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- Naruto, non dovresti
prendere il ramen per colazione…
- Perché?
- P-perché fa male, ed
è una dieta squilibrata! - rincarò la
parola alzando un po’ più la voce mentre il ragazzo gli faceva segno di
abbassarla.
- Hinata, non c’è
bisogno di prendersela tanto ho capito, vorrà dire che prenderò qualcos’altro
- prese il menù e cominciò a sfogliarlo
curioso. Hinata nel frattempo si era nascosta dietro la frangetta per la
figuraccia di poco prima, ma cosa poteva farci se si preoccupava per ogni minima
cosa che Naruto faceva, forse il suo era un amore ossessivo.
Ma
cosa vado a pensare? Oddio non voglio diventare una maniaca, d’altronde in
tutto questo tempo sono stata sempre e solo a guardare, anche se…
Alzò lo sguardo,
trovando il ragazzo ancora intento a scegliere cosa prendere da mangiare. In un
modo o nell’altro, Naruto manteneva sempre quella linea sulle labbra che ogni
tanto si inarcava in un sorriso. Quella era una delle tante situazioni in cui
il cuore di Hinata si scioglieva e desiderava più di una semplice occhiata, più
di un semplice sorriso e anche più di una carezza. Avrebbe voluto attaccarsi a
lui, stringere la sua felpa tra le dita e respirarne il profumo misto a quello
del ramen, trovare i suoi due oceani e rimanervi intrappolata, sarebbe anche
stata disposta ad affogarvi. Tutto, per poter restare insieme a lui.
- Hinata? Mi senti?
Sbarrò gli occhi dalla
sorpresa, quando Naruto si era sporto così tanto verso di lei?
- S-sì? - Si sentì andare letteralmente a fuoco, sia
per essersi fatta soggiogare dai suoi pensieri sia per l’imbarazzo della
figuraccia; era con lui e si metteva a pensare ad altre mille cose?
- Ti ho chiamata più
volte, sembravi molto assorta dai tuoi pensieri. Comunque ti ho chiesto cosa
volevi per colazione, la cameriera aspetta -
disse, indicando la ragazza al suo fianco che faceva finta di niente
sulla situazione creatasi tra loro due; riprese dalla tasca penna e blocchetto.
Il cuore di Hinata non avrebbe retto un’altra figuraccia, se lo sentiva.
Ancora padrona dell’imbarazzo,
prese il menù tra le mani, sfogliandolo un paio di volte.
- P-prendo una
colazione all’inglese.
- All’inglese? - ripeté perplesso Naruto. Poi si rivolse alla
cameriera.
- Ne porti due allora
- e consegnò entrambi i menù alla
ragazza che sorrise per poi andarsene.
Quando Naruto tornò ad
osservare Hinata vi poté cogliere una evidente confusione che giustificò così:
- Non l’ho mai provata, com’è? -.
- N-non è male, si
tratta di pancetta e uova all’occhio di bue -. Pigolò.
- Allora perfetto, non
ho problemi con il cibo.
- In genere cosa mangi
la mattina?
- Ti dirò -. Disse,
avvicinandosi con aria furtiva. - Sakura
crede che io mangi ramen anche a colazione, ma non è così. Bevo del latte con
qualche biscotto, una colazione semplice -. Sussurrò.
- Ah meno male, quando
prima hai detto di voler prendere il ramen pensavo facessi sul serio.
- Ma io infatti volevo
prendermi del ramen - disse perplesso.
Poi sorrise, poggiando il mento sul palmo della mano. - Ma tu mi hai fatto cambiare idea, lo hai
fatto per il mio bene no? - aggiunse
dolcemente, cosa che infiammò il viso di Hinata che rispose annuendo tremante.
- Dai non essere così
rigida, mica sei ad una missione di livello S -
scherzò, cercando di sciogliere la tensione.
Una
missione di livello S sarebbe molto più facile, pensò,
quasi sarcastica Hinata.
Poco dopo arrivò la
cameriera con le loro ordinazioni che depose sul tavolo. Dopodiché sparì di
nuovo.
La colazione fu
tranquilla, anzi Hinata riuscì persino a rilassarsi e a ridere spensierata,
dimenticando l’imbarazzo e l’ansia di combinare qualche guaio, anche se i guai
li fece solo Naruto.
Prima le fece notare
quanto quella disposizione di uova e pancetta somigliasse ad un volto, poi si
dilettò con il ketchup a disegnare su un tuorlo lo sharingan di Kakashi, cosa
che gli riuscì anche bene. Hinata rise di quelle sciocchezze così spensierate,
nessuna preoccupazione abitava il volto di Naruto, mai se non necessariamente.
Trascorsero un paio
d’ore così, a parlare e scherzare come due buoni amici che si conoscono da anni
e hanno bisogno di non pensare a nulla; ovviamente fu Naruto a pagare il conto,
cosa che mise a disagio Hinata.
- Ma potevamo dividere
- disse a bassa voce e in imbarazzo per
quel gesto di cavalleria.
- Non se ne parlava, tu
sei stata gentilissima a invitarmi perciò dovevo sdebitarmi, davvero non c’è
problema - la rassicurò con un sorriso
che colpì al cuore la ragazza; niente di nuovo quindi.
- Beh, Naruto, sono
stata bene con te. A-allora ci vediamo, ciao! -
Detto questo si incamminò in una via secondaria.
- Grazie a te Hinata,
ciao! - le sorride gentilmente. Era
davvero una cara ragazza Hinata, di questo Naruto ne era pienamente convinto,
solo che c’era un pensiero ricorrente che non sapeva spiegarsi.
Hinata,
ma come hai fatto ad innamorarti di me?
Quella volta non gli
sembrò neppure di avere la solita Hinata davanti. No, quella che intervenne
durante lo scontro con Pain era una Hinata che non aveva più nulla da perdere,
era consapevole di non avere chance contro quell’avversario tanto potente
eppure non esitò un momento. Era convinta di morire, così non balbettò, non
arrossì quando si dichiarò a lui. Era pronta alla fine ma prima doveva svelare
una volta per tutte i suoi sentimenti, e lo aveva fatto.
- Hinata! -
prese a correre nella direzione della ragazza che, sentendosi chiamare,
si girò confusa e timorosa in un certo senso. Ora erano uno di fronte
all’altro.
- N-Naruto?
- Hinata, hai impegni
per pranzo?
Il viaggio verso il
paese dell’erba procedeva tranquillo e senza intoppi. Veloci e silenziosi, la
squadra di ninja composta da Shikamaru, Shino e Sakura, rinominata dall’Hokage,
la squadra 3S, incaricata per la ricerca e in per ogni evenienza, cattura del
sospettato Izuma Momochi, parente e presumibile padre del defunto Zabusa Momochi.
Al centro e un poco più
avanti degli altri vi era Sakura, la sua espressione determinata non lasciava
trasparire la ben che minima emozione; la concentrazione era massima.
Shino era il solito
incappucciato ma la sua dedizione e professionalità non passavano indifferenti
nelle sue missioni svolte.
Shikamaru, capitano
della squadra, manteneva invece la solita aria di chi è appena sceso dal letto,
con tanto di espressione scocciata. Non cambiava mai, neppure quando lavorava.
Dare il nome alla
squadra era superfluo, ma l’Hokage, accortasi della coincidenza dei nomi,
decise di assegnargli quel bizzarro nome che non fu contestato, anche se,
ognuno di loro pensava quanto fosse sciocca una cosa del genere. Ma nessuno
obiettò.
- Abbiamo un bel po’ di
strada da fare, non è necessario correre, tanto se è vero che è un animatore di
fiera lo troveremo quasi sicuramente a fare il suo mestiere - disse con tono superficiale Shikamaru.
- Qualcosa non va -.
Mormorò sovrappensiero Sakura.
- Come? - gli si affiancò Shikamaru che non aveva
capito le parole della ragazza.
- No, niente -. Era
meglio tenere per sé quel pensiero per il momento.
Paese dell’erba. I
preparativi per la grande fiera tradizionale erano quasi terminati, oramai
l’infinita fila di bancarelle si perdeva a vista d’occhio lungo la strada, le
attrazioni erano state disposte in zone strategiche che consentissero alle
persone di soffermarvi senza interrompere le loro spese. Quell’evento era molto
importante e ognuno dava il meglio di sé.
In una modesta locanda
lì vicino, diversi lavoratori e commercianti si concedevano del meritato riposo
con qualche alcolico freddo e ristoratore mentre tutti chiacchieravano più o
meno allegramente.
Una figura però si era
staccata dal gruppo e, con rapidità, salì le scale che portavano alle stanze
superiori. Un lungo corridoio costeggiato da diverse porte caratterizzate da
targhette con il numero, era illuminato da alcune lampade poste ad una distanza
regolare l’una dall’altra. La finestra sul fondo, non bastava a provvedere
all’illuminazione di quel posto.
La figura fece alcuni
passi, c’era una certa insicurezza nei suoi movimenti, ma non accennava a
distogliere lo sguardo dalla finestra, se davvero era quella che stava
guardando.
Rallentò, per poi
fermarsi davanti una porta. La targhetta sulla porta recitava “12”.
Rimase fermo lì per
qualche secondo, quasi indeciso se bussare o andarsene, fu però una voce a
interrompere i suoi pensieri. Una voce ovattata.
- Entra Izuma, dai non
aver paura.
L’uomo strinse i denti,
il suo viso invecchiato e caratterizzato da una corta barba incolta sembrò
esprimere disprezzo, misto a sofferenza. Si riprese subito e aprì con uno
scatto la porta.
La stanza era
completamente buia, resa tale dalle tapparelle tirate completamente giù e che
lasciavano trasparire solo qualche flebile raggio.
Poco a poco, i suoi
occhi si abituarono al quel cambio di illuminazione, fino a scorgere i
lineamenti di una figura. Era seduta su una poltrona, le gambe accavallate e le
braccia incrociate al petto; di più non riusciva a vedere. Ad ogni modo non
aveva bisogno di riconoscere chi fosse, lo sapeva bene, come sapeva che adesso
stava sorridendo in quel modo beffardo che non sopportava, ma non lasciò
trasparire nessuna emozione se non la durezza del suo sguardo.
- Non essere così
rigido, domani inizia il grande evento dovresti esserne entusiasta -. Accentuò
l’ironia con un sorriso che sapeva di serpe.
- Poche storie,
lasciateci in pace! - quasi urlò, al
limite della sopportazione, ma resosi
conto della sua reazione fece un passo indietro distogliendo lo sguardo. La
figura sembrò però non curarsene.
- Sai già cosa fare,
vero? - Izuma strinse i pugni, ferito
nell’orgoglio ma consapevole di non avere altra scelta se non fare ciò che gli
avevano ordinato; sarebbe stata l’ultima volta. Annuì, cacciando la rabbia e
l’angoscia dentro di sé.
- Bene -. La figura
avvolta dall’oscurità si alzò in piedi, poi aggiunse: - Puoi andare - e scomparve in una nuvola di fumo.
In Villa Hyuuga c’era
una piacevole calma. Ognuno aveva la sua occupazione e di consuetudine la
svolgeva senza battere ciglio.
Neji era intento ad
allenarsi in cortile nel Taijutsu, i suoi movimenti lenti e calcolati gli
svuotavano la mente, facendogli ritrovare la calma e l’armonia con la natura.
Gesti fluidi e calcolati, resi determinati dalla profonda concentrazione che
sempre Neji assumeva.
Poco distante, Hanabi
lo osservava attenta. I suoi occhi studiavano ogni singolo movimento del cugino
in modo che apprendesse il più possibile. I Katà che stava eseguendo lei li
conosceva bene, ma c’era sempre una grande differenza tra lei e lui. Cambiava
forse la mentalità o la forza d’animo, ancora non lo capiva, ma osservare e
capire era sicuramente la strada giusta per migliorare, oltre alla pratica,
seguita poi da una profonda meditazione.
Ancora un movimento, il
lascito di un sospiro e la posizione iniziale. Aveva terminato.
Prese un asciugamano e
se lo mise al collo. Hanabi si alzò e gli si avvicinò.
- Neji, come posso
migliorare al tuo stesso modo? - Il
ragazzo le diede una occhiata di sfuggita mentre ancora si asciugava il viso,
poi parlò.
- Non è la domanda
giusta, Hanabi -. Disse allontanandosi, per poi aggiungere: - Ricorda che
esisti solo tu, nient’altro -. E se ne andò, lasciando la ragazzina più confusa
di prima.
Mai
una volta che parli chiaro! Pensò adirata Hanabi.
Stava per rientrare in casa quando sopraggiunse all’entrata sua sorella. Le
andò incontro.
- Buongiorno Onee-chan,
si può sapere dove sei stata tutto questo tempo? - Chiese con una nota di fastidio e curiosità
nella voce. Hinata però passò dritta senza neppure vederla ne ascoltarla.
Hanabi, confusa, le fu di nuovo di fronte e la osservò perplessa. I suoi occhi
sembravano vitrei, quasi come fosse in trance. La ragazzina gli sventolò una
mano davanti la faccia ma niente. La scosse per un braccio finché non sembrò
improvvisamente ridestarsi.
- Hinata?
La ragazza abbassò lo
sguardo, fino ad incontrare l’espressione confusa della sorella che chiedeva
una spiegazione con gli occhi.
- Scusa Hanabi, ero sovrappensiero
- detto questo scappò in casa, salì le
scale e si rinchiuse in camera, per poi gettarsi sul letto esausta. Non tanto
per la corsa, quanto invece per l’emozione vissuta poco prima.
Sorrise, addolcita dal
ricordo, confermando a se stessa che quello era proprio il suo giorno
fortunato.
Angolo
autore:
Salve! ^^
Scusate il ritardo, ma mi avevano di
nuovo tolto il pc –“
Allora, la storia sembra volgere al
NaruHina, vero?
Ma se mi conoscete almeno un po’,
saprete che sono in grado di cambiare in un istante le carte in tavola u.u
In più ci sono delle notizie che fanno
riflettere, chissà come se la caverà il Team 3S XD
Ringrazio: TheCristopher94,
NaruHina4ever, _sweetygirl_, Ernesto507, JEYMI, Jeo 95, Seby1993 e JunoEFP. Grazie
a tutti, la vostra presenza mi fa davvero piacere ^^
Inoltre, ringrazio tutti quelli che
leggono e l’hanno messa tra le preferite, ricordate e seguite!
Vince il premio, “Presenza più Presente”…….
TheCristopher94! Complimenti!
Cosa vinci? Nulla! .-.
Alla prossima , ciao!