna di essere regina?
- Io..
- Che cosa potevi fare di più Vera? In cosa sei venuta meno? Che cosa un’altra regina avrebbe fatto diversamente?
- Ma se tu non fossi intervenuto, il Ponte mi avrebbe uccisa.
- Che cosa ha dimostrato quello stupido Ponte, se non le conseguenze della mia arroganza?
Alexen aveva alzato la voce e Vera si trovò senza parole. Non aveva ancora recuperato l’equilibrio, abbastanza da replicare con prontezza.
- Non sarà un momento di debolezza ad annullare tutto il bene che mi hai fatto – bisbigliò lui – Ognuno di noi ha avuto un momento di cedimento. Eppure, se ci pensi, tu mi hai impedito di confessare la verità ad Ad’hera e in prigione mi hai salvato la vita. Edhuar ha riparato al tuo cedimento ricongiungendo Shiarah, mentre io ho guarito Edhuar… e salvato te dal Ponte.
Vera non commentò, attratta dalle sue parole, ma al contempo spaventata.
- Ce l’abbiamo fatta insieme – sussurrò lui – Compensando l’uno le debolezze dell’altro.
- Stai dicendo che non è necessario che io mi dimostri infallibile?
- L’ho detto anche in prigione, un re può sbagliare e così la sua regina…dobbiamo aiutarci a vicenda, Vera.
In qualche modo sembrava avere senso.
- Alexen… su cosa ti ha attaccato il Ponte?
Lui rimase zitto e Vera comprese.
- Sulla crisi che hai avuto in prigione?
Lui annuì quasi impercettibilmente.
- Ti ha fatto… desiderare di morire?
- Sì – abbassò lo sguardo – All’improvviso ho pensato che una persona così debole e inaffidabile non fosse in grado di governare Katathaylon. Ho provato una profonda vergogna.
- E come… ti sei salvato?
- Mi sono detto che non era necessario morire. Era sufficiente lasciare il trono a Edhuar.
Vera cercò di non lasciar trapelare il suo sconcerto.
- Ed è quello che intendi fare?
- Non ho ancora deciso.
Era una scelta che l’avrebbe riguardata in prima persona… Vera cercò di raffigurarsi le conseguenze di un simile scambio.
- Vera… - la interruppe il principe – Ti chiedo perdono per quello che ho fatto stamattina. Ti prometto che non accadrà mai più.
Lei annuì.
- In realtà credo che questa esperienza mi sia stata utile… mi ha permesso di accorgermi per la prima volta del mio punto debole. Ho sempre negato i miei sentimenti credendo che mostrarli fosse un segno di debolezza insopportabile… ma così facendo ho costruito con le mie mani non una torre di difesa, bensì un bersaglio vulnerabile agli attacchi esterni.
- Ti senti meglio ora?
Lo sguardo di Alexen era colmo di calore e di preoccupazione.
- Ho bisogno di riflettere un po’.
Una serie di colpi battuti sulla porta li fece sussultare. Dalla soglia fece capolino il viso stanco del medico.
- Principe, vostro padre si è aggravato. Penso che dobbiate venire.
Alexen si alzò con la velocità permessa dalle sue poche forze. Vera fece per aiutarlo, ma lui la fermò.
- Preferisco andare da solo.
Lei rimase seduta e quando la porta si richiuse alle sue spalle, si appoggiò allo schienale e abbassò le palpebre.
C’erano molte cose su cui riflettere, eppure, sorprendentemente, in qualche modo si scopriva più serena.
 
 
*             *             *
 
 
Quando Edhuar diede i primi segni di ripresa, Vera appoggiò al caminetto il libro che stava leggendo.
La stanza, in cui il principe aveva dormito per quasi venti ore, era ormai illuminata dal rovente sole di mezzogiorno. Allegra non si era scostata dal letto di Edhuar per l’intera notte, quasi non riuscisse a credere che il suo sonno fosse benefico e riparatore piuttosto che dannoso. Solamente una mezzora prima l’amica aveva accettato di andare a rinfrescarsi e sembrava che il principe avesse scelto proprio quel momento per tornare in sé.
Mentre Vera si domandava se fosse il caso di mandare a chiamare Allegra, gli occhi chiari ancora un po’appannati di Edhuar si posarono su di lei. Il principe sbatté più volte le palpebre nel tentativo di metterla a fuoco e poi girò lo sguardo sulla camera, cercando di raccapezzarsi.
- Che ore sono? – chiese confusamente.
- È ora di pranzo principe. Dormite da ieri pomeriggio.
La posizione in cui Vera si veniva a trovare era difficile e scomoda, poiché aveva condannato a parole Edhuar e subito dopo lui aveva rischiato la vita per riparare all’errore che lei aveva commesso. L’effetto lenitivo delle parole di Alexen stava scomparendo velocemente sotto il confronto diretto con il principe.
Edhuar si sedette sul letto, ancora visibilmente intontito.
- Non posso essere sopravvissuto – le disse – Ho avvertito la scarica di Shiarah… ricordo di averla ricongiunta e questo esclude che io… possa essermi salvato.
Vera rimase in silenzio, in attesa che il principe comprendesse da solo. Lui impiegò solo pochi istanti.
- È stato Alexen vero? – chiese in un soffio – Ha usato il suo potere. Era… era vicino a me?
- Eravamo tutti lì, a pochi metri. Abbiamo cercato di fermarvi.
Gli occhi di Edhuar si accesero di una luce intensa, incomprensibile. Forse Allegra ne avrebbe afferrato il significato, ma non certamente lei.
- Ma Shiarah è a posto vero? – chiese lui all’improvviso, con un moto d’ansia.
- Sì. Il mondo intero è a posto – Vera si alzò in piedi per tributare al principe ciò che gli era dovuto. Fece una riverenza profonda, a fronte china, lunga.
- Con la vostra azione, principe, vi siete guadagnato la mia gratitudine e il mio rispetto.
- Ho guadagnato anche il vostro perdono, isy?
- È così importante per voi?
Si sorprese di averglielo domandato. Ma l’atteggiamento di Edhuar era talmente limpido, privo di difese, da facilitare anche chi gli era intorno ad esporsi.
- Non posso pretendere che dimentichiate ciò che avete sofferto… ma diventerete la moglie di mio fratello e se ci saranno attriti fra di noi, lui ne soffrirà.
Aveva ragione naturalmente.
- Non ci saranno attriti fra noi, principe. Non vi porterò rancore.
Lui annuì, e il suo volto fu attraversato per un istante dal sollievo. Per un motivo che non riusciva a comprendere, sembrava che Edhuar  non fosse intenzionato ad accennare al suo fallimento al Ponte.
- Ciò che avete fatto… è stato un tentativo di espiare le vostre colpe? – gli domandò all’improvviso – Sapevate che riunire Shiarah era un’impresa quasi impossibile, mentre le probabilità di morire erano massime. Se Alexen non fosse intervenuto non vi sareste salvato.
- Avete ragione, mi sentivo responsabile, ma non è stato questo il fattore preponderante. Avrei tentato comunque, anche se non avessi avuto alcuna responsabilità dell’instabilità di Rah.
Vera socchiuse le palpebre e lo osservò con curioso interesse.
- Riuscire a riunire Shiarah era un possibilità remota, sarebbe stato molto più plausibile che foste morto senza ottenere nulla. Non vi siete fermato a riflettere… sui sentimenti di Allegra?
Edhuar sussultò e allargò lo sguardo lungo la stanza, quasi a cercare la presenza di Allegra in un angolo nascosto.
- Vi ha vegliato tutto il giorno e tutta la notte – aggiunse Vera – Non l’ho mai vista in un tale stato di angoscia.
Edhuar chiuse gli occhi, come attraversato da una lancinante fitta alla testa.
- Non potevo fermarmi a pensare ad Allegra – disse infine – Tutto questo va ben oltre noi due.
Vide la sua espressione e aggiunse – So cosa state pensando. L’ho già fatto una volta, con i koryonos, rendendo instabile Rah pur di salvarla. Ma è stato un gesto che non ripeterò. Non posso sacrificare il mondo intero per una sola persona… per quanto sia la persona a me più cara – sorrise malinconicamente – Se ieri fossi morto, Allegra si sarebbe presto dimenticata di me, ma se Shiarah avesse perso completamente di stabilità… sarebbe diventato un grosso problema anche per lei.
Vera non poté fare a meno di approvare.
Edhuar era molto diverso da Alexen. Contrariamente al fratello, lo trovava concentrato su Katathaylon in modo più spontaneo e naturale. Era meno inquieto, meno ribellato.
Comprese cosa intendeva Alexen, dicendo che anche Edhuar poteva diventare re. Nonostante la mancanza di un’educazione mirata, Edhuar aveva sviluppato ugualmente un ammirevole senso di responsabilità verso il suo popolo.
L’improvviso spalancarsi della porta la scosse da quelle riflessioni.
Allegra, vedendo Edhuar sveglio, rimase immobile sulla porta e Vera attese l’esplosione che sarebbe seguita.
Con sua sorpresa, non venne.
Allegra non investì il principe di improperi per il gesto suicida che aveva compiuto, invece camminò in silenzio verso di lui e sedette sulla sponda del letto al suo fianco. Quando Edhuar aprì le braccia, gli si gettò al collo e lo strinse stretto, convulsamente, senza parlare.
Solo in quel momento Vera si rese conto che la sua amica non aveva inteso contestare il gesto di Edhuar. Aveva cercato di fermarlo, spinta dall’orrore delle inevitabili conseguenze della sua scelta, ma non aveva mai messo in discussione la legittimità del suo tentativo.
Allegra era veramente in gamba, si rese conto. Non aveva mai preteso che Edhuar la mettesse davanti a Katathaylon.
Vera si avviò in silenzio verso la porta. Gettò un ultimo sguardo all’amica e notò con sgomento le sue guance rigate di lacrime. Poi scivolò fuori dalla camera.
 
 
  
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