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Autore: Daicchan    01/04/2012    4 recensioni
Il percorso che porterà la vita di quattro ragazzi e di chi gli sta attorno a crescere, ad intraprendere strade diverse, all'amore, al tradimento.
E l'ascesa di un folle verso il potere, che distruggerà la loro vita e quella dell'intero mondo magico.
Il quinto anno dei Malandrini e di Lily Evans, ma anche di Severus Piton e di tutti quei personaggi destinati a mutare, in maniera più o meno ampia, le sorti della Gran Bretagna.
Una storia di amicizia, di amore; ma anche di guerra e magia.
[Dall'ultimo capitolo]
-Avanti, sarà divertente!- protestò il ragazzo. -Una cosa innocente, niente Serpeverde in mutande o chewgum nei capelli.-
Lily sbuffò: -Mi sa che abbiamo idee differenti su cosa sia “innocente”, Potter. E a quanto pare ci sei di mezzo anche tu, Remus.- aggiunse, guardando il prefetto, e lui fu svelto a distogliere lo sguardo, a disagio. -Non me lo aspettavo.-
-Non fare così, Lily! Remus non ne sapeva nulla, è un’idea che mi è venuta ora!- intervenne Potter, dispiaciuto. -E poi sarà uno scherzo del tutto innocuo. Come quello delle sedie, lo scorso Natale.-
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Regulus Black, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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L’animo dei giovani è in armonia con l’indole naturale dell’uomo, spontaneamente buona, felice, brillante.
 Ma giunge il momento,
 prima o poi,
in cui il mondo corrode tale luce, trascinandola in una voragine di male, odio e guerra.
 Ma non per questo caleranno le tenebre.
 Perché, per chi l’aspetta, per chi ci crede, c’è sempre una speranza.


Marauders


 
 

Capitolo I: Quinto anno.
 
Sirius Black era da molti considerato, e non a torto, l’emblema del giovane ribelle, l’affascinante rampollo di un’antica casata che si era rivoltato contro gli ideali della sua stessa stirpe, rifiutando ogni sorta di privilegio legato alla purezza del suo sangue e al nome della sua famiglia. La sua figura, ad Hogwarts, esercitava un misto di timore e fascinazione, perché nessuno sapeva davvero come sentirsi di fronte a quel giovane che, con quell’aria distinta, sembrava appartenere ad un altro tempo e luogo, e che poi invece ti sorprendeva con un ghigno birichino, o con… dei comportamenti decisamente ridicoli.
Come quello che stava tenendo in quella giornata di Dicembre, nel dormitorio Grifondoro.
Entrando nella stanza, un ragazza occhialuto e con arruffati capelli scuri rimase a bocca aperta, sorprendendo il famigerato Sirius Black ad intonare ad alta voce un allegro motivetto natalizio, accompagnandolo col gioioso movimento della bacchetta.
Tenendo una mano poggiato su una guancia stranamente arrossata, James Potter studiò l’amico colto con fare critico.
<< Per Godric… Padfoot, si può sapere cosa stai combinando? >>
Sirius non rispose, né sembrò accorgersi della domanda, impegnato ammirare con aria ebete e compiaciuta la ghirlanda dorata appena apparsa sul cornicione della finestra.
Di rimando, anzi, allungò una mano verso il moro, non degnandolo però di uno sguardo.
<< Tienimi questa, James… >>
Il ragazzo si ritrovò in mano una paffuta renna di plastica che lo osservava mielosa con due occhi dalle dimensioni abnormi, sbattendo le ciglia.
<< Terrorizzante, vero? È tutta la sera che fa così. >> esclamò alla sua destra Remus Lupin, semi sdraiato sul letto, con gli occhi plumbei immersi nella lettura di un grosso tomo.
La sua voce aveva un non so che di rassegnato, ma non era una sorpresa, nel caso di Moony.
Accanto a lui, un Peter Minus più rubicondo del solito seguiva ogni singolo movimento della bacchetta di Sirius a bocca aperta, con fare meravigliato.
James si buttò con malagrazia sul materasso, lanciando la renna sul libro di Remus: << Terrorizzante, dici? Qui si sfiorano i limiti del grottesco! >>
La renna sollevò la testa con un gesto che doveva essere di stizza, ma che Prongs ignorò tranquillamente.
<< Comunque, sempre meglio dell’anno scorso. >> rise Peter.
<< Già. >> assentì Prongs << O del secondo anno, quando ha cominciato a prepararsi per il Natale con due mesi d’anticipo. >>
Peter ridacchiò, con enorme soddisfazione del moro, mentre le note stonate di “Buon Natale, strega del mio cuor” riempiva il loro dormitorio.
Eccola, puntuale come sempre, la bizzarra ed insensata fissa di Sirius Black col Natale.
James non poteva dimenticare quando negli ultimi di Novembre del primo anno, rientrando da una delle lezioni a cui era miracolosamente andato, aveva trovato il dormitorio interamente addobbato con pupazzi di neve e ghirlande, e Padfoot con quell’ espressione giuliva che gli chiedeva cosa ne pensasse.
Inutile riportare la risposta opportunamente volgare e derisoria dell’amico.
Comunque, da quel momento, ogni anno gli studenti Grifondoro si trovavano sommersi, fin troppo in anticipo, da motivetti ed addobbi natalizi, tanto pomposi quanto terribilmente smielati.
Mentre James si perdeva –con sommo orrore- in quei ricordi, qualcosa distolse l’attenzione di Remus dal libro che stava leggendo con palese attenzione. Alzò lo sguardo da esso, e lo rivolse verso la guancia arrossata di Prongs, su cui questo teneva, distrattamente, ancora poggiata la destra.
<< Che cosa hai fatto alla guancia? >>
<< Oh, questo? >> domandò il moro, come cascando dalle nuvole. << Una sciocchezza. . . Solo il risultato dell’ennesima sfuriata della Evans. >>
Remus scosse la testa, sospirando. Era dal loro primo anno ad Hogwarts che James non perdeva l’occasione per stuzzicare Lily Evans, ragazza bella e promettente della loro Casa.
Non sapeva come fosse tutto iniziato, ma ben presto i battibecchi tra i due erano diventati di routine, nonché celebri nell’intera scuola.
Ogni talvolta che la ragazza riusciva a rimbeccarlo- il che accadeva praticamente sempre-, James la stuzzicava, chiedendole di uscire. Improbabile il fatto che dietro battute simili non si celasse un vero e proprio interesse.
La risposta era sempre e comunque la stessa: un secco ed imperioso “no”, accompagnato spesso da una bella fattura.
Tuttavia, Remus non riusciva a biasimare James: Lily era davvero carina, con i capelli rosso scuro e gli occhi verdi, e anche se un po’ introversa, era una persona piacevole e spiritosa. Per non contare il bel cervello che i professori non facevano altro che decantare.
Ciò che invece Remus, e così tutti gli altri studenti di Hogwarts, non riuscivano a spiegarsi era perché un tipo brillante e popolare come James Potter perdesse il suo tempo dietro l’unica ragazza che non gli cascasse ai piedi.
Probabilmente era una questione d’orgoglio.
In ogni caso, ora che Lily era stata nominata prefetto, la situazione era precipitata.
James adorava canzonarla per il ruolo che rivestiva, e Lily coglieva al volo ogni occasione per metterlo in punizione o, peggio, levare punti a Grifondoro, e non a caso i battibecchi tra i due stavano attirando sempre maggiore malcontento tra i compagni della loro casa.
Ma dopotutto, risultava piuttosto improbabile che Grifondoro riuscisse a vincere la coppa delle case, con i Malandrini che indossavano i suoi colori.
Comunque, Remus non riusciva proprio a capire il perché l’amico si ostinasse ad infastidire la ragazza.
<< Si può sapere cosa hai combinato questa volta? >>
Sul volto di James si tinse un sorriso innocente. << Io? Assolutamente niente! >>
Lupin alzò gli occhi verso l‘alto, sbuffando.
<< E pretendi che io ci creda? >> chiese, mentre l’altro gli cingeva le spalle con un braccio, e sospirava con un tono di finta disapprovazione.
<< Moony, >> scosse lentamente la testa << Moony. Possibile che non ti fidi del tuo migliore amico? >>
<< Prongs, mi passeresti la renna? >>
James si voltò esasperato verso Sirius << Sai dove te la puoi ficcare questa maledetta. ..  >>
Ma prima che potesse continuare, in modo piuttosto indecoroso, la suddetta frase, un urlo squarciò la quiete della sera, diffondendosi nell’intero dormitorio, facendo sobbalzare i quattro Malandrini.
<< JAMES POTTER, SCENDI SUBITO QUI!  >>
Peter quasi stramazzò al suolo per lo spavento, e mentre Sirius e Remus lo sostenevano, sul viso del giovane Potter si allargò un sorriso sornione, uno di quelli che non presagivano altro che guai.
Perché James conosceva quella voce, solitamente gentile, che però se rivolta a lui assumeva toni così alti e furiosi.
Con tutta calma, si affacciò dalle scale del dormitorio, e quasi sobbalzò per lo spavento.
La sala comune dei Grifondoro era. . .  dorata.
Letteralmente.
Una cascata di polvere dorata sembrava aver ricoperto ogni cosa, dai divani, ai muri e al caminetto, ed altra polvere persisteva nel piovere dall’alto, incessantemente.
Al centro della sala il livello del pulviscolo si era alzato di una buona manciata di centimetri, tanto che alcuni bambinetti del primo anno vi erano immersi fin sopra le caviglie.
Ed in mezzo a tutto quel casino, lei, con la divisa e i capelli ricoperti d’oro.
Nonostante si sforzasse di sfoggiare un’espressione beffarda e disinvolta, James non poté non sentì il cuore gonfiarglisi in petto per l’emozione.
Slanciata, capelli rosso scuro e occhi grandi, di un verde intenso e brillante.
Eccola là, Lily Evans.
La ragazza che era riuscita a catturargli il cuore.
La detestava, perché era l’unica a non ridere per le sue buffonate, e di uscire con lui non ne voleva sapere.
La detestava, perché lo rimproverava sempre, in continuazione e non faceva altro che spedirlo in punizione.
La detestava, perché era amica di uno schifoso Serpeverde, ma “nemica” sua.
La detestava, perché era intelligente, giusta con tutti, e lo guardava con occhiate di fuoco.
Ma, Merlino, se non si divertiva da matti a stuzzicarla.
Sfoggiò uno dei suoi miglior sorrisi da mascalzone, appoggiandosi mollemente sullo stipite della porta.
<< Ehilà, Evans. Cos’è, non riesci a stare un attimo senza di me? >>
La ragazza le rivolse uno dei peggiori sguardi che avesse mai visto, quasi degno di uno della McGranitt.
Dio, come si assomigliavano quelle due.
<< Potter. >> sibilò Lily << esigo una spiegazione. >>
James scoppiò a ridere, portando le mani davanti a sé come per schermirsi. << Ehi, rossa, non dare la colpa a me. Questo genere di cose non mi si addicono. >>
<< Certo. D’altronde immagino che sia un incantesimo troppo complicato per te. >>
<< Al contrario. Il mio genio non può ridursi a certe banalità.  >>
La ragazza sbuffò, con il volto paonazzo.
A James sarebbe piaciuto pensare che la causa di quel rossore fosse l’imbarazzo, ma ovviamente si trattava di qualcosa di diversamente diverso e, per la precisione, di molto più minaccioso, e nocivo alla salute del malandrino.
James rimase quasi stupito dal non vederle in mano la bacchetta o dal non ritrovarsi già schiantato da qualche parte.
Tuttavia il tono della Evans fu tagliente, gelido. Forse più spaventoso di qualsiasi incantesimo.
<< Questa volta te la faccio passare, Potter. >>
E con un gesto secco della mano, si voltò dall’altra parte con aria quasi offesa, dirigendosi verso la porta del ritratto.
Ma all’ultimo momento si girò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo.
<< Fa in modo che quando torno trovi tutto a posto. >>
James scoccò la lingua, socchiudendo appena le palpebre. << Contaci, bocconcino. >>
Le successive imprecazioni della ragazza furono tali che gli studenti del primo intrappolati in quel deserto dorato la guardarono con aria stravolta e terrorizzata.
James sospirò, e in quel momento si accorse che i suoi amici erano sempre stati dietro di lui.
Stancamente, si voltò appena verso Sirius, che aveva osservato il tutto con un’espressione allo stesso tempo attonita ed imbronciata.
<< Allora? >>
<< Che c’è? >> domandò l’erede dei Black, con aria seccata << mica è colpa mia se quella non ha un minimo di buon gusto! >>
***
Lily Evans chiuse in mal modo la porta del bagno, battendosela alle spalle e scivolando contro di essa con un grugnito di rabbia.
Dall’altra stanza, quasi poteva immaginarsi gli sguardi attoniti delle sue amiche, ma, onestamente parlando, in quel momento non le poteva importare meno.
Era fin troppo arrabbiata per curarsi di mantenere un minimo di dignità, nonché un certo contegno di fronte a loro.
Ma d’altronde, in che altro modo poteva comportarsi? Che biasimo aveva, in fondo?
Giorno dopo giorno, quello stramaledetto Potter la stava facendo impazzire.
Era dal primo anno che non faceva altro che assillarla, una volta chiedendole un appuntamento, un’altra torturandola con quei suoi scherzetti da emerito imbecille.
Da quello sguardo sarcastico. al suo irrefrenabile istinto nel mettersi in mostra, fino a quella dannata mano sempre occupata nello scompigliarsi una chioma già di suo scompigliata, ogni singola peculiarità di James Potter la mandava in bestia.
Ma non si trattava di semplice antipatia, della banale assenza di feeling che ci può essere tra due persone, e che si risolve col facile ignorarsi a vicenda.
Perché Lily Evans era un tipo pacifico, e se qualcuno non le andava a genio, semplicemente decideva di non averci niente a che fare.
Oh no.
Potter era un chiodo fisso nella sua testa, una vera tortura.
La seguiva, le parlava, non la lasciava in pace un solo momento: era dal primo giorno di scuola che tentava inutilmente di liquidarlo, ma ciò non sembrava sortire alcun effetto, anzi; pareva che ad ogni suo rifiuto Potter provava sempre più gusto nell’infastidirla.
Da quando era stata nominata prefetto, poi. . . Dio, da quel momento era tutto peggiorato.
Rammentava benissimo di quando le era arrivata, insieme alla lettera, la spilla, quella bellissima spilla color rosso ed oro con la “P” di prefetto sovrapposta allo stemma della sua Casa.
Se l’era rigirata per chissà quanto tempo tra le mani, osservandola brillare sotto la luce che filtrava dalla finestra della sua stanza, e aveva percepito il cuore riempirsi di gioia ed orgoglio.
Così contenta ed appagata, non aveva minimamente riflettuto sulle disastrose conseguenze a cui quella spilla avrebbe portato.
Solo quando aveva incrociato Potter e Black alla stazione, si era resa tragicamente conto dell’anno infernale che avrebbe dovuto sopportare.
E per “migliorare” il tutto, era praticamente certa che l’altro prefetto non le sarebbe stata di grande aiuto con i Malandrini.
Non che avesse qualcosa contro Remus, anzi, tra quei quattro scalmanati era l’unico con cui andava d’accordo e spesso si era domandata cosa ci facesse un ragazzo diligente e pacato come lui nella banda di un tipo come Potter, ma Lily dubitava seriamente che sarebbe riuscito a tenerli sotto controllo.
La ragazza, sospirando, si alzò, avvicinandosi al lavandino e appoggiando le mani accaldate sul marmo gelato.
Sollevò il volto verso lo specchio, incontrando il riflesso del proprio viso, in cui persistevano gli ultimi residui di rabbia.
Le gote delicate erano leggermente arrossate, spiccando sulla pelle chiara, le iridi verdi luccicavano, il petto si alzava e si abbassava a ritmo irregolare, affannosamente.
Sembrava quasi che stesse per scoppiare in lacrime, ma in realtà mai Lily Evans si era trovata così determinata.
Quell’ anno, costi quel che costi, James Potter non sarebbe riuscita a passarla liscia così facilmente.
 
 
***
 
Nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, le lezioni di Storia della Magia non erano note per destare l’interesse degli studenti.
O almeno, non l’interesse legato alla suddetta materia: chi ne approfittava per ripassare per l’ora successiva, chi per scambiarsi bigliettini o chi, semplicemente, ne usufruiva  per riparare al sonno perduto; insomma, coloro che si avventuravano nel seguire le monotone spiegazioni del professor Ruf erano pochi.
Una manciata di Corvonero, ovviamente, smistati nella casa dai colori blu e bronzo per la mente acuta e il fine intelletto.
E il giovane Remus J. Lupin che, da audace Grifondoro, trovava la buona volontà necessaria per rimanere costantemente attento a quella lezione senza fine.
La sua piuma, tenuta saldamente nella destra, scorreva rapidamente lungo la pergamena, le orecchie erano ben tese ad ascoltare la voce del professore, la testa china sul banco e la mente impegnata a recepire le informazioni più importanti.
Era sempre stato uno studente modello, lo sapeva.
Tuttavia, quella glaciale mattina di Dicembre, la sua concentrazione era messa a dura prova dai fastidiosi bisbigli dietro di lui.
Due ragazzi chini su un grosso libro che, sicuramente, non riguardava Storia della Magia.
Qualsiasi altro studente diligente – che d’altronde quasi non ce n’erano- avrebbe detto loro di darci un taglio. Ma Lupin, oltre ad essere un alunno modello, era dotato di un’ammirevole pazienza.
O almeno, questo credeva anche lui, fino a quando non gli erano cominciati a saltare su i nervi.
Si voltò verso i due con un gesto di stizza, rischiando di rovesciare l’inchiostro del calamaio sulla pergamena.
<< Se non vi dispiace. >> disse, leggermente innervosito << starei cercando di seguire. >>
Sirius gli rivolse un’occhiata beffarda.
<< Sai, Rem, io mi leverei quella spilla da prefetto, fossi in te. Ti sta corrodendo l’animo. >>
<< Io, invece, fossi in te, mi metterei a studiare. Sai com’è, abbiamo i G.U.F.O quest’ anno. >>
Padfoot rise, con quella risata così simile ad un latrato.
<< Pensi davvero che un genio del mio calibro abbia bisogno di studiare? >>
Remus sospirò, rassegnato, tornando sui suoi appunti, mentre Sirius continuava a ridacchiare.
Stavano decisamente facendo un bel po’ di rumore, ma il professore non sembrava nemmeno essersene accorto e continuava imperterrito nella sua spiegazione.
Scocciato dalla lezione –che come al solito gli appariva incomprensibile- , Peter Minus si voltò a verso James e Sirius, incuriosito.
<< Che state facendo? >>
James gli si rivolse con un ghigno.
<< Allarghiamo il nostro repertorio in fatto d’incantesimi. >> a quel punto lui e Sirius si scambiarono un’occhiata complice. << Sai, possono sempre tornare utili. >>
Remus, che per sua sfortuna godeva di un udito eccezionale, si volse per l’ennesima volta verso gli amici, inarcando un sopracciglio.
<< E in che cosa vi servirebbe la magia di secondo anno, di grazia? >> chiese, sbirciando il titolo nella copertina del libro.
Prongs si espresse in uno dei suoi sogghigni più perfidi, mentre le iridi color cioccolato puntavano inesorabilmente verso l’altra parte della classe.
Lily Evans sedeva al primo banco, i capelli ramati legati in una mossa coda di cavallo, e gli occhi verdi rivolti verso la pergamena su cui scriveva febbrilmente, china sul banco.
James provò quasi l’istinto di portarsi la mano ai capelli, nonostante la ragazza non lo stesse nemmeno guardando.
Fra poco ci sarebbe stata la gita ad Hogsmeade …
Sirius, notando lo sguardo perso dell’amico, sbuffò.
<< Ancora Evans? Amico, inizi a diventare monotono. >>
Anche Peter, dal banco davanti, si sporse verso James, sorridendo divertito. << Non è che ti stai innamorando? >>
La risata rumorosa del giovane Black invase l’aula, e l’unico a non accorgersene probabilmente fu l’insegnante.
Qualcuno iniziò seriamente a pensare che il professor Ruf si fosse scordato le orecchie nell’oltretomba.
Frattanto Sirius, con le lacrime agli occhi, si era piegato sul banco, tenendosi la pancia per le risate.
<< Rimbeccato da Wormtail! Questa me la segno! >> commentò, facendo arrossire il diretto interessato. Peter infatti chinò il capo, lusingato, mentre James si voltava perplesso verso l’amico intento a sbellicarsi dalle risate.
Sul suo viso di aprì un ghigno beffardo, di superiorità e. . . malandrino.
Terribilmente malandrino.
Si portò le mani dietro la nuca, appoggiandosi pigramente sulla schienale della sedia e facendola dondolare pericolosamente.
Attraverso le lenti degli occhiali, scrutò i suoi due amici con sarcasmo.
<< Certo. Figuratevi se io, il grande James Potter, possa perdere la testa per una ragazza. Tsè, semplicemente assurdo. >>
Sirius sghignazzò leggermente, cercando di reprimere almeno in parte le risate.
<< Certo, se lo dici tu… >>
Prongs lo fulminò con lo sguardo.
<< Vedi che non è la Evans l’obiettivo che avevo in mente. >> liquidò in fretta, riprendendo a sfogliare con noncuranza il tomo d’incantesimi. << Al contrario, è da troppo che non ci divertiamo con qualche Serpe. >>
Niente di più falso, ovviamente.
Proprio la settimana scorsa avevano costretto due Serpeverde del quarto anno a sigillarsi per giorni nel loro dormitorio, la faccia piena di foruncoli.
In ogni caso, a parte qualche risata, quella bravata non lo aveva soddisfatto come si aspettava. Era arrivato il momento per i pesci grossi.
Anche Sirius sembrava condividere i suoi pensieri, e nei suoi occhi chiari poté scorgere una strana luce.
<< E’ da tanto che non scambiamo due parole con Mocciosus, eh? >>
Remus sobbalzò, ed abbandonando definitivamente il proposito di mantenere un buon voto in Storia della Magia, si girò di scatto verso i due, con aria di rimprovero.
<< Ragazzi, vi ricordo che sono prefetto! Non costringetemi a mettervi nei guai! >>
Ma le sue parole furono coperte dal suono della campana, che segnava il passaggio alla prossima ora.
Mentre il giovane prefetto raccoglieva le sue cose, e si affrettava ad uscire dall’aula insieme al resto dei malandrini, aggiornò il suo promemoria mentale.
Cercare disperatamente qualcuno che avesse preso appunto durante la lezione –ahi, ardua impresa- e farseli prestare.
E, oh certo, ricordarsi di sbranare i propri amici alla prossima luna piena.
 
***

Ah, la vecchiaia.
Oh, maledetta, sacrosanta, vecchiaia.
Ognuno ha un modo diverso di reagirvi, di confrontarsi con l’inesorabile passare degli anni.
Modi che, grosso modo, ci possono suddividere in due grandi categorie.
Ci sono i grandi uomini, a cui l’ingente canizie  può conferir solo maggior esperienza e venerabilità.
Quelli che, nonostante la pelle raggrinzita e gli occhiali a fondo di bottiglia, i giovani guardano con rispetto, aspirando a divenir almeno la metà di quelle ammirevoli persone.
Ci sono quelli che –ahimè- con gli anni tendono ad allontanare la via della ragione, fino a smarrirla del tutto. Magari accompagnando ciò con una buone dose di cinismo o follia.
E infine c’erano quelli come il professor Lumacorno.
Che, con la vecchiaia, perdono solo la pazienza.
Oh certo, anche la cara bellezza andata è fonte di un po’ di rimpianti, tuttavia è la  calma per sopportare un gruppo di infervorati quindicenni ciò per cui si prova più nostalgia.
La stessa calma che il caro professore invocava con tutto sé stesso ogni sacrosanto giorno ad Hogwarts.
Ah, perché non aveva aperto un negozio di manici di scope, anziché divenire insegnante?
Da dove diamine gli era venuta fuori quella brillante idea?
Questo era ciò che pensava, quella mattina d’inverno.
Osservare i disastri, le chiacchiere, gli sguardi persi di una classe del quinto anno non era il massimo per iniziare la settimana, d’altronde.
Soprattutto se quell’adorata classe dovevano spartirsela Grifondoro e Serpeverde.
A quel punto, la situazione diventava davvero insostenibile. 
Perché osservare due alunni come James Potter o Sirius Black sghignazzare senza alcun motivo apparente, mentre guardavano con insistenza un alunno della casata verde argento… Insomma, era davvero preoccupante.
E in quei momenti il professor Lumacorno avrebbe desiderato di essere… strabico.
Ebbene sì, perché era impossibile tenere d’occhio due scalmanati nel genere mentre si è costretti ad occuparsi di elementi come Peter Minus o Alice Goddard.
O meglio, di occuparsi che le loro pozioni – se così quelle potevano definirsi- non esplodessero.
Se poi si aggiungeva la necessità impellente di osservare gli studenti più brillanti – per rincuorarsi e non considerarsi un emerito fallimento come insegnate- allora capire l’impossibilità della situazione risultava semplice.
Si, diventare strabici era la soluzione migliore.
E siccome Lumacorno, purtroppo per lui, tra i tanti difetti non aveva quello di possedere una pupilla che se ne andasse per conto suo. . . Beh, bisognava ritenere che la sua frustrazione era del tutto fondata.
L’insegnante sospirò e si decise ad intraprendere nuovamente un bel giro tra i banchi.
Il suo cuore e la sua autostima, come da copione, persero un bel po’ di punti già ai primi banchi.
Blu,verde, giallo. . . Possibile che non vi fosse un solo preparato incolore, come richiedeva la pozione?
<< No, Samantha, non tagliare a fette la mandragola prima d’inserirla. .. >>
<< Mescoli in senso anti-orario, signor Collins! >>
<< Mi dispiace dirglielo, ma con una pozione simile non otterrà mai un’ “Accettabile” ai G.U.F.O! >>
<< Non assaggi la pozione, signor Davis!  >>
Lumacorno trattenne un sospiro. C’era ancora una fila e. . . Oh, Merlino ,quale santa visione!
Gongolante, si diresse verso l’ultimo banco alla sua destra.
Con gli occhietti acquosi illuminati di gioia, e un’espressione di esultanza e compiacenza nel viso rotondo, il professore s’avvicinò alla sua cara, cara studentessa Grifondoro.
<< Signorina Evans! Ottimo, ottimo lavoro! >> esclamò trionfante l’uomo, quasi come se la pozione fosse opera sua.
Ma d’altronde, difficilmente persino lui sarebbe riuscito a fare di meglio.
Perché la pozione della ragazza non era incolore.
Era limpida, trasparente.
Quasi non la si vedeva.
Ecco perché Lumacorno aveva deciso d’insegnare.
Per quelle piccole soddisfazioni.
***
Quando il professore le fece i suoi complimenti, Lily rispose con un timido sorriso, pur non potendo non rimanerne compiaciuta.
Era felice che Lumacorno la trovasse veramente così brava.
<< Ho aggiunto un po’ di asfodelo. >> disse << sa, per aumentarne la durata. >>
Ma il professore quasi non l’ascoltava, eccitato com’era.
<< Si, ottimo, ottimo lavoro. >> esclamò, euforico, e Lily sorrise ancora. Poi, come da copione, il suo buonumore fu guastato dalla vista di ciò che accadeva dall’altra parte della classe. James Potter, infatti, proprio in quel momento, stava esibendosi in una perfetta imitazione del professore, saltellando sul posto e battendo le mani come un ebete.
Ma d’altronde, non c’era niente in quel ragazzo che non lo ricordasse.
Un ebete, ovviamente, non Lumacorno.
Lily scelse, per l’ennesima volta, d’ignorarlo, abbassando lo sguardo sul suo lavoro mentre il professore assegnava dieci punti a Grifondoro.
Ah.
Potter, Potter, Potter.
Quanti problemi le procurava quell’individuo.
Era certa che, appena terminata la lezione, l’avrebbe invitata ad uscire.
Ed al suo categorico “no!”, avrebbe insistito, insistito, insistito. . . Fino allo sfinimento.
Lo sfinimento di Lily, più che altro, perché Potter era instancabile.
Dio, se era instancabile… Ai limiti dell’idiozia, probabilmente.
Insomma, quale persona dotata di un ben minimo di intelligenza – e di orgoglio- si ostinerebbe a chiedere di uscire alla stessa ragazza che lo rifiuta da cinque anni?
Ma Potter, si sapeva, non era famoso per il suo cervello.
Non che Lily dubitasse che fosse intelligente –anzi, sarebbe stato tra i migliori allievi se si fosse impegnato un po’ di più- ma dopo una vita dedicata all’imbecillità più assoluta, tutto il suo buon senso doveva essere andato a farsi benedire.
La giovane sospirò, sentendosi ribollire di stizza.
Doveva pensare ad altro, sennò il proprio autocontrollo sarebbe andato a fare compagnia al cervello di Potter in chissà quale luogo dimenticato da Dio.
<< Dieci punti a Serpeverde! >>
Lily si voltò, incontrando, al di là delle spalle di Lumacorno, un volto scarno che le sorrideva
Ecco, se c’era qualcuno che riusciva a rendere sopportabile un’esistenza con Potter alle calcagna, quello era lui.
Severus.
Il suo primo amico, il suo migliore amico.
Davvero, non avrebbe saputo cosa fare senza di lui.
Ricambiò il suo sorriso, senza accorgersi che qualcuno, qualche banco più dietro, li stava osservando.
 
 ***

James quasi rovesciò il calderone, appena li vide.
Sì, quasi, perché al resto ci pensò Peter che aveva tentato di non far cadere un calderone che non stava cadendo, ma che era riuscito comunque a fare cadere.
Ma questi erano dettagli futili, per James, che ignorò i lamenti afflitti di Wormtail, il quale non sapeva se suicidarsi per il suo essere maldestro o per la prospettiva l’ennesimo brutto voto che avrebbe preso.
Nella testa di Prongs, in quel momento, c’era spazio soltanto per Mocciosus, per Mocciosus, che stava sorridendo a Lily.
Ok, James non poteva proprio rivendicare nulla di Evans, che, inspiegabilmente, lo rifiutava, disprezzava, insultava e bla bla bla da più di quattro anni.
Però… Insomma, si parlava di Piton.
Severus Mocciosus Piton.
Come diamine poteva una persona dotata di un buon minimo di buon gusto sorridere a Piton e sbraitare contro di lui?
Nessuno, ecco chi, o almeno nessuno che fosse normale.
Ma, in effetti…  Lily non era normale.
Oh, no.
Era molto, molto di più.
La sua mano andò a stringere convulsamente la bacchetta.
Al diavolo Mocciosus, al diavolo Lumacorno, pozioni e l’espulsione.
E al diavolo anche Remus, che dopo la sua bravata gli avrebbe fatto un testa tanta a mo’ di prediche e rimproveri.
Lui, James Potter, avrebbe ucciso Piton, prima o poi.
Oh, sì.
Lo avrebbe fatto, per tutta la sacrosanta barba di Merlino!
  
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