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Autore: Daicchan    10/04/2012    4 recensioni
Il percorso che porterà la vita di quattro ragazzi e di chi gli sta attorno a crescere, ad intraprendere strade diverse, all'amore, al tradimento.
E l'ascesa di un folle verso il potere, che distruggerà la loro vita e quella dell'intero mondo magico.
Il quinto anno dei Malandrini e di Lily Evans, ma anche di Severus Piton e di tutti quei personaggi destinati a mutare, in maniera più o meno ampia, le sorti della Gran Bretagna.
Una storia di amicizia, di amore; ma anche di guerra e magia.
[Dall'ultimo capitolo]
-Avanti, sarà divertente!- protestò il ragazzo. -Una cosa innocente, niente Serpeverde in mutande o chewgum nei capelli.-
Lily sbuffò: -Mi sa che abbiamo idee differenti su cosa sia “innocente”, Potter. E a quanto pare ci sei di mezzo anche tu, Remus.- aggiunse, guardando il prefetto, e lui fu svelto a distogliere lo sguardo, a disagio. -Non me lo aspettavo.-
-Non fare così, Lily! Remus non ne sapeva nulla, è un’idea che mi è venuta ora!- intervenne Potter, dispiaciuto. -E poi sarà uno scherzo del tutto innocuo. Come quello delle sedie, lo scorso Natale.-
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Lily Evans percorreva i corridoi di Hogwarts con un’andatura che, beh…era tutto fuorché tranquilla.
Passo dopo passo, cercava di andare sempre più veloce, per porre maggior distanza fra lei e una certa persona di sua conoscenza.
Tuttavia, sapeva che le stava praticamente alle costole, forse per il fatto che, dopo esser uscita dall’aula di Pozioni, lo avesse visto affrettarsi dietro di lei.
Forse perché quella scena si ripeteva regolarmente ogni giorno.
Forse perché, ormai avvezza, aveva imparato a percepire l’aurea di un imbecille a chilometri di distanza.
O forse, semplicemente perché il suddetto ora le si era piazzato davanti, con quella faccia da idiota che tanto affascinava le altre ragazze, tagliandole la strada.
Lily si fermò di colpo, ricorrendo all’autocontrollo coltivato dopo tanti anni.
Sospirò, cercando di non perdere la pazienza.
"Ok, Lily. Stai calma."
Alzò lo sguardo verso il ragazzo, con un sorriso forzato.
<< Potter. >>
<< Evans. >>
Lily cercò di ostentare tranquillità << Ti spiacerebbe spostarti un po’? Sai, non riesco a passare. >>
L’altro sorrise, con un certo charme. << Ed io non riesco ancora a capire come fai a rifiutare ogni mio invito, Evans. >> asserì << Quindi, che ne diresti di venire ad Hogsmeade con me questo fine settimana? >>
<< No. >>
<< No? >>
<< No. >>
Sul viso di Potter si tinse un espressione di veritiera incredulità.
Ma, da bravo James Potter –nonché idiota- qual eraera, si riprese subito.
<< Ma non ci vuoi nemmeno pensare? >> domandò, con una certa ironia mista ad arroganza.
<< Mmm… Fammi ci riflettere. . . >>Lily alzò gli occhi verso il soffitto, grattandosi il mento con falsa aria pensierosa. << ehm.. NO. >>
E così dicendo, approfittò del momento per allungare una gamba e superare Potter con un solo passo.
Se lo lasciò alle spalle, pregando che quel cretino potesse ricevere tutto ad un tratto l’illuminazione divina, che connettesse finalmente il cervello e capisse che lei non era. . .
<< Avanti, Evans. So che non puoi resistere al mio fascino. >>
…interessata.
Sospirando, Lily si voltò verso di lui, lentamente.
Molto lentamente.
"Calma, Lil’. Non incenerirlo."
<< Dimmi, Potter, >> disse, irritata << cos’è che avresti in più rispetto agli altri che mi spingerebbe a dirti di si?  >>
Il ragazzo sorrise, con aria maliziosa.
<< E cos’è che invece ti spinge ogni volta dirmi di no? >>
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda” avrebbe voluto rispondere la studentessa, ma non lo fece.
Non lo fece, perché Potter gli aveva appena offerto su un piatto d’argento un’occasione da non perdere.
Quella di spiattellargli in faccia tutti i suoi dannati difetti.
Oddio. Non c’erano limiti alla stupidità di certe persone.
La ragazza accennò ad un sorrisetto soddisfatto.
<< Vediamo… Sei sbruffone, egocentrico. .. >>
<<   Ironico, sicuro di sé.. >>
<< …prepotente, prendi tutto alla leggera.. >>
<<  determinato, spensierato… >>
Lily decise – con grande sforzo di volontà- d’ignorarlo.
<< … Infantile, vanitoso… >>
<< Divertente, affascinante… >>
La ragazza sbuffò, sull’orlo di perdere definitivamente la pazienza.
<< Potter, ma la vuoi piantare? >>
Il giovane sfoderò uno di quelli che doveva ritenere uno dei suoi sorrisi più beffardi.
<<  Sto solo cercando di farti capire che non hai scusanti, Evans. >> disse, malizioso. << Avanti, esci con me. >>
“Ecco, sorridi ancora una volta in quel modo e vedrai come ti finisce.” pensò Lily, convinta che l’espulsione non poteva essere un’eventualità così terribile. Almeno avrebbe liberato il pianeta dall’inutile, fastidiosa presenza di James Potter.
<< Potter… >> esclamò, tentando di non perdere il controllo << … giuro che se non sparisci immediatamente dalla mia vista, te ne pentirai. >>
L’altro sorrise.
Ancora.
Probabilmente, quel sorriso ebete non sarebbe svanito nemmeno dinnanzi all’Apocalisse.
O almeno finché qualcuno non ne avesse ucciso il proprietario.
Oh, si.
Finalmente Lily aveva scoperto quale fosse lo scopo della sua vita.
<< Sennò che farai, Evans? >> chiese intanto Potter, ironico.<< Mi denuncerai alla Mc Granitt? Leverai cinquanta punti alla mia Casa? Mi schiaffeggerai di nuovo?  >>
Le labbra della ragazza s’incresparono in un sorriso sarcastico.
<< Niente di tutto questo, Potter. >>
<< Allora cosa? >>
<< Qualcosa per cui, credimi, tutte le tue spasimanti piangeranno a lungo. >>
Potter la osservò divertito. << E che sarebbe, di grazia? >>
Sempre sorridendo, la giovane finse di simulare il movimento della bacchetta con la mano libera, leggermente sollevata e rivolta verso il ragazzo.
Verso un punto pericolosamente basso, del ragazzo.
La voce di Lily si ridusse ad un sussurro malizioso, ma al contempo amabile ed intriso di falsa innocenza.
<< Reducto. >>
E James  Potter, per una delle rare volte nella sua vita, impallidì.
E mentre il ragazzo pensava e temeva per i suoi “ingenti” gioielli di famiglia, Lily Evans, prefetto di Grifondoro, sollevava il mento con aria di superiorità, e lo superava una volta per tutte, proseguendo per la sua strada.
<< Ah, Potter? >>
<< Si? >>
A Lily ci volle un attimo per convincersi a proseguire. Di solito detestava infierire sull’aspetto fisico delle persone, ma a Potter non avrebbe fatto che bene vedersi sgonfiare l’orgoglio tutto d’un colpo. << L’accompagnatore di solito è più alto della ragazza. E non sembra questo il nostro caso. >>
Mentre si allontanava, sentì nitidamente Potter imprecare a gran voce.
 
***
 
James rimase allibito per un momento, osservando quella chioma color cremisi allontanarsi sempre di più –e maledicendo i suoi miseri centosessantotto centimetri d’altezza.-
Pensava ancora alle sue parole, ai suoi occhi smeraldini brillanti di rabbia, al suo sguardo tagliente, ai suoi insulti.
Pensava a quanto lo avesse maltrattato, a quanto avesse sgonfiato il suo orgoglio con poche parole e. . .
Uao.
Stra e stra ri-uao.
Quella ragazza lo stava facendo letteralmente impazzire.
Avvertì a malapena la mano di Padfoot dargli una pacca sulla spalla, scherzosamente.
<< Ehilà, Prongs! >> esclamò, col solito tono giovale. << Un’altra buca, eh? >>
James si voltò verso l’amico, con un sorriso beffardo. << Oh, non ti preoccupare. Cederà, prima o poi. >>
Sirius scoppiò in una fragorosa risata. << Oh, certo, James. Ma anche questa gita ad Hogsmeade te la passi da solo! >>
<< Gne, gne, non ti sento! >> esclamò l’altro, tappandosi le orecchie con le mani e facendogli la linguaccia.
Padfoot continuò a ridere. << Godric, ecco perché la Evans non uscirà mai con te! >> disse, divertito, ma il sorriso gli morì sulle labbra.
Appena vide l’espressione dell’amico adombrarsi, infatti, si pentì subito delle sue parole.
Tuttavia, accennò ad un sorrisetto ironico.
<< Oh, avanti, James. Non vorrai mica farmi credere che sia una cosa seria, eh? >>
Il  giovane Potter sollevò appena lo sguardo.
Poi, sotto l’espressione vagamente sarcastica di Sirius, anche sulle sue labbra s’increspò un sorriso.
<< Figurati, Sir. E’ un gioco. >> disse, con una punta di amarezza nella voce.
Una punta che, tuttavia, l’amico non sembrò scorgere. << Solo un gioco. >> ripeté, ancora una volta.
E Sirius, ovviamente, gli credette.
Aprendosi in un raggiante sorriso, sfoggiò una delle sue migliori espressioni da cucciolo eccitato.
<< Bene! Perché questa volta ho in programma un bel pomeriggio da malandrini! >> esclamò, quasi urlando, euforico.
Questa, però, fu la volta di James di accigliarsi.
<< Non dirmi. Il bellissimo Sirius Black non ha un’accompagnatrice? >>
Come per scacciare una mosca, Sirius agitò una mano, con aria annoiata.
<< Naaà, odio tutte queste ragazzette sovraeccitate. >>
James scosse leggermente la testa, lasciando tuttavia trasudare un punta di divertimento.
Poi fece la voce grossa.
<< Sei incorreggibile, Sirius Orion Black!“ >> esclamò, con una verosimile imitazione di Moony.
Padfoot scoppiò a ridere, attirando l’attenzione di quelle poche studentesse non ancora occupate dall’osservare da lontano i due studenti più popolari della scuola.
<< A proposito.. Dove si è nascosto il nostro lupacchiotto prefe... AHIA! >>
Sirius s’interruppe non appena una forte botta lo colpì alla nuca.
Emise un guaito non proprio virile e si voltò, massaggiandosi la zona lesa.
Remus era appena uscito dall’aula di Pozioni, e adesso si trovava alle loro spalle, con il pesante tomo ancora in mano.
<< Prova a chiamarmi di nuovo in quel modo, e giuro che sarai tu a doverti nascondere. >>
Padfoot quasi si sorprese che la mascella non gli fosse caduta a terra, tanto era rimasto a bocca aperta.
Era stato aggredito da Remus!
Il loro dolce e caro Remus!
Assunse una delle sue migliori facce indignate.
<< Oh, Remus! Come hai potuto! >> asserì, in perfetto stile soap-opera << Colpire un amico alle spalle! Oh, sciagurato! >>
E, mentre James pensava seriamente che fosse giunto il momento di procurarsi una camicia di forza, Moony si limitò ad innalzare un sopracciglio con aria perplessa.
Probabilmente, se avesse sentito i pensieri di Prongs, si sarebbe trovato in totale disaccordo.
Perché in quei casi non serviva la camicia di forza.
Oh, no, bisognava direttamente passare alla soppressione.
Sospirò.
Diamine, stare a presso alla stupidità dei suoi amici era davvero una gran fatica.
<< Beh, quando avrai deciso di dare ascolto al tuo unico neurone, avvertimi eh! >> iniziò, con tono chiaramente rassegnato. << Se non vi dispiace, desidererei andare a Trasfigurazione adesso. >>
Così dicendo, il giovane licantropo superò i suoi amici, affrettando il passo.
In effetti, sarebbero già dovuti essere in classe, e ciò che meno voleva in quel momento era che quei due lo disturbassero.
<< Ehi, Moony, aspetta! >>
Si, come no.
Parole gridate al vento.
Sbuffò, ma non fece nemmeno in tempo a voltarsi, che Sirius e James gli si erano appiccicati e preso a braccetto.
E tutto, per il prefetto, fu chiaro.
Le espressioni affettuose di James, lo sguardo amorevole di Sirius.
I loro occhi che, prima di tornare amabili, s’incontravano in uno sguardo d’intesa.
Remus sapeva cosa stavano per fare.
Quasi senza accorgersene, si ritrovò a supplicare qualsiasi forza divina di tirarlo fuori da quella dannata situazione.
"Merlino, no! Non adesso, prima della McGranitt!"
La prima mossa fu di Padfoot.
<< Remus… Oh, Remus… >>
James, se fosse stato possibile, s’avvinghiò ancor di più al suo braccio. << Caro, carissimo Remus… >>
<< Nostra infallibile guida nelle imprese più ardue! >>
<< Genio dal cuore d’oro! >>
<< Fidato dispensiere  di saggezza…. >>
<< Luce dei nostri occhi! >>
<< Godric, volete finirla?! >> chiese Remus, in un attimo di esasperazione.
Con la coda dell’occhio, notò i due assumere un’espressione da cucciolo bastonato.
Remus sapeva che, inesorabile, quella sarebbe arrivata.
Folle, diabolica, senza via di scampo: la richiesta.
<< Pensavo fossi nostro amico, Moony. >> guaì Prongs, alla sua sinistra. << Sei cattivo.  >>
<< E tu sei patetico, James. Credevo fosse Padfoot il canide, qui. >>
<< Ehi! >> esclamò, alla sua destra, l’animagus in questione << E dire che noi volevamo solo farti una proposta amichevole! >>
Malgrado tutto, a quella parole, il licantropo deglutì.
Eccola.
<< Già, già! >> confermò James, con tono infantile. << Volevamo solo chiederti una cosuccia innocente! >>
Remus lo guardò, scettico.
Come se le parole “James” ed “Innocente” fossero compatibili.
<< E di che si tratta? >> chiese ugualmente, con una punta di curiosità.
Ahi, Remus –pensò il licantropo- il masochismo è una brutta cosa, sai?
Sul viso di James apparve un sorriso malandrino, quasi…diabolico.
Nei suoi occhi scuri brillò una strana luce.
<< Vieni con noi ad Hogsmeade. >>
Vieni.
Con noi.
Ad hogsmeade.
Le parole di James risuonarono per un momento nella testa del giovane prefetto, associandosi, poco alla volta, l’una accanto all’altra nella sua mente.
Mentre invece, nel suo animo, erano le emozioni ad accavallarsi, impetuose.
Gioia.
Curiosità.
Scetticismo.
Entusiasmo.
E poi una, che sopraffaceva inevitabilmente tutte le altre.
Un’emozione che prese quasi subito forma nella parole del ragazzo.
<< MA ANCHE NO! >> sbraitò, tanto da far sobbalzare entrambi i suoi amici.
Sia James che Sirius si ritrassero leggermente, ma – cocciuti com’erano- non gettarono la spugna, e non lasciarono la presa.
<< Avanti, RemRem! Non lasciarci soli soletti! >>
<< No arete goli goledii! >> tentò di dire il licantropo, mentre Sirius –in una perfetta imitazione di qualsiasi zia che ha superato la sessantina- gli tirava la guancia sinistra, tenendola stretta nell’incavo tra il pollice e l’indice.
<< Come hai detto, patatino? >>
<< Eh? Esprimici i tuoi pensieri, bel bimbo della mamma! >>
<< Si, che cosa c’è? >> disse infine una quarta voce alle loro spalle, ed i tre malandrini si zittirono all’istante.
Poi, quasi fossero un’unica cosa, subito si girarono contemporaneamente verso il nuovo giunto.
Facile immaginarsi lo stupore di Peter Minus, appena vide i suoi migliori amici in quell’assurda posizione, con Sirius che cercava di provare l’elasticità della guancia di Remus, Remus che tentava col gomito di castrare James –in chissà quale maniera- e James che si era appiccicato a Remus, con tale voga da poter trasformare il povero prefetto nella probabile vittima di una marea di ragazze di Hogwarts rodenti d’invidia.
Wormtail rimase così, imbambolato, a fissarli per un po’, mentre anche i tre ricambiavano il suo sguardo.
<< AAAAAAAAAARGH!!! >>
Sia Remus, che Sirius e James urlarono all’improvviso, rischiando di far venire un infarto al povero Peter.
<< Peter! Ma che cavolo ci fai qui?! >>
<< E dov’eri finito?! >>
<< Ti sembra il modo di spuntarci alle spalle?! >>
<< E da quando sei diventato così silenzioso?! >>
Wormtail arrossì, abbassando il capo con aria mortificata.
<< Scusate. >> disse << Non volevo spaventarvi. >>
A ciò seguì un breve silenzio.
 Peter continuava ad attorcigliarsi nervosamente le mani, Remus si scervellava su un modo per inventarsi una scusa credibile con la McGranitt col sempre più grave ritardo, James meditava sul fatto che i suoi amici erano davvero strani e Sirius… beh, lui, ricordandosi della bella Corvonero che l’aveva mollato – perché al contrario di ciò che aveva detto a tutti, era stata lei a lasciarlo- pensava alla sua virilità perduta.
Ed in quel silenzio snervante, e completamente fuori luogo, fu Moony – il buon e saggio Moony- a parlare per primo.
<< Visto, ragazzi? >> esclamò, giovale << Non sarete soli! Ci sarà anche Peter con voi, no? >>
Sirius lo guardò con aria interrogativa.
Sgranò gli occhi grigi, mentre la sua mente cessava di concepire perversi pensieri sul fisico della bella ragazza andata.
<< Peter? >>
<< Peter. >> Remus annuì, con la solita aria tranquilla e sapiente, mentre i visi dei due malandrini al suo fianco sembravano illuminarsi.
<< PETER! >> gridarono all’unisono, correndogli incontro.
E ben presto, sotto lo sguardo del giovane licantropo, la scenetta di prima di ripeteva, con la differenza che lui non vi era più coinvolto.
Il piccolo e rubicondo Grifondoro si trovava adesso stretto dai due, che sembravano guardarlo con occhi adoranti.
<< Peter, nostro caro fratello! >>
<< Piccola polpettina! >>
<< Fringuello dall’animo puro! >>
<< Tu ci sarai ad Hogsmeade, vero? Non ci abbandonerai come quell’infame traditore della patria, eh? >>domandò James, con fare entusiasta, mentre Sirius si affrettava ad imitarlo.
<< Eh? >>
<< Eh? >>
<< EH? >>
Peter, fra i due, rivolse loro un’occhiata confusa, non riuscendo a capire esattamente le motivazione del soliloquio degli amici.
<< C-certo… >> balbettò, spaventato.
Remus aveva proprio ragione: quei due, quando volevano, sapevano essere davvero spaventosi.
Intanto, i visi dei ragazzi più agognati e “mascoli”-chi mai avrebbe capito il gergo delle ragazzine di primo anno?- di tutta la scuola, s’illuminarono come. ..  come il volto di un bambino di tre anni che ha ricevuto la sua prima paperella di gomma.
No, non molto virile, in effetti.
Né tanto meno “mascolo”, qualsiasi cosa volesse dire quel termine.
<< Bravo, Peteruccio! >> urlarono all’unisono i due malandrini, abbracciando insieme Codalisica.
E mentre il povero Peter moriva tra i più atroci e terrificanti dolori by Prongs&Padfoot’s love, Remus si allontanò dai tre con nonchalance, verso l’aula di Trasfigurazione.
Chissà, magari sarebbe riuscito a seguire gli ultimi cinque minuti di lezione.
 
***
 
James Potter si era davvero trovato un bizzarro gruppo di amici.
Merlino, li adorava, e per loro avrebbe fatto di tutto, ma diamine, se erano bizzarri.
Bizzarrissimi, a dirla tutta.
Bislacchi, come avrebbe detto Remus.
Perché non c’è niente di più strano nell’osservare i Malandrini a pranzo.
Niente di niente.
Peter era l’unico che riuscisse a mangiare budino, melanzane e panna contemporaneamente.
Davvero, nel suo piatto ci poteva stare di tutto.
Non che James si trovasse nella posizione adatta per criticare –dato che era sicuro di avere la divisa completamente imbrattata di succo di zucca- ma era disgustoso.
Molto disgustoso.
Per non parlare di Sirius.
Il caro e beffardo Sirius!
Ma come diamine faceva a sopravvivere in casa Black con quelle maniere?
Pareva che nessuno gli avesse insegnato a tenere forchetta e coltello in mano!
E poi. . . poi c’era Remus. In certe situazioni, quel ragazzo era in grado di allietarti l’animo, di farti scordare quanto di sporco e disgustoso c’è al mondo.
Peccato che non fosse quella la situazione. No, decisamente.
Oh, non voleva certo contestare l’educazione di Remus a tavola, certo che no.
Pareva quasi che fosse un principe, tutto diritto e con la bocca perennemente chiusa mentre masticava.
No. Il problema non era come mangiava, ma il cosa.
Perché nel suo piatto, non c’era altro che cioccolato.
Torta al cioccolato, budino al cioccolato, tavolette di cioccolato. .. C’era addirittura l’aragosta, col cioccolato!
Bislacco, decisamente bislacco.
Proprio nel culmine delle sue elevate considerazioni, James si accorse che Moony lo stava guardando.
Con uno sguardo perplesso, scettico, manco fosse lui quello che si stesse ingozzando unicamente di dolci.
<< James, mi spieghi perché continui a fissarmi? >>
Prongs sbattè le palpebre un paio di volte, prima di rendersi conto della situazione. Cavolo, quel ragazzo si accorgeva sempre di tutto.
Ma lui, tuttavia, aveva sempre la risposta pronta. Sempre.
<< Eh?  >>
Già. Proprio una risposta geniale.
Remus lo squadrò attentamente con gli occhi plumbei, cercando in qualche modo di verificarne la sanità mentale.
<< Mi fissi, Jam. Mi guardi, mi osservi, mi studi, o quel che ti pare. Non mi stacchi gli occhi da dosso. Perché?  >>
Il cercatore accennò ad un sorriso malandrino. <<  Ma perché ti amo, bel lupacchiotto.  >>
<< Oh si, certo. >> rispose l’altro, arrossendo leggermente. << Se si tratta ancora di Hogsmeade, comunque, ho già dato la mia risposta. >>
<<  Perché, non vieni? >> domandò allora Peter, servendosi dai piatti di portata per l’ennesima volta. E poi si lamentava di dover mettersi a dieta.
<<  No, Wormtail. >> rispose Sirius, fulminando al contempo  il prefetto con lo sguardo. << Remus ha definitivamente deciso di darci buca. >>
<< Davvero? >>
<< Davvero. >> asserì Moony, addentando tranquillamente la sua barretta di cioccolato.
Il giovane Black, tuttavia, si mostrò infastidito dalla calma con cui lo diceva. << e senza una motivazione valida, d’altronde. >>
Le parole fatali.
Remus abbandonò la tavoletta di Mielandia, riponendola nel piatto e squadrando l’amico con aria di sfida.
<< Devo ricordarti che tutte le volte che andiamo insieme ad Hogsmeade… >> iniziò, placidamente << Rischiamo una volta su quattro di finire in punizione? >>
<< Una su quattro? >> chiese Sirius, confuso. << Non mi sembrano così tante. >>
<< Appunto. Nelle altre quattro ci finiamo, in punizione. >>
Padfoot sbuffò, accasciandosi sulla sedia. << Merlino, come sei esagerato, Remus. >>
<< sono solo preciso, Pad. >> rispose il prefetto, sospirando. << E poi sabato. . . Ho già un. . . impegno. >>
Il viso di Sirius s’illuminò, e su di esso apparve un sorriso. << Non dirmi che si tratta finalmente di un appuntamento! >>
Remus, dall’altra parte del tavolo, accennò ad uno dei suoi sorrisi divertito ed al contempo esasperati. Tuttavia, sul suo sguardo calò, indecifrabile, un velo di malinconica tristezza.
<< Certo. Un appuntamento al . .. Chiaro di luna, non so se mi spiego. >>
Nonostante l’evidente allusione –che persino Peter era riuscito a scorgere- Sirius ci mise un po’ a mettere insieme i pezzi.
E quando lo fece, se ne uscì con un brillante: << Oh. >>
<< Già. Oh. >>
James, a quel punto, inarcò un sopracciglio, pensando bene d’intervenire. << E qual èè il problema, scusa?  >>
Remus sollevò lo sguardo triste verso di lui, continuando a giocare nervosamente con la forchetta con il cibo nel piatto.
Il caro e vecchio James, che cercava sempre di minimizzare i problemi.
Anche quelli impossibili da risolvere, e chi ti avrebbero marchiato per sempre.
Tuttavia, apprezzò il tentativo, ed abbozzò ad un sorriso.
Non uno di quei sorrisi falsi, che spesso adottava, per ingannare la gente, per non farla preoccupare, per rassicurarla che stesse bene.
No, si trattava di un sorriso sincero, di reale gratitudine.
<< Dai, Prongs. >> disse << sai che devo portarmi avanti con i compiti. >>
Remus pronunciò quelle parole con tranquillità, senza saper di aver, involontariamente, firmato la sua condanna.
Se ne accorse poco dopo, dalle bocche spalancate dei suoi amici.
E dal fatto che Peter –e ripeto, Peter- avesse smesso di mangiare.
E se Peter rinunciava, seppur per poco, ad ingozzarsi di qualsiasi si voglia schifezza, era davvero un brutto segno.
Un brutto, bruttissimo segno.
Deglutendo, Moony si accorse a stento che Sirius si era buttato come una belva su di lui, dall’altra parte del tavolo, afferrandolo per il bavero.
<< E SAREBBE QUESTO IL PROBLEMA?? >> urlò, scuotendolo ed  attirando l’attenzione dell’intera Sala Grande. << MA CHE RAZZA DI MALANDRINO SEI?! >>
<< Ehm… Sirius… >>
<< SECCHIONE DELLE MIE PLUFFE!! QUELLA SPILLA DA PREFETTO TI HA DAVVERO FATTO MALE! TE LA DOBBIAMO SUBITO FARE TOGLIERE  >>
<< Sirius, scusami… >>
<< ANZI, SAI CHE FACCIAMO? ANDIAMO SUBITO DALLA Mc GRANITT E… >>
<< Pad, ascoltami..  >>
<< JAMES, SI PUO’ SAPERE CHE CAZZO VUOI? >> urlò infine, voltandosi verso l’amico accanto cui –teoricamente- era seduto.
Ed appena lo fece, le parole gli morirono in gola.
<< Oh, non si disturbi, Signor Black. >> esclamò placidamente la professoressa Mc Granitt, accanto a James. << Se deve dirmi qualcosa, io sono qui. >>
Sirius rimase senza parole.
Non perché non avesse una scusa pronta, figurarsi.
Di quelle ne aveva a bizzeffe, ed una meno credibile dell’altra.
Ma collegare il cervello alla bocca mentre si tenta di strangolare uno dei  propri migliori amici di fronte ad un’insegnante, è davvero complicato.
Soprattutto, se sei piegato su un tavolo col sedere all’aria.
E se il tuo sedere è praticamente spiattellato in faccia alla suddetta insegnante, a quel punto diventa davvero impossibile pronunciare qualsiasi verso di senso compiuto.
E se ancora, si ci è appena ingozzati come maiali e ci si è accumulati un’incredibile quantità d’aria nello stomaco –ricordarsi la posizione del fondoschiena, di grazia-, allora c’è proprio da suicidarsi.
Già.
<< Lasci libero di respirare il signor Lupin, signor Black. E…Punizione, Signor Balck. Stasera alle otto, nel mio ufficio. >> e così dicendo, la Mc Granitt si allontanò nuovamente verso il tavolo degli insegnanti, portando con sé il silenzio che aveva accompagnato la sua comparsa.
Ben presto, il solito chiacchiericcio da Sala Grande rinvase.. la Sala grande, per l’appunto, e tutto tornò alla normalità.
Sirius ricadde sulla propria sedia, sbuffando e borbottando qualcosa del tipo “quella vecchiaccia”.
Remus, invece, dal canto suo, scivolò sulla propria, con espressione ancora scioccata.
<< Va bene. . . >> disse, infine, col fiatone. << Vengo. >>
 
 
***
 
 
<< Il primo a descrivere l'unicorno fu un babbano greco, che lo collocò in India, attribuendo al suo corno straordinarie proprietà terapeutiche. Nella religione cristiana, l'unicorno divenne simbolo di purezza e castità: si pensava infatti che l'animale potesse essere avvicinato solo dalle vergini…>>
Lily sospirò, voltandosi verso la grande finestra che illuminava la biblioteca.
La neve cadeva a ritmi delicati ed armoniosi, candidamente.
Le era sempre piaciuta la neve, fin da bambina.
<< …alle quali si addormentava in grembo, permettendo così ai cacciatori di catturarlo. Il corno della creatura, infatti, era molto ricercato perchè si riteneva che potesse scoprire e neutralizzare i veleni. >>*
Chissà se anche i bambini nate in famiglie di maghi giocavano a palle di neve.
O costruivano pupazzi di neve.
Strano.
Era ad Hogwarts da più o meno cinque anni, e non aveva ancora avuto modo di soddisfare questa curiosità.
Avrebbe chiesto ad Alice, una volta tornata nel Dormitorio.
Lei era una Purosangue..
<< Lily, mi stai ascoltando? >>
La ragazza sobbalzò, voltandosi di scatto verso Severus.
Il Serpeverde, era chino su un grosso tomo rilegato in pelle, e la squadrava con espressione indecifrabile.
Lily abbozzò ad un sorriso dispiaciuto. << Scusami… Non mi è mai piaciuta Cura delle Creature magiche. >>
O meglio, alcuni di quegli animali l’affascinavano.
Oh, se l’affascinavano.
Tuttavia, era conscia che quella materia non le sarebbe servita in futuro.
Perché, solitamente, aveva un pessimo rapporto con gli animali.
Davvero, davvero pessimo.
Basti considerare il fatto che, in ben cinque anni, aveva dovuto cambiare gufo tre volte.
<< Già.. >> disse ad un tratto Severus << Credo che abbandonerò anch’io questa materia, l’anno prossimo. Ma dobbiamo completare la ricerca per giovedì, quindi… >>
Lily sbuffò.
<< In ogni caso, non siamo costretti a parlare per forza di due creature. >> disse, osservando con aria distratta ciò che aveva scritto fin ora.
Mancava poco più di mezza pergamena, per completare la ricerca.
Sollevò gli occhi verdi, accennando ad un sorriso.
<< Dai. >> disse << Allunghiamo la parte su Minotauro* e tagliamo la testa al toro, no?  >>
Severus alzò lo sguardo dal libro, squadrandola con un’espressione tra lo scettico ed il divertito.
<< Doveva essere una battuta? >>
<< Dipende. Ti ha fatto ridere? >>
Il Serpeverde la osservò per un po’, perplesso, e Lily si sentì arrossire.
Certo, lei non era decisamente un asso dell’umoristica, ma neanche lui scherzava.
Almeno ci ho provato, no?
Ad un tratto, il ragazzo scosse leggermente il capo, chiudendo il tomo delicatamente.
<< Hai ragione. Per oggi, credo che basti. >>
<< Bene. >> commentò la rossa, sollevando leggermente la manica della camicetta<< Perché è già ora di cena, e io sto morendo di fame. >>
Severus la osservò, serio. <<  Perché indossi quella robaccia anche qui? >> le chiese, alludendo all’orologio babbano da polso che portava la ragazza.
Lily chinò il capo verso di esso, guardando distrattamente Topolino che indicava le sette e mezza di sera. *
Si sentì vagamente offesa.
Gliela avevano comprato all’età di nove anni, quando ancora ignorava di essere una strega.
Lo aveva allargato leggermente con la magia, in modo che potesse indossarlo ancora.
Un’ondata di tristezza la pervase all’improvviso.
Era stata Petunia a regalarglielo, quando ancora si rivolgevano la parola.
<< Ci sono molto affezionata.>> disse semplicemente, e Severus preferì troncare là il discorso.
Dopotutto, non aveva alcuna voglia di ricominciare a discutere.
Lily, nel frattempo, stava arrotolando la pergamena, infilandola nella sua cartella, mentre il Serpeverde s’impegnava nel raccogliere i volumi sul tavolo.
<< Posiamo i libri ed andiamo, d’accordo? >>
La ragazza annuì distrattamente, dandogli una mano con gli ultimi tomi rimasti, e si diressero verso gli scaffali per metterli a posto.
L’operazione durò giusto un paio di minuti.
Tuttavia, l’eseguirono nel più completo silenzio, e non tanto per rispettare le regole della Biblioteca –dato che erano ben pochi gli studenti di Hogwarts che si dedicavano veramente allo studio.-
No.
Il muro di disagio era tornato, riallontanandoli.
Ed ultimamente sembrava che niente potesse scalfirlo. Né le risate, né i sorrisi, né i pomeriggi trascorsi insieme.
Niente.
Sentiva Severus distante, distratto. E, con una punta di gelosia e preoccupazione, Lily si era resa conto che erano molto meno le giornate che preferiva passare con lei rispetto a quelle con il suo nuovo giro di amicizie.
Lily chinò lo sguardo, mentre l’amico riponeva l’ultimo libro nello scaffale di Erbologia.
Diamine, stava andando tutto a rotoli, nella sua vita.
Sentì distrattamente la voce di Severus al suo fianco.
<< Bene. Abbiamo finito. Io vado. >>
Lily non sollevò il capo, e rispose semplicemente: << D’accordo. >>
Il Serpeverde, tuttavia, non si mosse, e rimase lì, come in attesa di qualcosa, e la ragazza potè avvertire il suo sguardo su di lei.
Finse di guardare l’orario –di nuovo- e non alzò lo sguardo.
Infine, dopo qualche attimo, avvertì i passi di lui allontanarsi.
La giovane si morse il labbro inferiore.
"Diamine…"
Ultimamente non le andava una giusta.
Tunia non le parlava, in un solo giorno era riuscita discutere sia con Alice che con Severus, senza contare quell’idiota di Po… Pot..
<< Sev! >>
La ragazza si voltò di colpo, illuminata da un’idea.
Il Serpeverde, appena la sentì, si voltò a sua volta. << Si? >>
Lily percepì un’ondata di disagio pervaderla, assieme ad un lieve rossore sulle guance.
Tuttavia, decise di andare fino in fondo.
Prese un respiro profondo e…
<< Ci vieni ad Hogsmeade con me? >>
 
 
Angolino di zia Daicchan
allora vediamo di tirare le somme di questo capitolo...
1) ho aggiunto qualcosa al dialogo tra Lily e James... tra cui il riferimento alla loro altezza. James non è più basso di Lily, in questo momento sono entrambi quasi ad un metro e settanta. Perchè, vi chiederete voi.La spiegazione è semplice: Lily è una ragazza alta, e così diverrà anche James, ma di solito le femmine crescono prima dei maschi... quindi Prongs -mi sono rifatta anche alla crescita che secondo me ha subito Harry in altezza- svilupperà dopo, eheh. (ma chissene frega, poi? )
2)ho assemblato un po' quelli che nella versione precedente erano il secondo e il terzo capitolo.
questo un po' per aumentare il ritmo narrativo, in parte perchè mi son oresa conto che la discussione in cortile tra Lily e Severus, sebbene mi fosse piaicuta, è molto simile a duna che per la Rowling avranno in seguito, più o meno dopo il famoso "scherzo". Dovendo inserire questo spezzone nella mia ff, mi è sembrato inutile ripetere due situazioni molto simili.
 
  
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