Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Amy In Wonderland    10/04/2012    10 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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21. SITUAZIONI FUORI CONTROLLO.
 
 
La ragazza respirò l’aria fresca della mattina.
Potevano stare fuori solo poche ore perché dovevano preparare bene tutte le cose necessarie affinché il piano riuscisse, ma le bastavano in una situazione come quella.
Era da sempre che sognava di passare un po’ di tempo da sola con il suo amato Stefan.
Elena aveva sentimenti contrastanti dentro di lei.
Da una parte c’era la paura, quella che la notte non la faceva prendere sonno.
Paura perché sentiva che, quella volta, non sarebbe andato tutto bene.
Paura perché molte cose sarebbero cambiate dopo la notte del rito.
Inoltre era preoccupata per Bonnie. Non riusciva ancora a capacitarsi di come, in pochi mesi, la sua migliore amica, quella che aveva sempre dovuto proteggere per la sua fragilità, avesse aumentato i suoi poteri in modo strabiliante e avesse trovato il coraggio di fare quel rito.
Elena era davvero in pensiero per lei e voleva passare un po’ di tempo con la rossa.
Poi c’era l’ansia. Infatti, non vedeva l’ora che il giorno del rito arrivasse, così i kitsune sarebbero stati sconfitti.
E infine c’era la speranza.
Quella di poter vivere finalmente in pace, con Stefan, per il resto della sua vita senza dover pensare a mostri che minacciavano di distruggerle la città.
Quella di poter stare vicino a Damon per sempre non per discutere sui piani da mettere in atto per sconfiggere qualche demone o vampiro, né tantomeno per chiedere informazione su qualche creatura millenaria da tenere a bada, ma per specchiarsi nei suoi occhi neri e sentirsi amata in santa pace.
E, forse, una volta finito il rito si sarebbe davvero concentrata sulla decisione più importante della sua vita: Stefan o Damon?
“Eh, bella domanda…” pensò.
<< Amore… va tutto bene? >> le domandò il vampiro, guardandola preoccupato.
Presa dai suoi pensieri, Elena era diventata improvvisamente seria e taciturna.
La ragazza lo rassicurò con un sorriso e, sospirando, appoggiò la testa sulla spalla di Stefan.
<< Sì. Sono così felice di essere qui… con te… >> disse.
Lo sentì sorridere felice e, quasi immediatamente, la sua mano le alzò il mento e le sue labbra gelide toccarono dolcemente quelle della bionda.
“Oh Stefan…” pensò, senza fiato “Ti amo!”.
Lo sentì sorridere sulle sue labbra e interrompere il bacio per guardarla negli occhi.
Elena lo sentiva, tutto l’amore che Stefan provava per lui, tutta la passione e il desiderio che gli riempivano l’anima, tutto il sacrificio che era pronto a fare pur di proteggerla e di stare insieme a lei.
“Come faccio a non amarti?” si domandò retoricamente, sorridendo e abbracciandolo felice.
“Sì, ma come fai a non amare anche Damon?” si ritrovò a pensare.
Già. I due fratelli per quanto fossero diversi avevano catturato la sua attenzione e si erano conquistati il suo amore in modo equo.
Perché se Stefan era dolcissimo e rispettoso di lei, Damon era passionale e le faceva provare delle emozioni fortissime.
Se Damon la baciava con desiderio e passione, Stefan la accarezzava e la baciava delicatamente, facendola sentire amata e venerata.
Erano due opposti.
“Due opposti perfetti…” pensò, mordendosi un labbro.
Come poteva scegliere?
Come avrebbe mai potuto rinunciare a uno dei due?
Come avrebbe potuto perdere le emozioni che ciascuno le faceva provare?
Elena non lo sapeva e, più abbracciava Stefan, più si sentiva male perché lei gli diceva sempre tutto… ma quello che pensava in quel momento non glielo poteva di certo dire!
Semplicemente non poteva confidarsi, perché lo avrebbe fatto soffrire e quella era l’ultima cosa che voleva perché… perché lei lo amava!
Lo amava alla follia!
<< Tesoro… >> Stefan sciolse l’abbraccio, scrutandola in viso senza percepire il suo turbamento: era riuscita a mascherare i suoi pensieri in tempo.
Elena non capì ciò che accadde dopo.
Stefan prese le mani della bionda tra le sue e s’inginocchiò, baciandole con passione.
Poi, guardandola negli occhi, rimase per qualche secondo a rimirarla, sorridendo impercettibilmente.
<< Io… c’è una cosa che ti devo dire >> iniziò.
Elena sentiva il cuore a mille e la curiosità, ma allo stesso tempo la paura, di scoprire ciò che Stefan voleva dirle.
“Non può essere…” pensò eccitata, con le lacrime agli occhi.
<< Ho fatto molte cose terribili nella vita, cose che vorrei dimenticare con tutto il cuore. >>
<< Oh, Stefan, ma >>
<< Shh, no tesoro, fammi finire. Quando ti ho incontrata, ho subito sentito che mi avevi letteralmente rapito il cuore, ho capito che la mia anima… il mio corpo… io ti ero sempre appartenuto >>.
Elena sentì mancarle l’aria.
<< E… se penso che potrei perderti… Se penso che potrei rischiare di passare anche solo un istante senza di te, amore mio… Io… io non posso! Non ce la farei mai! >>.
Una lacrima cristallina solcò la gota di Elena, rendendola ancora più bella di ciò che appariva in quel momento.
<< Potrei impazzire senza di te, tesoro mio. Non potrei mai accettare di vederti andare via. Tutto ciò che voglio è vederti felice ed è l’unica cosa che m’interessa… accetterò qualsiasi scelta tu faccia, purché tu sia felice! >>
“Qualsiasi scelta io faccia…” pensò, stringendo di più le mani a Stefan, come a comunicargli che avrebbe sempre scelto lui.
In quel momento per lei esisteva un solo Salvatore.
<< Ma sappi che non potrò mai passare una vita senza averti vicina. A costo di spiarti, di vegliare su di te anche se tu non mi vorrai! >>.
<< Amore, non succederà mai! >> gridò Elena, straziata dall’idea di poter stare anche un solo istante senza Stefan.
Stefan sorrise. Si alzò in piedi e asciugò la lacrima che scorreva sul volto della ragazza.
<< Non potrei mai sopportare di vederti morire… >> sussurrò.
Elena scosse la testa: come avrebbe mai potuto morire e abbandonarlo?
<< Se tu vorrai stare con me… Se tu solo vorrai passare il resto della tua vita con me, io non ti lascerò mai morire. Tu… accetteresti…? >>.
Lo vide estrarre dalla tasca una collana a forma di rosa, costituita da pietre Lapislazzuli.
S’inginocchiò, porgendole la collana.
<< Elena Gilbert, vuoi sposarmi? >>.
Elena cedette alle lacrime.
Lo baciò con foga e passione, tentando di trasmettergli tutto l’amore che provava.
Non lo avrebbe mai abbandonato.
Si sarebbe lasciata trasformare in vampiro e avrebbe passato l’eternità con l’amore della sua vita.
“Un’eternità con Stefan…” pensò, sorridendo felice a quel pensiero.
Lui non gliel’aveva mai chiesto di passare l’eternità con lei, ma finalmente lo aveva fatto!
Sarebbe stata una scena da perfetto “happy ending”, un momento così idilliaco, se un pensiero istantaneo, velocissimo, non avesse invaso la mente di Elena: Damon.        
 
 
 
 
Nemmeno il tempo di chiudere gli occhi per tornare tra le braccia di Morfeo che Bonnie sentì il campanello di casa suonare.
Dopo che il “din don” si ripeté più di tre volte, si ricordò di essere da sola a casa e, con fatica, andò ad aprire la porta, coprendosi con una leggera vestaglia.
<< Ciao! >> la salutò Matt, con un sorriso smagliante.
Bonnie osservò l’amico e Meredith con sguardo interrogativo.
<< Hai presente? Domani? Rituale? Sangue dei kitsune? >> disse Meredith, vedendola confusa.
Bonnie continuava a non capire.
<< Bonnie! Devi fare l’incantesimo per il sangue dei kitsune! >>.
Come un lampo di genio, Bonnie si ricordò tutto!
Quel giorno era la vigilia del rituale e avrebbero dovuto prendere un litro di sangue da Shinichi e da Misao per l’incantesimo.
<< Ahh! No, me lo ricordavo! >> mentì, in modo assai poco convincente.
Matt scosse la testa ridacchiando ed entrò in casa seguito da Meredith.
<< Beh, allora vestiti e andiamo al pensionato! >>.
Bonnie annuì e andò in camera sua, seguita da Meredith.
Mentre la rossa sceglieva cosa mettersi, Meredith osservava il letto disfatto… troppo disfatto. Sembrava che Bonnie si fosse agitata tutta la notte.
<< Come stai? >> le domandò, scrutandola.
Bonnie indossò una camicia azzurrina e la guardò ancora una volta interrogativa.
<< Per il rituale… sei spaventata? >>.
<< No! Figurati! >> rispose la rossa.
Meredith assottigliò gli occhi, guardandola intensamente.
“Capisce sempre quando mento…”
<< Ho paura >> ammise infine.
Meredith si limitò ad annuire.
Gli occhi della strega caddero sul letto disfatto e, improvvisamente, tutto ciò che era avvenuto la sera prima le tornò in mente. Arrossì di conseguenza.
Si attorcigliò un boccolo intorno a un dito nervosamente.
“Beh, non le ho mai nascosto nulla…”
<< Mer… Io… devo dirti un cos- >>.
<< LO SAPETE CHE SIAMO IN RITARDO DI MEZZ’ORA? ELENA MI STA TARTASSANDO DI TELEFONATE! >> urlò Matt dal salotto.
<< Eccoci! >> ribatté Meredith, << cosa stavi dicendo? >> le domandò poi.
Bonnie scosse la testa sorridendo.
<< Nulla, ne parliamo un’altra volta! Meglio andare, sennò Elena ci uccide >>.
 
 
<< Una. Pessima. Idea. >> berciò Damon.
Elena fece finta di non averlo sentito e proseguì nella vegetazione fitta e nel semibuio.
<< Allora cosa proponi di fare, genio? >> lo stuzzicò Trevor che iniziava a spazientirsi per le ripetute lamentele del vampiro.
“Io lascerei perdere il rituale, traditore” pensò amaramente, riservando all’Ossigenato un occhiata di pura ostilità che lo fece rabbrividire.
<< Sentite niente? Dovrebbero essere qui nei dintorni! Siamo nel bel mezzo dell’Old Wood! >> domandò Meredith.
La situazione era strana, il tutto era troppo silenzioso.
Si trovavano nella parte del bosco completamente infestata dai Malach e sotto il dominio dei due kitsune, com’era possibile che non fosse successo ancora nulla?
Eppure né lui, né Stefan, né tantomeno Sage avevano sentito alcun segno della presenza dei demoni.
Continuarono ad avanzare finché non raggiunsero una parte del bosco dove la vegetazione era meno fitta e gli alberi erano più distaccati: un luogo perfetto per un picnick, malach e creature oscure a parte.
<< Okay, non funziona! >> concluse Elena, arrestandosi.
Tutto il gruppo si fermò, indecisi sul da farsi.
<< Io direi di lasciare stare >> tentò ancora una volta Damon.
Come fare a dissuadere i suoi umani dal fare il rito senza dire la verità riguardo a Trevor?
Ma era necessario non dire del tradimento dell’Ossigenato.
Lui e Sage erano rimasti tutta la mattinata a decidere come comportarsi e avevano elaborato un piano perfetto per incastrare Trevor e dimostrare l’innocenza di Damon.
Tuttavia, il moro era irrequieto per il rito.
Se Trevor li aveva presi in giro fin dall’inizio, a cosa serviva in realtà il rito?
“E soprattutto, cosa accadrà all’Uccellino?” domandò, sentendosi preoccupato.
Questa anche era bella: Damon Salvatore preoccupato per qualcuno… un’umana per di più!
Il loro piano prevedeva che avrebbero agito solo durante il rito, non prima. Tuttavia Damon avrebbe preferito non arrivare fino a quel punto, perché se per caso avessero sbagliato non avevano la più pallida idea di cosa li attendeva.
<< Pronta? >> sentì dire da Trevor alle sue spalle.
Damon si girò e vide che l’Ossigenato si rivolgeva a Bonnie mentre le carezzava un braccio con fare rassicurante.
Immediatamente una profonda rabbia gli attanagliò le viscere e dovette reprimere a forza la voglia di ucciderlo seduta stante.
<< Può essere pronta quanto le pare, Ossigenato, ma se non ci sono i kitsune non si fa niente, non credi? >> commentò acido, attirando l’attenzione dei due.
Trevor alzò gli occhi al cielo e si allontanò.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Bonnie, la vide avvampare e abbassare i propri.
Un sorriso compiaciuto comparve sulle labbra del moro non appena ripensò alla notte di fuoco passata con la ragazza.
Dio, quanto era stato bene! Quella, probabilmente, era stata la notte più bella di tutta la sua vita… e di vita ne aveva trascorsa, sia chiaro.
Com’era possibile?
Come aveva fatto quella ragazzina senza nemmeno un briciolo di esperienza ad averlo fatto impazzire in quel modo?
Perché “impazzire”, era il verbo adatto.
Aveva perduto il controllo diverse volte quella notte.
Lo aveva perduto ogni volta che aveva sentito la pelle morbida e calda stretta al suo corpo.
Ogni volta che era stato investito da quel profumo così intenso di fragole.
Ogni volta che aveva baciato quel bocciolo di rose delicato com’era la bocca della ragazza.
Ogni volta che aveva accarezzato i morbidi ricci rossi.
Ogni volta che aveva esplorato con la bocca ogni singolo centimetro del suo corpo.
Ogni volta che l’aveva vista sorridere…
Eppure, per quante volte avesse perso completamente il controllo e l’uso della ragione, non le aveva fatto niente di male.
Si erano semplicemente uniti, in modo perfetto e così dannatamente giusto.
Era stato giusto anche prendere il suo sangue, sentirla dentro mentre le scorreva nelle vene e le entrava dritta nel cuore. Non c’era stato niente di sbagliato nel donarle il proprio sangue, nel sentirla sua e sentirsi suo contemporaneamente.
<< Damon? >>.
La voce di Stefan lo riportò alla realtà.
<< Che c’è? >> domandò.
<< C’è qualcosa che non va >>.
Subito il vampiro si accorse del troppo silenzio che aveva avvolto la foresta e sentì immediatamente un potere oscuro e fin troppo familiare infestare l’aria circostante.
Damon si guardò intorno, ma i suoi occhi si fermarono ancora una volta a Bonnie che, per non avere le spalle scoperte, si era appoggiata a un albero.
Non appena sentì uno scricchiolio, si fiondò su Bonnie allontanandola dal malach sul quale si era ingenuamente posata.
L’albero si mosse e prese tutti alla sprovvista, afferrando con le radici Stefan e Trevor.
A causa della violenta spinta, Bonnie cadde a terra ritrovandosi Damon sopra di lei.
Non appena i loro occhi s’incrociarono, l’imbarazzo fu palpabile nell’aria.
<< Ciao Uccellino… >> la disse dolcemente, rendendosi conto di non averla nemmeno salutata quella mattina.
Bonnie avvampò ulteriormente.
<< Ehm… Damon… mi stai soffocando >> balbettò.
Il ragazzo si ritrovò a ridacchiare, mentre il calore che gli attanagliava il petto dalla mattina divenne più insistente.
Si alzò, afferrando delicatamente i polsi della ragazza e tirandola su come se fosse una bambina.
Non appena stava per rivolgerle ancora la parola, una risata alle sue spalle attirò l’attenzione di tutti.
<< Ma guarda, guarda chi si aggira nel nostro bosco! Qual buon vento vi porta qui, miei cari amici? >>.
Shinichi e Misao li guardavano appoggiati comodamente ai loro malach, con un ghigno stampato sulla faccia.
Damon notò che non si trovavano esattamente in una posizione favorevole: erano circondati da malach, Stefan e Trevor erano bloccati dalle radici dell’albero e lui era l’unico in grado di tenere testa ai due demoni.
<< Passeggiate mattutine >> disse ironicamente Damon, ammiccando con eleganza verso i due e ponendosi come scudo davanti ai suoi umani.
<< Certo che ne avete fatta di strada.. >> commentò Misao, << Che ne dite se vi risparmiamo la fatica di tornare a casa? >>.
Entrambi risero.
Damon alzò gli occhi al cielo.
<< E noi che eravamo venuti per fare conversazione! >> disse indignato, facendo il finto offeso, << Ma se è a questo punto che volete arrivare… Va bene! Mi piacciono i combattimenti di prima mattina! >>.
Si avventò sui due kitsune, sentendo Elena che tirava indietro Bonnie e Trevor che gli diceva di iniziare l’incantesimo.
La ragazza sembrava pietrificata dalla paura.
Damon si ritrovò a schivare un attacco da parte di Shinichi, venendo colpito alle spalle da Misao.
Si rialzò subito e afferrò la kitsune per la gola, non riuscendo a impedire che Shinichi gli conficcasse un ramo dietro la schiena.
Damon grugnì per il dolore.
<< Sai, Uccellino… Non voglio metterti fretta, eh. Ma un tuo intervento sarebbe molto gradito… >> si piegò per un calcio di Misao, << tipo ora >>, aggiunse con voce soffocata.
Bonnie, vedendo Damon colpito, fu attraversata da una scarica elettrica.
Si riprese e chiuse gli occhi, iniziando a sussurrare delle parole in lingua celtica.
Quando Damon diede un pugno a Shinichi, lo vide accovacciarsi a terra come se fosse stato pietrificato.
Si girò per controllare Misao: la stessa identica cosa.
<< Che ne dite di muovervi? >> fece spazientito Trevor che, come Stefan, cercava di liberarsi dal malach.
Elena e Matt presero due coltellini e un barattolo da un litro e, dopo essersi avvicinati ai due kitsune completamente pietrificati, incisero la loro pelle e versarono il sangue dentro i recipienti.
Quando ebbero la giusta quantità di sangue, Elena avvertì Bonnie di aver fatto.
Non appena Bonnie smise di pietrificare i due demoni, questi persero i sensi.
<< Non sarebbe più facile ucciderli ora? >> domandò il vampiro.
<< Puoi anche disintegrarli… non morirebbero >> spiegò Trevor che ancora tentava di uscire dalla morsa ferrea delle radici dell’albero.
Damon alzò un sopracciglio, scettico.
<< E cosa li ucciderebbe? Il rito? >> lo beffò con sarcasmo pungente.
Vide Trevor sbiancare e guardarlo con aria preoccupata.
<< Damon! Ti dispiacerebbe aiutarci? >> s’intromise Stefan.
Il moro continuò per qualche istante a sfidare con lo sguardo l’Ossigenato, ma, dopo aver sbuffato platealmente, si avvicinò a Stefan e lo liberò dalle radici facendo attenzione a non tagliarsi con il legno.
Quando fu il momento di liberare Trevor, il vampiro esitò.
<< Damon? >> lo richiamò Stefan.
Damon ghignò malvagiamente.
<< Oh, andiamo fratellino! Guardalo! Gli piacciono gli alberi, perché non lo lasciamo qui? >> disse divertito dalla situazione.
Solo quando ricevette gli sguardi esterrefatti di tutti i presenti, alzò gli occhi al cielo e liberò l’Ossigenato.
<< Se fosse stato per me, saresti rimasto qui a marcire >> borbottò, << anche se dopo i tuoi amichetti kitsune ti avrebbero salvato >> gli disse a bassa voce.
Vide il vampiro irrigidirsi e guardarlo allarmato.
Damon, dal suo canto, non gli prestò attenzione e si diresse verso i due demoni.
<< Forse è meglio andare, prima che si sveglino… >> propose Meredith, trovando tutti d’accordo.
Iniziarono a incamminarsi tutti verso il Pensionato, tranne l’Uccellino che era rimasta per tutto il tempo nella stessa posizione.
Damon sorrise e le si avvicinò.
<< Tutto bene, Streghetta? >> domandò, riservandole un sorriso smagliante.
Bonnie annuì e, dopo qualche secondo, posò i suoi grandi occhi nocciola su di lui.
<< Io… ce l’ho fatta! Ci sono riuscita! >> disse incredula, facendo un cenno verso i due demoni stesi per terra.
Damon si trattenne dal ridere: l’aveva detto con un’innocenza tale da sembrare ancora una volta una bambina.
<< Sì, Uccellino. Li hai proprio stesi! >> rispose orgoglioso.
<< Non sarebbe più intelligente portarli con noi? >> domandò, girandosi nuovamente a guardare i kitsune.
Damon scosse la testa.
<< Non puoi rinchiuderli o legarli in alcun modo. E poi, è più intelligente che il rito sia eseguito senza averli tra i piedi a impedirti di fare… quello che devi fare… >>.
Sentì qualcosa di molto simile all’ansia pervaderlo mentre pensava  a quanto fosse vicino il momento del rituale: sarebbe stato la notte successiva.
Bonnie annuì con poca convinzione.
<< Andiamo, Uccellino. Lo so che ora sei una strega bella e fatta, ma ti sconsiglierei di essere presente al loro risveglio >> le suggerì, sfiorandole un braccio.
La vide rabbrividire di piacere sotto il suo tocco e un sorriso involontario gli comparve sulla bocca.
Bonnie lo guardò e avvampò nuovamente.
A testa china, evitando di guardarlo, iniziò a camminare verso il Pensionato.
Damon avrebbe voluto dirle qualcosa della sera precedente, avrebbe voluto confrontarsi così come sentiva che lo voleva lei.
Ma cosa avrebbero potuto dirsi?
Non era stato tutto semplicemente giusto?
E poi, lui non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era leggermente nervoso al pensiero di parlare con la rossa.
Insomma… lui non parlava! Lui agiva, sbagliava, salvava la situazione. Non erano cose per lui quelle smancerie romantiche!
“Romantiche?”.
Damon scosse la testa. Che c’entrava il romanticismo adesso?
Insomma sì, ci teneva a lei, era più di una semplice umana… e la notte precedente era stato bellissimo, ma cosa c’entrava il romanticismo?
“Niente” disse deciso.
No, lui era Damon Salvatore e quello dell’altra sera era stato solo sesso, solo rivendicazione di proprietà.
“Nient’altro!” mentì.
“Sì, ma cosa diamine è questo calore?” si domandò, mentre un’altra vampa gli attanagliava il petto in segno di protesta.
 
 

Elena guardò il cielo ceruleo mentre accarezzava il ciondolo a forma di rosa.
Quello poteva essere il suo ultimo giorno da passare con Stefan e sentiva di dover fare una cosa.
Forse era sbagliato dichiararsi.
Forse avrebbe reso le cose ancora più incasinate di quanto non lo fossero già… Ma quella poteva essere la sua ultima occasione per farlo.
Si sentiva colpevole, non voleva fare a Stefan ciò soprattutto dopo quello che le aveva detto la mattina… ma doveva liberarsi di quel peso.
Decise che lo avrebbe fatto quella stessa sera: doveva chiarire con Damon e fare una scelta.
 
 

Bonnie sospirò per l’ennesima volta.
Avrebbe voluto fare qualcosa per levarsi tutta quell’ansia di dosso.
“Forse un incantesimo?”.
Beh, non era una cattiva idea!
<< Infatti è una pessima idea! Non puoi ricorrere alla magia per qualsiasi cosa, Ragazzina. E’ sbagliato. >>.
Bonnie sobbalzò accorgendosi della presenza del ragazzo.
La mattina erano riusciti a prelevare il sangue kitsune e quindi avevano tutto il necessario per il rituale.
Una volta tornati al Pensionato, Bonnie aveva deciso di svignarsela per rilassarsi in camera… Beh, una parola!
Non appena aveva chiuso la porta di casa sua, tutto ciò che il giorno successivo avrebbe dovuto fare e la consapevolezza che quello poteva essere l’ultimo giorno della sua vita l’avevano fatta cadere nel panico.
Per quanto ci provasse, non riusciva proprio a calmarsi!
Bonnie puntò i suoi occhi dritti verso quelli cobalto di Trevor.
Dallo sguardo il vampiro capì immediatamente lo stato d’animo della rossa.
<< Oh, andiamo. Andrà tutto bene! >> tentò di rassicurarla, invano.
La vide sbuffare e iniziare a torturarsi le mani, mentre camminava avanti e indietro per la stanza.
<< No, non andrà tutto bene! >> sbottò, fermandosi di colpo e guardandolo esterrefatta.
“No, niente andrà bene…” pensò il vampiro: Bonnie non aveva la più pallida idea di cosa la attendeva.
<< Insomma… Ho una brutta sensazione, Trevor! Sento come se… come se ci fosse qualcosa a cui non stiamo pensando. E poi continuo a fare questi sogni… Qualcosa andrà storto, ne sono sicura >>, si strofinò gli occhi con le mani, cadendo pesantemente sul letto.
Trevor si avvicinò, inginocchiandosi e incrociando le braccia sopra le sue gambe.
<< Che cosa sogni? >> domandò, guardandola curioso.
<< Continuo a vedere ciò che ha detto mia nonna… >> borbottò, continuando a coprirsi gli occhi con le mani.
<< Ovvero? >> fece pazientemente il biondo.
<< “Sarai giovane e bella nella tua tomba” >> sbottò sarcasticamente, alzandosi di nuovo in piedi e facendo cadere a sedere Trevor.
<< Scusa! >> si avvicinò immediatamente al biondo, offrendogli una mano per farlo rialzare.
In cambio Trevor alzò un sopracciglio e la guardo con un’espressione alla “Stai scherzando, vero?”.
Bonnie arrossì per la gaffe: lui era un vampiro, non gli serviva aiuto a rialzarsi.
<< E cosa vorrebbe essere? Una profezia? >> domandò, scettico, mentre si rimetteva in piedi.
<< Lo era, nonna me la fece qualche anno fa * >>, spiegò. 
Trevor sembrò pensarci un po’, preoccupato, ma poi scosse la testa.
<< E’ solo un sogno come un altro, rilassati. Andrà tutto bene >> sorrise confortante.
Calò il silenzio nella stanza, ognuno immerso nei propri pensieri.
<< Ti manca Elise, vero? >> domandò atona Bonnie.
Trevor chiuse gli occhi, reprimendo tutti i sensi di colpa.
<< Da morire… farei qualsiasi cosa per riaverla qui con me >> rispose sincero.
Bonnie si sentì strana quando vide lo sguardo rivoltogli da Trevor: uno sguardo di supplica, di scuse.
Decise di non pensarci: doveva sicuramente essere una sua impressione e basta.
<< Invece… tu e Damon? >> osò domandare il biondo, sapendo che Stefan era nei dintorni a controllare che tutto andasse bene.
Lui, Meredith e Stefan avevano, infatti, deciso in comune accordo di stare attenti che Bonnie fosse al sicuro da Damon quella notte. Per questo lui era là: per sorvegliarla.
“Hanno mandato l’agnello dritto tra le fauci del lupo” pensò amaramente.
Bonnie trasalì per la domanda e avvampò di colpo.
<< D-di… di che cosa… parli? >> balbettò, iniziando ad agitarsi.
Trevor s’insospettì per quel suo comportamento.
<< Oh, andiamo! Credevi che fossi stupido? So che hai una cotta allucinante per lui… >> spiegò, sperando di spingerla a parlare di quell’argomento.
<< Io… Io non ho… alcuna cotta per lui! >> protestò un po’ più decisa la ragazza.
“Io lo amo”.
Bonnie sgranò gli occhi sopresa per la convinzione con la quale aveva pensato quella frase.
Lo amava?
Si ritrovò a sorridere.
Certo che lo amava! Su quello non aveva nessun dubbio e adesso, dopo ciò che era successo la notte precedente, non aveva più paura a dirlo.
Tutte le emozioni, la passione e il desiderio provate la notte precedente la investirono completamente e la fecero arrossire, mentre le immagini scorrevano nitide nella sua mente.
Lei lo amava e, ne era certa, lui quella sera era stato completamente sincero con lei.
Lui ci teneva a lei, lo aveva detto e non aveva mentito. Forse non la amava, ma a Bonnie non importava: quando si ama una persona, lo si fa senza aspettarsi di essere ricambiati.
Era pronta a soffrire, a sentirsi a pezzi nuovamente… Ma la verità era che lei gli apparteneva e lo avrebbe fatto per l’eternità.
D’improvviso sparì tutto.
Scomparvero l’ansia e l’agitazione. Scomparve Trevor. Scomparve il rituale e quella sensazione negativa che provava.
Non le importava di morire, le interessava solo che lui vivesse.
Presa da questi pensieri non si accorse né di non aver schermato la mente, né che Trevor si fosse irrigidito sul proprio posto mentre tratteneva un ringhio.
Trevor sentì dentro di sé la voglia irreprensibile di allontanare immediatamente, del tutto e per sempre, Bonnie da Damon.
Poteva sentire ciò che lei provava, poteva percepire cosa aveva provato la notte precedente e quanto amore stava riversando verso quel… verso quel mostro.
E Trevor non poteva permetterlo!
Non poteva assolutamente permettere che una creatura pura, gentile e buona come Bonnie amasse un assassino come Damon!
Lui non la meritava, nessuna creatura che aveva versato del sangue poteva meritarsi anche solo uno sguardo di Bonnie.
Trevor stesso sentiva di star compiendo un sacrilegio lasciando che Bonnie parlasse con lui.
Ma che lei addirittura amasse Damon… no, quello era troppo!
Non poteva lasciare che lui la ferisse! Non poteva lasciare che Damon la distruggesse!
Capì immediatamente che, per una volta, il piano dei kitsune tornava a suo favore: allontanare la rossa da quell’idiota di Damon.
<< Bonnie… >> la richiamò con tono serio.
Lei lo guardò e, quando vide il suo sguardo severo, arrossì capendo di aver lasciato troppo liberi i propri pensieri.
Aprì la bocca per parlare, ma Trevor la interruppe prima che iniziasse.
<< C’è qualcosa che devi sapere su Damon >> disse, chiudendo gli occhi e fingendosi dispiaciuto. In parte lo era: sapeva di starle recando sofferenza, ma a mali estremi, estremi rimedi.
Lei lo guardò confusa e, capendo che quel “qualcosa” non era niente di buono, si mise a sedere e attese che il vampiro continuasse.
<< Stefan ed io… Noi abbiamo seguito Damon nell’Old Wood e lo abbiamo visto parlare con Shinichi e Misao >> disse.
Bonnie continuava a fissarlo innocentemente, confusa.
<< Capisci cosa significa? >> domandò.
Lei scosse la testa, trattenendo le lacrime e pregando di stare pensando male.
<< Abbiamo sentito di cosa parlavano Bonnie. Lui sta dalla loro parte e vuole ucciderti. >>.
Lei continuò a scuotere la testa mentre una lacrima le solcava la guancia sinistra.
<< No, non è possibile >> affermò sicura di sé.
<< E’ la verità. Bonnie, ascoltami! >> si avvicinò con un passo alla ragazza e le afferrò i polsi.
<< Pensaci! Perché oggi proponeva in continuazione di non fare il rito? Perché è stato contro di me fin dall’inizio e mi ha accusato di averlo spinto ad attaccarti? Bonnie, io me n’ero andato quel giorno dall’Old Wood**! >>.
Lei tentava di allontanarlo, piangendo più intensamente.
<< No… Lui era sincero ieri notte! >> disse.
<< Bonnie, guardami! Ti sembra che io stia mentendo? >>.
La vide guardarlo negli occhi e, in un secondo, scorse tutte le certezze della ragazza svanire e lasciare posto alla paura.
<< Non è possibile! >> con un gesto secco si alzò e si allontanò da Trevor, << noi ieri notte abbiamo fatto l’amore! >> gli urlò contro disperata.
Trevor dovette utilizzare una buona dose di autocontrollo per continuare la sua sceneggiata, mentre il dolore di farla stare male lo assaliva.
<< Ti ha usata! Pensaci, Bonnie! Ho visto nella tua mente come ti ha trattata più di un anno fa! Perché adesso dovrebbe tenerci a te? >>.
Lei ammutolì.
Non poteva essere, lui non poteva averla usata!
L’aveva sentito che era sincero quella notte… possibile che fosse così abile a mentire?
<< No… lui non mente mai… >> mormorò tra sé e sé, vide Trevor che corrugava le sopracciglia.
Era la verità. Se c’era una cosa che Damon Salvatore non faceva, quella era mentire.
Lui distorceva i fatti, deviava le risposte… ma non diceva menzogne, mai.
Doveva essere Trevor a mentire, per forza.
Bonnie non poteva accettare nessun’altra spiegazione, non poteva credere che Damon volesse farle del male.
“No!” pensò, convinta.
Ne era sicura, perché quando si erano scambiati il sangue aveva visto tutta l’anima del vampiro, l’aveva sentita… E quell’anima non le avrebbe mai fatto del male volontariamente, non più almeno.
Poi, all’improvviso, un dettaglio le riapparve alla mente.
<< Perché Misao aveva il carillon di Elise? *** >> domandò in un sussurro flebile.
Vide Trevor sbiancare.
<< C-Cosa hai detto? >> fece il biondo.
<< Perché Misao aveva il carillon di Elise? >> disse ad alta voce, assottigliando lo sguardo.
Tutti i pezzi iniziarono a combaciare.
Trevor era comparso così all’improvviso, aveva detto di avere dei conti in sospeso con i kitsune.
Poi era comparsa Elise… Il carillon. Quell’oggetto lo aveva portato Misao!
Per quale motivo la kitsune avrebbe dovuto avere il carillon?
Cosa c’entrava Trevor con i kitsune?
Trevor la guardava preso dal panico, incapace di formulare una scusa decente.
<< Siamo stati così stupidi! Abbiamo dato per scontato che tu dicessi la verità e che fossi dalla nostra parte! >>.
<< N-no, Bonnie, aspetta >> balbettò il vampiro.
<< TU! >> gridò la rossa, capendo finalmente tutto, << tu stai dalla loro parte! Sei uscito così dal nulla, sapevi tutte quelle cose e non ci hai mai detto come facevi a conoscerle! Hai affermato di avere delle questioni in sospeso con i kitsune, ma non hai mai detto quali! >>.
A Trevor si bloccò il respiro e capì di essere fregato.
<< Elise ha cercato di avvertirmi! Mi ha detto di non fare quel rito, ha tentato di… >> Bonnie rimase a bocca aperta per ciò che iniziava a comprendere, << di allontanarmi da te! >>.
Bonnie sentì la rabbia ribollirle.
<< Hai cercato di allontanarmi da Damon, di allontanare noi tutti da Damon! Certo, perché lui sarebbe un bel peso per Shinichi e Misao, vero? Lui aveva capito tutto dall’inizio! Come… come ho fatto ad essere così stupida! Avrei dovuto capirlo… Lo avremmo dovuto fare tutti fin dall’inizio! >>.
Bonnie sentì la verità venirle addosso come un macigno e la consapevolezza investirla in pieno.
<< Magari sei stato proprio tu a uccidere Elise! >> sbottò, infuriata come non lo era mai stata fino ad allora.
<< No! >> disse con un ringhio il vampiro, avvicinandosi verso Bonnie e riprendendosi dalla crisi di panico in cui era caduto.
“ A mali estremi… estremi rimedi” pensò.
Fece un gesto disperato e, afferrando Bonnie per i polsi, la obbligò a guardarla negli occhi.
Quella era la sua unica possibilità di non mandare tutto all’aria, l’unica speranza che gli restava per riportare in vita sua sorella.
Non poteva permettere che Bonnie non facesse il rito.
<< E’ Damon a essere alleato con i kitsune. Ti senti tradita, ferita e lo odi da morire. Tutto il tuo odio ha cancellato l’amore per lui. Non vuoi più rivederlo e non lo ami, né lo amerai mai. Anzi, ti fa paura. >>.
Trevor prese un bel respiro, cercando di convincersi che quella era la cosa giusta da fare.
<< Io sono tuo amico e voglio proteggerti. Odio i kitsune esattamente quanto li odiate voi e tu domani farai quel rito per ucciderli. >> le ordinò.
La vide sbattere le palpebre con aria innocente e guardarlo confusa.
Si sentiva in colpa ma… ma era per Elise.
Solo per lei.
“Per fortuna che non prendi la Verbena, Bonnie…” pensò.
 
 
 
 
Damon aveva una brutta sensazione.
C’era qualcosa che non andava quella sera.
Il vampiro aveva una specie di sesto senso su quelle cose.
Oltre ad essere bello, sexy, affascinante, intelligente e perfetto, riusciva a capire quando qualcosa non quadrava. Erano quaranta minuti che cercava Sage per il pensionato, invano.
Dopo l’ennesimo giro per le stanze, pensò che probabilmente fosse andato per l’Old Wood con il suo cane.
Uscì nel giardino del pensionato: avrebbe parlato con Sage della sua sensazione e, subito dopo, sarebbe andato a parlare con la Streghetta e l’avrebbe spinta a non fare il rituale.
Quel giorno non aveva avuto occasiono di parlarle. Infatti, quell’idiota del suo fratellino e Miss Inquietudine gli erano stati appiccicati per tutto il giorno a controllarlo.
Damon si sentiva offeso.
Insomma, preferivano credere all’Ossigenato piuttosto che a lui?!
Okay, aveva i suoi precedenti… ma che cavolo! Un minimo di cervello potevano pure usarlo!
Da parte di Santo Stefan se lo aspettava, il suo fratellino era un tale idiota, ma almeno da Miss Inquietudine! Era lei di solito quella sveglia!
Comunque potevano dubitare di lui quanto gli pareva. D’altronde, se fosse andato lì a dirgli che era Trevor il traditore non avrebbe fatto altro che alimentare i loro sospetti.
Ma con Bonnie era diverso.
Lei aveva sempre avuto piena fiducia in lui e lo avrebbe ascoltato.
Senza considerare che Damon non le avrebbe lasciato fare quel rito, volente o nolente.
Stava giusto per trasformarsi in corvo quando una voce femminile lo chiamò.
Damon si girò verso il pensionato e, a pochi metri di distanza, vide Elena.
Alla fioca luce della luna era, se possibile, ancora più bella.
I lunghi capelli dorati le ricadevano lisci sulle spalle, la pelle era nivea.
Indossava un vestitino corto che non arrivava nemmeno al ginocchio, di un azzurro delicato che faceva risplendere ancora di più gli occhi lapislazzuli della donna.
Damon rimase per qualche secondo incantato, ma ricordandosi cosa doveva fare si affrettò a riprendersi.
<< Angelo… >> la salutò con un cenno della testa.
Elena sorrise tesa e lo guardò intensamente.
Damon sentì subito dei brividi risalirgli su per la colonna vertebrale.
<< Devo… parlarti >> titubò la bionda.
Damon alzò un sopracciglio e la guardò invitandola a continuare.
Elena rimase in silenzio per alcuni secondi, poi sospirando parlò tutto d’un fiato.
<< Stefan mi ha chiesto di sposarlo >> disse fredda.
Damon apparentemente non batté ciglio, ma dentro di sé sentì una strana ansia pervaderlo.
<< Il mio adorato fratellino è fissato con queste cose… romantiche… >> commentò scettico, per smorzare la tensione palpabile.
Elena lo ignorò: doveva arrivare al punto.
<< Non gli ho ancora risposto… E ho un problema >> disse, guardandolo come se sperasse di non dover continuare a parlare, come se attendesse che fosse Damon a capire tutto dai suoi occhi.
Ma Damon rimaneva impassibile a guardarla.
Si sentiva oppresso da un’inspiegabile ansia. Sperava. Non sapeva cosa di preciso, ma sperava che Elena gli dicesse qualcosa.
<< Io… non posso rispondergli se prima non capisco cosa provo per te >>.
Elena non era mai stata brava a dichiararsi e se doveva farlo con uno come Damon Salvatore… beh, la cosa si faceva alquanto complessa.
Elena era sempre stata l’oggetto delle ambizioni e dell’ammirazione di tutti.
Erano gli altri che si dichiaravano a lei, mai il contrario.
Tuttavia, come faceva a dirgli di non amare anche lui?
E come faceva a continuare a ignorare i suoi sentimenti per Damon?
Non poteva, non più. Doveva capire e fare una scelta.
Damon fece un’espressione confusa e di piena sorpresa alle parole della ragazza: se il cuore di Damon fosse stato ancora vivo in quel momento avrebbe perso un battito… forse due.
<< E cosa provi per me? >> le domandò con tono privo di malizia.
Elena sussultò.
<< Io… >>.
Damon assottigliò lo sguardo: aveva bisogno di sentirglielo dire.
<< Elena… Dillo. >> le ordinò, avvicinandosi e carezzandole una guancia.
La ragazza tentò invano di sottrarsi al suo tocco, ma già iniziava a perdersi in quegli occhi d’onice scura ai quali non poteva morire.
<< Io ti amo >> sussurrò flebilmente la bionda, chiudendo gli occhi per non vedere le conseguenze di ciò che aveva appena detto.
Damon si bloccò sorpreso.
L’ansia scemò di colpo.
Aveva immaginato mille volte cosa avrebbe provato nel momento in cui Elena avrebbe ceduto alle sue attenzioni.
Vittoria, orgoglio, senso profondo di soddisfazione…
Ma. C’era un “ma” in tutta quella situazione.
Mancava qualcosa.
Damon si sentiva soddisfatto di aver vinto per una volta il fratello. Tuttavia, nello stesso tempo, era consapevole di stare nel cuore di Elena in un posto accanto a Stefan… com’era successo con Katherine.
Damon capiva che non avrebbe mai avuto Elena tutta per sé… com’era successo con Katherine.
Damon sapeva che sarebbe stato capace di uccidere Stefan pur di avere la bionda tutta per sé… com’era successo con Katherine.
Damon sentiva di amarla, con tutto l’amore malsano e ossessivo che poteva provare nei confronti della ragazza… com’era successo con Katherine.
Damon avrebbe potuto prendere Elena e portarla via con sé, scappare per l’eternità e appartenere alle tenebre con la sua Principessa… come avrebbe fatto con Katherine.
Ma, soprattutto, Damon si accorgeva solo in quel momento di una cosa: non voleva!
Non voleva uccidere né allontanarsi da Stefan.
Non voleva vincere quella guerra per avere la bionda.
Non voleva riversare quel genere di amore su una ragazza.
Non voleva essere soddisfatto.
Non voleva contendersi per l’eternità l’amore della bionda.
Non voleva più appartenere alle tenebre.
Non voleva Elena.
Una consapevolezza scioccante lo colpì nel profondo: lui stava sperando che Elena avesse scelto Stefan. Perché la voleva vedere felice. Perché lo voleva vedere felice.
Perché tutto quella guerra, tutta quell’avversione nei confronti di suo fratello, tutto quel casino… era stato uno sbaglio.
Era stato tutto un gigantesco e dannatissimo sbaglio.
“Che. Idiota.” Si maledì da solo.
Senza neanche dare una spiegazione a Elena, si trasformò in corvo e si diresse il più velocemente possibile verso casa di Bonnie.
Quella sera doveva capire una cosa e, probabilmente, avrebbe fatto la scelta più importante della sua eternità sprecata.
 
 
 
Bonnie uscì dal bagno mentre si massaggiava le tempie.
Si sentiva strana e capiva che c’era qualcosa che non andava.
Si tirò su i capelli in una coda di cavallo e, esausta, si mise a sedere sul letto.
Il suo sesto senso le stava praticamente gridando di ricordare qualcosa.
 “Sì, ma cosa?” domandò.
Uno spiffero d’aria gelata le soffiò sul collo, spingendola a girarsi verso la finestra.
S’irrigidì immediatamente, mentre si trovava davanti un Damon alquanto scioccato.
Bonnie si alzò di scatto e, per istinto, iniziò a indietreggiare.
La ragazza si sentiva ancora sconvolta da ciò che Trevor le aveva rivelato e, in più, si sentiva tradita, ferita…
Eppure c’era qualcosa d’inspiegabile in lei quella sera.
Nonostante la ragione le dicesse di aver paura di lui, il suo sesto senso la spingeva a fidarsi.
Mentre si sentiva oltraggiata e usata dal bel vampiro, qualcosa le diceva che stava sbagliando a cacciarlo.
Decise di seguire la ragione e di fare esattamente ciò che le aveva detto Trevor.
Lanciò uno sguardo al telefono che si trovava sulla scrivania a fianco a Damon e, con un coraggio venuto fuori da chissà dove, iniziò a temporeggiare.
<< Che ci fai qui? Sei venuto a finire l’opera? >> domandò acida, con tutta l’ostilità e la fermezza che riuscì a mettere nel proprio tono di voce.
Damon rimase spiazzato.
“Ma certo… lui crede che io non sappia” pensò amareggiata.
<< Se vuoi uccidermi fallo… Non sarà di certo la cosa peggiore che mi avrai fatto >> la sua voce si spezzò alla fine della frase, lasciando trapassare il dolore che Bonnie sentiva in quel momento.
Una fitta alla testa la fece sussultare, sembrava quasi un avvertimento.
Damon, dal suo canto, la guardò evidentemente confuso.
<< Streghetta… ma di cosa stai parlando? >> domandò.
Bonnie gli diede le spalle di scatto.
“Devo contenermi, avere un minimo di dignità! Lui non mi merita” tentò di convincersi.
<< Smettila di trattarmi come fossi un’idiota!! >> urlò esasperata e ferita.
Lo vide ritrarsi sorpreso e guardarla angosciato.
<< Pensi che non lo sappia? >>.
<< Cosa? >> domandò lui, facendo aumentare la rabbia in Bonnie.
Calde lacrime iniziarono a solcarle le guance mentre la ragazza si copriva il volto.
<< Come hai potuto farmi questo? Come hai potuto spezzarmi il cuore… di nuovo? >> sussurrò in preda agli spasmi.
Damon era pietrificato e continuava a non capire.
Ma di che diamine stava parlando il suo Uccellino?
Uno strano presentimento lo spinse ad avvicinarsi alla ragazza voltata di spalle e, dopo un attimo di esitazione, a cingerle i fianchi.
Lei si ritrasse come disgustata.
Facendo ciò un’altra fitta di dolore alla testa la stordì, tentando di avvertirla che stava sbagliando.
Ma Bonnie non la ascoltò.
<< Tu mi hai usata! >> urlò, mentre sentiva il cuore che reclamava pietà da tutto quel dolore.
Damon, nel vederla in quello stato, pur non sapendo di cosa stesse parlando si sentì morire.
<< Bonnie… cosa stai dicendo? >> tentò di avvicinarsi a lei di nuovo.
<< NON TOCCARMI! >> lo scansò, << Tu eri un loro alleato! Tu volevi ucciderci! Ci hai traditi tutti… lo hai fatto di nuovo! >>.
“Un loro alleato?”.
In pochi secondi il brutto presentimento che Damon aveva avuto da quando era entrato in casa McCullough divenne realtà.
Una rabbia ceca lo investì, iniziando a fargli vedere rosso.
Decise che dopo avrebbe pensato a Trevor… ma prima Bonnie doveva crederle: non poteva sopportare di vederla in quello stato!
<< Bonnie aspetta >> iniziò.
<< No, vattene via! Basta! Smetti di recitare, Damon! Posso capire che tu ti sia alleato con loro per Elena… ma perché fare questo a me? Io non me lo merito! >>.
Bonnie aveva indietreggiato fino a toccare con le spalle la parete.
Non appena entrò a contatto con il muro, si accasciò esausta e tormentata dal mal di testa.
Damon le fu vicino in un lampo, sorreggendola per i polsi delicatamente.
<< Io ti amavo… davvero >> gli sussurrò flebile la rossa, vinta dal dolore e tremante di paura.
Damon si bloccò.
Ecco. Era quello ciò che doveva capire.
In un istante gli fu tutto chiaro: cosa provava per Elena e cosa sentiva per Bonnie.
Incapace di dire qualsiasi cosa, si avventò sulle labbra di Bonnie, nonostante la ragazza si divincolasse tra le sue braccia: se non lo voleva ascoltare, allora l’avrebbe sentito in un altro modo.
Tuttavia, nello stesso istante, qualcosa lo afferrò per le spalle e lo tirò indietro.
Damon sentì un cazzotto colpirlo in faccia e, dopo pochi secondi, passò dal sorreggere Bonnie all’essere steso per terra.
Si alzò spaesato, ritrovandosi di fronte Stefan che lo guardava con occhi accusatori, mentre Meredith sorreggeva Bonnie.
Tra lui, il vampiro e le due ragazze stava Trevor, che lo guardava con un sorriso di vittoria.
Damon dovette reprimere a fatica l’impulso di saltargli al collo.
Capì in pochi secondi di essere rimasto solo: Trevor aveva convinto tutti della sua colpevolezza.
<< Stefan… Lui mente >> disse, rimanendo il più calmo possibile.
Stefan indurì lo sguardo.
<< Non cambierai mai >> disse, severo.
Quella frase colpì nel profondo Damon.
In poco ripensò a tutta la sua vita passata con Stefan…
Come si erano ridotti così?
Che fine avevano fatto i fratelli Salvatore?
Perché si erano odiati così tanto?
Damon capì che non aveva solo paura di perdere Bonnie… ma anche quella di non avere più la possibilità per ritrovare suo fratello.
Se Trevor e i kitsune avessero vinto, Stefan sarebbe morto… per sempre.
“No” protestò.
Non lo avrebbe mai permesso.
Avanzò deciso verso Stefan, superando Trevor.
<< Stefan, ascoltami. Non lo capisci che vi ha tutti in pugno? Che vi sta mentendo? >>.
Stefan si limitava a guardarlo, deluso.
<< Stefan, guardami! Sai che non mento mai e adesso te lo dico: io non vi ho mai traditi. >>.
<< Stefan… mente >> lo richiamò Trevor, non appena vide che il minore dei Salvatore addolciva lo sguardo.
<< Stefan… >> sembrava quasi una supplica quella di Damon.
<< Mi ha usata. E’ venuto a letto con me e poi ha tentato di aggredirmi >>.
La voce di Bonnie attirò l’attenzione di tutti.
Damon la osservò sconsolato ma, guardandola negli occhi nocciola, capì una cosa che prima non aveva notato.
“Che gran figlio di…”.
Si girò verso Trevor e lo afferrò per la gola.
<< Come hai potuto? Come ti sei permesso di… oltraggiarla in quel modo?! >> ringhiò, pronto a ridurlo in cenere se solo Stefan non lo avesse afferrato per il collo e bloccato.
<< Stefan… guardala! >> si liberò e indicò Bonnie.
<< L’ha soggiogata! Guardala negli occhi! >>.
Stefan parve esitare, ma poi si voltò verso la rossa mentre Meredith assottigliava lo sguardo e osservava attentamente Damon.
<< Questa è una follia! >> protestò Trevor avvicinandosi a Stefan.
<< Stefan, l’ultima volta che ti sei fidato di lui, ti ha fatto rinchiudere nello Shi no Shi e ha sedotto Elena! >>.
Stefan guardò combattuto Trevor e poi Damon.
I minuti di silenzio parvero interminabili.
<< Vattene via da qui >> ordinò al fratello.
Damon si sentì sprofondare.
Senza dire una parola, capendo che era inutile insistere, si trasformò in corvo e si allontanò il più in fretta possibile da tutte le persone che aveva appena perduto… forse per sempre.
 
 
Misao e Shinichi osservavano compiaciuti la scena.
<< Chi l’avrebbe mai detto che Trevor ce l’avrebbe fatta! >> commentò Shinichi.
Misao rise leggera.
<< Hai così poca fiducia, amore mio. Ciononostante, adesso Damon è solo… e non è più un problema >>.
Quel senso di vittoria era la sensazione che di sicuro appagava di più i due kitsune.

 


*non ricordo di preciso quando gliel’ha fatta.
**Mi riferisco a ciò che accade nel capitolo in cui Damon, spinto dall’anello sul quale Misao aveva fatto un maleficio, aggredisce Bonnie.
***Il carillon l’ha avuto il gruppo perché era caduto nell’Old Wood a Misao, nel caso non ricordaste XD
*Il mio angolo*
 Salve a tutte!
Sì sono viva e immensamente dispiaciuta!
Saranno più di tre mesi che non aggiorno e scommetto che i tre quarti di voi si sono già dimenticate la storia!
Chiedo umilmente scusa: ho un ritardo improponibile.
E, la cosa bella, è che torno con questo schifo di capitolo che non mi convince per niente!Beh, sta a voi giudicare!
Quindi… succedono un po’ di cose!
Innanzitutto siamo vicini al rito e gli ingredienti ci sono tutti!
Il capitolo è concentrato per metà sulla scelta di Elena. Beh, devo ammettere che è stata un po’ una mia ripicca farla dichiarare e non ricevere nemmeno una risposta. *ride maleficamente*.
Invece, per quanto riguarda Damon, appena capisce cosa prova (alleluia!) perde tutto.
Sì, forse sono stata un po’ cattiva con lui ma… beh, se lo merita tutto ù.ù
Comunque non preoccupatevi: io adoro il lieto fine!
Forse l’ho tirata un po’ per le lunghe per fargli capire che in realtà prova qualcosa di più che affetto per Bonnie,ma credo che la lentezza in queste cose sia tipica del personaggio.
Spero di essere rimasta coerente con Damon e so che ancora non ha ammesso di amarla ma siamo veramente vicine!
Per quanto riguarda la scena Delena, ho sempre voluto che a fare la scelta finale fosse Damon e non Elena!
Ho analizzato cosa Elena provi per i due fratelli e, successivamente, anche lei farà una scelta.
Ho anche analizzato cosa provasse Damon per Elena e ho scritto ciò che penso da sempre: che l’amore per Elena sia più che altro una specie di proiezione dell’amore che Damon prova per Stefan, un modo perverso per stargli vicino. Fatemi sapere cosa ne pensate voi, invece J
Beh, alla prossima, spero di non avervi deluse!
   
 
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