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Autore: phoenix_esmeralda    09/04/2012    1 recensioni
Vera è la futura regina di Katathaylon e Allegra non vede l'ora di accompagnarla nel suo mondo, per assistere al matrimonio con il principe Alexen. Ma qualcosa di strano succede nel regno che Allegra ha sempre sognato di visitare, e la ragazza si ritroverà travolta nella grande avventura che ha sempre sognato di vivere... Un libro, un racconto, una favola... questo è "La valle dell'altro mondo", una storia fra l'avventuroso e il fantasy, tra il romantico e l'introspettivo, alla scoperta dei 4 personaggi principali, ciascuno con il suo piccolo mondo interiore da proteggere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 La tensione che avevo accumulato fin dal giorno prima, era esplosa senza che potessi fermarla in alcun modo. All’improvviso i miei occhi erano diventati una sorgente inesauribile di lacrime e la spalla di Edhuar era un vasto oceano che accoglieva con semplicità il mio impeto. Pensai che non sarei più riuscita a smettere di piangere, che avrei inondato di lacrime la maglia di Edhuar per il resto dei giorni a venire.
Lui mi strinse, mi accarezzò i capelli, ascoltò in silenzio i miei singhiozzi.
- Ho pensato che Alexen avesse sbagliato qualcosa – riuscii a dire, con voce rotta – Ho creduto che non ti saresti più svegliato!
- Ho dovuto correre il rischio – sussurrò lui.
- Lo so. Lo so, però io… non riuscivo ad accettare che…
Che tu fossi morto – pensai – Che non saremmo più stati insieme.
Ma non sarebbe accaduto comunque in ogni caso?
Avevo pensato di essere preparata alla nostra separazione, non mi ero mai fatta illusioni sul nostro rapporto. Eppure, di fronte alla repentina prospettiva di vivere senza Edhuar, mi ero trovata come senza respiro.
- Io non voglio – singhiozzai.
- Non vuoi che cosa? – sussurrò lui.
- Non voglio dirti addio. Non voglio… separarmi da te!
Non avevo mai calpestato il mio orgoglio al punto da arrivare a implorare un uomo, ma con Edhuar non mi sentivo umiliata. Era stata una notte troppo lunga e io volevo solo tenermelo vicino. 
- Allegra… se mi vuoi, verrò via con te.
Le sue parole scesero nella mia testa con suono incomprensibile.
- Cosa…dici?
- Voglio venire nel tuo mondo. Qui non ho più nulla da fare ormai.
Il suo viso sincero mi strinse il cuore.
 Edhuar nel mio mondo, a casa mia, con la mamma, i miei amici… era davvero possibile?
- Rinunceresti a Katathaylon? Tu ami questa terra!
- Allora non mi vuoi con te? – mormorò triste.
- Certo che ti voglio, non scherzare! Ti voglio Khail, vieni nel mio mondo!
Lo strinsi per dare forza alle mie parole e il sollievo che provai annullò all’istante l’angoscia che avevo provato fino a un attimo prima.
- Alexen come sta?- domandò lui, quietamente – Ha usato tutte le sue energie, vero?
- È molto stanco – ammisi – Purtroppo non ha più avuto modo di riposare. È stata una notte difficile per lui… Khail… - esitai. Non volevo essere io a dargli la notizia.
Lui indagò ansiosamente il mio viso.
- Cosa succede? Ci sono stati problemi? Shiarah…
- Shiarah non c’entra – lo interruppi – Si tratta di tuo padre – chiusi gli occhi – È morto stanotte.
Edhuar sobbalzò, le sue spalle si curvarono sotto il colpo.                                
Non disse nulla per quasi un minuto intero, come se stesse assorbendo lentamente il significato delle mie parole.
- Mi spiace Khail… che sia accaduto proprio adesso.
Il rumore della porta che si apriva mi fece voltare di scatto. Alexen entrò nella stanza e chiuse l’uscio alle sue spalle, sorrise vedendo il fratello sveglio, ma il suo volto era stanco, segnato da profonde occhiaie.
Non aveva ancora avuto un istante per riposare dopo aver utilizzato tutte le energie per salvare Edhuar, il pomeriggio precedente. Appariva visibilmente esausto e provato.
- Che bello riaverti tra noi – disse, con un sorriso che gli raggiunse gli occhi – È stato difficile senza di te.
- Ho saputo… di papà.
Alexen si avvicinò e sedette in fondo al letto, con un sospiro sfinito.
- È morto serenamente.
- Eri con lui?
Alexen annuì.
- Mi dispiace Ed – sussurrò – Non è giusto, lo so.
La conversazione si stava facendo troppo intima, feci per alzarmi, ma Edhuar mi prese la mano.
- Perché ti dispiace Alex?
- Anche quando è morta mamma c’ero solo io.
- Questo non vuol dir nulla – Edhuar abbassò gli occhi e giocherellò con le mie dita – Se non fosse stato per te e per Allegra, non avrei mai avuto modo di parlare con papà.
- Gli ho raccontato di quello che hai fatto, di come hai ricongiunto Shiarah.
- Gli hai detto anche che hai usato il tuo potere per salvare me? – gli occhi di Edhuar rivelarono ansia, come se nonostante tutto non credesse ancora alle parole che il padre gli aveva rivolto il giorno prima. Non fino in fondo.
- L’aveva dato per scontato Ed, ha detto che ho fatto bene.
Edhuar sorrise, un sorriso amaro, dolce e triste insieme.
- Mi ha chiesto di riferirti una cosa – aggiunse Alexen lentamente – Ha detto che con il perdono che gli hai offerto, hai salvato non solo la tua vita, ma anche la sua anima.
Edhuar non rispose, abbassò gli occhi e per un attimo sembrò incapace di parlare.
- Sei un eroe Ed.
- Smettila.
- Dico veramente. Il racconto del tuo gesto ha già fatto il giro di Katathaylon.
- Chi ne ha parlato? - scattò sorpreso.
- Una volta superato il pericolo, era giusto informare il popolo di quanto fosse accaduto. Ora tutti sanno che hai ricongiunto Shiarah e salvato l’equilibrio… il tuo nome è sulla bocca di tutti.
- Sanno anche della mia rivolta?
Alexen scosse la testa.
- Di quella è informato solo il Vanathà insieme a coloro che si trovavano a Palazzo, non è necessario che altri ne vengano a conoscenza. Invece è bene che tutti possano apprezzare il valore del tuo sacrificio, questo rende perfettamente legittimo un cambio di sovrano.
Edhuar spalancò gli occhi, colto alla sprovvista.
- Dobbiamo risolvere la questione – proseguì Alexen – Domani ci saranno i funerali e fra tre giorni l’incoronazione. Se vuoi essere re non c’è nulla che te lo impedisca. Nostro padre ha lasciato a noi la scelta, il popolo ti osanna e io non ti sarò di ostacolo. Prendi il mio posto Ed.
Se Khail rimase scosso non lo diede a vedere. Il mio cuore invece mancò un battito, mentre il mio corpo s’irrigidiva d’istinto.
Questa era l’occasione di rivalsa che Edhuar aspettava da una vita, l’apice a cui avrebbe mai potuto aspirare.
Tentai di rendermi il meno visibile possibile, perché essere presente a quel momento era quanto di più difficile potesse accadermi.
- È quello che desideri vero? – ripeté Alexen.
- Si… è quello che desideravo – rispose lui. Non mi aveva ancora lasciato la mano – Ma adesso le cose sono cambiate. Io… ho deciso di andarmene con Allegra. Ti ringrazio Alex, ma tu sei stato preparato per essere re.
- Vuoi un po’ di tempo per rifletterci?
- No, non cambierò idea.
- Khail sei sicuro? – scattai all’improvviso – Questo era il tuo sogno! Tu… saresti un ottimo re!
Lui sorrise.
- Hai appena detto che non vuoi separarti da me. Hai detto…
- Sì,  lo so! – lo interruppi, prima che rivelasse le mie debolezze di fronte al fratello – Ma questo non significa che devi sacrificare per me una cosa così importante!
- Alexen sarà  re – ripeté lui – Io voglio venire con te.
Si rivolse al fratello.
- Grazie Alex. Ti ringrazio per l’opportunità che mi hai dato, per il tuo perdono… e per avermi salvato la vita. Non insidierò più la tua posizione, sarò felice in altro modo.
- Come preferisci. Ho sperato inutilmente – fece un sorriso tirato e il suo viso apparve ancora più stanco – Mi sembra impossibile che papà non sia più qui… che non sia più lui a governare su Katathaylon.
Edhuar assentì. Non ne parlavano, ma sentivo come una corrente sotterranea il dolore che entrambi provavano per la scomparsa del padre. Un dolore che si manifestava in Alexen come la percezione di un vuoto improvviso, mentre in Khail assumeva i contorni del rimpianto.
- Oggi si riunirà il Vanathà  per giudicare Ad’hera – disse Alexen – Dovremo essere tutti presenti. Cercate di riposare, perché ci aspetta un pomeriggio estenuante.
- Devi riposare tu Alex, sembri un fantasma.
Il principe sorrise ironicamente.
- Dovresti sapere che un re non dorme mai.
Nonostante il sorriso, mentre si dirigeva alla porta ebbi la netta sensazione che le sue spalle s’incurvassero sotto un invisibile fardello.
 
 
Al Giudizio venne coinvolto un numero considerevole di persone. Nella sala blu cupo ornata di incisioni bianche e rivestite con tappeti madreperlacei, erano disposti in cerchio dei piccoli tavolini in legno massiccio cui erano seduti tutti i partecipanti al Giudizio.
C’erano Ad’hera e Vivor a un panchetto, irrigiditi in un’espressione stizzita, seguiti a pochi centimetri dagli uomini che avevano torturato Edhuar per avere Shia e dai koryonos che li avevano catturati.
A un altro lato della stanza si trovava Edhuar, assieme a tutti gli amici che lo avevano aiutato nella rivolta e Sammel, l’uomo che aveva organizzato la fuga di Alexen. Seguivamo poi io e Vera e poco più in là Alexen, Sasamanka e tutto il Vanathà.
A Katathaylon la decisione finale del Giudizio spettava al re e questo ci dava una certa tranquillità. Al momento attuale, il posto era vacante e la giornata sarebbe servita a raccogliere le testimonianze, ma dopo l’incoronazione il verdetto sarebbe spettato ad Alexen.
Tuttavia il re non poteva non tenere conto del parere del Vanathà, prendere una decisione caldamente osteggiata dal consiglio avrebbe creato fratture interne. Sapevo che Alexen avrebbe fatto tutto il possibile per difenderci, ma non potevamo tralasciare il fatto che Edhuar, durante la sua rivolta, aveva imprigionato l’intero Vanathà.
Il consiglio era costituito da cinque membri rappresentativi: un giovane delegato del popolo d’Occidente, un giovane del popolo d’Oriente, un membro eletto della schiera dei koryonos, il kalashà di Arco d’Occidente – in questo caso Sasamanka – e una koralla indicata da Arco d’Oriente: Shilada.
Il modo in cui questi cinque membri avrebbero interpretato il corso degli eventi, sarebbe stato fondamentale per Edhuar.
- Iniziamo – esordì Sasamanka, e con un cenno fece segno ad Alexen di prendere la parola.
Il principe ereditario non si fece attendere, la sua voce chiara e misurata risuonò nella stanza.
- I fatti sono piuttosto lineari: Ad’hera ha spezzato il sigillo e ha cercato d’impadronirsi dell’intera Shiarah per scopi personali. Il mondo ha sfiorato l’instabilità a causa dell’avidità di quest’uomo.
Il rappresentate dei Koryonos, Semblax, annuì, ma subito chiese la parola.
- Condivido le vostre parole, ma ritengo opportuno ricordare che Sal Ad’hera non ha agito da solo. Sappiamo con certezza che le sue azioni erano tutelate del principe Edhuar.
- Il principe Edhuar aveva diverse motivazioni per ribellarsi alla mia autorità… motivazioni personali che avevano a che fare esclusivamente con me. Non conosceva le reali intenzioni di Ad’hera.
- Eppure molti di noi lo hanno visto allacciare il Braccialetto del Re al vostro polso… un uso inappropriato su cui non è possibile sorvolare – intervenne Shilada.
Sapevo che la koralla non avrebbe mai compreso e giustificato il comportamento di Edhuar.
- Mio fratello ha già ricevuto il perdono del re… e ancora prima il mio. Mio padre ha giudicato con severità le sue azioni e tuttavia le ha stimate di importanza trascurabile. Quando Edhuar si è accorto del sigillo spezzato, si è diretto ad Arco d’Oriente per ottenere Shia. Ad’hera ha inviato dei sicari allo scopo di assassinarlo e tenere per sé la Perla; mio fratello si è salvato solo grazie all’aiuto di questa ragazza del Mondo di Fuori, condotta a Katathaylon da isy Veraxis.
Per un istante tutti gli sguardi si concentrarono su di me. Feci del mio meglio per restare impassibile.
- Desidero testimoniare a favore del racconto del principe – intervenne uno dei koryonos – I sicari, nell’interrogatorio, hanno confessato.
- Dopo aver portato Shia a Palazzo, Edhuar ha liberato me e tutti voi – proseguì Alexen – E si è rimesso al nostro giudizio. Non credo sia poi necessario ricordare come abbia riunito Shiarah con le sue sole forze, arrivando prossimo alla morte.
Bretan e Shod, i due rappresentanti del popolo, sembravano persuasi dal discorso di Alexen, anche Semblax assentiva concorde. Solo Shilada restava impenetrabile.
- Io considererei la situazione con più cautela – intervenne Sasamanka – Non dimentichiamo che il nostro principe è fratello gemello di Edhuar, e quindi incline a credergli e a proteggerlo.
Socchiusi gli occhi e studiai il kalashà. Sasamanka non aveva mai mostrato un’eccessiva simpatia per Edhuar.
- Avete ragione – disse Bretan – Ma il fatto che il principe Edhuar ci abbia fatti liberare appena rientrato a Palazzo, è un dato oggettivo. Noi tutti credevamo che aspirasse al potere, non sapevamo che si fosse mosso per ristabilire l’equilibrio. Sal Ad’hera ci ha mentito per tutto il tempo.
- Non possiamo negare neppure che il ritorno dell’equilibrio sia  dovuto al principe – aggiunse Shod
 - Il rischio di morte superava di gran lunga la probabilità di riuscita. Questo gli rende grande onore.
- Isy Shilada? – chiese Alexen, rivolto alla koralla.
- Desidero riflettere ancora, prima di esprimere un’opinione definitiva.
- È giusto che anche Sal Ad’hera esprima il suo pensiero – intervenne Sasamanka, e Alexen gli diede l’assenso.
Tutti gli sguardi si rivolsero all’uomo che fino a quel momento aveva seguito la scena in un silenzio carico di disprezzo.
- Nobile Vanathà – si appellò, con voce leggermente stridula – Devo rifarmi alle parole del kalashà Sasamanka, che ha colto il nucleo del problema. Il principe Alexen si lascia fuorviare da un affetto particolare per il fratello, che lo rende cieco alla verità.
- A cosa vi riferite? – ruggì Semblax. Sembrava poco incline ad accettare senza replica un simile insulto rivolto al principe ereditario.
- Sono vittima di un complotto, ma nessuno prende in considerazione questa possibilità.
- Spiegatevi!
Ad’hera raddrizzò le spalle ampie, in cerca di uno scampolo di autorevolezza.
- Non ho fatto altro che eseguire gli ordini del principe Edhuar, il quale, minacciandomi di morte se avessi disobbedito, mi istruiva sul modo in cui agire. Sono stato una pedina nelle sue mani, non ho mosso un solo dito di mia iniziativa.
- Ne avete mosse molte di dita, Sal Ad’hera – disse con calma glaciale Vera – Non c’era il principe Edhuar a contare le frustate sul corpo dell’erede al trono. C’eravamo solo io, lui, voi e il vostro tirapiedi.
Ad’hera divenne rubicondo.
- Eseguivo solo gli ordini! – abbaiò – Il principe Edhuar si era impadronito del palazzo, non potevo fare diversamente!
Si voltò verso il Vanathà e alzò i palmi delle mani.
- Vi rendete conto del complotto? È tutta una recita! Il principe Edhuar è in accordo con quella ragazzina rossa, me l’ha rivelato lui stesso prima di andare ad Arco d’Oriente! Non vi sembra bizzarro che in questa faccenda sia coinvolto qualcuno del Mondo di Fuori? La stessa isy Veraxis, che ora mi accusa, fa parte del complotto!
Rimasi a bocca spalancata. Come poteva sperare di salvarsi con una fandonia tanto palese?
Eppure continuava a rivolgersi al Vanathà con veemenza.
- Non sono mai andato oltre i comandi del principe Edhuar – ansimò – Infierire sul principe è stato per me un tormento. Sono certo che il principe stesso si è accorto che nelle mie intenzioni non c’erano animosità né violenza!
Vera chiuse gli occhi di scatto.
- Stai bene? – le domandai, vedendola impallidire.
- Le affermazioni di Ad’hera mi fanno ribrezzo – sputò a bassa voce.
Il suo disprezzo mi fece alzare gli occhi su Alexen. Lui sedeva immobile, il suo sguardo era impenetrabile, gli occhi chiari brillavano freddi e attenti. Cercai di immaginare la rabbia che doveva ribollirgli in gola, la violenza suscitata dalle parole di Ad’hera. Eppure dal suo atteggiamento non trapelava nulla. Non aprì bocca per attaccare né per difendersi, si limitò a osservare gli avvenimenti con distacco, come se fosse giudice di un processo che non lo riguardava. Niente vendette personali, aveva detto Edhuar ai koryonos, e lo stesso riguardava Alexen.
- Isy Veraxis, era davvero così evidente il dispiacere di sal Ad’hera nel tormentare il principe? – chiese Semblax, con un tono in cui riconobbi un sarcasmo sottile. Non doveva essergli sfuggita la reazione di Vera alle parole del kalashà.
- Se il principe avesse percepito un minimo di compassione nel suo torturatore, non l’avrebbe detestato quanto invece ha fatto.
- Forniteci dei dettagli in merito, isy.
- Cosa desiderate che vi racconti? – rispose seccamente –  Il terrore che poteva suscitare un interrogatorio di quest’uomo che si proclama tanto sensibile e compassionevole?
- Sì isy, esattamente. Voi siete stata testimone della prigionia del principe, e tutti sanno che una koralla non mente.
Vera rimase in silenzio, valutando le parole con cui rispondere.
- Il principe Alexen ha coraggio e grande forza interiore – disse infine – Non si è mai lamentato di quello che gli toccava subire, non ha tradito i suoi principi… posso testimoniare sul suo valore. Eppure è arrivato a pronunciare parole di disperazione e di disgusto tali, che solo la crudeltà di quell’uomo poteva far scaturire.
- Quali parole?
Vera abbassò gli occhi, ma solo per un istante.
- “Quando sento il rumore che indica l’arrivo di Ad’hera, il mio corpo inizia a tremare senza controllo” – sussurrò – “Quando lo vedo, provo un senso di nausea così forte che mi metterei a vomitare.”
Istintivamente guardai Alexen per studiare la sua reazione di fronte a ciò che era, per lui, l’ennesima umiliazione.
Era dovere di Vera parlare con sincerità, ma non per questo le sue parole avrebbero lasciato indenne l’orgoglio già calpestato del principe.
Alexen accusò il colpo, me ne accorsi dalla fissità dello sguardo indirizzata a un punto indefinito della stanza. Comunque non fiatò, lasciando che ciascuno di noi valutasse secondo i propri criteri il significato di ciò che Vera aveva rivelato.
- Posso parlare?
Sammel, il guardiano che aveva aiutato Vera e Alexen a scappare, si era alzato in piedi.
Semblax gli fece cenno di proseguire.
- Nobile Vanathà, ho avuto modo di vedere il principe Alexen ogni giorno da quando è stato chiuso in cella. Sal Ad’hera non ha mai avuto un gesto né una parola di compassione verso di lui, cosa che sarebbe stata impensabile se le sue affermazioni di oggi fossero vere. I segni sul corpo del principe, le urla che gli interrogatori gli strappavano, denotavano proprio quella crudeltà e quella violenza che Ad’hera cerca di negare. Non ho mai visto nessun altro soffrire a quel modo, eppure il kalashà non ha mai manifestato un solo gesto di comprensione, al contrario ha infierito sul suo corpo senza sosta. Senza il sostegno di isy Veraxis, che si privava del cibo e della propria energia per aiutare il principe, oggi l’erede al trono sarebbe morto.
Nonostante la crudezza delle parole di Sammel, non potei trattenere un sorriso di soddisfazione. Godetti profondamente dell’espressione seccata sul volto di Ad’hera.
- Vi ringrazio – disse Semblax annuendo seccamente. L’intero Vanathà aveva ascoltato attentamente.
Sasamanka richiamò il nostro interesse con un gesto della mano.
- Sal Ad’hera, la crudeltà di cui siete colpevole era naturale o piuttosto è stata imposta dal principe Edhuar?
Ad’hera non riuscì a nascondere il suo compiacimento.
- È stata imposta, naturalmente! Benché il principe fosse assente da palazzo, aveva lasciato ordine di trattare il fratello con la massima durezza, pena la mia stessa morte se fossi venuto meno alla sua richiesta. Mi ha domandato esplicitamente di torturarlo oltre le sue forze, di imporgli le condizioni più disumane, indipendentemente dalla possibilità di ricavarne guadagno. Ciò che voleva ottenere Edhuar, oltre a Shiarah… - girò lo sguardo sull’intero Vanathà - … era la morte del fratello.
Sussultai sotto quella menzogna spietata e i miei occhi scattarono su Edhuar. Lo trovarono pallido, ma perfettamente controllato.
- Siete certo di quello che dite sal Ad’hera? – chiese Shod seccamente – Una simile accusa richiede prove.
- Il principe Alexen indossava il Braccialetto del Re… di quali altre prove necessitate? È stato il fratello a imporglielo… questioni personali dice… questioni che riguardavano l’odio, l’invidia e il rancore di Edhuar per l’erede al trono!
Prima di rendermene conto, strinsi i pugni e scattai in piedi. Vera mi afferrò per il gomito e mi fece risedere.
- Controllati – bisbigliò – Se vuoi difenderlo, fallo con intelligenza.
Mi costrinsi a ricordare i danni che avevo prodotto ogni volta che avevo seguito i miei impulsi.
Presi fiato, respirai lentamente, contai fino a cinque.
- Questo non è vero – dissi con voce chiara, e considerato il tumulto che avevo in cuore, il mio tono risuonò saggiamente modulato.
- Ho fatto l’intero viaggio con il principe Edhuar e la sua unica preoccupazione è sempre stata quella di ripristinare l’equilibrio. Ho assistito con i miei occhi alle sevizie che ha dovuto subire da parte di quegli uomini – li indicai tra la folla – Loro stessi, dopotutto, hanno confessato.
- Isy Allegra, siete completamente certa di ciò che dite? – chiese Shilada, con calmo interesse.
- Sì, la sono. Come sono certa che Edhuar non abbia mai ordinato di torturare il fratello. Non aveva consapevolezza del trattamento che Alexen stava subendo, quando se n’è reso conto non ha più avuto pace!
Semblax annuì e si rivolse ad Ad’hera.
- Non ci sono prove che confermino ciò che dite, sal. Restate inoltre il maggior indiziato per quanto riguarda la rottura del sigillo di Rah.
Ad’hera sogghignò e quel suono mi mise l’inquietudine in cuore.
- Questo non è possibile. Il giorno della rivolta sono sempre rimasto sotto gli occhi di tutti. L’unico momento in cui mi sono assentato è stato quello in cui ho trovato il sigillo spezzato. E non ero solo – girò lo sguardo per la stanza e lo fermò su Katos – Lui era con me
Katos sembrò a disagio.
- Chiarite questo punto – lo incalzò Semblax – Eravate con sal Ad’hera?
- Sì – Katos lo ammise di malavoglia, chinando dispiaciuto il capo.
- Questo nega la possibilità che io abbia spezzato il sigillo – ghignò Ad’hera – Quando l’ho visto la prima volta, si trovava già in quelle condizioni.
Shilada raddrizzò la schiena e si voltò lentamente verso Edhuar.
- Confermate anche voi principe? Sal Ad’hera  è stato vicino a voi fino al momento in cui si è allontanato con sal Katos?
- Io… - Edhuar sembrò confuso, spiazzato - … Non lo so – ammise – Non ci ho fatto caso.
- Credo che per oggi sia sufficiente – intervenne improvvisamente Alexen – Io e il Vanathà rifletteremo accuratamente su quanto è stato detto oggi. Riprenderemo dopo i funerali di mio padre.
Le sue parole incrinarono la tensione che a poco a poco era diventata elemento naturale del processo.
Mi alzai con le gambe tremanti, vibrante di nervosismo e di rabbia. La faccia tosta di Ad’hera risultava quasi disarmante nella sua follia. Non riuscivo a liberarmi dal disgusto provocato dalle sue insulse affermazioni.
Uscii dalla stanza in preda all’ira e Vera, accorgendosene, mi pilotò in un salottino attiguo.
- Cerca di calmarti – mi disse piano – Purtroppo era prevedibile che Ad’hera avrebbe mentito per cercare di salvarsi. È il minimo che possa fare.
- Sì, ma le cose che ha detto! – esclamai con foga – Ti sei resa conto? Se non mi avessi fermata, quando mi sono alzata in piedi l’avrei preso a pugni! Stavo per farlo, Vera, sul serio!
- Sarebbe stato piacevole da vedere – disse una voce alle mie spalle. Mi voltai di scatto e incontrai il sorriso di Edhuar.
- È un peccato che isy Veraxis ti abbia convinta a desistere! – rise – Ti ho tenuta d’occhio e a un certo punto ho temuto che saresti implosa!
- Come puoi ridere? – sussurrai senza fiato – Non hai sentito cosa ha detto di te?
- Ho sentito – confermò, e il sorriso gli balenò ancora sulle labbra – Non è diverso da ciò che tu stessa dicevi di me fino a pochi giorni fa.
Avvampai di vergogna, rendendomi conto che aveva ragione.
- Ho apprezzato il modo in cui hai preso le mie difese – aggiunse lui – Ti ringrazio.
In quel momento anche Alexen entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Quando alzò lo sguardo e ci vide, non riuscì a nascondere il suo divertimento.
- Siamo tutti qui – sorrise – Abbiamo avuto tutti la stessa idea.
- C’era bisogno di un istante di pace dopo l’ultima ora – convenne Edhuar, sedendosi su una poltrona con un sospiro di stanchezza.
- Avevo predetto che sarebbe stato pesante.
- È stato snervante invece! – sbottai – Quell’Ad’hera è insopportabile, gli sarei saltata alla gola! Come riesci a restare così controllato Alexen? Con quello che ti ha fatto? Persino Vera era turbata!
Alexen passò sulla koralla uno sguardo preoccupato.
- Non è stato semplice, ma dobbiamo sforzarci di restare calmi e di agire in modo intelligente.
- Temo di avere sbagliato – mormorò Vera – Non dovevo riferire le tue parole al Vanathà. So di averti turbato, e durante il Giudizio può diventare pericoloso. Mi dispiace Alexen.
- Credo che abbiate agito bene invece – la contraddisse Edhuar – Le vostre parole sono state le uniche a provocare un minimo di benevolenza da parte di isy Shilada.
- Edhuar ha ragione – Alexen le sorrise – So che quello che fai, lo fai sempre con criterio. Non sarà questa piccola umiliazione a distruggermi. La priorità è riunire il Vanathà in un unico consenso. Ad’hera sta tentando una mossa disperata, ma non ci sono prove di ciò che va dicendo, avrebbe bisogno di elementi più concreti. Al momento, noi restiamo in vantaggio.
- Non condanneranno Khail, vero? – domandai.
- La decisione finale spetta a me, e non manderò mai mio fratello a morte, di questo potete stare certi. Ora andiamo a riposare, fra un paio d’ore inizierà il ricevimento indetto per onorare la salma di mio padre. Gran parte del popolo verrà a rendergli omaggio, sarà una serata impegnativa.
Invece di tornare per il corridoio da cui eravamo entrati e per cui avremmo incrociato ancora tutti coloro che avevano partecipato al Giudizio, Alexen ci invitò a passare per un’altra stanza che ci avrebbe permesso di allontanarci indisturbati. Ma quando aprì la porta, al centro del salotto trovò Ad’hera.
Era solo, ritto in piedi sul tappeto con i polsi legati di fronte a sé. Era stato momentaneamente lasciato nella stanza mentre attendeva di essere ricondotto in prigione.
Alexen sussultò, impreparato alla sua vista, ma quando l’uomo gli rivolse un sorriso beffardo, scelse di ignorarlo. Attraversò la stanza diretto all’altra porta senza degnarlo di uno sguardo.
Ad’hera però, rosso in viso e ringalluzzito dalle accuse che aveva appena lanciato, non resistette dal provocarlo.
- Ho sentito le vostre parole Alexen. Solo perché ora vi siete ripulito e avete ripreso il vostro titolo, credete di potervi liberare di me? Siete solamente uno sciocco arrogante.
- I fatti parleranno da soli Ad’hera – replicò lui freddamente – State facendo lo sbruffone, ma sapete quanto me che non avete possibilità di salvarvi.
L’uomo scoppiò a ridere e scrollò la testa.
- Siete solo un ragazzino e valete poco più di niente! Io vi conosco bene Alexen… - Ad’hera abbassò il tono e la sua voce si fece insidiosa – Conosco molto bene i vostri punti deboli. Me ne avete rivelati molti, nei nostri… incontri privati – calcò volutamente sulle ultime parole.
Edhuar mi si affiancò all’improvviso, per venire in aiuto al fratello.
- Confondere le acque non vi servirà a nulla! – lo apostrofò – Non appena Alexen sarà re, non ci sarà più nessuno che potrà soccorrervi!
- Principe Edhuar… - Ad’hera lo soppesò con un accenno di sorriso – Un altro sciocco. Vi siete comportato in maniera così stupida! Una volta scampato ai miei uomini e rientrato a palazzo, avreste potuto tenere il trono per voi! Perché vi siete consegnato? Siete uno stupido!
- Pensate per voi Ad’hera.
- Siete ancora in tempo a cambiare idea Edhuar. Ve l’ho ripetuto spesso, siete migliore di vostro fratello, potete prendere il trono per voi! Il principe Alexen non è che un debole e un vigliacco!
Accennò a lui e solo in quel momento mi accorsi delle condizioni di Alexen. Era sbiancato e la sua pelle aveva assunto un pallore mortale sotto il sottile velo di sudore gelato che gli ricopriva la fronte. Le pupille gli si erano dilatate in modo allarmante. Stava male?
- Vostro fratello non è che un topolino terrorizzato! – sogghignò Ad’hera – Guardate bene Edhuar!
Con un movimento brusco avanzò verso Alexen e alzò le mani legate verso di lui, in un gesto minaccioso.
Alexen arretrò istintivamente trovandosi con le spalle al muro. Si appoggiò una mano sullo stomaco piegandosi di poco in avanti, come se fosse stato colpito da una fitta dolorosa. Il sudore iniziò a scivolargli copiosamente dal viso, mentre la sua respirazione si faceva ansante.
- Vedete? – esclamò Ad’hera trionfante – Basta la minima minaccia a farlo crollare! – si girò verso Alexen mellifluo – Avete i crampi allo stomaco principe? Temete di non riuscire a contenervi? Vi capisco! Sapete… - si voltò verso di noi - …non è una novità per lui! Durante uno degli ultimi interrogatori se l’è fatta sotto!
Inorridii di fronte a tanta crudeltà gratuita. Edhuar scattò con rabbia e si frappose fra  Ad’hera e il fratello.
- Non osate andare oltre! – sibilò.
- Avete compreso ciò che ho detto, Edhuar? Non potete lasciare il torno a un uomo così debole! Possiamo ancora ristabilire il nostro accordo!
- Uomo debole? – Edhuar vibrava di furore – Voi, nelle sue condizioni, non avreste resistito una sola ora!
Per un attimo pensai che Khail gli sarebbe saltato alla gola, percepivo un odio tale da parte sua che non mi sarei sorpresa se l’avesse strangolato a mani nude.
Ma proprio in quel momento, le guardie addette alla custodia di Ad’hera entrarono nella stanza per ricondurlo in prigione. Si accorsero del viso alterato di Edhuar ed esitarono.
- Ci sono stati problemi principe?
- Riconducetelo immediatamente in cella!
Si accostarono al prigioniero, ma ancora una volta si fermarono percependo la furia di Edhuar.
- Avete indicazioni particolari? – insistette uno dei due, accorgendosi con tutta probabilità che doveva essere accaduto qualcosa di grave.
Edhuar rimase zitto, la fronte contratta dalla rabbia, i pugni serrati. Stava lottando contro l’odio feroce che provava, e sperai che avrebbe ordinato di fustigare Ad’hera, o quanto meno di fargli saltare qualche pasto. Non avrebbe pareggiato i conti, ma mi avrebbe dato una minima parte di  soddisfazione.
Invece Edhuar aspettò finché l’accesso più violento di rabbia non si fu calmato, rilassò forzatamente le spalle e diede la schiena ad Ad’hera.
- Nessuna indicazione particolare – disse con voce gelida – Assicuratevi solo che non scappi.
Provai una fitta di delusione di fronte al suo incrollabile autocontrollo.
Non appena Ad’hera ebbe lasciato la stanza, Edhuar si voltò verso il fratello accasciato contro il muro. Gli appoggiò le mani sulle spalle per aiutarlo a sostenersi, mentre Alexen tremava come una foglia di fronte a lui.
- Cosa mi succede? – ansimò il principe, sconvolto – Che cosa succede al mio corpo?
- È una reazione normale Alex, è passato troppo poco tempo dalla tua prigionia!
- No…non è normale! Mentre Ad’hera mi parlava, la stanza era scomparsa. Mi sono ritrovato di nuovo in cella, come se fossi stato ancora prigioniero – gemette e si staccò da Edhuar premendosi le mani sullo stomaco – È stato un incubo a occhi aperti?
- Forse. Ma anche in questo caso non sarebbe strano… Sei stato prigioniero di Ad’hera per giorni, ha fatto di te… quello che voleva. Ti ha mentito, umiliato, tormentato… il tuo corpo ora reagisce di conseguenza.
- Lo so – gemette – Ma non lo accetto. Ho paura di non liberarmene più, di… di portarmelo dentro per sempre. Non sopporto quello che Ad’hera mi ha fatto conoscere… di me stesso. La mia debolezza, la mia codardia, la paura… Io non avevo mai avuto paura prima, di nessuno, mai - chiuse gli occhi, con angoscia – Quello che ha detto sul farsela sotto…è successo davvero.
Le sue parole, pulsanti di vergogna, mi fecero abbassare lo sguardo.
Vera invece si avvicinò con passo silenzioso e, generando lo stupore generale, abbracciò Alexen, brevemente.
- Non puoi fare la predica a me, e poi non seguire i tuoi stessi consigli – gli sussurrò, vicino all’orecchio.
- Alex, tutti noi in questi ultimi giorni abbiamo scoperto sgradevoli verità su noi stessi – aggiunse Edhuar -  Non è semplice per me, convivere con la consapevolezza di averti tradito.
- Allora lo stesso vale anche per me! – realizzai all’improvviso – Ho combinato talmente tanti pasticci con il mio carattere impulsivo! Ho… ho quasi ucciso Khail!
Lo sguardo stanco di Alexen ci abbracciò interamente.
- Scusatemi, non volevo lamentarmi. Avete ragione, imparerò a sopportarlo.
Chiuse gli occhi, come se stesse cercando di concentrarsi su qualcosa di importante che non riusciva a riportare alla mente.
-  Ma non è solo questo, c’è anche dell’altro. Ho un presentimento negativo di minaccia, di pericolo, ma non riesco a focalizzarlo. È la stessa sensazione che ho provato quando Edhuar ha innescato la rivolta, ma in quel caso ho compreso perfettamente in che direzione si muoveva il pericolo. Questa volta invece non riesco a definirlo e questo mi mette ansia… non so da quale parte dobbiamo difenderci.
In un certo senso riuscivo a capirlo, anch’io provavo quella stessa sensazione. Non era necessario possedere un dono speciale per accorgersene… c’era stato qualcosa quel pomeriggio che mi aveva messa in allarme. Come Alexen, non riuscivo a definirlo con precisione, eppure qualcosa aveva deviato e mi aveva lasciato in gola il sapore dell’inquietudine.
E la stessa inquietudine la provavano ora i miei compagni, lo potei intravedere dai loro occhi e dalla nota ansiosa che si era accesa nello sguardo di ciascuno.
 
 
*                *                *
 
 
Quando Vera venne a chiamarmi, mi trovò ancora in mutande. Mi ero crogiolata a lungo nel calore dell’acqua, facendo il bagno, fermandomi a rimuginare sugli eventi della giornata, con l’effetto collaterale di rallentare i preparativi per la serata.
Vera, splendida in un abito blu opaco e i capelli raccolti in un delicato chignon, osservò il mio abbigliamento ed emise un sospiro rassegnato.
- Sbrigati… Ormai i primi visitatori saranno già arrivati a rendere omaggio alla salma.
- Vai avanti, ti raggiungo tra poco.
Vera mi studiò con palese scetticismo.
- Sei sicura di riuscire a trovare la sala? Non fai che perderti in questo palazzo!
- Vera, non essere offensiva! – protestai, punta nell’orgoglio – Ormai ho imparato a orientarmi, precedimi, devi affiancare Alexen!
Se ne andò, ma con una punta di rimpianto, quasi pensasse che non sarei più apparsa alla cerimonia. Avrei quasi potuto dire che sentisse il bisogno del mio sostegno, nella sua prima apparizione in pubblico come futura regina. Ma mi era difficile immaginare una simile debolezza in Vera.
Mi vestii con cura, indossando un abito azzurro che mi era stato suggerito per l’occasione. A Katathaylon il colore del lutto era il blu, che si declinava, nell’abbigliamento, dalle tonalità più chiare alle più scure, in base al ruolo rivestito. Il mio vestito era azzurro chiaro, come quello di una qualsiasi popolana, ma il ricamo blu notte agli orli indicava posizione particolare, vicina al cuore dei sovrani.
Quando finii di acconciarmi i capelli, era trascorso almeno un quarto d’ora. Infilai le scarpette basse color zucchero e uscii in corridoio con una certa fretta. Mi diressi a colpo sicuro alla scalinata e scesi per due piani. L’ultima volta che ero salita li avevo contati, per essere sicura di non sbagliare, così, arrivata al piano giusto, svoltai a destra e percorsi il corridoio… ma mi trovai di fronte al muro.
Perplessa, ritornai sui miei passi, ricontrollai con attenzione il percorso, ma non vidi nessun indizio che mi ricordasse il tragitto che avevo memorizzato. Tornai alle scale meditabonda. Dovevo forse scendere di un altro piano?
Quando lo feci però, valutai che la situazione non era cambiata. Non riconoscevo i muri, che erano più scuri di quelli dei piani alti, né il pavimento, ora coperto da una patina di sabbia.
Feci per tornare indietro, spazientita, quando scorsi Sasamanka, in fondo al corridoio, infilarsi in una porta. D’impulso scattai verso l’uscio che si stava richiudendo, pensando di chiedergli indicazioni,ma quando attraversai la porta venni bloccata da un nauseabondo odore di muffa e di umidità.
Impiegai pochi secondi a intuire in quale luogo fossi capitata. Avevo visto le prigioni troppe volte nelle immagini che mi trasmetteva Vera, per non riconoscerle all’istante. L’istinto fu di fare dietro front, ma immediatamente un secondo pensiero rincorse il primo scavalcandolo.
Cosa ci faceva Sasamanka nelle prigioni?
In quel momento identificai con precisione la sensazione avvertita quel pomeriggio.
Sasamanka non mi era piaciuto. Per nulla.
Quel suo modo di contraddire velatamente Alexen, di attaccare Edhuar, di incoraggiare le insinuazioni di Ad’hera…
Perché?
Improvvisamente decisi che era fondamentale indagare a fondo. Forse in questa presa di posizione rientrava più il mio spirito d’avventura che non il buon senso, fatto sta che mi trovai a rasentare silenziosamente il muro e a scendere i pochi scalini che portavano nel cuore delle carceri.
Mi fermai appena prima di svoltare l’angolo, paralizzata dalla voce di Ad’hera a pochi centimetri da me.
- Sei sicuro che nessuno abbia sospetti? – stava bisbigliando.
- Nessuno farà caso alla mia assenza – ribatté Sasamanka – Tutta Katathaylon sta rendendo onore alla salma del re, non scenderà nessuno fino a notte fonda. E quando lo faranno, la situazione si sarà capovolta.
Il suo tono mi diede i brividi.
- Intendi dire che hai già agito?
Sasamanka sghignazzò.
- Ho aggiunto la Pollutia al calice reale.
Impiegai qualche istante ad afferrare la situazione, perché era quasi impensabile accettare che Sasamanka, il braccio destro di Alexen, rimasto imprigionato con lui fino a qualche giorno prima, fosse in realtà in combutta con Ad’hera.
- Non possiamo rischiare che Alexen rimanga in vita – stava dicendo Ad’hera, con la voce acutizzata dall’ansia.
- Per questo ho usato la Pollutia. Se anche il principe dovesse solo bagnarsi le labbra prima di accorgersi dell’inganno, quella quantità sarebbe sufficiente a ucciderlo. Impiegherebbe solo un po’ più di tempo, ma l’esito sarebbe comunque fatale.
- Nessuno deve sospettare di te. Sei stato attento?
- Non c’è motivo per cui debbano pensare a me. Nessuno ci ha mai visti assieme, ci credono nemici. Devi stare più tranquillo o finirai per tradirti.
- Non vedo l’ora che questa notte passi. Se Alexen cade avvelenato mentre mi trovo in carcere, le mie accuse riprenderanno valore e il primo sospettato tornerà Edhuar. A quel punto non potrà essere incoronato fino al verdetto finale e la decisione ricadrà interamente sul Vanathà.
- E io faccio parte del Vanathà – soggiunse Sasamanka, con una risatina che mi fece gelare il cuore – Riuscirò facilmente a spingere il Giudizio contro Edhuar. Shilada non lo vede già di buon occhio e anche gli altri mi seguiranno, dopo l’avvelenamento di Alexen. Lo faremo condannare e giustiziare e a quel punto a governare su Katathaylon resteremo noi.
- Non correre troppo – lo frenò Ad’hera – Può andare tutto storto. Vediamo cosa succede stasera.
Sasamanka rise, sicuro di sé.
- A quest’ora Alexen potrebbe anche essere già morto!
Solo quelle parole ebbero il potere di scuotermi dalla paralisi di orrore che mi aveva avviluppata. Indietreggiai cautamente, silenziosa com’ero arrivata e risalii gli scalini con la gola schiacciata da un nodo d’angoscia, le orecchie assordate dal rimbombo del mio cuore.
Tornai in corridoio e iniziai a correre a perdifiato per la scalinata. Forse potevo fare qualcosa, forse non era ancora così tardi!
Salii per due piani e svoltai a sinistra, corsi per tutta la lunghezza del corridoio, cercando un indizio, infilai una porticina e quando vidi una scala a chiocciola scesi ancora. Dovevo trovare il modo di uscire da quel labirinto… dovevo avvertire Vera, fermare Alexen… Aprii una porticina e mi trovai in giardino.
Per poco non scoppiai in lacrime, ma non c’era tempo neppure per quello. Era passata più di mezzora dal momento in cui Vera era venuta a cercarmi in camera!
Feci per voltarmi indietro, poi vidi un signore anziano chino fra le piante, un vecchio giardiniere che aveva aspettato l’ombra della sera per annaffiare. La sorpresa di trovare un’anima viva al di fuori del salone reale, mi fece battere le palpebre più volte. Poi mi avventai sull’uomo per chiedergli informazioni.
Scoprii di non essere così lontana e ripartii di corsa, ormai ricoperta di sudore. Seguendo le indicazioni del giardiniere arrivai in un paio di minuti, ma venni presa di nuovo dallo sconforto scorgendo la fila davanti alla porta. Avevo un abito da popolana, come avrei fatto a passare davanti a tutti, senza Vera?
Potevo contare solo sulla forza bruta, così mi buttai in mezzo alla folla spingendo, facendomi strada a gomitate. Non prestai ascolto alle proteste e ai richiami, guadagnandomi la porta centimetro dopo centimetro.
Oltrepassai la soglia con un ultimo spintone e mi schiacciai contro il muro, rasentando il lato sinistro della stanza fino a vedere la famiglia reale.
Alexen stava parlando al popolo, sentivo confusamente mozziconi di parole… la parte finale di un discorso di commiato al padre. Era in piedi, affiancato da Vera ed Edhuar, e nessuno dei tre mi vide.
C’era brusio nella stanza e io ero senza fiato, mi staccai dal muro facendomi largo fra la gente, cercando di raggiungerli.
Quando Alexen alzò il calice per il brindisi, mi si fermò il cuore. Urlai, ma la mia voce si perse fra le tante voci. Spinsi gente a destra e a sinistra, finché trovai un varco. Feci di scatto gli ultimi metri, accecata dal sudore e quando vidi che Alexen stava portando il calice alle labbra, mi sporsi con un balzo verso di lui. Afferrai il calice e lo tirai verso di me, strappandoglielo di mano.
Il suo sguardo divenne confuso.
- Allegra..?
- È avvelenato – ansimai – L’ha avvelenato Sasamanka, è d’accordo con Ad’hera! Li ho sentiti parlare!
Lo vidi sbiancare e il suo sguardo scese sulle mie labbra.
Solo in quel momento sentii sulla lingua il sapore amarognolo. Abbassai lo sguardo sul calice, con orrore. Nella foga di strapparlo dalle mani di Alexen, mi ero rovesciata il vino addosso e una parte mi era finita sul viso.
Ricordai come un’eco lontano le parole di Sasamanka.
“Anche se dovesse solo bagnarsi le labbra, quella quantità sarebbe sufficiente a ucciderlo”
Alexen si sporse verso di me, e fu l’ultima cosa che vidi. Poi venne il nero totale.
 
  
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