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Autore: LaniePaciock    11/04/2012    7 recensioni
E se per una strana magia Castle, Ryan ed Esposito si trasformassero in tre cani? E se avessero solo 24 ore per ritrasformarsi?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione
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Cap.2 Bastava una sola parola

Kate si svegliò alle 6.30am e si ritrovò l’husky dormiente vicino a lei. Fece un sorriso e scosse la testa. A quanto pareva neanche il cane la ascoltava più di tanto. Per lo meno non era salito sul letto. Mentre ancora l’animale ronfava, si mise in tuta da jogging per fare un po’ di corsa mattutina. Dopo la chiacchierata della notte prima con il cane, sentiva il bisogno di schiarirsi un po’ le idee. Le aveva fatto bene sfogarsi emotivamente, però ora sentiva il bisogno di sfogarsi anche fisicamente. Decise di svegliare il cane e portarlo con sé. Quello mugolò un po’ risentito per le poche ore di sonno, ma si alzò. Castle si stupì che la sua musa fosse già sveglia, scattante e in tuta dopo poco più di quattro ore di sonno, mentre lui riusciva a malapena a tenersi in piedi. Doveva aver dormito meno di due ore e non era per niente abituato. La prima cosa che fece comunque, dopo essersi ripreso dalla sveglia, fu zampettare in cucina e infilare la testa nel frigo. Fortunatamente per qualche strano motivo non era più il tempio di polistirolo che ricordava. Anzi ora era anche abbastanza fornito. L’husky iniziò a scodinzolare, ma Kate lo prese per la collottola e lo tirò fuori da lì.
“Mi sa che ho scelto proprio il nome giusto per te” ridacchiò. “Sei proprio goloso come Castle. Dai, andiamo a fare un po’ di corsa e poi ti darò la colazione.” Le orecchie del cane si abbassarono subito a quelle parole. Kate scoppiò a ridere vedendo quell’espressione. “Ti prometto che staremo poco. Forza prima andiamo, prima torniamo, prima facciamo colazione” disse con un sorriso. Prima di aprire la porta però lo squadrò un momento e lui le rivolse uno sguardo curioso e interrogativo, la testa leggermente inclinata. “Senti non hai un collare e sinceramente non voglio metterti un guinzaglio. Per cui, visto che sembri capire così bene quello che dico, ascoltami bene. Non ti allontanare da me.” E chi ci pensa? pensò Rick internamente con un sorriso.
 
Kate fu di parola. Corsero per una mezz’ora, in cui l’husky si allontanò da lei solo per nascondersi dietro un cespuglio a fare i bisogni, poi tornarono all’appartamento. Per premiarlo, la donna gli preparò delle polpette di carne, visto che non aveva cibo per cani e i negozi erano ancora chiusi, e gli diede dei biscotti senza cioccolato che aveva in casa. Stranamente l’husky volle mangiare sul tavolo e non per terra come tutti i cani normali. Nonostante Rick non fosse abituato alla carne per colazione, spazzolò tutto con gusto. Kate guardò l’ora. Erano appena le sette. “Direi che c’è tempo per un bagno” disse guardandolo divertita. Rick non sapeva se preoccuparsi o meno. In cinque minuti la donna riempì la vasca a metà e chiamò a sé il cane. “Always! Vieni qui bello. È il momento di un bel bagno. Così impari a rotolarti nella terra” disse ridacchiando. Rick si diede un’occhiata al pelo e vide che in effetti era passato dal nero e bianco al nero e marroncino. Con un sospiro si avviò verso il bagno. Kate lo prese in braccio e lo fece entrare. “Però, sei pesante!” È tutto pelo e muscoli… pensò offeso lo scrittore. La donna lo lavò mentre lo accarezzava per farlo stare buono. Il cane fu molto docile in fondo. Si lasciò pulire, tra un uggiolio soddisfatto e l’altro, e asciugare tranquillo. Lo portò quindi in salone e gli disse di non muoversi mentre si lavava anche lei. Rick era tanto impegnato a sentire l’odore di ciliegia su di sé, derivante dal sapone con cui l’aveva lavato, non avendo altro, che quasi non capì la frase. Quando gli arrivò al cervello però gli si drizzarono le orecchie. Kate… Doccia… Quasi non riuscì a mette su una frase coerente. Kate per distrazione aveva lasciato la porta del bagno semichiusa e Rick pensò bene di passare davanti alla porta come per caso, gettando un’occhiata all’interno. Quasi gli venne un infarto. Kate. In intimo. Davanti a lui. La donna però si accorse del cane e, senza sapere bene il perché, arrossì e chiuse velocemente la porta. Quando uscì dal bagno, lavata e asciugata, l’husky era comodamente steso sul divano, ma con quello che sembrava uno strano sorrisetto. Aveva comunque le orecchie un po’ basse per paura che gli urlasse dietro. Si cambiò in camera, dopo essersi accertata che la porta fosse ben chiusa.
 
Arrivarono al distretto venti minuti dopo. L’husky aveva voluto a tutti i costi stare con la testa fuori dal finestrino dell’auto, la lingua penzoloni. Rick aveva sempre sognato di farlo. Arrivati al loro piano incontrarono subito la Gates che le chiese del cane accanto a lei. Beckett le spiegò come lei, la dottoressa Parish e l’ormai signora Ryan si fossero ritrovate con i tre cani. L’husky rimase al fianco di Kate, aspettando pazientemente che la detective e il capitano finissero di parlare. Dopo qualche minuto si diressero alla scrivania di Beckett. Rick però superò la donna e saltò subito sulla sua sedia accanto al tavolo. Kate rimase un momento sorpresa. Non gli aveva detto qual era la sua scrivania. Avevano fatto a malapena tre passi in quella direzione. Il cane aveva saltato i tavoli di Ryan ed Esposito e si era diretto senza ripensamenti alla sua scrivania. Inoltre non gli aveva dato il permesso di sedersi lì. Vi era semplicemente salito come se fosse la cosa più normale del mondo. Ma in fondo quella era la sedia del suo scrittore e non voleva che qualcun altro, per quanto si chiamasse Always e fosse un cane, prendesse il suo posto.
“Guarda che quello non è il tuo spazio” esclamò la donna alzando un sopracciglio. Il cane abbassò le orecchie e allungò il muso sulla scrivania, sfoggiando ancora una volta i suoi occhi da cucciolo. Anche questa volta Kate non resistette. Lo lasciò sulla sedia e l’husky scodinzolò contento. “Ok, ok. Però stai buono Always, va bene? Puoi stare lì finché non arriva Castle. Ho un omicidio da risolvere, quindi ho paura che ti annoierai un po’…” gli disse con un sospiro. Quello semplicemente continuò a guardarla con quei suoi occhi blu e riappoggiò il muso al tavolo. Rimase a osservarla mentre segnava con il pennarello le ultime novità sul caso di Jacob Brown. Guardava il profilo del suo corpo, facendo un sospiro qua e là, e del suo viso mentre pensava. E, doveva ammetterlo, ne approfittava per osservarle il fondoschiena. Un’ora dopo arrivò Lanie con Esposito-pastore tedesco a seguito. Beckett si accorse che stranamente Esposito e Ryan non erano ancora arrivati. Lanie e Kate si salutarono e parlarono del caso mentre aspettavano Jenny. Avevano deciso di fare insieme la denuncia per tutti e tre i cani. Intanto Rick ne approfittò per chiedere al detective come stesse procedendo l’operazione 'facciamoci riconoscere'.
“Nada. Niente. Non riesco a farle capire chi sono!” sbuffò irritato. “Le sto provando tutte, ma ancora non sono arrivato a niente!”
“Calmati Javi. Vedrai che riusciremo a tornare normali. Speriamo che almeno Kevin sia a buon punto…” disse Rick speranzoso. Proprio in quel momento arrivarono anche Jenny e Ryan-labrador. Jenny però sembrava preoccupata. Questo fece nascere la speranza in Castle ed Esposito che il labrador le avesse fatto sorgere qualche dubbio, ma Ryan arrivò con la testa china e le orecchie basse.
“Allora?” chiese impaziente Javier.
“Niente” rispose sconsolato Kevin. “Ho provato in tutti i modi di farle capire chi sono. Ma c’era un problema che non avevo considerato oltre al fatto di essere un cane…” mormorò. Husky e pastore lo guardarono ansiosi. “… ed è il fatto che sono suo marito. Jenny era più preoccupata a cercare di capire dove fossi finito per notare che ero davanti a lei.” Tutti e tre si voltarono verso le tre donne e videro che Lanie era al cellulare e stava dicendo angosciata “Non risponde neanche Javier!” Kate aveva appena preso il telefono, probabilmente per chiamare Castle, quando Alexis e Martha entrarono al distretto. Subito l’husky abbaiò contento e, senza pensarci, Rick corse verso la sua piccola. All’iniziò Alexis si bloccò, ma poi vide che il cane voleva solo leccarle la faccia e farsi fare qualche carezza. Kate sorrise per quello sprizzo di gioia dell’husky. Non gli stava dando molte attenzioni in quel momento. La felicità però finì ben presto. Anche Castle non era tornato a casa quella sera e neanche lui rispondeva al telefono. Madre e figlia erano preoccupate per lo scrittore. Anche la detective iniziò a impensierirsi seriamente a quelle notizie. Il suo scrittore e i suoi due detective erano spariti senza dire niente.
“Fantastico…” mormorò sarcastico Rick agli altri due quando gli si riavvicinò. “Ora saranno più preoccupate a cercarci che a vederci realmente”
 
Le donne rimasero al distretto quasi tutto il giorno. In qualche modo, nonostante la preoccupazione, Beckett riuscì a risolvere il caso Brown. Aveva scoperto che la nipote, Asia Brown, aveva comprato dei crostacei giusto il giorno prima dell’omicidio e che era presente alla cena con lo zio quando aveva avuto la reazione allergica. Approfittando di un momento di distrazione dei domestici, si era infilata in cucina e aveva cosparso i bicchieri con del succo di crostacei e aveva semplicemente aspettato che lo zio bevesse. Era in grossi guai finanziari e le servivano i soldi che sarebbero arrivati dall’eredità. Beckett l’aveva fatta portare al distretto da alcuni agenti e prima di pranzo l’aveva interrogata. Asia Brown era capitolata e aveva confessato, in lacrime, in meno di mezz’ora. Ora restava solo il problema della sparizione dei suoi colleghi e del suo partner. Kate aveva già avvertito la Gates e ora, con Lanie, Jenny, Alexis e Martha, stava pensando a tutti i posti in cui potevano essersi cacciati e chi potesse avercela con loro. C’era da dire che la lista non era per niente corta. Pensarono addirittura che fosse tornato l’assassino 3XK. Le donne erano così concentrate sulla sparizione degli uomini da non accorgersi delle moine dei cani. Ryan cercava di indicare alla moglie, alternativamente, l’anello di matrimonio al suo dito e la sua scrivania, ma Jenny pensava che Honey si annoiasse e volesse giocare. Esposito invece cercava di portare la sua ragazza in obitorio per farle capire che sapeva dove lavorava, ma Lanie restò tutto il tempo seduta alla scrivania del suo detective. Castle invece all’inizio fece una prova con Alexis e Martha. Come aveva già sospettato però, non riuscì ad inventarsi niente che potesse in qualche modo farlo riconoscere. Verso ora di pranzo Kate rimandò a casa la madre e la figlia dello scrittore, chiedendo di chiamarla in caso di novità. La detective promise di fare lo stesso se ci fossero state notizie. Così Rick  si concentrò sulla donna. Tentò più volte di attirare la sua attenzione nel pomeriggio, ma lei era più impegnata a cercarlo che a badare a lui. Avevano ritrovato la Ferrari dello scrittore poco lontano dall’Old Haunt con le loro giacche all’interno. Di loro però nessuna traccia. Si erano semplicemente volatilizzati. I cellulari erano nelle giacche quindi non si poteva rintracciarli con quelli. Erano quasi le 6pm quando a Rick venne un’idea. Kate riuscì solo a vedere l’husky schizzare in sala relax. Non sapeva se andarlo a riprendere o meno. Si disse che se nel giro di cinque minuti non fosse uscito dalla sala, sarebbe andata a recuperarlo prima che facesse danni. Ryan ed Esposito lo videro correre davanti a loro.
“Ehi dove vai?” latrò Kevin. La risposta dell’husky fu una strizzatina d’occhio, prima di sparire dentro la saletta. Non c’era nessuno in quel momento dentro. Bene, così sarò più tranquillo. Si avvicinò alla macchinetta del caffè che aveva comprato quattro anni prima, si mise su due zampe e si appoggiò al bancone. Staccò il porta filtro con i denti e lo appoggiò di lato. Poi recuperò il sacchetto con il caffè sempre con i denti e, scuotendolo con attenzione, ne fece scivolare un po’ dentro l’apparecchio. Riacchiappò il porta filtro, ora pieno, e cercò di incastrarlo di nuovo alla macchinetta. Ci mise qualche minuto, aiutandosi con la bocca e con le zampe, prima di sentire finalmente il clack che annunciava il blocco.  Sperò che ci fosse ancora dell’acqua dentro la macchinetta. Cercò poi una tazza che avesse la maniglia più grande, in modo da poterla portare più facilmente. Ne trovò una bianca con il logo NYPD che faceva al caso suo. La poggiò sotto il filtro pieno e con il naso schiacciò il bottone di accensione. Diede un’occhiata in giro. Se qualcuno l’avesse visto forse l’avrebbero rinchiuso o ne avrebbero fatto un fenomeno da baraccone. Ma non poteva certo chiedere a qualcuno di fargli un caffè al momento! L’aroma della bevanda calda gli riempì le narici. Era pronto. Controllò la porta e vide che era aperta. Dando un’occhiata al di là di essa vide Kate ancora alla sua scrivania al telefono. Rick sorrise e si girò verso la tazza quasi piena. Fece un sospiro. Ok ora viene la parte difficile… A noi due caffè! Con estrema attenzione prese il manico della tazza con la bocca e lo alzò lentamente. Gli uscì un mezzo ringhio quando, tornando sulle quattro zampe, un po’ di caffè gli cadde su una di esse. Ecco se tengo la testa così dovrei farcela... pensò cercando la posizione migliore per non far cadere la tazza e contemporaneamente vedere dove andare. La testa era quasi completamente inclinata. Dopo neanche qualche secondo il collo gli faceva già male per quella innaturale posizione. Stava per arrivare alla porta, un passo dopo l’altro, quando Kate entrò nella sala relax per controllarlo. Quello che vide la fece rimanere a bocca aperta.
“Ma che…” riuscì solo a mormorare, prima che l’husky facesse gli ultimi due passi e alzando un po’ la testa, le porgesse il caffè. Le si aprì ancora di più la bocca e sgranò gli occhi, incredula. “Hai… hai preparato… hai preparato il caffè?” riuscì solo a chiedere. Rick avrebbe voluto annuire, ma aveva paura di rovesciare il contenuto della tazza, quindi semplicemente la guardò lanciandole un uggiolio, sperando che capisse. Molto lentamente Kate prese la tazza dalla sua bocca. Quando l’afferrò l’husky scosse la testa per riprendersi da quella posizione scomoda e legò ancora i suoi occhi con quelli di lei. Avanti Kate… Vide la donna aggrottare le sopracciglia, confusa e stupita dal gesto. Aprì la bocca per dire qualcosa e Rick si tese, le orecchie dritte. Ma subito dopo Beckett la richiuse e scosse la testa. “Avanti Always… Torniamo di là” disse solo ancora stupefatta. L’husky sembrò afflosciarsi su sé stesso e uggiolò triste. Kate lo guardò ancora per un momento, poi gli si avvicinò e si mise sui talloni per essere alla sua stessa altezza d’occhi. Gli diede quindi una carezza sulla testa. Il cane chiuse gli occhi a quel contatto così dolce. “Grazie” sussurrò poi Kate con un sorriso. “Anche se non ho idea di come tu abbia fatto…” Se avesse potuto parlare, Rick era sicuro che in quel momento, con una sola parola, l’avrebbe riconosciuto. Always.
 
Erano quasi le 9pm quando la Gates mandò tutti a casa a riposare. Ne avevano bisogno. Ma sia Jenny che Lanie che Kate sapevano che non avrebbero chiuso occhio quella notte. Kate salutò le due donne che uscirono con il labrador e il pastore tedesco. Gli animali, compreso l’husky, sembravano più abbattuti della sera prima, quasi quanto lo erano le loro padrone. Attribuirono però la cosa al fatto che non gli avevano prestato troppe attenzioni se non per ora di pranzo per il cibo e una breve passeggiata. Non avevano fatto ancora la denuncia per i tre animali, troppo prese dal caso e dalla sparizione dei tre uomini. Beckett si attardò ancora qualche minuto per chiamare casa Castle. Le fece male dover dire ad Alexis e Martha che ancora non c’erano notizie di Rick. E il fatto che l’husky fosse seduto davanti a lei a fissarla con quei suoi occhi blu che le ricordavano tanto lo scrittore non era d’aiuto. Quando mise giù il telefono fece un piccolo sospiro triste e preoccupato. Sentendola, l’animale si alzò e le appoggiò il muso sulle ginocchia, continuando a guardarla. Kate gli sorrise e gli accarezzò piano la testa. Un conforto inaspettato, ma ben accetto. Il cane chiuse gli occhi a quel tocco, emettendo un leggero mugolio. Rimasero così per qualche minuto, poi Kate si riscosse.
“Dai Always, andiamo a casa” mormorò con un sospiro e un’ultima carezza, prima di spostargli delicatamente il muso dalle sue gambe.
 
Arrivati all’appartamento della detective, Kate accese il suo portatile. Voleva controllare le e-mail che si era scordata di guardare, presa com’era dalla sparizione del suo partner e dei suoi due colleghi. I suoi amici. La sua famiglia. Mentre aspettava che il computer si accendesse, preparò da mangiare per sé e per l’husky. Fu strano e divertente vederlo mangiare ancora una volta a tavola con lei. Inoltre aveva come l’impressione che il cane stesse cercando di farla ridere con tutte le sue smorfie e movimenti sul piatto che faceva. E ci stava riuscendo. Solo una persona sarebbe riuscita a tirarle un po’ su il morale come ora stava facendo il cane. Ma quella persona era sparita. Mentre metteva a posto i piatti, glielo disse. In solo un giorno le era diventato quasi normale parlare con l’husky. Le sembrava la capisse anche se non avrebbe potuto spiegare quella bizzarra sensazione. Se ne avesse parlato con qualcuno probabilmente l’avrebbero presa per pazza. L’husky si mise a scodinzolare felice. In un attimo si alzò sulle zampe posteriori e si appoggiò alla donna dandole una leccata sulla guancia. Kate rise e lo fece scendere per evitare che facesse cadere qualche piatto che aveva appoggiato in bilico vicino al lavello.
“Always ora vai di là. Io devo lavare questi piatti. Appena ho finito ti raggiungo e giochiamo un po’ se ti va” disse Kate con un sorriso. Appena girò gli occhi sui piatti davanti a lei però subito le venne in mente il suo scrittore. Lui e Always sarebbero andati sicuramente d’accordo. A qual punto però avrei ben due cuccioli dagli occhi blu a cui dover badare… pensò Kate con un mezzo sbuffo divertito. Rick intanto era tornato nel salone e si era accoccolato sul divano, ora anche lui triste. Aveva cercato in tutti modi di far sorridere la sua musa, ma allo stesso tempo aveva sperato che lo riconoscesse o che almeno le venisse un dubbio sulla sua identità. Gettò un’occhiata all’orologio vicino al divano. Erano le dieci passate. Emise un flebile lamento e infilò il muso sotto una zampa. Rimarrò un cane per sempre… pensò sconsolato. Sperava che almeno Ryan ed Esposito avessero più fortuna, ma ormai mancavano meno di due ore al tempo loro concesso. Qualche minuto dopo Kate entrò nel salone e vide l’husky accoccolato in un angolo con il muso coperto. Diede un’occhiata al portatile, ormai operativo, ma decise di stare un po’ con il cane. Aveva pazientato tutto il giorno per lei. Meritava un po’ di attenzioni. Affondò la mano nel suo soffice pelo e quello mandò un leggero uggiolio e alzò il muso per guardarla. Non l’aveva sentita arrivare, troppo preso dai suoi pensieri. Guardandolo, Kate pensò di scorgere della malinconia in quegli occhi blu.
“Ehi, va tutto bene?” gli chiese con un mezzo sorriso, dandogli un’altra carezza. L’husky la guardò ancora per qualche secondo, speranzoso, poi riappoggiò il muso sulle sue gambe, come già fatto in precedenza. Guaiva triste e piano. Kate cercò di tirarlo un po’ su dandogli qualche leggera spinta giocosa e carezze, ma fu tutto vano. “Neanche tu sei molto dell’umore adatto per giocare, eh?” sussurrò alla fine con un sospiro. “Ora però devo vedere una cosa al computer. Puoi spostarti un po’ così mi alzo?” chiese come se stesse parlando a una persona reale sdraiata su di sé. Come al solito però l’animale capì e spostò la testa, appoggiandola poi sulle zampe che stese di fronte a lui. Davanti a quella dolce e un po’ malinconica immagine, la detective si abbassò e gli diede un bacio sulla testa. Il cane la guardò per un momento come stupito, la coda aveva ripreso a scodinzolare. Poi però riappoggiò il muso alle zampe emettendo un leggero sospiro. Kate invece si mise al computer e controllò le mail. Le avevano spedito i tabulati dei telefonini di Rick, Javier e Kevin. Sperava di trovare qualche chiamata insolita che la portasse a capire dove fossero. Non si accorse del tempo che passava. Erano undici e mezza quando un guaito dell’husky la fece voltare verso di lui. Lo vide guardare fisso l’orologio vicino al divano. “Ok, lo so che è tardi, ma non mi sembra il caso di fare tutte queste storie…” disse con un mezzo sorriso la donna allungando le braccia sopra la testa per stirarsi. Certo perché ora sa anche leggere l’ora, no Kate? pensò la detective, dandosi della stupida mentalmente. Forse poteva anche intuire i suoi stati d’animo e capire cosa diceva, ma che sapesse anche leggere l’ora era un po’ troppo. Magari fra un po’ scoprirò anche che sa scrivere… Mentre pensava questo le venne in mente che non aveva finito di compilare un rapporto che la attendeva già da un paio di giorni. Sbuffò. “Dammi ancora un po’ di tempo Always e poi c’è ne andiamo a dormire” esclamò la detective ad alta voce per farsi sentire dal cane, mentre aveva già aperto uno nuovo documento e iniziato a scrivere. L’husky diede un altro uggiolio triste e si rannicchiò di nuovo sul divano. Mancava poco. Troppo poco. Non capirà mai chi sono in meno di venti minuti… pensò Rick sconsolato. Chiuse gli occhi, ormai scoraggiato, facendosi cullare dal ticchettio dei testi del computer schiacciati dalla sua musa. La mia musa… Non potrò più scrivere e tu diventerai la musa di un altro scrittore… rimuginò Rick ancora più depresso. Poi all’improvviso un’idea si fece strada nella sua mente. Alzò di scatto la testa. Come ho fatto a non pensarci prima??? Io sono un scrittore!! Si girò verso Kate. La donna era così concentrata sullo schermo che non si accorse dell’agitazione del cane. Rick corse da lei e iniziò a tirarla per una manica, cercando di spostarla, per poi alzarsi sulle zampe per tentare di raggiungere la tastiera. “Always!! Che stai facendo? Scendi!” gridò la detective. Riuscì a togliere il computer da sotto le sue zampe e a spostarlo, ma quello continuava a cercare di raggiungerlo. Rick si voltò verso l’orologio vicino al divano. Dieci minuti. Si guardò disperatamente intorno in cerca di un modo per distrarla dal portatile. Poi adocchiò la libreria. Scese sulle quattro zampe, scansò il tavolo a cui era seduta la detective e si precipitò davanti alla mobile. Voltò un momento la testa verso la donna e incrociò i suoi occhi. Perdonami Kate. Poi fece un salto e coi denti si aggrappò a uno degli scaffali tirandolo giù con sé nella discesa. La donna urlò, si alzò veloce dalla sedia e corse alla libreria. “Always!! Ma che ti è preso??” gli gridò arrabbiata. Il cane abbassò le orecchie e si rannicchiò in un angolo. Appena però Beckett tornò a prestare attenzione ai libri, l’husky si precipitò al portatile della donna. Si rimise a due zampe e cercò di premere i tasti con quelle, ma erano troppo grosse. Decise di usare naso e lingua. Aveva già dato una zampata al tasto ‘Invio’ quindi cancellò solo le lettere in più che aveva premuto. Voleva fosse ben visibile il suo messaggio. Voleva che capisse. E ormai gli restava poco tempo. Tra naso e lingua riuscì a digitare due brevi frasi. Stava per schiacciare l’ultimo carattere quando Kate tornò. “Che fai?? Scendi Always!! Questo è il mio lavoro non puoi schiacciare i tasti…” aveva cominciato la detective con tono di voce alto per sgridarlo, ma si bloccò quando vide che quelle sullo schermo non erano lettere casuali. Erano parole. “…a caso” finì mormorando. Capiva il senso, ma era impossibile che le avesse scritte un cane. A meno che… no, non poteva essere…
 
I love you Kate. You remember
 
La donna l’aveva bloccato mentre Rick stava per mettere il punto interrogativo alla fine. Non aveva potuto fare a meno di essere sarcastico anche in quel momento. Ma ora era un’affermazione senza quell’ultimo carattere. “Non è possibile…” sussurrò piano la detective incredula, gli occhi sgranati su quelle semplici sei parole. Deglutì e si voltò lentamente verso il cane. Era fermo sulle quattro zampe, rigido accanto a lei. I suoi occhi blu esprimevano speranza e fiducia ed erano puntati su di lei. Forza Kate… La donna guardò di nuovo il computer e poi lui, la bocca ancora semiaperta. “Castle…?” mormorò stupita. Lo disse così piano che quasi non la sentì. Il cane mosse un po’ il muso in avanti, senza smettere di guardarla. Avrebbe potuto benissimo essere un cenno d’assenso. La detective iniziò a respirare velocemente. “Come… No, non è possibile…” sussurrò ancora, più a sé stessa, lo sguardo perso. Il cane comparve improvvisamente nella traiettoria dei suoi occhi. Kate sbatté le palpebre un paio di volte. Poi prese un respiro e tirò fuori la voce con molta fatica. “Ma… Se tu sei… Allora non te ne sei andato… Se rimasto qui con me… tutto il tempo?” Il cane alzò un po’ il labbro superiore in quello che poteva essere un sorriso. Poi l’animale si rimise davanti al computer e con naso e lingua scrisse ancora. Kate si girò lentamente verso il portatile, ancora incredula di quello che vedeva. Questa volta c’era una sola parola sullo schermo.
 
Always
 
Il respiro le si bloccò. Poi cercò di nuovo i suoi occhi. Quegli occhi così blu, così familiari. “Rick?” Era una domanda e una constatazione al tempo stesso questa volta. Lo sapevo che sarebbe bastata una parola… Questa parola per farti capire! pensò lo scrittore con gli occhi fissi in quelli di lei, scodinzolante. Poi si girò e guardò l’ora. Era già scattata la mezzanotte. L’orologio segnava 0.00am. Tempo scaduto. Le orecchie gli si abbassarono con tristezza sulla testa, lo sguardo fisso al pavimento. Eppure mi ha creduto!La mia musa ha creduto finalmente nell’impossibile! Ma troppo tar… Non finì mai il pensiero perché una fitta allo stomaco lo travolse. Lanciò un guaito e cadde a terra, perché le zampe non lo reggevano più. Sentì di nuovo lo strano formicolio a braccia e gambe di quando era diventato cane. Poi un forte dolore al muso: sembrava che qualcuno glielo stesse schiacciando all’interno del cranio. Sentì a malapena le grida di Kate che lo chiamavano. Poi il buio. Rick si risvegliò qualche minuto dopo, a pancia in giù sul pavimento e dolorante. Sembrava che lo avessero preso a calci ovunque. Si passò una mano tra i capelli e… Un momento… MANI!!! Osservò incredulo le sue mani. Poi con esse si girò e si tirò su a sedere. Si toccò il viso, i capelli, il petto. Era uomo. Era tornato Richard Castle. Lanciò un urlo di gioia. Stava per mettersi in piedi quando una voce lo bloccò.
“Ehm… io non mi alzerei ancora se fossi in te.” Kate… Rick girò la testa in cerca della sua musa e salvatrice. Era a pochi passi da lui, seduta sulla stessa sedia di prima, incredula. Aveva gli occhi leggermente umidi e spaventati. Vedere contorcere l’husky per terra e poi guardarlo trasformarsi in uomo, nel suo uomo, l’avevano scossa parecchio.
“Kate…” mormorò con voce roca l’uomo. Si schiarì la voce con una smorfia di dolore.
“Vuoi un bicchiere d’acqua?” chiese subito la donna, preoccupata. Lui fece un cenno d’assenso, così si alzò e andò a prenderglielo in cucina. Solo in quel momento Rick si accorse di un particolare imbarazzante. Era nudo. O meglio lo era, ma aveva disteso, sulla parte inferiore del corpo, una grande coperta verde scuro. Per questo Kate gli aveva consigliato di non alzarsi. Voleva evitare di fare figure imbarazzanti. Mentre la donna era in cucina si alzò e cercò di legarsi la coperta intorno alla vita. Ci riuscì quando Kate rientrò in salone con un bicchiere in mano. Alzò gli occhi su di lei. Kate era stupita di vederlo già in piedi. E il fatto che non fosse propriamente vestito e a petto nudo la fece arrossire violentemente. “Ecco tieni” mormorò con gli occhi bassi. Lui prese il bicchiere con un sorriso di ringraziamento e buttò giù l’acqua tutta d’un fiato.
“Grazie” riuscì alla fine a dire, con voce ancora un po’ rauca. Poi Kate non riuscì più trattenersi.
“Rick… Castle… Come… Come hai fatto a diventare un cane?” chiese incerta. Lo scrittore le fece un mezzo sorriso. Stava per risponderle quando il telefono fisso di Kate squillò. Rick le fece un gesto come per dire ‘Rispondi pure, poi ti racconto’. “Beckett” esclamò scocciata e ancora stupita, gli occhi fissi sempre su di lui, quasi avesse paura che sparisse di nuovo o che si ritrasformasse in qualche altro essere.
“Kate… Sono Jenny” rispose la donna. Aveva un tono confuso. “Senti ehm… direi che non c’è più bisogno di cercare Kevin perché… Beh è… è tornato, direi.” La detective lanciò un’occhiata stupita a Rick e lui mosse le labbra come a dire ‘Labrador’.
“Capisco Jenny. Anche Ryan si è… trasformato?” domandò quindi cercando di restare calma.
“Come lo sai?” chiese stupita. In quel momento suonò anche il cellulare di Kate.
“Aspetta un secondo Jenny, ho un’altra chiamata” disse. Poi rispose.
“KATE!!!” Era l’inconfondibile urlo di Lanie. Fece appena in tempo a girarsi verso lo scrittore per chiederle se per caso Esposito fosse l’altro cane che già lo scrittore l’aveva anticipata. ‘Pastore tedesco’ mimò con le labbra prima che lei domandasse. Kate a quel punto inserì in vivavoce in entrambi i telefoni e li mise vicini. “Non sai cosa mi è appena successo davanti agli occhi!!!” continuò Lanie.
“Non dirmelo. Rex è diventato Esposito” affermò guardando Rick. Ormai se ne era fatta una ragione. Ci fu qualche secondo di silenzio.
“E tu come fai a saperlo??” domandò stupita la dottoressa.
“È quello che mi chiedo anch’io…” esclamò Jenny che, in vivavoce, aveva sentito la conversazione.
“Jenny?? Un momento, ma allora…  Fermi tutti! Siamo tutte e tre qua. E, se ho intuito bene, da Jenny c’è Ryan. Da me invece c’è Javier. A questo punto manca uno solo dei tre Caballeros. E se sono nella stessa situazione del bel fusto caliente davanti a me… DETECTIVE KATE BECKETT MI STAI DICENDO CHE ORA RICHARD CASTLE E’ IN PIEDI, DAVANTI A TE, NUDO, E TU SEI QUI A PARLARE AL TELEFONO????” urlò Lanie senza il minimo contegno.
“LANIE!!!” la riprese Kate, arrossendo istantaneamente, mentre Rick scoppiava a ridere e con lui anche Jenny e quelle che sembravano le voci roche di Kevin e Javier. “Ehi ragazzi! State bene?” chiese velocemente la detective ai due colleghi per cambiare argomento. Era ancora visibilmente rossa e lo sguardo dello scrittore su di lei era un po’ troppo malizioso per i suoi gusti. L’uscita di Lanie l’aveva completamente spiazzata. Prese mentalmente nota di strozzarla appena l’avesse vista.
“Sì, tutto ok Beckett” rispose Ryan, mentre ancora finiva di ridere.
“Già. Siamo tornati normali. Ed è tutto merito tuo fratello. Io e Rick ti dobbiamo una cena con tua moglie” esclamò Esposito.
“Cosa? Ma Javi non sei stato tu??” domandò stupito il partner.
“No, io ormai avevo praticamente perso le speranze!” rispose Esposito. “Ma allora se non sei stato tu e nemmeno io…” Ci fu un secondo di silenzio, in cui Rick lanciò a Kate uno sguardo complice insieme a un sorriso dolce. “Rick non so cosa tu abbia fatto, ma amico sei un genio!” sbottò l’uomo  alla fine.
“Anche se potevi sbrigarti prima. Insomma è arrivata mezzanotte e iniziavo a disperare…” commentò Ryan a mezza voce.
“Ehi, ringrazia che ho trovato un modo!” ribatté Rick fintamente offeso.
“A proposito, ma cosa ti sei inventato?” chiese Ryan curioso. Lo scrittore guardò di nuovo la detective.
“Diciamo che ho solo fatto quello che sapevo fare meglio… Scrivere” rispose semplicemente con un sorriso che vide solo la donna davanti a lui.
“Ho come l’impressione che ci dobbiate delle spiegazioni” esclamò Kate dopo qualche secondo. “Che avete combinato stavolta?” chiese quindi con un leggero sospiro esasperato che fece ridacchiare lo scrittore. Lanie però la interruppe.
“Ehi tesoro, perché non ce lo facciamo spiegare separatamente e domani ne parliamo con calma confrontando le risposte?” Era una scusa banale per parlare a quattr’occhi con il suo uomo e per lasciare Kate da sola con lo scrittore. La detective non fece in tempo a replicare che anche Jenny si disse d’accordo. Ryan assicurò poi velocemente alla donna che avrebbe chiamato lui la Gates per informarla del ritorno dei suoi agenti e del suo non troppo preferito scrittore.
“Non so però se è il caso di dirle che siamo stati trasformati in cani…” commentò il detective.
“Per niente. Ci prenderebbe per pazzi” diede man forte Esposito.
“Inventati una storia!” esclamò lo scrittore. “Dille che… non so… ci hanno rapito gli alieni! Oppure che siamo stati coinvolti in un caso di sicurezza internazionale e siamo dovuta sparire!” Kate alzò gli occhi al cielo.
“Tra dirle che siamo stati dei cani e degli alieni, penso crederebbe di più ai cani…” replicò Ryan con un sospiro. “Le dirò che c’è stata un’emergenza con i genitori di Javier e noi, da bravi amici, l’abbiamo accompagnato, ma ci siamo dimenticati di avvertire”
“Ehi! Perché non i tuoi?” sbottò Esposito.
“Non se la berrà mai!” esclamò Kate, divertita da quello scambio di battute.
“Beh, io ci provo, visto che il nostro scrittore qui non sa darmi altri motivi oltre gli alieni e la CIA.” Castle sbuffò offeso.
“Ok ora è il caso di chiudere” esclamò Lanie scocciata.
“Decisamente” commentò Jenny trattenendosi a stento dal ridere. Quindi tutti e quattro quindi li salutarono e chiusero la comunicazione senza lasciare il tempo a Kate né a Rick di dire nulla.
“Chissà perché, ma ho come l’impressione che volessero interrompere in fretta la chiamata…” disse ridacchiando Castle, la voce ora molto meno roca di prima. Kate gli sorrise imbarazzata. Poi la curiosità prese di nuovo il sopravvento e gli chiese di nuovo come avessero fatto a trasformarsi in cani. Rick le raccontò di quando, neanche due giorni prima, lui Ryan ed Esposito erano andati a prendere Tony Brown. Le disse dell’incantesimo e della loro trasformazione, delle scuse e dei consigli di Tim Brown, fino al loro arrivo all’appartamento di Kate.
“Wow…” mormorò Kate sinceramente stupita.
“Già” esclamò Rick in risposta con un sorriso. La donna alzò gli occhi su di lui e solo in quel momento lo guardò bene. L’uomo aveva i capelli arruffati e della barba accennata. Inoltre sembrava stanco, come fossero diversi giorni che non dormiva. Già che c’era, Kate diede una veloce occhiata al corpo dello scrittore. Però… Nonostante quella pancetta non sta per niente male… Ma a chi voglio darla a bere, altro che niente male! pensò la donna con un piccolo sospiro. Evidentemente non si era accorta di indugiare un po’ più del dovuto sull’uomo perché quello ridacchiò ancora. “Ti interessa qualcosa in particolare detective?” domandò con un ghigno. Kate arrossì di nuovo.
“No, no. Io… Io stavo solo notando che hai un po’ di pancetta Castle. Dovresti fare qualcosa per sbarazzartene perché non attira molto le donne” commentò con il suo stesso tono, sperando di averlo zittito. Ma il ghigno dell’uomo non fece che aumentare.
“Oh, non è un problema. Vedi al momento sono interessato ad una sola donna. E ho come l’impressione che la mia pancetta le piaccia.” La donna lo guardò male per un secondo, socchiudendo gli occhi. Quale donna?
“Come fai ad esserne così sicuro?” domandò quindi Kate con tono sospetto.
“Perché è da qualche minuto che sta guardando il mio corpo da favola e perché ieri sera ha candidamente confessato ad un cane di amarmi” rispose con un sorriso ironico e dolce insieme. Kate sgranò gli occhi incredula. Poi capì. Si era completamente dimenticata del discorso che aveva fatto la sera prima a quello che pensava fosse solo un husky e che invece era Castle. La donna si morse il labbro inferiore e arrossì ancora una volta.
“Mi dispiace” mormorò dopo un momento. Rick aggrottò le sopracciglia confuso, così Kate continuò. “Mi dispiace per non averti detto che ricordavo. All’inizio volevo farlo, ma dopo tre mesi senza neanche una telefonata, pensavo che mi avresti odiato. Poi non ho più avuto occasione, né coraggio, di farlo. Avevo sempre più paura che se l’avessi scoperto ti saresti arrabbiato per avertelo nascosto così a lungo e te ne saresti andato e…”Kate era un torrente in piena. Non riusciva a fermarsi. Rick però le si avvicinò e le accarezzò una guancia. A quel tocco, la donna si bloccò e i loro sguardi si incontrarono. Negli occhi blu dell’uomo però non vide rabbia come si era aspettata.
“Devo ammetterlo, quando mi hai detto che ricordavi e mi avevi mentito ero arrabbiato. Mi sono sentito tradito, preso in giro. Ma poi… Poi tutto è cambiato. Sono bastate le tre semplici parole seguenti che hai pronunciato. Perché ho sentito bene ogni parola Kate e io, a differenza di te, ricordo tutto perfettamente” mormorò Rick leggermente sarcastico. Poi gli venne in mente un’altra cosa e tornò serio. “Ah Kate, scusami per non averti aspettato due estati fa. Sono stato un idiota a chiamare Gina. Forse se non l’avessi fatto non avrei dovuto sognarti per così tanto tempo…” disse tutto d’un fiato e con tono dispiaciuto prima che Kate potesse aprire bocca. Se fosse stato ancora un cane, era sicura che l’animale avrebbe avuto le orecchie basse. La donna scosse la testa.
“Non potevi saperlo…” mormorò chinando il capo per non guardarlo. C’era ancora un po’ di risentimento nella voce.
“Ti prometto che non farò più cavolate del genere” ribatté l’uomo sicuro alzandole delicatamente il mento con una mano per guardarla negli occhi. Kate si perse qualche secondo nei suoi occhi blu.
“Su questo puoi scommetterci” esclamò quindi piano Kate con un sorriso che le si apriva in volto. Poi gli si avvicinò ulteriormente e poggiò una mano sul petto nudo di lui. Un brivido scosse entrambi e Kate arrossì un poco. “Non ho più intenzione di aspettare a questo punto. Non voglio più rischiare di perderti.” Si morse il labbro e prese un respiro. “Ti amo Rick.” Bastò quello e sul viso dello scrittore si aprì un sorriso mozzafiato.
“Ti amo anch’io Kate. Non hai idea di quanto e da quanto tempo…” rispose l’uomo mentre copriva gli ultimi centimetri tra di loro. Avvicinò il viso della donna al suo con una mano e la baciò. Gli ultimi residui di imbarazzo, tensioni e paure svanirono in un istante. Il bacio, dolce e lento, fece dimenticare loro qualsiasi cosa. Si staccarono quando il bisogno di aria fu impossibile da gestire. Rick aveva una mano sul fianco della donna, in modo da tenerla il più vicino possibile a sé, mentre con l’altra le accarezzava lievemente la guancia. Appoggiò la fronte su quella di lei, rimanendo semplicemente a sentire il respiro della sua musa sulla sua pelle nuda e il suo odore di ciliegie. Kate credeva di non poter più fare a meno del calore del corpo di Rick sotto le sue mani e contro di lei. Le dava un senso di sicurezza e protezione che mai nessun altro uomo era riuscito a farle provare. Erano in quella posizione abbracciata e serena già da qualche minuto quando lo scrittore tentò di contenere uno sbadiglio. Era davvero stanco. La notte prima aveva chiuso occhio sì e no un paio d’ore e dopo la trasformazione si sentiva ancora più debole. Kate sorrise alla visione del suo uomo con quello sguardo tenero e assonnato. “Forse è il caso di andare a letto” sussurrò senza malizia la detective. Lo scrittore però alzò la testa all’improvviso, con un luccichio negli occhi, nonostante le occhiaie, un sopracciglio alzato e un sorriso furbo. “Per dormire!” specificò la donna, ridacchiando quando Rick riappoggiò di nuovo la fronte alla sua mugugnando. “Rick sei stanco morto. È stata una lunga giornata” gli disse dolcemente posandogli una mano sulla guancia. Lo scrittore la guardò per un momento negli occhi, poi sorrise e annuì sconfitto.
“Ok, però mi faresti un favore?” chiese titubante. Kate annuì. “Dormi con me stanotte?” Il cuore della donna perse un battito davanti a quei fantastici e speranzosi occhi blu e a quella richiesta fatta con tono così dolce. Sembrava proprio un cucciolo a vederlo. “Non ti chiedo nulla. Solo di dormire stretta a me” continuò l’uomo per paura di un rifiuto. Kate si morse il labbro inferiore e annuì di nuovo, mentre un sorriso le si allargava in volto. Rick sorrise a sua volta, felice, e la riavvicinò a sé per baciarla. Fosse dipeso da lui non avrebbe mai smesso di farlo. In quel momento però, la detective si ricordò di dover chiamare ancora una persona. Anzi due. Si staccò, anche se di malavoglia, dall’uomo, prese il cellulare e glielo tese. Lui la guardò confuso per un momento.
“Devi chiamare tua madre e tua figlia” disse semplicemente.
“Ah già…” mormorò imbarazzato. Se ne era dimenticato. Era troppo impegnato a pensare a baciare la donna davanti a lui e a non farsi venire un infarto contemporaneamente. Quanto a lungo aveva atteso qual momento? Con un sospiro fece il numero e portò il cellulare all’orecchio. Kate stava per andare in un’altra camera per lasciarlo tranquillo, ma lui la trattenne per un braccio. “Resta con me.” Lei sorrise a quella faccia preoccupata.
“Non vado da nessuna parte. Volevo solo farti parlare tranquillo con Alexis e Martha” rispose la donna. Lui sorrise a sua volta.
“Non preoccuparti. Resta qui, ti prego.” Aveva bisogno di sentire la sua presenza, ora che era sua. Ora che aveva confessato finalmente di ricambiare i suoi sentimenti. E non ad un cane. Ma all’uomo. A lui. Kate annuì e rimase. In quel momento Martha rispose al telefono.
“Kate ci sono novità?” chiese subito preoccupata la donna. Sentì Alexis dietro la madre domandare se ci fossero notizie. Un sorriso gli nacque spontaneo sulle labbra.
“Ciao mamma” rispose allegro.
“Richard!” esclamò sorpresa l’attrice. “Va tutto bene? Che è successo? Dove sei? Da Kate?” La donna aveva iniziato una raffica di domande e Rick riuscì a fatica a interromperla.
“Mamma tranquilla, va tutto bene. Sto bene” replicò guardando con un sorriso la detective davanti a lui. “E sì, sono da Kate in questo momento”
“Richard Alexander Rogers come ti è venuto in mente di sparire così senza dire niente a nessuno??” domandò arrabbiata la donna. Ora che la paura era passata, la rabbia era comparsa.
“Beh, diciamo che non me ne sono propriamente andato di mia spontanea volontà… Ma ora va tutto bene. Giuro che poi ti spiegherò” continuò cambiando velocemente tono da allegro a mortificato.
“Sarà meglio!” esclamò la donna irritata. Poi lo salutò e passò il telefono alla nipote.
“Papà!”
“Ehi tesoro, come stai?” chiese Rick, felice di poter di nuovo parlare alla sua bambina.
“Io?? Papà guarda che sei tu quello che è scomparso!” replicò la figlia. L’uomo ridacchiò.
“Ok, hai ragione. Comunque sto bene. Al momento sono da Kate. Ah, senti tesoro non è che potresti farmi un favore?”
“Certo dimmi” rispose curiosa e sollevata la ragazza.
“Al momento sono… ecco diciamo impossibilitato a tornare a casa” disse gettando un’occhiata alla coperta che aveva stretta in vita. Poi si affrettò a continuare prima che la figlia interpretasse male le sue parole. “Sto bene non preoccuparti. È solo che mi servono dei vestiti. Non è che potresti portarmene qualcuno?”
“Vestiti?” chiese stupita Alexis. “Beh, ok… Non c’è problema. Te li porto subito?”
“Sì, grazie tesoro. Mi faresti davvero un grande…” In quel momento lo sguardo dell’uomo cadde sull’orologio. Era l’una passata di notte. “STOP! Ferma! Tu non vai da nessuna parte a quest’ora!” esclamò quindi Rick con voce strozzata. Non aveva alcuna voglia di far girare la sua piccola in giro per le strade di New York all’una di notte! Kate ridacchiò al rapido cambiamento di tono e di faccia dello scrittore. Appena aveva gettato un occhio all’orologio e compreso l’ora, aveva strabuzzato gli occhi e spalancato la bocca. Alexis sbuffò.
“Papà se ti servono dei vestiti dovrò pur portarteli”
“La nonna non può venire?” domandò non troppo fiducioso. Sentì la ragazza rivolgersi alla madre.
“La nonna ha un bicchiere in mano e sta andando a dormire. Dice che se sei a casa di Kate e hai problemi con i vestiti, allora non ti può aiutare fino a domattina…” Rick sbuffò a metà tra il divertito e lo scocciato. Bel modo di aiutarmi… Lasciarmi nudo a casa di Kate! Tipico di sua madre. In quel momento si accorse che Kate si era allontanata e ora stava tornando da una delle camere con un paio di pantaloni di una tuta in mano.
“Puoi indossare questi fino a domattina” gli sussurrò piano la donna. Lo scrittore sorrise, annuì e si rivolse di nuovo alla figlia.
“Tesoro per stasera sono a posto. Kate ha qualcosa in casa che può prestarmi. Domattina però potresti portarmi tutto un cambio per favore?” Alexis rispose che non c’erano problemi e che sarebbe passata prima di andare a scuola. Quindi si salutarono. Rick appoggiò il telefono al tavolo e si girò di nuovo verso la detective. Kate a quel punto gli passò i pantaloni.
“Spero ti stiano… è il paio più grande che ho in tutto l’appartamento” disse.
“Oh, non preoccuparti. Nel caso dormo nudo…” replicò lo scrittore con un ghigno vedendo la sua musa arrossire ancora una volta. “Beh, avrai pur gettato un occhio al mio fantastico corpo quando ero a terra!” Kate arrossì ancora di più, ma scosse la testa.
“Non ho gettato alcun occhio! Ho visto com’eri, sono andata a prendere una coperta e te l’ho messa sopra. Senza guardare!” Ok, non era del tutto vero. Un’occhiata l’aveva data eccome, ma per fortuna era sdraiato sulla pancia quindi era arrivata solo a dargli un veloce sguardo al sedere per poi coprirlo. Non era stato propriamente intenzionale. In fondo doveva pur vedere cosa copriva, no? Rick la guardò per qualche secondo negli occhi, poi gettò da parte i pantaloni, prese una mano della donna e l’avvicinò a sé.
“Quindi non hai guardato niente, eh? Diciamo che ti credo, anche se l’occhiata approfondita che mi hai lanciato mentre ero in piedi, quasi mi faceva arrossire” disse ghignante.
“Senti chi parla! Chi è che stamattina stava passando davanti al bagno mentre mi cambiavo?” replicò la donna con un sorriso trionfante per averlo beccato. Lui fece un gesto noncurante con la mano.
“Passavo di lì per caso…” rispose. La donna sbuffò e alzò un sopracciglio. “Ok stavo dando una sbirciatina, va bene? Come potevo non approfittarne con questo fantastico corpo che ti ritrovi, mia musa?” continuò Rick accarezzandole una guancia. Poi, mentre Kate arrossiva di nuovo e prima che potesse replicare, la baciò di nuovo, questa volta con più passione. Sembrava che quando la baciava, la stanchezza che sentiva si volatilizzasse. Kate rispose al bacio, ma quando questo iniziò a farsi troppo approfondito si costrinse a staccarlo da sé. Siccome però Rick sembrava poco propenso a lasciarla, aveva infatti iniziato a baciarla sul collo, la donna lo prese per un orecchio e tirò. “MELE! MELE!” urlò lo scrittore. Quando lo lasciò, l’uomo si massaggiò un orecchio e la guardò con un finto sguardo offeso.
“Questo è per avermi distrutto la libreria” disse Kate guardandolo con un sorriso malvagio in faccia.
“Dovevo spostarti dal computer!” mugugnò in sua difesa l’uomo. Kate sbuffò. Poi prese i pantaloni che Rick aveva gettato a terra e glieli lanciò.
“Ora cambiati, così poi possiamo andare a dormire! Ad altre attività penseremo domani…” disse maliziosa. Rick trattenne per un momento il respiro a quelle parole, gli occhi sgranati e leggermente luccicanti. Poi annuì sconfitto e si andò a cambiare in bagno. Quando uscì, Kate era già in pigiama, sdraiata sul letto sopra le coperte ad aspettarlo, le mani dietro la testa. Lo scrittore deglutì a quella visione. Poi si riprese e si avvicinò a lei dall’altra parte del letto.
“A proposito… Come mai hai questi pantaloni in casa?” domandò curioso. Gli stavano bene, forse solo leggermente stretti. Non erano certamente della taglia della donna e per di più sembravano da uomo.
“Erano di Josh” rispose la donna alzando un poco le spalle. Lo scrittore si bloccò e la guardò con la bocca aperta. “Li ha scordati qui quando ci siamo lasciati. Mi ero dimenticata di buttarli” continuò per spiegarsi. Rick lanciò uno sguardo truce ai pantaloni. Poi tornò a guardare Kate.
“Sicura che non posso dormire nudo?” domandò con una smorfia disgustata. Kate rise.
“Dipende. Se vuoi dormire qui” disse indicando lo spiazzo di letto vuoto vicino a lei con un dito “Allora sì. Altrimenti c’è sempre il divano e quella confortante coperta” rispose ridacchiando. Era certa di quale sarebbe stata la risposta del suo scrittore. Infatti Rick fece solo finta di pensarci su.
“Vediamo… O con i pantaloni del nemico, ma nel letto con la mia straordinaria musa di cui sono pazzamente innamorato e che non vede l’ora di abbracciarmi, oppure nudo, ma su un freddo divano con una malinconica coperta. Mm… che decisione ardua…” mormorò grattandosi il mento con fare pensoso, mentre Kate rideva per quella scenetta. Poi Rick sospirò e allargò le braccia. “Ok, mi sacrificherò per la mia musa e dormirò con lei, anche se con questi… cosi addosso” Detto questo, salì sul letto e abbracciò giocoso Kate, rotolandosi con lei. Quindi le passò una braccio attorno la vita, la strinse a sé e le diede un lungo bacio.
“Buonanotte Kate. Ti amo” mormorò assonnato mentre sentiva la stanchezza impossessarsi di lui. Erano ancora abbracciati. Ora lui era steso a pancia in su, Kate aveva la testa sulla spalla di lui e una mano sul suo petto nudo.
“Buonanotte Rick. Ti amo anch’io” replicò con un sorriso.
“Dovrò ricordarmi di ringraziare i gemelli Brown… senza di loro in fondo non sarei qui” disse ancora e strinse più vicino a sé Kate che sorrise. “Sai qual è stata la cosa più bella di tutta questa faccenda?” domandò Rick qualche secondo dopo con gli occhi chiusi, mentre faceva scendere e salire pigramente la sua mano sulla schiena di Kate provocandole dei piccoli brividi. La donna scosse piano la testa. “Il fatto che ora credi nella magia.” Kate sorrise di nuovo e gli diede un piccolo bacio sul petto.
“Con te vicino, riuscirei a credere in tutto” rispose piano. Poi entrambi scivolarono nel sonno, l’uno nella braccia dell’altro, finalmente insieme.

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Xiao! :)
E anche questa storia è conclusa! :) Allora come vi sembrava? Io mi sono divertita un sacco a scriverla! X)
Come avevate pensato, è stato Rick alla fine a farsi riconoscere (appena in tempo...) da Kate! :D E c'è riuscito nel modo che sapeva fare meglio: scrivere! ;)
Beh ditemi che ne pensate!! Qualunque tipo di commento va bene!! :D
A presto! :)
Lanie
  
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