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Autore: the ghost of Bonnie    13/04/2012    1 recensioni
Lei era una ragazza semplice, una vita normale, frequentava una scuola normale... ma un bacio sbagliato cambierà la sua vita.
Dal testo: 'Alzai lo sguardo, e i miei occhi incontrarono quelli ebano del ragazzo accanto a David.'
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Buonasera. Sì, mi sono catapultata in un'altra storia. Questa volta diversa da tutte le altre. Cosa posso dire? Buona lettura.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno ero sola a casa: i miei erano al lavoro e Dave... Dave non c'era. Non mi parlava da due mesi, sembravano un'eternità e questo mi rendeva ancora più abbattuta e sola. Mi mancavano le nostre piccole chiaccherate, le battute... volevo salutarlo un'ultima volta. 
Avevo deciso di scappare, da sola o con Paul. Non sapevo come, ma non sopportavo più questa tortura.
Paul non sapeva nulla del piano, sarei passata da lui e allora avrebbe deciso cosa fare.
Saremmo andati a Londra, mio figlio - o mia figlia - sarebbe cresciuto lì. Lo volevo davvero? Non lo sapevo.
Il fatto era che non ce la facevo più. Non sopportavo la sua assenza e la voglia di stare con lui era troppo forte. 
Avevo bisogno delle sue braccia, volevo sentirle avvolgermi e sussurrarmi che andava tutto bene. Volevo che mi dicesse che mi amava, che anche lui aveva bisogno di me.


 Mi accarezzai la pancia, trattenendo le lacrime, raccolsi il cellulare ed il portafoglio, poi uscii lasciando solo un biglietto sul letto di David: sto bene, non preoccupatevi e non cercatemi.
Solo questa piccola frase. Lo stavo facendo solo per Dave!
A Matt e gli altri non avevo detto nulla della fuga, non volevo farli finire nei guai.
Camminavo da sola, il cielo era rosso perché durante il tramonto. Con le cuffie nelle orecchie, ascoltavo un brano in pianoforte.
Tenevo due biglietti aerei per Londra fra le mani, ormai non riuscivo più a leggere cosa ci fosse scritto perché la vista era annebbiata dalle lacrime
Camminavo e pensavo... pensavo alla mia storia con Paul, come si era evoluta, da quel semplice incontro prima dell'estate, prima di Jean-Luc e dopo Alex.
Ma ora, Paul era il mio presente e forse il mio futuro. Mentre mio figlio ci sarebbe sempre stato. Ed eccomi lì: davanti alla porta della casa di Paul, alle otto di sera. Sospirai, e suonai. Quando me lo ritrovai daanti, lasciai scappare un singhiozzo e mi portai le mani alla bocca.
- Sei... qui... 
Sussurrò lui, la bocca socchiusa e il respiro interrotto. Io lo abbracciai, cercando quel calore che per così tanto mi era mancato. Lui mi prese il viso fra le mani e baciò le mie labbra.
- Scappiamo!
Esclamai, gli occhi lucidi.
- Cosa?
- Andiamo via! Il mondo non è ancora pronto per noi.
Spiegai.
- Ma... non so, siamo così giovani!
- Non mi importa. Andiamo a Londra.
Dissi, mostrandogli i biglietti.
- Londra? - Chiese, prendendo un biglietto in mano. Era ancora sotto shock, ma sembrò convincersi. - Ok, prendo la mia roba.
Sussurrò, io lo bloccai, dicendogli di non portar nulla, come avevo fatto io. Provò a ribattere, ma non lo fece. Annuì e prese solo cellulare e portafoglio. Poi uscì di casa.
Eravamo una famiglia: io, Paul e nostro figlio.
   
 
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