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Autore: zora_    14/04/2012    3 recensioni
Astoria Greengrass e la sua lotta persa in partenza contro la forza dell'amore. Un amore che viene dimenticato per rifarsi vivo dieci anni più tardi, più forte di quanto non sia mai stato.
Pensò che era quasi felice, sentiva che le cose erano rimaste immutate per troppo tempo, il che significava solo una cosa: stava per accadere qualcosa d'importante. E il primo cambiamento stava per arrivare, lo sentiva dentro, e tutti i suoi sensi erano in allerta per cogliere anche il più piccolo particolare.
Quel giorno sarebbe andata al binario nove e tre quarti, a King's Cross, e qualcosa stava per succedere.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy | Coppie: Draco/Astoria
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Astoria si era rifiutata di vedere chiunque, ed era rimasta chiusa in camera per più di un mese, esclusi i pasti.

Daphne non si era certo arresa, non aveva capito cosa aveva scosso tanto la sorella, ma era più che certa, conoscendola, che Astoria si vedeva sopraffatta da qualcosa di enorme, che in realtà tanto enorme non era.

Si era quindi mossa con astuzia, da brava Serpeverde, ed aveva organizzato una festa in grande stile, con tutti i suoi vecchi amici.

La festa avrebbe avuto luogo a Palazzo Greengrass durante la Notte delle Streghe o, come la chiamavano i babbani, Notte di San Lorenzo.

Sarebbe sembrata come un ritrovo per non perdere i contatti, ma in realtà si trattava di ben altro.

In quel mese Daphne si era vista con Draco abbastanza spesso, e lo aveva trovato piuttosto giù di corda.

Il ragazzo infatti sembrava essersi preso un'infatuazione bella e buona per sua sorella, ma aveva paura di non essere abbastanza per lei, aveva paura di averla soltanto allontanata quella mattina al lago.

Quello che il ragazzo non era riuscito ad esprimere a parole, ma che Daphne aveva saputo leggere nei suoi occhi era che era veramente ossessionato da Astoria.

Infatti, Draco ormai non passava un secondo senza pensare a lei, alla sua pelle chiara, i suoi capelli scuri, i suoi occhi dal colore indefinito, la sua figura esile eppure selvaggia, la sua anima sofferente.

Perché Draco l'aveva sentito sulla sua stessa pelle, il dolore di Astoria. Un dolore antico, persistente, una ferita nascosta ma mai rimarginata.

Non se lo spiegava, e tantomeno era riuscito a spiegarsi dove l'aveva già vista, fino a quando Daphne, paziente, gli aveva riportato il discorso insensato che le aveva fatto la sorella quella mattina del bagno al lago, interrompendo la sua colazione.

Eppure, Draco, di quel lontano pomeriggio tra ragazzini non ricordava praticamente nulla. Ci aveva provato e riprovato, a ricordare, ma non riusciva a trovare nemmeno l'ombra, di Astoria bambina.

Ad ogni modo, Daphne aveva organizzato una festa perfetta, e quella notte Draco avrebbe avuto la possibilità di sorprendere Astoria, e di renderla finalmente felice.

 

Astoria era rimasta a leggere fino alle prime luci dell'alba, quella notte, e quando si svegliò la luce era ormai calata.

Stralunata per l'incredibile dormita che si era appena fatta -ai limiti dello scandaloso, tenendo conto dei suoi standard- si alzò dal letto traballando un poco, e dirigendosi verso il bagno. Lasciò riempire la vasca sbadigliando nell'attesa, chiedendosi distrattamente che ore fossero.

Fece velocemente il bagno e una volta uscita raccolse i capelli per farli asciugare senza prendere freddo alla schiena, e tornò rapidamente in camera. Aggirò il letto e controllò l'ora sull'orologio che aveva lasciato sul comodino:erano le nove di sera.

Sconvolta dall'orario si disse che quello doveva essere il peggior risveglio mai capitatole, prese agitata la bacchetta e se la puntò alla testa, borbottando un incantesimo per far asciugare in fretta i capelli umidi.

Si avviò verso l'armadio per rendersi presentabile e scendere almeno per cena. Fu' allora che vide il biglietto sotto la porta.

Vi si avvicinò cautamente, e allo stesso modo lo aprì.

 

So che quando leggerai qui sarà piuttosto tardi,

e tu probabilmente sarai fuori di te per questo.

Calmati un attimo,

preparati e mettiti il vestito verde.

Non fare l'isterica.

D.

 

Astoria aveva effettivamente una gran voglia di fare l'isterica, in quel momento, perché l'idea che la sorella dovesse dirle di vestirsi in un certo modo voleva dire che c'era qualcosa sotto.

Ad ogni modo, intendeva chiedere spiegazioni, e i morsi della fame cominciavano a farsi sentire. Allora, scontrosa e arrabbiata col mondo, si mise il lungo vestito verde e si strinse una cinta di pelle sotto il seno.

Poco dopo, scendeva gli scalini con aria battagliera, dopo aver oltrepassato il confine dell'incantesimo silenziante imposto sulla sua camera ed aver sentito il volume folle della musica ai piani inferiori.

 

Daphne Greengrass!” Tuonò sulla soglia della Sala da Ballo gremita di ragazzi e ragazze intenti a darsi alla pazza gioia. Molte teste -le più sobrie, suppose sovrappensiero- si girarono verso di lei, compresa quella bionda di sua sorella.

Bollendo dalla rabbia sommata all'irritazione bruciante accumulata in camera, si lanciò verso la disgraziata sorella minore come una furia. La più giovane teneva tra le dita un flute di champagne ed era intenta a conversare con un viso sconosciuto che Astoria non si diede la pena di osservare, e la guardava con un sopracciglio alzato.

Una volta davanti a lei, Astoria l'avrebbe volentieri presa per il bavero, ma per l'occasione Daphne indossava un vestitino corto e senza spalline.

Si limitò quindi a puntarle un dito contro il petto come fosse stato una bacchetta -dannazione a lei, che l'aveva lasciata sul comodino.

 

Come diavolo ti sei permessa, di fare una cosa simile?!” Le avrebbe anche riversato addosso una marea d'insulti, ma ne aveva talmente tanti in gola che non riuscì a cavarne fuori nemmeno uno.

 

Lei la guardò divertita inclinando il viso di lato. “Cosa intendi, Tori?” sorrise con aria innocente. “Ho solo invitato qualche vecchio compagno di scuola a casa per la Notte delle Streghe, non pensavo fosse un problema. Oh, ma lo sai che questo vestito ti sta davvero bene?” Concluse con una logica nota solo a lei.

 

Io..Tu! ...Qualche amico?!” Strillò Astoria sconvolta. “Che concetto hai di “qualche”? Si può sapere?! E..- E che diamine c'entra il mio vestito?” Concluse abbassando appena il tono e rendendosi conto che stava cominciando a rendersi ridicola in mezzo alla folla.

 

Astoria, giusto? Chiedo scusa.” La fece sobbalzare una voce profonda e vellutata alle sue spalle.

Si voltò per trovarsi davanti ad un paio di occhi splendidamente chiari, di un grigio virante all'azzurro.

 

A- Ah, i-io...” Balbettò spaesata. “Draco.” Sussurrò atterrita, non appena l'ebbe riconosciuto. Fece per andarsene di riflesso, con tutte le particelle del suo corpo che le urlavano di restare lì, e il suo subconscio che la spingeva a scappare il più lontano possibile. Di colpo la sua mano le artigliò il braccio con forza, facendole quasi male.

 

N-no, aspetta...” Il ragazzo davanti a lei esitò un attimo lasciando vagare lo sguardo sulla maschera terrorizzata e sconvolta che era il suo volto e sorrise, inspiegabilmente.

Ti spiacerebbe accompagnarmi in terrazzo?” chiese sempre con il sorriso sulle labbra.

 

Astoria lo guardò dubbiosa. “In terrazzo?” sussurrò, e Draco annuì con forza.

Lei lo guardò ancora un attimo, poi gli voltò le spalle scrollando il braccio e finì di attraversare la sala per poi uscire sulla balconata.

Sentire dei passi maschili seguirla ed il cuore andare in tumulto furono una cosa sola.

Lentamente, infine, poggiò le mani al parapetto e ci si appoggiò contro con il bacino, scrutando l'oscurità.

Era tornata, più veloce di quanto ci aveva messo ad andarsene, l'ineluttabile e dolorosa consapevolezza di dieci anni prima, di quando l'aveva visto giocare a scacchi e l'aveva amato, l'aveva amato più del suo amore per lui.

 

Astoria, giusto?” Ripeté il giovane la frase formale di poco prima.

 

Astoria si voltò con tutto il suo antico dolore nel volto, e lui si sentì spezzare il cuore.

 

Vattene, Draco Malfoy, per favore.” Lo supplicò invano. Sentiva il cuore lacerarsi, ma per lui avrebbe fatto ben altro, per mantenere la sua angelica purezza intatta, purezza che gli anni non sembravano aver scalfito.

 

Lui la guardò addolorato, disperato lui stesso per il viso straziato di Astoria.

Perché dovrei?” Chiese inespressivo.

 

Astoria strizzò gli occhi per impedire alle lacrime di uscire, il dolore fisico e mentale amalgamati. “Non posso, ti prego, non chiedermelo.” singhiozzò senza lacrime.

Eppure, non ce la fece, e l'amore, con tutta la sua incommensurabile potenza, l'atterrò.

E i singhiozzi divennero convulsi, mentre si premeva le dita sul viso, come sperando di arginare i fiotti di lacrime che per tutti quegli anni aveva repulso.

E si sentì come si sentiva la notte, sola, al freddo, e ancora sola come non mai, tremante e magra tanto che le ossa minacciavano di perforare la pelle.

 

Fu in quel momento che Draco capì l'immensità di Astoria.

Non seppe perché, ma se la trovò davanti in tutto lo splendore della sua decadenza, antica rovina di un popolo andato, eppure era dentro un corpo tanto giovane e tanto bello...

E seguendo forse gli astri, forse la chimica o la fisica, si strinse a lei come se fosse il naufrago ed il salvagente insieme.

La strinse a sé così com'era, anche se lei non ricambiava l'abbraccio, e la strinse forse troppo forte, comunque senza motivo, ma lo fece.

Lo fece, ed Astoria pianse come la bambina che da anni non esisteva più.

Pianse perché si era arresa, non aveva rifiutato il suo abbraccio, e lui era ancora inconsapevole di quanto lei lo stesse sporcando in quello stesso momento, lui era ancora il bambino di allora, e lei la vecchia arpia che era sempre stata.

E perché lui non se lo meritava, ma lei non aveva più la forza di volontà per resistergli.

Era così bello che Astoria si sentiva morire. Aveva un profumo che avrebbe richiamato Astoria dalla morte, solo per poterlo sentire un'altra volta ancora.

Aveva paura di non essere accettata, aveva paura di fargli paura e ribrezzo, ma era stremata, l'amore l'aveva battuta, dopo un braccio di ferro durato troppo a lungo.

Si abbandonò a lui, e strinse le unghie sulle sue spalle, disperata ma inerme, di fronte ai conti che l'amore aveva saputo rimettere in pari.

 

Dopo uno di quei tempi che tempo non ce l'hanno, Astoria aveva finito le lacrime.

Ora si sentiva svuotata, non aveva più senso scappare dall'abbraccio caldo ed irresistibile che l'avvolgeva. Emise un sospiro tremulo, con le lacrime che le si asciugavano sul viso, cominciando a sentire la fredda brezza notturna sulle spalle scoperte.

 

Shh...” disse Draco, come se fra le braccia avesse avuto una neonata che non riusciva a dormire, come se la bambina fra i due fosse lei. Le accarezzò piano la schiena sopra il tessuto il tessuto leggero sentendola rabbrividire.

Astoria si scostò e fece per abbassare lo sguardo, consapevole di avere degli occhi a dir poco rossi, quando incontrò quelli di Draco, e la verità universale più ovvia del mondo le si riversò addosso come una doccia fredda.

Draco non era più un bambino. Draco era una persona adulta, ormai, una persona che la stava cercando.

Era inconsapevole, certo, dell'amore sofferto che lei provava per lui, ma non per questo il sentimento era sbagliato. Almeno, non più.

E Astoria non aveva più voglia di chiedersi se ci fosse mai stato qualcosa di sbagliato in lei, voleva avere la certezza di essere nel giusto. Lì, nel presente.

 

Draco..-” cominciò, ma lui la interruppe.

 

Perché non potevi?” chiese solo. Astoria assaporò il verbo al passato come se si fosse trattato del cioccolato più fine, estasiata.

Involontariamente le sorse il vago sentore di un sorriso sulle labbra, mentre pensava che l'agonia, durata dieci lunghi anni senza che nemmeno lei lo sapesse, era finita.

Si sentì sollevata, leggera come l'aria, e libera. Libera come non era mai stata.

Si sentì una molecola completa, e allo stesso tempo una galassia, nulla aveva più importanza dei suoi sentimenti tornati liberi.

Non stava nemmeno pensando a rispondere, e Draco se ne accorse.

 

Astoria? Perché non potevi?” ripeté la domanda.

Lei si riscosse e, finalmente serena dopo lungo tempo, decise che ci sarebbero stati altri tempi per spiegare. Senza nemmeno porsi il problema dell'essere ricambiata, sentì solo l'amore per lui esplodere tutto attorno, impregnare l'oscurità che li avvolgeva.

 

Non ha importanza, Draco.” disse con il cuore in gola per la gioia. “Ho sbagliato tutto. Fai finta che io non abbia mai parlato.” Concludendo sorrise, per dare almeno una parvenza di sanità mentale.

Lui la guardò dubbioso per qualche lungo attimo, le sopracciglia aggrottate, poi scosse la testa e sorrise divertito. Si scostò da lei e le porse la mano destra.

 

Piacere, sono Draco Malfoy. Ci conosciamo?” recitò, come da copione.

 

Astoria sorrise, dimentica delle lacrime di poco prima, e gli resse il gioco.

Astoria Greengrass, il piacere è tutto mio.”

Spazio all'autrice.

Ci ho messo un'eternità a pubblicare questo capitolo, ma non ne trovavo la forza.

Chi mai l'avrebbe fatto, senza nemmeno un commento? Voglio dire, con una sessantina di visite e nemmeno un commento il primo dubbio che può sorgere è che, forse forse, la storia non è apprezzata.

Quindi il mio ego di autrice è finito per un periodo rintanato sotto il letto ad affogarsi di gelato e cioccolato.

Poi è giunta la mia salvatrice, la dolce Aly99, che il mio ego ambizioso non smette di ringraziare da ieri sera, quando ho letto il commento. Bellissima, sappi che non metto la storia come completa perchè aspetto il tuo parere. Fosse per me la farei finire forse qui... Ma mi affido a te.

In ogni caso ringrazio quelli che sono anche solo passati per caso, ma ricordate che ogni autore è dotato di un umore fortemente instabile e facilmente influenzabile! Quindi lasciate anche solo due righe per farmi sapere che sì, dovrei darmi all'ippica.

Baci,

 

Aurora. 

   
 
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