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Autore: Brigitte Burns    14/04/2012    1 recensioni
Rose Laurent è una giovane ragazza di diciassette anni e ha da poco perso sua madre. In punto di morte, Isabelle le ha rivelato di avere una sorella di nome Adèle in un lontano paese innominabile, Aix En Provence. Perché sua madre le aveva nascosto di avere una sorella? Cosa si nasconde nel suo passato? Rose compirà un lungo viaggio, e grazie all'aiuto di un giovane di nome André, raggiungerà la casa di sua zia. Riuscirà Rose a ritrovare la felicità perduta e a scoprire chi era veramente sua madre?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Un révil éntrage


 Secondo te morirà?”

 Credo di no. Il dottore ha detto che è fuori pericolo”.

Aprì gli occhi e vidi, davanti a me, due bambine bellissime che mi fissavano con uno sguardo perfettamente identico. Quando si accorsero che avevo aperto gli occhi, il loro viso si dipinse di attonita meraviglia.

Non riuscì a trattenere un sorriso. Avevo quasi la sensazione di essere finita in un altro mondo, e che quelle due bambine fossero in realtà due angeli del Paradiso. Una luce luminosa penetrava dalla finestra della stanza irrorando le due figurine di un' aura quasi celestiale.

Dove mi trovo?” Domandai con un filo di voce. La bambina più grande aveva dei capelli rosso carota e due occhi blu nontiscordardime. Poteva avere nove anni, ma dai modi sembrava molto più grande della sua età. Si sedette sul bordo del letto e mi lanciò uno sguardo altezzoso.

 Non preoccuparti! Ti hanno trovato nella stalla. Eri in fin di vita, ma nostra madre si è presa cura di te. Stavi quasi per morire, sai?”.

Aveva un'aria da maestrina e, vedendomi ancora debole, si avvicinò per toccarmi la fronte; come se volesse accertarsi che non avessi più la febbre.

Stai benone adesso” Aggiunse con un mezzo sorriso dipinto sulle labbra.

 Come ti chiami?” Mi chiese la sorellina dai capelli dorati e dagli occhi grigi come il mare. Girai lentamente lo sguardo verso di lei. Aveva cinque o sei anni e un viso davvero angelico.

 Mi chiamo Rose...e voi come vi chiamate?”. Immaginai subito che fossero sorelle. C'era qualcosa nel loro sguardo che le rendeva quasi identiche.

Io mi chiamo Gabrielle” Rispose la maggiore senza esitazione. “ E lei...” indicando la sorellina. “Lei si chiama Jeane”. Le feci un sorriso e la bimba ricambiò un po' imbarazzata.

Mi dispiace di aver creato disturbo. Dov'è vostra madre? Vorrei ringraziarla per la sua generosità...”.

Gabrielle arricciò il naso.

Ora non c'è. E' andata al mercato a fare delle compere...”

Cercai di sistemarmi il cuscino dietro le spalle, così da poter vedere meglio l'ambiente che avevo intorno. Era una camera da letto molto accogliente, dalle pareti ricoperte di carta color verde acqua. Un armadio bianco era posizionato proprio vicino al mio letto e una specchiera collocata sull' angolo destro della stanza. C'erano pochi arredi, ma a me sembrava il posto più bello e tranquillo del mondo.

Era come se mi fossi svegliata di colpo da un sogno lunghissimo. Non riuscivo a ricordare quasi nulla di quello che mi era accaduto. Avevo perso la cognizione del tempo: non sapevo neanche quanti giorni fossero passati dal mio arrivo ad Aix En Provence! Ma immaginai che non dovevano essere così pochi. L'ultima immagine che avevo cristallizzato nella mente era la sagoma di Andrè che mi salutava mentre attraversavo il ponte che mi avrebbe portato a casa di mia zia. La pioggia batteva forte e mi bagnava i vestiti. D un tratto i ricordi si interrompevano; come se da quel momento in poi non avessi più vissuto.

Questa è la casa della signora Laurent?”. Domandai piena di speranze.

 Si! In verità, Laurent è il cognome di nostro padre … Ma ora non c'è... chissà quando verrà!”

Gabrielle si rabbuiò e io mi sentì premere il cuore.

 Perché non è qui con voi?”. Gabrielle si morse le labbra.

L'hanno chiamato in guerra”

 Manca da un anno” Aggiunse la sorella più piccola.

Dissi che mi dispiaceva molto per loro. Si vedeva che sentivano tanto la sua mancanza. Come io sentivo tanto quella di mia madre. Ma cercai di farmi forza. Non volevo rattristarle con la mia storia.

 La mamma dice che tornerà a Natale e ci porterà tanti regali! Ci ha anche letto una sua lettera...” Jeane sembrava aver recuperato il buon umore, ma Gabrielle aveva sempre la stessa espressione accigliata.

 Io non ci credo!” Esclamò con tutte le sue forze.

 Certo che verrà!” Gridò Jeane stringendo i pugni.

 Sono sicura che tornerà...non dovete preoccuparvi. Vostro padre saprà di sicuro cavarsela”. Jeane sembrava rassicurata dalle mie parole. Ma Gabrielle no. Era più grande e consapevole.

Rimanemmo un po' in silenzio, poi Gabrielle si rivolse di nuovo a me.

Come sai il nome di nostra madre? La conosci?”. Aveva un'aria inquisitoria.

Tirai un sospiro e sorrisi.

 No. Ma ci terrei tanto a conoscerla”.

Feci un bel respiro. “Desidero tanto parlare con lei”.

Le due bambine mi guardarono con occhi pieni di curiosità.

 E così sono finita nel posto giusto...” Pensai tra me e me. Chiusi gli occhi e mi abbandonai sul cuscino di feltro.

Che giorno è?” Domandai piena di felicità. 

Gabrielle ci pensò su un po'.

Oggi è l'8 Novembre...”.

Come? l'8?” Mi sollevai di scatto stupefatta. Erano passati già cinque giorni dal mio arrivo ad Aix En Provence. Una nebbia fitta offuscava ancora i miei ricordi. Rammentai qualche viso che avevo incontrato lungo il viaggio: la donna che mi aveva indicato l'osteria, la cortese proprietaria della locanda e il marito bisbetico... e poi Andrè. Era stato gentile da parte sua, in fondo, accompagnarmi fin qui. Questo posto non era poi così vicino dal paese. Infatti, alla fine dei conti, avevo ceduto all'invito di salire sul suo cavallo per affrettare il passo. Il tempo non prometteva nulla di buono. Sorrisi senza rendermene conto.

 Da dove vieni, Rose? ''

La voce di Gabrielle mi fece tornare alla realtà.

 Parigi...”

La piccola balzò dal letto come una cavalletta.

Davvero? Oh! Io adoro Parigi. Una volta la mia mamma ci ha portato da una zia di Parigi. E' così bella...”

 E' una città meravigliosa. Siete mai stati a teatro?”

 No! Non ci siamo mai state...”. Subito mi pentì della mia domanda. Gabrielle aveva un temperamento molto volubile.

 Poi ci andiamo insieme, un giorno, Rose?” Jeane si strinse a me e io l'abbracciai forte. “ Certo...”. Poi sentimmo un rumore di cavalli.

Gabrielle corse alla finestra per vedere se era arrivato qualcuno.

Sbuffò quando si rese conto che era solo lo stalliere. Tornò indietro con aria colma di delusione.

Mi sedetti sul bordo del letto. Volevo anche io raggiungere la finestra.

 Hai detto che avete parenti a Parigi?”.

Gabrielle fece un cenno con il capo.

 Si una zia di nostra madre...”

Mia madre non mi aveva mai parlato di questa zia. Pensai.

Perchè?

Guardai di nuovo la finestra e mi resi conto che stava piovendo forte.

Mi avvolsi lo scialle attorno alle spalle.

Jeane si avvicinò e mi protese la mano con un sorriso dolcissimo.

Secondo me non dovresti alzarti”. Gabrielle aveva il tipico atteggiamento da “so tutto io”

 Non preoccuparti. Sto bene”. La rassicurai. Poi presi la manina di Jeane e mi avvicinai alla finestra a piccoli passi. In quel momento mi accorsi che la vestaglia che avevo indosso non era mia. Era di colore bianco, con nastrini azzurri e maniche di pizzo.

Rimasi per un po' in silenzio ad osservare la pioggia.

E' sempre così, da giorni e giorni. Non possiamo giocare, perché la mamma ha paura che ci ammaliamo anche noi...” Jeane mi lanciò un'occhiata triste.

E' molto saggio da parte sua...Non sarebbe prudente...”.

 Sono stufa di giocare con le bambole” Si lamentò Gabrielle stendendosi sul letto e poggiando la guancia sul palmo della mano.

 Quando tornerà vostra madre?”

 Di solito sta via solo per un paio d'ore ”.

Girai la testa verso di lei e all'improvviso udì un grido.

Per tutti i santi! Signorina! Come state?”

Dalla porta della stanza fece la sua apparizione una signora bassa e grassoccia. I suoi occhietti azzurro - cielo guizzavano qua e là per la stanza come due topolini. Vedendomi in piedi, a stento riuscì a frenare la sua meraviglia. Si mise una mano sul petto e guardò Gabrielle con espressione severa.

Quest'ultima si alzò di scatto e era quasi sul punto di giustificarsi, ma io la interruppi.

 Sto molto bene grazie, non vi arrabbiate con loro, vi prego”. La donna sbuffò e mi prese per il braccio con delicatezza.

Si chiama Rose” Disse la piccola Jeane senza mollarmi la mano.

 Oh, signore! Perché non mi avete avvisata? Dovrete essere affamata, vero? Scendiamo di sotto così vi preparo qualcosa...”

 Siete davvero gentile....”

Fece una smorfia e agitò la mano.

 Poche storie! Andiamo, vi aiuto!”.

Tutti insieme scendemmo le scale che portavano al piano di sotto.

La signora Dubois, così mi disse che si chiamava, mi fece accomodare nella cucina e preparò una squisita colazione a base di latte, pane tostato e marmellata. Mentre mangiavo sentivo crescere l'appetito. Era normale, dopo giorni e giorni di digiuno.

State riprendendo colore!” Esclamò la signora Dubois tutta soddisfatta del suo lavoro. Stava preparando una minestra di zucca e fagioli ed era tutta affaccendata.

Gabrielle se ne stava vicino al fuoco e mi guardava mentre mangiavo, mentre Jeane seduta proprio affianco a me, e se ne stette lì per tutto il tempo. Era proprio il genere di bambina che avrei voluto come sorella.

 Ci avete fatta preoccupare signorina Rose...” Cominciò la signora Dubois mentre sminuzzava un pezzettino di carota.

 Mi dispiace molto... Non volevo crearvi tutto questo disturbo...”

 Oh! Sciocchezze. Non ho mai visto la signora Laurent così in pena! E' stata accanto al vostro letto tutti i santi giorni. Non vi perdeva d'occhi un attimo!”

Sentì un sussulto al cuore.

 Dite davvero?”

 Oh! Sicuro. Non scherzo! La signora Laurent è una donna così premurosa. E' generosa con tutti. Siete stata fortunata a trovarvi qui e non in un altro posto. E' stato un vero miracolo per voi!”.

 Ditemi, signora Dubois. Che cosa è accaduto precisamente?”

La donna mi guardò di sottecchi mentre era alle prese con i fornelli.

 Che dio vi benedica! La signora Flaubert era appena tornata dal suo viaggio a Chartes. E' stato lo stalliere, Gaspard, a trovarvi! Dio solo sa da quanto tempo eravate lì a congelare. Oh! Come siete sopravvissuta, è un vero mistero. Avevate gli abiti fradici. La febbre era così alta che il dottore, in un primo momento, pensava che non ce l'avreste fatta! La signora Flaubert stava quasi scoppiando a piangere. Non l'ho mai vista così disperata, signorina...”

Bevvi il mio ultimo sorso di latte e mi sentì stranamente confusa.

Poi un ricordo affilò la mia mente come la lama di un coltello.

Mi ricordai che ero entrata nel cancello della dimora. Avevo bussato alla porta, ma non avevo trovato nessuno, così me ne ero andata. La pioggia era diventata sempre più fitta e mi ero riparata in un piccolo casolare nelle vicinanze. Era lì che avevo trovato riparo. Ora era tutto chiaro.

 Così sono stata moribonda per chissà quanto tempo...”

Ero arrivata ad Aix En Provence il 3 Novembre e la signora Flaubert era arrivata qui due giorni dopo...

Ma adesso non preoccupatevi di nulla! Volete che vi prepari altro latte e pane tostato. Risposi che ero sazia. Non ricordavo di aver mai fatto una colazione così abbondante.

 La signora verrà a momenti...”

 Vorrei tanto ringraziarla. E' stata così gentile...”

Lei si ripulì le mani sul bordo del suo grembiule da cucina.

 Lo farete presto. Intanto qui ho finito, per adesso. Ora vi preparo un bel bagno caldo, così vi fate trovare in ordine prima che arrivi...”

Annuì.

 Voglio aiutarla a scegliere il vestito!” esclamò Gabrielle alzandosi di scatto dalla seggiola.

 Anche io!” Ripetè la piccola Jeane di rimando.

La donna si aprì un varco tra le due bambine e mi aiutò ad alzarmi dalla sedia.

 Oh! Non stressate questa povera ragazza. Venite con me, vi aiuto a fare il bagno...”

Andammo al piano di sopra. E in un quattro e quattr'otto feci un bel bagno caldo e indossai il mio abito migliore. Un vestito di velluto blu, con bottoni dorati e maniche a palloncino. Quando le due bambine mi videro iniziarono a gironzolarmi attorno e soprattuto Jeane mi riempì di mille complimenti.

Sembri una principessa” Disse mentre mi toccava i capelli.

 Da grande voglio essere bella come te”.

Le schioccai un grosso bacio sulla guancia e mi accomiatai vicino al camino con Jane sulle ginocchia. Gabrielle volle che leggessi loro qualcosa, così presi un libro di fiabe e lessi per loro la favola del “Brutto Anatraccolo” di Hans Christian Andersen. La signora Dubois continuava a cucinare per il pranzo e ogni tanto mi chiedeva di riposarmi.

Non fate stancare troppo la signorina!”

Diceva di continuo alle bambine.

Ma io mi sentivo di aver recuperato tutte le forze e aspettavo con ansia il ritorno di mia zia.

   
 
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