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Autore: dubious3    15/04/2012    2 recensioni
Un tributo a Telesette e ai suoi cross-over.
Nella lontana terra di Konohamere, un malvagio stregone risorto dal passato esercita il suo terribile e nefasto potere.
L'unico che che può fermarlo è Ser Sasuke Uchiha, il più leggendario eroe della storia del regno, risorto per la stessa magia del negromante.
Peccato che le leggende, spessissimo, esagerino...
Note dell'autore: cambiamento di rating da giallo ad arancione per linguaggio più "forte".
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Orochimaru, Sasuke Uchiha
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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L'Isola del Dragrospo. (Un tempo, le isole dei dragrospi erano considerate investimenti di grande stile)

 

"Ummm... che caldo..."

Sasuke camminava nella lentamente sala macchine del sommergibile; giganteschi macchinari in piena funzione si offrivano al suo sguardo,circondati da squadrati scaffali di legno a più piani dove erano poggiate bombole d'ossigeno e arnesi per la manutenzione, accatastati alla rinfusa .

In particolare, uno strano motore collegato ad una turbina in acciaio, incastrata in una gabbia di metallo scintillante, catturò la sua attenzione. Pieno di curiosità, il nobile si avvicinò al macchinario, la cui parte motrice ruotava a velocità pazzesca, tentato di toccarla.

"Non ti consiglierei di toccarla, Sasuke. A meno che tu non abbia voglia di finire sbrindellato del tutto per poi essere fritto..."

La voce di Gozu risuonò nel salone, così come uno strano rumore di metallo torto. Incuriosito, l'Uchiha si avvicinò all'amico, accovacciato proprio sotto una lampada, la quale emanava una luce verdastra per certi versi soffocante.

"Cosa stai facendo, Gozu?" Chiese.

"Sto sostituendo gli artigli dei miei guanti da guerra con modelli più efficienti e versatili". Gli rispose quello, e nel farlo indicò due dita della mano sinistra a cui gli artigli erano stati rimossi.

Cercando con lo sguardo i pezzi di ricambio, Sasuke notò una scatola di legno in cui erano contenute tante protesi ungulati, tutte composte da un materiale alquanto bizzarro: era simile all'argento, ma con riflessi che tendevano più al cobalto.

Animato da un desiderio di sapere ancora maggiore, l'Uchiha pose domande a Gozu riguardo questi strani artigli:

"Di che materiale sono fatte le tue armi? Sembra molto particolare".

"Lo è eccome, Sasuke". Gli rispose il guerriero, prendendo un artiglio dal contenitore e porgendoglielo vicino all'unico occhio.

"E' mithril, uno dei metalli più rari a mondo, e forse il più resistente e prezioso di quelli non-propriamente magici. Duro come il diamante e con resistività più bassa dell'argento, unisce straordinaria resistenza ad ogni tipo di urto e invidiabile leggerezza. Si trova solo in certi filoni estremamente difficili da raggiungere, nascosti nelle profondità più remote della terra..."

"Io sa che molta alchimisti ha provato a replicare metallo prezioso come vecchia teiera di mia madre". Affermò Al. "Qualcuno è riuscito?"

"Sì... alcuni dotti particolarmente capaci hanno riprodotto con le arti mistiche le condizioni per creare un metallo simile. E' molto raro... Ma, un momento, come fa' a valere così tanto la teiera di tua madre, per curiosità?"

Il piccolo genio, a quella domanda di Gozu, incrociò le braccia e rispose stizzito:

"In teiera vive mia madre, e genio vincolato è più prezioso di qualunque pezzo di latta".

"Questo non lo metto in dubbio, Al". Parlò l'Uchiha, divertito. "Ma suvvia, non essere così cupo: mi rendo conto che la scoperta riguardante tuo fratello deve essere stata orribile, ma non ha senso tenere il broncio per futilità simili".

"Angmar no è mio fratello. Io già detto più volte". Il tono gelido della volpe, specialmente paragonato alla sua solita vivace affabilità, colpì i due non poco.

"Ora, se voi permette, io torno a lisciare pelo. Quando uno è recluso in testa d'altri no ha molti hobby da praticare..." E si ritirò nel fondo del cranio, a rimuginare.

Un poco imbarazzato per il comportamento dell'amico, Sasuke provò a scusarsi:

"Scusa, Gozu, per come si sta comportando Al... La scoperta di ciò che è diventato Shukaku deve essere stata un colpo terribile per lui".

"Fa' nulla, Sasuke". Rispose il meccanico senza serbare fastidio di sorta, incastrando la lama perfettamente nel dito. "Piuttosto... sono io che devo chiedere a te perdono".

"Per cosa, Gozu?" Chiese il nobile, sorpreso. "Non hai fatto nulla che richieda una scusa. o qualcosa del genere".

"Sì, invece. Io... non avrei dovuto..." Prese una piccola pausa prima di parlare, esitando dal rimorso. "Alla fortezza negli Stagni dei Morti Antichi, ho detto delle cose su di te che si sono rivelate false e ingiuriose, ed ora me ne pento molto: non è affatto vero che sei "un'infida biscia che ha creato la sua fama sul sangue e il sudore altrui", sei un vero eroe, al contrario, sia come abilità che come temperamento. Alla locando ho avuto modo di capirlo davvero, e mi sembra giusto ritirare ogni cosa che detto, sir Uchiha".

Sentendosi nominare con l'epiteto di sir, il guerriero scheletrico ebbe un moto di imbarazzo, ma anche, in un certo senso, di orgoglio e pure una sottile punta di piacere.

"F-figurati. Ho solo fatto il dovere che ho nei confronti della mia gente e della mia famiglia. Non c'è nulla di cui tu debba scusarti. In fondo, avevi ragione a definirmi così, perché nella mia vita precedente sono stato il codardo che avevi definito in quei termini..."

Mentre l'Uchiha si grattava il cranio, Gozu lo osservava in maniera sempre più inquisitiva, aggiustandosi la maschera antigas con la sinistra; nella sua mente, ricollegava tutte le reazioni che Sasuke aveva avuto quando veniva tirata in ballo la propria blasonata famiglia. Ci rifletté  per un po', e rimase leggermente insospettito delle contraddizioni che aveva rilevato.

"Umm... un momento prima menzioni l'onore familiare, poi però dici che non ti importa nulla di ciò che accade ai cimeli del tuo clan. Devo dire che trovo il tuo comportamento riguardo la tua stessa famiglia abbastanza incoerente. Quale è il rapporto con la tua famiglia?"

"Ecco... Gozu... vedi... " Sasuke sapeva che Gozu stava toccando un tasto dolente, poiché lo costringeva a fare i conti con dubbi e paure che non era mai riuscito a risolvere, e che, in un certo senso, aveva paura a scandagliare; ciononostante, forse pensando che avrebbe fatto bene a se stesso, gli confidò questi suoi pensieri così intimi.

"Diciamo che... non ne ho idea nemmeno io". Rispose, sincero. "Non so proprio cosa pensare della mia famiglia: da una parte, ho sempre cercato di tenere alto il loro nome, di non sfigurarli davanti agli occhi del regno con la mia debolezza. Sappilo: l'unica ragione per cui avevo messo in giro tutte quelle falsità sulle mie audaci imprese era per non coprirli di vergogna... o almeno così credevo. Il fatto è che essere un eroe è bello... molto bello... tutta la soddisfazione di fare la cosa giusta... Anzi: la mia è molto più che una semplice soddisfazione per un lavoro fatto bene. Direi che quando davvero faccio la cosa giusta e non ci lascio le penne, quando davvero riesco a fare qualcosa di buono per i miei concittadini, io... mi sento realizzato, ecco. Credo davvero, in quei momenti, di esistere per uno scopo più alto di me; uno scopo che ho, nonostante tutta la cronica che ogni volta mi assale, il dovere di portare a compimento".

"Beh... wow... sono davvero... colpito... sul serio".

"Dici davvero? Non è che sembra il classico pappone smielato da buon samaritano?" Domandò l'Uchiha, piuttosto timoroso di sembrare stucchevole con tutti i classici buoni sentimenti del caso.

La risposta di Gozu, seguita da una bonaria pacca sullo spallaccio, lo confermò:

"Lo sei, lo sei. Ti dico che sei avessi il sangue a quest'ora ci potresti condire la torta".

"E ti pareva..."

"Ahahahah!" Il guerriero ungulato scoppiò in una fragorosa risata. "Già... sei davvero dolce come un bignè riempito di crema e imbevuto nel rhum. Ma non temere, ragazzo: non saresti così sdolcinato se non fossi totalmente sincero. E questo lo trovo lodevole... anche se molto atipico: generalmente la gente con il sangue blu, o di colorazione simile, è boriosa, arrogante e piena santimonia sino a puzzarne. Mio padre... " Attese un poco nel continuare: anche lui aveva ricordi non proprio felici da far riaffiorare e rivelare. Era comunque deciso a portare alla luce ogni cosa, esattamente come stava facendo il suo amico.

"Mio padre... ha perso il lavoro per colpa di uno di questi baronastri da due soldi, uno di quei signori locali che viveva vicino a Porto Scorbuto. Non solo aveva gabellato sino a dissanguarlo, ma lo sfidò persino ad un duello truccato. Non avevamo più un centesimo, e nessuno a difenderci: non potevamo fare altro che tornare a Porto Scorbuto, e lì vivere di stenti... Ti dico che questa è la prima volta, la prima che ho usato sir come complimento".

"Ah... io... mi..." L'Uchiha comprese bene il rancore mostrato per la sua categoria . Ripensando bene, non poteva che notare come il regno in cui viveva, a dispetto dell'immagine surreale e semi-parodica che mostrava agli avventori meno esperti, in realtà celasse un lato ben più oscuro e sinistro, fatto di sopraffazioni e crudeltà; e che di parte di tutto ciò fosse anche colpa della classe sociale di cui faceva parte.

"Non fa nulla, Sasuke. Non è affatto colpa tua". Lo interruppe ancora il guerriero ungulato, allontanandosi di poco. "Eri morto, cosa ci potevi fare? E poi lo hai appena detto tu stesso: non ti sei mai sentito parte integrante del mondo che la tua famiglia incarna. Percepisco in te un senso di forte distanza dai tuoi stessi cari, quasi di terrore... Un disprezzo, direi, mescolato ad affetto, desiderio di rivalsa e sincero altruismo. Un mix piuttosto strano, direi".

Il nobile avrebbe inarcato le sopracciglia e corrugato la fronte se avesse ancora pelle e muscoli; si limitò a puntare contro Gozu l'unico occhio e a grattarsi il cranio nudo.

"Senti... senti... se non altro, ho risparmiato soldi per un eventuale strizzacervelli".

"Eh già... ahahahahah!!" Seguì un'altra risata di Gozu, al ché Sasuke gli pose un'altra domanda:

"Gozu... ma come fai ad essere sempre così... diciamo... difficilmente scosso a lungo termine? Insomma, solo un paio di ore fa' abbiamo subito delle perdite orribili: Juugo, Gozu, Isaribi... Come fai a riprenderti così in fretta? Io... ti invidio..."

L'aria scherzosa che caratterizzava l'atmosfera dell'ultima parte del dialogo, come era ovvio, si smorzò notevolmente; ciò nonostante, la tristezza non sembrava aver fatto particolarmente presa su Gozu, che rispose con naturalezza:

"Piangersi addosso senza fare nulla è solo un spreco di tempo. Meglio impiegare la rabbia e la frustrazione in attività più proficue di uno sterile piagnisteo. La meccanica, ad esempio, aiuta molto... davvero molto..."

Frugò un altro poco nella scatola ed estrasse, in mezzo a quel cumolo scintillante, un pezzo ben meno luminoso; un piccolo cacciavite dal manico di legno, che utilizzò per svitare un bullone sul proprio guanto destro.

"Fidati, se ti dico che non ci pensi o che non mi senta ribollire dentro dalla rabbia: solamente, ho trovato un modo migliore per sfogarmi..."

Il tono di voce, completamente spoglio della precedente affabilità, colpì non poco l'Uchiha, il quale indietreggiò di qualche passo; nondimeno, almeno era sicuro che il guerriero ungulato non si sarebbe fatto prendere dallo scoramento.

"Bene... di questo sono contento... Abbiamo bisogno di tirare avanti il più possibile, in tempi oscuri come questi. Specialmente adesso che non abbiamo più la map..."

Il pensiero di ciò che andava pronunciando lo costrinse a fermarsi se stesso.

"La mappa!" Costatò con orrore. "Diavolo... con tutto il trambusto accaduto... ed è tutto inutile".

L'ansia del nobile lo stava portando a camminare in tondo e ad agitare le braccia come un forsennato. Gozu, al contrario, rimaneva a lavorare tranquillamente, senza nemmeno voltarsi.

"Rilassati, Sas'. Per quel poco di tempo che abbiamo avuto, Isaribi mi ha trasmesso tutte le informazioni necessarie. Ho redatto la mappa in quattro e quattr'otto, e Ebisu aveva già provveduto a sbarazzargli degli abbozzi: lasciare nelle mani delle forze dell'Oscurità la prova che conoscevamo lo schieramento nemico avrebbe sicuramente comportato un rivisitazione di tutto il loro schieramento, vanificando ogni nostro sforzo".

"Mph... grazie alla Luce... e a te". Sasuke tirò un sospiro di sollievo come pochi, e, istintivamente, si passò il dorso della mano sulla fronte. "Almeno questo bersaglio la sfiga l'ha mancato, la vecchia megera..."

"Direi proprio di sì. Farò partire l'uccello con le coordinate e tutto il resto quando saremo giunti in prossimità dell'Isola del Dragrospo, giusto per evitare intercettazioni aree. E ho idea che il momento..."

Un suono di una sirena, proveniente dal trasmettitore elettroacustico, istallato a qualche specie di intelligenza artificio-magico, risuonò nell'aria.

"... sia ormai arrivato. Presto sbarcheremo a terra".

Con una soddisfazione nello sguardo forse un pelo malsana, Gozu tornò febbrilmente a completare gli ultimi ritocchi sulle sue armi. Il suo intuito aveva davvero visto giusto: un rumore di onde, mescolato alla voce dell'apparecchio, si poteva udire in lontananza...

 

 

 

**************

 

 

"Ancora uno sforzo... Dai, che ce la fai!"

"Parla per te!"

I non-morti in teoria non dovrebbero più essere capaci di provare la stanchezza; eppure, persino il nostro eroe si sentiva davvero stanco e alquanto direi... scocciato, in termini piuttosto edulcorati. In termini meno edulcorati, direi che gli giravano. E tanto.

Certamente, scalare una parete pressoché verticale di una scogliera, talmente alta da non riuscire a vederne la sommità, non è che sia proprio il massimo per l'umore. Specialmente se tutto ciò che puoi vedere è arenaria da tutte le parte, con solo qualche ciuffo d'erba, che spuntando qua e là, rendeva il paesaggio appena più gradevole e meno monotono.

"Forza, ci sei quasi!" Lo incitò Gozu, appollaiato con grazia su un arbusto alcuni metri più in alto. "Riesco a vedere il nostro obbiettivo! L'entrata della caverna!"

"Arrivo, arrivo!" Sbuffò ancora il nobile, mentre con le mani cercava erbetta o interstizi nella roccia dove infilare le dita. Per sua fortuna, forte come era dello Sharingan e del suo passato di ballerino, trovare appigli e arrampicarsi non era un'impresa tanto difficile, quanto, piuttosto, noiosa.

Gozu, visto il proprio compagno arrivare con gli occhi circa il suo stesso livello, gli indicò in alto con un dito.

"Ecco... bravo... guarda lassù!" Individuò, nella roccia, una cavità molto ampia, da cui partiva una luce che non poteva essere in alcun modo esterna.

"Abbiamo trovato l'entrata per la tana del dragrospo". Osservò. "Ora, quello che ci resta è semplicemente entrare dentro. Fa' attenzione: non abbiamo idea di cosa ci aspetterà là dentro: solo, siamo sicuri di incontrare un bestione sputa fuoco grosso come una casa..."

"Per favore! Per favore, per favore:"lo zittì l'Uchiha con stizza "questa battuta sarà stantia sino al preistorico, ma di menagramo di professione né ho già uno, e quello mi basta e avanza!"

L'interessato, chiuso nella scatola cranica, replicò con uno sbuffo d'indifferenza. Sasuke a sua volta sospirò: l'apatia del suo amico stava raggiungendo livelli che nemmeno lui si aspettava, sino a risultare preoccupante. Ora però, non aveva tempo di preoccuparsi per una cosa simile: la sua missione era quella di recuperare il famoso olio dal dragrospo, e l'attenzione totale a questo compito non era un optional.

Alzò ancora lo sguardo, scorgendo appena Gozu zompare nell'incavo. Senza nemmeno aspettare di udire il suono di qualche atterraggio, per non rimanere paralizzato da un attacco di fifa, inarcò la spina dorsale e corse a perdifiato nell'ingresso della grotta.

Saltato dentro senza nemmeno pensarci, entrò in un lungo corridoio, scivolando con la schiena sulle sue pareti come in un aquapark; il rischio di sfracellarsi, ovviamente, era di gran lunga maggiore.

Oh... diavolo...! Non poté fare a meno di pensare. E adesso, dove finisce?

Prima che imprecasse o qualcosa del genere, non avvertì più il raspare della roccia contro il metallo sulla schiena: si trovava a mezz'aria, sospeso in una delle quelle animazioni alla Willy e Coyote.

"Mammina..." sussurrò, non avendo il cartellino apposito. Precipitò dopo qualche istante, con la parte superiore del corpo che si era separata da quella inferiore.

Eppure, l'atterraggio fu meno cruento di quanto avessi previsto o immaginato: le gambe era precipitate verticalmente, anche se con le ginocchia piegate, ottenendo così una vera e propria caduta in piedi, e il corpo le seguì perfettamente.

"Pfh... che fortuna..." Sussurrò l'Uchiha. "Sono caduto in piedi... Ora... dove mi trovo?"

Osservò bene il posto in cui era atterrato: incredibile a dirsi, e molto più simile ad un salotto in stile gotic revival che alla tana di un terribile mostro. Le pareti, lisce e levigate, erano dipinte con dello stucco beige, sopra il quale si notavano a malapena carte da parati con motivi floreali. Quattro sedie imbottite poste attorno ad un tavolo ovale torreggiavano letteralmente nel salone, essendo molto più alti di un normale essere umano. Per non parlare di un armadio e tre ante in radica, abbastanza grande da poter essere scambiato per una casa.

"Ma in che razza di posto ci troviamo? Dove siamo?"

Girò intorno lo sguardo nell'immenso salone, e notò che anche Gozu, atterrato sano e salvo, scrutava la camera sbalordito.

"Emmm... emm... signori, veramente, con tutto il rispetto dovrei essere io nella posizione di porre una domanda simile".

Una voce simile ad lungo gracidare portò la loro attenzione dietro di loro. Accanto ad un lungo camino di mattoni, la cui canna fumaria era incastrata nella roccia, sedeva su una poltrona in stile liberty un dragone grosso e flaccido, dalla pelle rossastra.  La sua fisionomia, ad eccezione di una piccola cresta che gli partiva dal capo e gli percorreva la schiena, era quella non di un rettile, bensì di un rospo.

Il bestione teneva una pipa in mano e soffio il fumo lentamente, per rivolgersi ai due intrusi.

"Signori, non ho idea di cosa vi abbia portato in questa mia umile a me sì cara dimora, sennonché nutro il forte sospetto che voi siate scassinatori e ladri di tesori. Se è codesta la risposta, signori, vi esorto ad abbandonare quest'isola immediatamente: non ho intenzione di concedere nulla a bugiardi e infidi serpenti".

I due si osservarono l'un l'altro, guardandosi come se non sapessero più ormai dove andare a parare.

"Cosa facciamo, Gozu?" Bisbigliò l'Uchiha a denti stretti.

"Non ne ho idea..." rispose quello, per la prima volta davvero in difficoltà. "Ora come ora, sarà davvero difficile ottenere l'olio di cui abbiamo bisogno..."

"Olio?" L'essere roteò gli occhi contornati da segni neri. "Lo avevo immaginato! Siete qui per il leggendario unguento prodotto dalle secrezione emesse dai membri della mia stirpe! Farabutti spregevoli! Certamente che se voi foste venuti qui in cerca di un sicuro asilo per rinfrancare membra e spirito, certamente avreste chiesto ospitalità bussando all'ingresso principale".

Entrambi rammentarono un gigantesco portone di legno all'entrata dell'isola ed un altrettanto gigantesco zerbino rosa confetto, sul quale campeggiava la scritta WELCOME.

"Una trappola... eh?" L'occhio di Sasuke sprizzò all'improvviso rabbia mentre osservava l'amico. "Certo Sasuke, questo è di sicuro un'esca per allocchi pronti a fare da spuntino. Prendiamo invece la via più lunga, quella lungo la scogliera a picco sul mare di un centinaio di metri da dove ci possiamo sfracellare in piena sicurezza!"

"Emmm... davvero, poteva veramente essere una trappola..." si difese l'uomo di Porto Scorbuto, alzando le mani. " Mai sentito parlare di psicologia inversa? E comunque, l'ultima parte del periodo non l'ho mica pronunciata".

"Infatti è quello che ho pensato io quando abbiamo incominciato a scalare quella scogliera! Si vede che di ironia ci capisci quanto di psicologia inversa!"

"Ehi... non incominciare con gli insulti..."

"Emmm... emmm...."

Il fragoroso gracidio del batrace interruppe entrambi, mentre questi si alzava dalla mastodontica poltrona facendo leva su sinuosi bracciali decorati a motivi d'edera.

I due, istintivamente, snudarono le lame per difendersi. Il rospo, però, non pareva avere intenzioni bellicose.

"Chiedo venia per aver interrotto la vostra discussione, certamente molto interessante, ma alle mie mucose orecchie è sovvenuto il nome Sasuke, se non erro del tutto. Rispondetemi: è vero che la persona più allampanata del duo è omonima del glorioso eroe del passato?"

"Veramente, signor... rospo..."

"Sir Gamabunta, signore, Conte delle Isole dei Dragrospi, Barone di Monte Alcini, Granduca delle Colline Verdi, Visconte della Città Dimezzata, Duca delle Terre P..."

"Emmm... abbiamo capito, sir Gamabunta". Lo interruppero i due all'unisono, capendo bene che la tiritera poteva andare avanti per ore. Lo scheletro, quindi, decise di giocarsi la carta della presentazione ufficiale:

"Quello che le voglio dire, mio pari, è che non sono omonimo di Sasuke Uchiha, io sono Sasuke Uchiha, figlio di Fugaku Uchiha, e tornato dal mondo dei morti per adempiere ad un alto scopo".

"Sir... Sasuke Uchiha?!? Non me ne... capacito..." Il Dragrospo si ritirò nella sua stessa gonfia mole, osservando il suo nobile interlocutore con ancora maggiore interesse.

"L'armatura sicuramente è quella giusta..." sussurrò "così come l'occhio, una finestra caleidoscopica che riflette lo stesso rossore vivo del sangue, che rivaleggia con l'ardore dello spirito di una sì nobile stirpe... Che siate davvero il glorioso erede di una stirpe tuttora mai eguagliata in nobiltà di natali, possanza marziale e superba maestria nel gioco del croquet?"

"Dico il vero, nobiluomo mio pari: dubitate forse del leggendario Sharingan?"

Il dragrospo gorgogliò delle scuse imbarazzate e si inchinò riverentemente di fronte al suo nobile ospite.

"V-vi porgo le mie più sincere e umili scuse, signori..." biascicò quasi "non avrei mai immaginato che un membro di una famiglia che giganteggia per fama fosse giunto nella mia umile e assai misera dimora. Vi prego di perdonarmi della mia avventatezza; e vi assicuro che sarà per me un privilegio fornirvi tutto ciò che riterrete utile alla patria. Tutto ciò che posseggo, inclusa la mia tapina persona, è a vostra completa disposizione..."

"Perfetto, sir Gamabunta". L'occhio di Sasuke, dalla soddisfazione, scintillava simile ad un rubino. "In tal caso, vi dirò subito ciò che ci è necessario: vedete, abbiamo urgente bisogno dell'olio da voi custodito per difenderci da un terribile quanto rovente minaccia".

"Certamente, messere. Il mio olio è il vostro olio; tuttavia, prima debbo farvi notare che non mi avete permesso di esplicare ogni cosa..."

"Cosa altro devo sapere...?"

L'Uchiha sbatté un poco i denti e fissò lo sguardo al soffitto.

Ti prego, Luce... Pregò dentro di sé. Evitami uno scontro o prove terrificanti e mortali... Se lo farai, ti giuro che donerò il mio cranio alla prima rappresentazione popolare di Amleto che mi passa a tiro.

"A dire il vero, signore, avrei una richiesta che da molto tempo il mio cuore brama di vedere esaudita: il mio bis-bis nonno, Ogama, fu rivale glorioso del celeberrimo capostipite della vostra casata, il nobile Rikudou Sennin. I due furono compagni d'armi e rivali per tutta la vita, tanto che si sfidarono in battaglie incise a lettere d'ora nella leggenda. Molti furono gli epici scontri, ma nessuno dei due riuscì mai a concludere una pugna. Purtroppo, il vostro antenato morì da eroe sconfiggendo il malefico genio Juubi; così, i nostri avi rimasero sempre con un conto in sospeso. Mai, nella lunga e gloriosa storia delle nostre famiglie, riuscimmo mai a cancellare l'onta di una sfida lasciata in sospeso. Ora però, l'ineffabile fato mi ha offerto, oltre ogni mio sogno o più ardito, la possibilità di recuperare l'onore perduto e finire ciò che andava concluso secoli fa..."

L'enorme batrace spalancò quella cavità che aveva al posto della bocca. Sulla lingua, tra fili di saliva, era poggiato un guanto di pelle nera adatto ad una mano umana, vecchio di chissà quanti anni, sfaldato in più punti e totalmente intriso di liquido.

L'Uchiha ebbe un singulto nel vedere quel capo ormai in uno stato di decomposizione; ancora più forte sussultò quando Gamabunta lo estrasse dalla bocca e lo lanciò a terra, a pochi passi da lui.

"Sir Sasuke Uchiha, io, Gamabunta di Monte Alcini, vi lancio ufficialmente una sfida".

"Beneee.... Perfetto..." disse, ovviamente sarcastico, Sasuke. "E che di che tipo di sfida... si tratterebbe?"

"Mmmm..." mormorò il dragrospo per qualche secondo, per poi rispondere. "Direi che forse una partita di morra cinese o una gara di abbuffata di roastbeef sarebbe..."

"L'ideale? Davvero?"

"Mi spiace, sir, ma qui siamo in una fiction d'azione, e nostri lettori pretendono scene ad alto tasso di adrenalina , non gare scurrili e poco eccitanti. Orsù: raccogliate il vostro coraggio e la vostra maestria nelle armi. Il nostro scontro, potrei giocarmi la mia inestimabile collezione di moquette pregiate, sarà una pugna ricordata a lungo nei salotti dei gentiluomini del regno".

Tutta la speranza che brillava negli occhi di Sasuke si tramutò in sconforto fino a portarlo ad uno stato catatonico. No, no: un piccolo monologo su Yorick non poteva competere con una battaglia con un dragrospo.

"Ma... Ma... eravamo in una fiction comica, eravamo... giuro che quando trovo quel bastardo sadico di un autore lo faccio a fettine... anzi, prima lo denuncio... Lui e la Luce... In rovina, li mando..."

"Suvvia, messer Sasuke, abbiate rispetto per il narratore e la divinità. Ad ogni modo, non abbiate timore di farmi del male: questo è un match amichevole, un confronto all'insegna del fair play svolto unicamente per concludere una sfida lasciata nel limbo dell'indeterminatezza, non una brutale contesa all'ultimo sangue tra due nemici pronti ad ogni mezzuccio e vile scorrettezza. Vi prometto che non userò alcuna mossa che vi possa costringere a mettere in pericolo la mia vita per difendere la vostra, messere".

Sasuke in quel momento maledì la sua dannata fama. Gozu, da parte sua, si rese conto di quanto fosse fortunato a portare una maschera, perché il nobile lo avrebbe linciato se avesse scoperto quanto stesse sghignazzando in quel momento.

"Almeno quello... Immagino che nel caso in cui rifiutassi, farei un affronto gigantesco al vostro onore e al mio, vero Gamabunta?"

"Immaginate bene, messere".

"Allora, non mi resta..." esitò, sospirando "che accettare... glom..."

Il corpulento padrone di casa squittì dalla gioia nell'udire la propria sfida accettata (per quanto un raspo formato extra-EXTRA- large possa squittire). Balzando sulle proprie zampe da anfibio, raggiunse il muro adiacente al camino, dove erano appesi, in pesanti cornici d'argenti, ritratti che raffiguravano i suoi antenati rospi, tutti quanti agghindanti in pompa magna e con una siluette magna almeno tre volte tanto. Poco sotto al ritratto del bis-bis nonno Ogama, riconoscibile fra tutti per lo strano cappello da laureando ed il cartiglio sporco di sangue nemico (mi verrebbe da scrivere che si trattava di una licenza di uccidere, ma credo che dopo una battuta del genere vorreste uccidere me...), era riposto uno strano clipeo in avorio a forma di ninfea.

Gamabunta infilò le dita nelle sue apertura e lo ruotò di mezzo giro verso destra e poi di un quarto verso sinistra. Effettuata l'operazione, la scudo si ritirò nella roccia, mentre sotto il camino un frastuono di pietra sollevata cresceva sempre più assordante.

In breve tempo, il camino di mattoni si sollevò di molti metri nel soffitto, fino a rivelare un'apertura abbastanza grande da far passare il corpulento rospo, che dava su una stanza in semi-oscurità.

"Seguitemi, signori". Li incitò. "Vi rammento bene: fate attenzione al terreno, che è scivoloso alquanto".

Il batrace procedette camminando nel camino in modo goffo, a causa delle sue gambe poco adatte alla terra. Sasuke e Gozu, pronti a tutti, lo seguirono.

La grande sala in cui si addentrarono era una cava naturale di dimensioni immani, le cui pareti sembravano lanciarsi in aria sino all'intera lunghezza della caverna, raggiungendo un'uscita bloccata da una specie di tappo, poco visibile a causa della scarsa luminosità. Tutta la fioca luce proveniva da gemme color lapislazzulo, che punteggiavano il salone. Al centro, campeggiava un telo di lino usato per coprire qualcosa di molto largo e grosso.

Gamabunta ci si avvicinò e lo sfilò con delicatezza. Esso rivelava un gran numero di bianche anfore di porcellana, alte come un uomo e lisce come seta, su cui erano disegnate copie del Monte Fuji secondo un stile molto nipponico.

"Le trovate forse di vostro gusto, signori?" Si rivolse ai due mentre accarezzava i suoi preziosissimi vasi. "Porcellana stile Kakkiemon, di fattura superba; eppure, se mi perdonate l'eccesso di orgoglio, essa non è nulla al confronto del suo contenuto: olio di dragrospo, prodotto dalle nostre naturali escrescenze ogni plenilunio. Perfetto per disinfettare e lenire tagli e abrasioni, proteggere la cute da temperature che trai -100 ai 1500 gradi celsius, levigare e lucidare il marmo e il travertino, e, infine, utilizzabile anche per la pulizia dei capelli. Nessun marrano pidocchio è mai riuscito a sopravvivere alla sua giusta e nobile furia!

"Certamente... adesso però debbo sollecitarvi, Gamabunta: ho molte faccende da sbrigare...." Premette il suo pari di rango, che non aveva assolutamente né tempo da perdere né voglia di combattere; se doveva togliersi un dente simile, tanto valeva farlo il prima possibile.

"Assolutamente messer Uchiha. Il vostro compagno, a cui nella mia completa quanto ignominiosa mancanza al bon ton ho dimenticato di chiedere il nome, avrebbe la cortesia di arbitrare la nostra contesa?"

Gozu rimase un attimo immobile, tenendo gli occhi fissi sul pavimento, piuttosto levigato rispetto al resto della grotta. Sasuke aveva intuito che un duello avrebbe risvegliato in lui ricordi non poco piacevoli, e parlò al posto suo per cavarlo dall'impiccio.

"No... veramente il mio amico Gozu non si sente molto bene... Inoltre, non ha una grande esperienza nel mondo dei duelli e non conosce le regole. Se non vi dispiace, sir Gamabunta, potreste indicargli l'uscita?"

"Certamente, messere. Signor Gozu, nella mia stanza..."

"Vi ringrazio, signore, ma qualcosa in realtà dei duelli ho letto, ma solo di una sfida in particolare. Sarò lieto di regolare la vostra contesa".

La risposta del guerriero ungulato venne seguita da una strizzata d'occhio da parte dello scheletro, per ringraziarlo. Era vero, i duelli tra arstocratici gli rievocavano brutti ricordi e gli erano sempre sembrate delle mascherate di onore per difendere intenzioni meno nobili; proprio per questo, tuttavia, non voleva e non doveva permettere che Sasuke rimanesse da solo a farsi, forse, giocare un tiro mancino che gli avrebbe costato la vita. Non lo avrebbe lasciato da solo.

"Allora, se non avete altre obiezioni, vi incito ad iniziare subito. Entrambi i contendenti si posino sul lato del salone".

"Perfettamente".

I due, annuendo concordi, si posizionarono l'uno di fronte a l'altro, ad alcuni metri di distanza. Secondo il tradizione codice cavalleresco, entrambi si inchinarono con rispetto l'uno di fronte a l'altro.

"Allora: il seguente duello tra i signori sarà una variante delle sfide tra samurai". Spiegò Gozu. "Ognuno di voi, per vincere, dovrà toccare l'avversario per primo con gli arti superiori o inferiori, oppure con un'arma. Altre parti del corpo o appendici come la lingua non sono ammesse. Al mio segnale i due contendenti si dovranno lanciare in un assalto diretto l'uno contro l'altro. Vi vanno bene le regole?"

"Mai andate meglio". Rispose l'Uchiha, mentre il proprio sharingan ruotava nella pupilla.

"Non potrei essere maggiormente concorde". Gli fece eco il dragrospo. "Ora, messer Uchiha, en garde!"

Mentre Gozu contava, Sasuke estrasse Pinnadisqualo dal suo feretro magico, le cui punte e ritirate tanto da farla sembrare più una mazza.

La prospettiva di un incontro la trovava alquanto strana. Da un lato riteneva duelli simili uno spreco di tempo e di energia; ciononostante, sentiva dentro di lui crescere una punta di eccitazione, quasi di godimento.

Nemmeno lui sapeva spiegare bene il miscuglio di sentimenti che provava, e non ne aveva comunque il tempo: il suo avversario aveva alzato la gamba come un vero sumota, ed avrebbe fatto buon uso delle sue 10 tonnellate e rotta di peso.

Pensando come fosse un vera battaglia, rivolse il muso dell'arma al suo rivale e si lanciò all'attacco. Il rospo, istintivamente, reagì con un piccolo balzo all'indietro, per poi lanciarsi di nuovo in avanti. Mentre Sasuke stava ancora sferrando l'affondo, Gamabunta effettuò una rapida diretta al braccio dello scheletro.

"Scacco m-matto... " disse "per voi, messere".

Gozu sorrideva sotto i baffi alla sua vista: Sasuke era riuscito ad anticipare il colpo del nemico e ad aggiungere alla stoccata una rapidissima rotazione del polso dal basso. Così facendo la lama tozza aveva toccato il posto del dragrospo prima che questi ne afferrasse il braccio.

"Il verdetto è pronunciato!" Interruppe l'uomo la battaglia a squarciagola. "Per aver toccato il polso del nobile Gamabunta, Sasuke Uchiha è il vincitore ufficiale di questa sfida!"

L'Uchiha ancora non riusciva a credere di aver messo a segno un colpo del genere e di aver vinto in una maniera del genere. Il suo rivale ritirò l'enorme palmo e si inchinò con riverente rispetto.

"Avete i miei rispetti, messere. La vostra maestria nella spada è degna della nomea della vostra casata. Il paese ha necessità di uomini della vostra vigoria. Potete prendere l'olio come e quando volte, senza nemmeno preoccuparvi di intaccare alcune delle mie anfore preziose: sono protette da un incantesimo di resistenza".

"Io... vi ringrazio molto, Sir Gamabunta". Sasuke ricambiò l'inchino di rispetto. "Solo, non mi faccia così tanti complimenti: non ne ho mai ricevuti in una vita intera così tanti che in un solo giorno... Temo che così finirò per montarmi la testa".

"Francamente, con il cranio che ti ritrovi, ne dubito. Intanto, dammi una mano a portare queste anfore, che non sono un mulo da soma! E comunque, sir Gamabunta, a rivedervi e grazie".

Gozu teneva tra le braccia due anfore gigantesche e si era avviato verso l'uscita della caverna. Senza perdere altro tempo, l'Uchiha si fece carico di un altro recipiente e lo seguì.

"La debbo salutare anche io sir Gamabunta, e vi ringrazio per la vostra disponibilità". Disse Sasuke arrivato alla soglia.

"Non vi è bisogno di gratitudine, signori". Gli rispose il drago educatamente come era suo soliti. "E' per me una giouia senza pari poter aiutarvi nella nostra nobile causa. Se è per questo, dovrei donarvi molto di più: mi avete sconfitto in leale duello, in fondo..."

"No... no... grazie molte, ma non ci serve nulla..." Rifiutò il nobile la sua offerta.

"Davvero!" Insistette quello. "Ho innumerevoli oggetti preziosi da farvi in dono! Set di posate con diamanti, Conchiglie di Demone Mitilico tempestate di zirconi Svariony, penne Faber il Castello di André in quercia e oro, la collezione di cristalli Ratto del Bacco..."

"Emmm.... no.... grazie... basterebbe che ci aiutasse a caricare l'olio sulla scogliera"

L'Uchiha si allontanava di sottecchi, rosso in volto come un peperone pallido, dato che sempre di ossa stiamo parlando. Gozu, da canto suo, aveva mollato le due giare, in preda ad una convulsione.

"Luce... questo qua.. è ricco da far vomitare..." rantolò con un filo di voce "e tutti quei regali... ti scongiuro Sasuke trascinami via, prima che l'avidità si impossessi di me..."

"Una piscina gonfiabile con idromassaggio, una cane tempestato di diamanti, un collare anti pulci in platino-iridio, guanti da forno fiamminghi, battipanni in ramo fatato che fa' bu allo sporco... Per non parlare del mio yacht, con in omaggio una giubba da capitano in bottoni di zaffiro e smeraldo..."

"YACHT?!? MIO!!!  Mph...."

"Grazie tante, ma no grazie, ci raggiunga subito!"

L'Uchiha scappò via di corsa bloccando la bocca di Gozu con una mano, mentre le sue palpebre sbattevano con il din che fanno le monetine.

Gamabunta rimase perlopiù perplesso da un comportamento simile.

"Che modi educati, per quanto bizzarri ..." Pensò tra se. "Fortuna però che sono andati via senza chiedere nulla: la mia dabbenaggine è arrivata a tal punto che avevo obliato di aver prestato il battipanni a mia zia! Il solo pensiero che il dono da loro prescelto potesse essere quello.... Che onta! Pazienza: mi metterò al lavoro".

Senza dire altro, afferrò una manciata di giare preziose con la lunga lingua, e si incamminò anch'egli verso l'uscita

 

 

*******************

 

 

"Eccoli qua... tutti quanti intrappolati come topi..."

Seduto sopra l'orologio della torre del municipio, che torreggiava su tutta la città, Angmar osservò la grande piazza sottostante gremirsi di gente, uomini e donne di tutte le età, che correvano da tutte le parte e si accalcavano l'un altro, come animali braccati. Ad incalzarli erano gli sgherri di Yahiko, che, dalle vie e i vicoletti delle piazza, spingevano la bolgia minacciandoli con spade o archibugi. Un sorriso oscuro gli si dipinse sul volto mentre fiamme nere divampavano dal suo corpo, ardenti quanto la sua voglia di massacrare.

Non appena vide che nella piazza erano radunate abbastanza persone e che lo stesso leader dell'A.L.B.A. era presente, balzò dalla sua posizione spiegando la paia di ali membranose, atterrando davanti ad una fontana.

Dentro la grande vasca circolare, al centro di cui si trovava un kappa che vomitava acqua dalla bocca, il Paperone, piegato su se stesso, frugava nell'acqua in cerca di tutte la monetine possibili da raccogliere, borbottando:

"Piccoli miei... il vostro zio-maritino vi porterà in un posto più asciutto, così non vi verranno più i reumatismi..."

Il signore dei Demoni osservava la scena indifferente, tranne che per un piccolo particolare, che catturò la sua attenzione: l'acqua della fontana gorgogliava con sempre maggior forza, troppa per un semplice getto d'acqua.

In un attimo, l'acqua della fontana si elevò come una grossa onda, con la testa e gli arti di Shizuku. Furente, la ragazza osservava Yahiko con odio, mentre quello scivolava e cadeva di cranio sul cemento.

"Aucch!" Esclamò quello. "Ma che sta succedendo?!?".

"Sta succedendo che il tuo regno di terrore è giunto alla fine, questa volta!" Gli urlò in faccia la Nereide. "Per il bene di questa città, io ti distrugger....AHHHHAAA!!!"

Il corpo acquatico venne scosso da lampi neri, mentre la folla osservava il susseguirsi degli aventi attonita e spaventata. Solo Angmar, calmo e impassibile, avanzava verso Shizuku, che si contorceva dal dolore.

"Mia cara... avevamo un patto, e tu questo patto l'hai infranto. Non te lo ha mai detto la mamma che chi rompe le cose paga? E adesso devi pagare per aver osato attaccare uno dei miei alleati".

"All-leati?" Mugolò la ragazza. Per un attimo, lo stupore fu talmente forte da farle ignorare il dolore; poi, realizzò la tremenda verità.

"Allora... cane assassino! MOSTRO!!!" Imprecò contro Angmar con tutto il fiato che aveva in gola. "Dovevamo liberare Porto Scorbuto da gente come Yahiko, non aiutarli! Sei una bestia... UNA BESTIA! E questa gente... la città è stata presa... COSA DIAVOLO VUOI FARCI?!?"

"Semplice, cara mia: dimostrare che la mia malvagità non è nulla rispetto al tuo stupido e insipido "essere malvagi, ma per una buona causa" ".  La scimmiottò, mentre scrutò la folla, che si ritirava il più possibile alla vista di quei fiammeggianti occhi sadici. Tra tutta la gente, scelse un ragazzino che non doveva avere poco più di otto anni, esile di statura e bruno di carnagione, probabilmente un accattone per i cenci che indossava. Avvicinatogli, poggiò le grinfie sopra al suo piccolo cranio e lo afferrò con rapidità, mentre quello scalciava e strepitava.

"Togli quelle zampe... mi-mi fai male!" Esclamò piangendo. Trionfante in volto, Shukaku alzò la preda e la portò non molto lontana dal volto di Shizuku.

"Ti diedi, un tempo, un libro sugli insegnamenti malvagi: credo che sia ora di una dimostrazione pratica..."

"No... Ti supplico... no..." La ragazza tremava, implorando il maresciallo delle tenebre. "Ti prego: è solo un bambino. E' indifeso, incapace di opporre resistenza... che fastidio potrebbe darti? La città è stata conquistata, poi... Lascialo in pace... Lascia in pace questa gente, Angmar! Dovevamo essere i loro salvatori, non i loro assassini! Ti prego..."

"In effetti... hai ragione: è innocente, indifeso, e non c'è alcuna ragione pratica per massacrarlo. Puoi immaginare una vittima migliore? E comunque mi da' un problema: non... sta... soffrendo..."

Le fiamme nere presto incendiarono completamente il bambino, che dallo scalciare allo strillare, invece tremava e contorceva i gracili arti, straziato al punto da non riuscire nemmeno a gridare. Shizuku non ebbe lo stomaco di osservare uno spettacolo tanto abbietto, e chiuse gli occhi piangendo in silenzio.

Quando ormai la vita del piccolo si era estinta, Angmar gettò via il suo cadavere sulla roccia come un rifiuto. Alcuni cittadini, in cui l'orrore era più forte della paura, si fecero avanti per lottare; il signore nero, tuttavia, evocò un muro di fiamme che lo divise dalla bolgia di prigionieri.

"Ad ogni modo, Shizuku ha ragione". Il mostro si schiarì la voce tossicchiando, per poi declamare a tutta la piazza:

"Io, Angmar, il Maresciallo delle Tenebre, vi annuncio subito che avrete la salvezza: sarete infatti salvati da impedimenti come vita e libero arbitrio per condurre una nuova e dolorosa esistenza come milizie non-morte! Presto, molto presto, incontrerete il vostro carnefice..."

A quelle parole, come fossero un richiamo, tuonarono in lontananza passi di un essere gigantesco, tali da far tremare i ciottoli e il pavimento della piazza intera. A quel rumore presto si aggiunsero quelli di costruzioni calpestate e frananti.

Udendo tutto ciò, Shukaku passò dal sogghignare al ridere come un pazzo sadico, mentre materializzava nel fumo nero una piccola benda.

"E pensare... muahahah..."ghignò, osservando l'oggetto stretto nel suo pugno. "Che hai nascosto una forza tanto grande dietro pochi stracci. Ora però... è tempo di rivelarla..."

Uomini, donne e bambini guardavano atterriti ed impotenti due occhi lampeggianti, simili a due fari, brillare di una fortissima luce azzurra.

"E' ora: Isaribi, SCHIACCIALI TUTTI!!!"

 

*****************

 

Stile Kakkiemon: storpiatura dello stile Kakiemon di ceramica giapponese.

Inoltre, ho inserito altre referenze nel testo, opportunamente segnalate con il corsivo; vi invito a cercarle.

Ciao!

  
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