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Autore: Tods    11/04/2012    2 recensioni
Mi fece l'occhiolino:"Sei il mio angelo"
"A furia di sentirmelo dire, comincio a crederci davvero."
"E se cominciassi a dire che mi piaci? Crederesti anche a quello?"
Io. La mia migliore amica. Dublino.
Due matte a piede libero, ecco cosa siamo.
Non avrei mai pensato d'incontrarli così i miei idoli, ma è successo. Grazie al cielo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap.1
Un paio di occhi azzurri mi scrutavano con dolcezza, ed un braccio mi cingeva le spalle. Riuscivo a stento a tenere gli occhi aperti. Il suo sorriso mi abbagliava…
-ELENA? Ele, CI SEI? Come hai fatto ad addormentarti?-Har mi scuoteva con violenza.
-…mmh?-sbadigliai. Cavolo! Era solo un sogno. Ed io mi ero addormentata di nuovo. Passare l’intera notte in bianco mi aveva mandato in coma le sinapsi.
Har sorrise:-Certo che sei incorreggibile! Sei proprio fuori, oggi! Arriveremo lì tra meno di un’ora e tu mi lasci tutta sola?-fece una faccia da cucciola.
Sbadigliai di nuovo.
-Bella risposta!-disse lei, alzando al massimo il volume del mio mp3. Sobbalzai, o meglio, scattai su dalla poltroncina come se mi avesse morsa un Cobra Reale.
Lei rise, ed anche se mi era preso uno spavento incredibile, risi anch’io.
-Ti diverte così tanto?-dissi, spingendo indietro lo schienale della poltroncina, nell’esatto istante nel quale lei ci si stava poggiando.
Ridemmo ancora.
Quello era il bello con Har. Ogni stupidaggine ci faceva ridere incontrollabilmente per ore.
Un po’ di gente si girò. Forse un po’ più di un po’. Arrossii. La professoressa ci fulminò con lo sguardo. Sembrava le uscisse fumo dalle orecchie. Ma non m’importava. Non importava nemmeno ad Har. Canticchiammo e ballammo sulle note della nostra canzone preferita, finché un’hostess dall’aria odiosa non venne ad ammonirci minacciando di multarci. Brutta sgualdrina inetta.
-Ragazze, vi prego smettetela!
L’avevo ignorata.
-Ragazze, vi prego di smetterla, disturbate gli altri passeggeri!
Har l’aveva guardata. Era una persona educata, lei. Ma era anche la mia migliore amica perciò, per darmi corda, l’aveva ignorata.
-Smettetela, o io..
-…che fa, ci fa scendere?-avevo detto. Non era maleducazione, la mia. Volevo solo stuzzicarla un po’. Doveva lavorare da poco, si vedeva che non ci sapeva fare.
Mi aveva fatto un po’ pena, così avevo deciso di smettere di torturarla.
Io ed Har ci eravamo sedute comode, sulle poltroncine, ed avevamo cominciato ad aggiornarci riguardo quella che potevamo definire l’unica ragione del nostro sorriso.
Già, con Dublino e tutto il resto erano tre giorni che non ne parlavamo.
Non eravamo ossessionate, affatto. Un’ossessione è qualcosa che ti tormenta. Un’ossessione non è una cosa piacevole. Noi eravamo…dedicate, sì. Affezionate. Eravamo semplicemente grate a quei cinque deficienti per farci essere così allegre.
Quando vivi nel posto dal quale venivamo io ed Har,i One Direction sono l’unica cosa che può rendere le giornate meno monotone.
Li conoscevamo da un po’. Ore, giorni, settimane, mesi…un po’.
Per noi erano come droga, ne eravamo letteralmente dipendenti.
E come potevamo non esserlo?
Erano perfetti, in pratica. In ogni singolo difetto.
-Immagini l’incontrassimo a Dublino?-disse Har, con aria sognante. Per una volta toccava a me mandare in pezzi le sue fantasie.
-Sarebbe più probabile che si trasferissero nell’appartamento di fronte a casa tua!
Mio Personale Sarcasmo Incomprensibile.
Har sospirò:-Mmm…so che hai ragione, Ele, ma non riesco a credere che non li vedremo mai!
-Be’, per lo meno vedremo Nando’s.-dissi, battendomi la mano sulla pancia.
Sarei stata capace di divorare l’intero menù e restare affamata comunque. Ero una specie di discarica, sul serio.
Har rise. Tutto ciò che facevo la faceva ridere.
Tirai fuori un foglio dalla tasca.
-Be’, dato che arriveremo lì tra meno di mezz’ora, che ne dici se spuntiamo un po’ delle “Cose Da Fare” della lista?
A sorpresa, Har tirò fuori la video camera già accesa dalla sua sacca.
Me la puntò in faccia:-Lei è Elena. Elena Todda. T-O-D-D-A!
La presi e feci altrettanto:-…e lei è Enrica. Enrica Har. H-A-R!
Mi fece la linguaccia:-Siamo Elena ed Har e siamo su un aereo, direzione Dublino!
Riprese la videocamera:-Da questa vacanza ci aspettiamo tanto divertimento, bei paesaggi, buon cibo…Famiglia Horan, stiamo arrivando!
Le soffiai la video camera da sotto il naso. Era una cosa che detestava, ma io ero io. L’unica a poterlo fare e sopravvivere per raccontarlo, intendo.
-ALLORA! Procediamo con i Quasi Quindici Quesiti di Elena! Nome,età,da dove vieni, che hai mangiato stamattina, a che ora ti sei svegliata, qual è stata la prima cosa a cui hai pensato,qual è la cosa che non hai portato con te anche se avresti voluto, cosa hai dimenticato,cosa invece non avresti mai potuto lasciare, canzone dei 1D che descrive come ti senti in questo momento, cosa credi comprerai, cosa credi che assaggerai, cosa credi che proverai a fare, cosa pensi in questo preciso momento?
Era una specie di scioglilingua. Avevo calcolato che ero più veloce di Lou in Megamind. Har mi guardò concentrata. Aveva voglia di ridere,glielo leggevo negli occhi,ma sapeva che se l’avesse fatto l’avrei ammazzata.
-Enrica,15,Monopoli,latte e biscotti, 6:58, “Parto!”, computer, elastici…cavolo!, soldi,”Up all night”, cose, tutto ciò che riesco a trovare da Nando’s, proverò a prendere l’ascensore senza urlare. E penso che tu sia assolutamente ed irrimediabilmente matta.
 
Respiravo a pieni polmoni l’aria fresca e pulita di Dublino, mentre aspettavo con Har il pullman che ci avrebbe portate al “punto d’incontro”. Har saltellava di qua e di là come una matta.
-Tirami un pizzicotto, Elena, ti prego!
Meno male che era lei quella tranquilla e razionale…
Io, invece, stavo con il naso per aria, osservando il cielo limpido e sereno. Certo, niente a che fare con l’azzurrissimo cielo italiano, ma sempre decisamente meglio di quello di Londra. Lì avrei potuto solo immaginarlo, un cielo così!
D’un tratto, vidi l’autobus.
-Har, corri!-e ci salii, senza il minimo indugio. Sì, ero cambiata. Har si era accomodata accanto a me, e lo scintillio folle nei suoi occhi si era quadruplicato. Ci abbracciammo forte. Non avrei voluto fare quell’esperienza con nessun altro.
-Fermata numero 7. Enrica,cavolo,sta’ attenta! Fermata numero 7.-okay, era più forte di me. Andare nel panico più totale, dico. Mi sorrise, e prese il controllo della situazione. Oh Gesù, meno male.
Si accettavano scommesse su quanto sarebbe durato.
Fermata 5.
Guardai fuori dal finestrino. La città scorreva immensa sotto i miei occhi.
Fermata numero 6.
Mi guardai attorno con un brivido. Era strapieno di Soggetti Non Troppo Raccomandabili. La prof aveva preso un’altra linea. Aveva detto che aveva…ehm..”da fare”. Fidanzati/amanti/amici del cuore? Mi riusciva difficile immaginare che ne avesse. Era l’essere più inquietante che avessi mai visto. Innanzitutto non ero ancora completamente certa che fosse una donna. In secondo luogo…
Fermata numero 8.
Mi crollò il mondo addosso. Ma com’era possibile? Perché non ce ne eravamo accorte prima? C’era stato qualche errore di sicuro..Mi voltai verso Har per chiederglielo, ma vidi solo la mia valigia.
Vuoto allo stomaco,semi paralisi facciale, cuore apparentemente in sciopero.
Scesi dall’autobus veloce come un razzo.
Cazzo,cazzo,cazzo!
E poi ero io, quella distratta.
Har su quell’autobus si era dimenticata un particolare abbastanza importante. Ehm..Me.
Ma com’era potuto accadere?
Mi guardai intorno spaesata. Mi veniva da piangere. Dov’ero? Con chi ero? Cosa ne sarebbe stato di me? PERCHE’ DIAMINE QUELL’IDIOTA NON MI AVEVA AVVERTITA?
La vecchia Elena avrebbe pianto, ma ero cambiata, giusto? Presi in mano la situazione.
-Allora, se questa è la fermata 8, in direzione nord-est, la fermata 7 sarà nella direzione opposta.- avevo cominciato a parlare da sola. Merda, era peggio di quanto pensassi.
E poi, qual era la direzione opposta? Io conoscevo una sola direzione!
Alle mie spalle vidi una cartina, abbandonata su una panchina. Mi si accesero gli occhi.
Doveva essere il mio giorno fortunato. (Sì, come no!)
Afferrai quel pezzo di carta stropicciata e mi diressi verso la fermata numero 7 con determinazione.
L’unico pensiero che avevo in mente era:Quando si sarebbe accorta, Har, di avermi dimenticato sul pullman?
Camminavo con il naso nella cartina, ancora a metà tra il tranquillo e lo spaesato.
Dopo pochi minuti alzai lo sguardo.
Fermata numero 7.
Dio sia lodato. Avevo voglia di baciare il pavimento.
Il cuore mi si alleggerì. Corsi, vedendo una piccola folla vicino al cartello con il numero della fermata. Mi feci strada tra le persone. Al centro vi era Har, che piangeva senza il minimo ritegno cercando di spiegare ad una signora dall’aria dolce che mi aveva persa.
Mi intenerii, ma giusto un po’. A dire il vero mi veniva da ridere. Ma sarebbe stato sconveniente. Davvero sconveniente.
Chiesi”permesso” non so quante volte, ed infine la raggiunsi. L’abbracciai e lei mi guardò incredula.
-Oh Elena, mi dispiace così tanto!-singhiozzava-ti avrò chiamato duemila volte…
Avevo il telefono scarico. Io avevo sempre il telefono scarico.
-Non so come sia potuto accadere…
Mi stringeva così forte, e piangeva così tanto, che alla fine mi ritrovai a piangere anche io.
Per un secondo avevo avuto una paura folle, e quelle erano lacrime di sollievo.
Con gli occhi rossi di pianto mi portò verso la signora con la cui parlava prima, e quello che doveva essere suo marito.
-Signori Horan, lei è Elena.
Sorrisi. Avevo il Sorriso Finto più impeccabile e stucchevole dell’universo.
-Molto piacere.-tesi la mano, ma la signora mi abbracciò. Ne rimasi colpita. Di solito sono gli italiani, quelli “fisici”.
-Bene, ora andiamo a casa!-oh, che accento forte! Era così diverso dal solito accento inglese che mi propinavano dall’asilo. Tuttavia mi suonava piacevolmente familiare. Ormai mi ci ero abituata. Niall aveva l’accento irlandese più tenero del pianeta.
 
Quando arrivammo a casa non rimasi sorpresa dal vederla così spoglia. Si erano trasferiti da poco, infondo. Mi colpirono molto delle foto sul mobiletto del salotto.
Erano piuttosto vecchie, più che altro. Sbiadite da morire. Raffiguravano bambini. Uno di questi, aveva il secondo paio d’occhi più belli che avessi mai visto.
-Guarda, Har-le dissi, mostrandoglieli-Non sono meravigliosi? Sono come quelli di Niall..
La prof aveva detto che la famiglia Horan aveva due figli, ma erano grandi, e non vivevano più con loro. Posai la foto. Per quello che ne sapevo poteva essersi sposato, Mr. Occhi Splendenti.
La signora Horan ci mostrò la nostra camera. Era grande e luminosa, con due letti con coperte a fiorellini, ben fatti e profumati.
Mi piaceva quel posto. Avevo idea che mi sarei sentita straordinariamente a casa.
-Cosa c’è sul programma, Har?-le chiesi.
Ma lei non mi ascoltava. Stava imbambolata, sulla soglia della stanza accanto. La porta era socchiusa. Sbirciai anch’io, ed a dir la verità rimasi piuttosto interdetta. Era viola, con poster di Justin Bieber.

*
Spazio autrice(ahaha)
Ora, rispondo alle domande più comprensibili
-Sì, sono matta.
-Sì, sono davvero così ingenua(io direi distratta,
ma vabbe')
-Sì, la mia Bf sarebbe capace di lasciarmi
sola sull'autobus
-Sì, oggi non avevo niente da fare.

'Kay, ora veniamo a noi.
Perdonatemi se sono così stupida,
ma sono fatta così :3
Spero che la storia vi piaccia.

Vi lascio.
I miei Payne di Stelle mi aspettano.
Bacii
Ele :D


 

  
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