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Autore: Harriet    09/11/2006    1 recensioni
Una raccolta di 7 oneshot su Ed, per analizzare il suo carattere, la sua storia, il suo rapporto con gli altri personaggi e soprattutto con Al. (Le storie sono state scritte per la Writing Communty True Colors)
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ambientata durante il periodo del vol. 3 e dell’episodio 17, quando Ed e Al devono tornare a casa, da Winry, perché gli automail di Ed si sono rotti. Ispirata al fatto che spesso Winry si lamenta perché Ed non le dice mai veramente tutta la verità sui loro viaggi.
Un grazie speciale a Cappellaiomatto e Onda, che hanno commentato i primi capitoli di questa raccolta, e a tutte le persone che li hanno letti ed apprezzati altrove! ^___^

Tema: Someday, somehow I'm gonna make it alright, but not right now

Il momento giusto

Un ottimo risultato, senza dubbio. In due giorni che era lì, era già riuscito a dare il peggio di sé.
Aveva litigato con Winry, discusso con Al e argomentato con Pinako. Ma bene. Ci mancava solo il cane, adesso, poi avrebbe fatto l’en plein.
La cosa peggiore, però, era che quei litigi non erano episodi casuali, dovuti a particolari eventi. Erano solo il frutto di una tensione latente tra lui e quelle persone, qualcosa che era lì da troppo tempo, e che ci sarebbe rimasto, se non si fosse deciso ad affrontare la questione una volta per tutte.
Winry gli aveva detto che era stufa di non avere sue notizie, se non una lettera di cortesia una volta ogni tanto, che però non rivelava nemmeno la metà di quello che i due fratelli stavano vivendo davvero. Al gli aveva rinfacciato di nascondergli le sue preoccupazioni più profonde e di non renderlo partecipe dei suoi problemi. E infine pure la vecchia Pinako si era messa a questionare sul fatto che era troppo pensieroso, e che anche se avevano appena vissuto un’esperienza tremenda, ciò non significava chiudersi in se stessi.
E che cavolo!
Erano sopravvissuti alla follia di un assassino di alchimisti completamente spostato, e questa volta c’era mancato veramente poco...Non era suo diritto essere pensieroso? Non poteva starsene per conto suo e rimettere insieme i pezzi di quel che era accaduto? Non era così debole da aver bisogno dell’aiuto e dell’assistenza di mezzo mondo per recuperare la tranquillità!

No.

Era molto più debole di così, o avrebbe trovato il coraggio di parlare di ciò che lo opprimeva, delle paure e degli incubi che avevano preso a fargli visita da quando erano tornati al loro villaggio natale.
Sì, in realtà sapeva che il problema c’era, ed era lui.
Avrebbe veramente dovuto fare qualcosa. Trovare il coraggio di confidarsi, magari. Chiedere scusa a Winry e prometterle di tenerla informata di tutto...e naturalmente impegnarsi a raccontarle la verità. Tentare di fare un sorriso a Pinako e soprattutto smettere di nascondere i suoi pensieri ad Al.
Sospirò, cambiando posizione sulla sedia. Era fermo lì da almeno mezz’ora, nella cucina di Pinako e Winry, stracolma degli strani marchingegni del loro lavoro. Quella stanza non era molto grande, ma ogni volta che c’era tutta quella roba ammassata sembrava un immenso e spaventoso laboratorio da cui non sapevi cosa aspettarti.
Le due donne erano lì, poco distanti da lui, intente a parlare. Al era nella stanza accanto, molto probabilmente.

Dovrei affrontare il discorso. Sarebbe il momento buono. Sono tutti tranquilli e rilassati. Magari riusciamo a parlarne senza arrabbiarci di nuovo.

Ma all’improvviso c’era qualcosa di diverso, attorno a lui. L’aria, la luce forte del tardo pomeriggio che entrava dalle finestre, le voci vivaci delle due donne.
Un istante di vita perfettamente usuale, eppure stranamente speciale.
Qualcosa che anche un ragazzino sciocco come lui comprendeva. Ci sono linguaggi universali, e quello dei misteri, delle sensazioni e dell’istinto lo è.

Dovrei proprio affrontare il discorso, ora. Non posso più rimandare.

Ma anche se sentiva che avrebbe dovuto aprire bocca e fare quello che si era prefisso, in quel momento non ne aveva la forze. Non sapeva perché.
Tutto era immobile, il tempo, i suoi desideri e lo stimolo ad alzarsi e parlare, rivelare la verità e rimettere a posto le cose.

Le due voci femminili si rincorrono. Sono due voci ben note, le conosce veramente da una vita, e per questo non presta loro molta attenzione. Almeno finché il discorso non comincia a farsi inquietante.
- Mmm, questa sì che è un’idea, zia! Potremmo usare questa modifica...-
- Così avrebbe una maggior capacità di movimento, no?-
- Infatti! Certo, è una cosa molto innovativa, ad essere sinceri.-
- Non così tanto. Abbiamo già fatto qualcosa di molto simile, Winry.-
- Sì, però stiamo progettando di...-
- Ehi, voi due!-
La voce di Ed, venata da comprensibile preoccupazione, interrompe la chiacchierata tecnica delle due donne.
- Qualcosa non va, caro?-
- E’ dei miei automail che state parlando!- protesta lui. – Non mi va che facciate cose innovative o simili stramberie! Io ci devo vivere, con questi cosi!-
- Ma Ed, ti puoi fidare, lo sai che noi siamo meccanici di automail tra i più validi!- risponde Pinako, un po’ mortificata. Da parte di Winry, invece, l’unica risposta è una chiave inglese che vola in aria all’improvviso e transita a pochi centimetri dalla testa di Ed.
- Tu! Maledetto malfidato! Ti meriteresti di rimanere in quel modo per un mese!-
- Ma ti rendi conto che potevi colpirmi?-
- Era proprio quello che speravo di fare!-
Pinako richiama i due ragazzi, con un sorriso divertito e colmo di affetto. E di ricordi, probabilmente. Quante volte l’avrà fatto, in passato? Forse, adesso, si sta illudendo di essere tornati per un po’ in quei giorni, sempre difficili ma più sereni.
- Ed, ti chiediamo di fidarti di noi. Ti abbiamo mai deluso?- domanda la donna, e il ragazzo può solo abbassare gli occhi e fare cenno di no con la testa.
No, loro non l’hanno mai deluso.
Semmai è stato lui a deludere loro.
- Ti prometto che faremo un lavoro magistrale!- si infervora Pinako.
- Non te lo meriti, ma faremo del nostro meglio.- aggiunge Winry.
Ed lo sa, e si rimette zitto, cercando di non ascoltarle mentre parlano. Non è una bella cosa stare a sentire due pazze che riflettono su come sia più divertente giocare con bulloni e viti...che devono tenere su il tuo braccio e la tua gamba!
E poi accade qualcosa, e lui non sa spiegarsela, eppure sente che sta succedendo, avverte la magia silenziosa di quell’evento.
Le voci di Pinako e Winry diventano qualcosa di simile ad un vortice sottile, un incantesimo che lo avvolge dolcemente, una cantilena dai poteri di guarigione. Sentirsi abbandonato nelle mani di quella bizzarra magia è strano, eppure è rassicurante. Il tramonto, quella stanza e le due donne che parlano. Il quadro è completo. Ha la sensazione che tutto andrà bene, perché le cose vanno esattamente come dovrebbero andare, perché adesso gli basta questo, per sentirsi a casa.
Anche se dovrebbe rimettere a posto qualcosa.
Lo sa, non l’ha dimenticato. C’è qualcosa di molto simile ad una battaglia di nervi e volontà, in corso, e lui deve mettervi fine. Chiedere scusa, spiegarsi.. Se rimandasse troppo rischierebbe...tutto. Di perdere tutto, tutto l’affetto e la confidenza che non è mai venuta meno tra lui e le persone che gli vogliono bene.
Però...
Però non adesso, ecco.
Più tardi, in un altro momento, forse affronterà il discorso, sicuramente arriveranno ad un compromesso accettabile.
Lei ha detto che si aspetta una spiegazione e lui ha intenzione di chiarire. A Pinako basterà poco, è più indulgente della nipote. E Al...In fondo, sa che Al ha già capito, e che probabilmente sarà meno dura di quel che crede, sì.
Eppure, questo momento gli dà l’illusione che tutto ciò che c’era di sbagliato – tra di loro e in tutto il mondo – si sia già risolto da sé. Un’illusione, lo sa. Ma ora...
Ora gli basta questo.
Per rimettere a posto il cuore.
Gli basta la sensazione di essere cullato dalla luce, dalla casa, dalle voci di quelle due folli. E’
al sicuro, e non chiede altro.
Forse è da vigliacchi. Forse starebbe meglio, se mettesse tutto al giusto posto, subito. Nessuno vuol portarsi un peso sul cuore in eterno.
Però...Però tutti hanno bisogno, ogni tanto, di riposare.

   
 
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