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Autore: Padmini    13/04/2012    2 recensioni
Sherlock è tormentato da uno strano incubo ricorrente. Non sa ancora che quel sogno presto avrà una parte importante nella sua vita e lo aiuterà a capire molte cose di se stesso. Perchè non riesce a fidarsi delle donne? Quali dolorosi ricordi sono racchiusi nella sua anima?
Non mi ricordo da quando ce l’ho. Forse da sempre. Ciclicamente è tornato per tormentarmi. Quindi, ciclicamente, sono ricaduto nel mi vecchio vizio. Non è sempre stato così. Mi ricordo che quando ero bambino c’era mia madre. Lei veniva in camera mia e mi consolava.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Violet'
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“Dove pensi di andare?”
Beccato. Stavo cercando di uscire senza che John se ne accorgesse e invece ho miseramente fallito.
“Ho bisogno di smaltire la morfina. Vado a trovare Cal. Ho bisogno di fare un po’ di sport”
“Chi sarebbe questo Cal, adesso?”
“È il mio vecchio insegnante di scherma. Mi farà bene muovermi”
“Concordo” mi dice lui rilassato “Non fare tardi”
“Si mammina” dico uscendo.
 
Mi ha fatto bene. L’amicizia di John, Greg e la signora Hudson mi ha proprio fatto bene. Esco in strada e tutto mi sembra più limpido, più chiaro. Sono più chiare le mie intenzioni. So cosa voglio fare. Per ora, però, ho bisogno di smaltire. Non solo la morfina. Muovermi mi farà bene. Non posso rimanere paralizzato nelle mie emozioni, incatenato a inutili ricordi. Inutili e dannosi.
“Ciao Cal!” dico quando lo vedo “Pronto per la rivincita?”
 
Questa volta è andata meglio. Sono più lucido, nonostante tutto. Ho buttato fuori parecchia melma, ieri pomeriggio. L’acqua si sta purificando.
“Meglio, molto meglio” dice lui. Chiaramente ho perso di nuovo. È lui il maestro e io sono troppi anni che non mi alleno. Vedrà! Se continuo così nel giro di un mese lo recupero.
Sono stanco e sudato ma felice. Adesso mi aspetta una bella doccia. Qui. Non a casa. Qui. Per la prima volta.
 
Esco dagli spogliatoi e lo trovo fuori ad aspettarmi.
“Ho saputo di tuo padre” mi dice “Perché non mi hai detto niente?”
“Ero troppo scosso” dico. Sono sincero e lui lo capisce.
“La notizia non mi è giunta inaspettata, però” Come? Ho capito bene?
“Cosa vuoi dire?” chiedo con un filo di panico nella voce.
“Ho avuto a che fare con lui, ultimamente” mi dice “Ti va se ne parliamo mentre beviamo qualcosa?”
 
Siamo al Lightman Group, il posto dove lavora Cal, di cui è il presidente.
“Tuo padre è venuto da me qualche settimana fa. Voleva assumermi. Voleva capire se sua moglie gli mentiva”
“Mia madre? Perché avrebbe dovuto … no. Non ci credo. Scommetto che non hai scoperto niente, vero? Lei non gli ha mai mentito … vero?”
Mi osserva a lungo prima di parlare.
“No. Mentiva”
“Cosa vuoi dire? Su cosa mentiva?”
“Tuo padre ha fatto installare delle telecamere in punti strategici della casa per riprenderla mentre parlava. Ha scoperto che si vedeva di nascosto con quell’avvocato che poi ha tentato di uccidere. Lui le chiedeva se erano amanti e lei negava. Il problema è che mentiva. Però c’è qualcosa che non mi convince in questa storia”
“Dimmi tutto”
“Quando è venuto qui, l’ultima volta, era disperato”
“Mio padre?” domando incredulo.
“Si. Mi ha detto che aveva cominciato a girare sempre armato perché qualcuno lo stava minacciando. La sera prima di essere ucciso mi aveva portato questo biglietto”
Mi passa un biglietto bianco.
 
Fatti trovare alla vecchia fabbrica Smith’s alle 21.00.
Ho delle informazioni su tua moglie. Vieni solo.
 
“Non è firmato” dico “Basterebbe un confronto sulla grafia di Brown per sapere se è suo”
“Pensi che sia suo?”
“Non lo so” dico confuso “Non so più nulla”
“Anch’io penso che sia suo” dice. È diretto. È un’accusa seria, la sua. Pendo dalle sue labbra.
“Quando ho saputo di tuo padre ho chiesto alla mia fidanzata che lavora a Scotland Yard di farmi avere i video del suo interrogatorio. Lo vuoi vedere?”
 
Andiamo nella sala dei monitor. Mi fa vedere l’interrogatorio di Stephen Brown. Lo odio. Lo odio sempre di più.
“Vedi? Usa tantissimo i manipolatori. Ha mentito dall’inizio alla fine di quell’interrogatorio. Manderò una mail a Scotland Yard per informarli”
Questo è troppo. Cosa diavolo sta succedendo? In che melma sudicia mi hanno trascinato? Eh no! Non glielo permetterò! Voglio vederci chiaro! Non mi butteranno sabbia sugli occhi in questo modo! Passi per mia madre che, sono sicuro, è all’oscuro di tutto. Lui no! Lui la dovrà pagare cara!!
“Ti ringrazio, Cal, davvero” dico mentre raccolgo il mio cappotto e mi infilo la sciarpa “Ci vediamo alla prossima sfida!”
Mi saluta con un cenno della mano e un sorriso.
 
Sono così arrabbiato ed eccitato per quello che ho scoperto che prendo subito un taxi per andare da mia madre. Falsi! Falsi! Ancora falsi! Come hanno potuto mentirmi? Quindi non è stato mio padre a voler uccidere lui! Si stava difendendo! Con scarso risultato, vista la lapide nuova che c’è in cimitero. Vorrei urlare. Vorrei prendere a pugni quell’avvocato da quattro soldi e scuotere ben bene mia madre per farle confessare, una volta per tutte, la verità.
È troppo presto. Non ho dati sufficienti per agire. In realtà, per quello che mi riguarda, la parola di Cal vale più di mille prove empiriche. Ma Lestrade non sarà d’accordo. Ho dalla mia il biglietto che gli ha mandato Brown. È un punto a suo sfavore ma non basta. Basterebbe per incriminare lui ma non basta a me. Io ho bisogno di ben altre risposte.
 
Prima di arrivare a casa di mia madre passo in centrale.
“Buongiorno” dico con un sorriso “Ho delle novità!”
Lestrade mi guarda e sorride a sua volta.
“Sono felice di vederti così bene”
“Non sto bene Lestrade. Sono incazzato come una iena! Però tra poco la mia rabbia troverà modo di sfogarsi. Guarda qui” gli dico porgendoli il biglietto “So che avete avuto a che fare con il Lightman group per questo caso, vero?”
“Si, Cal Lightman in persona ci ha chiesto il video dell’interrogatorio di Brown ma non vedo come …”
“Anche mio padre aveva assunto Lightman per un lavoro. Il giorno prima di morire aveva ricevuto questo. Basta fare una prova con la grafia di Brown. Sono sicuro che è la sua”
“Bene Sherlock” mi dice leggendolo “Questo è sicuramente un dato importante che mi costringe a riaprire il caso. Ci lavoreremo sopra”
“Inoltre Cal mi ha assicurato che Brown ha mentito durante l’interrogatorio. Dovrebbe arrivarvi a breve una sua mail”
“Grazie Sherlock” mi dice stringendomi la mano “Bentornato”
 
Bene. Benissimo. Tutto sta andando alla grande. O meglio. Tutto sta andando a puttane. Sto cominciando a intravedere delle risposte ma non mi piacciono. Non mi piacciono per niente!
In pochi minuti arrivo a casa di mia madre. La porta è aperta. Entro silenziosamente e mi blocco. Sento due voci provenire dalla cucina. Mi accuccio in un posto strategico e li spio. Sono un uomo e una donna. La donna, prevedibilmente, è mia madre. L’uomo … Mi aspettavo di vedere Brown. Invece c’è qualcun altro. Ne sono sicuro. Ha un che di familiare, eppure … Non mi sembra di averlo già visto … o si? I due si parlano a bassa voce. Sembrano molto intimi.
 
“È troppo presto” dice lei imbarazzata.
“Non posso più aspettare”
“Ma è appena morto”
“Non avrei potuto aspettare neanche se fosse stato vivo”
“Ti avrebbe ammazzato, lo sai. È sempre stato geloso”
“Ma non avevi chiesto il divorzio?”
“No. Ero solo andata dall’avvocato, un mio vecchio amico, per cominciare ad avviare le pratiche, ma non ce l’ho fatta. Ho avuto troppa paura”
“Chi ha ucciso tuo marito?”
“Ultimamente uscivo parecchio con Stephen. Pensavo che lui, con la sua esperienza di divorzi, mi potesse aiutare a trovare la forza di dirlo a Siger. Purtroppo ha scoperto tutto, lo ha trascinato in un luogo isolato e ha provato ad ucciderlo. È stata legittima difesa”
“Non ha più importanza, ora. La cosa che conta ora è che possiamo stare insieme”
“Oh! Arthur! Come potrò dirlo ai miei figli? Sono sicura che Mycroft capirà, ma Sherlock era disperato per la morte del padre”
“Ci sono molte cose che dovrai dirgli. Devi solo trovare il coraggio. Ci sarò io ad aiutarti”
 
Lui non aggiunge altro. La prende tra le sue braccia e la bacia con passione. Lei risponde al bacio con altrettanto trasporto. Non voglio vedere oltre. Chi è questo Arthur? Ma lo scoprirò! Ah se lo scoprirò!
Senza farmi sentire sgattaiolo al piano di sopra. Entro in camera da letto di mia madre e vado verso la sua scrivania. Nascosta dietro lo specchio c’è la chiave del cassetto superiore. Lo apro cercando di non fare rumore e comincio a cercare. Trovo subito quello che mi serve. Il suo diario. Uno dei tanti. Guardo le date. Sono gli anni precedenti la mia nascita.
Uscendo silenziosamente come sono entrato torno a casa con il bottino. Riuscirò a trovare qualche risposta tra queste pagine?

   
 
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