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Autore: miseenabime    13/04/2012    2 recensioni
dal testo:
Sandy ha un hobby. Vivere.
Ed una vita. La danza.
Ho cercato di ricordare, ma non ci sono riuscita. La verità è che quando ti trovi a un passo dalla morte la mente si blocca. Non esiste un ultimo pensiero. C’è solo il vuoto.
Avevo in mente la melodia dello schiaccianoci, che all’improvviso è stata distorta dal suono continuo di un clacson.

Cosa succede quando tutto quello per cui vivi non fa più parte della tua vita?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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They say it's the last song.  
It's only the last song if we let it be.
 
 
 
 
Ciao, sono Alexandra e vivo in un paesino sconosciuto della Lombardia.

 

-

 

Alexandra ha 15 anni, frequenta un liceo scientifico. Ama gli animali, quelli di peluches. Ha una passione sfrenata per i gatti, però. Alexandra vive con sua madre, sua sorella Silvia di 27 anni e suo fratello Federico di 25.

Ama sua sorella. Odia suo fratello.

A volte però è il contrario, dipende da quanto la Luna ha intenzione di bere il sabato sera.

Perché sua madre glielo dice sempre “Sandy, hai la Luna storta” e lei si chiede come può un pianeta essere storto? La risposta arriva quando suo fratello torna a casa con una scorta di birre.

Lune ubriache.. poi cosa inventeranno?

Suo padre non è morto. Purtroppo è ancora vivo e abita in Inghilterra con una Tedesca tutta strudel e jodel, che da tanta plastica ha addosso, le si potrebbe attaccare un’etichetta “Made in China”.

 

Alexandra è brava a scuola. Non è la secchiona della classe, ma ha una buona media.

Ma lei non ama la scuola. Studia perché si sente in dovere. In dovere verso la sua famiglia, perché non può deluderli tutti.

 

Alexandra odia il suo nome. Uccide chiunque la chiami Alex. Qualcuno tentò di chiamarla Sandra o Xandra. Lo speìi allegramente ad ubriacarsi con la Luna. Quella persona la non capì, ma andò a comprarsi una birra avrà la luna storta, pensò.

Ha trovato un compromesso dopo l’ennesima discussione con sua madre. Sandy sembrava il nome meno ridicolo. Ad Alexandra fa schifo comunque.

 

Sandy ha un hobby. Vivere.

Ed una vita. La danza.

Glielo dice sempre sua madre “Sandy, vedi di mettere la testa apposto, che con la danza non combini nulla!” e lei pensa: se una luna può ubriacarsi, perché io non posso ballare?

Allora Sandy non batte ciglio, solo prende la sua borsa e si dirige in sala.

Ha un bel fisico, il fisico adatto. Occhi verdi, capelli biondi, alta, magra e slanciata. Lei però non riesce a vedersi. Non riesce a guardarsi. Ad Alexandra non piacciono le sue game “non sono a sciabola” dice.

Ad Alexandra non piacciono neppure i suoi piedi “non ho il collo del piede!” si lamenta.

Sua sorella non la capisce, ma se Sandy non riesce a guardarsi, lo fa Silvia per lei.

Alexandra ama chiamare sua sorella maggiore Sylvie. “Invidio il tuo nome” dice “E’ quello di una grande ballerina. Il mio non è di nessuno.”

Silvia la saputella le fa notare “Alexandra Romanov era un’imperatrice Russa”.

“Si, bella fine che ha fatto”.

 

Sylvie e Giulia, la sua migliore amica, glielo fanno sempre notare.

“Sandy, tu sei perfetta. Quando balli sembra non ci sia nemmeno il pavimento”

“E’ un modo carino per dirmi che cado spesso?”

“No, è un modo carino per dirti che hai l’eleganza e la leggerezza di un cigno”

“Mai visto Black Swan, Giuls?”

 

“Smettila di guardarti allo specchio”

“Un saggio disse: la danza si impara davanti allo specchio, Sylvie”

“Vai bene così, Alexandra”

“Non è vero, posso fare molto meglio”

“E dove vuoi arrivare?”

“Giuls mi ha detto che quando ballo non c’è il pavimento. Ecco, voglio arrivare a un livello tale che il pavimento torni indietro e supplichi di essere calpestato da me e le mie scarpette”

 

Un giorno Sandy tornò a casa con un’aria cupa.

“Cos’è successo?” chiese Silvia.

Sandy non rispose. Semplicemente mollò la borsa di danza e corse ad abbracciare la sorella.

"Mi ha scelta. Sylvie, ho un assolo.”

Sandy pianse. Di gioia.

 

Un altro giorno Alexandra arrivò a casa con una faccia che sembrava essere stata arata da un trattore.

Sylvie si spaventò. Non era la faccia da assolo.

“Sandy..?”

Alexandra strinse la borsa di danza a sé.

“Audizione” disse in modo appena udibile. Dopodiché guardò la sorella negli occhi. “Royal Ballet”.

Silvia corse ad abbracciare la sorella.

Alexandra era impassibile. “Sogno, sogno” continuava a ripetere. “Ti prego, non svegliarmi”.

Sylvie pianse. Pianse di orgoglio.

 

Una sera Sandy non tornò a casa.

Era rimasta fino a tardi per provare la variazione da presentare alla Royal Ballet Accademy.

“Ce la farai” disse la sua maestra “esprimi emozioni anche muovendo un solo dito”.

Alle 20.00 Sandy prese la sua bicicletta, per tornare a casa.

Silvia andò in soggiorno e vide sua madre guardare uno dei DVD dei saggi di Alexandra.

“E’ meravigliosa” disse “mia figlia è una fata”

Silvia lo sapeva bene. Sandy non era portata per la danza, la danza era portata per Sandy. Glielo diceva, ogni tanto. Era nata per quell’arte. Persino i suoi globuli rossi, nelle arterie, ballavano. Alexandra ci scherzava per questo ho la pressione ballerina, diceva.

Poi il fratello burlone le rimproverava la battuta pessima.

Sylvie iniziò a preoccuparsi.

Pioveva ed erano le 20.25 dovrebbe già essere qui, pensò.

Le mandò un messaggio: Dove sei? Perché questo ritardo? Comunque, Fede va a prendere le pizze, tu come la vuoi? :P

Lo inviò.

 

Alle 20:26 il cellulare di Alexandra squillò.

Maledì la pioggia, la bicicletta e la borsa di danza, che le affaticava la pedalata.

Poi ci ripensò, e maledì solo la bicicletta e la pioggia.

Prese, a stenti, il telefono dal cestino della bici e lesse.

DA: Sylvie

Dove sei? Perché questo ritardo? Comunque, Fede va a prendere le pizze, tu come la vuoi? :P

 

Alexandra sorrise al pensiero della pizza.

Digitò a fatica poche parole tentando di manovrare il “veicolo”.

“Sto arrivando. Prosciutto e funghi”.

Lo inviò.

Tutto accadde rapidamente.

Le sembrò di perdere il controllo del manubrio, ma lo riacquistò subito.

Poi fu solo un lungo rumore. Un clacson. Un botto.

Non ebbe nemmeno il tempo di pensare.

Di pensare che avrebbe dovuto vederlo, quel camion.

 

-

 

Ciao, sono Alexandra e sto in un letto d’ospedale.

Mi sono svegliata, ma avrei voluto non farlo mai.

Ho tentato di chiamare l’infermiera, ma non ci sono riuscita.

Ho cercato di ricordare, ma non ci sono riuscita. La verità è che quando ti trovi a un passo dalla morte la mente si blocca. Non esiste un ultimo pensiero. C’è solo il vuoto.

Avevo in mente la melodia dello schiaccianoci, che all’improvviso è stata distorta dal suono continuo di un clacson. Avevo in mente la danza.

Ora non ho in mente niente.

Ed è questo che mi fa paura.

Ho la mente vuota.

Sono forse a un passo dalla morte? Di nuovo?

Forse lo sono, o quanto meno vorrei esserlo.

Non sono ancora riuscita a chiamare l’infermiera.

Come posso?

Come posso accettare delle gambe che non rispondono e una sedia a rotelle vicino al letto?

  
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