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Autore: Sherly Liddell    15/04/2012    1 recensioni
Un episiodio tranquillo [sicura?] vissuto a Baker Street.
Indecisa ancora se ci sarà un seguito... ma abbastanza soddisfatta per poterlo far leggere a tutti coloro a cui manca Sherlock Holmes.
Forse è più uno studio sul cercare di inquadrare i personaggi e renderli più simili possibili all'idea che ci siamo fatti... buona lettura!
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes , Sig.ra Hudson
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Passarono l'intera mattinata a discutere sul caso che Watson aveva pazientemente ricostruito e sviluppato; Sherlock, invece, passò tutto quel tempo sia a rispondere a lui, che a riflettere su un altro caso che l'aveva spinto di nuovo a Londra.

La proprietaria della casa si era stufata di salire e scendere ogni mezz'ora, per incoraggiare i suoi coinquilini ad abbassare i toni ed evitare che la polizia irrompesse in casa prima ancora di un macabro annuncio al telegiornale.

Finirono quasi per bisticciare e a dirottare l'argomento, nei brevi momenti di silenzio, sul fatto che il frigo fosse ancora praticamente vuoto, e la polvere a mucchi tappezzava quasi geometricamente i pavimenti. D'un tratto l'orologio segnò le tredici, John trattenne il respiro e afferrò la giacca dall'attaccapanni davanti alle scale.

 

<< E ora dove vai? >>

<< Non avevi detto che oltre al portafogli, al filo interdentale e un dito, ti mancava il latte e qualcos'altro?! >>

<< Oh, eccellente, prendi pure il mio solito the nero: devo berne un altro po' prima di potermi togliere di dosso le abitudini dell'India! >>

 

John stava per aggiungere qualcosa, ma Sherlock si voltò prontamente verso la finestra, dandogli le spalle, scostò la tenda e si concentrò, socchiudendo gli occhi, come un segugio che ha scovato la tana giusta, aspettando. Spazientito, John girò i tacchi e scese velocemente le scale, aprì il portone e si diresse verso la fine di Baker Street, seguito dallo sguardo del suo infallibile cacciatore.

Ma non era il solo a star dietro agli spostamenti del dottore, infatti erano ben due gli Holmes che avevano intrapreso parallelamente lo stesso piano; solo che il più giovane dopo una breve distanza perse la visuale, quindi si ritirò nella sua stanza a preparare il necessario che aveva già studiato, mentre il secondo Holmes lo raggiunse a piedi.

 

<< Mio carissimo Watson! >>

<< Questa voce... >> John si girò, e non rimase sorpreso. << Ah, salve! Non mi dica che sta per chiedermi un favore, ho appena avuto la splendida idea di andare dove suo fratello non andrebbe mai, magari lì troverei un po' di- >>

<< Pace, presumo, sì, capisco bene cosa stava per dire. Comunque no, in realtà, la inviterei a tornare indietro. >> Mycroft afferrò delicatamente il braccio di John, e lo tirò a sé in modo da poter parlare più a bassa voce. << Signor Watson, ora non la reputo al sicuro, e Sherlock non è ancora a conoscenza della situazione attuale... >> disse, mantenendo la presa salda, sperando che quello bastasse a convincerlo.

 

Non era la prima volta che il fratello maggiore intervenisse dal nulla, o lo contattasse avvertendolo di qualche possibile pericolo, e quasi sempre era meglio fidarsi. Così, un po' per fame, un po' perché aveva già ritrovato la calma, decise di accontentarlo e tornare a casa.

 

<< Ah, John... >> Mycroft tirò fuori dalla tasta interna del cappotto una busta scura, sigillata con del nastro. << Dia questo a mio fratello da parte mia, nel frattempo posso semplicemente dirle che ci rivedremo prima di quanto immagini! >>

 

Detto questo, fece due passi verso la macchina, dove la segretaria lo attendeva trattenendo lo sportello aperto, controllando attentamente il cellulare.

John guardò la macchina allontanarsi tra le file di taxi, poi sentì il peso della busta nella mano e, rincominciando a camminare, cominciò a domandarsi quale strana diavoleria stava per unirsi a quelle già testate in camera dell'investigatore più famoso della Gran Bretagna.

Decise di passare veramente dal supermercato. Mentre metteva il resto nel porta monete ripensava a ciò che Mycroft gli aveva detto: cosa poteva essere successo, o peggio, quale nuova minaccia stava per affacciarsi a Baker Street?

Da quando Sherlock era tornato, John si sentiva agitato, nonostante gli desse un notevole sostegno; in fondo il loro legame era singolare, decisamente professionale, e a volte decisamente non l'avrebbe definito tale.

Raggiunse il 221b e si fermò davanti al portone verde, alzò la testa e guardò verso la finestra della sala, ma non vide la sua ombra affacciata. Magari Sherlock era uscito anche lui dopo aver discusso ad alta voce, alla fine quasi di tutto, tranne che dell'ultima indagine.

Prima che potesse inserire la chiave, la signora Hudson aprì la porta e fece un saltello privo di giustificazione non appena si accorse della sua presenza; anche John reagì d'istinto, facendo un piccolissimo passo indietro, come per segnalare una posizione non offensiva, ma lei arrossì, guardò tra le mani del dottore, afferrò il pacchetto e gli richiuse irrazionalmente la porta in faccia. John rimase basito e si guardò le mani improvvisamente vuote, aspettò qualche secondo, come se dovesse prendersi del tempo per dimenticare quello che era appena accaduto, così rifece un passo avanti e bussò, sapendo che c'era chi potesse aprirgli. Nessuno lo fece.

 

<< Signora Hudson, sono ancora qui! Mi apra! >>

John fissò la porta come se sapesse di poterla aprire con la mente, e si sentì piuttosto stupido; qualcuno che passò di lì aveva capito cosa stava vedendo, e ridacchiò. Così, leggermente stranito, si schiarì la voce e riprese in mano le chiavi, ma appena la infilò nella toppa si accorse che la serratura era bloccata.
 

<< Che diavolo sarà successo lì dentro!? >> John bussò più forte. << Sono io, per l'amor

del cielo! >>

<< Ah, arrivo subito, caro! >> le rispose una voce femminile abbastanza acuta.

  
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