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Autore: Padmini    11/04/2012    2 recensioni
Sherlock è tormentato da uno strano incubo ricorrente. Non sa ancora che quel sogno presto avrà una parte importante nella sua vita e lo aiuterà a capire molte cose di se stesso. Perchè non riesce a fidarsi delle donne? Quali dolorosi ricordi sono racchiusi nella sua anima?
Non mi ricordo da quando ce l’ho. Forse da sempre. Ciclicamente è tornato per tormentarmi. Quindi, ciclicamente, sono ricaduto nel mi vecchio vizio. Non è sempre stato così. Mi ricordo che quando ero bambino c’era mia madre. Lei veniva in camera mia e mi consolava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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L’acqua gelida scorre sulla mia pelle. Fa male ma per lo meno mi distrae dai pensieri. Perché mi sono tornate in mente certe cose? Ha senso che me le ricordi?
Mi asciugo e mi vesto velocemente. Mentre finisco di infilarmi la giacca, sento che John è appena tornato.
“Sherlock?” mi chiama. Esco dalla camera e gli vado incontro.
“Sono qui” dico. Mi guarda preoccupato.
“Qualche novità?”
“Hanno arrestato un certo Stephen Brown. Un avvocato divorzista. È stato lui ad ucciderlo. Legittima difesa”
“Capisco”
No, penso, non capisci. Nessuno può capirmi. Perché dovrei raccontarti ciò che mi sta tormentando l’anima? Vorrei piangere ma non voglio sembrare debole davanti ai suoi occhi. Devo ritrovare un po’ di contegno, dannazione! Mi avvio verso la porta, dove è appeso il mio cappotto.
“Esci?” mi domanda. Domanda ovvia. Risposta ovvia.
“Vado da Brown” dico. Spero che voglia venire con me. Non glielo chiederò ma spero che sia lui a seguirmi.
“Posso venire anch’io?”
“Certo” Cerco di nascondere la felicità. Mi fa piacere avere lui affianco. Mi fa sentire sicuro.
 
Nonostante l’inchiesta aperta a suo carico, l’avvocato può continuare ad esercitare. Troppi appuntamenti in queste settimane per prendersi una pausa. Tra un cliente e l’altro riusciamo ad infilarci nel suo ufficio.
Non avevo mai visto questo signor Brown. Ha l’aspetto di un uomo estremamente debole.
“Sono Sherlock Holmes” gli dico.
“Condoglianze” mi dice allungandomi la mano. Lo ignoro.
“Sono venuto qui per farle qualche domanda sulla morte di Siger Holmes”. Ho evitato accuratamente di dire ‘di mio padre’. Voglio sembrare più professionale possibile.
“Ho già detto tutto alla polizia” mi dice lui ritirando la mano, dopo averla tenuta sospesa qualche istante. Si siede alla sua scrivania e riprende a scrivere “Scusate ma ho molto da fare”
“Noi non siamo della polizia” sottolineo con voce dura. Mi scoccia il modo in cui mi ha ignorato.
“Immagino che lei voglia sapere qualcosa di più sulla morte di suo padre, giusto?”
“Esatto”
“In effetti alla polizia è interessato solo che la mia è stata legittima difesa. All’ispettore Lestrade non è importato del perché. In realtà si vedeva che moriva dalla voglia di chiedermelo. Anche lei, suppongo”
“Sa dirmi qualcosa in merito?”
“Non potrò dirle quello che vuole sentirsi dire”
“Non sapevo che fosse in grado di leggere nel pensiero. Non ho aspettative riguardo quello che potrebbe dirmi. Mi interessa solo la verità. Conoscevo mio padre e …”
“… Non può credere che potesse essere un assassino? Mi dispiace contraddirla ma purtroppo è così. Mi ha invitato in quel capannone per parlare e invece ha tentato di uccidermi. L’ho già raccontato alla polizia. Non vedo come dirlo di nuovo anche a lei …”
Lo guardo male. Ha terminato la frase per me con una supponenza che neanche io ho mai dimostrato. Brutto stronzo. Sento la mia antipatia per lui crescere minuto dopo minuto.
“Conoscevo mio padre e penso che potrebbe essere un assassino”
Sia Brown che John si bloccano. Mi guardano a bocca aperta.
“Cosa …” inizia John disorientato “Sherlock, spero che tu stia scherzando!”
“Non scherzo” rispondo io serio “Voglio sapere perché. Cosa c’entra lei con la mia famiglia? Non cerchi di negarlo. So che si vedeva con mia madre. Lei mi ha detto che eravate vecchi amici ma io penso che ci sia dell’altro”
“Se sua madre non le ha detto altro, non vedo come potrei esserle d’aiuto io. Rispetto Violet e non dirò nulla che lei per prima non ha voluto rivelare”
“Temo che dovrò insistere” dico a denti stretti. Non è possibile che tutte le porte mi vengano chiuse così. Non lo accetto.
“Invece dovrò io pregarvi di andarvene” risponde lui leggermente arrabbiato “Ho avuto una settimana piuttosto impegnativa e sono ancora piuttosto scosso. Se Violet non ha ritenuto opportuno confidarsi con lei non vedo perché dovrei farlo io!”
“Cosa voleva mia madre da lei? Mi ha detto che non stavano divorziando, eppure è venuta proprio da lei, un avvocato divorzista. Ho assoluto bisogno di sapere perché mio padre voleva ucciderla! Come le ho detto lo conoscevo. Era un uomo molto prepotente e vendicativo ma non agiva mai senza uno scopo preciso. La domanda è: perché voleva ucciderla?”
Mi guarda con rabbia. Sa che la mia è una domanda più che ragionevole e non sa come comportarsi. È teso. Sta cercando il modo di rispondere omettendo la verità e contemporaneamente cercando di non mentire. Dovrò cavarmela con le poche informazioni che sarà disposto a darmi.
“Evidentemente non conosceva abbastanza bene suo padre” mi dice “Io e Violet avevamo ricominciato a frequentarci. Come amici, s’intende! Non ci vedevamo dai tempi dell’università e così …”
Si interrompe, indeciso su come continuare. Vedo che apre un cassetto. Alzando un poco la testa riesco a scorgere la foto di mia madre. Lui sospira guardandola. Poi guarda me. Starà cercando qualche somiglianza?
“Suo padre si è ingelosito. Evidentemente tra loro le cose stavano cominciando ad andare male ed ha interpretato il nostro legame di amicizia come qualcosa di più. Mi ha insultato pesantemente prima di tentare di uccidermi”
Lo guardo storto. Non so perché ma sento che mi sta nascondendo qualcosa. Lui risponde al mio sguardo tranquillamente. Eppure la sua mano sulla scrivania non smette di muoversi, come se il suo proprietario non vedesse l’ora di restare solo. È evidente che non riuscirò a tirargli fuori altro. Provo a pensare a cosa avrebbe fatto Cal in questa situazione. Se ha qualcosa da nascondere si sentirà sollevato vedendomi rinunciare. Proviamo.
“Mi scusi” dico cercando di suonare il più sincero possibile “È evidente che non sa nulla. Mi dispiace per averla disturbata”
“Non si preoccupi, la capisco” mi risponde. Ora la sua mano è ferma. Le spalle, prima in evidente stato di tensione, si rilassano. Io ho mentito bene così lui ora sa che non dovrà più farlo con me.
 
Mentre usciamo la mia mente lavora incessantemente. Stephen Brown sa qualcosa che sta cercando di tenermi nascosto. Il mio stato d’animo deve aver colpito John perché continua a guardarmi. Avrà intuito qualcosa?
“Sherlock, mi pareva che il caso fosse chiuso. Come mai vuoi continuare a indagare?”
“Ha mentito” dico mentre mille pensieri continuano a girare vorticosamente nella mia testa “Non so come né perché ma so che ha mentito. Sta nascondendo qualcosa. Ora rimane solo da scoprire la verità”
“Hai detto tu stesso che tuo padre agiva sempre con una buona motivazione. Non penso che avrebbe rischiato la vita per semplice gelosia, no?”
“Non lo conoscevi, John”
“Dimmelo tu, allora? Cosa pensi che stesse nascondendo l’avvocato? In fondo lui è la vittima di tutta questa storia. Ti ricordo che ha rischiato di morire!”
“LO SO!” urlo. Calmo. Devo stare calmo. John non c’entra niente. Perché me la prendo con lui? “Scusa”
“Fa nulla” ormai mi conosce. Porta pazienza.
“Io so solo che mi padre è morto tentando di uccidere un uomo. Voglio sapere perché, John. Non mi sembra di chiedere tanto”
“Evidentemente è così. Rassegnati Sherlock, sei in un vicolo cieco. Anche se Brown nascondesse qualcosa, riusciresti tu a scoprirlo?”
“Certo!”
“Senti, ti comporteresti allo stesso modo se non fosse stato tuo padre?”
Mi fermo. Ha ragione! Me la sto prendendo davvero troppo a cuore? Lo guardo. Non so cosa rispondergli. Ho sempre cercato la verità in ogni caso e non mi sono mai accontentato di risposte facili. Provo ad immaginare che l’uomo che ho visto morto nel capannone non sia mio padre. Probabilmente avrei trovato noiosa la cosa e l’avrei lasciata completamente nelle mani incompetenti di Scotland Yard. Allora perché la deposizione di Brown non mi convince? Perché sento che c’è dell’altro? Perché voglio scoprirlo?
Semplice.
È una domanda che mi porto dentro fin da quando ne ho memoria.
Perché mio padre mi picchiava? Perche non mi ha mai amato? Sto investigando su Stephen Brown ma in realtà sento che potrà aiutarmi a scoprire qualcosa di più su me stesso.
Cosa sa lui su mia madre? Qual’era o è il loro rapporto? Perché sento che entrambi mi stanno nascondendo qualcosa di estremamente importante?

   
 
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