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Autore: Midnighter    15/04/2012    0 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se le vostre scelte fossero state diverse? Se quel giorno aveste deciso di prendere, semplicemente, una direzione diversa?
La vita cambia in un attimo, è così che va il mondo, fa parte del gioco..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Effettivamente c'era qualcuno. Una ragazza di colore che, appena mi vide appostato alla finestra dell'ufficio, mi venne incontro.

"Ragazzo, mi dispiace ma siamo chiusi."

"Nessun problema, non sono neanche tanto sicuro di volerlo fare." cercai di andarmene ma la ragazza mi bloccò trattenendomi il braccio.

"Non così in fretta, ragazzo." la sua voce era sicura, autoritaria e trasmetteva calma. "Sono il Sergente Charlotte Shire e posso esserti d'aiuto. Perché vorresti arruolarti?"

"Non lo so" dissi sincero "voglio cambiare vita."

"Hai scelto un bel modo per farlo." 

"Già.."

"Passa domani alle 10 in punto e ne riparliamo."

"Va bene.."

"Ci conto."

La salutai e tornai in mezzo alla folla anche se la mia mente era totalmente assente. La sua sicurezza, la luce dei suoi occhi, la voglia di vivere. Lei aveva tutto ciò che io cercavo quasi disperatamente da un paio d'anni.

Decisi di tornare a casa, dovevo parlarne con i miei.

Per andare in camera mia passai davanti alla camera di mia sorella, Catherine.

Mi mancava così tanto: all'epoca era in giro per l' Europa per uno dei suoi soliti viaggi. In quel giorno avrei tanto voluto che fosse con me.

Andai in camera mia e accesi il pc, iniziai a documentarmi sulle basi militari nei dintorni del Maryland. Scoprii che ce n'era una proprio qui, a Frederick: Fort Detrick. C'erano le foto dei Soldati Semplici, dei Sotto-ufficiali, degli Ufficiali. Se devo essere sincero, in quel momento non avevo la minima idea nemmeno di quali fossero i gradi dell'esercito. 

"Per entrare bisogna sottoporsi ad un test attitudinale e a delle prove fisiche."

"Perfetto" pensai "un test attitudinale! Altra batosta in arrivo! No, Leo.. devi avere più fiducia in te stesso!"

Dopo un'oretta sentii la porta al piano di sotto aprirsi e le voci dei miei genitori.

"Bene, ci siamo!" ma avevo paura della loro reazione "Ehi" era la voce della mia coscienza "nella migliore delle ipotesi sarai un soldato! Andrai in guerra, non puoi aver paura dei tuoi genitori."

Ma in quel momento avrei preferito di gran lunga andare in guerra.

"Vi devo parlare." il mio tono fu uno dei peggiori che abbia mai usato in vita mia.

"Amore, tutto bene?" mi domandò mia madre.

"Bhe.. sì, o no. Dipende dai punti di vista." respirai a fondo "ho deciso di arruolarmi."

Non potevo aspettarmi risposta peggiore da loro, avrei preferito se si fossero messi ad urlare, a piangere, ma il loro silenzio mi spiazzò completamente.

"Dite qualcosa!"

"Figliolo.." fu mio padre a prendere per primo parola, ma la sua voce tremava "ne sei assolutamente sicuro?"

"No!" urlò mia madre "Peter! Non mettergli strane idee in testa! Non può arruolarsi! Non può abbandonare gli studi per andare in chissà quale parte del mondo a farsi ammazzare!"

"E' grande abbastanza e può prendere le sue decisioni."

Quanto sono stato grato a mio padre in quel momento. Vedere mia madre disperarsi è una cosa che mi prende le viscere, mi atterra e non riesco più a dire o fare niente.

"Domani vado all'ufficio reclutamento." dissi alla fine. Mi voltai e mi diressi verso camera mia.

"Leonardo!" mi chiamò mio padre.

"Dimmi."

"Te lo chiedo un'ultima volta: ne sei sicuro?"

"Sì.." la sicurezza della mia risposta mi stupì.

"Servirai ed onorerai la tua famiglia e il tuo Paese?"

"Ci proverò."

"Se tutto ciò ti rende felice, hai la mia benedizione. Ma ricordati sempre chi sei. Il ragazzo che è cresciuto con tanti valori e non abusare mai della tua posizione e non dimenticare le tue origini." sospirò "Sono orgoglioso di te."

Mi si avvicinò e mi abbracciò. Erano anni che non lo faceva, tutto ciò mi fece sentire meglio. 

"Forse davvero sono sulla strada giusta, era questo il cambiamento che aspettavo? Probabile." pensai.

"Caro Leo" dissi tra me e me "ora si che la situazione si fa interessante."

Entrai in camera mia. Chiusi la porta e respirai profondamente. 

"Sarò un militare. Imparerò anche la loro buffa marcetta." sorrisi.

Guardai l'orologio: erano le 7 di sera. Decisi di uscire: c'era ancora un'altra persona che dovevo mettere al corrente della mia decisione.

Erano mesi che non mettevo piede in quel posto. Pensavo che non venirci più avrebbe chiuso definitamente la cosa. Ma non è stato così. Ero lì, per l'ultima volta, col sorriso sulle labbra. Conscio che dal giorno successivo la mia vita avrebbe preso quella piega tanto agognata da tempo.

Ero al cimitero davanti a quella lapide, la sua.

"Samantha Walsh 1993 - 2009"

Mi rivolsi direttamente a lei, come ho sempre fatto:

"Eccomi qui, Samantha. Due anni dopo quella maledetta notte. Te ne sei andata a 16 anni, lasciandomi qui, da solo, nel buio più totale. Ci conoscevamo da poco, ma avevamo tanti progetti, tante ambizioni e tu sei morta ingiustamente per colpa mia." sospirai "Sono venuto a salutarti un' ultima volta. Da oggi chiudo col passato. Ho deciso di andare avanti, sai. Ma tu resterai sempre dentro di me. Da domani inizierò una nuova vita, sarà come rinascere e, sinceramente, non vedo l'ora. Spero solo di fare del bene con la mia decisione. Di sicuro mi avresti dato del matto, lo so. Ma com'era quel detto? Chi vive senza follia non è poi così saggio come crede."

Baciai per l'ultima volta la sua foto e voltai le spalle a tutto ciò che era successo due anni prima.

"Dopo questo mi ci vuole una bella uscita in compagnia. E so benissimo a chi rivolgermi." dissi.

"Ricky! Su scendi! Ci andiamo a bere qualcosa!"

"Amico, ci siamo salutati qualche ora fa, mica ti starai innamorando di me?"

"Con il tuo fascino, nessuno saprebbe resisterti! Cretino, ci vediamo tra mezz'ora al solito bar?"

"Arrivo."

Mi incamminai verso il nostro bar e da lontano vidi una figura familiare, ma non riuscii a metterla a fuoco subito. Così mi avvicinai e scoprii che era il Sergente Shire. E devo ammettere che, senza divisa, mi colpii. Era proprio una bella ragazza. Avrà avuto, all'epoca, sì e no una 30ina d'anni, se non di meno.

"Ragazzo!" mi salutò cordialmente come se mi conoscesse da una vita. "Non fare tardi che domani ti aspetto!"

"Sissignora."

"Quindi hai deciso di provarci sul serio? Bene perché oggi non mi sembravi molto convinto."

"Ora lo sono." lo ero davvero e lei lo capì.

"Bene, a domani!"

Mi sedetti al bar e aspettai Richard ordinando una birra. Arrivò poco dopo con un sorriso smagliante.

"Una birra anche per me." chiese al cameriere "Ehi, amico.. chi era quella bella signora?" mi fece l'occhiolino.

"Addirittura signora?! Avrà all'incirca 30 anni." 

"Troppo grande per te, bello."

"Comunque è un Sergente dell'Esercito."

"Allora hai deciso?" mi chiese e sentii in lui una punta di tristezza

"Sì, ho deciso. Sono andato anche a dirlo a Samantha."

"Allora brindiamo! Offro io!" disse, poco convinto, però. Sentivo che la sua voce era triste, come se sperasse in tutti i modi che cambiassi idea. 

"Va tutto bene, Ricky?"

"Alla grande! Tu andrai al fronte! Amico, diventerai un eroe!" lo disse quasi con una vena sarcastica che mi infastidì. Ma decisi di lasciar correre. Eravamo amici da quasi 10 anni, ormai e l'idea di separarci faceva male anche a me. Ma lui sarebbe andato alla Brown, a Providence e ci saremmo separati comunque. Il problema era che io, molto probabilmente, sarei andato dall'altra parte del mondo.

Arrivai all'ufficio reclutamento alle 9.30. Ero emozionato, teso, felice e tutte le altre belle emozioni che mi annebbiavano il cervello.

Alle 10 in punto arrivò il Sergente.

"Ragazzo, sei puntuale. Iniziamo bene" mi sorrise e mi invitò ad entrare.

L'ufficio era abbastanza semplice. C'erano varie foto di soldati in azione e una grande bandiera degli USA sulla parete. Stelle e strisce. Bianco, rosso e blu.     

"E' per lei che combatterò? Per quello che rappresenta da secoli? Tanta gente ha dato la vita per questa bandiera, per questo popolo. Io sarò solo un altro tassello di questo incredibile ed enorme puzzle." pensai

Il Sergente mi richiamò dai miei pensieri con un colpo di tosse.

"Bene, prima domanda: come ti chiami?"

"Leonardo Locket."

"Spero tu sia all'altezza del nome che porti."

"In che senso, signora?"

"Leonardo da Vinci, ti dice qualcosa?"

"Sì, certo." prima bella figura. 

"Mi sembri in età da college."

"Sissignora. Ho 18 anni. Però sono stato rifiutato da quattro college diversi." l'ultima frase la dissi a bassa voce vergognandomi.

"Credi che l'esercito sia un rimpiazzo?"

"Mi ha sentito dire questo?!" sbottai, ma ripresi subito il controllo di me stesso. Nell'esercito conta molto la disciplina.

"Bel caratterino, ragazzo." mi sembrò quasi divertita.

"Scusi."

"Non ti scusare. Allora, devi essere sincero con me. Io voglio che si arruolino solo persone valide. Tu mi sembri tanto un bravo ragazzo, ma ti manca qualcosa. Ti manca la luce. Fammi vedere la tua luce e dimmi perché sei qui."

Feci un respiro profondo e decisi di mettere a nudo tutte le mie emozioni e sensazioni: "O la va o la spacca." pensai.

"Avevo la luce di cui lei parla, fino a qualche anno fa. C'è stato un incidente, la mia ragazza morì e io non potetti fare niente per salvarla. Con lei se n'è andata la mia luce. Ho continuato a sopravvivere, non a vivere. E c'è una bella differenza. Tutte le cose che facevo, le facevo per mantenermi in vita in attesa che qualcosa mi desse un colpetto e mi svegliasse. Sono stato rifiutato da quattro college nel giro di poche settimane. Stavo per ricadere nel baratro dal quale credevo di poter finalmente uscire. Ma proprio ieri ho visto la parata dei militari e ne ho capito appieno la bellezza. Lo sguardo di quei ragazzi e ragazze pieno di consapevolezza e di voglia di diventare qualcuno di importante. E io voglio diventare qualcuno. Voglio che la gente si ricordi di me, che i miei figli siano orgogliosi di avere un padre ben visto dalla gente." detto questo mi vennero gli occhi lucidi, ma riuscii a ricacciarle dentro. Non volevo assolutamente piangere davanti ad una donna Sergente.

"Ragazzo, devo dire che mi hai convinta." sorrise e mi passò un modulo. "Compilalo." 

Aveva un tono così autoritario che credo che riuscirebbe a far smuovere anche le montagne.

Le riconsegnai il modulo e aspettai che finisse di leggerlo.

"Bene, presentati alle pre-selezioni che si terranno il 1° di settembre. Inizieremo con un test attitudinale, quindi studia. Poi ci saranno delle prove fisiche. Tieniti pronto. E' tutto, per ora."

"Signora.." chiesi incerto "dov'è che dovrei presentarmi?"

"Ragazzo, ma a Fort Detrick, è ovvio."

"Sì, certo." seconda bella figura, perfetto. "Arrivederci, allora.. signora."

"Arrivederci Locket."

Uscii da quell'ufficio e respirai a pieni polmoni l'aria calda di Luglio.

"Ho quasi due mesi per prepararmi, ma questa volta non fallirò. Lo devo ai miei genitori, a Richard, a Catherine, al Sergente.. ma soprattutto lo devo a me, un po' di serenità la merito anche io." 

  
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