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Autore: Lisey91    15/04/2012    3 recensioni
Tutti conosciamo la storia del famoso Harry Potter e dei suoi migliori amici, Hermione Granger e Ronald Weasley, e di come essi sconfissero il malvagio Lord Voldemort. Ma pochi conoscono quella di tre ragazze speciali, senza le quali forse non avrebbero potuto farcela... Questa storia non l'ho scritta io, ma una dolcissima ragazza con un lieve ritardo mentale ma con una fantasia a dir poco stratosferica che l'ha terminata dopo 5 anni che ci lavorava. Spero che piaccia a voi quanto è piaciuta a me.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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3.3 il prezzo del potere

Cindy storse il naso guardando con apprensione lo sguardo implorante della figlia. Era felice che Emily andasse in quella scuola, davvero. Insomma quando i tuoi capelli cambiano colore con l’umore e riesci a spiccare brevi ma inquietanti voli non sei visto di buon occhio e sua figlia era troppo spontanea per riuscire a nascondere le sue capacità come aveva imparato a fare il fratello. Era stata una bambina sola e, benché sempre allegra e sorridente, sapeva quanto l’essere finalmente “normale” fosse stato un sollievo per lei. Ma, in un piccolo egoista angolo del suo cuore, non poteva che odiare la magia e quella scuola che gli aveva anzitempo rapito la sua piccola Emily.. Più il tempo passava più la vedeva crescere e cambiare in un mondo che a lei, nonostante sapesse parlare con i serpenti, era assolutamente precluso, la vedeva diventare donna da lontano e poteva godere di quel sorriso contagioso solo per i due mesi estivi, ben sapendo però che Emily ne soffriva.. La signora Weasley le si avvicinò con un sorriso
–Hogwarts inizia tra meno di una settimana e anche noi ci fermeremo al paiolo, ci prenderemo cura di Emily e Matt, signora Fat. Glielo assicuro- disse cercando di rassicurarla, ma senza capire pienamente l’angoscia del distacco. Cindy deglutì abbassando lo sguardo, invidiava da morire quella donna, cosa non avrebbe dato per essere anche lei parte del mondo dei suoi figli..
–Molto bene, se è questo che volete..- Josué intrecciò le loro dita fissandola rassicurante, capiva perfettamente quanto fosse difficile per la moglie rinunciare a cinque interi giorni con i suoi figli, anche lui soffriva per questo distacco. E poco importava che tornassero a casa una volta a settimana per gli allenamenti e che gli invadessero casa di gufi, c’era qualcosa di ben più profondo della distanza che li divideva da Emily e Matt. Emily abbracciò forte la madre
–Sei la mamma migliore di tutti i mondi- le sussurrò ad un orecchio facendole inumidire gli occhi per poi saltare tra le forti braccia di suo padre e lasciare che anche Matt salutasse i genitori
–Ti scriveremo tutti i giorni mamma, non preoccuparti e goditi l’ordine e il silenzio- Cindy sorrise stringendo il figlio. Eliot piangeva
–Non piangere topolino! Anche tu sei un mago no? Tra qualche anno verrai a Hogwarts con noi- il bambino si godette le coccole della sorella senza sorridere
–Ora che se ne va anche Matt chi caccerà via il mostro da sotto il letto?- Matt gli scompigliò i capelli serio
–Non preoccuparti di quello, ho lasciato un potente amuleto nella tua stanza, nessun mostro oserà avvicinarsi- lo rassicurò. I Fat ringraziarono nuovamente i signori Weasley poi, con un ultima occhiata triste ai loro figli maggiori, tornarono nel loro mondo. Si, in realtà Cindy odiava intensamente la magia, perché le stava dilaniando l’anima.

Harry stava al paiolo dal giorno del suo compleanno mentre i Weasley erano arrivati solo da qualche giorno, come Hermione. Non c’era segno ne di Melen ne di Marion.
–Emily, che piacere vederti. E’ meraviglioso, davvero meraviglioso- George le venne incontro con un enorme sorriso, le afferrò delicatamente la mano e la sfiorò con un bacio
–Oh, Emily cara!- anche Fred si avvicinò con aria pomposa, il suo cuore fece una capriola mentre il ragazzo si esibiva in un profondo inchino sotto lo sguardo di disapprovazione di Matt
–E’ assolutamente splendido vederti- Hermione apparve tra loro alzando gli occhi al cielo
–imitano Percy.. Oramai vanno avanti da un paio di giorni- spiegò lanciando un’occhiataccia molto simile a quella della signora Weasley ai gemelli
–Hermione!- esclamarono i due come se non la vedessero da anni
–Che bello vedervi, mia cara!- la bionda schioccò la lingua irritata mentre Emily scoppiava a ridere. Plummy apparve, enorme come al solito, da dietro le spalle di Matt e si avvicinò guardingo all’enorme gatto peloso che Hermione teneva fra le braccia. Tutti trattennero il fiato per un secondo. Come la padrona, Plummy era un cane molto istintivo e Grattastinchi aveva già dato prova di non avere un carattere facile, sarebbero stati giorni terribili se quei due non si fossero piaciuti. Il cane e il gatto si annusarono a vicenda per qualche minuto, poi si fissarono seri. Grattastinchi iniziò a fare le fusa e Plummy gli leccò educatamente la testa prima di andare ad accomodarsi di fronte al caminetto, subito seguito dal suo nuovo, peloso amico.
– Beh meno male.. temevo una rissa- ammise Hermione con un sospiro sollevato
–Dannazione.. avevo scommesso una falce sul gatto- brontolò invece George spalleggiato dal gemello.
–Gli altri?- domandò Emily passando al setaccio il locale
–Papà è andato a far compere con Percy, il caprascuola, Ginny. Mentre Ron e Harry dovrebbero essere andati a vedere il negozio del Quidditch- rispose George guardando per la prima volta il ragazzo  silenzioso e impassibile di fianco alla rossa
–E questo?- sbirciò il gemello con apprensione –E’ colpa sua se Fred inizia a non passare più dalle porte?- chiese con un ghigno divertito che, questa volta, non fu condiviso da Fred. Emily rise scuotendo la testa
–Figurati! Ma come, non lo avete riconosciuto? E’ mio fratello!- Sia i gemelli che Hermione fissarono basiti Matt. Era alto e slanciato quanto sua sorella era piccola e formosa (1,65 vs 1,48 a malapena raggiunti), i capelli castano scuro incorniciavano un viso magro e serio su cui spiccavano sottili occhi dorati. In effetti, guardandolo meglio, si potevano scorgere ancora lievi tratti infantili ma l’espressione decisa e intelligente e il fisico ben sviluppato gli donavano qualche anno in più.
–E’.. cresciuto parecchio dall’anno scorso.- commentò Hermione impressionata, poi il suo sguardo cadde sul libro che il ragazzino stringeva nella mano
–Oh, quella è storia di Hogwarts!- Matt annuì accennando un sorriso
–Si, ho pensato che fosse essenziale informarsi un po’- La bionda sorrise felice e insieme si allontanarono per parlare in santa pace di “quell’affascinante pezzo di storia contemporanea” sotto lo sguardo basito, e anche un po’ schifato, degli altri.
–Certo che tuo fratello non ti somiglia per niente- disse Fred carezzandole una guancia
–Matt è fatto così. In realtà è molto dolce- spiegò appoggiandosi alla mano del ragazzo con un sospiro di sollievo. I gemelli non dissero niente, ma non riuscirono a reprimere del tutto l’espressione scettica che sembrava aver preso possesso dei loro volti.

Sirius l’aveva visto. Era rimasto accucciato davanti all’emporio alimentare per ore, probabilmente agli occhi di tutti era sembrato solo un randagio in cerca di cibo, ma non era di quello che aveva bisogno. Era li, seduto a uno dei tavolini esterni davanti alla gelateria di Florian fortebraccio insieme a un gruppo eterogeneo ma affiatato di persone. Sorrise, assomigliava veramente molto a James ma il sorriso leggero e gli occhi limpidi erano di Lily. Qualcuno gli si fermò affianco, non aveva bisogno di alzare lo sguardo per sapere chi fosse
–Mi pareva di averti detto di restare da Amyas fino a quando non ti fossi sentito meglio- Mirice guardava nella sua stessa direzione, non sembrava arrabbiata. Il cane scrollò le spalle e la fissò, si sarebbe potuto giurare che stesse ghignando. La donna scosse la testa con un sospiro
–Sei irrecuperabile..- commentò –Forza, seguimi- Sirius lanciò un’ultima intensa occhiata al ragazzo prima di eseguire il suo ordine, tanto lui non era con loro. Mirice si fermò vicino al paiolo e si chinò ad accarezzargli il pelo ispido prima di smaterializzarsi insieme a lui con un secco pop. Riapparvero in una stanza ordinata e invasa da libri. Alcuni strani oggetti erano posati su numerose mensole insieme a qualche foto, ma la personalizzazione dell’ambiente finiva lì. Sirius riprese la sua forma umana fissandosi intorno curioso e assolutamente indifferente alla sua nudità
–Dove siamo?- Mirice gli lanciò un mantello imbarazzata
-A Hogwarts. Insegno e questa è la stanza che mi hanno assegnato- l’uomo la fissò stupito
–Hogwarts? Ma mi avevi detto..-
-Infatti. Ma essere la figlia del preside e un ex auror ha i suoi vantaggi. Nessuno verrà qui senza chiedere il mio permesso- Black sorrise sornione
–In realtà mi riferivo ad altro. Una certa secchiona, una volta, mi disse che non ci si può materializzare e smaterializzare all’interno delle mura di Hogwarts- la punzecchiò –E infatti non si può. Le protezioni sono state disattivate per un paio di giorni, in modo che il Ministero possa infilarcene altre. Sono comunque contenta che qualcosa di quello che ti dico rimanga a riempire quella testaccia bacata che ti ritrovi- rispose fingendosi indispettita. Alla mancata risposta si voltò finalmente a guardarlo. La stava fissando in un modo così dolce e inusuale che non poté proprio impedire alle sue guance di arrossire come quelle di una ragazzina alle prime armi. Rimasero a guardarsi in silenzio per qualche minuto, prima che lei abbassasse lo sguardo imbarazzata
–se vuoi lavarti il bagno è di la. Io intanto vado a procurarti dei vestiti nuovi e qualcosa da mangiare, ok?- lui sorrise
–Se dico di no resti con me?- Mirice alzò lo sguardo di scatto arrossendo
–C-cosa?- Sirius si alzò, avendo cura di coprirsi con il mantello per evitare di innervosirla più di quanto già non stava facendo, poi le si avvicinò lentamente e le prese il viso tra le mani, in modo che i loro occhi s’incrociassero.
–Resta con me- ripeté facendola rabbrividire. Mirice spalancò gli occhi fissandolo spaventata, quell’amore non le aveva portato altro che dolore e nemmeno era cominciato.. si morse le labbra indecisa, il corpo era scosso da brividi incontrollabili e il cuore le batteva fortissimo
–I-io.. t-tornerò subito, non preoccuparti- mormorò scostandosi da lui con un sorriso forzato e fuggendo, ancora una volta, lontano da lui.

Amyas accennò un ultimo sorriso di saluto prima di chiudere la porta con un sospiro. Era ovvio che, considerati i precedenti suoi e della moglie, il ministero sarebbe venuto ad indagare a casa loro. Ovvio ma anche piuttosto seccante, la luna piena era vicina e la sua sete si era decisamente acuita.. quello stupido ometto faceva bene a temerlo.
–Sai che mentire agli auror è male vero?- si girò dedicando un sorriso sincero alla figlia
–Non dovrei essere io a impartirti regole morali?- Melen lo guardò contrariata avvicinandosi con grazia
–Quest’uomo.. siete sicuri sia innocente? Insomma se l’anno incriminato deve pur esserci un motivo..- Amyas annuì, gli occhi grigi si erano fatti più tristi. Sollevò la manica destra dell’abito impeccabile mostrando alla figlia il pallido e muscoloso avambraccio deturpato da un disegno vivido e temibile. Il marchio nero. Erano passati anni da quando era stato fatto ma il colore era ancora brillante e i contorni rosati, come appena stato inciso, il serpente che usciva dal teschio come una macabra lingua si muoveva lentamente avvolgendosi al polso prima di tornare nella tana
–Questo è il motivo per cui è stato incarcerato. Per colpa mia e di tua madre, e della nostra famiglia- Melen fissò in silenzio il marchio, sapeva che i suoi erano stati tra i ranghi di Voldemort ma non la storia precisa. Forse, anche se sapeva quanto fosse difficile parlarne per loro, era il momento di sapere
–Perché l’avete fatto?-  Amyas sospirò scuotendo la testa. La prese per mano e la condusse nel salottino. Si sedette su uno dei morbidi divani e la invitò a fare altrettanto, poi iniziò a parlare, lo sguardo perso nel passato..

-Amyas!- il giovane si voltò appena in tempo per accogliere tra le braccia una ragazza in lacrime
-Pen.. cosa succede? Bella ti ha sgridato di nuovo?- domandò gentilmente accarezzando i boccoli castani della cugina. Penelope alzò due umidi occhioni neri verso di lui mentre un broncio adorabile le si disegnava sul volto
–Bella dice che.. dice presto io dovrò sposarmi.. A quanto pare papà ha ricevuto una richiesta dai Lastrange..- Amyas si bloccò inorridito. Amava sua cugina da più tempo di quanto non fosse disposto ad ammettere e l’idea di perderla per uno come Rodolphus o Rabastan..
–Che sciocca sei, sorella. Dovresti essere onorata che un nobile purosangue come Rabastan s’interessi a te- il Black alzò lo sguardo astioso, stringendo di più a se la giovane piangente.
–Non vedo perché dovrebbe gioire di sposare uno per cui non prova nulla- la rimbeccò Andromeda avvicinandosi alla gemella per tranquillizzarla. Bellatrix la guardò con disprezzo
–Perché è un ottimo partito, ecco perché. Ma cosa vuoi capirne tu? Ancora non posso credere che tu intenda sposare quel lurido sanguesporco- scosse la testa disgustata prima di allontanarsi da loro. Amyas guardò la cugina con riprovazione
–Ne sei davvero convinta Dromeda? Quel Tonks.. lui non è come noi. E’ un sanguesporco, non dovrebbe avere il dono della magia..- iniziò prima di essere fermato da un gesto secco della giovane
–Conosco la tua opinione Amyas, e non m’interessa. Io amo Ted, indipendentemente da come e dove sia nato, una cosa che tu dovresti capire bene, non credi?- Amyas arrossì scostandosi lievemente da Penelope –E in ogni caso è un mago, un ottimo mago. Come ti sentiresti tu se la gente ti giudicasse solo per una natura di cui non hai colpa piuttosto che per quello che sei davvero?- Sfiorò la guancia gemella di Penelope con un bacio, poi prese in mano la sua valigia e se ne andò. Quella fu l’ultima volta che entrò in quella casa.


Penelope aprì un occhio e sorrise, al suo fianco Amyas la stava fissando. Si accoccolò meglio vicino a lui
–Buongiorno- sussurrò baciandogli l’incavo del collo, quanto aveva desiderato poterlo fare.. Amyas sospirò
–Non possiamo continuare così Pen. Io non voglio essere il tuo amante, non voglio che tu ti sposi.. io voglio gridare al mondo che ti amo e che sei mia- la donna scosse la testa senza guardarlo
–Sai che non è possibile. Siamo cugini, anche tra le famiglie purosangue il nostro legame è troppo prossimo per essere ufficializzato.- l’uomo la scostò da se quel tanto che bastava a guardarla negli occhi
–Forse c’è un modo. Me ne ha parlato Bellatrix ma credo possa funzionare- Penelope storse il naso, se l’idea proveniva da sua sorella dubitava potesse essere buona
–Avrai sentito parlare di un mago che si fa chiamare Lord Voldemort- la donna annuì
–Si, papà ne è entusiasta. A quanto pare è un rivoluzionario- Amyas annuì
–Vuole ribaltare il decreto per la segretezza magica e mettere finalmente i babbani al posto che gli spetta- Penelope lo guardò confusa
–E questo come potrebbe aiutarci? Amyas a me non sembra.. non credo sia una buona cosa- ammise a disagio
–Ha promesso grossi aiuti ai suoi sostenitori. Io credo, no io so che lui potrà aiutarci. Non c’è nessuna legge che impedisce il nostro matrimonio, solo una questione pratica. Troverà di certo qualcuno che possa ufficializzare la cerimonia. Fidati- Penelope si mordicchiò il labbro inferiore, cosa avevano da perdere in fondo?
–Proviamo a  parlarci. Non posso decidere prima-


Appena la punta della bacchetta toccò il suo braccio sentì un dolore acuto propagarsi per tutto il corpo, sembrava di essere sotto cruciatus
–E giuri di servire il Signore Oscuro con tutti i mezzi a tua disposizione, finché avrai vita?- Amyas digrignò i denti per costringersi a non urlare, non voleva spaventare Penelope.
–Si- rispose cercando di far apparire il tono quanto più normale possibile. L’uomo sorrise
–Bene, benvenuto tra i mangiamorte allora, Amyas Black.- il dolore raggiunse il suo culmine mentre piano piano lasciava libero il corpo per concentrarsi sull’avambraccio dell’uomo tracciando il marchio nero. Quando riuscì a trovare il fiato e la forza per farlo, Amyas si alzò e sorrise a Penelope che piangeva vicino ad un altare dorato. Aveva appena giurato fedeltà a una causa che gli sembrava corretta, ora era pronto a farlo di nuovo, in favore di qualcosa che sentiva molto più importante e corretto. Furono anni turbolenti. Poco dopo la sua iniziazione a mangiamorte le intenzioni di Voldemort, celate dietro ideali politici che mischiavano il razzismo conservatore a ideali di libertà per i maghi, si rivelarono per quelle che erano: un astuto tentativo di ottenere il potere. Ben presto Amyas si rese conto di aver sbagliato, ma come poteva lasciare il Signore Oscuro senza temere per la vita propria e della moglie? La risposta fu per lui maledizione e benedizione insieme. Era stato mandato dal capo dei vampiri, in Russia, per cercare un’alleanza ma, nell’andarsene era stata morso. Non aveva sentito subito la maledizione scorrere nel suo corpo, solo all’avvicinarsi del plenilunio aveva compreso cos’era quella fame insistente che niente sembrava saziare. Disperato si era recato nuovamente in Russia, questa volta per implorare per la sua salvezza, Penelope si era da poco scoperta incinta e non voleva abbandonarla, non poteva pensarla da sola in un mondo così turbolento e in subbuglio come lo era la Gran Bretagna ora. Fu ascoltato e divenne un immortale.


-Vattene via mostro!-
-E’ un mangiamorte e un vampiro, non possiamo permettere che una persona del genere viva!- Amyas digrignò i denti mentre nella sua mente risuonavano le parole dettagli anni prima di sua cugina Andromeda “Come ti sentiresti tu se la gente ti giudicasse solo per una natura di cui non hai colpa piuttosto che per quello che sei davvero?” Ora.. ora capiva quanto aveva ragione. Ora comprendeva meglio come dovevano essersi sentite le persone che lui stesso aveva perseguitato. Il senso di colpa era.. come la sete, costante e doloroso. Penelope gli si avvicinò seria, oramai era al settimo mese e la pancia iniziava a essere evidente. La gravidanza la rendeva molto debole, faceva fatica a camminare e di rado riusciva a trattenere quello che mangiava, per cui era dimagrita.
–Tesoro, non dovresti alzarti, lo sai- la donna sbuffò
–Non posso nemmeno stare per sempre a letto, non credi? Amyas noi.. credo dovremmo parlare- il vampiro annuì impassibile, in realtà era terrorizzato. Da quando era stato trasformato la loro vita era completamente cambiata, erano fuggiaschi, costretti a nascondersi sia dai mangiamorte sia dai loro oppositori, ed era tutta colpa sua. Ma se lei lo avesse lasciato.. proprio non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lei, anche una vita eterna non avrebbe avuto senso..
–Ti ho seguito quando hai voluto riporre la tua fiducia in Voldemort, ma io non ce la faccio più. Non voglio scappare a nascondermi come una bambina spaventata, voglio combattere, devo combattere per un futuro migliore in cui nostro figlio possa essere quello che è senza timore, e in cui anche tu possa esserlo- sollevò gli occhi su di lei incredulo
–Credo dovremmo unirci alla resistenza. Le informazioni che possediamo potrebbero essere utili e poi è la cosa giusta- Amyas strinse i pugni
–Sarebbe bello ma.. Pen io sono un mangiamorte e un vampiro, non mi ascolteranno mai.- la donna gli accarezzò il viso sorridendogli incoraggiante
–Come puoi pretendere che la gente veda l’uomo se tu stesso non guardi oltre il vampiro? Ci ascolteranno, fidati di me-


Melen sorrise sua madre aveva avuto ragione, gli avevano ascoltati..
–Abbiamo evitato Azkaban ma la nostra famiglia ne è uscita irrimediabilmente marchiata. Melen, Sirius non è mai stato un mangiamorte e amava i suoi amici più della sua stessa vita. Non gli avrebbe mai traditi. James lo aveva salvato, in un certo senso. Gli aveva permesso di capire che lui poteva essere qualcosa di più di quello che diceva la gente.. Riesci a capire?- Il viso di Emily le attraversò la mente, lei che l’aveva accettata subito per quella che era e poi Marion, Harry, Ron e Hermione. Al giusto prezzo avrebbe mai potuto vendere le loro vite? Si rese conto che non le veniva in mente niente che le avrebbero potuto offrire di abbastanza prezioso. Avrebbe rischiato la sua vita per loro senza rimpianti. Capiva Sirius, e credeva nella sua innocenza
–Si, credo di capire.- Amyas sorrise
–Quindi capisci anche perché voglio aiutarlo vero?- Melen annuì di nuovo
–Non dire a nessuno quello che sai, finché non sarà il momento giusto- la ragazza corrugò le sopracciglia perplessa –Non preoccuparti tesoro, lo capirai.- A Melen non restò che sperare che il padre avesse ragione. 



Angolo dell'aurice e della postatrice:
Buonsalve e ehm, scusate il ritardo ma ho davvero poco tempo per connettermi e caricare, chiedo venia! Un altro capitolo di passaggio, ero indecisa se postarlo o meno, ma alla fine mi piaceva com'era venuto quindi.. Dal prossimo andrà avanti la trama principale, giuro! Questo è molto introspettivo. "il prezzo del potere" si riferisce al distacco che Em e Matt sentono dai loro genitori, loro appartengono al mondo magico e questo a volte pesa. Si riferisce anche alla storia di Sirius e Mirice, anche se qui la parola potere va intesa come "possibilità" . Mirice ha paura di fare un altro passo verso Sirius, nonostante potrebbe, perchè lui è un evaso e il "prezzo" di questo amore sarebbe in sofferenza e teme di non riuscire a sopportarlo. In fine Amyas, il prezzo che ha dovuto pagare per poter sposare la cugina, un prezzo molto alto che ancora pesa moltissimo su di lui. Spero che non risulti un capitolo troppo noioso, mi rendo conto che centra poco con il libro ma sentivo il bisogno di chiarire queste dinamiche. Tanto per completare il capitolo vi presentiamo Amyas Black e sua moglie Penelope. Lui è davvero.. :ç___ da sbav..
http://img42.imageshack.us/img42/7879/amyasblack.jpg 
http://img84.imageshack.us/img84/1051/penelopeblack.jpg 
 Al prossimo capitolo! Vale e Lisa


  
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