VIII.
Hermione
sorrise, sistemandosi la crocchia spettinata, mentre Draco sbuffava a
tutto
spiano, seguendo la sua spiegazione. Ormai, anche durante Pozioni,
sedevano
assieme: Lumacorno aveva deciso di far lavorare assieme i due migliori
studenti
dell’ultimo anno e, secondo la sua opinione, “l’esempio
più puro di collaborazione e amicizia tra casate
storicamente rivali”.
-Granger,
pietà. Mi sta scoppiando la testa!- si lagnò il
Serpeverde, lanciando
un’occhiata depressa alla compagna di banco. Quel giorno
l'anziano professore di Pozioni aveva deciso che un po' di lavoro in
coppia avrebbe giovato alla classe: purtroppo per gli
studenti, le accoppiate non erano delle più felici
e almeno metà di loro, piuttosto che preparare i
filtri assegnati, preferiva tentare di affogarsi l'un l'altro nei
calderoni.
-Malfoy,
stavi sbagliando di nuovo gli
ingredienti della pozione! Dovrò pur farti notare i tuoi
errori!
-Non
se devi rompere così! E poi perché proprio noi
dobbiamo riprodurre
l’Amortentia?!- sbottò Draco, guardando, truce e
diffidente, il calderone che
bolliva.
-Perché,
nonostante possa sembrare il contrario, è una pozione
complessa, caro mio. Per
preparare un’Amortentia ben fatta ci vuole grande
abilità, altrimenti gli
effetti saranno blandi o addirittura potrebbe rivelarsi nociva.-
replicò,
saputa, la Grifondoro, rimestando l’intruglio.
-Granger,
non per smontarti, ma l’Amortentia è sempre
e comunque nociva: ti rintrona per benino, non lo sai?-
sbuffò di nuovo
Draco. Hermione alzò lo sguardo al cielo, senza
però rispondergli.
Aveva
ragione e non diceva il contrario: i filtri d’amore erano
dannosi e pericolosi.
Non solo perché di difficile preparazione, ma anche
perché ricreavano una
specie di amore perverso e maniacale, qualcosa di innaturale e malefico
proprio
nella sua natura.
L’amore
era qualcosa di potentissimo: amore era quello che aveva salvato Harry
da
Voldemort, amore era quello che aveva unito Severus Piton a Lily Evans,
amore
era quello che aveva salvato tutti loro da Voldemort. L’idea
insana che si
potesse imbottigliare e pilotare era assurda e pericolosa, la
quint’essenza
della perversione nella quale poteva incappare un mago, quasi quanto
tentare di
comandare la morte. Imbottigliare l'amore non portava mai a felici
conclusioni e la fu Merope Gaunt poteva testimoniarlo con la sua
tragica vita e ancor più tragica fine.
-Hai
ragione, Malfoy. L’Amortentia è pericolosa,
sempre.- sussurrò, dedicandosi alla
pozione.
Draco
ormai aveva imparato a capire Hermione e sapeva che quei lunghi silenzi
erano
sintomo di riflessione. Era una pensatrice, la Grifondoro: qualsiasi
argomento
riusciva a scatenare in lei dubbi e domande a cui la ragazza doveva
trovare una
risposta.
Infondo,
quell’atteggiamento gli piaceva: non aveva mai seriamente
frequentato le
ragazze, ingessato in quella rigida struttura sociale che
caratterizzava il
mondo dei Purosangue. A parte qualche vero maschiaccio, come Millicent,
e
qualche piattola come la Parkinson, che lo seguiva ovunque e che ne
aveva
lusingato l’orgoglio adolescenziale con le mille moine che
gli riservava, nelle ragazze che aveva frequentato non
c’era nulla di tutta la complessità della Granger.
Nessuna Purosangue si poneva
le domande che si poneva quella Mezzosangue, convinte fino nel midollo
alla
correttezza e alla nobiltà degli insegnamenti dei loro
casati.
Non
le criticava, anche lui era stato così, come lo era stato
gran parte di quelli
come lui. Forse, l’unico ad essersi posto delle domande era
stato Blaise ed
infatti non aveva rimediato tutti i casini che, invece, avevano atteso
al varco lui e il resto della sua combriccola.
Si
concentrò sulla pozione e sulle istruzioni, cercando di non
combinare danni: ma
quanto diamine era complessa?!
Alla
fine della lezione, nonostante tutti i pronostici sfavorevoli,
l’Amortentia
faceva bella mostra di sé nel calderone di Draco ed
Hermione. Tutti, chi più,
chi meno, osservavano ammirati il loro duro lavoro, Ginny per prima,
che si era
complimentata.
-Il
profumo è esattamente come lo ricordavo.-
sussurrò la rossa, annusando l’aroma
che si sprigionava dalla pozione.
-Meno
male, altrimenti avrebbe significato aver fatto un gran casino.-
rispose Hermione,
sollevata. Sì, sollevata, perché non riusciva
più a sentire lo stesso profumo
di una volta: era cambiato e non sapeva spiegarsi se fosse dovuto ad un
errore
nella preparazione o ad un suo cambiamento.
-Grazie
dei complimenti, Piattola.- s’intromise Draco, guadagnandosi
un’occhiataccia da
Ginny, che però non poté rispondergli a tono,
visto che Lumacorno comparve
accanto a loro, elogiando la pozione, che definì “perfetta, eccellente, davvero
ben fatta”.
Prima
che il professore la facesse Evanescere, Draco
l’annusò ancora una volta.
L’odore gelido della brughiera in cui volava nelle mattine
nebbiose d’estate,
profumo di menta piperita e di lavanda, gli odori della sua infanzia, e
l’odore
caldo e naturale di una persona. Niente profumi artificiali, solo
l’odore della
sua pelle. Quanto era messo male, si chiese.
Era
ormai fine marzo, le giornate si stava allungando e iniziava ad essere
tiepido.
Dopo le insistenze di Draco, Hermione si era arresa e aveva deciso di
accontentarlo: avrebbero studiato nel parco, all’ombra di un
pioppo a poche
decine di metri dal lago.
E
così, anche quel pomeriggio, i due ragazzi erano immersi nei
libri, cercando di
districarsi tra compiti, nuove lezioni da mandare a memoria e ripassi
in vista
dei MAGO, che si facevano sempre più vicini.
-Hey
Granger, mi sa che ho scritto una cavolata, qua. Sugli usi della pietra
di
luna… se Lumacorno me lo chiedesse ai MAGO…
Hermione
si allungò sopra la sua spalla, sfiorando la guancia del
ragazzo coi riccioli
crespi. –Uhm… no, direi che è
giusto… tranquillo, è tutto corretto. Comunque
credo che non ci crederà questo… secondo me, le
domande verteranno su qualche
pozione avanzata o insolita…- gli disse, risprofondando nei
suoi appunti. Ad un
certo punto, si appoggiò schiena contro schiena.
-Comoda
Granger?
-Oh,
sì, grazie. Sai, se ti trasformassi in un cuscino, saresti
un magnifico
guanciale.- ridacchiò Hermione, guadagnandosi
un’occhiataccia.
-Zitta
e mosca, zannuta, o ti trasformo in un topo.- la minacciò,
scompigliandole i
già ribelli capelli.
-Giù
le mani. E comunque non saresti abbastanza veloce, Malfoy.
Draco
scrollò il capo, sorridendo divertito e chiuse il libro. Si
spostò, poggiando
la schiena contro il tronco del pioppo e tirando a sé
Hermione, lasciando che
si mettesse comoda contro il suo petto.
La
ragazza, dopo un primo momento di confusione, si rilassò.
-Posso
farti una domanda, Draco?
-Draco?
Scusa, e da quando abbiamo tutta questa confidenza?!- chiese il
Serpeverde,
fingendosi irritato.
-Oh,
mi dispiace sua Altissima Maestà Furetto Malfoy.- lo prese
in giro Hermione.
-Granger,
ti devo schiantare? Non-chiamarmi-furetto.
È fastidioso e stupido: non ci crederai, ma mi sono molto
vergognato quando
Moody mi ha trasformato in quello sciocco animaletto.-
ringhiò Draco.
-E
tu non chiamarmi zannuta. Nel caso non ci vedessi, ho i denti tutti
regolari.
Comunque, potrei sapere perché sei tornato a scuola,
quest’anno? Nel senso…
l’anno scorso avevi una buona media e avresti potuto dare i
MAGO come hanno
fatto altri. Come Neville.
-Chi,
Paciock? Comunque… il fatto è che sentivo di non
aver imparato nulla, l’anno
scorso. Non coi Mangiamorte nella scuola. E poi, sono rimasto assente molto spesso. Ma mi pareva di
averti risposto di già.
-Capisco.
E comunque l'avevi fatto troppo in fretta, sai com'è.-
rispose Hermione.
-Malfidata.-
gli rispose, ridacchiando. Avrebbe
voluto risponderle che lo sapeva. Sapeva che poteva capirlo. Ora lo
sapeva. Rimase in
silenzio.
-Cosa
guardi, Minerva?
La
professoressa McGranitt si voltò, facendo un cenno di capo
alla professoressa
Sprite. –Guardo la speranza, Pomona.
La
donna più bassa sorrise, guardando Draco Malfoy ed Hermione
Granger, seduti
sotto un pioppo poco lontani dal Lago Nero. I due ragazzi parlavano,
abbracciati. Il giovane Malfoy sorrise per qualcosa che la signorina
Granger
aveva detto e le scompigliava i capelli.
-Chi
l’avrebbe mai detto? Proprio loro due. Eppure è
bello da guardare.- sospirò la
professoressa Sprite –La speranza di un mondo di pace.
-Già.
Nonostante la guerra sia finita, se non si metteranno da parte
pregiudizi e
odio, un nuovo Voldemort potrebbe nascere da questi.- concluse la
McGranitt.
-Minerva,
ormai siamo due vecchie sentimentali…- disse la Sprite,
facendole un cenno di
saluto col suo solito modo di fare gioviale ed andandosene verso le
serre.
La
preside rimase ancora un po’ ad osservare i due ragazzi, poi
ritornò verso il
castello. “Albus sarebbe
felice.”
Quella
mattina la professoressa Alasteir, la nuova insegnate di Difesa contro
le Arti
Oscure, una strega altra e robusta, dalla pelle cotta dal sole e
un’espressione
navigata, vestita sempre con abiti esotici e che si era guadagnata una
gran
fama come cacciatrice di Maghi Oscuri, aveva deciso un ripasso generale
della
sua materia. Avrebbero dovuto destreggiarsi contro diverse Creature
Magiche e
sfoderare gli incantesimi da lei richiesti, per verificare che tutti
fossero
pronti per i MAGO.
Serpeverde
e Grifondoro condividevano anche quel corso, oltre a Trasfigurazione e
Pozioni
e quella era una buona occasione per le due Case di sfidarsi.
-Allora
ragazzi. Mettetevi in fila, alternati: un Grifondoro e poi un
Serpeverde e così
via, intesi? Prima abbiamo affrontato un Berretto Rosso, ora, la chicca
della
giornata, quello che tutti aspettano. Vediamo se indovinate.- disse la
donna,
sfoderando un sorriso furfante, in linea col suo carattere che un
Babbano
avrebbe definito da camionista.
-Un
Molliccio?- chiese, speranzoso, un ragazzo Serpeverde.
-Molto
bene, signor Thompson. Allora, chi sa dirmi quale incantesimo
è efficace contro
i Mollicci? Signorina Granger?- disse la professoressa, annuendo quando
la
Grifondoro alzò la mano.
-Riddikulus.
-Dieci
punti a Grifondoro, signorina Granger.
Ginny
diede il cinque all’amica, che le sorrise.
-Bene,
siamo pronti?- chiese la Alasteir, facendo scorrere lo sguardo sulla
classe,
che si era ordinatamente disposta in fila. Ginny Weasley era la prima.
La
professoressa aprì il baule che conteneva il Molliccio che
impiegò qualche
secondo ad uscire, con le sembianze di un Mangiamorte. Non si vedeva il
volto,
coperto dalla maschera e pareva quasi fluttuare. La minore del Weasley
si
concentrò, pensando a qualche scherzo di George.
-Riddikulus!- urlò, e la
creatura si
trasformò in un buffissimo pagliaccio. Ginny rise e si
spostò, lasciando il
posto al Serpeverde che le stava dietro, Blaise Zabini.
Per
tutti fu una passeggiata sconfiggere il Molliccio, in particolare per
chi aveva
avuto la fortuna di eseguire lo stesso esercizio col compianto
professor Lupin.
Arrivato
il suo turno, Hermione fece un passo avanti, osservando il Molliccio
cambiare
forma in modo confuso.
Davanti
a lei apparve Bellatrix Lestrange. S’irrigidì,
incapace di pensare chiaramente.
Bellatrix era morta, non era lì, non
era
lì.
Era su un
pavimento gelido, a
scacchi bianchi e neri. La voce crudele di Bellatrix poneva domande su
domande
e ogni volta che lei rimaneva in silenzio, pronunciava una sola, gelida
parola.
“Crucio.”
-Granger?
Granger!- la chiamò la
professoressa,
mentre il Molliccio-Bellatrix avanzava con un sorriso sadico sul volto.
Hermione rimaneva immobile.
Lo
sguardo di Draco, che era dietro la ragazza, si spostò
rapidamente dalla
Grifondoro al Molliccio, poi balzò davanti
all’amica.
-Riddikulus!- esclamò. Il
molliccio
divenne una scimmietta a molla che suonava i piatti, mentre il
Serpeverde
trascinava via Hermione. –La porto in infermeria,
professoressa.
-Fa
pure Malfoy.- accordò la donna, guardando con preoccupazione
la studentessa evidentemente sotto shock.
La
ragazza incontrò lo sguardo preoccupato e un po’
spaventato di Ginny, mentre
Draco la portava via.
Percorsero
i corridoi in silenzio: Draco la teneva per le spalle, mentre Hermione
aveva
ancora un’espressione spaurita in volto. Fu nei pressi
dell’infermeria che si
riebbe.
-Che
figuraccia.- sussurò Hermione, ancora terribilmente pallida.
-Granger,
non dire cavolate.- la rimbrottò Draco –Certo che
proprio a quella pazza dovevi
pensare.
-Scusa.
Sai, pensavo di averlo superato. Quello che è successo a
Villa Malfoy, intendo:
con tutto quello che succedeva, non avevo il tempo di pensare a
Bellatrix e a
quello che mi aveva fatto. Ma poi, con la pace e la
tranquillità… è come se si
fosse rotta la diga che mi proteggeva da quei ricordi.
Malfoy
si fermò, facendola voltare verso di sé.
–Mi dispiace Hermione. Credimi, tu non
hai idea di quanto mi dispiaccia.
No,
la Granger non poteva avere idea di cosa avesse provato, nel vederla su
quel
pavimento. Certo, all’epoca la odiava cordialmente, ma vedere
una persona fiera
e testarda come lei, che conosceva da così tanto tempo,
piegata in due per
l’indicibile dolore che quella pazza di sua zia le stava
infliggendo lo aveva
spaventato.
-Lo
so, Draco. Lo so.-rispose Hermione, lasciandosi abbracciare.
-Dai,
vieni. Madama Chips sarà felicissima di rimetterti in sesto.
E non dire a
nessuno che ti ho consolato Granger: ho il mio onore da difendere.-
l’ammonì
Malfoy.
-Oh,
sei incredibile! E poi, quale onore Malfoy?- sorrise debolmente la
ragazza,
entrando in infermeria assieme al biondo.
Madama
Chips fu subito da loro. –Signorina Granger! Ma cosa le
è successo? Signor
Malfoy?- inquisì l'infermiera, guardandolo male.
-Non
c’entro nulla, glielo posso assicurare. Ha avuto un brutto
incontro con un
Molliccio.- spiegò il Serpeverde, mentre
l’infermiera accompagnava Hermione ad
un lettino.
-Ah,
ogni anno qualcuno fa questa brutta fine! Non importa, signorina
Granger, non è
nulla di grave: un po’ di cioccolato e una bella pozione
calmante per
distendere i nervi e tornerà come nuova.- le disse,
affaccendandosi attorno
alla brunetta, che balbettò un grazie. –Signor
Malfoy, può tornarsene in
classe, ora.- ordinò poi Madama Chips, secca, a Draco. Egli
annuì, decidendo
che litigare con la donna fosse poco saggio e, salutando Hermione con
un cenno
di capo, se ne andò.
Ginny
era preoccupata: la sua migliore amica aveva avuto una reazione
terribile
davanti al Molliccio-Bellatrix e ora era in infermeria. Appena la
lezione di
Difesa contro le Arti Oscure terminò, tirò da un
lato Malfoy.
-Come
sta Hermione?
-Chi,
la Granger? Quella è un osso duro.- rispose il biondo,
gelido.
-Meno
male. Non pensavo che ci pensasse ancora…- disse la rossa,
massaggiandosi le tempie, come se stesse cercando di scacciare un
pensiero molesto.
-Piattola,
come pensi che possa non pensarci? L’hai vista la cicatrice
sul braccio, no?
-Sì,
e questo mi preoccupa. Hermione è cambiata tanto, in questi
mesi. Anzi, in
questi due anni. E, per quanto mi costi ammetterlo… Ron non
faceva per lei. Ha
bisogno di qualcuno che sappia capire i suoi sentimenti.- concluse
Ginny,
guardandolo di sottecchi. Assomigliava spaventosamente a
Molly e quel suo modo era talmente sinistro da poter riportare
all'ordine persino George.
-Non
ti seguo Weasley.- ribatté Draco, seccato. Perché
pure la sorella di Lenticchia
doveva impicciarsi nella sua vita?
-Non
mi stupisce, col cervello da furetto che hai. Vado o farò in
ritardo.- gli
rispose la ragazza, adocchiando Luna che, assieme a Rolf Scamandro, la
salutava
con un largo sorriso sulle labbra da infondo al corridoio.
–Ah, Malfoy? Il
prossimo week-end ad Hogsmeade è questo sabato.- e, detto
questo, Ginny se ne
andò.
-Amico,
la Weasley ti ha incastrato per benino, eh?- ridacchiò
Blaise, comparendo alle
sue spalle.
Hermione
era appena uscita dall’infermeria, quando si era di nuovo
imbattuta in Malfoy.
Aveva passato le ultime ore del pomeriggio a riposare, spossata da
quella
visione terrificante e la vista del Serpeverde la rincuorò.
-Buona
sera, Hermione.- la salutò, cordiale.
-Ciao
Draco.
-Va
meglio?
-Insomma…
ho avuto giornate migliori.
-Immagino.
Rimasero
in silenzio a lungo, camminando fianco a fianco, a loro agio, ognuno
immerso nei propri pensieri. Arrivati alle
scale che portavano alla Torre di Grifondoro, Hermione fece per
incamminarsi,
quando venne bloccata dalla stretta al braccio di Draco.
-Hey
Granger, sabato andiamo ad Hogsmeade. Vedi di vestirti decentemente.-
disse il
ragazzo e, senza darle il tempo di rispondere, le voltò le
spalle e se ne andò,
lasciandola lì, da sola, con un sorriso raggiante sul viso.
Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma a lei andava bene così.
Salve signore e signori, come va? Mi scuso per l'ennesimo ritardo nel postare :P Godetevi il capitolo e fatemi sapere che ne pensate. Ah, prima che mi scordi: questo è il penultimo capitolo della storia. Il prossimo sarà l'epigolo :)
Beth