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Autore: Elizabeth_Tempest    09/04/2012    1 recensioni
Draco Malfoy ed Hermione Granger, li abbiamo conosciuti come nemici… e se tra loro nascesse quel dolce sentimento che tanti poeti e scrittori hanno decantato?
Scritta per il contest "Draco/Hermione? Why not, but..." di Violet Acquarius.
Draco/Hermione, pg minori: Ginny Weasley, Luna Lovegood, Blaise Zabini accenni a Luna/Rolf e Ginny/Harry.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Luna Lovegood | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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VIII.

Hermione sorrise, sistemandosi la crocchia spettinata, mentre Draco sbuffava a tutto spiano, seguendo la sua spiegazione. Ormai, anche durante Pozioni, sedevano assieme: Lumacorno aveva deciso di far lavorare assieme i due migliori studenti dell’ultimo anno e, secondo la sua opinione, “l’esempio più puro di collaborazione e amicizia tra casate storicamente rivali”.

-Granger, pietà. Mi sta scoppiando la testa!- si lagnò il Serpeverde, lanciando un’occhiata depressa alla compagna di banco. Quel giorno l'anziano professore di Pozioni aveva deciso che un po' di lavoro in coppia avrebbe giovato alla classe:  purtroppo per gli studenti,  le accoppiate non erano delle più felici e  almeno metà di loro, piuttosto che preparare i filtri assegnati, preferiva tentare di affogarsi l'un l'altro nei calderoni.

-Malfoy, stavi sbagliando di nuovo gli ingredienti della pozione! Dovrò pur farti notare i tuoi errori!

-Non se devi rompere così! E poi perché proprio noi dobbiamo riprodurre l’Amortentia?!- sbottò Draco, guardando, truce e diffidente, il calderone che bolliva.

-Perché, nonostante possa sembrare il contrario, è una pozione complessa, caro mio. Per preparare un’Amortentia ben fatta ci vuole grande abilità, altrimenti gli effetti saranno blandi o addirittura potrebbe rivelarsi nociva.- replicò, saputa, la Grifondoro, rimestando l’intruglio.

-Granger, non per smontarti, ma l’Amortentia è sempre e comunque nociva: ti rintrona per benino, non lo sai?- sbuffò di nuovo Draco. Hermione alzò lo sguardo al cielo, senza però rispondergli.

Aveva ragione e non diceva il contrario: i filtri d’amore erano dannosi e pericolosi. Non solo perché di difficile preparazione, ma anche perché ricreavano una specie di amore perverso e maniacale, qualcosa di innaturale e malefico proprio nella sua natura.

L’amore era qualcosa di potentissimo: amore era quello che aveva salvato Harry da Voldemort, amore era quello che aveva unito Severus Piton a Lily Evans, amore era quello che aveva salvato tutti loro da Voldemort. L’idea insana che si potesse imbottigliare e pilotare era assurda e pericolosa, la quint’essenza della perversione nella quale poteva incappare un mago, quasi quanto tentare di comandare la morte. Imbottigliare l'amore non portava mai a felici conclusioni e la fu Merope Gaunt poteva testimoniarlo con la sua tragica vita e ancor più tragica fine.

-Hai ragione, Malfoy. L’Amortentia è pericolosa, sempre.- sussurrò, dedicandosi alla pozione.

 

Draco ormai aveva imparato a capire Hermione e sapeva che quei lunghi silenzi erano sintomo di riflessione. Era una pensatrice, la Grifondoro: qualsiasi argomento riusciva a scatenare in lei dubbi e domande a cui la ragazza doveva trovare una risposta.

Infondo, quell’atteggiamento gli piaceva: non aveva mai seriamente frequentato le ragazze, ingessato in quella rigida struttura sociale che caratterizzava il mondo dei Purosangue. A parte qualche vero maschiaccio, come Millicent, e qualche piattola come la Parkinson, che lo seguiva ovunque e che ne aveva lusingato l’orgoglio adolescenziale con le mille moine che gli riservava, nelle ragazze che aveva frequentato non c’era nulla di tutta la complessità della Granger. Nessuna Purosangue si poneva le domande che si poneva quella Mezzosangue, convinte fino nel midollo alla correttezza e alla nobiltà degli insegnamenti dei loro casati.

Non le criticava, anche lui era stato così, come lo era stato gran parte di quelli come lui. Forse, l’unico ad essersi posto delle domande era stato Blaise ed infatti non aveva rimediato tutti i casini che, invece, avevano atteso al varco lui e il resto della sua combriccola.

Si concentrò sulla pozione e sulle istruzioni, cercando di non combinare danni: ma quanto diamine era complessa?!

 

Alla fine della lezione, nonostante tutti i pronostici sfavorevoli, l’Amortentia faceva bella mostra di sé nel calderone di Draco ed Hermione. Tutti, chi più, chi meno, osservavano ammirati il loro duro lavoro, Ginny per prima, che si era complimentata.

-Il profumo è esattamente come lo ricordavo.- sussurrò la rossa, annusando l’aroma che si sprigionava dalla pozione.

-Meno male, altrimenti avrebbe significato aver fatto un gran casino.- rispose Hermione, sollevata. Sì, sollevata, perché non riusciva più a sentire lo stesso profumo di una volta: era cambiato e non sapeva spiegarsi se fosse dovuto ad un errore nella preparazione o ad un suo cambiamento.

-Grazie dei complimenti, Piattola.- s’intromise Draco, guadagnandosi un’occhiataccia da Ginny, che però non poté rispondergli a tono, visto che Lumacorno comparve accanto a loro, elogiando la pozione, che definì “perfetta, eccellente, davvero ben fatta”.

Prima che il professore la facesse Evanescere, Draco l’annusò ancora una volta. L’odore gelido della brughiera in cui volava nelle mattine nebbiose d’estate, profumo di menta piperita e di lavanda, gli odori della sua infanzia, e l’odore caldo e naturale di una persona. Niente profumi artificiali, solo l’odore della sua pelle. Quanto era messo male, si chiese.

 

Era ormai fine marzo, le giornate si stava allungando e iniziava ad essere tiepido. Dopo le insistenze di Draco, Hermione si era arresa e aveva deciso di accontentarlo: avrebbero studiato nel parco, all’ombra di un pioppo a poche decine di metri dal lago.

E così, anche quel pomeriggio, i due ragazzi erano immersi nei libri, cercando di districarsi tra compiti, nuove lezioni da mandare a memoria e ripassi in vista dei MAGO, che si facevano sempre più vicini.

-Hey Granger, mi sa che ho scritto una cavolata, qua. Sugli usi della pietra di luna… se Lumacorno me lo chiedesse ai MAGO…

Hermione si allungò sopra la sua spalla, sfiorando la guancia del ragazzo coi riccioli crespi. –Uhm… no, direi che è giusto… tranquillo, è tutto corretto. Comunque credo che non ci crederà questo… secondo me, le domande verteranno su qualche pozione avanzata o insolita…- gli disse, risprofondando nei suoi appunti. Ad un certo punto, si appoggiò schiena contro schiena.

-Comoda Granger?

-Oh, sì, grazie. Sai, se ti trasformassi in un cuscino, saresti un magnifico guanciale.- ridacchiò Hermione, guadagnandosi un’occhiataccia.

-Zitta e mosca, zannuta, o ti trasformo in un topo.- la minacciò, scompigliandole i già ribelli capelli.

-Giù le mani. E comunque non saresti abbastanza veloce, Malfoy.

Draco scrollò il capo, sorridendo divertito e chiuse il libro. Si spostò, poggiando la schiena contro il tronco del pioppo e tirando a sé Hermione, lasciando che si mettesse comoda contro il suo petto.

La ragazza, dopo un primo momento di confusione, si rilassò.

-Posso farti una domanda, Draco?

-Draco? Scusa, e da quando abbiamo tutta questa confidenza?!- chiese il Serpeverde, fingendosi irritato.

-Oh, mi dispiace sua Altissima Maestà Furetto Malfoy.- lo prese in giro Hermione.

-Granger, ti devo schiantare? Non-chiamarmi-furetto. È fastidioso e stupido: non ci crederai, ma mi sono molto vergognato quando Moody mi ha trasformato in quello sciocco animaletto.- ringhiò Draco.

-E tu non chiamarmi zannuta. Nel caso non ci vedessi, ho i denti tutti regolari. Comunque, potrei sapere perché sei tornato a scuola, quest’anno? Nel senso… l’anno scorso avevi una buona media e avresti potuto dare i MAGO come hanno fatto altri. Come Neville.

-Chi, Paciock? Comunque… il fatto è che sentivo di non aver imparato nulla, l’anno scorso. Non coi Mangiamorte nella scuola. E poi, sono rimasto assente molto spesso. Ma mi pareva di averti risposto di già.

-Capisco. E comunque l'avevi fatto troppo in fretta, sai com'è.- rispose Hermione.

-Malfidata.- gli rispose, ridacchiando. Avrebbe voluto risponderle che lo sapeva. Sapeva che poteva capirlo. Ora lo sapeva. Rimase in silenzio.

 

-Cosa guardi, Minerva?

La professoressa McGranitt si voltò, facendo un cenno di capo alla professoressa Sprite. –Guardo la speranza, Pomona.

La donna più bassa sorrise, guardando Draco Malfoy ed Hermione Granger, seduti sotto un pioppo poco lontani dal Lago Nero. I due ragazzi parlavano, abbracciati. Il giovane Malfoy sorrise per qualcosa che la signorina Granger aveva detto e le scompigliava i capelli.

-Chi l’avrebbe mai detto? Proprio loro due. Eppure è bello da guardare.- sospirò la professoressa Sprite –La speranza di un mondo di pace.

-Già. Nonostante la guerra sia finita, se non si metteranno da parte pregiudizi e odio, un nuovo Voldemort potrebbe nascere da questi.- concluse la McGranitt.

-Minerva, ormai siamo due vecchie sentimentali…- disse la Sprite, facendole un cenno di saluto col suo solito modo di fare gioviale ed andandosene verso le serre.

La preside rimase ancora un po’ ad osservare i due ragazzi, poi ritornò verso il castello. “Albus sarebbe felice.”

 

Quella mattina la professoressa Alasteir, la nuova insegnate di Difesa contro le Arti Oscure, una strega altra e robusta, dalla pelle cotta dal sole e un’espressione navigata, vestita sempre con abiti esotici e che si era guadagnata una gran fama come cacciatrice di Maghi Oscuri, aveva deciso un ripasso generale della sua materia. Avrebbero dovuto destreggiarsi contro diverse Creature Magiche e sfoderare gli incantesimi da lei richiesti, per verificare che tutti fossero pronti per i MAGO.

Serpeverde e Grifondoro condividevano anche quel corso, oltre a Trasfigurazione e Pozioni e quella era una buona occasione per le due Case di sfidarsi.

-Allora ragazzi. Mettetevi in fila, alternati: un Grifondoro e poi un Serpeverde e così via, intesi? Prima abbiamo affrontato un Berretto Rosso, ora, la chicca della giornata, quello che tutti aspettano. Vediamo se indovinate.- disse la donna, sfoderando un sorriso furfante, in linea col suo carattere che un Babbano avrebbe definito da camionista.

-Un Molliccio?- chiese, speranzoso, un ragazzo Serpeverde.

-Molto bene, signor Thompson. Allora, chi sa dirmi quale incantesimo è efficace contro i Mollicci? Signorina Granger?- disse la professoressa, annuendo quando la Grifondoro alzò la mano.

-Riddikulus.

-Dieci punti a Grifondoro, signorina Granger.

Ginny diede il cinque all’amica, che le sorrise.

-Bene, siamo pronti?- chiese la Alasteir, facendo scorrere lo sguardo sulla classe, che si era ordinatamente disposta in fila. Ginny Weasley era la prima.

La professoressa aprì il baule che conteneva il Molliccio che impiegò qualche secondo ad uscire, con le sembianze di un Mangiamorte. Non si vedeva il volto, coperto dalla maschera e pareva quasi fluttuare. La minore del Weasley si concentrò, pensando a qualche scherzo di George.

-Riddikulus!- urlò, e la creatura si trasformò in un buffissimo pagliaccio. Ginny rise e si spostò, lasciando il posto al Serpeverde che le stava dietro, Blaise Zabini.

Per tutti fu una passeggiata sconfiggere il Molliccio, in particolare per chi aveva avuto la fortuna di eseguire lo stesso esercizio col compianto professor Lupin.

Arrivato il suo turno, Hermione fece un passo avanti, osservando il Molliccio cambiare forma in modo confuso.

Davanti a lei apparve Bellatrix Lestrange. S’irrigidì, incapace di pensare chiaramente. Bellatrix era morta, non era lì, non era lì.

Era su un pavimento gelido, a scacchi bianchi e neri. La voce crudele di Bellatrix poneva domande su domande e ogni volta che lei rimaneva in silenzio, pronunciava una sola, gelida parola. “Crucio.”

-Granger? Granger!- la chiamò la professoressa, mentre il Molliccio-Bellatrix avanzava con un sorriso sadico sul volto. Hermione rimaneva immobile.

Lo sguardo di Draco, che era dietro la ragazza, si spostò rapidamente dalla Grifondoro al Molliccio, poi balzò davanti all’amica.

-Riddikulus!- esclamò. Il molliccio divenne una scimmietta a molla che suonava i piatti, mentre il Serpeverde trascinava via Hermione. –La porto in infermeria, professoressa.

-Fa pure Malfoy.- accordò la donna, guardando con preoccupazione la studentessa evidentemente  sotto shock.

La ragazza incontrò lo sguardo preoccupato e un po’ spaventato di Ginny, mentre Draco la portava via.

 

Percorsero i corridoi in silenzio: Draco la teneva per le spalle, mentre Hermione aveva ancora un’espressione spaurita in volto. Fu nei pressi dell’infermeria che si riebbe.

-Che figuraccia.- sussurò Hermione, ancora terribilmente pallida.

-Granger, non dire cavolate.- la rimbrottò Draco –Certo che proprio a quella pazza dovevi pensare.

-Scusa. Sai, pensavo di averlo superato. Quello che è successo a Villa Malfoy, intendo: con tutto quello che succedeva, non avevo il tempo di pensare a Bellatrix e a quello che mi aveva fatto. Ma poi, con la pace e la tranquillità… è come se si fosse rotta la diga che mi proteggeva da quei ricordi.

Malfoy si fermò, facendola voltare verso di sé. –Mi dispiace Hermione. Credimi, tu non hai idea di quanto mi dispiaccia.

No, la Granger non poteva avere idea di cosa avesse provato, nel vederla su quel pavimento. Certo, all’epoca la odiava cordialmente, ma vedere una persona fiera e testarda come lei, che conosceva da così tanto tempo, piegata in due per l’indicibile dolore che quella pazza di sua zia le stava infliggendo lo aveva spaventato.

-Lo so, Draco. Lo so.-rispose Hermione, lasciandosi abbracciare.

-Dai, vieni. Madama Chips sarà felicissima di rimetterti in sesto. E non dire a nessuno che ti ho consolato Granger: ho il mio onore da difendere.- l’ammonì Malfoy.

-Oh, sei incredibile! E poi, quale onore Malfoy?- sorrise debolmente la ragazza, entrando in infermeria assieme al biondo.

Madama Chips fu subito da loro. –Signorina Granger! Ma cosa le è successo? Signor Malfoy?- inquisì l'infermiera, guardandolo male.

-Non c’entro nulla, glielo posso assicurare. Ha avuto un brutto incontro con un Molliccio.- spiegò il Serpeverde, mentre l’infermiera accompagnava Hermione ad un lettino.

-Ah, ogni anno qualcuno fa questa brutta fine! Non importa, signorina Granger, non è nulla di grave: un po’ di cioccolato e una bella pozione calmante per distendere i nervi e tornerà come nuova.- le disse, affaccendandosi attorno alla brunetta, che balbettò un grazie. –Signor Malfoy, può tornarsene in classe, ora.- ordinò poi Madama Chips, secca, a Draco. Egli annuì, decidendo che litigare con la donna fosse poco saggio e, salutando Hermione con un cenno di capo, se ne andò.

 

Ginny era preoccupata: la sua migliore amica aveva avuto una reazione terribile davanti al Molliccio-Bellatrix e ora era in infermeria. Appena la lezione di Difesa contro le Arti Oscure terminò, tirò da un lato Malfoy.

-Come sta Hermione?

-Chi, la Granger? Quella è un osso duro.- rispose il biondo, gelido.

-Meno male. Non pensavo che ci pensasse ancora…- disse la rossa, massaggiandosi le tempie, come se stesse cercando di scacciare un pensiero molesto.

-Piattola, come pensi che possa non pensarci? L’hai vista la cicatrice sul braccio, no?

-Sì, e questo mi preoccupa. Hermione è cambiata tanto, in questi mesi. Anzi, in questi due anni. E, per quanto mi costi ammetterlo… Ron non faceva per lei. Ha bisogno di qualcuno che sappia capire i suoi sentimenti.- concluse Ginny, guardandolo di sottecchi. Assomigliava  spaventosamente a Molly e quel suo modo era talmente sinistro da poter riportare all'ordine persino George.

-Non ti seguo Weasley.- ribatté Draco, seccato. Perché pure la sorella di Lenticchia doveva impicciarsi nella sua vita?

-Non mi stupisce, col cervello da furetto che hai. Vado o farò in ritardo.- gli rispose la ragazza, adocchiando Luna che, assieme a Rolf Scamandro, la salutava con un largo sorriso sulle labbra da infondo al corridoio. –Ah, Malfoy? Il prossimo week-end ad Hogsmeade è questo sabato.- e, detto questo, Ginny se ne andò.

-Amico, la Weasley ti ha incastrato per benino, eh?- ridacchiò Blaise, comparendo alle sue spalle.

 

Hermione era appena uscita dall’infermeria, quando si era di nuovo imbattuta in Malfoy. Aveva passato le ultime ore del pomeriggio a riposare, spossata da quella visione terrificante e la vista del Serpeverde la rincuorò.

-Buona sera, Hermione.- la salutò, cordiale.

-Ciao Draco.

-Va meglio?

-Insomma… ho avuto giornate migliori.

-Immagino.

Rimasero in silenzio a lungo, camminando fianco a fianco, a loro agio, ognuno immerso nei propri pensieri. Arrivati alle scale che portavano alla Torre di Grifondoro, Hermione fece per incamminarsi, quando venne bloccata dalla stretta al braccio di Draco.

-Hey Granger, sabato andiamo ad Hogsmeade. Vedi di vestirti decentemente.- disse il ragazzo e, senza darle il tempo di rispondere, le voltò le spalle e se ne andò, lasciandola lì, da sola, con un sorriso raggiante sul viso.

Malfoy era sempre Malfoy: odioso. Ma a lei andava bene così.

Salve signore e signori, come va? Mi scuso per l'ennesimo ritardo nel postare :P Godetevi il capitolo e fatemi sapere che ne pensate. Ah, prima che mi scordi: questo è il penultimo capitolo della storia. Il prossimo sarà l'epigolo :)

Beth

   
 
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