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Autore: MartinaSSpecial93    16/04/2012    4 recensioni
Lei è Ilaria, una ragazza di 15 anni italiana, che realizzerà il suo sogno più grande: andare a Londra. Con una piccola condizione però: quella di dover sopportare per cinque giorni Louis Tomlinson,il suo grande amore segreto, e sua mamma Joy la quale farà di tutto per farli stare insieme. Louis è di origine inglese,da parte di sua madre appunto, ma non era mai stato a Londra e si considerava italiano a tutti gli effetti. Tra Ilaria e Louis però non c'è mai stato un grande rapporto a causa della loro timidezza. Riuscirà questa magica città a separare la barriera che c'è tra loro due e a scioglierli il cuore?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La ruota lentamente iniziava a girare, e la mia eccitazione cresceva sempre di più. Non vedevo l'ora di arrivare al culmine dell'altezza per vedere Londra dall'alto. Non stavo più nella pelle, decisamente.
Lentamente ci avviammo verso il vetro della cabina: la gente iniziava ad accalcarsi, per non perdere il posto, e certamente non me lo sarei fatta prendere neanche io. Volevo godermi lo spettacolo in primissima fila; queste non capitano tutti i giorni. Afferrai la macchina fotografica dalla mia borsa, e la tenni stretta nella mano destra. Ero raggiante, come quasi mai prima d'allora. Il London Eye lentamente continuava a salire, sempre più in alto, e la città iniziava a essere sempre più piccola sotto i nostri occhi.
Raggiunta l'altezza massima, i miei occhi non credevano a ciò che stavano guardando. Londra era qualcosa di stupendo; vedevi tante piccole macchie rosse muoversi,gli autobus, la gente piccola come formica che si spostavano quasi a sciami,l'imponente Big Ben che scandiva l'ora. Era una vista mozzafiato, anche perché quel giorno a Londra il tempo era piuttosto limpido e non c'era nebbia che impediva la vista. Era veramente meravigliosa. Io quasi mi appiccicai al vetro con il naso, estasiata; quasi mi ero dimenticata di Louis che mi stava affianco, tanto ero sulle nuvole. Eh si, ero proprio sulle nuvole: sul London Eye, sopra la città dei miei sogni (con il ragazzo del mio cuore).
Sentivo lo sguardo di Louis che mi scrutava, pensoso, e ciò mi metteva leggermente in imbarazzo, ma in quel momento la cosa non mi importava più di tanto.
“Sei bellissima...” sibilò,tutto d'un fiato quasi un sospiro.
No, aspetta cosa?
Cosa?
COSA?!

Avvampai immediatamente, come da copione, e sbattei più volte le palpebre. Avevo sentito bene? No, non era possibile.
Mi girai verso di lui e lo guardai, confusa e rossa come un pomodoro. Le gambe mi tremavano e finii per inciampare, prendendo una storta. Lui,cautamente, abbassò leggermente il collo e avvicinò il suo viso al mio. Il mio cuore stava esplodendo, i miei polmoni penso che si erano disintegrati, e uno sciame fastidioso d'api mi logorava lo stomaco. Il suo alito così profumato era a pochi millimetri da me...
“La vista da quassù è...bellissima, intendo.” si giustificò, interrompendo il momento romantico. Maledizione. Louis avvampò e si grattò la nuca, con lo sguardo perso nel vuoto.
Silenzio.
Respirai profondamente e sbattei nuovamente le palpebre, incredula di quello che stava per accadere tra me e Louis. Le sue labbra erano a pochissimi centimetri dalle mie... Se ero in un sogno, dovevo svegliarmi. Con molta non-chalanche mi diedi un pizzicotto sul braccio: no, ok, era tutto vero. Sorrisi, senza rendermene conto.
“Oh, si si giusto..La vista è bellissima...” concordai, gesticolando impacciata.
Avevo capito bene: Louis aveva detto 'sei bellissima'.. a me! Non al panorama. Era palese, avanti. Ero ancora più felice di prima, decisamente.
Era tutto così buffo.. Tutto stava succedendo così velocemente. Il giorno prima neanche riuscivo a parlare con Louis. E quel pomeriggio? Ci siamo quasi-baciati. Evidentemente anche lui provava qualcosa per me. Non potevo essere più felice di così, mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo. La ruota continuava a girare, ora nel verso opposto e lentamente stava scendendo, con mio dispiacere.
“Grazie per avermi portato qui” sussurrai con le lacrime agli occhi, interrompendo il silenzio “E per avermi pagato il biglietto.” risi.
Louis mi lasciò uno sguardo radioso e rise anche lui, con quel sorriso mozzafiato che ogni volta mi faceva morire. “Ho bisogno di un abbraccio” mi confessò, col visetto da cucciolo. No, aspetta aspetta aspetta: il ragazzo stava prendendo troppa confidenza! Ahah, non che a me dispiacesse, ma sembrava tutto così strano e surreale. Lo guardai titubante, e gli sorrisi. Mi avvicinai con attenzione a lui e,fragile come una foglia,allacciai le mie braccia attorno al suo busto,posando delicatamente la mia testa sul suo petto. Non lo stringevo, a malapena lo toccavo, e anche le sue braccia nella mia schiena appena mi sfioravano, quasi avesse paura di stritolarmi. Rimasi neanche due secondi in quella posizione così irreale, giusto il tempo per inalare il suo profumo così buono e riempirmi il cuore, e poi mi staccai, imbarazzata. Lo guardai timidamente, arrossendo (mannaggia a me e alle mie guance da Heidy!) e sorrisi, guardandomi i piedi.
Non riuscivo a realizzare ciò che stava accadendo tra noi due, e non volevo neanche farlo! Era così bello che finalmente eravamo riusciti a essere naturali, a essere noi stessi e a volerci un gran bene, o forse qualcosa di più. Ero la ragazza più felice sulla faccia della terra, in quel momento. Il mio cuore era ancora più in alto del London Eye.
Il giro della ruota purtroppo giunse al termine, e la cabina si fermò. Una della sicurezza ci intimò di uscire velocemente, e con un po' di tristezza ci avviammo all'uscita. Sarei voluta rimanere lì sopra per sempre.
“E' stato bello”
“Bellissimo” precisai io,ammiccando a Louis.
“Ho fame!” si lamentò, massaggiandosi lo stomaco.
Quel ragazzo era veramente incredibile.
Prendemmo due hot-dog da un banchetto che li vendeva lì vicino, e ci accomodammo su una panchina per gustarceli. Rimanemmo in silenzio per un po', nel mentre sbiascicavamo rumorosamente quegli hot-dog così deliziosi.
“Cazzo!La maglietta nuova!” una goccia di ketchup era caduta sulla maglietta a righe di Louis, e lui cercava disperatamente di farla scomparire, bagnandola con un po' di saliva, ma con risultato opposto. “Cazzo, cazzo!” si lamentò.
Scoppiai a ridere involontariamente. Louis mi guardò non male, di più! Ma non riuscivo proprio a smettere, era più forte di me. Una caratteristica di Louis era quella di indossare quasi sempre maglie a righe, quindi non vedevo dove stava il problema: come minimo in valigia ne avrà avute cinque o sei! Il giorno dopo ne avrebbe potuta indossare un'altra. Per questo era una scena così buffa, vedere Louis che mugugnava come un bambino piccolo.
“Che hai da ridere?!” mi disse, esaurito. Io non riuscivo proprio a smettere. “Fanculo!” mi tirò un pugno sulla spalla.
“Auch!” mi lamentai, premendomi la spalla dolorante, continuando a ridere. Ora anche Louis rideva (istericamente, però rideva!).
“Che ore sono?!” domandai, non appena mi fui ripresa dal mal di stomaco causato dalla ridarella.
Louis prese un respiro profondo per riprendersi dal ridere e afferrò il suo cellulare dalla tasca dei jeans. Lo sbloccò e controllò l'ora. I suoi occhi si ingigantirono e fece cadere l'ultimo morso di hot-dog che aveva in mano. “Cazzo cazzo cazzo!” strillò, alzandosi e prendendomi per la mano, trascinandomi in piedi.
“Che c'è?!” domandai allarmata, seguendo a passo veloce Louis che stava iniziando a correre.
“Sono le 19!!”
“E..?” sbuffai, cercando di seguire Louis che correva sempre più veloce. Scontrai due o forse tre persone, nel mentre.
“L'appuntamento con la mamma!” strillò, fermandosi di colpo, e così gli andai addosso,scontrandolo. Ops, che momento imbarazzante. Louis mi guardava disperato. I nostri petti erano l'uno contro l'altro.
“Cazzo cazzo cazzo!” gli feci il verso “Andiamo!” strillai, afferrandolo per il polso e trascinandolo per la folla, correndo, in direzione della metro.
Prendemmo al volo la metro, e tirammo un sospiro di sollievo. Se fossimo arrivati in ritardo, certamente Joy e mia madre ci avrebbero fatto la ramanzina e non c'avrebbero più lasciato girare da soli: cosa che invece a me avrebbe fatto piacere, passare un pomeriggio come quello che avevo appena passato. Era stato tutto così magico, surreale. Io e Louis eravamo estremamente compatibili,e quella barriera di timidezza che ci divideva finalmente non esisteva più, anche perché non aveva senso di esistere: ci conoscevamo da più di dieci anni, che motivo c'era di vergognarsi a parlare? Nessuno.
Finalmente arrivammo alla nostra fermata, Oxford Circus, ovvero dove avevamo l'appuntamento con le nostre madri spendaccione. Sempre di corsa, uscimmo dalla fermata della metro e con il fiatone giungemmo al punto esatto dell'appuntamento. Io e Louis ci guardavamo, in preda alla disperazione. Non era possibile: non c'era ancora traccia di mia madre e di Jay. Era incredibile. Quelle due erano in stra-ritardo!
Quando riconoscemmo due sagome che s'avvicinavano sempre di più,correndo, con diecimila sacchetti in mano, riconoscemmo le nostre madri e tirammo un sospiro di sollievo.
“Scusatee il ritardo!” squillò mia madre, baciando prima me e poi Louis sulla guancia. Io inarcai le sopracciglia e sbuffai.
“Dai, tesori miei siate comprensivi!” spiegò Jay sistemandosi i capelli scompigliati “Da H&M non riconoscevano la nostra carta di credito!Eravamo in panico!”
“Credetemi, è stato terribile!” si lamentò mia madre, facendo la melodrammatica.
Io e Louis guardavamo le nostre madri estremamente perplessi: era come se le adolescenti fossero loro e non noi.
“Avanti!Lasciamo i pacchi in hotel e poi torniamo in centro per cena...” mia mamma propose “Pensavamo di stare in zona Victoria Street...Per non stancarci più di tanto”

Arrivati al nostro hotel, l'indiano che stava alla reception ci guardò malissimo, non appena Jay entrò sfondando la porta con il piede, a causa delle mani troppo impegnate dai sacchetti. Io salutai con un timido 'hi', per far capire all'indiano che in quel gruppo almeno una sana di mente c'era. Lui mi guardò malissimo. Oh, almeno ci avevo provato. Penso che quel signore, al termine del nostro soggiorno in quell'albergo, avrebbe fatto una festa ahah.
“Ho bisogno di cambiarmi, questi vestiti sono fracidi!” si lagnò mia madre, salendo a fatica le ripide e strette scale a chiocciola dell'albergo. Joy concordò, e ci disse che anche a me e a Louis ci spettavano dieci minuti per cambiarci,se volevamo, e avevamo l'appuntamento nel pianerottolo al quale dovevamo essere super puntuali.
“Non siamo noi i ritardatari” sbuffò Louis, e Jay lo fulminò con lo sguardo.
Sinceramente io non avevo bisogno di cambiarmi, non avevo sudato molto: non mi ero mica data alle spese folli come mia madre! Tuttavia scelsi di cambiarmi la maglia e i jeans, scelsi qualcosa di un po' più 'elegante' se così si può dire. Afferrai da dentro la mia valigia incasinata una camicetta nera lucida con una modesta scollatura e dei jeans piuttosto aderenti con la zampa ad elefante,decisamente fuori moda, ma che a me piacevano e mettevano in risalto le mie esili e corte gambe. Entrai in bagno,dove in breve tempo mi vestii i mi sistemai il leggero trucco sugli occhi. Uscii e vidi Louis che si era cambiato anche lui: aveva una camicia rigorosamente a righe,sbottonata di due o tre bottoni,facendo così intravedere un po' di petto, e dei jeans scuri. Mantieni i tuoi ormoni calmi, Ilaria, mantieni i tuoi ormoni calmi.
“Troppo elegante?”
No, sei fottutamente perfetto e sexy, Louis, vorrei tanto saltarti addosso.
“No”
Lui fece spallucce e mi guardò da testa a piedi. “Carina quella camicetta..." Io mi limitai a sorridere impacciatamente.
Arrivati al pianerottolo c'erano già le nostre mamme ad aspettarci.
“Chi sono i ritardatari, ora?” Jay era la solita.
Louis diede una pacca sulla spalla della madre: “Andiamo, ho fame.”
Jay e Louis avevano un rapporto veramente bellissimo: si prendevano in giro e si urlavano di tutto, sovente, ma la maggior parte delle volte andavano super-d'accordo, forse a favore del carattere ancora immaturo di Jay; Louis non era mai stato un tipo ribelle come molti ragazzi della sua età, e con sua madre si era sempre trovato bene. Volevo un mondo di bene a tutti e due.
Il locale in cui cenammo era una piccolo self-service in un piccolo centro commerciale nei pressi di Victoria Station; si chiamava 'Fresh pizza company', e aveva l'aria molto invitante,almeno da fuori,anche se naturalmente il cibo inglese -e sopratutto la pizza- non è paragonabile a quello italiano. Dal banco del self-service presi due triangoli di pizza margherita e una porzione di patatine fritte.
“Buona?” mi domandò Louis con tono ironico, intento a masticare la pizza gommosa.
“C'è di peggio” mormorai, guardando la fetta di pizza che avevo appena messo in bocca.
Joy masticava disgustata la pasta che si spacciava di essere alla carbonara e sbuffò “Che avete fatto di bello oggi?” cercò di non concentrare il suo disgusto su quella pappetta.
“London Eye, e girato nei dintorni...”
Mia mamma annuì orgogliosa sorseggiando l'ennessimo bicchiere di vino: “Finalmente hai superato la tua paura per le altezze tesoruccio mio..”
No, questo tasto non doveva toccarlo. Ero da sempre terrorizzata dalla altezze, ma in modo pauroso; avevo persino paura di affacciarmi dal balcone di casa, a volte. Era una fobia, letteralmente, ma piano piano stava scomparendo. La cosa mi imbarazzava alquanto e naturalmente mia madre non perse l'occasione per mettermi in imbarazzo.
“Non ho mai avuto paura delle altezze.” ribattei, fredda,tamburellando nervosamente le dita sulla tavola.
“Come no, ahah!” il vino le stava dando alla testa, non reggeva l'acool quella donna. “Ti ricordi quella volta che te la sei fatta addosso nel vero senso della parola, sulle giostre?Eri salita sul cavallo bianco ed eri terrorizzata!” mia mamma rideva a crepapelle, sbattendo le mani sul tavolo.
Arrossii violentemente. Quella non doveva proprio farmela! Che figura di merda ci avevo fatto davanti a Louis? Oddio.
“Ahah non mi dire!” squillò Jay, che invece l'acool lo reggeva bene, ma era veramente divertita da quel racconto.
Louis sembrava in imbarazzo anche lui, stava per scoppiare a ridere ma cercava di trattenersi, rendendo la cosa ancora più snervante. Io cercavo di balbettare qualcosa in mia difesa, senza alcun risultato: ero spacciata. Che bella figura di merda, yuppi!
“Che c'è di male?Io invece ho paura de..ho paura de...” Louis si guardava attorno “Delle cameriere!” sospirò. Io lo guardai attonita: era uno scherzo, vero? “Sopratutto delle cameriere baffute!” rise, indicandomi la cameriera baffuta che stava alla cassa,la quale ci incenerì con lo sguardo e imprecò qualcosa in inglese.
“Non è assolutamente vero tesoro!” Jay si asciugò le lacrime dagli occhi.
“Invece si...” mormorò,guardandomi negli occhi e accarezzandomi la guancia. Rabbrividii. Louis aveva cercato di difendermi, perchè aveva capito che ero in imbarazzo. Louis aveva trovato una scusa ridicola per difendermi, ma pur sempre ha tentato qualcosa, e quel qualcosa mi riempì il cuore. L'amavo, troppo. Deglutii nervosamente e gli sorrisi,per poi scoppiare a ridere.

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BUONA SERA A TUTTI!
Rieccomi con il nuovo capitolo. Che dire? E' piuttosto lungo, però carino, perciò spero vi sia piaciuto. Louis e Ilaria diventano sempre più amici come potete vedere e io sono feliccissima per loro LOL. La scena sul London Eye me l'immaginavo diversa, ma spero che abbia reso l'idea ugualmente.
AH, dimenticavo! Visto che qualcheduno me l'ha chiesto, questa ragazza è la nostra Ilaria-o almeno è molto simile:

Recensite, ve ne sarei veramente grata. Mi riempite il cuore ogni volta che lasciate un messaggio carino per me. Ovviamente potete anche commentare negativamente, non mi offendo. (:

Grazie a tutti, al prossimo capitolo!
Bacioni,

                 Marti xx

  
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