Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: TheOnlyWay    12/04/2012    6 recensioni
Ho sempre pensato che i ragazzi fossero stupidi e insensibili. Poi ho conosciuto lui e ne ho avuto la conferma: sono dei completi idioti.
E non è colpa loro, probabilmente è una questione genetica, anche se in effetti dovrebbero iniziare a cercare una cura per questa stupidità dilagante.
Insomma, ci sarà pur qualcosa che si possa fare, per evitare che diano aria alla bocca, tanto per dimostrare che sono addirittura in grado di formulare un pensiero coerente.
Quando ho capito che Louis Tomlinson è un idiota?
Non mi ci è voluto molto, se devo essere sincera. È bastato che lo incontrassi nel corridoio, vicino al mio armadietto.
«Ciao, bambolina.»
Era il mio primo giorno nella nuova scuola e tutto ciò che desideravo era diventare invisibile. Essere al centro dell’attenzione non mi era mai piaciuto un granché: preferivo starmene sulle mie, parlare il tanto necessario e ignorare completamente tutto il resto. Louis aveva rovinato i miei piani, perché aveva catturato l’attenzione di tutti i presenti con due semplici parole.
Sorrideva, mentre dietro di lui quattro ragazzi osservavano la scena con particolare interesse. E poi si dice che sono le ragazze a girare in branco.
«Bambolina ci chiami tua sorella, idiota.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '"Like an Hurricane"'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 3.
 
 
 
«Fammi capire un momento…»
Girai il caffè con aria assorta, fino a che lo zucchero non si sciolse completamente.
Niall, che stava mangiando – anzi, divorando – una brioche alla crema, mi guardò, stranito.
«Stai dicendo che tra due minuti verranno tutti qui?» chiesi, quasi in un ringhio.
Niall annuì, tranquillo.
Eravamo in un bar al centro di Doncaster, a fare colazione. Era sabato, quindi niente scuola. Quando mi aveva chiesto se volevo andare a fare colazione insieme a lui avevo accettato subito, convinta che saremmo stati da soli.
E invece lui se ne usciva con un invito esteso a tutti i suoi amici. Stupida io, a non aver capito che di certo voleva farmi litigare con Louis.
Niall amava vedermi perdere la pazienza con Louis, diceva di continuo che avrebbero dovuto dichiararci un’attrattiva mondiale. Io, da parte mia, mi limitavo a sbuffare o, più spesso, a tirargli un pugno sul braccio.
Che poi, non è che mi divertissi chissà quanto, a farmi venire il sangue amaro per colpa di Tomlinson. La maggior parte delle volte gli avrei volentieri sbattuto la testa al muro. Anche se aveva quel sorriso accattivante e quegli occhi meravigliosi.
«Non lo sopporto quando mi chiama…» iniziai, ma un’altra voce si sovrappose alla mia.
«Bambolina? Peccato, perché non credo ti chiamerò mai in un altro modo.» Ecco. Ma che meraviglia. Louis si sedette dall’altra parte del tavolo, esattamente davanti a me, che decisi di voltarmi dall’altra parte onde evitare un omicidio di prima mattina.
«Ciao, Cass.»
Liam mi stava decisamente simpatico. Aveva sempre il sorriso ed era così dolce che era impossibile non volergli bene. Era da lui che ero andata, la settimana prima, dopo che Louis mi aveva fatto inciampare in mezzo al corridoio.
Lo avevo inseguito per mezza scuola, gridandogli minacce di morte che probabilmente erano state sentite anche in Irlanda. Louis continuava a ridere, ma correva piuttosto veloce e non ero riuscita a raggiungerlo. Sconfitta, mi ero rifugiata da Liam, che era l’unico che provasse a mantenere un contegno. Visto che ci mancava poco che Niall si rotolasse sul pavimento. Almeno Harry e Zayn non avevano assistito alla scena, o ero sicura che anche loro non mi avrebbero affatto risparmiato le prese per il culo.
«Perché saluti sempre tutti tranne me?» si intromise Louis, come al solito. Non sembrava, ma un po’ eravamo amici. Poco. Il tanto che bastava per capire che la mia voglia di ucciderlo non era dettata dall’odio. Il tanto che bastava per capire che il suo “bambolina” non aveva niente di offensivo. Semplicemente, voleva rompere le scatole.
«Fatti due domande, Louis.» risposi, prima di terminare il mio caffè in un sorso solo.
Gli sorrisi, invitandolo a prendere sul serio la mia proposta.
«Dì la verità, bambolina. Quanto ti piaccio?», chiese, cambiando completamente argomento. Era spiazzante, quel suo modo di fare.
E ancora non riuscivo a farci l’abitudine.
«Si è fatto tardi. Devo proprio andare, ciao ragazzi.» E non osate dire che non volevo rispondere, perché non è affatto vero.
Mi alzai, in fretta e furia, lasciai un bacio sulla guancia di Liam, poi feci lo stesso con Harry, Niall e Zayn e quando fu il turno di Louis tentennai un momento.
«Ti accompagno, tanto siamo venuti in macchina.» si offrì, prima che mi abbassassi a baciargli la guancia.
 
 
***
 
 
«Non hai risposto alla mia domanda.» mi ricordò, mentre avviava il motore e ingranava la prima marcia.
Feci orecchie da mercante, come di solito faceva lui. L’unica differenza era che se Louis si metteva in testa qualcosa, insisteva fino a che non otteneva ciò che voleva, in questo caso una mia risposta.
«Dai, rispondi.»
«Non ti voglio rispondere.» borbottai, incrociando le braccia al petto e fissando ostinatamente fuori dal finestrino. Louis ridacchiò.
«E allora ti piaccio.»
«Sei proprio un’idiota, Louis.» ridacchiai. Scherzava, o almeno così credevo.
«E tu sei permalosa, bambolina.»
Se mi piaceva Louis? Credevo di no. Era bello, ma quello chiunque avrebbe potuto dirlo. Ammetterlo, nonostante il rapporto un po’ strano tra noi due, era segno di grande maturità: era quello che continuavo a ripetermi.
Non gli risposi, persa in un ragionamento che ormai mi capitava di fare fin troppo spesso.
Mi lasciava parecchio perplessa la popolarità dei ragazzi. Anzi, non riuscivo proprio a spiegarmela. Insomma, nei film si vedevano sempre le stesse cose: ragazzi sfacciati, un po’ violenti, che facevano della scuola il proprio regno. Anche nella mia vecchia scuola era così.
Ma loro erano diversi: di solito, quando si è perennemente al centro dell’attenzione, si tende a montarsi la testa. I ragazzi invece erano simpatici, per niente altezzosi o cose del genere.
«Senti, Louis… mi spieghi una cosa?» chiesi. Magari mi avrebbe chiarito le idee.
Louis mi ignorò, poi parcheggiò davanti ad una casa che non era di certo la mia e smontò dalla macchina.
«Ma che fai?» lo chiamai, slacciando la cintura.
«Vieni!» urlò, mentre frugava nelle tasche dei jeans ed estraeva un mazzo di chiavi.
Alzai gli occhi al cielo, poi lo seguii.
«Tu ed Harry vivete qui?» domandai, incredula, mentre varcavo la soglia e mi accomodavo in salotto, un po’ nervosa.
Niall mi aveva spiegato che Harry e Louis vivevano insieme già da un anno, anche se non avevo ben capito il motivo.
«Louis!» lo chiamai, ma non mi rispose. Così sbuffai, mi sedetti sul divano e attesi. Louis scese qualche minuto dopo e, notai, aveva indossato una felpa rossa.
«Non potevi semplicemente dire che avevi freddo?» gli chiesi, facendogli alzare gli occhi al cielo.
«Ti preoccupi per me, bambolina?» rise, prima di sedersi e passarmi un braccio intorno alle spalle. Inarcai un sopracciglio, scettica.
«Non ci starai mica provando con me, Tomlinson?»
Mi sforzai di non arrossire, mentre mi maledicevo ogni secondo che passava per quella uscita così insensata.
«Sei troppo intelligente, per cascarci.»
«Ovvio.» confermai, mio malgrado divertita.
Chissà se avrei mai capito cos’eravamo io e Louis… amici? Nemici? Conoscenti? Cosa?
 
 
***
 
 
«Secondo te, cosa siamo?» gli chiesi, quindi, mentre guidava verso casa mia.
Louis mi guardò, un po’ confuso.
«In che senso, bambolina?»
«Litighiamo sempre, no? Credo di non esserti molto simpatica, e avresti anche ragione, visto che non faccio niente per esserlo. Ma a volte sembra quasi che tu ed io siamo amici. Altre volte ti vorrei uccidere, invece.» spiegai, un po’ contorta. Chissà se aveva capito cosa intendevo dire.
«Tipo quando mi fai gli sgambetti in mezzo al corridoio.» aggiunsi, sentendo montare l’imbarazzo al solo ripensare alla scena di me stessa spalmata sul pavimento.
Lui rise, divertito, prima di entrare nel vialetto che conduceva a casa mia. Spense la macchina, slacciò la cintura e mi guardò, a metà tra il serio e il divertito.
«Quando ti arrabbi sei un vero spasso.» sostenne, tranquillo.
«E quindi ti sembra giusto farmi fare figure di merda a nastro?»
«Certo.» rispose, in tono ovvio.
«Comunque, tornando alla domanda principale. Credo che potremmo definirci amici che a volte si vorrebbero ammazzare, che ne pensi?» propose, porgendomi la mano, come a stipulare un accordo.
Ci meditai su qualche secondo, prima di decidere che come definizione calzava a pennello. Insomma, a volte lo detestavo, altre non potevo fare a meno di trovarlo divertente. Addirittura simpatico, una volta che avevo iniziato a conoscerlo meglio.
Così gli strinsi la mano, con aria solenne.
«Te ne avevo fatta un’altra, di domanda.» gli ricordai, voltandomi completamente verso di lui.
«Veramente ancora non me l’hai detta.» precisò. Questa volta toccò a me alzare gli occhi al cielo, poi mi preparai a chiedergli ciò che mi assillava già da un mese.
«Ti ricordi quando mi hai detto che voi, a scuola, comandate?» non aveva detto proprio così, ma il succo della questione era quello.
Louis annuì, attento.
«Non capisco. Ecco… non vi ho mai visto picchiare nessuno.» mormorai, sentendomi improvvisamente stupida. E Louis sembrava pensarla al mio stesso modo, visto che scoppiò a ridere.
«Piccola, ingenua Cassidy. Solo perché non ci vedi alzare le mani non vuol dire che siamo dei bravi ragazzi. Tu sei un’eccezione».
Era la prima volta che mi chiamava per nome e, non sapevo perché, ma mi sentii avvampare. Era così strano sentire il mio nome pronunciato da lui.
Io ero l’eccezione. Ecco spiegati gli sguardi strani che mi rivolgevano tutti quanti ogni volta che passavo insieme ad uno di loro, ecco spiegata l’invidia delle mie compagne di classe e del resto delle ragazze. Probabilmente c’erano delle ragazze con cui “uscivano”, ma nessuna di loro era tanto importante da potersi, per esempio, sedere al loro tavolo per il pranzo.
«Perché io?» fu la domanda successiva.
Louis alzò le spalle.
«Nessuna ragazza mi aveva mai dato dell’idiota.» rispose, con un sorriso dolce che inspiegabilmente mi fece saltare un paio di battiti.


***

Che ve ne pare? Lo so che probabilmente la storia sta procedendo molto in fretta, ma non so perchè mi è uscita così... Boh. Comunque, ho già finito di scriverla e non è nemmeno tanto lunga. Inoltre credo che pubblicherò un capitolo ogni giorno, perchè tra due settimane parto e non so quanto tempo starò via: non voglio lasciare niente in sospeso!

Risponderò prestissimo alle recensioni che mi avete lasciato per gli scorsi capitoli, intanto vi ringrazio anche qui! Sono felice che la storia vi piaccia!
Naturalmente, se vi và, mi farebbe piacere avere una vostra opinione anche su questo capitolo: perciò recensite! ;)
Un bacio,
Fede.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: TheOnlyWay