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Autore: HermyLily89    12/04/2012    9 recensioni
Fanfiction su Harry/Hermione, vista con gli occhi di lei.
Siamo dopo la Seconda Guerra Magica e il mondo ha trovato la sua pace. Hermione è sta partendo per l'Australia per trovare i suoi genitori, mentre Harry resta ad Hogwarts per dare una mano.
Possono i sentimenti di lei cambiare verso di lui? O, in realtà, sono sempre stati forti, ma per evitare disastri erano stati mascherati?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nota dell’autrice: Sono passati diversi anni, Hermione ha completato i suoi studi come si era ripromessa, Harry ha fatto strada nel campo dell’Auror al Ministero, così come Ron, e Ginny è un’abile Cacciatrice nelle Holyhead Harpies. E’ arrivato, così, un giorno molto importante nella vita di Hermione, uno di quei giorni in grado di cambiarli tutti, per sempre.
 

* * *

 
I miei capelli domati in un’acconciatura elegante, morbida, con qualche ciocca che solletica appena l’incavo della mia spalla, gettando un’ombra a mo’ di onda sulla mia pelle chiara. Non riesco a soffermarmi su altro, riflettendomi nello specchio; fisso la mia fronte e i capelli che incorniciano il mio volto. So che se guardassi oltre, vedrei qualcosa che mi scuoterebbe troppo, che mi farebbe liberare la chioma da quell’intricato nodo e scappare via, lasciando tutti sconvolti e poco propensi in seguito a parlarmi.
Sento le lacrime pungermi appena gli occhi e infine rotolare sulle guance.

Forza, Hermione, sii forte. Non puoi cedere ora.
Sai che è giusto così. E’ quello che vuoi, no?

“Oh, Hermione, scusami, non volevo disturbarti.”

La signora Weasley era entrata nella stanza in cui c’ero, fasciata in un abito elegante color pervinca, con leggeri sbuffi sulle maniche e un nastro di raso di una tonalità più chiara che la cingeva, stringendo delicatamente sotto il seno. Aveva gli occhi lucidi e stringeva nella mano destra un fazzoletto di stoffa.

“Ma no, signora Weasley, non mi disturba, perché dovrebbe?
Le sta d’incanto quell’abito.”

Mi sforzo di sorriderle e con un gesto veloce mi asciugo le lacrime che avevano rigato le mie guance.
Sorride di rimando, imbarazzata, agitando la mano come per schernirsi dal complimento.

“E’ stata un’idea di Ginny, non voleva che mettessi lo stesso abito del matrimonio di Percy dello scorso anno. Dice che ogni occasione ha il suo abito!”

Ginny.
Ginny che ha sempre ragione, che sa come abbinare gli abiti all’occasione, che sa leggere dentro senza sforzarsi. Che ha visto ciò che mi rifiutavo di vedere.

“E’ tutto nel suo cuore, Hermione.
E ne tuo.
Vi siete scelti senza mai dirvelo apertamente.
Dovevate solo capirlo”.

 
“Parlo del folletto e spunta il cappello (*): eccoti, Ginny! Dai tu una mano ad Hermione a prepararsi? Manca poco oramai e voglio dare una mano alla signora Granger con gli ultimi preparativi.”
 
Vedo il suo riflesso nello specchio, una chioma rossa fluente entrare nel mio campo visivo e una altrettanto fulva sparire, lasciandosi dietro la scia di un profumo particolarmente dolce, ma che sa di casa.
Ha un abito di un azzurro tenue, delicato, che le disegna con maestria la fisionomia, sottolineandone le curve; i duri allenamenti con le Holyhead Harpies le hanno conferito un fisico davvero atletico e sinuoso, è davvero un incanto.

“Ciao, Ginny.”

Mi tormento il labbro, sentendomi in colpa, leggendo nel nocciola dei suoi occhi un’ombra di delusione, forse di fastidio, come se le avessi fatto un torto che il tempo le ha fatto metabolizzare, ma non dimenticare.
Si avvicina lentamente e prende dal comò accanto al grande specchio una collana sottile, un girocollo d’oro bianco, con un piccolo ciondolo coordinato. Con estrema cura lo adagia sul mio collo e rabbrividisco appena al contatto col metallo. Quella collana. Lui.
I secondi sembrano durare ere, mentre con circospezione fa scivolare il piccolo gancetto così da chiudere la collana, dandole il tempo di prendere la temperatura del mio corpo, ma invano; resta fredda, quasi fastidiosa, come quel senso di accusa che avverto alla nuca, e al cuore.

“Sarai perfetta, Hermione. Non avrà occhi che per te.”

Non faccio a tempo a ringraziarla che sento la porta aprirsi e nel giro di pochi istanti chiudersi dietro di lei. Per un attimo il vociare della gente che è arrivata aveva portato una ventata di allegria nella stanza, ma era stata solo una mera illusione.

Su, Hermione. Ci hai pensato per così tanto tempo e alla fine questa è stata la tua scelta.
Devi viverla a testa alta, con coraggio e con il sorriso, fregandotene di ciò che la gente pensa.

 
Per la terza volta mi sforzo di sorridere a quello specchio e con decisione mi scruto, senza sfuggire al mio stesso sguardo, che, con un gioco di riflessi, mi rimanda me stessa, senza filtri, senza maschere. Un abito ampio, ma non eccessivamente, un corpetto aderente, liscio, senza fronzoli; un trucco leggero, appena accennato, e per un attimo mi sembra di essere tornata ai miei quindici anni. Un abito pervinca, un nodo elegante dietro alla testa, un ballo.

Hai idea di cosa abbia Ron? E’ così irritante! Eppure credevo gli piacesse Krum!”
Avevo sbottato, nervosa, mentre Viktor era andato per l’ennesima volta a prendere da bere lasciandomi da sola con Harry. Ron era chissà dove, a sbraitare cose senza un minimo senso.
“Credo sia geloso, Hermione. Credevo l’avessi capito.”
L’aveva detto con naturalezza, come fosse la cosa più ovvia del mondo, come fosse l’unica spiegazione plausibile per il suo comportamento da maleducato.
“Geloso?! Harry Potter, ti ricordo che credeva che nessuno sarebbe venuto al ballo con me. Poteva invitarmi, no?! Forse ero un po’ meglio di Eloise Midgen, non credi? O vengo anche dopo di lei?”
Sentivo le mie guance avvampare, un caldo fastidioso attorno a me.
Ma una mano fredda aveva afferrato la mia, dandole refrigerio.
“Per quanto possa valere la mia opinione, sei davvero incantevole stasera”.

 
Sento bussare alla porta e poco dopo vedo mio padre fare capolino nella stanza, con gli occhi lucidi e carichi d’emozione, e con il mio bouquet in mano.

“Tesoro, sei uno splendore! Oh, fatti abbracciare, bambina mia!”

Mi stringe a lui e per un attimo mi sembra di tornare ad avere nove anni, col dolore delle ginocchia sbucciate o con la soddisfazione per un ottimo voto conseguito a scuola. E’ sempre stato il mio conforto ed ora dovrò separarmi da lui: forse è questo che mi fa più male.

“Su, andiamo, se no il tuo sposo penserà che sei fuggita con me!”

Mi strizza l’occhio e, prendendomi sotto braccio mi conduce fuori dalla stanza, fino all’ampio cortile addobbato per l’occasione: sedie bianche sono ripartite in due schieramenti, lasciando uno spazioso corridoio in cui passare agilmente; tutto attorno piante rampicanti dai fiori variopinti, profumo intenso di gelsomini e una dolce brezza estiva conferisce al tutto un delicato movimento.
Al suono della marcia nuziale mi sposto verso il corridoio, sempre legata a mio padre, e procedo con calma, cercando di focalizzarmi su lui, sulla persona con cui passerò il resto della mia vita.
Improvvisamente il mio sguardo cade sulla persona seduta accanto a Ginny, su di lui e i suoi occhi chiari sono come lame che si conficcano nel mio cuore, nella mia anima, facendomi male, facendomi sentire in colpa, sbagliata.

Non cedere ora, Hermione.
E’ la tua scelta.
E’ ciò che hai deciso, tempo fa.

“E ora siano portati gli anelli, per cortesia.”

Nemmeno mi sono accorta che tutto è iniziato, assorta come sono a parlare con me stessa. Alle parole del reverendo, Victoire si avvicina con un cuscino su cui sono adagiate le fedi.

E’ il momento.

“Io, Hermione Jean Granger,
prometto di esserti fedele sempre,
nella salute e nella malattia,
nella gioia e nel dolore
e di amarti ed onorarti per tutti i giorni della mia vita”.

Pronuncio queste parole infilandogli la fede al dito, fissando i miei occhi nei suoi, del mio sposo, alla ricerca di una sicurezza, di un segno che mi faccia capire che questa è davvero la cosa giusta.
Mi sorride, gli occhi lucidi dalla commozione. Quegli occhi chiari, diventati ancora più chiari.
E’ il suo turno.

“Io, Ronald Bilius Weasley,
prometto di esserti fedele sempre,
nella salute e nella malattia,
nella gioia e nel dolore
e di amarti ed onorarti per tutti i giorni della mia vita”.

Era fatta. Il volere si era compiuto.

“Vi dichiaro uniti per sempre”.

Un dolore lancinante al petto, quella frase, il suo significato ed in questo caso la mia volontaria condanna.


 


(*) Ovviamente non poteva esserci il detto "Si parla del diavolo, spuntano le corna", così l'ho adattato!

Prima di procedere ai ringraziamenti, volevo fare alcune precisazioni.
Numero 1: Spero che almeno per le prime due righe abbiate pensato che il matrimonio fosse tra Harry ed Hermione... ditemi di sì!
Numero 2: Spero non vogliate uccidermi per avervi illuso, perchè la scelta del titolo del capitolo effettivamente è stata una piccola cattiveria geniale ^^
Numero 3: D'ora in poi si andrà avanti saltando un po' di anni alla volta, ma non temete, vi avvertirò volta per volta.
Numero 4: Questo è il capitolo 12 e quindi forse è il caso di dirvi che ci saranno solo altri 3 capitoli, che io ho già ben delineati nella testa ;)

Ok, procediamo ai ringraziamenti!

Intanto vi devo ringraziare
per aver avuto la pazienza
di aspettare un sacco
prima che pubblicassi.
Sì, lo so,
sono impredonabile!
Ringrazio, poi,
il mio sopportatore quotidiano
che subisce i miei ragionamenti contorti
e mi dà sempre una mano :)

Fatemi sapere che ve ne pare di questo capitolo!
Baci,
HermyLily89

   
 
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