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Autore: Storm_    10/04/2012    6 recensioni
Chris ama Sid.
Sid ama Chris.
E Ciel?
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'SCC'
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Capitolo 2

Un sonoro tintinnio accompagnò l’entrata di Ciel nel negozio.
La ragazza, constatando con piacere che tutto era già in perfetto ordine, si accomodò su una delle poltrone logore che occupavano lo spazio nel negozio, in attesa che arrivasse Jay.
Scrutò attentamente le sue gambe, percorrendo con gli occhi tutti i tatuaggi che le ricoprivano. Ognuno era frutto di un suo disegno, e corrispondeva a qualcosa che Ciel non voleva dimenticare.
Il suo sguardo divagò fino all’avambraccio destro, ancora bianco. Da un po’ di tempo Ciel aveva in mente di farsi un tatuaggio in onore di Sid, che vedeva come una specie di angelo custode.
Era stato l’unico ad essere gentile con lei. Dentro di sé Ciel benediceva il giorno di tre mesi prima in cui aveva deciso di andare a prendersi un caffè al Central Pub, un baretto piuttosto malmesso che portava un nome pomposo.
Qualcuno entrò nel negozio, annunciato dal solito scampanellio. Ciel alzò gli occhi, che andarono a posarsi sul ragazzo che era appena entrato.
-Buongiorno. Farfugliò il ragazzo.
Ciel, un po’ intontita dal fatto che aveva passato una notte in bianco, rimase qualche secondo a squadrare il tipo che era appena entrato. Decise che quei ricci rossi le ispiravano simpatia.
-Come posso aiutarti? Chiese, cercando di soffocare nella cordialità l’ennesimo sbadiglio.
-Volevo sapere se qui facevate anche piercings. Rispose quello.
-Sinceramente non ne ho idea. Lavoro qui da solo tre mesi.. Però se hai tempo tra poco dovrebbe arrivare il proprietario!
-Ok,d’accordo..
Ciel gli accennò alla poltrona di fianco alla sua, spellata e consunta più dell’altra.
-Accomodati!
Il ragazzo si sedette, o per meglio dire sprofondò nella poltrona, e prese a guardarsi intorno.
Il negozio era tappezzato di poster di ogni tipo, dei quali la maggior parte era ormai così sbiadita che non si distingueva più il soggetto della foto.
C’era un silenzio quasi imbarazzato, che stava cominciando a dare sui nervi a Ciel.
Si accoccolò nella poltrona e chiese al rosso:
-Che piercing vorresti fare?
Il ragazzo sembrava sorpreso che Ciel avesse parlato, ma almeno distolse gli occhi dalla parete opposta, che stava fissando in modo quasi ossessivo.
-Oh.. al sopracciglio. Le rispose debolmente, quasi come se si vergognasse di ammettere a voce alta la sua decisione. O forse era solo timido.
Ciel non fece in tempo a replicare, anche se non aveva idea di cosa avrebbe potuto dirgli, che il suo vecchio cellulare annunciò l’ arrivo di un messaggio.
Era Jay.
“Ciel, oggi non posso venire. Ciao.”
Tra i pixel Ciel riusciva a leggere l’ ordine sottinteso di Jay: chiudi il negozio e vattene.
Ciel si chiese quanto avesse bevuto Jay la sera prima, di solito il mal di testa non gli impediva di presentarsi al lavoro.
Si accorse che il ragazzo riccioluto la stava osservando , con un gigantesco punto interrogativo negli occhi.
-Oggi è proprio un giorno sfigato, amico. Il proprietario non c’è, e senza di lui io non posso fare niente. Figurati, non si fida neanche della sua ombra! Mi dispiace. Borbottò , mentre si rialzava stancamente dalla poltrona spellata, seguita a ruota dal ragazzo, che sembrava vagamente deluso.
-Oh. Beh, tornerò domani. Rispose, poco convinto. Ciel sapeva già che appena uscito di lì il ragazzo sarebbe andato in cerca di un altro negozio. Solo che era troppo educato per non lasciarle almeno l’illusione che sarebbe tornato.
Ciel si chiese come avrebbe potuto trascorrere la giornata. Tornare a casa era fuori discussione, stare chiusa fra quelle quattro mura ammuffite a sprecare la sua vita non era da lei.
Per ora poteva infilarsi in un bar, in modo da poter progettare con calma il suo nuovo tatuaggio in compagnia di una bella brioche. Come al solito voleva che fosse qualcosa di unico ed originale.
Notò che quel ragazzo dai capelli rossi era ancora in piedi in mezzo al negozio.
Si guardava intorno con aria un tantino smarrita, come se avesse avuto bisogno di un ordine da parte di Ciel per muoversi.
Per rompere quel sottile muro di imbarazzo che il rosso sembrava davvero abile a costruire, Ciel avanzò una proposta:
-Ti va se andiamo a prenderci un caffè? Non so tu, ma io non ho ancora fatto colazione!
-Oh, d’accordo.. Grazie. Farfugliò il ragazzo, assumendo un colorito rossastro che non fece che far risaltare i suoi occhi.
-Comunque, io sono Ciel.
-L’avevo intuito.. ce l’ hai tatuato sulla clavicola! Con un debole sorriso il ragazzo proseguì: -Io sono Chris.
-Piacere. Su, andiamo!

**
 

Erano seduti ad un tavolino del Central Pub da più di un’ora e mezza, ormai.
La ragazza dai capelli blu aveva deciso che quel Chris Pritchard era proprio un bel tipo.
Il giorno del suo diciottesimo compleanno aveva abbandonato tutto quanto e si era trasferito lì. Nessun rimpianto.
Ora lavorava come volontario in un orfanatrofio, e andava avanti grazie a vari lavoretti come imbianchino. In soli sei mesi era riuscito a ricostruirsi una vita, sfasciata da chissà quali avvenimenti passati.
-Dov’è che vivevi, prima? Gli chiese Ciel, dopo una buona mezz’ora passata a parlargli della sua passione per il teatro.
-Oakland.
-Oh! Anche il mio migliore amico viveva lì.
Era strano parlare a qualcuno del suo rapporto con Sid, tuttavia la definizione “migliore amico”  le sembrava adatta, nonostante odiasse dare un titolo alle persone.
-Ma tu davvero ti chiami Ciel? Cioè.. è proprio il tuo nome di battesimo? 
Se vogliamo proprio essere pignoli, è il mio secondo nome. Il primo è Sarah. Non mi si addice, non l’ho mai considerato.
-Sarah Ciel Jones. Sì, quel Sarah in effetti è un po’ di troppo. Disse Chris, tuffando il suo terzo cornetto nel caffelatte.
In quel momento un altro ragazzo entrò nel Central Pub. Un ragazzo con una folta capigliatura nera e molto scompigliata e una maglietta dei Ramones di almeno tre taglie più grande.
Sid non ce la faceva più a starsene seduto sulla panchina ad aspettare. Di sicuro a Valerie, l’altra ragazza che lavorava al Central Pub, non sarebbe dispiaciuto staccare un po’ prima dal lavoro. Aveva sempre qualcosa da fare.

Ma la vista del ragazzo con cui stava parlando la proprietaria della famigliare zazzera blu lo paralizzò, i suoi anfibi parevano incollati alle luride scale d’ingresso.
 
Mon petit angle.
Ebbene sì, ecco qui già  il secondo capitolo. Mi è venuto in mente stamattina e, dato che il primo ha già avuto tre recensioni, cosa che non mi sarei MAI aspettata, ho deciso di pubblicarlo. Spero che vi sia piaciuto!
Ringrazio chi ha recensito e messo la storia nelle seguite, alla prossima!

  
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