"Stai tranquilla e non ti muovere, torno subito." disse Ezio, scivolando come una pantera verso la porta. Prima che potesse oltrepassare la soglia, una figura piombò nella stanza, cadendo a terra come un peso morto. L'Assassino fece un salto indietro, dopo aver menato un fendente al nulla. A terra c'era il cadavere di Paola, una rosa di sangue che le si allargava sopra i seni. Sofia urlò, sentendo che urlando ancora più forte avrebbe fatto sì che le tonsille le saltassero fuori dal petto. La voce le uscì stridula e quasi assente, fendendo l'aria come la lama di una spada molto affilata. Un piede uscì dall'ombra oltre la porta, appoggiandosi a un lato del viso della morta, spostandolo come se fosse un sacco della spazzatura. Ezio si accucciò ancora di più, le nocche bianche, il fiato regolare ma tirato. Il viso era sfigurato dalla concentrazione di percepire qualcosa nel buio. Sofia sapeva che non era la paura a impedirgli di varcare quella porta, quanto lei. Ezio non l'avrebbe lasciata sola per nulla al mondo, non in una situazione come quella, non dopo quello che era successo a Paola. Non ebbero da attendere molto, l'ombra si compattò e formò la figura che nessuno, men che meno lei, si aspettava. La Volpe osservava la scena divertita, un sorriso sulle labbra. Il cappuccio era calato e gli occhi bicolore dell'uomo la trapassavano, uno verde scuro, l'altro viola e torbido. Ora capiva perché in strada si diceva che potesse leggere nella mente degli uomini. Sofia guardò Ezio, spaventata e curiosa allo stesso tempo. Gli occhi del suo amato erano spalancati, e dall'angolo di quello destro scivolava una lacrima, che sarebbe stata invisibile in qualsiasi altra situazione, ma non in quella; la luce fioca la faceva risaltare come una stella sul viso dell'Assassino. "Volpe." disse sussurrando, il dolore che gli lacerava la voce. "Perché?" L'uomo non si degnò nemmeno di rispondere, semplicemente increspò le labbra, dando espressione a quel volto dall'età indefinibile. Quell'odioso sorrisetto nacque ancora sul suo viso, rendendo la scena grottesca, se non altro per l'evidente divertimento del carnefice. L'altra parte del portone si spalancò dolcemente, ruotando sui cardini come una ballerina, leggero e silenzioso. Una donna bionda e di una bellezza glaciale apparve vicino alla Volpe, il viso serio e tirato dall'odio. Sofia vide i muscoli di Ezio tendersi, mente le nocche della mano che stringeva il pugnale si facevano sempre più bianche, ma, nonostante tutto, la mano dell'uomo non tremava. Sembrava rinvigorita, come se si fosse svegliata dal lungo sonno della pace, anche se Sofia sapeva bene che quella mano aveva ucciso da poco, lasciando dietro di sé scie di cadaveri ancora caldi. Ma la ragazza sapeva altrettanto bene che quella mano aveva retto libri, accarezzato volti, scritto e stretto altre mani pronte ad accoglierla. Quella era la mano di un uomo completo, che non temeva nulla se non la paura, una paura che, nonostante il tempo, tardava ad arrivare. Un giorno Ezio le aveva detto che un uomo non è niente senza le sue paure, che sono proprio le debolezze a rendere forte un uomo. Non sapeva se fosse vero, e non sapeva nemmeno quando sul volto dell'uomo che amava si fosse depositata quella paura.