Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Helena Corvonero    12/04/2012    1 recensioni
E se Hogwarts non fosse mai esistita? Se il magico trio si incontrasse per caso nella cittadina di Alnwick, vicino al castello dove è stato girato il film? Hermione è una normale ragazza di Londra di sedici anni, in vacanza con i suoi genitori. Fa sogni strani, dove sfilano le immagini di lei, un ragazzo con i gli occhiali e uno con i capelli rossi che crescono, fanno magie e vivono avventure descritte esattamente come nei libri della Rowling, e man mano i protagonisti dei suoi strani sogni iniziano a far capolino nella sua vita. Per caso inizia ad incontrare Malfoy, Neville, Luna e tutte le altre persone che nella saga coloravano le sue giornate. E quando i ragazzi si avventurano nel vecchio castello di Alnwick, così familiare...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cinque.
 

 
 
 
Quando si sedette al tavolo per era diversa.
Lo pensò quando prese fuori i cereali dalla credenza,
mentre si versava il latte nella tazza,
mentre si ravviava i capelli davanti allo specchio,
mentre si chiudeva la porta di casa alle spalle.
Se ne rese conto solo contando i suoi passi, un piede e poi l’altro, uno e due, mentre camminava verso casa di Ron e Harry.
Se ne rese conto solo quando si spiò attraverso la siepe, per vedere cosa stessero facendo. Se ne rese conto fissando il sole.

Lei aveva aspettato quel momento. Lei aveva voluto che arrivasse. Non aveva visto l’ora da quando aveva aperto gli occhi di rivedere quei ragazzi, conosciuti solo un giorno prima.
Cosa era successo? Non era l’Hermione di Londra, quella che studiava, e se non studiava leggeva, se poi non leggeva studiava. Non era la ragazza cresciuta sulla carta, dita sporche d’inchiostro e occhiaie.
Era diversa.
La spaventò, tuttavia non le mancava, quell’Hermione. Era più facile di gran lunga essere la nuova, che sente il sole sulla pelle, sulle guance ed esce per goderselo.
Ad interrompere i suoi pensieri fu un oggetto sferico che si dirigeva verso di lei ad una velocità allucinante.
Un pallone la colpì.
No, di sicuro non era la ragazza di prima ma gli sport continuavano a non piacerle. E il calcio sopra tutti.
Accorse Ron, richiamato più che dall’urlo della ragazza dalla scomparsa dell’amato pallone.   
- Hermione! Ti sei fatta male?-
- No, non ti preoccupare…-
La ragazza si chinò a raccogliere la palla, che passò al rosso. Lui la prese al volo, nonostante il patetico lancio. Intanto, oltre a Ron, era uscito anche Harry, dal cancello della villetta, che la guardò con gentili e familiari occhi verdi.
- Ragazzi! Ci siete?- chiamò una voce dall’interno del giardino.
- Sì, Nev, arriviamo!- Gridò Ron in risposta.
Intanto Harry salutava Hermione: - Ciao! Come mai da queste parti?-
- Stavo facendo una passeggiata e…-
- Oh, beh perfetto, allora goditi il sole. Ciao!- Disse sbrigativo Ron, che con il pallone sotto braccio non vedeva l’ora di tornare dentro a giocare.
- No, aspetta Ron! Invitiamo Hermione dentro!-
Ron storse la bocca: - E’ una ragazza! Sicuramente le fa schifo… Dai Harry!-
Il moro invece la guardò: - Magari è brava. E poi siamo tre, ci vuole un quarto! Ti va di giocare, Hermione?-
Lei, presa contropiede, esitò un attimo. Di giocare a calcio, proprio, non ne voleva mezza. E poi, a essere sinceri, era pessima.
Di quell’attimo di silenzio approfittò Ron, che con sguardo luccicante stava progettando strategie da utilizzare, qualora in squadra con Harry  ci fosse stata la povera Hermione (che era già stata bollata sul nascere come schiappa): - Dai, Hermione, non fare complimenti! Entra!- Smanioso improvvisamente di farla giocare, per frenare per la prima volta in tanti anni le schiaccianti vittorie di Harry.
A tale insistenza non poté dire di no.
 
 
Fu affibbiata a Harry, poveretto, che, per non far avvantaggiare troppo l’altra squadra, giocava per due. Lei stava in porta e, nonostante Harry fosse un buon attaccante-difensore, le poche palle che le arrivavano non riusciva mai a pararle. Anzi. Per due volte se l’era beccato in faccia, il pallone di cuoio. Ron intanto ghignava e si dava il cinque con il suo compagno.
Aveva fatto conoscenza con l’altro giocatore, Neville: un sorriso rassicurante nascondeva invece un ragazzo poco sicuro, balbettante al momento delle presentazioni. Ad Hermione piaceva. Era gentile e per niente spaccone.
Un noto spaccone, invece, si intravide verso le undici, quando ormai Ron si stancava di far gol e Neville di stare fermo in porta a non parare niente, dal momento che erano loro ad avere sempre la palla.
E con la spacconeria arrivarono anche un metro e novanta circa di bellezza e capelli biondi. E non poca puzza di fumo.
 
Evidentemente come tutti i ragazzi aveva un radar che l’aveva condotto esattamente nel giardino in cui si stava disputando una ben poco entusiasmante partita di calcio.
Avevano sentito un rumore infernale di moto, e pochi minuti era spuntata la testa bionda al cancello.
- Toh, non sapevo che sapeste giocare a calcio! Pensavo che nei paesini poveri come il vostro si giocasse con i sassi.
- Malfoy- lo riprese Ron con tono duro: - Che cavolo ci fai qui?-
Prima di rispondere si tolse il casco, segno evidente che non sarebbe rimontato in sella molto presto.
- Non so se lo sai, Weasley, ma ho una moto. Ora, sono consapevole che non ne hai mai vista una e che probabilmente non la vedrai mai ma, se ti sporgi, ne puoi vedere una…
- Sì, fammela vedere, così la prendo a calci!- Lo interruppe Ron dandosi di gomito con gli altri due, che iniziarono a sghignazzare.
- … così capisci che hanno un motore; il che significa che ti permettono di andare velocemente per le strade- continuò imperterrito Draco – E beh, è una sensazione piacevole, il vento tra i capelli e il rumore del motore che copre tutto il resto. Stavo appunto vagando tra queste stradine quando ho captato una povera anima che aveva bisogno di un giocatore per rimontare durante una partita di calcio.-
Fece l’occhiolino ad Hermione.
- Allora sono corso fin dove partiva il segnale, pronto ad intervenire, ma appena ho visto con che razza di nemici stava giocando, ho capito che non avrei mai potuto giocare. Non sono il tipo che umilia così le persone. –
- Ah, tu non umilieresti le persone? Mi è nuova!- Disse Harry.
- E poi sarebbe noioso. Perdere venti a zero brucia non poco, Potter. E poi mi annoierei, insomma, sai quanto ci vuole a battervi…- disse sarcastico.
- Malfoy, se vuoi giocare basta dirlo, non serve far tanti giri di parole!- Disse Neville, che aveva già capito tutto, e che gli passò la palla. Che finì dritta tra le scarpe firmate del biondo. Che dinamiche strane, però, che avevano i ragazzi, rifletté Hermione. In un minuto avevano sconvolto i loro comportamenti, avevano battibeccato senza però fare troppo sul serio, ed infine avevano implicitamente accettato che il ragazzo giocasse, visto che ciò avrebbe movimentato la partita. Avevano bisogno di Malfoy per divertirsi e Malfoy per divertirsi aveva bisogno di loro: se l’erano fatto capire senza però dirlo, tra insulti e frecciatine.

- Bene. Se insistete così tanto gioco!- disse lui. Ron ed Harry alzarono gli occhi al cielo.
- Io contro tutti!- Disse lui.
I tre diressero, spaventati, lo sguardo verso Hermione che nel frattempo era rimasta ferma, seduta su una delle felpe che segnavano il confine della porta. Questa abbassò gli occhi, dispiaciuta del fatto che fosse un peso. Che la sua presenza significasse la sconfitta della squadra.
Draco capì tutto, con un tatto che nessuno si aspettava avesse: - Anzi, la Granger, qui, me la piglio io. -
E avvicinandosi a lei, aggiunse, facendola imporporare. – Mi piacciono le sfide difficili.-
Iniziarono. Era una sfida dura. Lei era praticamente immobile, e i tre davano del filo da torcere a Draco, in particolare Harry: le gambe del ragazzo si muovevano così veloci da evitare quelle del biondo. Era un talento. La palla sembrava essere calamitata dai suoi piedi. A guardarlo, gli occhi di Hermione si incrociavano.
- Certo che bella mia, con tutti gli sfigati di questo mondo, dovevi proprio venire a giocare con loro!- le disse appena dopo aver preso un gol. Si asciugò con la mano la fronte, bagnata dal sudore.
Harry correva veloce per il piccolo giardino con le mani sollevate verso un pubblico immaginario, mentre Ron e Neville applaudivano.
- Com’è che hai detto Malfoy? Perdere di venti gol brucia? Ti saresti annoiato?- disse Ron tra le risate, mentre entrava a casa a prendere una bottiglietta d’acqua.
Si presero una pausa. Draco si sedette a terra, e guardò male i tre ragazzi che entravano in casa a rinfrescarsi. Era certa che quell’occhiata avrebbe potuto cuocere un uovo. Rabbrividì e sperò che non toccasse mai a lei sottoporsi a un simile sguardo.
Si sedette di fianco a lui, ma appena poggiò il sedere a terra lui si alzò. Si diresse verso l’uscita e prese il casco. Hermione si alzò di scatto, impanicata: non voleva se ne andasse. Era stata bene, quella mattina.
- Dove vai?- gli gridò dietro. Lo seguì fuori dal cancello, lo vide mettersi il casco e accendere il motore.
Era scocciata da quel comportamento.
- E’ perché stiamo perdendo?- Chiese. O più che altro gli urlò: dovette alzare la voce perché il rombo del motore era troppo forte.
Era scocciata dal suo orgoglio.
Lui rise, una risata roca, come quella di un Peter Pan cresciuto, al quale si chiede com’era l’Isola che non c’è.
Era scocciata dalla sua risata, che le risuonava così canzonatoria.
- Ma no, Granger. E’ che è tardi. Sarà l’una, devo tornare a casa.-
- Non puoi pranzare con noi?-
Non puoi restare qui con me?
 Rise di nuovo: - E dare a quelli là la soddisfazione di avermi sotto il loro tetto?-
La guardò negli occhi. Per diversi minuti.
- Ciao, Hermione.
Il motore che partiva.
 
Era scocciata che non fosse ancora lì. Con lei.
  

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Helena Corvonero