Cass P.O.V.
Le
vacanze le passammo così, fra live davanti al camino e con i fan che sbucavano
come i funghi per gustarsi quel concerto gratis e insolito. Un tizio prestò
anche la sua chitarra a Brian e finimmo a suonare tutti e due e non solo canzoni
dei nostri gruppi, ma un po’ di tutto. Spesso facevamo scegliere ai ragazzi che
ci si riunivano attorno. Era una bella cosa, nuova sia per loro che per noi e
spesso ci fermavamo a parlare con loro, soprattutto io. Era come un Meet &
Greet di una settimana, ma più divertente perché dopo poco si abituavano e non
svenivano né urlavano più (soprattutto le ragazze alla vista di MIO marito).
Parlavamo
un po’ di tutto, facevano un sacco di video e foto. Era bello dimostrargli che
non siamo una copertina di Kerrang! con le gambe, ma delle persone normali.
Grazie a loro, tutto il mondo seppe che quella della mia gravidanza non era
solo una voce, ma la verità.
“E’
maschio o femmina?” chiese una ragazza con i capelli carota, Francesca.
Scrollai le spalle “E’ ancora presto e poi abbiamo deciso che non lo vogliamo
sapere” “Hai deciso, precisiamo. Io spero ancora nella pupa da coccolare”
commentò Synyster che fino al secondo prima stava parlando con alcuni ragazzi.
Alzai
gli occhi al cielo e sorrisi “O pupa o minimé, deciditi” “Mmmm… tutt’e due”
“Prega in aramaico, appeso a testa in giù dalla Tour Eiffeil e con un Boa
Constictor al collo e poi parliamo di un eventuale secondo genito” fece una
faccia simil cucciolosa, con tanto di labbro inferiore che arrivava al pavimento.
“E daaaai” “Vediamo come va con questo…” sorrise e tornò a parlare con i
ragazzi.
Fu
bello, ma tornare in America, con Brian che aveva messo su quattro chili in una
settimana, fu una benedizione.
Per
prima cosa, dopo esserci fermati a casa, ci mettemmo a consegnare i regali a
tutti (in ritardo).
La
parte più divertente fu fermarsi a casa Sanders: ormai mancava poco alla
nascita dei gemelli ed erano tutti in agitazione, soprattutto Matt. La più
tranquilla (e scocciata) era Valary: aveva sempre addosso Matt, Michelle e la
loro madre. Sembrava non vedesse l’ora di tirarli fuori, non sapendo che, una
volta partorito, si sarebbero accaniti ancora di più, ma sui poveri pargoli.
Io
qualcosa di bambini la sapevo, quando era nata mia sorella ero abbastanza grande
e una cosa che ricordo bene era l’assurda affluenza di persone. Non si
respirava nemmeno un attimo, tutti a casa a fare gli auguri, la casa invasa da
regali di tutti i tipi.
I
ragazzi, infatti, sarebbero partiti per gli ultimi concerti solo a febbraio, in
modo da dare a Matt la possibilità di fare almeno un po’ il papà. Val,
comunque, avrebbe dovuto partorire verso metà gennaio, ma essendo l’ultimo
periodo non si poteva mai sapere. Notai, infatti, il borsone messo
nell’ingresso per un’eventuale cosa a sorpresa.
“Chiamami
ok?” disse Brian mentre mi baciava per l’ennesima volta. Non aveva mai fatto
tutte queste smancerie prima di partire per un tour “Bri, in tour ti ho sempre
chiamato minimo una volta al giorno” “Quindi adesso almeno tre: ricordati che
vali per due e qualcosa di più” sorrisi “Se continui a sparare ste zuccherate,
ti mollo” “Ok, però tu chiamami e mandami le ecografie per posta o per
messaggio. Voglio vedere come cresce il fagiolo” “Come lo hai chiamato?” chiesi
sconcertata alzando un sopracciglio
“Fagiolo! Visto che per ora non sappiamo come chiamarlo e ancora non è
un bimbo, lo chiamiamo fagiolo, no?” disse tutto esaltato.
“Bro
se non la smetti, lo farai nascere col diabete!” disse Blake mentre mi passava
affianco e caricava le mie valigie sul tourbus “Ma stà zitto Haner!” gli urlò
Haner.
“Adesso
vai da Matt, sembra aver bisogno di un supporto morale” “Aaaahhh!! Non è mai
stato così brutto non partire per un tour. Adesso che faccio a casa da solo?”
“Devo capire che fino a poco tempo fa non te ne fregava un cazzo di me, eh?”
dissi ridendo.
Mi
fece una smorfia e mi prese sotto il mento, prima di darmi un altro bacio molto
più appassionato. Intrecciò la lingua con la mia e sembrava non volersi
separare. Lo lasciai fare e dopo non so quanto si separò.
“Ok,
vado. Altrimenti non parti più” “Muoviti. Come farà Matt senza il fedele
compagno Synyster Gates?” “Cazzi suoi, vengo con te” gli tirai un calcio sul
sedere e sobbalzò “Ehi stai calma! Non puoi agitarti nelle tue condizioni”
disse massaggiandosi la parte lesa.
“Sono
incinta, non malata e adesso fila!” fece una faccia da cane bastonato e sembrò
avviarsi. Poi si voltò e mi rubò un ultimo bacio, prima di andare via correndo
e sghignazzando come una iena della Disney. Sorrisi guardandolo, mentre correva
via e andai dentro, pronta per partire alla volta della seconda parte del tour,
da vivere con molta più attenzione della prima.
Brian P.O.V.
Andate. Tutte e due. Mi avevano mollato entrambe. Che poi (per
adesso) erano indivisibili questa è un’altra storia, ma adesso loro erano
partite e mi avevano mollato a casa da solo. Certo che è davvero una merda
aspettare che la propria metà torni dal tour.
Da
quando ero così mammone? Quando eravamo partiti per l’altra parte del tour non
avevo mica fatto tutte queste storie…. Il fatto di accingermi a diventare padre
non mi faceva molto bene.
Oddio,
padre… ancora non lo credevo possibile e mancavano ancora sei mesi prima che il
fagiolo venisse fuori.
Ancora
o solo?
Solo
sei mesi e la mia vita sarebbe cambiata (ancora una volta) del tutto. Oh
Cristo. Vabbè adesso mi aspettava un mese di fancazzismo e poi tre mesi di tour
che di certo mi avrebbero tenuto occupato (per non dire che mia avrebbero
ucciso). Beh, questo sarebbe stato un anno da ricordare fra svenimenti vari e
nascite.
Cazzo,
stavamo invecchiando. Cominciavamo a mettere su famiglia! E a me sembrava il
giorno prima quando mi chiamò Jimmy per dirmi “Brutta testa di cazzo! Ho un
progetto davvero interessante per le mani che potrebbe interessarti. Quando
torni fra i comuni mortali non laureati ad Huntington?”
Il
progetto migliore che potesse capitarmi, in assoluto, sotto un nome assurdo
trovato da un mancino con gli occhi verdazzurro, con a capo un energumeno
tatuato e con le fossette, con la strabiliante mente di un batterista
quattrocchi che aveva messo le dita nella presa della corrente e con un
bassista iniziale che era un cornuto, ma che poi è stato sostituito da un nano
dotato di cresta che subiva tutti i nostri scherzi tremendi.
Qualcun
altro li avrebbe mandati a fanculo, ma conoscevo Jimmy e se era lui a dire che
era interessante, doveva esserlo sul serio.
Non
mi pentirò mai di aver preso quel treno solo per sapere cosa aveva in mente,
dire si e tornarmene ad Hollywood, fra Zacky che mi bestemmiava dietro e Matt
che mi aveva accolto con un sorriso.
Quei
quattro coglioni tatuati sono diventati la mia famiglia nel preciso istante in
cui ho detto si a Jimmy e no a passare una vita a fare il chitarrista da
studio.
Andiamo,
mi ci vedete a fare il chitarrista da studio? Ma sai che merda? Solo, in uno
studio. Forse non mi sarei nemmeno tatuato come ho fatto e non mi sarei manco
truccato. Che ti trucchi a fare o ti spari i capelli se nessuno ti vede? Tu
stai là, componi sotto commissione, e non ti rompe le palle nessuno, ma te le
frantumi da solo.
Naaah,
quella vita non faceva per me. Nemmeno mio padre ci era resistito a fare solo
quello, figurarsi io.
La
prospettiva di girarsi l’America su un furgoncino parecchio fatiscente, insieme
ad un’altra decina di persone (perché non contenti ci portavamo dietro pure i
seguaci, eh) rubando da mangiare e suonando in posti orrendi su palchi
minuscoli, con la gente che ti si buttava addosso e Matt che minacciava di
buttarti giù da un secondo all’altro era decisamente meglio. Molto più
emozionante che stare a casa.
Altro
che tourbus, avevamo patito la fame durante il primo tour e non guadagnavamo un
cazzo.
Poi
finalmente le cose cominciarono ad andare meglio e ingranammo la via del
successo.
Su
questa via, in una delle tante fermate ad Huntington, ci avevo trovato una nana
italiana, mancina, con gli occhiali e le lentiggini che avevo provato ad
affogare e che per tutta risposta mi aveva a stento mandato a fanculo. Non
sapeva chi eravamo (all’epoca, 2003, come darle torto), e in pochi si sarebbero
fidati di gente combinata come noi, ma lei si. Tanto da arrivare a essere
considerata alla stregua di quella massa di junior rompipalle.
E
poi boh, me ne ero innamorato e non me ne capacitavo nemmeno io. Avevo una
ragazza che era una sventola (anche se troia) e preferivo quella nana skater
alquanto maschiaccio che poi era diventata una bellissima ragazza, ma che
dentro era sempre la scapestrata a cui avevo insegnato a suonare decentemente.
All’epoca
mi piaceva il fatto che non provasse a sembrare più grande, come invece
facevano tutte le altre e si truccava perchè le piaceva farlo e non per
dimostrare qualcosa a qualcuno.
Forse
perché già sembrava più grande dei suoi sedici anni (almeno fisicamente) e
provare ad invecchiarsi sarebbe stato come volerne dimostrare trenta (un po’
come me: ero “invecchiato” attorno ai 18 anni e poi ero rimasto uguale per i 10
anni successivi).
Spesso
sembrava una drogata, ma diceva che si divertiva a passare per emarginata dalla
società. Camminava sempre a testa alta e a passo sicuro, guardando davanti, non
si voltava mai. Forse aveva paura, ma faceva in modo da non farlo pesare
addosso agli altri e anzi, aiutava gli altri a non averne e ad affrontarla
insieme a lei, anche nelle situazioni più orribili che erano capitate.
La
stessa ragazza che aveva avuto più palle di tutti e che era riuscita a farmi
riprendere dallo stato comatoso in cui ero finito dopo la morte di Jimmy e che
poi, mi ha raccontato in seguito, era scoppiata a piangere come una disperata
appena entrata nella macchina di Matt.
A
quel punto avevo capito non solo di essere innamorato di lei, ma di dipendere
da quella pazzoide tutto pepe che si era fatta tutto l’Oceano Atlantico per
delle persone che aveva conosciuto tre anni prima.
Perché
Cass lo ha detto più volte negli anni: “Sono tornata per via di Jimmy, ma non
per lui. Non so resuscitare i morti, a lui di certo non sarei stata di aiuto.
L’ho fatto per tutti voi, sperando che in qualche modo, vedendo tornare il
gioccattolino di tanti anni fa, vi scappasse un sorriso”.
A
me più che un sorriso era scappata una crisi di nervi con tanto di sfogo
davvero imbarazzante, ma nessuno poteva dire niente sul mio stato.
Non
ricordo molto del periodo fra la notizia della morte di Jimmy e l’arrivo di
Cass, è tutto parecchio confuso. Ricordo che ogni giorno Matt mi si sedeva
davanti, affiancato da Johnny e Zacky e parlavano, parlavano, parlavano e io
non ascoltavo mai nemmeno una parola. Potevano parlare di Jimmy come della
spesa, io non sentivo niente.
Ricordo
Michelle che mi trascinava da una stanza all’altra e i tremendi incubi notturni
in cui vedevo strane figure che prendevano Jimmy e i ragazzi che mi
rinfacciavano di non averlo salvato. Logicamente io non c’entravo niente con la
sua morte, ma la mia mente faceva questi orrendi scherzi.
Poi
mi ritrovai la faccia di Cass a un palmo dalla mia chi diceva qualcosa, ma non
sentivo nemmeno quello.
Dopo
avermi trascinato in giro per il mio ex salotto, mi aveva afferrato per la
maglietta e aveva ringhiato in faccia “Cristo Bri, pensi davvero che Jimmy
avrebbe voluto vederti così?”
Nessuno
aveva avuto il coraggio di dirlo, forse per la paura di farmi sprofondare
ancora di più o non so.
So
solo che se avesse detto un’altra frase o non mi avesse ringhiato a muso duro
addosso in quel modo, adesso non sarei qui, ma in un centro psichiatrico con
una camicia di forza o addirittura sotto terra.
Fermai
la macchina davanti alla casa di Matt.
Era
sempre stato quello in punto di partenza di tutti i nostri tour. Si trasferiva?
Cambiavamo casa davanti alla quale fermarci, ma era sempre e comunque la casa
di Matt. Spesso quel ragazzone tutto muscoli era l’unico a conservare un minimo
di cervello in parecchie situazioni. Ciò non toglie che spesso staccava pure
lui il cervello e a quel punto, con tutti e cinque senza guinzaglio era la fine
per chiunque c’incappasse davanti.
“Buongiorno!”
Mi accolse Zacky tutto pimpante “Giorno, come mai non hai accompagnato tuo
fratello?”
“Ti
sembra che ha ancora bisogno di essere accompagnato? E poi c’era Fede, mi fido
più di lei che di lui” “Matt ha il doppio del tuo cervello, Zacky” s’intromise
Matt sbucando dalla porta di casa.
“Giorno
Gates” “Giorno Matt” “Ciao Brian!” “Val!” abbracciai la quasi mamma Shadows e
feci una carezzina al pancione. Chissà se a Cass sarebbe diventata così enorme.
Beh, a Val erano due… Con i geni dei gemelli da tutti e due i genitori non
c’era stata via di scampo (Matt era l’unico della sua famiglia a non avere un
gemello, ma nel suo DNA c’era scritto).
“Allora?
Questa volta non ci seguirai in tour?” “Prendi per culo? Dove voglio andare in
queste condizioni?” “Beh, di pratica da mamma ne hai fatta pure parecchia”
sorrise. In tour si era sempre comportata come se fosse nostra madre ed era
abituata a tenere a bada quattro bambini e mezzo (Matt faceva finta di fare il
bravo, quindi valeva metà), figurarsi due se le davano problemi.
“Beh,
vedremo…” disse carezzandosi il pancione. Per un secondo ebbi il flash di Cass
uguale a lei, mentre carezzava e lanciava sguardi adoranti al fagiolo che
somigliava sempre di più ad un’anguria. Scossi la testa e l’immagine sparì.
Cass
P.O.V.
Eravamo
in Italia. Milano, Alcatraz e ci stavamo dando dentro di brutto. Quando parlavo
in italiano in fan andavano in visibilio, soprattutto perchè facevo battute su
Blake che lui non capiva.
Come
al solito chiudemmo il concerto con la cover di Afterlife e stavamo tirando
plettri e quant’altro, quando andai da uno dei nostri Roady, Mark, e mi feci
dare un cartellone che avevamo preparato prima. C’era scritto a lettere
cubitali “CASA”, il nostro stemma disegnato a mano da me e l’avevamo
autografato tutti. Tornai sul palco, la chitarra ancora appesa davanti e mi
posizionai davanti al palco, mostrando il cartellone e venendo sommersa da un
bagno di flash e di urla. Feci un inchino e tirai il cartellone rigido a mo di
frisbee sulla folla.
Dopo
un paio di ore a firmare autografi e fare foto come sempre, tornammo nel nostro
tourbus, non avevamo nemmeno il tempo di fermarci un po’ perchè dovevamo partire
alla volta di Parigi.
Andai
in “camera mia” e dopo una doccia accessi il cellulare trovando una miriade di
chiamate perse di Alice, Zacky, Jasmine e Brian (soprattutto di Brian).
Stavo
per chiamarlo, ma lui fu più veloce di me.
“Ehi
che succede?” “Val ha tirato fuori i gemelli!” “Wow! Sul serio? Ma non mancava
tipo una settimana?” “Ha anticipato. Sai, non credo siano cose con una scadenza
precisa” “In effetti… allora? Come sono?” “Spelacchiati e urlanti, ma sono
bellissimi. Ah! Piccola novità: non sono due maschi come si pensava, ma un
maschio e una femmina! Owen Leopold Sanders e Ororo Marie Sanders” “Leopold?”
“Si, sai com’è Matt, un po’ di agitazione e non ragiona più… comunque appena mi
fanno avvicinare decentemente gli scatto una foto e te la mando. Sono
stupendi!” aveva la voce quasi sognante.
“Ehi,
tutto ok?” “Si è solo che…dovresti vedere
Matt, è al settimo cielo e noi con
lui” “Ma? Perchè c’è un ma”
“Non proprio…. E’ solo che sono curioso di vedere
il nostro di pargolo spelacchiato ed urlante” “Ho troppi
capelli perchè nasca
spelacchiato” “Non mi sembra che Matt e Val soffrano di
calvizia…” sbruffai
“Oh, Haner! Da quando sei così puntiglioso?” ero
abbastanza sicura che avesse
scrollato le spalle.
“Da
quando tu spari stronzate… comunque, com’è andato il concerto? Sei a Milano,
giusto?” “Si Milano ed è andato magnificamente! Non c’è niente da fare, i fan
italiani sono i migliori” “Io ribatterei mandando in campo di giapponesi” “I
giapponesi saltano, ma sono troppo ordinati e poi non cantano come cantano gli
italiani” “Non è che sei un tantino di parte?” “Chi? Io? Noooooo!” rise di
gusto e poi sentii qualcuno che lo chiamava “Adesso scusami, ma devo andare.
Forse riesco a scattare una foto ai primi eredi sevenfold, se ti arriva un mms
o un’e-mail significa che ce l’ho fatta. Ciao!” “Ciao Bri e fai il bravo” “Da
quando ho bisogno delle raccomandazioni?” “Dal 7 luglio
Brian
P.O.V.
Ok,
adesso ero davvero terrorizzato. Quando Matt era uscito dalla sala operatoria,
con uno strano camice verde sporco di sangue e con un colorito verdognolo, ero
sbiancato anche io. Se Matt, che era quello con lo stomaco più tosto nel
gruppo, era ridotto così, figurarsi a me cosa sarebbe potuto succedere.
I
bambini inizialmente li vedemmo solo da lontano, mentre erano al nido. Avevano
quattro capelli a testa ed erano biondissimi, quasi bianchi. Erano delle cosine
minuscole, un po’ piccolini essendo dei gemelli, ma perfettamente in salute.
Stavamo
davanti al vetro ad osservarli, abbracciai Matt che adesso sorrideva
tranquillo, osservando anche lui i bambini.
“Complimenti,
sono stupendi” “Si, sono bellissimi” si separò
e continuò a guardare “Tu sarai
il prossimo?” “Così sembra…”
“Emozionato?” “Non vedo l’ora e sono
completamente
terrorizzato al pensiero di ritrovarmi in braccio un cosino minuscolo
che
sarebbe mio figlio” “Cass ti ha mandato
l’ecografia?” “Si, ma per adesso si
vede ben poco…” tirai fuori la “foto” dalla
tasca di dietro dei jeans, per
mostrarla a Matt.
“Vedi?
Sembra quasi una lucertola” “Vabbè, poi migliora” disse Matt divertito mentre
osservava il mio primogenito rettile. Perché mi sembrava carino anche così, in
bianco e nero, con la coda?
Osservai
ancora un po’ la foto e poi la rimisi in tasca.
“Sarai
un ottimo padre, vedrai” dissi battendogli un colpo su una spalla “Anche tu”
“Merda stiamo sul serio invecchiando” dissi quasi afflitto e lui rise di gusto
“Si, decisamente”
Guardavamo
tutti e due nel nido, lui scrutando attentamente i suoi figli e io osservando
un po’ tutti i bambini, magari beccandone uno/una con i capelli neri, o
comunque scuri e provando ad immaginarmi quello/a che sarebbe stato/a il mio/la
mia.
“Ehi
ragazzi, hanno detto che adesso possiamo vederli” disse Zacky. Dovevano essere
passate più di tre ore dal parto e adesso li avrebbero portati alla madre,
quindi potevamo vederli.
Quando
arrivarono le infermiere con i due bimbi e videro tutte quelle persone fecero
delle facce scocciate e consegnarono Ororo a Val “Chi è il padre?” “Ehm… è
andato in bagno” dissi io, incerto e l’infermiera mi sorrise “Vuole tenerlo lei
fin quando non arriva?” tanto prima o poi sarebbe dovuto succedere, no?
“Ehm…
o-ok” con una delicatezza che non credevo di avere, presi in braccio quello
scricciolo di Sanders, che mi fissava con i suoi occhioni verdi e la bocca
stretta in una “o” . Era davvero dolcissimo.
Subito
mi vennero attorno Zacky e Johnny, scrutandolo attentamente.
“Ehi,
ciao Owen” dissi incerto, sorridendo. Il bambino strinse il labbro e scoppiò a
piangere con un urlo acuto e perforante. Il mio morale andò a terra.
Michelle,
che fino a quel momento stava vicino alla sorella che allattava incurante di
tre uomini etero e sposati nella stessa stanza, mi venne vicino e lo prese in
braccio.
Guardai
afflitto il bimbo, che appena giunto fra le braccia della zia si era calmato.
Ma perché i bambini facevo tutti così con me? Mi sentivo in colpa, ma io non
avevo fatto niente. Gli avevo solo sorriso e detto tre parole….
Cass P.O.V.
“Jeasus Christ!” “Oh, mi è arrivato un messaggio” esclamai tranquilla,
togliendo il cell dalla tasca. La mia suoneria era Jimmy che urlava “Jeasus
Christ”, presa dal DVD “All Excess”, mentre inseguiva le papere, davvero
stupenda.
Era
un’mms dei due piccoli “Ragazzi! Brian mi ha mandato una foto di Ororo e Owen!”
mi vennero tutti vicino, osservando il mio cellulare. Sotto c’era un messaggio
di Brian.
–Date
il benvenuto alla terza generazione! Eccovi Ororo e Owen. Parlo al plurale perchè
tanto so che state tutti addosso a Cass a guardare la foto (non soffocatela,
anche lei cova un pargolo del genere).
Sappiate
che ho terrorizzato Owen e spero di non averlo traumatizzato: l’ho preso in
braccio ed ha cominciato a piangere T_T è stato orribile. Cass, spero solo che
nostro figlio sia meno debole di cuore.
Ti
amo.
Ps:
Blake leva le mani dal pancione di mia moglie-.
Chiedo
venia, sono una persona orrrrrribile che si dimentica di aggiornare v.v
Beh,
che volete che vi dica……. Niente, non vi dico un bel niente T.T
Maaaaaa
voi lo sapete che Valary è incinta? ‘-‘ per davvero? Woooow *o*
Che
cosa carina! :3
Bella
de casa! V.v
Beh,
giusto per fare la sborona, questo disegno l’ho fatto io:
https://p.twimg.com/AqNNfYUCEAAswT5.jpg:large
ditelo
che è strabico, lo so ç_ç se non si dovesse capire, è Matt Sanders e.e
Ultima
cosa: Lay ti amo (perdonami dolcezza <3) _diable_ sei una persona stupenda :’)
davvero.
Vedete
di recensire, belve feroci e.e vi sguinzaglio contro le squadrette, eh!
Adieux
=3
The
Cactus Incindent