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Autore: rondinella    10/04/2012    2 recensioni
Fiordiluna non aveva mai visto, in tutta la sua vita, altro essere vivente simile a lei.
La figura ammantata di nero se ne stava immobile, fissandola con due occhi bui come il cielo notturno, studiandola, analizzandola con quieta soddisfazione.
Ignorando quella sensazione che aveva in petto, quell'emozione mai provata, cercò di rialzarsi, svelta e leggera. Ma non fece nemmeno in tempo a rimettersi in piedi che uno schiaffo, duro e preciso, la colpì con un suono raccapricciante sul viso delicato, rimandandola subito a terra.
L'oscura figura allora sorrise, col braccio ancora levato e gli occhi brillanti di crudele euforia; dalla sua bocca uscì un suono tagliente, basso, che sì trasformò ben presto in una fragorosa risata, glaciale, senza vita.
E per la prima volta in tutta la sua esistenza, Fiordiluna ebbe paura.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                         "Le stelle stanno in cielo; i sogni non lo so. So solo che sono pochi quelli che si avverano"
 
Non era un deserto, non era una landa, né una ghiaccia senza confini: era semplicemente l'infinito. Da sotto l'avrebbero chiamato Cielo, da sopra nessuno l'avrebbe mai chiamato.
Passi leggeri scivolavano sul luogo che sotto avrebbero chiamato Cielo.
Piedi scalzi, pallidi, freddi, circondati solo da fini veli che danzavano tra due gambe simili marmoree colonne; questi piedi e queste gambe sorreggevano un busto esile, delicato, aggraziato, avvolto anche quello in veli luccicanti. Quei veli trapuntati di Luce lasciavano scoperte due bianche braccia e un collo affusolato, da cigno, cilindrico, perfetto. E quel collo sorreggeva un volto ovale, di eterea bellezza e di antica virtù.
Dunque era una figura che avanzava nel Cielo, ed io vi dico che era una figura fatta di polvere di stelle. E come tutte le polveri, destinate a disperdersi, nel vento, una volta che qualcuno le avesse soffiate via.
La figura velata teneva tra le braccia sottili un involucro di stoffa argentea, da cui non trapelava nulla se non un basso mormorio.
La figura avanzò fino al confine del Cielo; il Cielo di Confini non ne aveva, ma vi erano punti in cui sembrava potesse terminare. Uno di questi punti, ove la figura velata si fermò, era delineato da ciò che poteva sembrare acqua, ma che in realtà non lo era, e nessuna parola della mia mente umana potrebbe dargli una definizione adeguata. Dunque, per comodità, per inesattezza, chiamiamola acqua. Argentata, perché era acqua del Cielo. La figura mise uno dei pallidi piedi nell'acqua, poi immerse l'altro, e poi, pian piano, immerse se stessa, fino a che non scomparì sotto quel velo argenteo che sprofondava nel Cielo.
 
Non esistono i giorni nel Periodo del Cielo, ma noi, sempre per comodità, sempre per inesattezza, chiamiamoli giorni.
Chiamandoli giorni accadde, che vicino la Luna, cinque giorni fa, si udivano le grida lamentose di una donna. Io la chiamo donna, ma in realtà era una stella e le sue sembianze parevano quelle di una donna, anche se in realtà non lo erano, perché non si era mai vista donna così luminosa.
Succedeva che questa donna, fatta di polvere di stelle, stesse per dare alla Luce un bambino, come noi lo chiamiamo, invece di appellarlo Figlio-di-Stella; e questo bambino nacque dopo ore di sofferenze, perché anche le stelle, se lasciate sole, soffrono. Nacque una Figlia-di-Stella. Le altre donne-stella che l'avevano fatta nascere scossero il capo, affrante. La Madre, invece, guardò la creatura con occhi pieni di lacrime, con amore e con dignità. Era orgogliosa di lei, della sua creatura perfetta, del suo essere unica; diede il frutto del suo amore a una delle donne, le quali lo lavarono e profumarono, e lo misero tra morbide stoffe. La Madre lo guardò, poi, esausta, si lasciò sprofondare tra i cuscini.
Si risvegliò solo quattro giorni dopo, si alzò, si vestì, prese la Figlia che non piangeva e uscì nell'alba, con le creatura che si muoveva fra le sue braccia.
Al Re non serviva una Figlia, ma un Figlio. La creatura che aveva dato alla Luce dunque, non era necessaria, e il suo Re l'avrebbe eliminata senza problemi. Perché quella Figlia femmina era anche la Verità: nessun Re aveva mai avuto figlie femmine.
 
Nel Periodo del Cielo suonarono i corni; la Regina aveva dato alla Luce un Figlio. I Cavalieri, i menestrelli e la gente tutta festeggiò e furono giorni di giubilio, di sconsideratezze e di piaceri.
Poi accadde, che passati quattro giorni, la Regina non tornò, e il Cielo si fece scuro.
 
Sulla Terra, c'era un bambino, dai capelli scuri e gli occhi grigi. Era notte fonda, ma lui non dormiva, perché il buio gli faceva paura e in quell'oscurità l'avevano lasciato solo. Guardava la luna, e quella notte le sembrava ancora più luminosa. Sempre più luminosa. Si strofinò gli occhi e riprese a guardarla, finché non gli parve che essa scoppiasse.
 
La figura ricoperta di veli avanzò tra antiche radici. Era tutto d'argento, un colore così mite e luminoso, le fronde di alberi millenari le accarezzavano l'esile corpo e i petali dei fiori le si poggiavano sui capelli.
Arrivò in una piccola radura, e tra tutto quell'argento splendeva un candido bagliore. Un anziano bianco, antico come il paesaggio in cui si trovavano, l'attendeva con le mani unite in grembo, fissandola con saggi occhi limpidi.
La figura si avvicinò, fino a trovarsi di fronte al sapiente. Chinò il capo in segno di rispetto.
<< Fatemela vedere >> ordinò l'anziano. L'involucro di stoffe che la figura aveva in mano passò nelle le fragili membra.
<< Non abbiate timore >> le disse il sapiente, e scostò i lembi delle stoffe per rivelare un viso candido e roseo, contornato da capelli d'oro pallido. << E' molto bella. Me ne prenderò cura io. Andate in pace, mia grande Signora, vostra Figlia sarà di sangue immortale >> concluse, e alzò gli occhi per osservare la donna che aveva di fronte. La Regina, così bella ma così tormentata, con gli occhi arrossati e il viso pallido solcato da lacrime. I suoi soffici capelli giacevano scomposti sulle spalle curve e la sua intera persona tremava di sofferenza. L'anziano, allora, le prese una mano e la baciò, e poi la lasciò ricadere.
La Regina si avvicinò al viso della sua bambina, lo carezzò, lo baciò. La sua voce era un sussurro. << Ricordami, credimi, perdonami, e alla fine tutto sarà meraviglia. Amore, conserva il mio amore. Cresci forte, anche alla luce del sole. Io ti amo, non dimenticarlo, mia Fiordiluna >>.
All'improvviso si alzò un vento gelido.
 
In quello stesso istante, la Regina, così austera e bella, si disintegrò in miriadi di granelli di polvere; nel periodo del Cielo, in quello stesso istante, un'infinità di fulmini si riversarono dalle nubi; sulla Terra, in quello stesso istante, il bambino fissò la Luna ma vide una stella cadere.

Nota dell'autrice:
Salve a tutti!
Sono nuova e non di certo una scrittrice, ma avendone la possibilità ho deciso di postare questa storia sperando che qualcuno mi dia consigli per migliorare stili, contenuti etc... quindi, se necessario, inviatemi senza problemi anche recensioni neutre o critiche, mi servono! Saper scrivere è sempre una buona cosa... La frase è di Vasco Rossi. Non sono una fan di questo cantante, ma calza a pennello con ciò che è la mia storia. Quindi credo di doverlo ringraziare:)
Grazie mille in anticipo!
 
p.s. Avrete notato l'unico nome proprio che ho inserito in questo prologo. Fiordiluna. Chi vi ricorda? Ebbene, oltre al fatto che come nome mi piace molto, il mio vuole essere un omaggio anche a 'La storia infinita' , quel bellissimo film che tutti, secondo me, dovrebbero vedere da bambini. Non credete?
  
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