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Autore: elrohir    11/11/2006    1 recensioni
Una notte, un duello. Un angelo guerriero inchioda a terra il suo nemico. Dovrebbe ucciderlo. E non lo fa. L'amore fuorilegge e intenso tra un ragazzino ribelle, segnato dai lutti, e un soldato incaricato di reprimere i disordini della capitale. I luoghi sono gli stessi de Il ricamo di lacrime, se qualcuno l'ha letto. E anche gli eventi. Alla fine, tornano anche alcuni personaggi.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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L'uomo barbuto che chiamano Gregorio ha voce pacata e dolce, che placa gli animi

L'uomo barbuto che chiamano Gregorio ha voce pacata e dolce, che placa gli animi.

Cinque degli angeli guerrieri sorridono, pericolosi, e cercano di convincerlo a cominciare la rivolta in quella città. Sono preparati, dicono. Sanno combattere, affermano.

Gregorio li accarezza, e loro si siedono. Lui spiega come la violenza non permetta una piena vittoria, rendendo gli oppressi simili agli oppressori, avvelenando gli ideali.

Loro piegano la testa, queste cose le sanno da sempre, dalla prima battaglia, da quella prima notte in cui celebrarono la morte.

Gregorio continua e asciuga le loro lacrime, dice che niente ha senso, non devono soffrire per questo. Non avevano scelta. La colpa non è loro.

Libertà non partecipa alla discussione, preferisce osservare Giuliano. Il ragazzo se n'è accorto, e a volte ricambia lo sguardo.

Gli occhi grigi sono ridenti e benevoli, sereni. Libertà somiglia a Gregorio, hanno la stessa sicurezza. Sono nati per guidare.

Fortunato è raggomitolato nelle braccia di uno dei trapezisti, e sembra dormire.

Aureliano giocherella con i suoi capelli, e ascolta. È diverso dai pallidi fantasmi che lo circondano, diverso per i capelli neri e gli occhi bui, la pelle scura. Fortunato si è abbandonato alle sue braccia come un neonato a quelle della madre.

Giuliano è stupito della confidenza con cui lo trattano.

Non ha scorto traccia di odio negli occhi degli acrobati, e sì che tutti sanno del suo presente di miliziano. Nemmeno gli angeli guerrieri sono ostili, si limitano a guardarlo freddi, a volte incuriositi. Libertà invece mostra simpatia.

E parlano della rivolta in sua presenza, lui è disarmato di fronte a questa fiducia. Sono tutti certi che non li tradirà.

Sarà per via della menzogna che li ha scarcerati, o dell'amore di Iris? Giuliano non lo sa.

Iris e Zita entrano mentre Gregorio delinea il futuro che li aspetta. Fortunato sorride a occhi chiusi, sembra sognare. In realtà è sveglio, e ascolta.

A Iris non servono domande per capire il ruolo a loro destinato, e come Libertà non ha niente da ridire, accetta il piano di Gregorio. Gli altri rimangono perplessi, ma non protestano più.

Iris chiama Giuliano con un cenno, e quasi a malincuore il ragazzo abbandona la sua posizione rannicchiata sopra un tavolo per raggiungerlo. Gli pare impossibile ritrovare altrove quel calore.

Iris è silenzioso e cammina nel buio.

Saranno le due, le tre di notte, l'ora in cui di solito i guerrieri combattono, o scivolano nelle strade. Ma adesso niente turba la pace della periferia, niente se non il suono dei loro passi.

Iris parla, racconta storie senza nome. Tuttavia Giuliano riconosce i protagonisti. Le storie sono attirate verso gli uomini che le abitano, e anche l'ascoltatore avverte questo legame.

-Erano i bambini più belli della tribù. Avevano nomi acquatici, di gocce e pioggia. Avevano nomi di dei. Ma non lo sapevano. Vedi, Giuliano, c'è una leggenda, tra la nostra gente, che ci porta a vedere nei gemelli una presenza divina. E quei ragazzi erano identici, due raggi di sole. Ma venne il momento del dolore, delle ombre, della guerra. Il momento in cui l'odio del dio per la nostra disubbidienza si mostrò nuovamente. E quei due fratelli vennero catturati. Li portarono in una cella umida, ma loro non temevano le tenebre, perché erano insieme. E così li separarono. Uno dei due fu liberato, affidato a mani paterne e sagge. L'altro rimase prigioniero di quell'inferno, per espiare la colpa di un intero popolo. Rimase prigioniero dello stesso incubo di mille altri bambini. Ma neanche il gemello libero è felice. Ha scordato tutto, della vita passata, tranne il fratello. E lo porta dentro il cuore come un morto che gli soffoca il fiato, che lega ogni suo passo, gli impedisce di ridere. Lui è amato da tutti, e non può amare nessuno. Questa è la sua maledizione. Vedi, Giuliano, come nessuno di noi sia intero. Tutti, tutti hanno un dolore da nascondere. Tutti hanno una maschera sul viso.

-Parli di Fortunato, vero? È lui il ragazzo della storia.

Iris sorride al cielo.-Fortunato è bellissimo, vero? È perfetto. Lui meriterebbe di essere felice. Lo meriterebbe più di chiunque altro.

-Iris…

-Non vuoi sentire le altre storie? C'è quella della bambina strega che leggeva il domani dentro il cielo. Lei aveva previsto tutto, e la notte piangeva perché conosceva il futuro. La sua gente non sapeva come considerare questo suo dono, non sapeva se credere alle sue profezie. Ma quando le albe cominciarono a sanguinare, e il mare si ingrossò, fino a sembrare esplodere dal dolore, non rimasero immobili, attoniti, come le altre tribù. Non tentarono la fuga a nord, perché sapevano che tutto era inutile. Presero in mano le armi, quelle armi mai usate, e si incamminarono verso l'ovest. Furono i primi a morire. Da soli. Le altre tribù sentirono l'eco di quel massacro, e interruppero l'esodo, si radunarono, mandarono messaggeri a chiamare le famiglie lontane. Riunirono l'antico popolo, quel popolo smembrato, diviso. Ma fu tutto inutile. E la strega bambina, dalla cella in cui era rinchiusa, vide la guerra senza poter chiudere gli occhi, e quasi impazzì dal dolore. Ma le stesse mani affettuose che separarono i gemelli la salvarono da quella follia, le restituirono la vista limpida, le permisero di guardare avanti.

-Zita…

Iris annuisce. -Adesso è una ragazza strega, che incanta con lo sguardo e legge le strade che attraversano le mani. In quelle strade ha letto il nostro trionfo, e noi tutti le crediamo. E Gregorio? Sai cosa nasconde dietro il viso sereno? Sangue, e sofferenza. Tutti i figli uccisi. Tutti. È l'unico superstite della sua tribù.

Giuliano vede le parole di Iris danzare davanti a lui, intrappolandolo in quella triste magia.

Vorrebbe fermarlo, farlo tacere, ma la sua voce non smette di tratteggiare storie, incubi.

-Accadde tutto una primavera gelata. L'inverno non voleva abbandonarci, e i fiori non potevano sopportare di vedere quell'orrore. Così non sbocciarono. A maggio c'era ancora la neve. Il freddo era nostro alleato, come il mare e come il vento, la natura intera parteggiava per noi, ma niente servì, niente bastò, voi eravate troppo forti, e vinceste. Gli alberi cessarono di parlare, gli spiriti silvestri che li abitano chiusero gli occhi per non guardare, si nascosero nei tronchi, e rifiutano di uscire. Solo a volte accettano di danzare ancora con noi, quando accendiamo i fuochi in mezzo al bosco per chiamarli. Allora escono, e sorridono, e piangono quando ce ne andiamo. Ma promettiamo loro di tornare, e lo facciamo sempre.

Giuliano lo guarda.

Apre la bocca, e ha paura, la voce trema e sembra rifiutarsi di uscire.

È rauca, incerta.

-Iris… raccontami la tua storia.

Iris tace, respira. Ha paura.

Ha cominciato a parlare di Fortunato e Zita aspettando che Giuliano raccogliesse il coraggio necessario per porre quella domanda, inevitabile domanda, che rigirava nella bocca dalla prima volta che si sono visti.

Giuliano ha sempre avuto desiderio di conoscere, di capire quel loro popolo strano, Iris lo sa bene. Eppure la sua storia lo spaventa.

Non perché sia più triste delle altre: la matrice che le ha intagliate è la stessa, sono come sculture nate dalle mani dello stesso artista. Le loro vite sono simili quanto i visi: la libertà, le pianure ghiacciate, i fuochi, la distruzione.

Non è più triste delle altre, ma Giuliano ama Iris, e sa che il dolore bruciante che avvertirà sulla sua lingua andrà a contagiarlo, piegando le sue difese. Hanno maturato una sensibilità comune, in tanti pomeriggi passati ad amarsi, una parte di spirito appartenente ad entrambi, perché solo così si dividono il piacere, i brividi, le sensazioni.

Ma questo significa anche dividere gli incubi, i ricordi tormentosi, e se Giuliano è certo di resistere sotto il peso dell'infelicità di Iris, questi non sopporta l'idea di ferirlo.

È un pensiero tremante, nascosto dallo sguardo duro, determinato.

Si volta a guardarlo.

-Per raccontarti la mia storia non posso stare qua. Devo portarti lontano, in mezzo alla prateria. È una strada pericolosa, se i soldati ci sorprendono verremo giustiziati. Ma io conosco passaggi segreti attraverso il bosco, se non temi il buio.

-Tu non ne hai paura?

-Io nel buio ci sono nato.- mormora Iris guardandolo fisso. Poi sorride, e il cielo si volta a contemplarlo.

Obsession, grazie per il commento… sono contenta che la storia ti piaccia. Purtroppo, il tempo per aggiornare è sempre più scarso… prometto che farò il possibile, però, per non far passare secoli! Kisses a tutti, a presto,

roh

   
 
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