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Autore: xhellsangel    10/04/2012    17 recensioni
Dicono che gli opposti si attraggono, pensavo fosse una grande cazzata.
Marta. Sedicenne -quasi diciassettenne- con una vita normale, da quest'ultima non pretende niente. Sa che non può avere tutto, ma ciò che può avere, lo pretende. Non è mai stata innamorata, è in uno stato di credo/non credo in questo sentimento.
Mattia. Diciassettenne irritante come pochi, attraente come nessuno. Non cerca niente di serio nella vita, si diverte a cambiare le ragazze come un paio di mutande, poiché è estremamente consapevole delle sue doti. Vuole divertirsi, solo divertimento.
Cosa potrebbe succedere se le loro vite si incrociassero?
Disastro.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 17:
l'ultima notte

 

 

Alla fine, stanca e strutta, sentenziai che la pace era l'unica cosa che non potevo trovare in quella stanza e, non curante del fatto che indossassi ancora il pigiama, uscii in silenzio dalla camera e mi addentrai nel corridoio principale e, pregando tutti i santi del paradiso perché non mi facessero scoprire a spasso per la struttura nel cuore della notte, mi diressi verso la piscina coperta.
Come ogni mia comune scelta, anche quell'ultima scelta non si presentò come la migliore che potessi prendere in quanto non avevo affatto calcolato l'idea che potessero esservi anche altre persone che avevano avuto la mia stessa brillante idea ma, ciò che più mi fece rabbia, fu che proprio lui era seduto indifferente sul bordo piscina.
Due erano le opzioni plausibili: o darmi a gambe levate e scomparire proprio come ero arrivata ed evitare qualsiasi forma di colloquio con il tizio che mi sedeva di fronte e stava palesemente fingendo che io non esistessi, o restare dove ero appena arrivata e non dargli la minima soddisfazione e, meglio ancora, digli due parole che proprio non riuscivo a reprimere.
Feci il giro della piscina avvicinandomi sempre di più a colui che sembrava portare al collo un cartello con scritto pericolo-in-agguato, eppure, a me i pericoli piacevano soprattutto se come lui si potevano prendere a calci fino a fargli dimenticare quale fosse il giorno del suo compleanno.
Certo che neanche il mio passare così velocemente da voglio-scoparlo-ferocemente a voglio-prenderlo-a-calci-ferocemente era tanto normale, ma mi rassicurai ricordandomi che, oltretutto, le cose normali erano alquanto noiose.
- Devo parlarti - borbottai suonando meno gentile di quello che volevo.
- Ho qualche alternativa? - sbuffò senza neanche voltarsi ma, per quanta rabbia mi fece la sua ostilità nel volermi evitare completamente come se avessi una malattia contagiosa, provai una strana sensazione nel parlargli dopo tanto tempo e nell'essergli così vicina dopo che il mio corpo non toccava il suo da settimane.
- Direi di no - sentenziai con un sorrisetto di vittoria sulle labbra, ero lì e doveva ascoltarmi.
Sbuffò senza neanche disturbarsi di girarsi quando gli avevo chiaramente detto che volevo parlargli ma, tuttavia, non mi lasciai scoraggiare da quel suo comportamento da stronzo-più-stronzo-non-si-può.
- So che tra te e Giorgia non c'è mai stato niente - buttai fuori tutto d'un fiato e d'improvviso rimpiansi amaramente di non essermi preparata un discorso da fargli e di non aver pensato prima ad una possibile eventualità di parlare con lui e magari, chissà, scusarmi.
- Allora? - domandò con tono d'insufficienza come se gli avessi appena letto la lista della spesa.
- Allora mi... dispiace per non averti ascoltato e... - forza e coraggio, addio orgoglio - scusa - finii la frase come se avessi appena perso il più importante tra i premi.
- Ok - fu tutta la sua risposta.
- Ok?! - chiesi con un tono infastidito, ironico e ferita; non c'era modo di scrollargli di dosso quella corazza da stronzo patentato, forse perché non era una corazza ma era solo lui nella sua vera essenza ed io mi ero appena umiliata per ricevere un misile ed inutile 'ok'.
- Cosa vuoi che ti dica? - borbottò girandosi appena e solo quando incontrai i suoi occhi verdi potei capire quanto realmente fosse indifferente al mio mettermi a nudo -metaforicamente- davanti a lui chiedendogli scusa e mi sentii patetica, perché ai suoi occhi apparivo sicuramente solo una povera ragazzina patetica.
- Non lo so, non lo so! Ma dimmi qualcosa! Non rispondermi con un 'ok', dimmi per una fottuta volta quello che ti passa per quel bacato cervello che ti ritrovi! - furiosa, offesa e ferita, ancora una volta.
Inutile, era sempre quello l'effetto che subivo: io rimanevo scottata dalla sua indifferenza e lui rimaneva indifferente a qualcunque cosa io facessi, dicessi, non facessi o non dicessi.
E di cosa me ne ero innamorata?
Ma sicura che me ne fossi innamorata?
Bastava che mi tremassero le gambe ogni qual volta lui fosse nelle vicinanze per essere innamorata? Bastava che mi tremasse la voce ogni qual volta riduceva pericolosamente la distanza tra i nostri corpi? Bastava che mi tremasse perfino il cuore quando le sue mani vagavano libere e indiscrete sul mio corpo? Bastava che provassi riluttanza nel farmi toccare, sfiorare o anche semplicemente baciare da qualcuno che non fosse lui?
Mi risposi di si, bastava.
- Cosa devo dirti? Che mi sei mancata? No Cuneo, non mi sei mancata neanche un po'. Cosa vuoi che ti dica che ti ho pensata? No, non hai neanche sfiorato i miei pensieri. Cosa vuoi che ti dica che questi giorni li ho passati a struggermi per te? Oh no, le ho passate molto meglio, ho scopato tante di quelle londinesi che non ti bastano le dita delle mani per contarle - e, d'improvviso, ritrovai la sua altezza a sovrastarmi, neanche mi resi conto di quando si fosse alzato in piedi.
Stupida ed illusa, cosa mi aspettavo di diverso da un ragazzo come lui? Che avesse passato il suo tempo a rimurginare su quel noi che non sarebbe mai esistito? Che come me avesse scoperto che no, non ero più una semplice scopata? Doppiamente stupida ed illusa.
Eppure lui era davanti a me, lui stava sorridendo dopo avermi gettato addosso la verità nuda e cruda, aveva chiaramente lasciato intendere che non fossi niente in più e niente in meno di una semplice scopata.
Sarei voluta scoppiar a piangere seduta stante, ma lui non meritava tale soddisfazione e, soprattutto, non meritava che io sprecassi altre lacrime per lui, per un lui che non avrebbe mai dovuto incrociare il mio cammino e che come due treni avremmo dovuto continuar a camminare paralleli uno distante dall'altro.
Volevo odiarlo,  odiarlo come non avevo mai odiato nessuno in vita mia, volevo odiarlo tanto quanto lo amavo.
- No - sussurrai, cercando di recuperare un po' d'orgoglio e mandare a fanculo i miei sentimenti - mi aspettavo decisamente ciò che mi hai detto, alla fine dei conti credo che abbiamo avuto gli stessi passa tempo, giusto? - e feci leva su tutto il mio buon senso per sfoderare uno dei sorrisi più sinceri e fastidiosi che potessi mettere in scena.
Forse fu solo una mia impressione, ma per un attimo vidi un lampo di.. fastidio attraversargli gli occhi e, contemporaneamente, serrò la mascella in un'espressione che sembrava tradire gelosia, forse l'avevo punto sul debole?
Sorrisi compiaciuta, almeno per una volta ero stata io a zittirlo anche se con una bugia grande quanto Londra.
- Sai che quel cameriere che tanto ti è antipatico sotto le coperte non è niente male? - continuai entrando abbastanza bene nei panni di una Marta sfacciata e che appariva ai suoi occhi una poco di buono, ma tutto sommato, non m'importava, era ciò che lui aveva -sicuramente- pensato di me sin dalla nostra prima volta.
Eppure distinsi chiaramente i nervi del suo volto che si rilassavano di nuovo in un'espressione indifferente ma, contemporaneamente, non mi persi neanche il -quasi- invisibile movimento che compirono le sue mani quando si chiusero a pugno e, dopotutto, forse non gli ero del tutto indifferente.
- Gli hai già detto che impazzisci per i giochi di lingua? - ghignò alquanto soddisfatto.
Stronzo fino ai limiti dell'immaginabile.
- O quella è solo una mia esclusiva? - continuò divertito.
Avrei voluto iniziar a scalciare come una bambina viziata e mandarlo a farsi fottere, volevo saltargli al collo e strangolarlo, volevo prenderlo a calci, volevo pestarlo in una maniera tale che neanche la madre sarebbe più stata in grado di riconoscerlo ma, ne ero sicura, mi avrebbe bloccata ancor prima che ci avessi provato.
- Non ha bisogno di consigli, è già bravo di suo - continuai imperterrita.
Fu un attimo e -sinceramente- neanche mi resi conto come finirono le sue mani sui miei polsi e in quanti pochi secondi si fortificò la presa su di essi, fino a farmi male, fino a trarli in alto tra i nostri volti, fino a farmi assaporare di nuovo il suo calore sulla mia pelle.
- Mi fai male - urlai cercando di divincolarmi dalla sua presa ma inutile dire che fu inutile. 
I suoi occhi erano diversi, arrabbiati, e mi resi conto di quanto giusta fosse la mia tesi quando mi costrinse ad indietreggiare fino a farmi sbattere -per niente delicatamente- con la schiena contro il muro.
Gemetti di dolore, ma non mi ribellai, avrei sofferto qualsiasi pena pur di avere il suo corpo così vicino al mio, tanto vicino da poterne avvertire il calore, così vicino da poterlo quasi toccare.
 
Patetica.
- Si può sapere che cazzo vuoi da me una volta per tutte? - non urlò, semplicemente mi lasciò i polsi e si voltò, di nuovo.
- Ci vediamo, Cuneo - sussurrò e prese a camminare, via da me, lontano da me.
Sarebbe stata la cosa migliore mettere la parola fine a tutto ciò: a tante lacrime, a tanto amore sprecato, a tanti sorrisi mai compiuti, a tanti gesti mai ricevuti e ad un solo e solitario cuore che sanguinava ininterrottamente.
Ma lo volevo?
Conoscevo la risposta e masochista, stupida, illusa e innamorata, non potei far altro.
- Aspetta - credetti di urlare, e la voce mi uscì leggermente inclinata.
Ovviamente non si ferò e ovviamente ancora una volta stupida e innamorata gli corsi dietro finché non mi frapposi tra lui e la porta.
- Aspetta - ripetei, posandogli una mano sul petto a livello del cuore e solo allora percepii quanto mi fosse davvero mancato.
Per tutta risposta mi guardò ancora con quella maschera di indifferenza, con un qualcosa di indecifrabile, ma se proprio dovevo mandarlo fuori a calci dalla mia vita era meglio essermi prima umiliata completamente.
Non pensai, non riflettei, agii soltato: mi alzai quel tanto che bastava -che poco non era- per arrivare alle sue labbra e senza pensarci una seconda volta, perché altrimenti mi sarei presa a calci da sola, distrussi la distanza tra i nostri volti e appoggiai le mie labbra sulle sue già schiuse forse per la sorpresa e non aspettai nessun invito, lasciai semplicemente che la mia lingua penetrasse tra le sue labbra fino a trovare la sua, fino a riappacificarmi con il mondo, fino a riavere di nuovo il suo sapore tra le labbra.
Mi era mancato, mi era mancato davvero.
Misi da parte l'orgoglio, misi da parte la Marta Cuneo di una volta, misi da parte tutto e mi riappropiai di ciò che era mio, o almeno desideravo -ingenuamente- che potesse essere mio.
Inizialmente sembrò preso alla sprovvista per quel mio gesto, ma rispose all'istante aggrappandosi ai miei fianchi, lasciando che quest'ultimi si modellassero tra le sue mani, che prendessero forma tra le sue dita e fece una leggera pressione, tanto quanto bastava per farmi capire cosa desiderasse e non opposi resistenza: allacciai le mie gambe intorno al suo bacino lasciando che le mie braccia, invece, si legassero al suo collo.
I suoi capelli erano bagnati, il suo corpo era bagnato, ma poco m'importava; l'unica cosa a cui ero capace di percepire erano poche: il suo sapore, il suo calore e la voragine che si stava formando nel basso ventre.
Gli schiocchi dei nostri baci erano la melodia più dolce che potessi desiderare in quel momento, e che mi avesse appena posata su un pavimento che chissà quante persone avevano calpestato me ne importava poco e niente.
Mi sei mancato.
Avrei voluto gridargli, ma la paura di essere derisa m'imprigionò quelle parole in fondo al cuore.
Un gemitò alto e acuto servì a farmi vergognare come una ladra non appena oltrepassò il ferretto del regiseno e prendese a giocare con il mio seno, prima stringendolo a coppa per poi sfregare tra le sua dita un capezzolo.
Sorrise contro le mie labbra soddisfatto dell'effetto che le sue attenzioni avevano su di me.
La maglia del pigiama m'abbandono e..
oh porco cazzo, io ero in pigiama.
Sarei voluta sprofondare e l'unica cosa che riuscì a riempire la voragine che stava formando la mia vergogna fu l'unico e semplice gesto con la quale mi liberò anche dei pantaloni.
Forse non era il momento adatto per fare la schizzinosa ma comunque ero quasi nuda su un pavimento che faceva schifo, ma non riuscivo a preoccuparmene quanto avrei voluto perché volevo riempire quell'oceano di voglia che si era formato dentro di me.
- Sei stata con qualcuno dopo di me? - sussurò roco non appena sorpassò il bordo dei miei slip.
- S-si - risposi, ma avevo il vaco presentimento che presto mi avrebbe gentilmente costretta a dire la verità.
- Non ti credo - sussurrò gettando il reggiseno da qualche parte e sperai profondamente che non finisse in piscina.
- E f-fai male - gemetti quando arrivò al concentrare le sue attenzioni esattamente in basso, dove una voglia di tappargli la bocca, e pregarlo di andare avanti, mi stava mandando a vita migliore.
- Bugiarda - continuò.
Non volevo solo uno stupido orgasmo e se avesse continuato su quella via sicuramente mi avrebbe mandata verso il paradiso, ma non era così che volevo che finisse, volevo lui, non un comune piacere.
Mugugniai sotto di  lui e mi convinsi a prendere le redini in mano -non in quel senso- facendolo fermare e rendendo equa la cosa, rendendolo privo di qualsiasi indumento.
- Quel cameriere del cazzo è davvero migliore di me? - domandò come se fosse la cazzata del secolo.
- No - gemetti quando avvertii il suo corpo completamente schiacciato contro il mio.
- Hai fatto sesso con lui? - dio, ma voleva chiudere quella cazzo di bocca si o no?
- No! - affermai esasperata.
Si allontanò dal mio corpo quella manciata di secondi che serviva per prendere qualcosa dai jeans e non so se mi ritenni fortunata perché se non avessimo concluso un cazzo avrei dato di matto o se ritenermi infastidita perché si portava i preservativi dietro anche quando doveva solo andare a fare una fottuta nuotata.
Fatto resta che, quando ritornò su di me, contro di me, non ebbi più la lucidità di dire niente se non una frase che mi sarei volentieri risparmiata.
-Voglio fare l'amore con te - gemetti quando lo sentii pronto contro di me.
Sarei voluta scomparire dalla faccia della terra, oh, assolutamente!
Ero ben consapevole della distinzione che i ragazzi facevano tra sesso e amore ed ebbi la strana sensazione che Mattia, invece, racchiudeva entrambe le parole in una piccola parola: trombare e, infatti,  non rispose, non sorrise, entrò solamente in me uccidendo qualsiasi neurone attivo.
La terra non girava più attorno al sole in quel momento, girava attorno a noi.
Non esisteva gravità a tenermi con i piedi per terra, c'era solo lui che mi rendeva impossibile qualsiasi via d'uscita.
Ma no, non sarei mai scappata.
Perché si, per me quello era fare l'amore.
Perché si, per lui quello era solo del semplice sesso.
Eppure, non m'importava, forse in quel momento si stava solo sfogando, forse mi stava solo usando come giocattolino mentre aspettava che mi rompessi per usare altro, forse.. nessun forse, per lui non ero altro che un corpo da avere.
Eppure lo amavo, lo amavo da aver paura, paura perché ogni suo gesto mi feriva, ogni suo sguardo mancato mi faceva sentire la persona meno importante sulla faccia della terra, la sua indifferenza valeva più di mille parole eppure, ogni qual volta era dentro di me, dimenticavo tutto il male che era capace di infliggermi.
- Mattia - sospirai quando una lacrime fuggì al mio controllo.
Ti amo.
Avrei voluto gridargli.
Lasciami andare.
Avrei voluto avere il coraggio di dire.
Esci dalla mia vita.
Era la frase migliore.
Stringimi e te e non lasciarmi più.
Parve recepire la prima parte dell'ultima frase, ma probabilmente solo perché dopo un arco di tempo che doveva essere durato svariati minuti -anche se sembrava fossero passati solo pochi secondi- entrambi venimmo.
Non so se si accorse della lacrima che avevo asciugato velocemente, non so se fece finta di non vederla, ma di una cosa ero sicura: dovevo smetterla di farmi del male, perché ogni lacrima era una parte di me buttata via, ma buttata via per chi, per cosa? Per uno stupido ragazzino che si divertiva a scoparmi e buttarmi via, proprio come stava facendo.
Lo vidi alzarsi e uscire da me troppo presto, lasciandomi vuota e dotata di una voragine al centro del petto che non si sarebbe riempita tanto facilmente.
Si rivestì indur secondi, cosa ovvia in quanto indossava solo un costume da bagno e, quando ebbe raccolto tutti i vestiti che erano accumulati in un angolo se ne andò e mi lasciò così: senza uno sguardo, senza una carezza, senza una parola.
Mi lasciò proprio così, ancora nuda dopo aver consumato, come se fossi una puttana e mi dissi che, molto probabilmente, mi considerava proprio tale.
Scopata e buttata via.
Lasciai che le mie lacrime, ora che erano prive di qualsiasi sguardo indiscreto, scivolassero sulla pelle ancora calda del mio viso e sulle labbra ancora gonfie dei suoi baci.
Potevo essere più patetica? Probabilmente no.
Strabiliante quanto diventasse patetica una ragazza innamorata e proprio io che ero abituata a non piangere mai, mi ritrovavo a piangere per le questioni più stupide, per uno stupido.
Se solo avessi avuto il coraggio di chiuderlo fuori dalla mia vita una volta per tutte forse, prima o poi, sarei riuscita a dimenticarlo e trovare qualcuno capace di prendersi davvero capace del mio cuore, qualcuno capace di leccare le mie ferite, qualcuno capace di prendersi cura di me, qualcuno capace di amare anche ciò che ero e non solo il mio corpo.
Magari lui avesse avuto il coraggio di dirmi che per lui avevo solo il valore di una semplice scopata, magari sarei stata capace di odiarlo una volta per tutte.
Mi alzai, raccogliendo i resti di ciò che restava di me, della mia persona, dei miei sentimenti.
L'amplesso l'avevamo consumato e ora, come sempre, lui sarebbe tornato ad evitarmi e io, una volta per tutte, l'avrei dovuto buttare fuori dalla mia vita perché non poteva entrare e uscire dalla mia vita, due erano le cose: o dentro o fuori e lui era chiaramente intenzionato a stare fuori quindi, una volta per tutte, fuori.
Fuori dalla mia vita, dal mio cuore, dalla mia vista.
Evitarlo non sarebbe stato difficile, perché se voleva che fossi il suo giocattolo personale allora l'avremmo definita così: mi ero rotta, il suo giocattolino si era rotto ed era ora che se ne trovasse uno nuovo.
Chi aveva inventato l'amore doveva essere un gran coglione che non aveva un cazzo da fare.
Per quanto impossibile sarebbe stato, sarei stata io a prendere a calci in culo l'amore e non il contrario come aveva sempre fatto; non mi sarei più fatta mettere i piedi in testa da nessuno, prima di tutto dovevo salvaguardare me stessa e poi avrei pensato al resto del mondo circostante.
Avrei potuto farcela, sarei potuta cambiare.
L'avrei dimenticato.
 
 
 
 



* * *
SPAZIO AUTRICE
Wow, sono passati 20 giorni dall'ultimo aggiornamento!
Devo dire che avevo in mente questo capitolo sin dall'inizio, volevo scriverlo in modo perfetto eppure.. fa schifo!
Non mi piace per niente, volevo scriverlo in modo più coinvolgente eppure è venuto fuori ciò.
Credo che in qualcosa sono riuscita: far apparire Mattia proprio come volevo.
Ok, mi dispiace per chi aveva sperato in un Mattia tutto fiori e cioccolattini, ma ho sempre detto che vi farò penare fino alla fine, non odiatemi ma è così! ahahaha
Però possiamo vedere un po' di gelosia, mh.. no?!
O come meglio l'ho difinita io è affetto dalla mania di averla come proprietà privata!
Comunque, passando oltre, mettiamola così: nei prossimi capitoli vedremo una Marta diversa, più sicura di sé, pronta a nascondere i propri sentimenti anche a se stessa e... eheh, le cose cambieranno ma ancora non è arrivato il momento di dire altro!
L'altro capitolo Mattia non compariva per niente e invece eccolo qui, perennemente presente!
FORSE nel prossimo capitolo ci sarà un POV secondo Mattia bello lungo... e ci sarà anche qualche inconveniente per lui.
Ah si, molto probabilmente nei prossimi capitoli -non so quanti precisamente- Marta e Mattia saranno abbastanza lontani e quindi, probabilmente, ci saranno più POV secondo Mattia e impareremo a conoscere i suoi hobby (io ho una vaga sensazione di quali siano).
Ora che posso dire più?
Riguardo questo capitolo -pietoso- mi sembra di aver già detto tutto.. Mattia perde punti.
MH, KEEL CALM 'CAUSE 'IL TRIANGOLO' IS COMING!
Ora voi mi lasciate una recensione e io vi lascio uno spoiler, ci state?!
 
 


 
Spoiler capitolo 18:

- Alice? Che succede? -
- M-mattia... ha avuto un incidente -

Tutti insieme: ooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooh. 
Alice? Chi è? L'entrata in scena di un nuovo personaggio ;)
 



 
Alla prossima.

   
 
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